11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 27 luglio 2010

928


L
o spazio estremamente ristretto proprio della camera di una locanda, incapace di riservare ai propri ospiti, anche in Shar'Tiagh così come del resto del mondo, almeno nei limiti del medesimo sino a quel momento affrontati dalla donna guerriero, qualcosa di più rispetto a un letto, un armadio e un non ovvio angolo dedicato a funzioni igieniche, difficilmente avrebbe potuto essere considerato qual fattore di vantaggio tanto per gli aggressori, quanto per l'aggredita, inibendo in maniera naturale sia azioni d'offesa, sia manovre volte alla difesa. Ciò nonostante, là dove ella era cresciuta negli spazi altrettanto ridotti propri di una nave, e, successivamente, era stata formata in numerose battaglie spesso condotte all'interno di budelli sì risicati da non concedere alcuna occasione di respiro, la Figlia di Marr'Mahew avrebbe forse potuto giudicare l'esistenza di un proprio personale vantaggio, un'effimera agevolazione che avrebbe potuto almeno compensare la disparità numerica e di equipaggiamento esistente in quel mentre fra se stessa, sola, nuda e disarmata, nell'unica eccezione rappresentata dal proprio inseparabile braccio destro in nero metallo dai rossi riflessi, e le proprie due controparti, prudentemente protettesi con leggeri, ma efficaci, corpetti in cuoio, nonché forniti di diverse lame, fra pugnali, stiletti e, ovviamente, spade.
Probabilmente anche in virtù di simili considerazioni, oltre che, indubbiamente, della decisa differenza di età esistente fra loro, tale da riconoscerle una sostanziale superiorità in termini di esperienza, la donna guerriero non si riservò occasione alcuna di smarrire la freddezza, l'autocontrollo, per lei da sempre proprio, consueto, abituale anche nelle situazioni più gravi, proponendo ai propri avversari un animo gelido al pari dei suoi stessi occhi, in quel momento specchi azzurri entro i quali poter ricercare il proprio riflesso senza neppur temere fastidio dalle sue nere pupille, lì ridottesi alle dimensioni proprie di una capocchia di spillo. In ciò, se pur ormai perduta la posizione di quieto riposo prima adottata nei loro confronti, i movimenti della mercenaria non si donarono loro eccessivamente diversi rispetto ai precedenti, mostrandola ancora impegnarsi in movimenti rapidi, agili e perfettamente coordinati, dotati, nella propria stessa intima essenza, di un'innegabile eleganza e di un'apparente quiete, quasi ella fosse allora coinvolta in una danza, ancor prima che in un combattimento dagli esiti potenzialmente letali. E quando essi le furono addosso, indirizzando le affilate lame dei propri pugnali alla volta del suo ventre, ella reagì, innanzitutto, lasciando solcare l'aria, innanzi a sé, dal forte metallo del proprio destro, in un gesto utile ad allontanare, repentinamente, la minaccia delle armi così a lei rivolte, e, subito dopo, scivolando verso il suolo, lì sorretta dalla propria mancina, e, subitaneamente, spingendo i propri piedi nuovamente verso la coppia, in questa occasione, però, non riservandosi contatto con i loro posteriori, quanto, piuttosto, con le ragioni del loro stesso orgoglio maschile, lì appena protette dalla stoffa di un leggero cingilombi, nel rispetto della moda locale.
Un'offensiva, quella così rivolta dalla donna ai due uomini candidatisi al compito della sua cattura, che, per quanto priva di particolare raffinatezza, si rivelò ovviamente più efficace di numerosi altri colpi, forse persino di due lame infisse nelle rispettive budella, nel privarli, per un lungo intervallo, non solo della possibilità di muoversi o di respirare, ma, persino, di mantenere un reale contatto con la realtà, lasciandoli gemere soffocati insulti verso di lei.

« Credo di riuscire a immaginare in che termini mi stiate insultando. » sorrise Midda, non negandosi evidente soddisfazione, forse addirittura sadico appagamento, nell'osservare i due ricadere tanto pesantemente a terra, ridotti a una temporanea impotenza « Ma… vedete… quello di cui ho bisogno in questo momento non è avere a che fare con due teste calde bramose solamente di squartarmi come un maiale condotto al macello, quanto, piuttosto, di una sana rissa da taverna, di quelle che si generano facilmente alla sera tarda, quando l'alcool inibisce ogni possibilità di raziocinio, trasformando uomini in bestie. »

Pronunciando tali parole, senza riservarsi alcuna ipotesi di fuga, qual pur le sarebbe potuta essere propria nell’impossibilità imposta ai suoi avversari di trattenerla, ella si mosse tranquillamente, con gesti quasi annoiati, a recuperare i due pugnali precedentemente rivolti in suo contrasto, insieme agli stiletti e alle spade di entrambi gli uomini lì stesi a terra, per poterle gettare, priva di particolare enfasi, fuori dalla stessa finestra attraverso la quale entrambi erano sopraggiunti, allo scopo di negare loro occasione di ulteriore utilizzo delle medesime. Un atto nel quale le parole da lei appena pronunciate, se solo fossero state da loro comprese, avrebbero pertanto assunto un significato concreto, reale, non quale semplice scherno fine a se stesso, ma quale effettiva, sincera dichiarazione d’intenti, nell’essere suo tangibile desiderio non rinunciare al possibile svago offertole dalla presenza di quei due sventurati, alla zuffa che sarebbe potuta servire a distrarla dagli ossessivi pensieri che, in quella notte, l'avevano tormentata prima del loro arrivo.

« Così è molto meglio… non trovate?! » domandò, ovviamente retorica, verso i propri due ospiti « Non appena avrete voglia di riprendere il discorso in sospeso, sono certa avremo maggiore possibilità di intesa, eliminato lo spiacevole fastidio rappresentato da quelle lame: non c’è bisogno di simili espedienti per divertirsi in mia compagnia… » aggiunse, con tono malizioso, divertendosi femminilmente a celiare in modo tanto ambiguo, sebbene non vi fosse alcun doppio senso nelle sue parole.

Tornando a quel punto verso di loro con passo felpato, e scavalcandoli con apparente indifferenza, quiete assoluta, flemma quasi irritante, ella si sedette sul proprio letto, per poter recuperare ora il proprio perizoma e la fascia entro la quale, usualmente, i suoi seni trovavano contenimento, per iniziare a rivestirsi, in un atto non tanto dettato da possibili pudori o imbarazzi, non dimostrati sino a quel momento e neppur provati, quanto, piuttosto, per semplice comodità personale, per essere pronta, ove necessario, a trasferire quel combattimento all’esterno dell’intimità delle proprie stanze, senza, in ciò, rischiare di recare scandalo alla pubblica decenza locale, che forse avrebbe potuto riservarsi occasione di critica nel merito della profferta delle sue generose forme così prive di veli.
Impossibile, suo malgrado, fu per lei sperare di completare quella vestizione, nell’essere allora prematuramente interrotta dalla ripresa di uno dei due aggressori, il quale, recuperato parziale controllo sulla propria lucidità, e, in ciò, desideroso di vendetta, si avventò contro di lei nel momento stesso in cui ella stava tentando di recuperare il resto delle proprie vesti.

« Per quanto possa essere gratificante una simile dimostrazione di bramosia, ti prego di provare a contenere tanta enfasi. » lo invitò ella, inevitabilmente rallegrata dalla ripresa dell’uomo, tale da concederle nuova occasione per menare le mani, dove già stava temendo di aver esagerato nei loro confronti, di averli troppo rapidamente esclusi da ogni possibile competizione.

Accogliendo a sé l’avversario, invece di tentare di respingerlo, di opporsi alla sua foga, nel preferire reindirizzare la medesima in suo stesso contrasto, ella si lasciò ricadere sul proprio giaciglio, sotto di lui, nel mentre in cui, con le proprie braccia, e la propria gamba destra, sospinse il peso così slanciato dell'uomo oltre la propria stessa posizione, non solo vanificando quella sua carica, ma, addirittura e peggio, proiettandolo contro la parete alle proprie spalle con foga tale che, se solo lì fosse stato legno ancor prima di pietra, indubbio sarebbe stato lo squarcio che si sarebbe presentato, che si sarebbe imposto in conseguenza di tanta violenza, di tanta forza rivolta in tal modo dall'uomo, suo malanimo, contro se stesso. E dove anche non una seconda porta, allora, fu aperta in virtù di quell'impatto, incredibile fu il fragore provocato dal medesimo, accompagnato da un nuovo gemito che privo, ancora una volta, quel disgraziato di ogni possibilità di coscienza, di ogni occasione di lucidità, negandogli, nel contempo, ogni soffio d'aria nei polmoni.
Di tal seconda vittoria, tuttavia, la donna guerriero non ebbe possibilità di gioire, là dove, ancor prima di potersi conquistare occasione di tornare a sedere, ella sentì la propria caviglia sinistra, unica rimasta a contatto con il pavimento, essere saldamente afferrata da due grosse mani, che, un istante dopo, la trassero, con violenza, lontana dal letto, facendola ricadere senza grazia, né possibilità alcuna di evasione, a terra, là dove il secondo mercenario non si proponeva più inerme e dolorante, quanto, piuttosto, rabbioso e bramoso di occasione di rivalsa su colei che non si risparmiò di descrivere con i peggiori insulti che la sua mente fu in grado di elaborare.

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