11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 22 febbraio 2008

043


« A
-avevano detto che eri morta! »

Ma’Zahr era un omuncolo dalla corporatura esile e la pelle abbronzata, di etnia non meglio identificata ma sicuramente comprendente i peggiori difetti di ogni terra di cui avesse ereditato il sangue. Per certi versi era l’opposto di Be’Sihl: laddove uno raccoglieva il meglio di ogni stirpe, l’altro ne possedeva il peggio. E così il volto spigoloso e quasi scheletrico dell’uomo si presentava calvo e segnato da un tempo maggiore di quanto realmente ne avesse vissuto, con occhi grigi e spenti, denti gialli e cariati e labbra secche, quasi indistinguibili dal resto della pelle. Il corpo, avvolto in abiti privi di qualsivoglia propria caratterizzazione, erano di colori piatti, fra il marrone della terra ed il grigio della pietra, troppo grandi per le sue magre fattezze al punto tale da ricadere in maniera scomposta da ogni parte del suo corpo. Se a questo si aggiungeva un’altezza al di sotto della media, in egli si aveva il perfetto esempio di ciò che difficilmente sarebbe sopravvissuto in una città come Kriarya, a meno che non avesse avuto qualcosa di importante da offrire alla stessa. Ed in effetti Ma’Zahr aveva qualcosa di importante da offrire, al di là delle sue pessime sembianze: privo di proprie forze per potersi difendere, per potersi procurare di che vivere, sfruttava altresì ciò che invece aveva, ossia occhi per vedere, orecchie per sentire e bocca per riferire, risultando uno dei migliori informatori, o spie che dir si volesse, di tutta la capitale. Raramente qualcosa accadeva senza che egli ne venisse a conoscenza e tutto ciò che egli sapeva, per il giusto prezzo, poteva essere venduto a chiunque lo desiderasse.
Fra Ma’Zahr e Midda non vi era mai stato un rapporto di fiducia o di stima e ciò era degenerato a partire dal giorno in cui egli l’aveva ingannata, facendola cadere in una trappola escogitata con false informazioni da chi aveva offerto più soldi di lei. La donna guerriero, ovviamente, non aveva digerito l’accaduto, ma per quanto spregevole potesse apparire quella specie di uomo, ella non lo avrebbe potuto uccidere a sangue freddo, unicamente per consumare una futile vendetta. Un simile atto sarebbe stato ritenuto un omicidio perseguibile per legge e dati i servigi che egli offriva a fin troppe persone altolocate per lei sarebbe stato decisamente sconveniente perseguire un tale intento.

« Non è la prima volta che lo dicono… eppure sono sempre qui. » sorrise lei, avanzando verso l’uomo.

Al proprio tradizionale abbigliamento, Midda aveva dovuto aggiungere un mantello di colore rosso scuro, che dal di lei capo scendeva alle spalle ed ai piedi, coprendola integralmente e celando, in tal modo, il braccio fasciato. Mostrarsi per le vie della città così debilitata sarebbe stata un’imprudenza assolutamente gratuita che non aveva alcuna intenzione di compiere: meglio, anzi, sfruttare a proprio vantaggio le voci che, come anche Ma’Zahr aveva confermato con il proprio stupore, la davano già per trapassata, mostrandosi più viva e letale che mai.
Dietro di lei, imponente nel proprio fisico scolpito ed appena velato da una tunica sgualcita, era il tranitha, armato della propria medrath. L’uomo avrebbe compensato con la propria forza e la propria combattività la debolezza della donna guerriero, ma a lei sarebbe rimasta la scelta sulle decisioni da compiere, prima fra tutte la raccolta di informazioni sul luogo ove Camne poteva essere stata portata. La fama di Midda, del resto, lo precedeva ampliamente pur non essendo egli un emerito sconosciuto in città: agire in senso opposto, per quanto più prudente date le condizioni della donna, sarebbe risultato fuorviante.

« Ti avevano vista cadere colpita a morte dalla cima di un palazzo tre giorni fa. » gemette per la paura l’informatore, cercando scampo ma trovando solo un muro compatto alle proprie spalle.

A quelle parole, Midda scattò in avanti, leggermente più lenta del suo solito ma abbastanza rapida da risultare comunque stupefacente: la di lei mano destra, nella lucentezza del metallo nero della sua superficie, si mosse da sotto il mantello a prendere al collo l’uomo, sbattendolo con prepotenza contro il muro e sollevandolo in quel gesto appena da terra.

« Ti sembro forse defunta? » sorrise lei, accostando il proprio viso a quello della preda « Il mio corpo ti sembra privato della sua forza? Della sua passione per la vita? »
« N-no… » rantolò l’uomo, agitando in maniera confusa le gambe in un futile tentativo di liberarsi da quella morsa.

La donna liberò improvvisamente il proprio prigioniero dalla presa, lasciandolo ricadere violentemente a terra. Egli, impattando al suolo, gemette per il dolore del colpo, raggomitolandosi poi in posizione quasi fetale, per proteggersi istintivamente da nuovi attacchi.

« Come sai, politicamente parlando, non mi conviene farti del male. Ne avrei tutte le ragioni, ma la tua morte potrebbe portarmi più problemi che vantaggi. » riprese la donna, camminandogli di fronte a testa alta e sguardo fiero « Si da però il caso che al mio compare qui presente non possa interessare molto la politica cittadina: è ancora abbastanza giovane, deve ancora farsi un nome, ma lavorando con me può avere la possibilità di entrare nel giro che conta, di conoscere le persone giuste. »

Midda stava recitando a soggetto, ovviamente, ma la sua voce era totalmente calma, quasi suadente come sempre, che quelle parole parvero essere l’unica verità esistente all’universo: il tranitha, d’altra parte, reggeva il proprio ruolo alla perfezione, mostrandosi assolutamente serio, inespressivo.

« Ma l’altro giorno ti ha attaccato davanti a mezza città… » piagnucolò l’informatore, sollevando appena il viso verso di loro « Come puoi portartelo dietro con tanta sicurezza? »
« Diciamo solo che gli ho offerto buone ragioni per esser con me piuttosto che contro di me… e poi mi piacciono i suoi tatuaggi. » rispose lei, sorridendo sorniona.
« Io non posso dirti dove hanno portato la ragazza… » cercò immediatamente di difendersi egli, gettandosi ai di lei piedi, afferrando le di lei caviglie con aria supplicante « … non ne so nulla! »

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