11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 23 marzo 2017

RM 081


« Questo non è importante… » commentò Guerra, negando categoricamente qualunque genere di rilievo per tale informazione, per quel particolare, quasi come se il fatto che i suoi figli potessero essere ovunque nell’universo noto avesse a doversi considerare mero rumore di fondo, addirittura un disturbo, una distrazione nel confronto con un’altra, più solida, concreta realtà, alla quale tutti loro avrebbero dovuto rivolgere la propria attenzione.
« In che senso…? » questionò la gemella, incerta nell’aver effettivamente compreso quanto ella desiderasse in tal maniera comunicare, laddove non avrebbe potuto realmente giudicare trascurabile l’evidenza derivante dal non conoscere la posizione dei suoi figli, non a meno di non aver perduto completamente ogni barlume di senno o, piuttosto, di aver maturato consapevolezza nel merito di una qualche più rilevante necessità nel merito della loro salvezza, qualcosa nel confronto con il quale persino simile evidenza avrebbe necessariamente perduto di significato.
« Nel senso che, se davvero altri bambini sono tenuti prigionieri in così tanti mondi, noi non recupereremo soltanto i miei figli, ma ci impegneremo a liberare tutti… e a restituirli alle loro famiglie! » decretò con tono fermo, non quello di una persona aperta al dialogo, al confronto, quanto e piuttosto quello di chi già saldamente ancorato a una decisione, a una scelta, e, da quella, inamovibile, per questioni trascendenti qualunque raziocinio, qualunque logica, e ricollegabili, in maniera straordinariamente mirata ai propri valori, alla propria identità.

Una decisione importante, una dichiarazione forte, quella della donna, che non poté ovviare a suscitare reazioni in tutti i suoi compagni e compagne d’armi lì riuniti, a partire da semplici espressioni non verbali sino ad arrivare a più palesi repliche, per lo più a favore, ma, in un singolo caso, prevedibilmente contro.

« Concordo in maniera più totale con Midda! » sancì Heska, annuendo a quella proposta con vivo trasporto.
« Non avrei saputo dirlo meglio… » quasi ebbe a sovrapporsi la voce di Ma’Vret, confermando la prima replica raccolta.
« La tua strada è la mia strada. » confermò Carsa, a differenza delle precedenti reazioni allor non motivata da una qualche diretta esperienza genitoriale e, ciò non di meno, decisa a restare accanto alla propria amica in qualunque scelta, senza sollevare né esitazioni né dubbi.
« Non credo che potremmo più guardarci serenamente allo specchio se non ci impegnassimo a salvare tutti quei bambini… » argomentò Be’Wahr, in quel plurale sicuramente coinvolgendo proprio fratello ma, forse, estendendo la questione più in generale a tutti i presenti, qual un quieto monito di ordine morale.
« … ma state scherzando, spero. » intervenne, in maniera non così sorprendente, Desmair, rivolgendosi in aperta critica a coloro che si erano appena espressi in maniera più o meno palese e, soprattutto, alla mozione così proposta da parte di Guerra, in contrasto alla quale difficilmente avrebbe avuto a potersi considerare d’accordo, soprattutto nel confronto con la più totale mancanza di entusiasmo da lui fin da subito dimostrata nei confronti di quella nostalgica adunanza « Posso ancora sforzarmi di giustificare, non di comprendere, l’affetto che potete provare verso un’ex compagna d’armi e, nel frangente specifico, verso una coppia di marmocchi che probabilmente nessuno di voi ha mai avuto occasione di incontrare in passato. Ma, fino a prova contraria… non siamo un’opera di carità, e un conto è riconoscere un favore a una vecchia amica a cui hanno da poco ammazzato il marito e rapito i figli, un altro, ben diverso, è quello di dar vita a una guerra in contrasto a una simile organizzazione criminale, tanto capillarmente diffusa. »

Anticipando allora due pronte risposte, in termini non propriamente educati, che stavano per scaturire, quasi in stereofonia, tanto da Midda quanto da Nissa, a zittire il provocatore, qual ai loro occhi, in tutto quello, non avrebbe avuto a poter essere altrimenti considerato; fu tuttavia un’altra voce a richiedere l’attenzione, provenendo, allora, da una delle poche lì presenti, sedute a quel tavolo, a essere rimasta, sino a quel momento, in silenzioso ascolto dei fatti in loro possesso.

« Desmair… te ne prego. » scandì con tono tranquillo Lys’sh, offrendo un lieve sorriso in direzione dell’unica altra chimera, oltre a lei, di quel pur eterogeneo gruppo « Definire questa come “guerra” significherebbe banalizzare tutto ciò per cui, nel corso degli anni, la nostra storia, come gruppo, è divenuta leggenda. Le guerre sono ben altre cose, e tutti noi lo sappiamo benissimo... » sottolineò, scuotendo appena il capo « Questa, al più, sarà pressoché una missione di allenamento per tutti noi, dopo tanti anni, da parte di qualcuno, me per prima, di inattività nel settore! »
« Ciò non cambia il mio punto di vista… » minimizzò, stringendosi appena fra le spalle « Continuo a non cogliere ragioni per sobbarcarci il recupero di tutti i bambini rapiti e, addirittura, la riunificazione dei medesimi alle loro famiglie. » ribadì, quasi sbuffando « Quello è un compito da servizi sociali… non da guerrieri. »
« E allora… » fu sul punto di riuscire a dichiarare Midda, nel conquistare diritto di parola quando, ancora una volta, l’ofidiana le si sovrappose, lasciando sfumare quella considerazione nel nulla.
« E allora è proprio per questa ragione che sarà utile impegnarci a tramutarlo in un compito da guerrieri! » propose la giovane « Affinché non si abbia a ricordare i nostri nomi, in questa vicenda, quali associati all’idea di servizi sociali, quanto e piuttosto quali quelli di coloro che, non paghi di limitarsi a salvare i figli di Midda, hanno deciso di ripulire sistematicamente l’intero universo noto dalla presenza di questa Loor’Nos-Kahn… »

Per un fugace momento, il silenzio calò all’interno della stanza, permettendo a tutti di avere la possibilità di soppesare le parole appena udite e, soprattutto, di ammirare la straordinaria abilità diplomatica di cui, in quel momento, si era dimostrata capace Lys’sh, riuscendo a offrire un’interpretazione della questione in termini potenzialmente impossibili da rifiutare per principio, così come, chiaramente, Desmair aveva offerto riprova di volersi impegnare a compiere, e, soprattutto, utili a non leggere in quella scelta una svolta buonista alle loro attività, nel recupero dei pargoli rapiti, quanto, e piuttosto, il consueto desiderio di sangue e morte per soddisfare il quale, in passato, si erano sempre dimostrati straordinariamente capaci, tanto singolarmente, quanto e ancor più come gruppo. Anche Midda e Nissa, evidentemente, si resero conto, malgrado tutte le emozioni coinvolte in ciò, di quanto l’intervento dell’amica avesse a doversi riconoscere qual volto a far leva sulla psicologica di Desmair, non tentando di imporgli qualcosa che non avesse a desiderare, quanto, e piuttosto, spingendolo a desiderare di poter essere messo in condizione di agire, e agire secondo le proprie più intime prerogativa. E così, entrambe le donne ebbero a costringersi a tacere, attendendo la replica di che, necessariamente, avrebbe avuto a dover seguire quell’intervento.
E se, alla fine, il flegetauno ebbe ad accettare le parole dell’ofidiana perché realmente convinto dalle medesime o, piuttosto, perché ebbe a ritenere le stesse sufficientemente giustificative per un suo quieto coinvolgimento nella questione senza, in ciò, vedere la propria egocentrica immagine essere posta in dubbio, non poté essere chiaro ad alcuno, anche laddove, comunque, chiara ebbe a risultare l’ultima sua parola a tal riguardo…

« E sia. »

Un’affermazione, la sua, che ebbe a risuonare persino profetica alla prospettiva così offerta nel merito dell’estinzione dell’intera Loor’Nos-Kahn, giacché, quei dodici, così riuniti, non avrebbero mai potuto essere non soltanto sconfitti, ma anche, e semplicemente, contenuti, frenati o rallentati nel proprio incedere, nella propria violenta carica, nel confronto con la quale nulla avrebbe potuto resistere, nessuno avrebbe potuto sopravvivere.

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