11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 30 settembre 2017

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E a escludere, in tutto ciò, qualunque frenesia, qualunque possibile ansia, quelle attività, i lavori nei quali tutti loro si erano ritrovati ad essere, in tal maniera, distribuiti, non ebbero a occupare, banalmente, il resto di quella giornata, ma anche quasi tutto l’indomani, concedendo loro, necessariamente, tanto necessari momenti conviviali, quanto un’ineluttabile esigenza di riposo notturno, a nuova riprova di quanto, invero, alcuna urgenza avrebbe potuto essere intesa nella conclusione di quanto, allora, in corso. Dopo aver quindi riservato l’intera stiva del corpo centrale della Kasta Hamina ai loro ospiti scillariti, e dopo aver organizzato i turni di presenza in plancia al fine di non lasciare mai del tutto indifesa la nave, nel non voler concedere a un qualche possibile, e allo reale, avversario di aggredirli, gli uomini e le donne dell’equipaggio si dispersero ognuno nei propri alloggi, per affrontare quella che, consapevolmente, avrebbe potuto essere la loro ultima notte e che pur, non per questo, li avrebbe veduti privati del giusto riposo, o del riposo dei giusti, nella non minor consapevolezza di quanto, obiettivamente, ogni notte, nella vita di chiunque, avrebbe potuto essere l’ultima notte, a prescindere da qualunque condizione a contorno.
Nessuno fra loro, pertanto, ebbe motivazioni utili a privarsi della propria opportunità di riposo o, eventualmente, di un momento di intimità. Così come anche, non si rifiutarono occasione di rendere proprio Midda e Be’Sihl, nel loro alloggio.

« Mmm… giornata decisamente lunga quella di oggi… » ebbe a distendere stancamente i propri muscoli l’uomo, abbracciato supino, qual si trovava a essere, al nudo corpo della propria compagna, della propria amata, al termine di un impegnativo allenamento serale, qual, giocosamente, la stessa Ucciditrice di Dei aveva voluto pocanzi definire il loro amplesso, nel corso del quale ella aveva avuto occasione, ancora una volta, di comprovare quanto straordinaria avrebbe avuto a dover essere giudicata la sua resistenza fisica, l’energia per lei propria, non soltanto nel non essersi sottratta a tale momento ma, addirittura, nell’averlo esplicitamente richiesto al proprio amante, nell’assenza di qualunque inibizione in tal senso, qual mai, del resto, l’aveva caratterizzata anche in passato « … e, francamente, non riesco a capire dove tu abbia a trovare tutte queste forze. »
« Forse l’idrargirio nel mio braccio destro sta iniziando ad alimentare anche me… » ridacchiò l’ex-mercenaria, strofinandosi sensualmente lungo tutto il fianco del proprio interlocutore, simile a un furbo felino domestico intento ad attrarre l’attenzione del proprio supposto padrone, nel perseguire tuttavia, in tal dimostrazione d’affetto, solo e unicamente i propri scopi, i propri interessi « Cosa accade, mio caro? Inizi a sentirti troppo vecchio per certe cose…?! »
« Scherzi?! » protestò l’ex-locandiere, forse stuzzicato nel proprio orgoglio a una simile asserzione, al punto tale da reagire con un deciso colpo di reni tale da ribaltare completamente la situazione, nel farlo giungere, nuovamente, sopra il corpo della propria compagna, lì stando comunque attento a non gravare eccessivamente con il proprio peso, in una fisica complicità ormai meravigliosamente spontanea fra loro e, per la quale, egli non avrebbe potuto essere più contento, nell’aver rincorso quella particolare donna per una vita intera, prima di potersi, alfine, concedere un po’ di quotidianità al suo fianco, qual quella che, dall’altra parte dell’intero universo rispetto a dove entrambi erano nati e cresciuti, stava finalmente venendo loro garantita « Io mi stavo solamente preoccupando per te… sei tu che, per tutto il giorno, hai corso a destra e a manca, senza mai riservarti un attimo di riposo. » evidenziò, aggrottando la fronte e scandendo quelle parole sulle carnose labbra di lei, quasi ogni sillaba avesse a dover essere considerata un bacio « Io, come sempre negli ultimi lustri, sono rimasto ad aspettarti in cucina… »
« Non sai quanto abbia a poter essere considerato sensuale simile pensiero, per me. » sorrise, di rimando, la donna, ben accettando il gesto del proprio compagno e, anzi, approvandolo implicitamente in un rapido movimento delle proprie gambe, volto a intrappolarlo a sé, a bloccarlo nella posizione da lui conquistata, a dimostrare, forse, quanto, anche in quel frangente, anche in quella particolare situazione, ella non avrebbe mai avuto a dover essere fraintesa qual passivamente sottomessa ad alcuno, ma, piuttosto, qual vivacemente partecipe di qualunque iniziativa « E non ti sto canzonando… »
« Sapermi intento ad aspettarti in cucina sarebbe per te qualcosa di sensuale…? » cercò conferma Be’Sihl, cercando di non dimostrare eccessiva ilarità a quella frase, benché, obiettivamente, difficile sarebbe stato per lui non ridere a un’affermazione così bizzarra, soprattutto nel considerare il genere di donna, di guerriera, da parte della quale essa stava venendo proposta.
« Certo che sì! » annuì Midda, sollevando la propria mancina dietro la forte schiena di lui, accarezzandola, prima, con delicatezza e, poi, iniziando a solcarla con la punta delle proprie corte unghie le quali, pur non estendendosi al di là della lunghezza delle sue dita, avrebbero egualmente saputo graffiare ove opportunatamente premute, così come ella sapeva fare molto bene, e già, quella sera, aveva avuto occasione di dimostrare sulla sua pelle, in diversi punti del suo corpo, nei momenti di maggior piacere « Anche escludendo il fatto tutt’altro che privo di valore di come tu sia stato il primo, nonché l’unico, uomo ad aver mai cucinato per me… non sottovalutare l’evidenza di quanto attraente, per una randagia girovaga qual sono sempre stata, possa apparire, e sia sempre apparsa, l’idea di un punto fisso, di un rifugio sicuro, al quale sapere di poter fare comunque ritorno, alla fine di ogni viaggio. » argomentò ella, parlando con dolcezza straordinaria laddove pur, nel mentre di quelle parole, i suoi gesti sembravano altresì voler suggerire malizia, nell’aggressiva ricerca carnale per il corpo di lui.
« E il fatto che io, ora, stia viaggiando con te non ti disturba…?! » domandò, sollevandosi appena dal volto di lei, per poterla osservare dritta negli stupendi, e per i più temibili, occhi azzurri color ghiaccio, a richiedere, in ciò, una risposta sincera, benché sapesse quanto ella mai gli avrebbe concesso altro, a costo di apparire, in tal senso, persino spiacevolmente rude, non concependo la menzogna all’interno del loro rapporto, all’interno della loro relazione.
« Mmm… fammi pensare… » rifletté ella, lasciando scivolare la propria mano lungo la sua schiena fino a giungere ai suoi muscolosi glutei e, da lì, a scivolare lungo il fianco verso la sua mascolinità, a enfatizzare, in tal gesto, le parole che avrebbe pronunciato « … avere la possibilità di giacere ogni sera al tuo fianco, fare all’amore con te per poi dormire abbracciati sino all’inizio del nuovo giorno: no… direi che nella mia vita tante cose mi hanno disturbato, ma questa non dovrebbe rientrare nell’annovero. » sorrise, sorniona, nel mentre in cui, nei propri gesti, ebbe allora a volergli dimostrare quanto, per quella sera, per quella notte, le proprie energie non avrebbero avuto a dover essere ancor considerate qual del tutto consumate… non, quantomeno, nella misura utile a impedirle di pretendere nuove attenzioni da parte sua.

E Be’Sihl, ritrovatosi costretto a lasciar sfuggire dalle proprie labbra un breve gemito, decise di colmare immediatamente il divario fra loro, fra le loro labbra, per soffocare il proprio piacere nelle labbra amate, baciandola con dolce foga, l’unico genere di frenesia che, fra loro, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto quella notte, anche a confronto con l’eventualità della possibile condanna a morte che li avrebbe potuti attendere il giorno successivo.
Perché, in fondo, entrambi avevano già vissuto molte ultime notti, troppe ultime notti, per potersi permettere di considerare quella attuale qual realmente l’ultima, non nel minimizzare quanto sarebbe potuto avvenire, non nell’ignorare i pericoli che avrebbero potuto aver ad affrontare, ma nel non desiderare, banalmente, permettere al timore per la certa eventualità della morte di impedire loro di vivere, e di vivere ogni singolo giorno loro concesso, ogni singolo istante loro donato, nel migliore dei modi possibile, senza mai riservarsi rimpianti e cercando di ridurre al minimo i rimorsi, affinché, alfine, anche nel momento in cui l’ultima notte fosse realmente giunta, essa li avrebbe potuti trovare sereni… e, possibilmente, insieme, come anche erano felicemente in quel momento, in quella piccola cuccetta a bordo di una piccola nave mercantile dispersa nell’immensità dello spazio siderale.

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