11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 11 settembre 2008

245


« M
amma mia quanto sei grosso… » commentò Howe, voltandosi verso l’ingresso.

In effetti veramente grosso era l’uomo comparso sulla soglia, ben diverso dall’immagine del servetto magro ed affamato, sicuramente stereotipata ma fino a quel momento sempre confermata dalla realtà dei fatti. Egli si presentò più prossimo ad un gorilla che ad un essere umano, mostrandosi alto sicuramente oltre sei piedi, largo quasi tre solo all’altezza delle spalle: il suo collo taurino si proponeva come difficile da immaginare anche solo leggermente inclinato lateralmente, a permettere movimento al capo posto sopra di esso; i suoi pettorali, nudi come il resto dell’addome, apparivano tesi sotto una pelle chiara, resa lucida evidentemente da un’abbondante presenza d’olio, secondo gli usi di molti lottatori a mani nude, corpo a corpo; le sue gambe si proponevano scolpite in curve tanto sproporzionate, nello sviluppo dei muscoli, al punto da non potersi richiudere una accanto all’altra, costringendo il loro proprietario a restare a gambe larghe; ed, infine, le sue braccia sembravano simili a tronchi d’albero, con mani grandi come badili alle estremità.

« Sono molto grosso… e la cosa che veramente non riesco a sopportare è ritrovare un estraneo in casa mia a frugare fra le mie cose. » sorrise il colosso, con aria tutt’altro che bonaria « Sai cosa c’è di peggio di un ladro? »
« Ehm… “ladro”… adesso non usiamo parole grosse. » tentò di parlamentare il mercenario, cercando una qualche via di fuga attorno a sé, senza ritrovarne « Stavo solo cercando… un’informazione. »
« L’unica informazione che potrai ottenere da parte mia sarà quella in merito alla via più semplice per raggiungere il sanatorio, dato che peggio di un ladro c’è solo un ladro che cerca di rubare a dei poveracci come noi… » rispose l’altro, unendo le mani davanti al petto a lasciar scrocchiare rumorosamente le dita dei pugni chiusi.
« Per carità… non trasformiamo la questione in tragedia, dai. » propose a denti stretti Howe, levando le mani davanti a sé a dimostrare di non avere interesse allo scontro « E’ stato solo un equivoco… »
« Certo. » annuì l’altro « Anche la rottura della tua mascella sarà solo un equivoco… e non sai quanto mi dispiacerà per questo. »

In quelle parole, il colosso si gettò con forza in avanti, muovendosi con inaspettata rapidità nel condurre tutta la violenza esprimibile dal proprio pugno destro verso il volto dell’avversario: fortunatamente per il mercenario, comunque, la fama conquistata insieme al compagno, per quanto inferiore a quella di Midda, non era stata per loro gratuita e, nonostante l’impressione psicologica naturalmente demoralizzante derivante nel vedere un simile bisonte dirigersi contro di sé, riuscì a mantenere sufficiente controllo per scartare l’attacco, scivolando verso il basso e cercando, istintivamente, di ribattere all’offesa. Purtroppo per il shar’tiagho, però, tutto l’impegno impresso nella propria risposta si ritrovò ad essere vanificato nell’impatto con gli addominali dell’uomo, contro i quali poco mancò che il suo polso si ritrovasse ad essere fratturato, quasi avesse offerto un pugno al muro piuttosto che ad un essere umano. Nonostante il dolore derivante dall’urto, rapida dovette essere l’evasione dalla posizione in cui si era costretto, ad evitare che il nemico, dominante ora su di lui, potesse letteralmente schiacciarlo a terra, nel lasciar ricadere pesantemente i propri pugni sulle sue spalle, sulla sua schiena.

« Sei come una fastidiosa zanzara… » commentò con aria divertita il colosso, rigirandosi rapido ad inseguire con lo sguardo e con il corpo i movimenti dell’intruso « E ti tratterò come tale, come meriti. »
« Inizio a comprendere perché voi gorthesi non siate rinomati per la vostra ospitalità… » replicò Howe.

La scelta compiuta da egli nel mantenere ancora a riposo la propria lama nonostante l’evidente inferiorità nei confronti dell’avversario non derivava da un qualche timore bloccante, quanto piuttosto da un ragionamento pratico: il clamore che un simile assassinio avrebbe potuto creare in Gorthia, affiancandosi a distanza troppo ravvicinata al furto alla residenza dei Veling, avrebbe molto probabilmente scatenato una vera e propria caccia all’uomo, alla ricerca dei colpevoli che, senza troppa fatica, sarebbero stati identificati fra gli stranieri presenti in quel momento nella capitale. Da escludere, pertanto, sarebbe stata una risposta armata all’uomo, per quanto negativi potessero essere i di lui propositi nei propri confronti: avrebbe dovuto affrontarlo sul terreno scelto da egli stesso, in una lotta corpo a corpo per quanto fossero in un’evidente situazione di disequilibrio.

« Dirti che mi dispiace e chiederti di lasciarmi andare non è ammissibile, vero? » propose nuovamente.
« Puoi farlo… ma non ti posso offrire assicurazioni sul numero preciso di pezzi in cui uscirai da casa mia… »

Un nuovo attacco venne compiuto, in un movimento del tutto simile al primo che, questa volta, vide entrambi i pugni levarsi sopra al capo del colosso per poi essere condotti verso il basso, nell’intenzione di evitare al mercenario la possibilità di evadere da lui come già aveva fatto poco prima. Howe, storcendo le labbra, valutò in maniera istantanea la situazione propostagli prima di gettarsi ancora una volta rasente al suolo, questa volta dirigendosi a sua volta in avanti nell’attraversare il largo varco proposto dalle forti gambe avversarie: rotolando in tal modo alle spalle dell’uomo, si rialzò di scatto da terra solo al fine di spingere con il proprio corpo quello nemico, a cercare di fargli perdere l’equilibrio e dirigerlo, in tal modo, contro la parete, nella speranza che l’urto contro di essa avrebbe potuto fargli riportare la vittoria altrimenti non ipotizzabile. Un tentativo audace ed estemporaneo che riuscì ad ottenere solo parzialmente l’effetto voluto, laddove il gorthese effettivamente venne gettato contro la parete con estrema violenza, tanto da far rimbombare l’intero piccolo edificio nel proprio costrutto di pietra, senza però in tale impatto perdere i sensi come era stato desiderato: al contrario, egli si propose ancor più arrabbiato e, se possibile, più pericoloso nei confronti del shar’tiagho, voltandosi ad osservarlo con aria ora assassina.

« Questo è stato un pessimo errore… » ringhiò, mostrando i denti come un animale « Scordati l’eventualità di raggiungere il sanatorio: la tua prossima tappa sarà direttamente l’oltretomba! »

Più rapido di quanto si fosse già dimostrato fino a quel momento, il colosso si lanciò per l’ultima volta contro l’avversario, proponendosi in tale occasione a braccia larghe, allo scopo di catturarlo in una morsa sicuramente mortale. Howe, ritrovandosi stretto al muro, questa volta non riuscì a competere con la furia scatenata nel proprio nemico, finendo catturato da egli, stretto con prepotenza, forza e violenza fra due braccia d’acciaio, contro un corpo simile a pietra: le sue ossa risuonarono in maniera raccapricciante, mentre tutti i muscoli del suo corpo si tesero a cercare vanamente di contrastare una fine praticamente certa. Una sola possibilità gli restava a quel punto per sopravvivere, per superare quella prova, ma il ricorso a tale soluzione avrebbe vanificato l’impegno dimostrato fino a quel momento nel desiderio di non arrivare all’uccisione dell’uomo, complicando sicuramente la situazione a posteriori per sé e per i suoi compagni: purtroppo se non avesse agito prima di perdere coscienza, morendo non avrebbe avuto alcuna situazione a posteriori da poter complicare.

« Per Lohr… » gemette, socchiudendo gli occhi per prepararsi all’orrenda fine della controparte.

Ma prima che l’irrimediabile potesse essere compiuto, prima che le sue dita si spingessero a porre fine a quell’incontro, un forte suono metallico risuonò nella stanza, accompagnando in tal segnale la conclusione delle ostilità: perdendo rigidità nei propri muscoli, infatti, il colosso ondeggiò vistosamente per poi crollare a terra, in avanti, schiacciando con il proprio peso, tutt’altro che delicato o gradevole, la preda catturata.
Howe, sorpreso tanto dall’evoluzione inattesa degli eventi quanto dal colpo ricevuto in quella caduta, tale da farlo gemere ad alta voce, cercò di mantenere coscienza per comprendere cosa fosse accaduto, per merito di quale ragione la sua ultima risorsa fosse stata risparmiata. E davanti al suo sguardo, armato di una pesante pentola in metallo, si propose il viso sorridente di Be’Wahr.

« Disturbo? »

2 commenti:

Tanabrus ha detto...

Questi due sono meravigliosi!!! xD

Sean MacMalcom ha detto...

:D Felice che ti piacciano! :D
Non li perderai tanto presto! :D