11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 16 agosto 2009

583


N
el confronto con altri regni continentali, come il vicino e nemico regno di Y’Shalf, il territorio concesso al dominio di Kofreya si sarebbe potuto considerare quasi ristretto, eccessivamente compatto e, in proporzione, sovraffollato, nella presenza di sei province: Lysiath, sottratta a Tranith; Karesya; Kriarya, città del peccato; Krezya, un tempo fronte guerriero del regno; Kerrya, sede della famiglia reale e del potere centrale sull’intero territorio; e Kirsnya, la capitale portuale, la principale via aperta verso il mare e verso tutti i territori a nord dei confini kofreyoti. Sei grandi capitali, affollate città, che si proponevano quali riferimenti per diverse decine di villaggi minori ed un numero ancor più elevato di semplici insediamenti rurali, centri difficilmente definibili quali urbani proponendosi semplicemente quali l’unione di poche abitazioni di povera gente: un conteggio, quello così definito, estremamente denso, in conseguenza del quale, probabilmente, le mire espansionistiche della politica del governo locale non si sarebbero potute giudicare quali completamente prive di significato, infondate.
Le sei province, all’interno del territorio del regno, si erano sviluppate con un definito e naturale equilibrio, distanziandosi fra loro in maniera quasi uniforme e, permettendo in ciò di sancire le rispettive aree di competenza in termini assolutamente equi, nel dividere, letteralmente, Kofreya in sei diverse e pur equivalenti frazioni. Esattamente nel punto di congiunzione, d’incontro, fra ben quattro di queste terre, Kirsnya a nord-ovest, Kerrya a nord-est, Karesya a sud-est e Lysiath a sud-ovest, si stagliava la più vasta distesa di acqua dolce dell’intero regno, il lago Kardas, sfamato sul fronte orientale dal fiume Kerras Inferiore e derubato delle proprie acque sul limite meridionale dal fiume Karesas Superiore. In virtù della propria particolare locazione, prossima al centro del regno e così condivisa fra ben quattro diverse province, il lago si poneva quale un territorio esterno alla competenza specifica di ognuna delle quattro capitali, dove, del resto, non vi sarebbe potuta essere necessità di imporre il dominio di uno o dell’altra città su un territorio eventualmente adatto per la pesca e poco più.
Con tali caratteristiche, in conseguenza di una simile descrizione, il lago Kardas si era pertanto proposto quale destinazione perfetta per il gruppo estemporaneamente formatosi nella bottega di Sha’Maech, il quale, proprio in esso, aveva ritrovato una piena assonanza con il messaggio a loro destinato, con i termini della filastrocca tanto abilmente camuffata all’interno del complesso dipinto tratteggiato dall’inattesa abilità del vecchio studioso. Per quella ragione, sebbene ignari dell’esatto scopo di quell’invito loro rivolto, come tale era stato inevitabilmente interpretato, e forse, in ciò, ulteriormente incitati da un’umana curiosità di fondo, Howe, Be’Wahr, Seem e, immancabilmente, Midda Bontor, decisero di condurre i propri cavalli nella direzione di quel lago, di quell’ampia distesa d’acqua dolce, allo scopo di poter comprendere meglio cosa stesse accadendo, perché Sha’Maech fosse apparentemente scomparso ed avesse, nel contempo, lasciato loro quel messaggio.

« Questo è… un lago? » domandò Seem, a tutti ed a nessuno in particolare, sgranando gli occhi di fronte all’immagine offerta loro dal Kardas, dolcemente adagiato fra morbide colline, per lui assolutamente inedita, mai osservata prima di allora.
« Sì. » confermò la donna guerriero, annuendo nella direzione del proprio scudiero.
« Credevo foste giunti da Kriarya… » commentò Howe, non comprendendo le ragioni dello stupore del giovane, dove avrebbe dovuto aver già osservato quello stesso lago durante il viaggio d’andata dalla città del peccato all’insediamento nel quale si erano ritrovati.
« Prima abbiamo seguito un percorso esterno a quest’area. » spiegò la mercenaria, con tranquillità « Personalmente, qual figlia del mare, nel confronto con i laghi non mi pongo quale entusiasta… ritrovandoli… mmm… tristi, soffocati. » ammise, a definire meglio le ragioni di quello che, indubbiamente, era stato un allungamento nel loro precedente tragitto.
« Paradossale… » osservò, quasi divertito, Be’Wahr.

Timorosi, per propria intrinseca natura, nei confronti del mare e della sua acqua salmastra, i kofreyoti, al pari di altre popolazioni continentali, si ponevano al contrario quali sufficientemente confidenti con i fiumi, i laghi e le loro acque dolci, che non mancavano, se possibile, di sfruttare per i propri scopi, quali la pesca o, più concretamente, il trasporto di merci e persone, attraverso una rete strutturata di traghetti dalla chiglia piatta. Tanta fiducia concessa ad acque non meno pericolose, non meno letali, se affrontate con imprudenza, di quelle del mare, si proponeva essere quale una chiara ragione di incomprensione fra i figli del mare e tutti gli altri, dove i primi, quasi in compensazione, non amavano offrire particolare familiarità verso l’acqua dolce e le sue regole, le sue caratteristiche pur diverse da quelle dell’immensità a loro tanto cara, a loro così vicina. Probabilmente anche in conseguenza di simile controverso rapporto, alla Figlia di Marr’Mahew erano state necessarie alcune ore prima di arrivare alla consapevolezza di come le rime composte da Sha’Maech si stessero riferendo ad un lago, per quanto i giochi di parole esistenti attorno alle stesse le fossero stati quasi immediatamente chiari, facendola però pensare al mare centrale, molto più distante e, per questo, razionalmente meno naturale come riferimento all’interno del messaggio loro indirizzato.

« Come si suole dire, nessuno è perfetto. » fece spallucce la donna, minimizzando la questione « E, comunque, sappiate che è più semplice affogare in un lago piuttosto che in mare aperto… » aggiunse, poi, quasi a volersi riservare, comunque, l’ultima parola sull’argomento.
« Per quel che vale, personalmente preferirei evitare di annegare tanto nel mare, quanto in un lago, in un fiume o anche solo nella vasca da bagno. » replicò lo shar’tiagho, a voler chiarire la propria posizione « Se poi fosse possibile evitare di morire, più in generale, di morte violenta… beh… in tal caso sarei straordinariamente d’accordo. »
« Per una volta tanto, mi dichiaro d’accordo con mio fratello… » approvò il biondo, sorridendo.
« Incredibile come raramente anche tu riesca a dire qualcosa di intelligente. » non mancò di cogliere l’occasione per schernirlo l’altro, nonostante l’opinione condivisa « Intendo ovviamente riferirmi al fatto che tu sia d’accordo con me: fallo più spesso e vedrai che eviterai la maggior parte degli errori che commetti durante l’arco della giornata… trenta giorni al mese, dodici mesi all’anno. »
« Buoni voi due. » impose loro la mercenaria, inarcando il sopracciglio destro « E cerchiamo, piuttosto, di comprendere per quale ragione siamo stati invitati a giungere fino a queste sponde… »

In conseguenza di un’indicazione tanto generalista, dell’assenza di particolari dettagli che potessero sancire in quale posizione precisa essi avrebbero dovuto dirigersi nell’area del vasto perimetro di quel lago, ai quattro compagni non rimase altra possibilità esterna al semplice vagare, nella speranza che i loro sguardi, la loro attenzione, potesse essere attratta verso una direzione di particolare interesse.
Purtroppo, nonostante sincero impegno e lunghe ore trascorse a cavalcare lungo il margine dell’intera distesa d’acqua dolce fino al calare della sera, a nulla parvero valere i loro sforzi in tal senso, dove il paesaggio volle offrirsi ai loro occhi assolutamente quieto, tranquillo, accondiscendente quasi, concedendo loro sponde praticamente deserte, animate raramente solo da qualche imbarcazione di pescatori e pochi moli. Questi ultimi, privi di qualsiasi possibilità di paragone con i loro corrispettivi marini, si ponevano raggruppati in tre distinte aree, evidentemente considerate chiave nella gestione del traffico all’interno del lago: le prime due, in ordine di importanza e dimensione, erano state individuate in prossime ai fiumi, all’immissario e all’emissario, una sotto la competenza di Kerrya e l’altra di Karesya, trasparentemente utili quali approdi per traghetti in movimento lungo i medesimi; la terza, invece, minore rispetto alle altre, si concedeva all’estremità nord-occidentale, sotto il controllo di Kirsnya, in evidente conseguenza della necessità di servire anche quella zona perimetrale, altrimenti isolata dal resto.
Nel completare la loro esplorazione e, in conseguenza di ciò, nel fare ritorno proprio al terzo scalo, dal quale il loro girovagare aveva avuto naturale inizio, i quattro compagni, stanchi e insoddisfatti, decisero di riservarsi un’occasione di riposo, rimandando alla nuova alba la speranza di ottenere dei risultati migliori.

Nessun commento: