11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 28 marzo 2010

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« A
mor mio. » sospirò egli, con aria sconsolata e quasi rassegnata per tanta mancanza di attenzione, per tanta leggerezza da parte della propria interlocutrice nel confronto con una questione di simile, fondamentale importanza « Possibile che tu abbia una memoria tanto breve da non ricordarti il monito del celebrante delle nostre nozze? E dire che ho anche cercato di avvisarti, sei mesi fa… »
E dove anche, ella avrebbe probabilmente preferito ignorare realmente l'avvertimento a cui lo sposo stava, ora, offrendo riferimento, nella sua mente tali parole non poterono evitare di risuonare con vigore quasi assordante, nel definire i limiti della condanna da lei stessa imposta su Be'Sihl con il proprio comportamento, con quel suo cedere, senza remora alcuna, all'amore e alla lussuria verso lo sfortunato locandiere.
« "Tutti i nostri dei, oggi, sono testimoni della vostra unione." » iniziò a citare Desmair, non facendo mistero di quanto piacere stesse effettivamente provando in quel momento, nella vendetta ottenuta verso la propria sposa, mai posseduta, non desiderata, e pur, ineccepibilmente, sposa « "Tema la loro punizione la moglie infedele, che non rispetterà le proprie promesse. Tema la loro disapprovazione il marito indifferente, che non farà onorare questo legame. Ciò che gli dei hanno unito, alcun mortale osi sciogliere senza, in questo, morire." »
« Maledetto… » sussurrò la donna guerriero, incapace, ormai, a trattenere le lacrime qual conseguenza della ragionevolezza pur riconosciuta nelle parole di quel mostro, certamente creatura intrisa di una malvagità sconosciuta anche al più crudele tiranno umano, e pur, in quel momento, assolutamente corretto nell'attribuire solo a lei la responsabilità di quanto accaduto.
« Luce del mio meriggio, ti prego, non avercela con me. » sorrise, sornione e malizioso, godendo sempre più di tanta frustrazione, di tanto dolore chiaramente espresso dal volto della propria interlocutrice « Dopotutto, non sono stato io a venir meno ai nostri accordi. Al contrario: considerando il torto di cui mi hai reso protagonista, prima con la tua fuga lontana da me, e poi con questi tuoi ripetuti e incessanti tradimenti al vincolo del nostro matrimonio, la mia reazione credo possa intendersi addirittura troppo moderata, non commisurata alle colpe di cui tu ti sei macchiata… » insistette, cercando chiaramente di farsi gioco dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, e di sfruttarle al fine di costringerla a tormentarsi per la morte di Be'Sihl.
« Maledetto! » gridò, nuovamente, non riuscendo ora a trattenere la propria lama, la propria spada, e cercando in ciò di scagliarla contro il proprio avversario, in un colpo sgualembro che, sebbene sarebbe stato comunque inutile in opposizione a un tale nemico, a maggior ragione, in quel particolare frangente, si impose senza effetto alcuno sull'aria di fronte a lei, dal momento in cui alcun corpo materiale sarebbe potuto essere considerato effettivamente presente lungo quell'ampia traiettoria.
« Sei consapevole di star lottando contro un'ombra, un frutto della tua fantasia, e pur ti ostini a voler ricercare il mio sangue con la tua inutile arma?! » commentò egli, non trattenendo una sincera risata per quel vano tentativo a proprio discapito « Il dolore ti sta portando realmente al delirio, mia cara, se questo è tutto ciò a cui riesci a pensare… »

Carica d'odio nel proprio cuore, rabbiosa e furente in misura non inferiore rispetto a come si era offerta quando aveva attaccato i parenti del locandiere o lo stesso, malcapitato, Be'Sihl, la Figlia di Marr'Mahew a stento riuscì a impedirsi un nuovo, inutile sforzo in quella direzione, in ipotetica offesa del marito che mai, in quella spiacevole situazione, avrebbe potuto effettivamente raggiungere, così come da lui stesso correttamente sottolineato.

« Vieni da me. » invitò il semidio, socchiudendo gli occhi e offrendosi a lei, in questo e nelle successive parole, con aria di esplicita sfida « Torna alla mia fortezza. Torna al mio quadro. E affrontami. Affrontami di persona, se davvero desideri vendetta. Vieni a cercare la mia reale carne con la tua lama, invece di perdere tempo dietro a semplici illusioni. Io non sono qui, in questo momento, ma tu sai dove trovarmi… sai come raggiungermi. Vieni da me, mia combattiva sposa, e risolviamo la questione in maniera più tradizionale. »

Rimproverandosi, intimamente, per il proprio comportamento, nuovamente propenso all'ira ancor prima che al freddo distacco, alla furia ancor prima che alla quiete, stati d'animo ai quali, usualmente, non si sarebbe mai concessa di cedere nella consapevolezza di quanto essi avrebbero potuto danneggiarla ancor prima di aiutarla, ella strinse i denti al punto tale da avvertire un sincero dolore alla loro stessa radice, nella mandibola e nella mascella, impegnandosi, in tal gesto, in tal mentre, nella volontà di imporre nuovamente una corretta ritmicità al proprio respiro e, in conseguenza, al proprio battito cardiaco.
Qualsiasi cosa fosse accaduta, qualsiasi osceno delitto di cui si fosse resa esecutrice, a nulla sarebbe valso il sacrificio del proprio amato se, poi, ella avesse permesso a Desmair di continuare a dominarla, a manovrarla, a giocare con lei così come, sciaguratamente, era avvenuto sino a quel momento: a tal pensiero, a simile consapevolezza, ella avrebbe dovuto offrire riferimento, nel tentativo di riconquistare il proprio equilibrio perduto e, in questo, di agire nel solo modo corretto per riservarsi concreta possibilità di vittoria su quella creatura, nella via, invero, indicatale da Be'Sihl sino all'ultimo proprio istante di vita.

« Vieni da me. » insistette il mostro, palesando un comportamento, in fondo, non diverso da quello precedentemente dimostrato nei panni di Ri'Amsed, e rivelando in tal ostinazione infantile e capricciosa come stesse iniziando a temere l'eventualità di una riconquistata coscienza nella propria sposa, tale da condurla lontano dalle sue possibilità di azione, dalle sue bramosie su di lei « Vieni da me e affrontami, per vendicare il tuo amante caduto. O, forse, il tuo interesse per lui non era poi così reale, così forte come quelle tue inutili lacrime cercavano ipocritamente di manifestare? »

Inspirando a fondo l'aria nei propri polmoni, con impegno non dissimile da quello che avrebbe potuto offrire prima di una lunga immersione nelle fredde acque del mare, Midda Bontor concentrò tutti i propri pensieri, tutte le proprie emozioni e tutte le proprie forze al fine di conficcare, violentemente, la propria arma nel terreno di fronte a sé, penetrando in esso per oltre metà dell'intera lunghezza della sua stessa lama perfetta, in un gesto, in una reazione, tanto carica di trasparenti significati da esser, allora, accolta e compresa persino dal pubblico lì presente, che nulla avevano avuto occasione di comprendere nel merito delle parole da lei precedentemente pronunciate verso il marito. Un gesto, una reazione, che, ugualmente colto anche dallo stesso Figlio di Kah, non poté ovviare a una sua violenta reazione di rabbia, di ira verso di lei.

« Lurida cagna… sgualdrina! » inveì egli, avanzando con impeto verso di lei per cercare di farne nuovamente propria l'attenzione, l'interesse, il desiderio di confronto e di sfida, così, invece, fermamente negatigli « Riprendi immediatamente la tua spada e vieni a combattermi. O chiunque, in ogni regno, ricorderà questo come il giorno in cui Midda Bontor si è rivelata quale una codarda, una vigliacca, incapace persino di ricercare vendetta per l'assassinio di un uomo dichiarato qual proprio amato. Perché questo è ciò che sei, questo è ciò che… »
« Taci, Desmair. » lo interruppe ella, levando la propria destra quasi a creare una divisione fisica fra loro e domandando, in tal gesto, silenzio, con riconquistata quiete nel proprio tono di voce e, ancor più, nel proprio animo, tornato, finalmente, a essere freddo al pari dei suoi meravigliosi occhi color ghiaccio, all'interno dei quali, in quel momento, le nere pupille si mostrarono sottili, simili a capocchie di spillo, smarrite nell'immensità delle sue azzurre iridi « Le tue minacce non possono più nulla contro di me: il tuo crudele e vile giuoco, ormai, è concluso.»

Voltandosi, allora, verso Be'Sihl e la sua famiglia, ancora impegnata attorno al moribondo, nella speranza di trattenerlo in vita anche a fronte di un fato apparentemente ineluttabile, ella avanzò lentamente nella loro direzione, con passo fermo, indole serena e intento inequivocabile, espresso dalla sua mancina ora tesa, con il palmo verso l'alto, a domandare loro la possibilità di completare l'opera per la quale quell'innocente si era sacrificato.

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