11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 5 marzo 2017

RM 063


Serena, l’estate volgeva al proprio declivio. Seppur impercettibilmente, le ore di luce avevano iniziato ad accorciarsi, la temperatura aveva incominciato a raffreddarsi, e la natura, in maniera pacata, si avrebbe presto accennato a cedere il passo al primo autunno, con i suoi colori, con i suoi sapori. Molte sarebbero state le sagre che, un po’ dappertutto, avrebbero iniziato a proporre il meglio di quel periodo, a cominciare con i semplici frutti della terra, per proseguire con tutto ciò che da essi avrebbe potuto essere derivato, con particolar attenzione, ineluttabilmente, alle birre e a vini, che più di tutti, ineluttabilmente, avrebbero attirato l’attenzione del vasto pubblico. E tutti, dai piccoli agricoltori e artigiani, fino ai grandi produttori, si sarebbero accalcati con piacere a cercare di vendere quanto più possibile per chiudere quell’anno al meglio, per avviarsi all’inverno nella consapevolezza che tutti i propri sforzi, tutte le proprie fatiche nelle precedenti stagioni, non sarebbero andate sprecate.
Anche per loro, quell’annata, era stata, e sarebbe ancor potuta essere, particolarmente proficua. Negli alpeggi, su in montagna, i nuovi nati, nel bestiame, erano tutti cresciuti sani e forti, e la produzione di formaggi non si era mai dimostrata così eccezionale, tanto nella quantità, quant’anche nella qualità. In valle, altresì, nei campi tutto era cresciuto con tanta vivacità, con tanta esuberanza addirittura, al punto tale che, nei vari raccolti, era stato coinvolto molto più personale di quanto, precedentemente, non ne fosse mai stato impiegato, creando nuovi posti di lavoro che, al di là della loro natura necessariamente stagionale, non avrebbero mai potuto essere disprezzati da alcuno, nel benessere che, comunque, in tutto ciò stava venendo con loro condiviso. E Brote, obiettivamente, alla luce di tutto ciò, non avrebbe potuto considerarsi meno che soddisfatto per la scommessa vinta.

Quando dieci anni prima, con sua moglie, aveva deciso di trasferirsi in quell’angolo sperduto nel Creato, in molti, fra coloro che conosceva e frequentava, avevano criticato la sua scelta. Nessuno, all’epoca, aveva creduto nella sua visione, in quello che egli aveva in mente, ma, imperterrito, era rimasto fedele a sé e al suo proposito, confidando soltanto nelle proprie capacità e nell’unica donna in cui mai aveva riposto le proprie speranze e il proprio destino, colei nella quale, solo, aveva mai avuto chiara riprova di una benevolenza divina nei propri confronti, nel giorno in cui ella aveva accettato l’idea di sposarlo. Così, lontano dalle grandi metropoli racchiuse fra alte mura, lontano dalla folle frenesia nella quale il mondo moderno era precipitato, lontano dalla violenza con la quale entrambi avevano già colmato ogni misura, Brote aveva voluto scommettere in un ritorno a uno stile di vita che qualcuno avrebbe probabilmente considerato più semplice, che qualcuno avrebbe condannato nel termine bucolico, quasi esso avesse a dover essere inteso qual un insulto, sinonimo di un’epoca che, la loro civiltà natale, aveva chiaramente rinnegato in favore di altro.
Gli inizi non erano stati semplici: nel voler imporre un netto taglio con il proprio passato, i due sposi si erano ritrovati da soli, stranieri in terra straniera, con giusto in tasca quei crediti che avrebbero potuto permettere loro di non avere di che preoccuparsi, almeno per i primi tempi. Ma, quasi a voler concedere loro occasione di pace dopo tanti anni di guerra, gli dei avevano permesso alla sorte di arridere a quel proposito, permettendo l’edificazione, quasi dal nulla, di una splendida magione, circondata da alcune migliaia di acri di terra coltivata attorno a loro. Un piccolo regno di pace, il loro, nel quale, esattamente come avevano desiderato quando, dieci anni prima avevano lasciato il loro vecchio mondo, i loro figli avevano potuto crescere in assoluta sicurezza, ben distanti dagli orrori che, altresì, i loro genitori conoscevano molto bene.
Così, Caian e Pares avevano avuto l’incredibile possibilità di vivere la propria infanzia riservando qual proprio unico timore quello del rimprovero di loro madre, nel momento in cui, dimostrando quanto, in fondo, il sangue non avrebbe mai mentito, il loro spirito avventuriero li spingeva in piccole, innocenti imprese nel confronto con le quali, tuttavia, la loro genitrice non si poneva particolarmente entusiasta: non perché ella, alla loro età, non avesse fatto anche di peggio, quanto, e piuttosto, esattamente per quella ragione… nella consapevolezza di quanto, per lei, quello fosse stato mero preludio, crescendo, a missioni più ardite.
Brote amava sua moglie. Amava i suoi figli. E amava quel luogo. A volte, ritrovandosi dolcemente abbracciato al meraviglioso corpo della sua sposa, al termine di appassionati amplessi nei quali ogni notte sembrava essere pari alla prima, non essendo mai diminuito, fra loro, né il desiderio, né la passione; egli si immergeva negli incredibili occhi di lei, nel loro perfetto color ghiaccio, e si domandava se, forse, da parte sua non vi fosse stato dell’egoismo nel proporle tutto quello, nel chiederle di rinunciare a quelle che erano le loro vecchie vite, con tutti i rischi, con tutta la violenza che le aveva sempre contraddistinte, ma, anche, con quell’eccitazione l’ebbrezza della quale ben sapeva dominare le menti di persone come loro, per seguirlo lì, a vivere quella vita contadina. Ma poi, nel sorriso di lei, in quelle morbide labbra carnose nelle quali amava smarrirsi con i propri baci, egli vedeva dissiparsi ogni dubbio, ogni timore, con la certezza che mai, una donna come lei, lo avrebbe seguito se solo non lo avesse voluto, se solo quella vita non fosse stata anche da lei desiderata, forse non tanto per se stessa, ma, certamente, per i propri figli.
In tutto ciò, il guerriero che Brote era stato un tempo, era ormai qualcosa di lontano, un’ombra perduta nelle pieghe del tempo. Non tanto a livello fisico, quanto, e piuttosto, nella propria mente. Con un viso severamente mascolino, incorniciato da scalati capelli brizzolati, fra il grigio e il bianco, e contraddistinto da due ardenti occhi a metà fra l’azzurro e il grigio, capaci di trasmettere una chiara sensazione di incredibile vitalità, superiore a quella di molti altri più giovani di lui; con spalle larghe, braccia forti, mani grandi, un corpo vigoroso mantenuto sicuramente tale dal duro lavoro nei campi al quale, malgrado tutte le persone alle sue dipendenze, egli non aveva mai disdegnato di adempiere personalmente; e pur considerando quei dieci anni in più rispetto alla sposa che lo ponevano ormai prossimo al mezzo secolo di vita, e di una vita mai vissuta particolarmente a riposo; egli avrebbe potuto vantare di essere, nonostante tutto, un uomo ancora incredibilmente attraente e, soprattutto, un avversario potenzialmente letale per chiunque gli si fosse parato innanzi. Tuttavia, per lui, la guerra non era mai stata una vocazione, quanto, e piuttosto, una scelta: l’aveva abbracciata, nella propria vita, perché, all’epoca, era tutto ciò che avrebbe potuto essergli offerto dal destino, e tutto ciò che, riteneva, il destino avrebbe potuto offrirgli. Quando, però, nella sua vita era entrata lei, per quanto, chiaramente, per lei la guerra fosse effettivamente una vocazione, e in essa fosse dannatamente brava, Brote aveva iniziato a sognare altro, a desiderare altro… aveva iniziato a lavorare, innanzitutto dentro la sua testa, per costruire tutto quello che, ormai, era il loro presente.
E, così, per quanto fisicamente non fosse meno dell’uomo che era dieci anni prima, mentalmente era cambiato, era cambiato completamente. Forse era cambiato anche troppo.
Impossibile a dirsi, quella sera, cosa sarebbe potuto accadere se soltanto egli fosse stato ancora l’uomo di un tempo. Impossibile a immaginarsi, quella sera, in quali diverse direzioni il destino avrebbe potuto evolvere se soltanto il guerriero che egli era un tempo non avesse ceduto il passo all’agricoltore.
… la sola cosa certa, quella sera, purtroppo per Brote fu la fine del loro idillio.

Tutto accadde in maniera estremamente rapida e macabramente silenziosa.
Un istante prima la loro vita era quella che sempre era stata, nel corso di quegli ultimi dieci anni. Conclusa la cena, e complice l’ultima luce della sera, Caian e Pares erano intenti a giocare serenamente con altri bambini nel cortile interno della magione, circondati e, ipoteticamente protetti, da un ampio chiostro di forma dodecagonale che, a partire dall’edificio centrale di due piani, occupato dai proprietari, si apriva in due ampie ramificazioni di un solo livello, ospitanti altri, più modesti ma non per questo spiacevoli, alloggi, dove ai loro dipendenti assunti a tempo indeterminato era stata offerta la possibilità di vivere con le proprie famiglie, quasi come all’interno di una piccola comunità. Brote, stanco per la giornata di lavoro nelle vigne, non avendo ragione per preoccuparsi di nulla, laddove nulla, in quegli ultimi dieci anni, era mai giunto a turbare la loro quiete, ciondolava placidamente in una stanza che aveva voluto adibire a biblioteca, e nella quale, nel corso degli anni, si era premurato di raccogliere quasi seicento volumi cartacei, una piccola rarità della quale andava estremamente fiero, e che, per i suoi figli, era divenuta la principale fonte di istruzione: era lì giunto per poter controllare un volume in particolare, un libro che sapeva essere molto caro a sua moglie e che, dopo tanto tempo, quel pomeriggio era stato acquistato da un suo delegato, durante una visita in città. Non era esattamente in condizioni perfette, ma, con un minimo di restauro, sarebbe ritornato come nuovo… e, ne era certo, ella lo avrebbe sicuramente apprezzato, come dono.
Un istante prima la loro vita era praticamente perfetta. Un istante dopo… le grida.
Una dozzina di bambini, impegnati a giocare in cortile, non avrebbero mai avuto a poter essere considerati silenziosi. Ma, quando al primo urlo, si unirono molti altri, palesando l’evidenza di una chiara ragione di terrore, Brote non ebbe esitazione alcuna a lasciar cadere a terra il libro che stava ancora sfogliando per correre verso la prima finestra sul cortile interno. E fu allora che li vide: sopra il cortile interno, due navette si mantenevano in sospensione antigravitazionale e, da portelloni aperti, numerose corde erano state calate per far scendere, a terra, due dozzine di chimere…

« Predoni! » gridò a pieni polmoni, lasciando tuonare la propria voce sopra tutte le altre « Alle armi! »

Le chimere, tuttavia, non si dimostrarono intimorite dall’attenzione rivolta loro. Al contrario.
Agendo con assoluta tranquillità, seconda solo alla propria brutalità, esse iniziarono a falciare a colpi di plasma chiunque ebbe la sventurata iniziativa di pararsi innanzi a loro, dimostrando riguardo soltanto per i bambini che, terrorizzati, cercavano di fuggire per come potevano: un riguardo, quello destinato ai più giovani, che non avrebbe avuto a dover essere considerato tuttavia fine a se stesso, quanto, e piuttosto, motivato da un interesse ben preciso... quello volto a rapirli.
Brote, vedendo una chimera rincorrere Caian e Pares proprio sotto il suo sguardo, proprio sotto la finestra dalla quale si era affacciato, smise di ragionare: in un attimo, l’uomo che era stato in quegli ultimi dieci anni parve cedere il passo al guerriero di un tempo e, con un grido quasi disumano, egli scavalcò il davanzale e, dal primo piano, saltò fino a terra, andandosi ad abbattere, con straordinaria furia, su quel mostro alieno dalle fattezze di licantropo, un canissiano, attorno al collo del quale ebbe a stringere le proprie braccia in un gesto quasi innato, per poi storcerlo con terrificante violenza, in un movimento secco che ne spezzò la colonna vertebrale, sancendone la morte. Tuttavia, e al di là di quella piccola, repentina vittoria in difesa dei suoi figli, egli non aveva agito come il guerriero di un tempo: perché, un tempo, egli non si sarebbe esposto, disarmato, in maniera tanto sciocca a un gruppo così numericamente superiore di avversari.
L’ultima cosa che Brote ebbe possibilità di pensare, innanzi a una scarica di plasma diretta contro di lui, fu il nome della sua amata, nella triste consapevolezza che non l’avrebbe più rivista…

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