11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 26 settembre 2011

1349


P
er quanto forse paradossale a credersi, in un'epoca antecedente all'avvento di Nissa Bontor, regina dell'isola di Rogautt, i pirati infestanti le acque dei mari sud-occidentali non avevano mai preso in esame l'idea di definire un qualunque genere di ordine, di organizzazione sovrana, atta a coordinare le proprie attività e a fondere le energie proprie di ogni singolo equipaggio nella forza di un gruppo, di una flotta degna di tale nome, concedendo, reciprocamente, a ogni singolo equipaggio, a ogni singola nave, il potere, l'autorità, derivante dall'intera moltitudine.

Per secoli, per millenni, probabilmente dall'origine della navigazione, e con essa della stessa pirateria, i predoni del mare avevano agito in assoluta e corrispettiva autonomia, sopravvivendo al di fuori di ogni sistema, di ogni ordine costituito, allo scopo di rendere proprio, in ciò, non tanto una qualunque ragione di vanto, un romantico principio di libertà assoluta, quanto, e più semplicemente, una selvaggia e incontrollata brama di oro e sangue, di omicidio e arricchimento, per loro istintiva e naturale così come sarebbe potuta essere la brama di carne per un qualunque squalo o ippocampo. Certamente, in maniera del tutto occasionale e priva di reale premeditazione, nel corso del tempo non erano venute meno alleanze fra qualche capitano pirata, dando luogo a ristrette flottiglie utili a contrastare in misura più efficace le difese delle proprie prede o, anche, le organizzazioni militari dei vari regni, volte a proteggere tanto per vie di mare, così come per vie di terra, la salvaguardia del proprio popolo, dei propri sudditi: ma tali alleanze, più prossime a patti di non belligeranza fra diversi equipaggi, fra varie ciurme, difficilmente avevano avuto occasione di perdurare sufficientemente a lungo da essere meritevoli di qualunque citazione all'interno della Storia, un pur semplice riferimento a imperitura memoria per le generazioni successive, dal momento in cui, puntualmente, esse erano sempre prematuramente terminate nel conflitto interno fra i loro stessi componenti, fra le parti in causa, le cui antipatie reciproche non avevano mai tardato a emergere tanto ove vittoriosi, quanto più ove perdenti. Se, infatti, in caso di trionfo contro i propri avversari, a discapito delle proprie prede, i vari capitani e i corrispettivi equipaggi avevano sempre lasciato prevalere la propria avidità, il proprio desiderio di possesso assoluto ed esclusivo, su ogni raziocinio rivolto al futuro, e alle nuove conquiste che pur sarebbero potute essere loro se solo non avessero infranto i patti inizialmente sanciti; in condizioni di sconfitta, gli eventuali superstiti non avevano mai mancato a scaricare ogni responsabilità, ogni colpa sui propri alleati e sull'idea stessa di tale alleanza, spesso e volentieri giungendo, in tal modo, a nuovi e sanguinari scontri fratricidi utili a terminare in maniera definitiva ogni questione rimasta in sospeso.
Per secoli, per millenni, così era stato e, probabilmente, così sarebbe ancora continuato a essere nel presente e in futuro se, all'incirca vent'anni prima, dal nulla, una fanciulla poco più che ragazza, non fosse intervenuta a modificare radicalmente l'assetto politico e organizzativo delle acque interne agli ipotetici confini tranithi e, successivamente, di tutti i mari lì adiacenti. Un cambiamento profondo e incredibile, una mutazione completa e, addirittura, affascinante, quella della quale Nissa Bontor si rese protagonista in sola virtù delle proprie energie, della propria volontà, del proprio intelletto e del proprio carisma, che, probabilmente, sarebbe stato meritevole di essere narrata in dozzine, centinaia di ballate, da ogni bardo non solo di Tranith, ma anche di Kofreya, Y'Shalf e Gorthia, se solo qualcuno sulla terraferma, entro la sicura protezione del blocco continentale di Qahr, ne fosse stato informato, avesse avuto un semplice e banale sentore di una rivoluzione sì importante. Ma per colei che, ancor giovanissima, era riuscita a divenire prima capitano di una nave, e poi commodoro a comando di molteplici navi, e successivamente a prendere addirittura possesso di una piccola isola ai confini del mondo conosciuto, Rogautt, trasformandola nella capitale del proprio dominio e divenendone regina incontrastata, alcuna fama, alcuna notorietà era stata prevista o tributata dal resto del mondo, da un qualunque uomo o donna estraneo alla propria diretta influenza, al proprio esplicito potere. Un silenzio, un disinteresse, forse conseguente all'estraneità del dominio di Nissa rispetto a qualunque consueto potere costituito, tale da negare nelle genti comuni ogni possibile apprezzamento popolare nei confronti di chi della razzia e dell'omicidio aveva reso il proprio scopo di vita; o forse, e non meno probabilmente, conseguente a un dirottato interesse da lei in favore di un'altra figura femminile a lei contemporanea, e dimostratosi, suo pari, altrettanto energica, volitiva, intelligente e carismatica, in un'affinità, non solo psicologica ma anche fisica, tutt'altro che casuale, in quanto sua sorella gemella… Midda Bontor.

Midda Bontor, in origine marinaia e avventuriera, oltre quindici anni prima era stata costretta proprio da Nissa, e dal suo odio per lei, ad abbandonare le vie del mare in favore di quelle di terra, facendo così propria la professione di mercenaria e votandosi, in essa, al compimento non di banali compiti, di semplici incarichi, ma di imprese sempre degne di estasiata ammirazione, ove volte al superamento di ogni limite stabilito, alla realizzazione di quanto, fino a prima del suo arrivo, era stato considerato impossibile, estraneo a ogni umana speranza di realizzazione. In lotta, di volta in volta, contro chimere e tifoni, zombie e negromanti, gargolle e scultoni, nel recuperare reliquie spesso appartenenti al Mito ancor prima che alla Storia, e nel conquistare templi le cui divinità erano state dimenticate da secoli remoti, probabilmente estinte al pari di tutti i propri fedeli, Midda era riuscita, invero senza alcun particolare interesse in tal senso, a divenire già leggenda quand'ancor in vita, venendo in ciò persino accomunata a figure di grandi eroi del passato o di divinità della guerra o della morte, come la dea Marr'Mahew, della quale era da tempo considerata figlia terrena. E proprio in tanta gloria, in tanta fama, forse in maniera accidentale, forse e piuttosto per esplicita volontà della memoria collettiva, per così come promossa e alimentata quotidianamente da bardi e cantori, ella aveva avuto successo nell'offuscare completamente l'eventuale, negativa fama della propria gemella, il cui nome, in effetti, neppure sarebbe stato conosciuto, sarebbe stato ricordato, al di fuori di Rogautt, se non fosse stato per una sua esplicita volontà in tal senso, per un suo definito desiderio volto a informare il mondo intero dell'esistenza di Nissa Bontor e, soprattutto, della sua giurata avversità.
Se, infatti, per quasi quindici anni, l'odio della regina dei pirati era stato apparentemente soddisfatto dall'obbligata scelta della propria gemella, costretta ad abbandonare le vie del mare nella speranza di accontentare, così facendo, la bramosia di sangue alla base della promessa di imporre dolore e morte su qualunque figura a sé prossima nel momento in cui non avesse rinunciato a quanto di più importante aveva dato dimostrazione di tenere nella propria esistenza, il proprio stesso rapporto con gli illimitati orizzonti marini e le infinite avventure lì a lei offerte; in conseguenza a un lungo periodo di assenza, un intero anno, di Midda nei territori da lei abitualmente frequentati, le province di Kofreya e i regni lì confinanti, Nissa aveva voluto rendere propria l'occasione di screditare la fin troppo positiva fama della propria gemella, nonché di offrirle in ciò nuove ragioni di pena nella morte di nuove persone a lei dimostratesi care, se pur esterne ai confini del mare proclamato quale proprio esclusivo dominio, sfruttando a tal fine la propria perfetta somiglianza con lei per agire in suo nome. Ennesima dichiarazione di guerra, quella in tal modo proclamata dall'una, innanzi alla quale l'altra, che pur per tanto tempo aveva cercato di evitare aperto conflitto, non aveva potuto restare ulteriormente in silenzio, decidendo, pertanto, di prendere esplicita posizione in contrasto alla propria gemella e, in tal senso, di approfittare, per la prima volta nella propria vita, della gloria accomunata al proprio nome per far conoscere la sua personale versione dei fatti, a mettere chiunque in guardia dalla profonda differenza esistente fra Midda e Nissa Bontor, per quanto fra loro tanto simili.

E così, all'inizio di quella nuova stagione invernale, conclusiva di un ennesimo e consueto ciclo annuale, ben poche persone, in Kofreya come in Tranith, ma anche in Y'Shalf e in Gorthia, avrebbero potuto affermare di ignorare l'esistenza di una seconda Bontor, dotata degli stessi occhi color ghiaccio e delle sue medesime, generose forme, ma caratterizzata da una ferocia e da una crudeltà sconosciuta alla prima, come suggerito dai versi conclusivi di quella che, ovunque, era ormai conosciuta qual "La canzone di Midda":

In conclusione a troppo narrare
mi auguro potrete rimembrare
che le Bontor sono due sorelle
molto diverse sebbene gemelle:
attenzione quindi a non sbagliare
l'un con l'altra a identificare.

Nessun commento: