11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 7 marzo 2008

057


« C
osa vuoi fare? » sussurrò il tranitha, accostandosi alla donna guerriero nell’udire le di lei parole « Abbiamo la vittoria in pugno… la tua tattica si sta dimostrando vincente. »

Ma Midda parve non volerlo ascoltare, non voler rivolgere ulteriore attenzione alle parole dell’uomo, del compagno d’arme che aveva già dimostrato in più occasioni a lei totale fedeltà.

« Consegnatemi Camne! » gridò nuovamente ella, rivolgendosi ai propri avversari « Consegnatemi la mia protetta ed il mio braccio non si leverà più contro di voi. Rifiutate questa resa e sarete annientati! »
« Per gli dei… sfregiata! Cosa vuoi fare? » tentò nuovamente di parlare il guercio, ora senza più sussurrare « Completiamo l’opera. Distruggiamo questo accampamento, uccidiamo tutti i guerrieri della Confraternita… avremo i soldi della ricompensa e la gloria di questa impresa, che resterà in imperitura memoria a Kriarya! »
« Sciocco. » sussurrò la donna rispondendogli « Non comprendi che questo massacro è un inutile gioco di potere in cui noi siamo semplici marionette? Oggi potresti anche essere il vincitore, ma domani il tuo sacrificio potrebbe essere richiesto da colui per cui oggi tu combatti. »
« Sono un mercenario. Siamo tutti mercenari. » replicò l’uomo « La nostra vita è la guerra. Uccidere i nemici di colui che ci offre più oro per compiere questo. Come puoi essere tanto ipocrita da negare questa realtà? Anche tu lo stai facendo… »
« Questa guerra non è la mia guerra. » rispose ella, a labbra strette « La mia attuale missione è riportare a casa quella ragazza, non condannare a morte questi sciocchi. »

Prima che il tranitha potesse avere possibilità di replicare, una voce si levò dal campo, la voce dello stesso cavaliere con cui la donna guerriero aveva tentato un dialogo prima dell’inizio del conflitto. Egli, sorgendo fra le tende dell’accampamento, si mosse nuovamente a cavallo verso di loro.

« Midda Bontor! » esclamò egli, alzando il proprio pugno mancino nel quale si mostrava sorretto un panno bianco « Midda Bontor! Desidero parlare! »

I mercenari di Kriarya iniziarono a fremere nel vedere giungere il cavaliere, per nulla desiderosi di ulteriori chiacchiere ma solo di lotta e sangue. La donna, però, levando il proprio braccio destro intimò la calma nei presenti: quel dialogo era stato da lei richiesto e chiunque non lo avesse rispettato avrebbe dovuto accettare di affrontarla, nelle conseguenze della propria scellerata azione. Per rispetto e per timore di ella più che dell’avversario, gli uomini e le donne della capitale restarono ognuno al proprio posto, approfittando di quel momento di pausa per riprendere fiato ed improvvisare i primi bendaggi sulle ferite ricevute.
Il cavallo giunse nuovamente di fronte a Midda e, questa volta, il cavaliere smontò da esso per porsi allo stesso livello di ella: qualcosa, nella mentalità dell’uomo, era cambiato e, in un gesto tanto elementare quanto ricco di significati impliciti ed espliciti, ciò risultava chiaramente visibile.

« Sono qui per trattare. » esordì egli, parlando con tono chiaro ma contenuto come se desiderasse che il colloquio potesse riguardare solo se stesso e la donna.
« Ed io sono qui per ascoltarti. » rispose ella, con quiete in volto e nella voce, quasi fosse una persona completamente diversa da colei che fino a pochi minuti prima spargeva morte sui verdi prati della piana.
« Siamo disposti al rilascio della prigioniera… » continuò egli.
« Dell’ostaggio. » lo corresse lei, sorridendo sorniona per la distorta veduta dei fatti da parte del cavaliere.
« … ma dovrete abbandonare immediatamente il campo di battaglia, facendo ritorno alla vostra città senza proporre alcun’altra condizione. » aggiunse l’uomo « La nostra non è e non vuole essere una resa e la Confraternita un giorno si estenderà anche su Kriarya, che voi ed i vostri signori lo vogliate oppure no. »
« Io non sono a comando di questi uomini e donne. » intervenne la donna, voce alta e ferma in modo che chiunque attorno a lei potesse ascoltare « Ed i nostri obiettivi non sono eguali, seppur finora parzialmente comuni. Per quanto mi riguarda desidero solo la libertà della mia protetta: ottenuto ciò lascerò questo campo senza farvi ulteriore ritorno a meno che voi non mi costringiate nuovamente a farlo con le vostre sventurate azioni. »

Un mormorio di dissenso non poté evitare di diffondersi presso tutti i presenti, compagni d’arme della donna: ella, ottenuto ciò che desiderava, avrebbe lasciato il campo disinteressandosi agli impegni presi con i mecenati, disinteressandosi alla lotta contro il giogo che la Confraternita voleva imporre su tutti loro. A lei si erano tutti affidati, alle di lei decisioni, al di lei comando ed ella non desiderava continuare oltre, era pronta anzi a scendere a patti con i loro avversari, rendendo vane le morti e le ferite già subite nel negare così loro qualsiasi ricompensa ed onore.
Ma ella, dal proprio punto di vista, agiva in coerenza con le proprie parole, con le proprie scelte: non aveva accettato il comando di quella legione di mercenari, non aveva accettato di guidarli quand’essi gliel’avevano proposto. La donna guerriero si era loro offerta come compagna d’arme, per combattere accanto a loro, in prima linea davanti a loro, aiutandoli con le proprie competenze, il proprio spirito d’iniziativa: nulla di più la legava a quella battaglia, neanche, in effetti, un incarico da parte del proprio mecenate visto che lord Brote aveva commesso l’imprudenza di dare per scontata la di lei accettazione della missione, laddove invece ad ella nulla importava della stessa.

« Ed in merito agli altri? » domandò il cavaliere, indicando tutti i mercenari attorno a lei.
« Della loro vita io non ho responsabilità. Delle loro scelte io non ho colpa. » rispose la donna, quasi fredda nel tono della propria voce come nell’azzurro glaciale dei propri occhi « Proseguire oltre questo scontro per me non condurrà ad alcun risultato degno di essere raggiunto: se essi, però, desidereranno proseguire su questa strada, non sarò io ad impedirlo. Non sarò io a negare loro questa possibilità. »

Il cavaliere restò in silenzio dopo quelle parole, soppesando da dietro la propria celata che ancora nascondeva il di lui viso tutte le implicazioni dell’accettazione della proposta offertagli.

« In cambio della liberazione della tua compagna offri pertanto solo la tua personale rinuncia alla lotta, ho compreso correttamente? » cercò conferma, ritrovando voce.
« Hai compreso correttamente. » annuì la donna « Anche se, a titolo completamente gratuito, suggerirei a tutti voi di rinunciare alla follia di questa lotta. Le vostre forze si equivalgono, per quanto i numeri in campo differiscano, e proseguendo in questo senso potrete solo distruggervi a vicenda. »

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