11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 14 gennaio 2018

La quiete dopo la tempesta (4 di 4) - Speciale primo decennale

NOTA INTRODUTTIVA: Il seguente episodio, ultimo di quattro, ha da considerarsi quale parte di un breve evento speciale per festeggiare i primi dieci anni dall'inizio della pubblicazione di Midda's Chronicles (11 gennaio 2008). A differenza di altri speciali, quanto qui narrato è da intendersi perfettamente contestualizzato nella continuità narrativa delle Cronache, collocandosi in parallelo agli eventi raccontati nel quarantaseiesimo racconto.

Straordinario avrebbe avuto a doversi riconoscere quanto Mera Ronae Bontor e Namile Bontor, le due gemelle di Nissa, avessero avuto occasione di crescere nel corso di quell’ultimo anno.
Solo un ciclo di stagioni prima di quel triste giorno di commemorazione, complice l’estremo senso di protezione loro riservato dalla madre e una vita intera trascorsa entro i confini dell’isola della quale avrebbero avuto a doversi considerare future sovrane, entrambe non avevano potuto vantare la benché minima confidenza con il mondo e con la realtà degli eventi loro circostanti, ritrovandosi pertanto ad affrontare la tragedia propria della morte del loro amato fratello maggiore, nonché della loro genitrice, non soltanto con il comprensibile disorientamento conseguente a un tanto terribile lutto, quanto e ancor più con tutte le difficoltà conseguenti ad aver perso, insieme a quei due membri della propria famiglia, il proprio intero mondo, tutto il Creato con il quale, da sempre, avevano avuto occasione di confronto, di relazione. A seguito di tutto ciò, comunque, con l’aiuto loro offerto innanzitutto dalla loro nuova famiglia, per così come loro concessa a bordo della Jol’Ange, e poi dal loro nonno Nivre, entrambe si erano riservate l’opportunità di dimostrare il valore del proprio sangue, del proprio retaggio, maturando straordinariamente e arrivando, in breve tempo, a recuperare i dieci anni di vita da loro precedentemente vissuti quasi fuori dal mondo, non soltanto a livello di confidenza con la realtà a sé circostante, ma anche, e ancor più, a livello di confidenza con se stesse, con i propri cuori, con i propri animi.
Così, benché il duro discorso di lord Brote, solo un anno prima, le avrebbe vedute, probabilmente, scoppiare in lacrime, come istintivo e infantile mezzo di protezione da tanta pur giusta severità; a un anno di distanza, le nuove Mera Ronae e Namile ebbero lì a reagire con ammirevole autocontrollo, ascoltando le parole loro destinate da quell’uomo pur conosciuto più di nome che di fatto, e giudicandole in maniera obiettiva per i loro contenuti, e non nel carico di emozioni che pur, in quel cupo giorno, non avrebbero pur potuto ovviare a contraddistinguerle. E, attirando l’attenzione del loro capitano, Noal, per richiedere attraverso lui di poter prendere voce, quanto allora quelle due decenni vollero condividere con tutti, fu obiettivamente riprova importante del loro valore, e di quanto, indubbiamente, nulla, in quella nuova generazione di Bontor, avrebbe avuto a invidiare all’ultima…

« Mia sorella e io siamo grate a lord Brote di Kriarya per il suo intervento, i contenuti del quale non possiamo che condividere pienamente. » esordì la piccola Namile, in quelle parole, e nel tono da lei reso proprio, dimostrando molto più della propria effettiva età.
« Se nostra madre e nostra zia avessero avuto occasione di comprendere la saggezza propria di un tale avviso, oggi non soltanto alcun fra noi avrebbe ragione di essere qui presente… ma, soprattutto, nostro fratello Leas non sarebbe mai morto, nostra madre Nissa non sarebbe mai morta, e tutti noi avremmo potuto essere una sola grande famiglia, così come avrebbe dovuto essere. » proseguì Mera Ronae, confermando, nel proprio intervento, quanto effettivamente la maturazione della quale entrambe erano state protagoniste avesse a doversi considerare a dir poco impressionante, complice, sicuramente, la terribile tragedia loro purtroppo imposta, eventi a fronte dei quali alcuna alternativa avrebbe potuto essere loro riservata fra il reagire, come avevano evidentemente scelto di fare, e l’arrendersi, perdendo, ineluttabilmente, ogni attrazione nei riguardi della vita stessa.
« Per quanto poco possa significare, siamo entrambe profondamente afflitte per quanto è accaduto. E, soprattutto, per le perdite che ognuno di voi si è ritrovato ad affrontare. » riprese la prima, con tono ancora calmo, estremamente misurato, benché, nella frase successiva, non poté ovviare a incrinarsi nell’ineluttabile dolore da lei provato « Che il sacrificio di tutti i nostri morti, non abbia a essere vano. E che il dono della vita a noi riservato non abbia a essere vanamente sprecato. »
« Che la guerra non abbia più a essere espressione di una capricciosa incomprensione. E che i mostri, che hanno proiettato la loro ombra sulle nostre vite, abbiano a essere sempre sconfitti, così come un anno fa è stato durante l’ultima, grande battaglia. » continuò la seconda, stringendo delicatamente la mano della sorella per cercare reciproca occasione di forza « Perché il nemico non abbia mai a esser cercato fra i nostri simili, i nostri pari, ma in quelle oscene creature come l’Oscura Mietitrice, per contrastare la quale anche nostra zia Midda ha scelto di rinunciare alla propria vita, inseguendola al di là dei confini del nostro mondo sulle ali della fenice. »
« Per tutti coloro che abbiamo perduto… » incitò, allora, Namile, elevando il proprio piccolo pugno sinistro verso il cielo.
« … oaaah! » la accompagno, di pari passo, Mera Ronae, proiettando il proprio pugnetto destro verso l’alto.
« Oaaah! » risposero allora tutti quanti, senza più altra remora, senza più altra esitazione, a incominciare dallo stesso Brote, il quale, nel confronto con quelle piccole, non avrebbe potuto ovviare a provare una stretta al cuore, superando ogni possibile rancore per tragica la perdita della propria sposa.

Fu proprio nel mentre di quello straordinario coro di voci, di grida verso l’alto dei cieli in omaggio a tutti coloro perduti nel loro passato, che qualcosa di totalmente imprevisto, e di assolutamente imprevedibile, ebbe ad accadere, spingendo necessariamente quel clima di pace a degenerare rapidamente, nel vedere tutti i presenti dotati di una qualche arma, fosse anche un semplice stiletto, porre immediatamente le proprie mani, le proprie attenzioni, alla medesima, per cercar di non farsi ritrovare impreparati innanzi al peggio, nel mentre in cui tutti gli altri ebbero a volgere le proprie premure, le proprie attenzioni, verso coloro i quali non avrebbero lì potuto difendersi, non avrebbero allora avuto a sguainare alcuna lama per essere pronti a vendere cara la propria pelle, laddove ciò si fosse dimostrato necessario, offrendosi, spiacevolmente, qual potenziali agnelli condotti al macello.
Un’oscura scarica di energia aveva lì fatto la propria improvvisa apparizione, sorgendo apparentemente dal medesimo monumento funebre attorno al quale, innanzi al quale, tutti loro si erano in tal maniera riuniti, caricando l’aria di elettricità statica e costringendo ogni epidermide a incresparsi, in un incontrollato, e incontrollabile, brivido di gelo, e di un gelo innaturale, quasi, invero, un gelo dell’anima, ancor prima che dei corpi o dei cuori. Un’oscura energia, quella lì comparsa innanzi ai loro occhi, che non avrebbe avuto a dover essere considerata inedita per tutti coloro i quali, esattamente un anno prima, in quel medesimo luogo, avevano assistito alla fine di Nissa Ronae Bontor… non laddove un’eguale, identica ombra di morte era fuoriuscita rabbiosamente dalla sua bocca alfine priva di vita, riversandosi velocemente verso l’alto dei cieli e, in tal direzione, scomparendo.

« Non può essere… » ringhiò El’Abeb, stringendo un’arma in ogni mano, affiancato, ancora, dalla sua sposa, non meno armata e non meno pronta alla pugna rispetto a quanto egli avrebbe avuto a dover essere riconosciuto, degna compagna di tal temuta figura.
« … è tornata! » sussultò Seem, osservando con orrore, con raccapriccio, quell’immagine, quella tenebrosa promessa di sofferenza e distruzione, non sapendo quali emozioni poter provare innanzi a essa, laddove, accanto all’ovvio, ineluttabile timore, non avrebbe potuto che sussistere della necessaria speranza, e speranza per il ritorno, allor da sperarsi altrettanto prossimo, della sua signora, del suo cavaliere, ipotizzato ancor all’inseguimento di quell’antagonista benché, anche e terribilmente, tutto ciò avrebbe potuto essere inteso qual evidenza di una disfatta, di una tragica disfatta a confronto con la prospettiva della quale pur, la sua mente, non avrebbe mai accettato di porsi.
« Anmel… » esclamarono, quasi all’unisono, Howe e Be’Wahr, identificando in quella reazione emotiva quella sagoma, quella tenebrosa ombra anche per tutti coloro che, un anno prima, non avevano avuto occasione di assistere alla sua fuga, e alla sua fuga verso le stelle.
« L’Oscura Mietitrice… » definì Camne Marge, in un gemito, a sua volta pronta allo scontro e, ciò non di meno, perfettamente consapevole di quanto vana avrebbe potuto essere qualunque loro azione a suo discapito, soprattutto in quella forma, soprattutto in quell’emanazione di puro potere.

Un’oscura energia, lì impostasi in loro apparente sfida, la quale, tuttavia, non ebbe a perdurare attorno al monumento funebre, e innanzi ai loro sguardi, per più di qualche fugace istante, prima di muoversi, e di muoversi simile alla scarica di un nero fulmine di tenebre, verso il mare, verso nord, e, in quella direzione, verso il continente, ignorando i nemici lì paratisi innanzi a lei, forse in conseguenza di un’altra agenda, di altri propositi, altri piani che, in quel momento, non avrebbero potuto prevedere l’eventualità di quello scontro, per quanto, forse, esso avrebbe avuto a dimostrarsi occasione di vana sfida per essa.

« … in nome di Gah’Ad, cosa diamine…?! » tentò di domandare spiegazioni Av’Fahr, salvo, suo malgrado, ritrovarsi interrotto bruscamente dall’occorrenza di un altro evento energetico.

Una nuova manifestazione di straordinario potere ebbe allora a porre tutti in guardia, e in guardia innanzi a quello che in alcun altro modo avrebbe avuto a essere descritto se non qual un violento incendio, un incendio che sembrò coinvolgere l’intero monumento funebre, benché fosse di pietra e assurdo, in ciò, sarebbe stato presumerne una qualsivoglia possibilità di combustione. 
Quelle fiamme, tuttavia, non avrebbero avuto a dover essere intese quali fiamme di sofferenza o di morte, quanto e piuttosto di speranza e di vita, vita qual quella propria di una sagoma femminile che, inaspettatamente, ebbe ad avanzare attraverso quelle fiamme, con assoluta serenità, quasi fierezza, nel procedere a schiena dritta e fonte alta, verso di loro…

« Questo è veramente imbarazzante… » sorrise la giovane in tal maniera materializzatasi innanzi a loro, con corti capelli rosso fuoco e forme procaci, lì, suo malgrado, offerte totalmente agli sguardi dei presenti in conseguenza alla sua più completa nudità, non senza un certo rossore a ravvivare le altresì sue pallide gote. « A mia discolpa, posso dire che è la prima volta che mi accade, in oltre due anni di viaggi attraverso le dimensioni: in genere, la fenice si premura di ovviare a lasciarmi in luoghi affollati. » soggiunse, storcendo appena le labbra e cercando, pudicamente, di coprire le proprie nudità, per quanto improbabile sarebbe stato riuscire celare tanta abbondanza.
« Mi chiamo Madailéin Mont-d'Orb… Maddie, se preferite. » tentò di minimizzare, approfittando per presentarsi, salvo cogliere solo stupore e palese mancanza di comprensione sui volti dei presenti « Anche se temo che, in questo momento, non stiate capendo assolutamente nulla di quanto io possa star dicendo. »

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