11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 28 marzo 2017

RM 086


« Posso dire di essere stanco di aspettare…? »

A esprimere tale lamento, nel mentre in cui, con fare annoiato, ebbe a passarsi le enormi mani sul grottesco volto, fu Desmair, il quale, sinceramente, avrebbe preferito ovviare all’inutile perdita di tempo per lui rappresentata da quella missione esplorativa, in favore di un’azione più diretta, di un intervento più deciso, anche azzardato e, ciò non di meno, più appagante, più divertente, rispetto a quella, per lui estenuante, attesa per il ritorno di Carsa e Lys’sh.
Le due donne erano via già da un paio di ore e, secondo i piani concordati, nessun allarme avrebbe avuto a dover coinvolgere il resto della squadra prima di almeno altre due ore, giacché, nel considerare l’ampiezza del luogo, della roccaforte nella quale esse si erano sospinte, soltanto sciocco, superficiale, sarebbe stato presumere un tempo inferiore per garantire loro occasione di raccogliere sufficienti informazioni prima di fare ritorno. Ciò non di meno, quella paziente attesa non si conciliava in maniera spontanea, naturale, con i caratteri di tutti i presenti. Al contrario…

« Considerando che è forse la sesta volta che lo ripeti, ritengo che tu abbia piena facoltà di dirlo. » osservò Nissa, non senza una certa contrarietà a tal riguardo « Per quanto ciò mi dispiaccia… » evidenziò, a non lasciare tutto ciò qual mero sottinteso, non volendo concedere all’interlocutore scusa utile a equivocare il significato di quel suo commento.
« Non biasimarmi. » suggerì egli, scuotendo il grosso e pesante capo ornato da corna, la punta delle quali, quasi, giungeva a sfiorare il soffitto dell’interno della nave, quand’egli si poneva in piedi, qual pur, in quel particolare momento, non era, nell’ingannare il tempo seduto, giocando a solitario con un mazzo di carte trovato a bordo della Jol’Ange, la nave su cui era imbarcato insieme al proprietario della stessa, Salge, alla cacciatrice un tempo al servizio di suo padre, Ja’Nihr, a Duva, alla stessa Carsa e, ovviamente, alla sorella di Guerra, con cui, in quel frangente, si stava riservando occasione di discussione « Io, per lo meno, sto dicendo quello che penso… al contrario di un po’ dei nostri amichetti qui attorno. »

Invero, oltre a Desmair, per quanto diversamente da lui non così espliciti, diretti, persino sfrontati, nel prendere posizione a tal riguardo, avrebbero avuto a dover essere considerati altri elementi in favore a un diverso approccio, fra coloro a bordo delle due navi attraccate al porto lunare. E di questo, un manipolatore nato qual egli era, non avrebbe potuto ovviare a rendersene perfettamente conto.

« Cosa vorresti lasciar a intendere…? » questionò la donna, replicando più per disattenzione che per reale interesse a quel proposito, soprattutto laddove, obiettivamente, ella non avrebbe voluto concedere a quell’essere ulteriori legittimazioni a parlare, a insistere nella direzione lungo la quale egli già troppo aveva indugiato in quelle ultime due ore « … no. Non mi rispondere. Non voglio saperlo. » tentò di correggersi, rendendosi tardivamente conto del proprio errore, della disattenzione che l’aveva così contraddistinta.
« Che non sono l’unico che preferirebbe un approccio contraddistinto di minore esitazione. » asserì sorridendo, sinceramente felice per la domanda destinatagli, dal momento in cui, in tal maniera, avrebbe potuto permettersi di alzare la posta così come, fino ad allora, non si era ancora osato compiere « O vuoi fingerti così tanto ingenua da non comprendere, da non immaginare quanto tu sorella, innanzitutto, ma anche Duva e Salge, qui presenti, e, probabilmente, Howe e Be’Wahr, sull’altra nave, sarebbero decisamente più appagati dal poter danzare all’interno di una violenta battaglia rispetto a marcire nell’immobilismo così impostoci…? »

Duva e Salge, ovviamente abbastanza prossimi dal poter udire senza alcuna fatica, senza la benché minima possibilità di fraintendimento, le parole in tal maniera scandite, non riuscirono a ovviare a scambiarsi uno sguardo chiaramente imbarazzato, sinceramente colpevole, così come se fossero stati sorpresi a fare qualcosa di proibito, qualcosa nel merito del quale non avrebbero avuto a doversi sospingere, rei e colti, in tutto questo, in piena flagranza di reato.
Non una parola, quindi, ebbero coraggio di pronunciare nel cercare di smentire l’accusa loro rivolta, così come, del resto, non una parola fu quella che Nissa ebbe cuore di sollevare a difesa della propria gemella, il cui carattere, la cui irruenza, indubbiamente avrebbero dato ragione a Desmair e alla sua non gratuita osservazione: e il fatto stesso in base al quale, in quel momento, era stata garantita a Carsa e Lys’sh la possibilità di anticiparli, in una ricognizione valutativa nel merito di quell’edificio, di quella roccaforte sepolta, altro non avrebbe avuto a dover essere letto se non l’impegno ad agire con adeguata prudenza, nel rispetto di una necessaria pianificazione, invero più espresso per volontà della stessa Nissa Bontor che della sua identica consanguinea Midda Bontor.

« Il tuo silenzio è la più palese conferma di cui avrei mai potuto avere necessità… » osservò il flegetauno, non privo di evidente soddisfazione personale, nel porre in scacco l’interlocutrice, dopo che questa gli aveva riservato un comportamento così chiaramente indisponente, quasi avesse a doversi scusare per qualcosa anche ove, invero, innocente sotto ogni punto di vista… o, quantomeno, non più colpevole rispetto ad altri loro commilitoni « E dimmi… a dividerci in questa maniera, a bordo delle due navi, sei stata tu o Midda? » incalzò, non pago del successo in tal maniera appena riportato « Perché, probabilmente, fossimo stati tutti insieme, la tua sorellina, senza qualcuno di più prudente, di più misurato a frenarci, a quest’ora ci saremmo già avviati a trovare una più rapida conclusione all’intera questione… » ipotizzò, in implicito riferimento agli stessi nomi pocanzi elencati, coloro che, probabilmente, meno pazienza si sarebbero riservati, altrimenti.
« Il tuo punto qual è, Desmair…? » intervenne Ja’Nihr, prendendo voce nella questione in supporto a Nissa, non avendo piacere nel concedere al sodale, al fratello d’arme, di insistere a sproposito in quella direzione, nell’intuirne le ragioni, non con minore acume rispetto a quanto da lui dimostrato « Perché, per come la vedo io, stai cercando occasione di attaccar rissa con Nissa soltanto per ingannare il tempo… »

E, in questa occasione, fu il turno della chimera di tacere, giacché la cacciatrice, dalla propria, avrebbe potuto vantare non minor ragione di quanta egli potesse aver pocanzi dimostrato nel cogliere i limiti dei caratteri degli altri, degli animi irrequieti dei loro compagni e compagne che, allorché attendere, avrebbero preferito agire. Un’inquietudine che, egli, aveva quietamente ammesso di condividere e che, in effetti, altra non avrebbe avuto a dover essere identificata alla base di quella piccola polemica, possibile propizia occasione per garantirgli di spendere qualche minuto, qualche dozzina di minuti se la questione si fosse adeguatamente ingigantita, dietro a quella polemica obiettivamente fondata sul nulla.
Ma se anche, in un primo istante, Desmair accusò il colpo, il silenzio nel quale ebbe estemporaneamente a rifugiarsi non durò a lungo, laddove, pur in tal modo scoperto nelle proprie intenzioni, la questione avrebbe potuto ancora concedergli qualche minuto di svago se avesse giocato adeguatamente le proprie metaforiche carte, in quella nuova partita, condivisa, prima, con Nissa e, poi, con Ja’Nihr, decisamente più interessante dell’inutile solitario per lui in corso nel contempo…

« E se anche fosse…? » replicò pertanto, stringendosi fra le spalle quasi a minimizzare il valore di quell’implicita ammissione di colpa « … tutto questo è così dannatamente noioso che, francamente, il mio impegno a trovare un modo per ingannare il tempo avrebbe a dover essere esaltato nella propria iniziativa, anziché ostracizzato. »

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