11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 5 ottobre 2009

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A
quelle parole, in un gesto secco e deciso, l'uomo sollevo il boccale e tracannò senza la benché minima esitazione il suo disgustoso contenuto, gettandolo con foga invidiabile direttamente nello stomaco, quasi rappresentasse il succo più prelibato, il nettare più prezioso dell'intero creato. E, dopo aver riappoggiato il contenitore svuotato del suo contenuto sul bancone, si volse nella direzione della mercenaria, strabuzzando in maniera incontrollata, per un fugate istante, gli occhi, in chiara conseguenza dell'intruglio appena assunto allo scopo di ritrovare la lucidità prima perduta.

« Dillo di nuovo. » le richiese, osservandola con attenzione, come se ella fosse apparsa solo ora, per la prima volta, innanzi al suo sguardo, quasi fosse un volto del tutto sconosciuto, un carattere mai incontrato prima di quel momento « Dillo di nuovo, dato che, forse, non ho inteso correttamente. »
Ella, sorridendo divertita per quella reazione, per tale espressione in perfetta linea con le sue previsioni, lo accontentò, riproponendo le medesime parole appena pronunciate, con assoluta serenità, normalità, quasi fosse una questione assolutamente ovvia, addirittura banale.
« Sei sicura che fra noi non sia successo proprio nulla di piacevole ieri sera? » domandò l'uomo, a quel punto, aggrottando la fronte e sorridendo a sua volta, apertamente, quasi raggiante in volto « Perché, in tutta franchezza, dopo questa splendida rivelazione io credo di essermi innamorato perdutamente di te, qualunque sia il tuo nome… »
« Ti assicuro che non è accaduto nulla. » commentò ella, socchiudendo appena gli occhi, con fare predatorio « In caso contrario, avessi anche svuotato le cantine degli dei dell'ebbrezza di ogni pantheon, non avresti avuto occasione di scordarti di me. »
« Mmm… Midda Bontor! » esclamò egli, con fare trionfale, nel riuscire ad associare, finalmente, il nome all'identità già intuita e pur, fino a quel momento, non ancora definita « Tu sei Midda Bontor, la Figlia di Marr'Mahew! »
« Ottima dimostrazione di come la lucidità stia ritrovando dimora nella tua mente. » annuì la mercenaria, senza, però, concedergli, in ciò, alcun riconoscimento nel merito del malizioso scherzo precedente « Ora, però, fai quello che devi… così che, quando sarai pronto, potremo finalmente parlare di lavoro. »
« Potremo… tu ed io? » cercò conferma egli, intuendo, o forse ritrovando memoria, della presenza di altre figure accanto a lei, nella sera precedente.
« E noi… » intervenne, cogliendo l'occasione, Be'Wahr, nel levare una mano dal tavolo occupato insieme al fratello, da dove stava seguendo con attenzione ogni sviluppo.
« Giusto per chiarire. » sottolineò Howe, inarcando un sopracciglio ed appoggiando, in tali parole, pienamente la presa di posizione del fratello, prima che il loro candidato al ruolo di guida iniziasse a riservarsi libertà psicologiche eccessive nei confronti della loro compagna.
« Perfetto… » si limitò a constatare Sanma, piegando il capo per meglio osservare la coppia di mercenari, poco distante « Una coppia di chaperon erano proprio ciò che speravo di trovare. Un grande amore distrutto sul nascere… che spreco… »
« Vorrà dire che dovrai accontentarti della magra consolazione offerta dall'oro, mio sconsolato spasimante. » replicò la donna guerriero, quasi a voler riportare l'attenzione dell'uomo nei confronti della ricompensa promessagli, quasi se ne sarebbe potuto dimenticare.
A quelle parole, egli non mancò allora di risollevarsi dallo sgabello sul quale si era adagiato, per proporsi pronto all'azione o, per lo meno, al genere d'azione che aveva preannunciato ed al quale, volente o nolente, non avrebbe potuto fisiologicamente rinunciare: « Che dire? Cercherò di farmene una ragione… » sospirò, scherzosamente, prima di allontanarsi nella direzione dell'uscita dall'edificio, verso la latrina a cielo aperto rappresentata dall'intero panorama esterno a quel rifugio « Non scappate senza di me… torno il prima possibile! » si raccomandò, verso i propri nuovi ipotetici datori di lavoro.

In verità, ai tre avventurieri non venne concessa occasione di annoiarsi, non fu richiesta un'attesa eccessiva, nel riconoscere alla guida la possibilità di sbrigare le proprie questioni personali, dove, come facilmente presumibile, egli non volle rischiare di perdere quel possibile incarico, e la ricompensa collegata, in virtù delle proprie esigenze fisiche.
Del resto, nel mondo in cui erano tutti loro nati e cresciuti, chiunque sarebbe apparso probabilmente indolente al pensiero di dover intervenire in soccorso di un amico o di un familiare, all'idea di doversi scontrare con un nemico superiore, di dover affrontare un'impresa fuori dal comune per semplice principio preso, per una questione sentimentale, emotiva. Al contrario, in quella stessa realtà, chiunque si sarebbe invece proposto più che entusiasta, più che appassionato al sol pensiero di compiere quelle stesse azioni, o raggiungere addirittura traguardi più rischiosi, nel porre in dubbio la propria stessa sopravvivenza, se a sprone di tal ragione fosse subentrato un riscontro economico, un banale, veniale arricchimento personale. Esser mercenari, in tal senso, non si sarebbe dovuto considerare, in effetti, qual un onta, un disonore, là dove agir in siffatta maniera si poneva paradossalmente quale semplice accettazione della realtà, di un incontestabile e retorico stato di fatto che alcuno avrebbe mai, probabilmente, potuto modificare, sebbene numerosi ipocriti si sarebbero sempre impegnati a giudicar in maniera impropria tal professione, condannandola arbitrariamente nei propri stessi principi, fraintesi troppo spesso qual assenza di ogni valore.
Spronato, in tal guisa, dalle parole propostegli dalla donna guerriero, più eccitanti, più coinvolgenti di quanto non sarebbero state altre rivolte ad un impegno sessuale fra loro, Sanma fece quindi rapidamente ritorno, disponendosi con totale attenzione innanzi ai propri interlocutori, pronto a pendere dalle loro labbra se solo quanto accennato avesse, effettivamente, trovato riscontro e conferma.

« Dove e quando. » esordì, sedendosi al tavolo prescelto dal gruppo, nel dimostrarsi, ora, assolutamente padrone di sé, delle proprie facoltà prima ancora, in parte, ottenebrate dai postumi del giorno precedente.
« Terra di Nessuno. Immediatamente. » replicò Midda, apprezzando il modo di fare diretto offerto in tal senso, privo di eccessivi ed inutili salamelecchi.
« La Terra di Nessuno? » ripeté, con fare retorico, nel voler esser certo di aver inteso correttamente « Avrei dovuto pensarci da solo… in caso contrario non mi avreste cercato. »
« La tua fama corrisponde a realtà? » tentò di informarsi Howe, osservando con diffidenza quell'uomo, tutt'altro che ben disposto nei suoi riguardi « Possiedi effettiva confidenza con quelle lande avvelenate? »
« Non desidero esagerare, dichiarando di conoscerle meglio del villaggio ove son nato e cresciuto, ma credo di essere uno dei pochi sfortunati a godere di un simile privilegio… » rispose l'uomo, accettando senza recriminazioni di sorta quel dubbio, l'incertezza verso di lui offerta da parte dello shar'tiagho « In verità, comunque, dubito che possa esistere qualcuno in grado di affermare, a ragion veduta, di aver visitato in maniera completa e approfondita tale zona: il suo nome, in tal senso, credo sia sufficientemente indicativo. »
« Abbiamo necessità di una guida che sappia orientarsi all'interno di quella regione vulcanica, che sia in grado di abbandonare i pochi tragitti noti, segnati, per inoltrarsi nelle aree meno conosciute o, meglio ancora, del tutto inesplorate… » spiegò la donna guerriero, nel riprendere parola, a definire con maggiore precisione i termini dell'accordo in discussione.
« Quindi… se ho ben inteso, le signorie vostre sono intenzionate a sospingersi esattamente nei territori ancora inviolati. » osservò Sanma, offrendo riprova di aver colto l'esigenza primaria dei tre, in una banalissima deduzione in tal senso « E, nell'ipotesi in cui io sia effettivamente l'uomo da voi desiderato, sapendo individuare quali aree siano effettivamente tali nella vastità della Terra di Nessuno… per poter ottenere diritto alla ricompensa alla quale è stata offerta citazione poc'anzi, immagino dovrà esser mia premura condurre i vostri passi fino ad un obiettivo in particolare, qualcosa di perduto, o forse dimenticato, all'interno di simile zona. O erro? »
« Hai perfettamente colto nel segno. » confermo la mercenaria, annuendo a quelle parole e, nel mentre, ponendo le proprie mani, entrambe tese e con le dita chiuse, una innanzi all'altra, unendo fra di esse solo le estremità superiori nel voler delineare la sagoma di un vertice acuto, una punta triangolare rivolta verso l'altro, a introduzione del pur semplice concetto che sarebbe stato oggetto delle loro ricerche « Un obiettivo decisamente… voluminoso… »

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