11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 27 marzo 2010

806


E
ra trascorso oltre un anno dal primo incontro fra la Figlia di Marr'Mahew e quella creatura, ammesso che l'utilizzo di un simile termine sarebbe potuto essere considerato indicato per quello che, a tutti gli effetti, era stato uno scontro sanguinario, una lotta oltre ogni limite normalmente considerabile umano, qual solo, dopotutto, sarebbe potuta risultare la sfida fra una donna mortale e un semidio immortale.
Egli, frutto dei lombi di un oscuro dio minore, Kah, e di una leggendaria regina il cui dominio era perdurato per lunghi secoli sull'intero continente, Anmel, aveva colto occasione di entrare nella vita di Midda Bontor quale inattesa conseguenza di una missione condotta dalla stessa mercenaria oltre il confine y'shalfico. Quell'impresa, volta al rapimento di una nobile principessa figlia delle terre di Y'Shalf e promessa sposa del sultano locale, aveva richiesto alla donna guerriero di muovere i propri passi attraverso le insidie proprie di alcune vette dei monti Rou'Farth altresì interdette a ogni umana bramosia da lungo tempo, da dimenticati secoli, portandola, in questo, a riscoprire un'antica e perduta fortezza fra i ghiacci all'interno della quale, suo malgrado, aveva ritrovato, attraverso un quadro maledetto, una via d'accesso a un'altra realtà, a un altro mondo, nel quale l'oscuro semidio era stato confinato forse fin dalla propria stessa nascita. Così costretta dagli eventi dei quali si era ritrovata a esser protagonista, e incapace di ritrovare un modo utile per liberarsi dell'ingombrante avversario, di quel nemico più volte mutilato e decapitato senza però, in questo, essere in grado di ottenerne la morte, la mercenaria, nella volontà di non venire meno al proprio impegno, ai termini del proprio incarico che avevano previsto di scortare la principessa y'shalfica fino a Kriarya, città del peccato, per permetterle di unirsi in volontario matrimonio a uno dei propri mecenati preferiti, si era allora ritrovata obbligata a un'azione decisamente imprudente, forse compiuta persino con eccessiva leggerezza, per quanto apparentemente utile a riservare loro un'occasione di salvezza, una possibilità di sopravvivenza da quel mondo esterno alla realtà a loro abituale. E, con un abile stratagemma, con un audace inganno, ella si era offerta a lui in sposa, là dove scopo della creatura, al contrario, sarebbe stata l'unione con la sua stessa protetta, evitando in ciò un matrimonio dal quale la fragile principessa non avrebbe probabilmente trovato possibilità di scampo e, al contempo, estorcendo anche, al proprio sposo, la promessa che mai la morte sarebbe stata da lui ricercata né per lei, né per le altre protagoniste di quello sciagurato viaggio. Solo apparente, in verità, si era successivamente dimostrata la vittoria così idealmente riportata nel confronto di quell'oscura figura, là dove, volente o nolente, il giuramento offerto innanzi agli dei avrebbe dovuto essere considerato valido e vincolante, tale da rendere la stessa mercenaria, per quanto contrariata in ciò, legittimamente sposata a quella creatura, nonostante, contrariamente alla consuetudine propria delle sue solite imprese, alle sue abituali gesta, alcuna novella fosse stata successivamente diffusa a pubblicizzare tale evento.
Il legame creatosi fra la donna e il mostro, aveva così permesso al marito, in quegli ultimi mesi, di riuscire a tormentare la propria sposa nelle sue notti, interagendo con lei in quasi tutti i momenti di riposo che ella si concedeva, in quasi tutti gli stati di sonno che ella si riservava, a volte imponendole, quali sogni, immagini più o meno orrende, e pur sempre generiche, altre, invece, arrivando a minacciare apertamente persone prossime alla stessa mercenaria, costringendola ad assistere, in questo, a tragiche morti, mai, comunque, esterne a una sfera semplicemente e inoffensivamente onirica. Mai, comunque, l'azione del Figlio di Kah era stata in grado di imporsi al di fuori dei sogni, mai si era dimostrato capace di materializzarsi effettivamente dinnanzi a lei, fosse anche in una qualche strana allucinazione, come in quel momento. Ragione per cui, nonostante la donna fosse drammaticamente consapevole della veridicità di quanto occorso, per un fuggevole istante volle esitare, volle illudersi, nella speranza di poter scoprire di essere, fortunatamente, intrappolata in un assurdo incubo e che mai, alcuno degli eventi occorsi, fosse effettivamente accaduto.

« Desmair… o, forse, dovrei dire Ri'Amsed? » sussurrò a denti stretti, voltandosi verso il marito e trovando la sua immagine in sostituzione di quella del piccolo « Come ho potuto essere tanto sciocca da non cogliere l'assoluta mancanza di fantasia nella scelta di tal nome? » richiese retoricamente, cogliendo tardivamente la specularità esistente fra il nome scelto per dar vita a quel pargolo innocente e bisognoso di protezione, e la creatura ora presentatale innanzi allo sguardo, con il proprio corpo smisurato, la propria pelle rossa, i propri piedi ungulati e la propria testa ornata, su entrambi i lati, da colossali corna bianche « Tutto questo ha da intendersi, quindi, qual un tuo abituale inganno? Uno dei tuoi consueti e osceni sogni?! »
« Sei la mia sposa prediletta... ti prego, non volgere tanto insulto nel confronto con le tue stesse capacità intellettuali. » sorrise egli, scuotendo il grosso e pesante capo, dall'alto della propria smisurata statura tale da far apparire la mercenaria, innanzi a lui, qual simile a una bambina in suo confronto « Credi davvero che tutto questo sia solo un sogno? Credi davvero che la tua spada non abbia bagnato la propria lama nel sangue del tuo amante? »

Osservandosi per un istante attorno, ella non poté evitare di cogliere come nessuno dei presenti sembrasse allora offrire la benché minima reazione di sorpresa o di paura nel confronto di quell'ingombrante apparizione, quasi quel mostro non potesse essere colto ai loro sguardi… o, reciprocamente, quasi quell'immagine fosse solo e unicamente presente negli occhi della stessa Figlia di Marr'Mahew, suo obiettivo predestinato: tutti loro, in quel momento, si stavano altrimenti impegnando nel forse vano tentativo di soccorso verso Be'Sihl, sforzandosi in ciò di ignorare persino lei, loro folle e crudele avversaria verso la quale avrebbero potuto indirizzare legittimi desideri di vendetta, nel comprendere come ella fosse impegnata in una sfida la cui natura sarebbe rimasta esterna a ogni loro capacità di comprensione, sebbene fosse stata giustamente intuita da parte dello stesso locandiere, come sottolineato nel suo tentativo di ricorrere a un bracciale consacrato al dio Ah'Pho-Is per porre fine a quell'assurdo e insensato conflitto.

« Hai trovato, alfine, un modo per rendermi pazza? » domandò, pertanto, cercando di mantenere il controllo sul proprio respiro, sulla propria mente e sul proprio corpo, dal momento in cui, lasciandosi dominare dall'ira, aveva già combinato eccessivo, e forse irrimediabile, danno « Tutto ciò che ho veduto in questi ultimi giorni è opera tua?! »
« No, e sì. » replicò Desmair, sorridendo con fare divertito nel confronto con la propria interlocutrice « In effetti, avrei potuto interagire in questo modo con te sin dal primo giorno… ma, perché mai avrei dovuto sprecare la possibilità di manipolarti, al momento più opportuno, per semplice ludo? Ho atteso tanto. Ma alla fine ne è valsa la pena. »
« Perché? Per quale assurdo sadismo, per quale insensata crudeltà, mi hai spinto a tutto questo? Mi hai fatto uccidere due persone prive di colpa… » osservò la donna, sforzandosi con sincera difficoltà a restare quieta, a non concedere alla propria furia di riprendere il sopravvento, aiutandosi, in ciò, con il pensiero di quanto futile sarebbe stata qualsiasi rivolta violenta nei confronti di quell'allucinazione.
« Tre… » la corresse, indicando la folla alle spalle della mercenaria, intenta nel cercare di arginare l'emorragia di cui Be'Sihl stava, purtroppo, restando vittima « Anche se avrei preferito una più rapida decapitazione, non puoi negare di esserti, nuovamente, dimostrata una straordinaria assassina, condannandolo in tal modo a una lenta agonia. »
« Perché? » insistette Midda, stringendo la mancina attorno all'impugnatura della propria spada con energia tale da sbiancare le proprie già pallide nocche in tal gesto.
« Sai… dopotutto quasi lo invidio. » si confidò il semidio, muovendo qualche passo in avanti, verso di lei e verso il caduto poco distante alle sue spalle « Non avrei mai creduto sarebbe stato tanto complesso riuscire a spingerti in suo contrasto: mi ero illuso bastasse mostrartelo quale un mostro disumano per spingerti a reagire in maniera adeguata, ma alla fine sono stato praticamente costretto a calarmi nel ruolo di quel bambino per bloccare il tuo cammino, per evitare che tu potessi allontanarti da queste terre senza prima compiere il tuo dovere di morte. Non vorrei spingermi ad azzardare un commento eccessivamente audace, ma credo che tu lo amassi veramente… »
« Perché?! » gridò, per la terza volta, la mercenaria, interrompendolo e cercando di lottare, intimamente, con le lacrime che già le stavano ormai riempiendo gli occhi nel confronto con il peso delle proprie colpe, le sanguinose responsabilità per le quali, dopo essersi sbarazzata della scomoda presenza dello sposo, non si sarebbe negata di maledirsi.

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