11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 3 febbraio 2011

1114


S
eguendo alla perfezione la strategia precedentemente pianificata, e non negandosi un indubbio moto di fiera soddisfazione nel confronto con l'evidente riuscita della sua tattica sotto ogni punto di vista, almeno sino a quel momento, El'Abeb procedette alla testa dei propri uomini lungo la via d'accesso principale al villaggio, lì arrestandosi solo quand'ormai a meno di un centinaio di piedi dai primi edifici del medesimo. Avendo ampiamente previsto l'eventualità che entro i limiti propri di quel piccolo borgo sarebbero state loro riservate solamente altre occasioni utili a lasciar condurre il giuoco alla mercenaria, così come ella si era, malgrado tutto, dimostrata già capace all'interno delle selve esterne al medesimo, egli non avrebbe potuto riservarsi alcuna ragione per offrire appagamento alla propria avversaria procedendo in tal senso, non, per lo meno, prima di aver quietamente dichiarato le proprie intenzioni, nonché i termini della resa che desiderva imporre alla stessa controparte e ai quali ella sarebbe stata costretta a piegarsi per la salvezza del suo caro locandiere.
Nuovamente facendo propria occasione di sincera sorpresa per lui, là dove non aveva sinceramente previsto una simile scelta da parte sua, prima ancora che egli potesse riuscire a prendere parola un'ombra lo sorprese entro il limitare del proprio campo visivo, muovendosi con incredibile rapidità ed emergendo dal paesaggio circostante, imprevista se pur, probabilmente, ampiamente prevedibile, nelle fattezza proprie della Figlia di Marr'Mahew, la quale, giunta accanto al proprio principale antagonista prima, lo afferrò saldamente per la gamba sinistra con la fredda e inviolabile morsa derivante dall'uso della propria mano destra e, prima che chiunque potesse anche solo rendersi conto di quanto stesse accadendo, lo catapultò a terra, puntando in immediata conseguenza di tale, ardimentoso agguato, l'affilata punta della propria lunga spada bastarda alla base del collo del medesimo, chiaramente bramosa, in tal modo, di potersi riservare un'occasione di potere contrattuale nel confronto con lui e con il suo esercito.

« Ti ricordavo diverso… El'Abeb! » definì ella, con tono trasparentemente sarcastico, ricorrendo, come propria abitudine, a simile espediente psicologico al fine di minimizzare ogni reazione di sorpresa, stupore, sbalordimento a proprio possibile discapito nel costretto confronto con quell'immagine inattesa « Hai tinto i capelli di recente? E' davvero uno splendido colore… dovresti dirmi come sei riuscito a ottenerlo! »

Indifferente, nel contempo di quelle parole di tanto trasparente scherno in un contesto che pur non avrebbe dovuto prevedere possibilità alcuna di ludo da parte sua, la donna guerriero si volle mostrare innanzi agli effetti che, in conseguenza della propria aggressione a discapito di quel comandante militare, quale pur il suo nuovo e attuale prigioniero avrebbe dovuto essere riconosciuto, non tardarono a dimostrarsi all'interno dell'incredibilmente numeroso seguito del medesimo, portando sgomento e agitazione in quelli che poté stimare, approssimativamente, superiori alla sessantina e, probabilmente, inferiori all'ottantina, per un totale di oltre un centinaio di elementi all'interno della sua armata, nel considerare anche coloro da lei già affrontati e coloro non ancora liberatisi dalle trappole celate nella boscaglia.
Un conteggio decisamente superiore a ogni sua iniziale ed erronea aspettativa, quale, del resto, aveva già maturato consapevolezza sarebbe purtroppo risultato.

« Fermi… fermi… » suggerì l'uomo, prendendo voce in direzione dei propri luogotenenti, inevitabilmente pronti a impugnare le armi e ad accorrere in sua difesa, nonostante gli ordini ricevuti sulla necessità di evitare il ricorso a qualsiasi genere di lama in contrasto a quella sensazionale combattente, a meno di non essere desiderosi di scoprire, prematuramente, quale fra le numerose fedi esistenti avesse da considerarsi nel giusto per la propria interpretazione del Creato « Non vi è alcun bisogno di porre subito mano alle spade. La mia cara, vecchia amica non ha alcuna intenzione di nuocermi… non è forse vero?! »

Qualcosa nella voce del proprio interlocutore risuonò qual familiare, qual noto all'orecchio della mercenaria, in una constatazione che qualcuno avrebbe potuto ritenere retorica, ovvia, dal momento in cui quello non avrebbe dovuto essere considerato il primo incontro fra lei ed El'Abeb, e che, ciò nonostante, non poté evitare di insospettirla maggiormente nel confronto con quell'uomo dal volto di scheletro. Ella, infatti, non riuscì a riconoscere nella sua cadenza, nella sua pronuncia e, ancor più, nei toni così come da lui adoperati, l'identità di colui già noto, colui il quale, per quanto assurdo potesse apparire tale pensiero, si stava proponendo sempre più certa non fosse effettivamente lì presente, evidentemente sostituito, in un macabro giuoco delle parti, da un nuovo interprete, da un nuovo attore… un attore, comunque, già parte del proprio stesso passato, da lei già conosciuto, se pur in un ruolo diverso.
Ma a chi apparteneva o era appartenuta quella voce? Quale uomo, evidentemente a lei avverso, avrebbe dovuto essere riconosciuto celato dietro quel volto disumano e quel marcato accento tranitha?!
Forse, se solo fosse stata maggiormente padrona di sé, maggiormente lucida, senza una lunga mattinata trascorsa a cavallo, un pomeriggio al lavoro sulle trappole e una notte insonne spesa in piedi in attesa di un attacco mai avvenuto, non nei termini che ella aveva previsto, per lo meno, sarebbe stato estremamente semplice per lei offrire risposta a quelle domande, allineando i piccoli, e pur numerosi, indizi a lei già concessi attorno alla questione sino a quel momento. Ma, nelle proprie attuali condizioni, la donna dagli occhi di ghiaccio preferì impiegare tutta la propria concentrazione, quel poco di lucidità ancora concessale, nel mantenere sotto controllo la situazione per così come propostale e non per cercare risposte che, se davvero indispensabili, era certa le sarebbero comunque state riservate molto presto, persino prima di quanto non avrebbe potuto preferire riceverle.

« In verità… hai ragione. » annuì, inarcando appena l'angolo destro delle proprie carnose labbra, in un sorriso sornione, simile a quello di un grosso felino selvatico alle prese con un topino di campagna, eletto qual proprio pasto per la giornata, sebbene improbo sarebbe potuto risultare simile paragone nel quadro proprio della situazione per così come lì presentata « La morte tua o di qualsiasi fra i tuoi subalterni non ha da considerarsi una mia priorità, per vostra attuale fortuna. » asserì, desiderosa di sfruttare il barlume di dialogo a lei così garantito, da lei in tal modo ottenuto, in proprio favore, onde evitare « Ripiegate. Ritiratevi. Fate ritorno al luogo da cui siete giunti e non rimettete più piede in Urashia: in tal modo potrete avere salva la vita. Ma se proseguirete in questa direzione, per voi non vi sarà altro che morte. »

Fu in quel momento che, proprio malgrado, la donna guerriero si ritrovò nuovamente a confronto con l'evidenza dell'ennesima dimostrazione della propria straordinaria, terribile e pericolosa stolidità nell'intera gestione di quella situazione, di quell'intero incarico, da lei sino a quel momento trattato con indole passiva, remissiva, agendo in difesa ancor prima che in offesa, attendendo l'imposizione di quell'assedio ancor prima che attaccare, a propria volta, il campo dei suoi allora eletti avversari ovunque essi si fossero celati sino a quel mattino, rassegnandosi, in tal modo, a concedere perennemente a loro, e al loro caporione, la prima mossa, permanendo, in ciò, un passo innanzi a lei anche nel momento in cui, come in quel frangente, ella non si era risparmiata di tentare un improvviso mutamento nella propria strategia, nella propria tattica.
Troppo stanca per poter supporre di resistere, ancora a lungo, a un conflitto condotto quale una guerriglia, per così come lo aveva studiato e impostato sin dall'inizio, nell'individuare la figura di El'Abeb in una posizione tanto proficua, aveva creduto di poter compiere un rapido cambio di rotta e, con un semplice ed efficace attacco diretto, definire la conclusione di ogni ulteriore scontro sul nascere. Purtroppo per lei, tale fantasia non avrebbe potuto essere giudicata nulla più che tale, ove, ancora una volta, i suoi nemici avevano voluto riservare propria l'occasione di estraniarsi dai consueti canoni di bruti, aggressivi e privi di qualsiasi capacità intellettuale, agendo in contropiede e presentando al suo sguardo la sola immagina che non avrebbe potuto francamente accettare, malgrado ogni propria consueta freddezza…

« … Thyres. » gemette, a denti stretti, nel ritrovarsi innanzi allo spiacevole quadro rappresentato dal proprio amato Be'Sihl stretto fra le braccia di un'altra donna e con la punta di un lungo e affilato stiletto a contatto diretto con il suo nudo collo.

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