11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 15 febbraio 2018

2458


Continuando a inoltrarsi all’interno delle vaste lande desertiche del sesto pianeta del sistema di Orlhun, Midda Namile Bontor non avrebbe potuto ovviare a continuare a migliorare la propria padronanza del mezzo da lei guidato e, nel contempo di ciò, riservarsi necessarie riflessioni su quanto stese compiendo e, soprattutto, su quanto allora potevano star compiendo i propri due pargoli e non solo, nello spingere il proprio pensiero, i propri dubbi, sino alla Kasta Hamina, al suo equipaggio e, soprattutto, al proprio amato Be’Sihl, più o meno involontariamente abbandonato con il resto della sua nuova famiglia, di quei nuovi fratelli e sorelle di vita ai quali già si sentiva fortemente legata, fra le vastità siderali.
Quanto tempo di preciso fosse passato dal loro ultimo incontro, in effetti, ella non sarebbe stata propriamente in grado di elaborarlo, laddove, in quella nuova e più amplia concezione del Creato, ancora difficile sarebbe stato per la mercenaria riuscire a scendere a patti con il tempo e il suo scorrere, sconvolta, nel profondo del proprio cuore, dall’assenza di un qualunque consueto ciclo di alternanza fra giorno e notte, così come fra le quattro stagioni. E sebbene, in verità, per un qualche strano scherzo del destino, la propria concezione di giornata avrebbe avuto a doversi considerare pressoché equivalente al canone lì vigente, così come la propria idea di anno non avrebbe avuto a dover essere fraintesa rispetto al concetto di ciclo, lì imperante, offrendole, in tal senso, occasione per scendere più rapidamente a patti con tutto ciò, l’assenza di un sole o di una luna, così come dell’estate o dell’inverno, non avrebbero potuto ovviare a sconvolgerla, e a sconvolgerla nella misura utile a spingersi paradossalmente a credere che, se avesse avuto altresì la possibilità di giungere su un pianeta con giorni formati da una cinquantina di ore, di mesi formati da una cinquantina di giorni, nonché di anni formati da una cinquantina di mesi, forse… forse avrebbe avuto minor intima confusione, riuscendo ad adattarsi comunque meglio rispetto a quanto, in tutto ciò, richiestole.
A fronte di tutto ciò, che fossero passati due mesi o sei, che fosse stato perduto un intero ciclo lontano da lui o soltanto pochi giorni, ella non avrebbe saputo quantificarlo né con precisione, né in una stima estremamente vaga…

« … povero Be’Sihl… » non poté fare a meno di sussurrare, in un sospiro, a quel pensiero.

Era cambiato tutto nelle loro vite e, ciò non di meno, non era cambiato assolutamente nulla. Allora, così come in passato, ella era impegnata a vagare per il mondo, anzi, per i mondi, coinvolta sempre in nuove avventure, in nuove sfide, in nuove e terribili possibilità di perdere la vita, nel mentre in cui egli, nella più assoluta inconsapevolezza persino di dove ella potesse essere finita, non avrebbe potuto ovviare a restare in sua inquieta attesa, aspettandone il ritorno e pregando tutti i propri dei per il meglio. Benché egli avesse rinunciato a tutto per lei, benché avesse lasciato la propria vita, la propria locanda, e persino il proprio intero mondo e tutto quanto mai avrebbe potuto riconoscere qual realtà per seguirla, per accompagnarla in quel viaggio sulle ali della fenice oltre i cieli e le stelle tutte del firmamento, all’atto pratico, in buona sostanza, nulla avrebbe avuto a dover essere riconosciuto di diverso rispetto al passato: ancora una volta, a testa bassa e senza particolare considerazione per le conseguenze del proprio gesto, della propria scelta, ella si era lasciata coinvolgere dagli eventi, allontanandosi da lui, e da tutti i loro amici, da quella nuova famiglia incontrata a bordo della Kasta Hamina, senza neppure una parola, senza neppure un semplice saluto o una promessa di prossimo ritorno. E sebbene tutto ciò fosse accaduto per una buona causa, fosse accaduto per il bene di Tagae e Liagu, in aiuto ai quali ella si era, in tal maniera, schierata, forse… probabilmente, ella avrebbe potuto anche permettersi di lavorare diversamente sul fronte della comunicazione con i propri amici, con il proprio amato, senza escluderli in maniera tanto egoistica qual aveva fatto, nel lasciarsi coinvolgere dall’azione, dalle vicende del momento, senza, in ciò, minimamente preoccuparsi delle conseguenze.
E così, benché tutto fosse cambiato nelle loro vite, le loro vite stavano ancora proseguendo, in quella nuova realtà, esattamente come nella vecchia. E quando, presto o tardi, al termine di quell’avventura, ella sarebbe riuscita a fare ritorno a casa, alla Kasta Hamina, speranzosamente avrebbe trovato il suo amato Be’Sihl lì ad attenderla, come sempre aveva fatto in passato. E, in cambio di tanto amore incondizionato, tanta pazienza, tanta tolleranza nei suoi riguardi e nei riguardi dei propri colpi di testa, ella gli avrebbe portato, in cambio, due bambini: due bambini che egli non conosceva, due bambini che non lo conoscevano, e, ciò non di meno, due bambini che ella aveva iniziato a considerare i propri figli, e due bambini che avevano iniziato a riconoscerla qual loro nuova madre…

« … Thyres… » gemette, per un istante persino distratta nei confronti della mappa che stava cercando di seguire, che stava cercando di interpretare, nel seguire quel flusso di coscienza e nell’immaginare quanto complicato, questa volta, sarebbe stato il suo ritorno… un ritorno che, ineluttabilmente, non avrebbe potuto ovviare a porre duramente alla prova lo stesso Be’Sihl, che, ancora una volta, si sarebbe ritrovato coinvolto nelle sue scelte più irrazionali senza, in questo, avere altra possibilità se non che accettarne le conseguenze.

Così come, in passato, ella si era stolidamente legata in matrimonio a un semidio immortale di nome Desmair, banalizzando le conseguenze di tal gesto nel saperlo intrappolato in una dimensione estranea alla propria, salvo, poi, doversi porre a confronto con gli effetti, con le conseguenze di tale, precipitosa scelta, coinvolgendo, di riflesso, anche Be’Sihl il quale, all’atto pratico, aveva finito per pagarne persino il prezzo maggiore, nel ritrovarsi, successivamente e per vie traverse, a divenire ospite della coscienza stessa del suo per nulla apprezzato sposo nel momento in cui, alla fine, questi era morto, ed era morto per le ferite a lui inferte nel corso di uno scontro diretto con Kah, il dio che lo aveva generato; ancora una volta, in maniera forse avventata, aveva accettato di legare la propria vita, e questa volta non in termini semplicemente formali, ma addirittura a livello emotivo, sentimentale, psicologico, a quelle di Tagae e Liagu, vivendo, come sempre aveva fatto, soltanto nell’istante presente senza, in ciò, prendere in esame le conseguenze future, quanto da tutto ciò sarebbe quindi derivato per lei, per loro, e per chiunque altro, Be’Sihl in primo luogo.
Be’Sihl, suo amato, colui che la propria vita aveva a lei votato più di chiunque altro, e che per lei a tutto era stato pronto a rinunciare, si sarebbe così ritrovato a essere padre adottivo di due bambini che neppure conosceva e la cui presenza nella propria vita mai avrebbe potuto immaginare. E, probabilmente, egli di ciò si sarebbe anche impegnato a essere felice, nell’amore per lei, in quella devozione completa che da sempre le aveva rivolto, già da prima che ella si convincesse a permettergli di entrare nella propria vita, e nel proprio cuore, qual qualcosa di più di un semplice conoscente o amico. Ma sarebbe stato giusto? Sarebbe stato realmente felice di tutto quello? O, semplicemente, sarebbe stata la sua ennesima leggerezza, alla quale egli avrebbe avuto poi a dover porre rimedio, facendosi carico delle conseguenze di tutto ciò?...
… perché, in fondo, tutt’altro che improbabile, tutt’altro che di difficile immaginazione, avrebbe avuto a dover essere ipotizzato quanto, alla fine, Tagae e Liagu sarebbero stati destinati a essere più prossimi e lui che a lei, a meno che ella non avesse deciso di cambiare completamente stile di vita, rinunciando, in ciò, non soltanto alla propria stessa natura di donna guerriero, ma, anche e ancor più, alla missione per la quale aveva lasciato il proprio mondo sulle ali della fenice, la missione per la quale si era spinta attraverso le stelle del cielo e che, pur, sino ad allora, non era stata in grado di perseguire con particolare successo, nel non avere neppure idea di dove accidenti avrebbe potuto essere finita la sua nemesi, la sua antagonista per eccellenza, quello spirito malvagio, quell’entità primordiale, che ella aveva inavvertitamente liberato dalla propria prigione ormai dieci anni prima: Anmel Mal Toise.

« … Thyres… » imprecò nuovamente, scuotendo il capo e cercando di riportare la propria attenzione al presente, laddove, proseguire in quelle riflessioni, in quell’analisi interiore, non avrebbe potuto condurla a nulla di positivo.

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