11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 25 settembre 2017

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Fra i vari indizi che avevano permesso a Midda di spingersi, con sufficiente sicurezza, a formulare l’azzardo rappresentato da quel gesto, da quel per lei del tutto inconsueto rifiuto della pugna in favore di un tentativo di comunicazione, un particolare importante, un dettaglio delicato, avrebbe avuto a doversi considerare quello derivante dall’assenza di qualunque evidenza di abbordaggio della Kasta Hamina, benché la realtà dei fatti stesse lì suggerendo l’esatto opposto. Non solo, infatti, la presenza degli scudi energetici, così come di un comunque robusto scafo, avrebbe reso decisamente complicata l’eventualità di un approccio discreto alla nave di classe libellula, ma, anche e ancor più, particolarmente complesso sarebbe stato, malgrado lo sfasamento dei motori, poter prendere in considerazione l’eventualità che tali creature potessero essere arrivate sino a loro nuotando quietamente nello spazio siderale senza, in ciò, essere in alcun modo rilevate dai loro sistemi, dai sensori della nave.
Escludendo razionalmente, pertanto, l’eventualità che quelle creature potessero essersi sospinte sino a loro dallo spazio esterno, trovando occasione per penetrare attraverso gli scudi e lo scafo, l’unica soluzione a cui l’ex-mercenaria avrebbe potuto aggrapparsi sarebbe stata quella di una presenza pregressa a bordo della nave. Presenza pregressa che, quindi, avrebbe potuto far sorgere l’idea di un gruppo di clandestini, introdottisi a bordo della nave prima della loro partenza e lì rimasti in attesa del momento più opportuno per prendere possesso della nave, attraverso un’azione di forza qual, in fondo, la loro, in quel frangente, avrebbe potuto apparire. Ciò non di meno, ancora una volta, Midda aveva voluto scommettere su un’altra ipotesi, un’ipotesi ben diversa, e un’ipotesi volta a rappresentare, in maniera del tutto inedita, quei mostri, quelle creature tanto aliene e tanto aggressive, non al pari degli antagonisti della vicenda, quanto e piuttosto quali semplici vittime: un pensiero, il suo, non ovvio da elaborare, soprattutto per colei che, per quasi trent’anni, nella propria vita, si era abituata a cacciare e uccidere qualunque genere di mostruosità, per lavoro così come per semplice desiderio di sfida, di competizione con il proprio stesso destino, il quale avrebbe avuto a doversi riconoscere qual quietamente abituato a offrirle simili opportunità, tali possibilità d’impresa, ad accrescere, a dismisura, la sua fama, il suo nome; e, ciò non di meno, un pensiero al quale ella aveva voluto volgere la propria attenzione, sino, addirittura, a definire quella propria pericolosa scommessa, alla luce di quanto in quell’ultimo anno ella si era ritrovata costretta ad apprendere, all’obbligato ampliamento dei propri orizzonti, volto a non semplificare più la realtà a sé circostante definendo qual mostri qualunque entità estranea alla sua concezione di umanità, in un concetto del quale, tanto chiaramente, tanto palesemente, e pur tanto discretamente, anche la stessa Lys’sh sembrava voler essere per lei costante esemplificazione e promemoria.
E se pur, forse, in passato ella avrebbe potuto aver commesso qualche errore di giudizio nel volgere indiscriminatamente la propria violenza in contrasto a gorgoni e tifoni, a ippocampi e scultoni, a draghi e cerberi, non riservandosi, invero, mai alcun dubbio sulla legittimità delle proprie decisioni, delle proprie scelte, nel decretare la fine di tali creature soltanto perché da lei non comprese, da lei non capite, risparmiando, fra tutte, soltanto la fenice, in contrasto alla quale, del resto, nulla avrebbe potuto neppur nel caso in cui, effettivamente, lo avesse mai voluto; Midda Namile Bontor, Figlia di Marr’Mahew, Campionessa di Kriarya, Ucciditrice di Dei e molti, altri, altisonanti titoli qual quelli che le erano stati attribuiti nel corso della propria esistenza, aveva ben appreso la lezione che, in quel viaggio fra le stelle, le era stata sin da subito impartita, nel confronto con l’infinita varietà propria del Creato, in una interminabile moltitudine di terre e pianeti, di soli e lune, di forme di vita e di civiltà, che neppur vivendo per sempre ella avrebbe avuto probabilmente la possibilità di discernere nella propria straordinaria eterogeneità. Eterogeneità che, per quanto a lei aliena, non avrebbe quindi potuto essere pregiudicata negativamente, non avrebbe quindi potuto essere condannata aprioristicamente nella semplice difficoltà di interazione reciproca, ma solo, ed eventualmente, alla luce delle proprie reali azioni, delle proprie eventuali colpe… colpe che, forse, in quel particolare frangente, in quello specifico contesto, non avrebbero avuto a dover essere attribuite a quelle magnose spaziali.

« Noi ci siamo solo disperse. » argomentò, infatti, per tutta risposta, la voce dell’interlocutore, o dell’interlocutrice, di Lys’sh, in replica all’accusa di aggressione loro rivolta, in una frase che, forse, avrebbe avuto a doversi considerare effettivamente sensata anche in quella particolare formulazione, ma che, forse, avrebbe avuto a dover essere considerata qual frutto di un erroneo adattamento della parola “difese” « Siete stati voi a catturarci. A portarci via dalle nostre case, dal nostro mondo. Perché volete marciarci… »
« Noi non vogliamo mangiarvi! » ripeté la giovane ofidiana, sperando che il dispositivo di traduzione, in questa occasione, cogliesse la correzione e riadattasse correttamente la frase, nella reiterazione appena occorsa dell’errore precedente « Neppure sapevamo che foste a bordo… diamine! » esclamò, scuotendo vigorosamente il capo « A meno che… » esitò poi, sgranando nuovamente gli occhi, colta tardivamente dalla stessa intuizione che doveva aver già caratterizzato la sua amica pocanzi e che, solo in quel momento, giunse fino alla sua mente, iniziando a offrirle un quadro d’insieme più delineato, più completo e sensato rispetto a quanto non fosse stato qualunque altro sino a quel momento.
Portando una mano al proprio comunicatore, Lys’sh volle lasciare allora in sospeso il discorso con le magnose per aprire un canale verso la plancia della nave e lì cercare un riscontro, una conferma al dubbio che, in quel particolare frangente, l’aveva appena colta, lasciandola letteralmente rabbrividire al pensiero: « Lys’sh a plancia. Lys’sh a plancia… rispondete, per favore. »
« Qui Rula, dalla plancia. » rispose la voce della giovane moglie del capitano, la quale, a dispetto di quanto non avrebbe avuto piacere a poter credere Duva, non avrebbe avuto a dover essere minimizzata a un’oca priva di cervello, avendo, al contrario, sempre agito nel pieno rispetto di quell’accordo non scritto esistente fra i membri di un equipaggio, un accordo volto a offrire sempre tutto se stesso, e ancor più, per il bene comune, per la salvezza dei propri compagni « Parla pure, Lys’sh… » ebbe così a invitarla, con tono serio, evidentemente consapevole della potenzialmente non semplice situazione della propria interlocutrice e, in ciò, a differenza persino di Mars pocanzi, priva di qualunque desiderio volto a tergiversare vanamente.
« Rula… ho bisogno che tu consulti rapidamente i registri di carico. » richiese alla propria compagna, mantenendo lo sguardo rivolto alle magnose, nel sperare che, malgrado tutto, il traduttore aiutasse loro a comprendere quanto, in quel momento, stesse accadendo e quanto ella non stesse in alcun modo impegnandosi al fine di riservare loro qualche brutta sorpresa, quanto, e piuttosto, di chiarire e chiarire quanto fosse accaduto « Devi cercare, fra tutte le merci che abbiamo a bordo, se ti risulta presente qualche trasporto di natura alimentare… crostacei nella fattispecie. Vivi. Congelati. Qualunque cosa. Ma, ti prego, fai in fretta. »
« Sono già all’opera. » confermò l’altra, senza la benché minima esitazione a quella domanda che avrebbe potuto apparire francamente inconsueta e che pur, la vide, allora, pronta a offrire, come di consueto, la propria più assoluta collaborazione.
« Cosa stai facendo…? Con chi stai parlando…? » ebbe a questionare la magnosa, ancor accettando di temporeggiare, insieme alle proprie compagne, nell’evidente disorientamento causato da tutta quella situazione, dall’improvvisa possibilità di comunicazione venutasi a creare fra le due fazioni, così come sino a quel momento non vi era stata alcuna possibilità, né alcuna necessità era stata purtroppo ritenuta esistente a tal riguardo… o quell’intero conflitto, forse, si sarebbe risolto in maniera estremamente più rapida e indolore per entrambe le parti.
« Sto cercando di capire. » rispose Lys’sh, sinceramente « Perché inizio a credere che tutto quello che è accaduto, sia stato soltanto un enorme, spiacevole equivoco… un equivoco che, se chiarito, probabilmente non solo risparmierà voi altri, ma eviterà nuovi massacri a discapito della vostra specie! »

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