11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 2 gennaio 2013

1809


In opposizione a Monca e Amazzone, sorprese a un solo, ma non semplice, passo dal completamento della missione prepostasi, la Progenie della Fenice si concesse occasione di dispiegare le proprie forze nell’unica, e forse allor incompresa, figura di colui che le due donne avevano soprannominato Eunuco, il quale, almeno nel proprio aspetto, nella propria presenza fisica e nella scelta della propria acconciatura di capelli nonché del proprio abbigliamento, non si impegnò a dimostrare particolare mascolinità, concreta occasione di virilità qual pur sarebbe stata necessaria al fine di ovviare a quel sicuramente non gradevole epiteto attribuitogli. Evidentemente, però, o effettivamente avrebbe dovuto essere considerato qual un eunuco o, meno probabilmente, poco o nulla egli si sarebbe interessato a come altri avrebbero potuto considerarlo.
Facente allor sfoggio di un fisico estremamente esile, che in alcun modo avrebbe potuto richiamare alla mente i canoni abitualmente propri di un qualunque guerriero, di un combattente anche non esperto, semplice spacca crani da utilizzare quale spartiacque nel cuore di una battaglia; lo sconosciuto portavoce della Progenie associava a tale caratteristica un volto imberbe, ovale, con zigomi alti e arrotondati, e un mento leggermente appuntito, al di sotto di labbra sottili ed eleganti, qual completamento di un quadro già composto da un naso piccolo e delicato, simile a quello di una donna ancor più che di un giovane, e due grandi occhi verdi, rispendenti al di sopra di una pelle di una tinta delicatamente abbronzata, seppur, probabilmente, non frutto dell’azione del sole, quanto e piuttosto di un retaggio di sangue misto. Quasi l’assenza di barba e dettagli tanto delicati, non fossero sufficienti a contribuire a un contesto d’insieme particolarmente effemminato, quel volto, quel capo, era incorniciato da una moltitudine straordinaria di sottili e lunghi capelli in toni fra il rosso e il castano, composti morbidamente in una lunga treccia che egli sembrava quasi voler enfatizzare nella propria presenza mantenendola adagiata sulla propria spalla destra, a disposizione delle sue mani per qualunque genere di giuoco. Tali estremità, poi, a non tradire minimamente l’immagine così introdotta, non facevano propria alcuna mascolinità, alcuna particolare evidenza di forza, di energia fisica, risultando, anzi, contraddistinte da dita lunghe e affusolate quali neppure alcuna Midda Bontor lì radunata avrebbe saputo dimostrare.
Proprio quelle sue fini dita, in corrispondenza della mano destra, si offrivano delicatamente chiuse attorno alla solida estensione di un lungo ed elegante bastone, un’asta nera alle estremità della quale due sfere di metallo argentato si offrivano qual naturale conclusione, non offrendo tuttavia l’evidenza di alcuna particolare aggressività, di alcuna, concreta, possibilità di pericolo, e pericolo letale, qual pur avrebbe dovuto derivare dal confronto con un’arma… nell’ipotesi che quella, effettivamente, avesse allor da considerarsi qual un’arma e non, banalmente, un ornamento, una sorta di scettro voluto qual parte di quell’insieme, di quell’abbigliamento atto sicuramente a dimostrare qualcosa, sebbene non fosse effettivamente comprensibile cosa. Perché, al di sopra di un petto completamente glabro e lasciato in evidenza fra bottoni non chiusi, una larga e vaporosa camicia bianca sembrava drappeggiarsi sulle sue magre forme, stretta vicino alle mani da due severi polsini, e alla vita dalla cintola dorata di pantaloni blu estremamente aderenti, tanto da rendere difficile nascondere qualunque presenza, o assenza, al di sotto degli stessi, benché non fosse interesse né dell’una, né dell’altra, indagare su quanto, effettivamente, quell’uomo avesse da riconoscersi un eunuco o no. Stretti pantaloni, contraddistinti da sempre eleganti inserti dorati, che, all’altezza dei piedi, cedevano il posto ad altrettanto stretti stivali in lucente pelle nera: non cuoio, ma comunque pelle, pelle, probabilmente, appartenuta un tempo a un qualche rettile, benché fosse difficile, in quel momento, stabilire a quale.
Un’immagine sicuramente elegante, quella da lui offerta, ed, entro certi sensi, forse persino sensuale, nella sensibilità da lui dimostrata nella cura del proprio aspetto, in misura tale per cui, se non fosse stato realmente un eunuco, avrebbe sicuramente potuto attrarre le fantasie di molte donne annoiate e desiderose di provare delle emozioni nuove con un uomo diverso da quelli a cui si sarebbero potute definire abituate. Nel confronto con quella particolare costituzione fisica tanto adolescenziale in un soggetto che pur non avrebbe dovuto riconoscersi più qual tale, facenti propri almeno quattro, forse cinque lustri di vita; tuttavia poche avrebbero dovuto essere considerate le possibilità che la valutazione iniziale delle due donne si sarebbe potuta rivelare inesatta, laddove qualcosa, qualche evento sicuramente spiacevole, evidentemente, doveva esser intervenuto a bloccare il suo sviluppo qual uomo, pur essendo tale.

« Credo proprio che tu avessi ragione, vecchia mia… » sospirò Monca, subito esplicando in merito a cosa la propria compagna aveva avuto ragione « E’ proprio un eunuco. »
« Ora abbiamo solo da comprendere quanto tu, invece, avessi ragione… » ribatté Amazzone, sorridendo alle parole della compagna, e pur non allentando la postura di guardia, non volendo commettere l’errore di sottovalutare il proprio avversario in base al livello di virilità da questi dimostrato « Se sia un frustrato o meno. » puntualizzò.
« Ma su quello non vi è necessità di dimostrazione! » protestò la mora, piegando appena il capo di lato, con fare sornione « Perché tu sei un gran frustrato… non è vero, Eunuco?! »

Sorridendo divertito alle parole delle due donne, il loro avversario non palesò alcuna particolare emozione di risentimento nel confronto con le provocazioni rivoltegli. Al contrario, egli parve essere addiritura deliziato dalle medesime, quasi in esse gli stesse venendo offerta l’occasione di dimostrare la propria superiorità morale, come altrimenti non avrebbe avuto la possibilità di fare.

« Brave… veramente molto brave. E spiritose soprattutto. » applaudì, appoggiando per l’occasione il proprio bastone, la propria lunga asta, sulla spalla sinistra, in contrapposizione alla treccia, sempre mantenuta adagiata sulla destra « E’ sorprendente con quanta ironia siate ancora pronte ad affrontare la morte, malgrado tutto quello che è stato. Malgrado vi siano state offerte molteplici riprove dei poteri della Progenie, delle nostre risorse in vostro contrasto… da qualunque realtà voi proveniate. »
« Poteri?! Tsk… » minimizzò la mercenaria dai disordinati capelli corvini, spingendo appena il proprio braccio destro metallico, terribilmente mutilato, innanzi al proprio corpo, a scudo per il medesimo « Sono pronta a scommettere che qualcuna di noi ha già macellato le vostre bestiole quali manzi condotti al mattatoio. » commentò, in riferimento ai mastini della morte « E non mi pare di ricordare che qualche altro vostro tentativo abbia offerto migliori risultati… » strizzò l’occhio sinistro, con fare complice per quanto in aperta opposizione alle parole del proprio antagonista.
« In effetti… » concordò la donna guerriero dai corti capelli color fuoco, non potendo offrire ragione di torto alle parole della compagna « Ogni vostro tentativo di attacco a Kriarya si è sempre risolto in un nulla di fatto. Da me, così come sono certa anche per ogni mia versione alternativa. E questo a dispetto di quanto giganteschi e quanto osceni fossero i mostri da voi inviati a nostra condanna. »
« Mi correggo. » riprese voce l’Eunuco, continuando a sorridere, seppur con minore ilarità rispetto a quanto pocanzi dimostrata « La vostra non è ironia, ma sfrontatezza. E la sfrontatezza tipica di coloro che non hanno ancora compreso contro quale potere si siano schierate… »
« Eccetera, eccetera, eccetera… » lo scimmiottò Amazzone, ridacchiando con soddisfazione, nell’aver colto una sfumatura di irritazione nei toni dell’altro, per quanto questi avesse cercato di dissimularla « Per carità. Più che un frustrato, questo è il solito esaltato, convinto di poter definire il buono e il cattivo tempo con un sol gesto della propria destra. »
« Temo che tu abbia ragione. » sbuffò Monca, dimostrandosi contrariata nel ritrovarsi contraddetta da quell’evoluzione della situazione « Meglio così… riusciremo forse a evitare la solita filippica su quanto siamo cagne, vacche o quant’altro, a seconda dell’ispirazione del momento. »

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