11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 19 marzo 2017

RM 077


Desmair.

Se qualcuno avesse chiesto a Midda Bontor di poter ritrarre l’immagine stessa dell’egocentrismo più sfrenato, dell’arroganza più spinta, della sfrontatezza più spudorata e della misoginia più pura, ella non avrebbe avuto esitazione alcuna nel descrivere una creatura alta più di sette piedi, per un peso superiore alle trecentotrenta libbre, con una pelle glabra simile a cuoio rosso, muscoli oscenamente sviluppati, zoccoli al posto dei piedi e, sopra la testa calva, due enormi corna d’avorio al di sopra di due orecchie appuntite. Una creatura caratterizzata, inoltre, da un volto soltanto vagamente assimilabile a un viso umano, con due piccoli occhi gialli e un naso tanto aquilino e un mento sì prominente da sembrar quasi potersi congiungere nelle proprie estremità, la quale, al di là dell’immagine quasi grottesca in tal maniera delineata, avrebbe avuto a doversi considerare non pari una semplice fantasia, al frutto di un’immaginazione persino non particolarmente originale nel proporre, in tal maniera, l’idea più classica di un demone, quanto e piuttosto, una persona in carne e ossa, una persona che, proprio malgrado e fortuna, Guerra conosceva molto bene, una persona abituata a rispondere al nome di Desmair.
Retorico, a partire da una tale descrizione, sarebbe stato evidenziare quanto Desmair non fosse umano. Chimera o, più precisamente, appartenente alla tanto antica, quanto quasi estinta, razza degli flegetauni, egli avrebbe avuto a dover essere considerato, al pari di Har-Lys’sha, e forse persino più di lei, un mezzosangue, in quanto figlio di un flegetauno puro, il famigerato signore della guerra Kah, e di una sua concubina umana, di nome Anmel Mal Toise. In quanto flegetauno, Desmair avrebbe potuto vantare dalla propria alcune caratteristiche estremamente peculiari: una straordinaria forza, un’incredibile resistenza e, ultimo ma non per questo meno importante, una stupefacente capacità rigenerativa, tali da poter offrire l’illusione di invulnerabilità o, ancor più, immortalità. Ma se pur, all’atto pratico, non avrebbe avuto a dover essere considerato né immortale, e neppure invulnerabile, indubbiamente egli avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual un potenziale avversario degno di nota, soprattutto nel considerare come, anche di fronte agli effetti di un’arma laser o al plasma, avrebbe avuto quiete possibilità di sopravvivenza, a meno di non essere immediatamente disintegrato nella maggior parte del proprio organismo, a partire dagli organi vitali.
Simile condizione di innata superiorità nei confronti di qualunque ipotetico antagonista, sicuramente, non aveva contribuito allo sviluppo, in Desmair, di un qualunque sentimento di umiltà, o di uno spirito volto alla moderazione dei propri gesti e delle proprie parole, donandogli un carattere che definire difficile avrebbe avuto a dover essere inteso come un abuso stesso del concetto di eufemismo. Aggiungendo a ciò l’evidenza delle sue origini, figlio, pur non propriamente voluto, di un signore della guerra potente come Kah, certamente in lui difficile avrebbe avuto a poter essere individuato qualunque barlume di altruismo, qualunque ombra di cameratismo, tale da non permettergli di considerare se stesso alla pari di un semidio e utile, piuttosto, a giustificare la sua presenza nelle schiere di un banda di fratelli e sorelle d’armi, come quella che, negli anni, si era riunita in maniera spontanea attorno a Guerra. Tuttavia, la foto di gruppo che aveva guidato, in quegli ultimi mesi, Midda Bontor da un lato all’altro dell’universo, in un percorso tanto lungo quanto, indubbiamente, redditizio, nell’essere riuscita a riunificare, quasi per intero, la propria antica compagnia, non avrebbe avuto a poter essere considerata qual una menzogna: e lì, proprio alle spalle di Duva Nebiria e di Ja’Nihr Noam’Il, inoppugnabilmente distinguibile, avrebbe avuto a dover essere considerata proprio la figura di Desmair, intento in un raccapricciante sorriso divertito.
La motivazione celata dietro a tale arcano, in realtà, avrebbe avuto a dover essere considerata squisitamente semplice, per quanto, parimenti, non così banale: il giorno in cui Midda Bontor, Guerra, era comparsa alla corte di Kah e lo aveva sconfitto, lo aveva ucciso, per riscattare, in tal maniera, Av’Fahr Noam’Il, fratello di Ja’Nihr, ella aveva involontariamente reso uno straordinario servigio anche a Desmair, liberandolo, inaspettatamente, dall’incredibile giogo del padre sotto l’oppressione del quale, sino a quel momento, aveva vissuto buona parte della sua estremamente lunga esistenza. E, in questo, ella aveva acquisito un importante credito nei confronti del flegetauno… un credito che, negli anni successivi, aveva tentato di riscuotere, almeno in parte, con la collaborazione, volontariamente riconosciutale, di Desmair nelle proprie azioni, nelle proprie missioni. Così, legato da un difficilmente comprensibile senso d’onore nei riguardi di colei che aveva assassinato suo padre, egli aveva accettato di seguirla e di prendere parte alle lotte, alle battaglie, alle guerre che ella avrebbe combattuto, in un sacrificio che, da parte sua, avrebbe avuto a dover essere considerato straordinariamente minimale, nell’amare, intimamente, l’idea di poter ammazzare gente e, ancor più, nell’avere innanzi a sé da vivere potenzialmente un numero così alto di anni da poter interpretare, tutto quello, qual un semplice momento di intervallo, uno sfogo, una distrazione dall’altrimenti abitudinaria esistenza quotidiana.

Trascorsi dieci anni dal loro ultimo incontro, Desmair, rimasto solo e privo di quelle pur piacevoli distrazioni offertegli dal vivere costantemente immerso nelle guerre, perennemente circondato dalla morte, aveva abbracciato il retaggio di suo padre e, in questo, era divenuto, a sua volta, un signore della guerra. Radunato attorno a sé un vero e proprio esercito di tagliagole provenienti da ogni parte dell’universo e da lui accuratamente selezionati, egli aveva preso possesso di un intero sistema solare, il sistema di Poleih-Ra, lì fondando la capitale del proprio piccolo impero, e, da lì, cercando di dare un senso alla propria quotidianità nell’orchestrare traffici, estorsioni, omicidi e, persino, stragi, talvolta per mero diletto personale, in altre occasioni per motivazioni più politiche, al fine di sancire alleanze, ottenere favori e privilegi, o, banalmente, liberarsi della concorrenza più scomoda.
Al suo servizio, in tutto ciò, non avrebbe potuto ovviare a mancare un utile servizio informativo, gli uomini all’interno del quale era solito definire scherzosamente quali i suoi Spettri, nella loro utile capacità di giungere là dove alcuno avrebbe potuto ritenere possibile e riportargli informazioni che, altrimenti, avrebbero avuto a dover essere considerate inaccessibili. E proprio grazie ai suoi Spettri, Desmair aveva potuto essere informato, forse per primo, di quanto accaduto a Midda Bontor, in ampio anticipo sulla successiva diffusione di tale notizia, e, soprattutto, di quanto poi ella avesse iniziato a compiere, richiamando attorno a sé tutti i loro antichi alleati...

« Sai… » esordì Desmair, con un sorriso necessariamente sornione, nel momento in cui ella ebbe a presentarsi innanzi a lui, con al seguito tutta l’allegra combriccola « … sono ancora incredibilmente in dubbio sull’avermi a considerare offeso o, piuttosto, deliziato dal fatto che tu mi abbia tenuto quasi per ultimo, nella tua lenta ricerca di alleati sicuri. » meglio specificò, seduto su un vero e proprio trono, gigantesco nell’essere commisurato con le sue dimensioni, così osservando, dall’alto in basso, tutti loro « Avevi timore di non essere in grado di convincermi a seguirti o, forse, avevi timore… e basta? »
« Desmair. » scandì ella quel nome, con lentezza, nel cercare di sfruttare il tempo concessole da quelle sillabe per concentrarsi sul proprio obiettivo, al di là dell’evidenza di quanto, comunque, quell’essere fosse ancora in grado di irritarla anche soltanto respirando « So che le nostre storie personali, così come le nostre stesse identità, ci rendono fondamentalmente incompatibili… e so quanto, in tutto questo, la nostra passata relazione sia stata sovente, per entrambi, ragione di problemi. » argomentò, con tono fermo « Ma so anche che tu sei un elemento chiave di questa formazione… e che, se desidero poter riabbracciare i miei figli, ho bisogno anche di te, così come di chiunque altre. »
« Probabilmente avresti bisogno soltanto di me, a prescindere da chiunque altro… » puntualizzò egli, offrendo riprova della propria mirabile modestia « Ma la vera domanda è… cosa ci potrei ricavare io da tutto questo? Dieci anni fa, quando ci siamo salutati, hai considerato sciolto ogni mio debito nei tuoi confronti. » le volle ricordare, con un amplio sorriso, di bianchi denti fra rosse labbra, vermiglie, per la precisione, al pari del resto del suo viso e del suo intero corpo « Quindi… se io ora ti aiutassi in questo tuo affare di famiglia, probabilmente saresti tu a contrarre un debito con me. » finse di riflettere ad alta voce, in una linea di pensiero che, sicuramente, doveva aver già percorso più e più volte prima di quell’incontro « O sbaglio? »

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