11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 27 luglio 2022

4019


Nell’istante di silenzio che ebbe a seguire quella provocazione, necessariamente, una certa preoccupazione non poté ovviare a cogliere Maddie, H’Anel e M’Eu, nel dubbio che, purtroppo, i loro amici fossero stati realmente proiettati in gloria agli dei in conseguenza a quell’ultimo, terribile colpo da loro incassato, e un colpo la violenza del quale, ovviamente, soltanto loro avrebbero potuto avere a conoscere.
Fortunatamente, però, gli dei non dovevano essere dell’avviso di ritrovarsi a dover giudicare una coppia di piantagrane simili, ragione per la quale, allorché concedere loro una qualche possibilità di eterno riposo, ebbero a preferire riservare a entrambi l’occasione di sopravvivere al terribile colpo incassato, e a quel terribile colpo che, ove già in precedenza non fosse stato in grado di incrinare le costole del muscoloso guerriero biondo, certamente, allora, avrebbe avuto a garantirsi tale risultato, se non peggio ancora, con tutte le più dolorose conseguenze del caso. Ma allora il dolore da lui provato, così come anche quello necessariamente avvertito da suo fratello Howe, ebbe a potersi considerare riprova più che concreta della propria inalterata esistenza in vita, là dove, nel bene o nel male, sol della vita avrebbe avuto a potersi intendere prerogativa quella di provar dolore.

« Ci… ci siamo, dannazione! » ansimò lo shar’tiagho, prendendo flebilmente voce in riposta a quegli espliciti inviti al loro indirizzo « Siamo vivi… acciaccati ma ancora, inaspettata… mente, vivi. »
« L’erba cattiva non muore mai… per nostra fortuna! » ironizzò H’Anel per tutta replica, più che lieta di quell’evidenza, di quell’annuncio, e di quell’annuncio atto a comprovare quanto, per il momento, la loro avventura non avesse avuto una svolta tragica.

Ricompattandosi rapidamente attorno ai due compagni scaraventati a terra, Maddie e i due figli di Ebano non mancarono di riassumere quella necessaria posizione di guardia che già, pocanzi, aveva permesso loro di riservarsi la prima, positiva, reazione a confronto con quel mostro: una reazione che non si era dimostrata realmente capace di riservare loro qualche utile risultato e che, ciò non di meno, aveva egualmente avuto a iniziare a sbloccare le acque, mettendo in moto quella correlazione di causa-effetto che, speranzosamente, sarebbe presto arrivata a decretare la fine del combattimento, e la fine del combattimento con la loro vittoria.

« E’ una gargolla… e rispetta le regole delle gargolle. » esplicitò M’Eu, a beneficio degli altri due, affinché non avessero dubbi su come comportarsi.
« Peccato non avere… un bel martello a portata di mano… » obiettò quindi Howe, non senza un certo disappunto, nel mantenere la propria mente comunque lucida sulla questione presente e sul fatto di quanto, delle loro armi, ben poche potessero riservarsi una qualche reale occasione di sopraffazione a discapito di quella statua animata.
« Faremo quello che potremo con quello che abbiamo… come sempre. » incalzò H’Anel, annuendo convinta « Le tue accette sono un po’ leggere, Maddie… ma credi che potrebbero comunque essere impiegate allo scopo?! » domandò quindi verso la compagna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco.
« Credo di sì. » ipotizzò l’altra, più in un moto di sincera speranza che per una qualche effettiva consapevolezza a tal riguardo, là dove, comunque, in quel momento, avrebbero avuto a doversi impegnare a trasformare la necessità in una virtù.
« Andranno bene per te e per Be’Wahr… » osservò quindi Howe, rimettendosi in piedi non senza una smorfia di dolore a margine dell’impegno così riservatosi « Io proverò a usare comunque la mia spada: impugnandola con la sinistra, dovrei poter sfruttare la forza dei servomotori del mio braccio artificiale e riservarmi qualche possibilità utile a far comunque danno. »

Nuovamente pronti alla pugna, e pronti nel migliore dei modi possibili per così come loro concesso di essere, i cinque attesero con pazienza il ritorno del mostro, nel mentre in cui la sua mano a terra restava lì a quieta dimostrazione del successo da loro riportato.
Tuttavia, e forse proprio tale successo e tale successo del tutto imprevisto, doveva aver imposto alla gargolla maggiore prudenza, là dove non sembrò desiderosa di tornare a mostrarsi. Non, quantomeno, fino a quando, dopo un lunghissimo momento di immobilità, Be’Wahr ebbe a vacillare, proprio malgrado ancor troppo provato dai due terrificanti colpi ricevuti e quei colpi che avrebbero potuto abbattere guerrieri molto più possenti di lui. Un tentennamento, il suo, che non mancò di essere colto dal mostro come un vero e proprio segnale, avendo a materializzarsi nuovamente proprio sul fonte così presumibilmente scoperto, per essere pronto a pretendere la propria giusta vendetta per quanto accaduto.
Una vendetta che, tuttavia, non poté riservarsi, giacché, per quanto quasi afono e decisamente intontito dal dolore, Be’Wahr non mancò di levare un grido a quell’apparizione, allo scopo di porre in guardia i propri compagni e prevenire il peggio.
E se emettere quel grido ebbe a costare parecchio all’uomo, a confronto con le pessime condizioni del suo costato, tale sacrificio non ebbe a risultare vano, vedendoli reagire, ancora una volta, come un sol uomo, e reagire, ora, non tanto in termini difensivi, o conservativi, ma, piuttosto, offensivi, animati dall’unico desiderio di poter fare letteralmente a pezzi quella statua e impedirle occasione di ulteriore minaccia a loro discapito.

« Crepa, dannato! » inveì M’Eu, calando con tutta la forza di cui si sarebbe potuto considerare capace, il dorso della propria ascia ora all’altezza del gomito del braccio ancora integro, nella certezza di quanto, ancora una volta, sua sorella H’Anel non avrebbe mancato di impegnarsi a completare l’opera, là dove, da parte sua, non fosse riuscito nell’intento prefisso.

lunedì 25 luglio 2022

4018


Che Anmel Mal Toise fosse passata lì di recente o no, la questione avrebbe avuto comunque a doversi riconoscere qual secondaria in quel particolare momento, a confronto con l’evidenza di quanto la sfida per loro in atto non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual conclusa. Anzi. Certo: l’aver avuto a intuire la natura del loro avversario avrebbe potuto rappresentare una svolta importante per l’evoluzione del conflitto. Ma il conoscerne la natura e l’essere in grado, effettivamente, di vincere sullo stesso non avrebbero avuto a doversi giudicare qual due correlati in alcuna maniera da una qualche relazione di causa-effetto. E a tal fine, in verità, anche lo stesso mostro sembrò desideroso di aver a ribadire la fermezza della propria posizione, e della propria volontà di pretendere le loro vite come giusto tributo per l’ardire dimostrato nell’essersi presentati al suo cospetto, all’interno del territorio per difendere il quale, chiaramente, era stato allor designato, forse da Anmel, forse da qualcun altro comunque come lei confidente in quel genere di orrori decisamente letali.
E così, nel mentre in cui, proprio malgrado, i cinque si erano allor concessi una fugace occasione di distrazione, e di distrazione utile a riordinare le idee attorno a quanto stava lì accadendo, quella sorta di bizzarra gargolla ebbe a riproporre la propria presenza questa volta materializzandosi in un angolo cieco e, in grazia di ciò, riuscendo a scagliare il proprio attacco senza suscitare allarme fra i propri antagonisti. Un attacco che, proprio malgrado, ebbe a travolgere prima Be’Wahr e poi anche Howe, scaraventandoli a grande distanza con tutta la violenza della quale si era già dimostrato capace.

« Thyres… » gemette Maddie, sgranando gli occhi nel veder il proprio amato così travolto da quell’offensiva, e da quell’offensiva che avrebbe potuto dimostrarsi fondamentalmente letale tanto per lui, quanto per il suo amico fraterno.

Diversamente dalla donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, però, i due figli di Ebano non si fecero cogliere egualmente disorientati da quella nuova apparizione e, benché fossero anche loro sinceramente legati ai due, e a coloro i quali che più avrebbero potuto anche essere considerati dei mentori per loro, essi non ebbero a perdere quell’occasione per cercare di portare a compimento un’offensiva contro il mostro, reagendo con straordinaria prontezza di riflessi. Così, benché della creatura fosse lì presente soltanto il braccio destro, un po’ di spalla e la testa, sospese fugacemente in aria nel mentre di quella violenza, essi agirono contro tale obiettivo, e agirono nella consapevolezza di doversi confrontare non contro della carne e delle ossa, quanto e piuttosto della pietra, e della pietra che avrebbero potuto abbattere solo in grazia a tutta la propria forza bruta.
In un gesto subitaneo, così, M’Eu ebbe a lanciare l’ascia tenuta nella propria destra verso la sorella, senza alcun avviso verbale a suo favore e, ciò non di meno, non abbisognando di alcun avviso verbale, nella straordinaria intesa che li contraddistingueva, fratello e sorella cresciuti insieme, giorno dopo giorno, e da sempre insieme rimasti, affrontando ogni difficoltà. E nel mentre in cui egli si premurò di concedere alla propria sorella maggiore una delle proprie asce, non mancò egualmente di avanzare in direzione del mostro, andando a impugnare a due mani l’altra e andando a precipitare non tanto la lama, quanto e piuttosto la parte piatta sul fronte opposto, e quella superficie metallica che, così impiegata, non avrebbe avuto a riservarsi un effetto troppo diverso da quello proprio di un martello. Gesto, il suo, che quasi in contemporanea, ebbe a essere parimenti riproposto da parte di H’Anel, la quale, liberatasi della propria lancia del tutto inefficace per un conflitto del genere, ebbe ad accogliere senza esitazione l’arma condivisale e a impiegarla immediatamente, in contrasto a quel nemico.
E se il colpo inferto da M’Eu contro il polso del mostro, andando a cercare, in ciò, il punto idealmente più fragile a loro concesso, non ebbe immediatamente a palesare alcun particolare successo, l’insistenza lì imposta dall’arrivo di H’Anel ebbe a capitalizzare l’impegno del fratello, andando a frantumare la pietra lì presente e separando, in ciò, la mano dal resto del braccio, mano che, pertanto, ebbe a cadere rumorosamente a terra. E se nessun verso di dolore o di disappunto ebbe a esplodere dalla gola del mostro, questi non mancò egualmente di palesare la propria contrarietà a confronto con quell’evento, cercando di andare a colpire con quanto rimastogli del braccio i due, prima di avere a dissolversi, nuovamente, nel nulla. Un gesto, il suo, che non ebbe a incontrare collaborazione da parte loro, vedendoli balzare rapidamente indietro per sottrarsi a tutto ciò. Ma un gesto, il suo, che, soprattutto nella ritirata finale, ebbe a confermare la possibilità per loro di avere a vincere quel conflitto, laddove, pur dissolvendosi il braccio, la spalla e il capo, la mano mozzata ebbe a restare a terra.
Difficile, ovviamente, sarebbe stato avere a comprendere il perché di tutto ciò, soprattutto nella più completa ignoranza nel merito delle dinamiche proprie della sua esistenza. Quanto certo, tuttavia, avrebbe avuto a doversi riconoscere nell’evidenza di quell’insperato successo, e di quell’insperato successo che avrebbe avuto a riservare loro una reale possibilità di vittoria.

« Be’Wahr! Howe! » esclamò allora M’Eu, a dimostrare di non star ignorando la sorte dei propri amici, pur non essendosi lasciato sfuggire quell’occasione di contrattacco a discapito del mostro « Siete in gloria al vostro Lohr?! » domandò, con tono quasi canzonatorio, nel voler in tal maniera esorcizzare il timore di una conferma in senso opposto, e dell’eventualità che, effettivamente, potessero essere lì morti.
« Smettetela di poltrire! » insistette H’Anel, incalzando ancora una volta nella via già tracciata dal proprio fratello « Abbiamo bisogno di voi per fare a pezzi questa dannata gargolla, prima che sia lei a fare a pezzi noi tutti! » ribadì, storcendo gli angoli delle labbra verso il basso, tutt’altro che entusiasta all’idea di essere lì fatta a pezzi da una stupida statua animata… morte decisamente poco dignitosa per colei che, dopotutto, era la figlia primogenita dello straordinario Ebano.

lunedì 18 luglio 2022

4017


Quella reazione unanime fu disorientante per il loro antagonista, il quale, per la prima volta dall’inizio di quel confronto, ebbe a scoprire di non avere il pieno controllo della situazione. Anzi. E così, quel gesto potenzialmente folle e sconsiderato non ebbe a sancire la loro totale disfatta, così come sarebbe stato facile poter presumere, quanto e piuttosto il primo vero successo nei confronti di quel mostro la cui natura non erano ancora stati in grado di comprendere, giacché, malgrado tutta la sua potenza, il loro avanzare allorché regredire ebbe a eludere tutto ciò in maniera persino migliore di quanto non avrebbe potuto essere in direzione contraria, portandoli a distribuirsi fra le sue quattro braccia e il suo collo, e lì cercare, se non di imporre il proprio dominio, quantomeno di avere ad acquisire una maggiore consapevolezza sulla natura di quell’essere, con la speranza di avere, in ciò, a muovere un primo e concreto passo verso la sua sconfitta.
Fu in tal maniera che tutti e cinque ebbero ad acquisire una prima, e fondamentale, informazione nel merito della sua natura, verificando quanto l’accostamento psicologico prima compiuto nei riguardi di una gargolla non avrebbe avuto a dover essere frainteso del tutto gratuito. Perché nel confronto con il freddo corpo di pietra di quella creatura, e con una coppia di occhi del tutto priva di qualunque barlume di vitalità, semplicemente scolpiti su quel volto mostruoso al pari di ogni altra caratteristica somatica dello stesso, facile fu catalogarla qual quello che era subito apparso essere, ossia, e a tutti gli effetti, una statua.
Allo stesso modo in cui, infatti, i negromanti, partendo dai cadaveri, erano in grado di infondere in essi un’apparenza di vita, creando gli zombie, creature prive di coscienza e di intelletto, e sol mosse da una semplice programmazione, generalmente rivolta alla morte indiscriminata di ogni creatura; così gli stregoni, partendo da una statua di pietra, erano in grado di offrire alla stessa quella medesima apparenza di vita, creando le gargolle, creature egualmente prive di coscienza e di intelletto, e sol mosse dall’ubbidienza al proprio stregone. Non, tuttavia, una gargolla normale, quella lì schieratasi in loro contrato, là dove generalmente le gargolle non avevano alcuna capacità di tradursi in polvere e di ritornare in pietra, per così come, al contrario, quel mostro stava dimostrandosi capace a compiere. E, ciò non di meno, e speranzosamente, contraddistinto dai medesimi limiti propri di qualunque gargolla: la necessità di conservare la propria integrità fisica per non disperdere il potere proprio dell’incantesimo che aveva offerto loro animazione.
Ovviamente, e con buona pace di quel riscontro per loro positivo, il mostro non ebbe a restare lì immobile in quieta attesa che i propri antagonisti avessero a insistere ulteriormente a suo discapito e, al contrario, ebbe di nuovo a disgregarsi in polvere, dissolvendosi fra le loro mani, fra le loro braccia, fra i loro corpi, e costringendoli a ricadere a terra, in un apparente nulla di fatto.

« E’ una dannatissima statua…! » esclamò Howe, a dar voce per primo a quanto da tutti loro verificato.
« Una gargolla quindi. » osservò H’Anel, quasi a ribadire quanto avesse avuto ragione nel proprio precedente intervento.
« Una gargolla assai strana… » puntualizzò M’Eu, storcendo le labbra verso il basso con chiara disapprovazione per quella situazione ancor lontana dal potersi considerare risolta.
« Una gargolla che, sommata ai ratti di prima, crea un evidente collegamento con qualcuno di nostra conoscenza… » replicò Maddie, la quale ora non avrebbe potuto avere dubbio alcuno a ricollegare quanto stava lì accadendo con la sua antagonista per eccellenza, la ragione stessa per la quale aveva abbandonato la propria dimensione natale e aveva iniziato a peregrinare nella vastità infinita del multiverso « Anmel Mal Toise! »

Un teorema del tutto credibile, quello così da lei ipotizzato, là dove, in effetti, le uniche gargolle che in quel mondo avevano avuto a vedersi negli ultimi lustri avrebbero avuto comunque a doversi ricondurre a una Anmel Mal Toise, autoctona o immigrata che fosse, e là dove, ancor più, il morbo cnidariano era stata la firma della “sua” Anmel fin dal primo giorno nel quale ella aveva avuto a scoprire l’esistenza stessa del multiverso, e tutta la folle battaglia in corso, in un infinito numero di realtà, fra diverse Anmel e diverse versioni alternative di sé.
Ma se tanto i ratti, quanto quella gargolla, avevano a ricondursi ad Anmel, ciò avrebbe avuto a dover sottintendere soltanto una chiave di lettura tutt’altro che entusiasmante…

« … è già stata qui! » sospirò Howe, roteando gli occhi al cielo « Quella dannatissima cagna ci ha preceduti. E, sicuramente, si deve essere già impossessata anche dello specchio… »
« In effetti la natura di quello specchio non è poi troppo distante da quella degli scettri del faraone. » osservò Be’Wahr, prendendo faticosamente voce nella questione, non ancora del tutto ripresosi dal colpo precedente « E così come ha sempre bramato l’onniscienza di quegli scettri, così potrebbe avere indubbio interesse anche nei riguardi dello specchio… »
« Non necessariamente. » negò tuttavia H’Anel, cercando di proporsi ancora positiva attorno all’argomento, malgrado tali evidenze in senso contrario « Magari stiamo interpretando in maniera sbagliata la questione… e Anmel non c’entra nulla con tutto questo. » obiettò, cercando di apparire più convinta possibile di quanto stava lì dicendo « Che l’accesso a questo posto fosse sepolto non ne abbiamo dubbi, dopotutto: e quella terra, lo sappiamo, era certamente lì da secoli. »

La figlia di Ebano non aveva tutti i torti. In effetti, l’ingresso a quel sotterraneo non aveva avuto a potersi fraintendere propriamente agevole prima del loro arrivo. E la condizione del terreno, omogeneo e ampliamente ricoperto di erba, cespugli e quant’altro, non avrebbe potuto giustificare un qualche recente passaggio. Anzi.

domenica 17 luglio 2022

4016


« In che modo, Maddie…?! » insistette l’altra, fiduciosa di quanto ella avrebbe potuto avere una risposta a tal riguardo, indicando loro la chiave di volta utile a risolvere la situazione.

Purtroppo Maddie non era Midda Bontor. Non era la loro Midda Bontor, quantomeno. Sicuramente, e a livello genetico, ella era Midda Bontor, e una Midda Bontor proveniente da un’altra dimensione. Ma proprio il fatto di essere “una” Midda Bontor, contraddistinta da diverse esperienze di vita, da un diverso percorso personale, non avrebbe potuto permetterle di potersi porre in tutto e per tutto al pari della propria più celebre versione locale.
Certo: anch’ella aveva avuto le proprie avventure e disavventure, aveva combattuto le proprie battaglie, prima vagando per il multiverso e poi, da circa un lustro, permanendo in quella dimensione, accanto a loro, condividendo la loro vita tanto nel bene quanto nel male. Ma l’esperienza che ella poteva aver accumulato in quegli ultimi anni non avrebbe avuto in alcun modo a essere obiettivamente posta a confronto con quanto vissuto dall’altra Midda Bontor nel corso di un’intera vita, e una vita in lotta oltre ogni umano limite, scegliendo volontariamente di superarsi, e di superarsi in ogni occasione, per dimostrare a se stessa, a chiunque altro, e agli dei tutti, di essere l’unica artefice del proprio destino.
E se pur neppure la Figlia di Marr’Mahew potesse avere sempre la risposta giusta a portata di mano, in termini tali per cui, forse, anch’ella, in quel contesto, si sarebbe potuta ritrovare disorientata a confronto con tutto ciò; certamente Maddie in tutto quello partiva da una situazione di netto svantaggio. E una situazione a confronto con la quale l’unica cosa che le sarebbe potuta essere concessa sarebbe stata quella di confidare in un miracolo…

« Non lo so. » ammise quindi, non priva di una certa frustrazione per la propria inadeguatezza, e la propria inadeguatezza a confronto con quanto lì stava accadendo.

Ovviamente non soltanto Maddie era consapevole di non essere Midda. Anche tutti i suoi compagni erano consapevoli di ciò, e in questo nessuno avrebbe mai potuto imputarle colpa alcuna, considerando la sua qual una mancanza di sorta. Anzi. In tutta franchezza, e a onor del vero, se di mancanza in quel momento si fosse mai desiderato parlare, tale avrebbe avuto a dover essere intesa quella dei due veterani lì presenti, di Howe e di Be’Wahr, che erano già al fianco dell’Ucciditrice di Dei quando H’Anel e M’Eu erano ancora dei bambini, e quando Maddie non aveva la benché minima idea nel merito della possibile esistenza di un multiverso, e di tutti i pericoli in esso annidati.
Insomma: se una risposta fosse in quel frangente dovuta arrivare da qualcuno, tale risposta avrebbe avuto senso potesse giungere da parte di Howe e di Be’Wahr. Ma proprio malgrado né Howe né Be’Wahr avevano mai affrontato qualcosa di simile nel corso della propria esistenza. E, obiettivamente, non avrebbero potuto che considerarsi disorientati innanzi a quella sfida.

« Dannazione… ho una semidea immortale che mi aspetta a casa! » protestò M’Eu, volgendo il pensiero alla propria amata Siggia, figlia della centotredicesima moglie di Desmair, non privo di un certo rammarico per non essersi potuto permetterle di condurla seco in quel viaggio, e in quel viaggio nel quale avrebbero potuto certamente divertirsi insieme, ma che sarebbe stato necessariamente impossibile da condurre a compimento in compagnia di una figura tanto imponente e tanto appariscente, quanto quella donna dalle sembianze demoniache e dalla pelle simile a cuoio rosso « Non ho alcuna voglia di morire qui, in vostra compagnia! »
« La seconda parte ti sarebbe potuta uscire meglio… ma apprezziamo sinceramente l’impegno positivo. » sorrise ironicamente divertita H’Anel, scuotendo il capo a fronte di quell’intervento da parte del fratello « Io non ho una semidea immortale che mi aspetta… ma, comunque, non mi dispiacerebbe sopravvivere a questa sottospecie di gargolla evanescente. Ergo… diamoci da fare! »

Rinvigoriti da quello sprone, e da quello sprone a confronto del quale tutti avrebbero avuto a potersi riconoscere più che concordi, i cinque ebbero a serrare ulteriormente i ranghi, preparandosi alla nuova offensiva. E preparandosi a compiere tutto quanto necessario, insieme, per tentare in qualche maniera di arginare quell’impetuoso incedere, prima che avesse a distruggerli.
Così, quando, come giustamente analizzato da parte di Maddie, il mostro ebbe nuovamente a fare la propria apparizione dalla nebbia, e dalla nebbia che era parte stessa del suo corpo, i cinque, così raggruppati, non ebbero possibilità alcuna di lasciarsi cogliere impreparati. E a confronto con il grido d’allarme che sorse dalla gola di Be’Wahr, innanzi al quale la creatura aveva fatto la propria comparsa, nessuno ebbe a esitare, pur non potendo in alcun modo prevedere cosa avrebbero potuto avere a trovarsi di fronte.
Il mostro, nella fattispecie, era allor apparso con buona parte del proprio busto, incentivato probabilmente in tal senso da quella presenza collettiva e dalla volontà, in ciò, di avere a chiudere la sfida con un ultimo, decisivo attacco: un busto smisurato, quattro braccia possenti come tronchi, e quel volto decisamente privo di qualunque barlume di umanità, ebbero così a proiettarsi innanzi a loro, pronti a travolgerli con tutta la straordinaria forza di cui si era già dimostrato capace.
Ma allora, allorché rifuggirgli, tutti e cinque si mossero qual un unico individuo, gettandosi contro di lui per aver a porre in essere quanto proposto da Maddie, che pur folle, che pur privo di qualunque teoria a proprio supporto, avrebbe avuto comunque a doversi intendere quanto in loro possesso per poter ipotizzare di iniziare a gestire quella situazione, anziché, semplicemente, subirla.
E così fu… e fu nel momento in cui, come un sol uomo, quei cinque ebbero a lanciarsi contro il mostro, afferrandosi a lui, a quanto di lui lì loro offerto, per cercare, in qualunque modo, di bloccarne i movimenti, e, soprattutto, di impedirne la fuga, in termini utili a garantire loro la possibilità di comprendere come abbatterlo.

sabato 16 luglio 2022

4015


Dei successivi tre attacchi da parte della creatura, ben due raggiunsero spiacevolmente, anche se soltanto in parte, il proprio obiettivo, con conseguenze fortunatamente non letali ma non per questo meno dolorose. E a confronto con alcuno di quei tre attacchi, il gruppo dei cinque avventurieri ebbe la benché minima speranza di riuscire a opporsi, avendo appena tempo sufficiente a preservarsi salva la vita.
Sebbene tutti loro, Maddie inclusa, avessero accumulato una straordinaria esperienza bellica, non in termini teorici ma da un punto di vista squisitamente pratico, sopravvissuti a più di un campo di battaglia, a più di una sfida letale contro uomini, mostri e quanto di più prossimo a potersi riconoscere qual un dio; quella creatura sembrava in grado di superare agilmente i loro sensi, giungendo tanto improvvisamente quanto impetuosamente innanzi a loro e lì scaricando tutta la brutale violenza dei propri attacchi, con forza sufficiente, ogni volta, a frantumare loro tutte le ossa.
E qualche osso fu spiacevolmente prossimo a infrangersi quando, a essere impattato, fu il braccio sinistro di Howe, nel mentre del suo tentativo di evasione dalla terza di quella nuova serie di offensive: e se il colpo fu effettivamente brutale, gli effetti del medesimo riuscirono a contenersi in sola conseguenza al fatto che più di metà di tale braccio, ormai, non avesse più a doversi riconoscere realmente di carne e ossa, benché, in tutto e per tutto, simile a un braccio vero. Perduto, infatti, l’arto mancino nel corso di una battaglia contro Nissa Bontor parecchi anni prima, ragione per la quale, ovviamente, ancor con difficoltà egli si poneva in rapporto con l’ipoteticamente redenta ex-antagonista, egli aveva avuto inattesa occasione di rimpiazzarlo con un surrogato tecnologico in occasione della propria fugace parentesi siderale, quando, in grazia ai poteri di Rín, tutti loro avevano avuto occasione di muoversi attraverso lo spazio infinito a raggiungere Midda Bontor, per offrirle man forte in occasione della sua ultima sfida contro Anmel Mal Toise. Là, fra le stelle del firmamento, Howe aveva così scoperto non solo l’esistenza di nuove civiltà, e di civiltà umane e non umane, ma anche, e soprattutto, di un progresso che in qualsiasi altro contesto non avrebbe potuto ovviare a fraintendere per stregoneria, e che, tuttavia, avrebbe avuto a doversi intendere semplicemente qual scienza: progresso in grado di far viaggiare le persone fra le stelle, e progresso in grado di ridonargli un arto sinistro in tutto e per tutto identico a quello perduto, contraddistinto dalla stessa apparenza, dalla stessa consistenza, e, soprattutto, dalla stessa sensibilità, pur, al proprio interno, in tutto e per tutto sintetico. E sol in grazia a ciò, quindi, quel colpo non ebbe a privarlo delle proprie ossa, e, nuovamente, del proprio arto, benché, comunque, l’impatto non ebbe assolutamente a essere piacevole, nel costringerlo a gridare tutto il proprio dolore e tutta la propria rabbia.
Poco prima di lui, e a distanza di quasi nove piedi da lui, anche Maddie si era ritrovata a essere dolorosamente accarezzata dal mostro, in un colpo di striscio che ebbe a raggiungere le sue reni e che, tanta fu la violenza di quel gesto, ebbe quasi a causarle un’ustione, strappandole letteralmente di dosso buona parte della propria casacca. Un attacco che, se ella non avesse dimostrato sufficiente prontezza di riflessi utile a sottrarsi quasi integralmente da tale traiettoria, certamente avrebbe avuto a distruggerle l’intera colonna vertebrale, condannandola in ciò, drammaticamente, a morte.

« A costo di dire una cosa banale… non sta andando assolutamente bene. » osservò M’Eu, voltandosi con preoccupazione a destra e a manca, nello stringere con forza le proprie due asce da guerra in mano, e nel cercare di prevenire una qualche tragica deriva in quella loro avventura « Non è possibile non riuscire in alcun modo a percepire i suoi attacchi… »

Benché in quel momento le terminazioni nervose della fascia inferiore della sua schiena stessero letteralmente gridando all’interno della sua mente, Maddie si riuscì a scoprire incredibilmente lucida a confronto con quella situazione, in termini tali per cui, malgrado tutto, non ebbe a perdere di vista l’evidenza più palese della situazione, e un’evidenza razionalmente assurda ma che, in quella particolare realtà ove l’assurdità era di casa, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual semplicemente ovvia, in riferimento alla natura del loro antagonista.

« Dobbiamo raggrupparci! » esclamò, alla volta dei propri amici e compagni d’arme « Presto… schiena contro schiena, tutti quanti. »

Molti avrebbero potuto essere i dubbi di fronte a quella scelta tattica obiettivamente banale, e a quella scelta tattica che non avrebbe avuto in alcuna maniera a proteggerli dalla violenza del mostro, ponendoli, al contrario, in maggiore esposizione ai suoi attacchi.
Ciò non di meno, la voce con la quale quell’invito ebbe a essere lì scandito non fu semplicemente la voce di Madailéin Mont-d'Orb ma, piuttosto, ebbe a risuonare nelle loro menti qual la voce di Midda Namile Bontor, la Figlia di Marr’Mahew, l’Ucciditrice di Dei, la Campionessa di Kriarya e di Lysiath, una voce a confronto con la quale nessuno di loro avrebbe avuto ragione di sollevare la benché minima obiezione anche ove ella li avesse invitati a saltare direttamente all’intero del Baratro di Luce.
E così, per quanto quel consiglio andasse in senso opposto a qualunque raziocinio, essi si raggrupparono immediatamente, tutti e cinque, stringendosi gli uni con gli altri e attendendo fiduciosamente nuove indicazioni nel merito di quanto sarebbe stato necessario compiere per preservare salva la propria esistenza in vita.

« Questa polvere non è venuta dal mostro… è il mostro. » argomentò Maddie, esprimendo a quel punto il frutto della propria analisi, e dell’unica spiegazione che era riuscita a dare a quanto stava accadendo « Al prossimo attacco dobbiamo cercare di afferrarlo, e impedirgli di sublimare nuovamente come sta continuando a fare dopo ogni colpo. »
« In che modo…?! » domandò H’Anel, tutt’altro che critica quanto e piuttosto semplicemente desiderosa di comprendere come avessero a doversi comportare.
« … » esitò tuttavia la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, non avendo obiettivamente una risposta utile da offrire all’amica.

mercoledì 13 luglio 2022

4014

 

« Dannazione... » ringhiò a denti stretti la donna, contrariata da tutto ciò, nel mentre in cui, piegata all’indietro, quasi sdraiata a terra per sfuggire a quell’aggressione, non poté concedersi alcuna ipotesi di replica alla stessa, costretta anzi a muovere la propria arma, una lunga lancia, al solo scopo di trovare comunque un equilibrio, allorché tentare di rispondere a tutto ciò « E’ veloce. »

E veloce, in effetti, il loro nemico dimostrò di essere, nello svanire con la stessa celerità con il quale era comparso, tornando a essere quasi un tutt’uno con la nebbia e l’oscurità lì imperante dopo quel proprio mancato successo. Una scomparsa a confronto con la quale, quasi proseguendo nel movimento precedente, H’Anel ebbe quindi a rialzarsi, a riguadagnare posizione eretta, subito roteando la lancia e affondando con la picca della stessa verso la traiettoria dalla quale esso aveva fatto la propria comparsa, nulla ritrovandosi a fendere, tuttavia, se non l’aria.

« Accidenti... non si riesce a vedere praticamente nulla. » sussurrò M’Eu, non riuscendo a trattenere quell’espressione di disappunto e, ciò non di meno, consapevole di quanto, in tale frangente, ove non fosse stato utile il senso della vista avrebbe avuto necessariamente a farla da padrone quello dell’udito, ragione per la quale decisamente controindicato sarebbe stato perdersi in troppe chiacchiere.

Una consapevolezza, quella del figlio di Ebano, allor condivisa da tutti i presenti, i quali a loro volta evitarono di dilungarsi in tutti i commenti e le imprecazioni nelle quali pur avrebbero voluto impegnarsi in quel momento, per tendere al massimo l’udito, e non solo, al fine di prevenire il nuovo attacco del mostro o, meglio ancora, al fine di indirizzare opportunamente i propri attacchi.
Oltre all’udito, in effetti, anche quello del tatto avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual senso in giuoco in tal frangente, là dove, una creatura di tanto notevoli dimensioni, e di conseguenza di tanto notevole peso, di certo non avrebbe potuto spostarsi senza generare vibrazioni sotto i loro piedi. Vibrazioni che, di conseguenza, avrebbero potuto essere più che indispensabili per il loro scopo difensivo e offensivo.
Purtroppo, però, per quanto l’udito e il tatto di tutti loro avessero a doversi riconoscere oltremodo ricettivi nel confronto dell’ambiente circostante, nessuno dei presenti ebbe modo di cogliere l’imminente occorrenza del terzo attacco del mostro quando questa ebbe a occorrere, ed ebbe a occorre, questa volta, a potenziale discapito di Howe, malgrado la sua posizione retrocessa: quasi esso fosse lì apparso dal nulla, infatti, la parte superiore del busto del mostro ebbe a emergere dalle tenebre e dalla polvere in costante espansione attorno a loro, per muovere, questa volta, un doppio pugno in direzione del malcapitato, nello sfruttare in tal senso entrambe le mani destre che avrebbero avuto a contraddistinguerlo. Un doppio pugno che non avrebbe sicuramente risparmiato Howe se soltanto egli fosse stato un avventuriero qualunque ma che, in grazia alla sua straordinaria esperienza di vita, e a quell’esperienza di vita maturata anche accanto a una figura leggendaria qual Midda Bontor, lo videro riuscire a saltare all’indietro giusto nell’utile frazione d’istante necessaria a eludere quell’offensiva, e quell’offensiva da lui neppur razionalmente elaborata in quanto tale, ma comunque adeguatamente percepita dal suo corpo, e da quel corpo che, in ciò non si negò occasione di rispondere per come necessario allo scopo, e allo scopo proprio di avere ad assicurargli salva la vita.
E se, in tal senso, egli ebbe a difendersi, al contempo non mancò anche di tentare un’offensiva, e di tentare un’offensiva con la propria spada dorata, andando a tagliare l’aria con uno sgualembro roverso. Uno sgualembro roverso che, tuttavia e per l’appunto, ebbe a concedersi di tagliare solamente l’aria, là dove, con la stessa silenziosa rapidità con la quale esso era apparso, quel mostro scomparve nuovamente, disperdendosi nelle tenebre e nella polvere.

« Lohr! » bestemmiò lo shar’tiagho a denti stretti, non privo di una certa frustrazione per quanto avvenuto, per quell’attacco avversario quasi condotto a termine e per il proprio del tutto vanificato nella propria occorrenza, senza neppur particolare evidenza d’impegno da parte dello stesso.
« Che diamine è questa cosa...?! » non poté ovviare a domandarsi Maddie, nell’evidenza di quanto, chiaramente, l’interrogativo nel merito della natura di quel mostro non avrebbe potuto essere in alcun modo ignorato, non là dove, purtroppo, non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual un antagonista immeritevole d’attenzione come, in un primo momento, si erano concessi il lusso di giudicare, considerandola superficialmente soltanto una statua ornamentale e nulla di più.

Che l’origine di quella creatura non dovesse essere considerata naturale, in verità, si proponeva sufficientemente palese, in virtù proprio dell’errore da loro commesso in un primo frangente: ove, infatti, quell’essere avesse avuto a doversi riconoscere qual un mostro come molti altri presenti in quel mondo, come un grifone o una manticora, come una chimera o un’idra, come un tifone o una sirena, come un’arpia o un ciclope, infatti, esso non avrebbe avuto ragione di restare immobile al centro della stanza, nulla più di una mera statua, sino al loro ingresso. Non, quantomeno, ove da secoli, se non addirittura da millenni, nessuno aveva più occasione di superare quella soglia d’ingresso.
Certo: anche i ratti che avevano incrociato, e quei bizzarri ratti apparentemente contagiati dal morbo cnidariano, erano lì presenti malgrado l’abbandono del luogo. Ma proprio in quanto ratti, seppur apparentemente contagiati dal morbo cnidariano, la loro presenza avrebbe potuto anche essere lì giustificata, riconosciuta qual naturale, qual spontanea. Di diverso avviso, altresì, avrebbe avuto a dover essere intesa quella statua, e quella statua animatasi esattamente in conseguenza al loro arrivo, qual un palese meccanismo di difesa.
Ergo... cosa era? Una gargolla o qualcosa di assimilabile? O, forse, qualcosa di peggio...?!

martedì 12 luglio 2022

4013

 

Pur non essendo una grande fanatica dell’argomento come sua sorella Rín, Maddie aveva visto abbastanza film e telefilm per osservare con sospetto quell’inquietante statua al centro della stanza. Non sarebbe stato necessario un grande sforzo di fantasia per avere ad attendersi che da un momento all’altro avesse ad animarsi e ad attaccarli, magari giusto un attimo dopo che essi fossero andati oltre, superandola e volgendole di conseguenza le spalle. Ma i suoi compagni d’arme, sicuramente più confidenti di lei con le logiche del proprio mondo natale, non sembravano avere a preoccuparsi eccessivamente della medesima, considerandola qualcosa di normale o, quantomeno, qualcosa di non insolito in un tale contesto. Ragione per la quale, cedendo a un moto di sincera fiducia nei loro riguardi, ella si impose di non avere a preoccuparsi per essa, nulla avendo a giudicarla più di un semplice complemento di arredo...

... madornale errore!

Non appena i cinque ebbero a superare il primo terzo della stanza, avvicinandosi di conseguenza alla statua nel desiderio di avere a superarla e a proseguire oltre nel proprio cammino, un inquietante brontolio ebbe a risuonare nell’aria, anticipando di poco l’ineluttabile. E se, in quell’istante, bloccandosi di colpo e stringendo con forza le proprie accette, la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco ebbe giusto il tempo di pensare: “Lo sapevo, dannazione!”, nell’esatto istante successivo un’esplosione di polvere ebbe a colmare l’aria resa violacea dalla luce emessa dalle pietre che tutti loro portavano appese al collo, deflagrando in maniera terribilmente chiara proprio da quella statua, e, tuttavia, negando conseguentemente alla vista la statua medesima, come una fitta coltre di nebbia levatasi improvvisamente.

« Thyres...! » imprecò Maddie, balzando istintivamente all’indietro per allontanarsi dal pericolo innanzi a sé, e da quel pericolo ancor non meglio definito nella propria natura.
« Mai che ce ne vada bene una, eh...?! » osservò Howe, agendo in contemporanea rispetto a lei e distanziandosi a sua volta dall’antagonista, non ancora presentatosi loro e, ciò non di meno, incontrovertibilmente tale, come soltanto avrebbe avuto a dover essere inteso in un contesto simile a quello.
« Deve essere una sorta di guardiano... » ipotizzò H’Anel, tutt’altro che dispiaciuta da quell’evoluzione, e dalla presenza di un nemico che, a differenza dei ratti precedenti, avrebbero potuto contrastare, in un ambiente non sfavorevole e contraddistinto, a sua volta, da dimensioni non di così difficile gestione.

La figlia di Ebano, a differenza di Maddie e di Howe, e anche a differenza di suo fratello M’Eu, non era allor balzata indietro: non per mancanza di spirito di autoconservazione, non per mancanza di prudenza a confronto con un pericolo non ancor compreso, ma, anzi e piuttosto, proprio sospinta dalla volontà di avere a colmare, allora, quella propria ignoranza, quella proprio mancanza di conoscenza, in un azzardo, certo, e in un azzardo che, comunque, avrebbe avuto a doversi intendere a beneficio se non suo, quantomeno dei suoi compagni. Al suo fianco, in quel momento, anche il biondo Be’Wahr, il quale, forse con minor dettaglio analitico rispetto a lei, era giunto alla medesima risoluzione, sospinto oltretutto dalla consapevolezza di non voler più avere nulla a che fare con le scale claustrofobiche dalle quali erano appena riemersi e, in tal senso, ben motivato, comunque, a proseguire, con buona pace della presenza di quella nuova minaccia.
E proprio contro il muscoloso avventuriero dal corpo ricoperto di bende a nascondere un errore di gioventù, e quell’errore che aveva visto il suo torso essere completamente ricoperto di tatuaggi in termini decisamente troppo appariscenti per il profilo che avrebbe potuto essere loro comodo conservare in uno stile di vita come quello che avevano abbracciato, fu il primo a ritrovarsi a essere aggredito da quel nuovo antagonista, e a venir colpito dalla violenza di un potente pugno che ebbe a catapultarlo fino a sbattere contro la parete alle proprie spalle, ben distanziando non soltanto H’Anel, ma anche i propri altri tre compagni già arretrati: un pugno, quello che lo colpì, che ebbe a emergere improvviso da quella nuvola di polvere, a riprova di quanto, malgrado l’oscurità lì comunque imperante e quell’ulteriore impedimento visivo quel mostro, di qualunque natura avesse a dover essere inteso, non avrebbe avuto a doversi giudicare ostacolato nel proprio incedere, e nel proprio incedere contro di loro.

« Ahia... » sussurrò per un momento persino privato del respiro, oltre che della voce, in conseguenza a quel colpo che non aveva avuto a fracassargli completamente tutte le ossa del corpo soltanto in grazia a quella sua possente muscolatura, e a quella sua muscolatura sovente ragione di beffa nei suoi confronti, utile a sostenere un rapporto inversamente proporzionale fra la propria massa fisica e il proprio quoziente intellettivo, e, ciò non di meno, una muscolatura che, allora, ebbe a preservare la sua esistenza in vita, malgrado ogni impegno in senso contrario « ... attenti... colpisce in maniera pesante... »

Per quanto tutto si fosse svolto nel tempo proprio di un battito di ciglia, tutti loro avevano avuto ben a cogliere l’immagine del grosso pugno riversatosi in contrasto all’addome di Be’Wahr, emergendo rapido e deciso dalla nuvola di polvere ancora sospesa in aria.
Quanto, tuttavia, nessuno di loro, neppure H’Anel, fu in grado di fare, ebbe a essere poter seguire l’evoluzione della situazione, il movimento seguente del mostro, e un mostro che, non privo di una certa strategia, ebbe nuovamente a svanire fra le tenebre e la polvere, allorché avere ad avanzare in avanti e, in tal senso, a esporsi a possibili contrattacchi da parte loro. Un’assenza di visibilità, quella così loro imposta, che non ebbe a semplificare la situazione e che, di lì a un istante dopo, vide la figlia di Ebano costretta a porre in giuoco tutti i propri riflessi per evitare di ripercorrere la stessa traiettoria già propria di Be’Wahr, con conseguenze che, tuttavia, nei suoi riguardi, avrebbero potuto sicuramente scoprirsi più dannose, se non letali...

venerdì 8 luglio 2022

4012

 

Maddie, ovviamente, non ebbe a prendere parola in tal senso. Non ebbe ad avvisare i propri compagni dell’apparente diminuzione della pressione offensiva imposta loro dai ratti. Non avrebbe avuto senso farlo in assenza in una qualche evidenza di cessato allarme. Non là dove avrebbe potuto, del resto, essere soltanto un’impressione, o un calo estemporaneo, a confronto con il quale soltanto controproducente sarebbe stato permettersi di abbassare la guardia, e di abbassarla anche e soltanto inconsciamente come avrebbe potuto occorrere a confronto con un tale annuncio.
In effetti, la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco impedì anche a se stessa di avere a esultare per quella svolta apparentemente positiva, preferendo mantenersi totalmente concentrata sulla situazione di pericolo fino all’ultimo istante necessario. E così fu, non vedendola mai rallentare, non vedendola concedersi alcuna occasione di respiro e, anzi, incalzando, ove possibile e maggiormente, nel proprio incedere, con colpi sempre più precisi e violenti, al punto tale per cui alcuni di quei ratti ebbero a essere aperti in due direttamente in volo, squartati da parte a parte dal movimento preciso delle lame delle due accette attraverso l’asse longitudinale dei loro corpi, e quell’asse già perfettamente evidenziato dalle mostruose bocche così apertesi in luogo alle loro stesse teste.
Al di là dei suoi timori, di quella sua prudenza innanzi a quella pur speranzosa evidenza, comunque, nulla di male ebbe a svilupparsi e, anzi, offrendo ragione a quella positiva tendenza, il numero di ratti scemò sempre più rapidamente, fino a svanire poco prima dell’ingresso a un’amplia sala, e a una sala sotterranea penetrando all’interno della quale, per un istante, la donna guerriero ebbe a temere di star precipitando dritta nel Baratro di Luce.

« Lohr! » esclamarono alle sue spalle Howe e Be’Wahr, giungendo per ultimi in quello nuovo e più amplio spazio, con un grido che, pur apparendo prossimo a un’imprecazione, avrebbe voluto essere in tutto e per tutto un segno di gratitudine verso il loro dio prediletto, per aver concesso loro di superare quello stretto passaggio e per star loro offrendo nuovamente la possibilità di distendere i propri arti e la propria colonna vertebrale « Siamo fuori! » soggiunse, non senza una certa soddisfazione, lo shar’tiagho, riferendosi, ovviamente, a quella dannata scala a chiocciola.
« Direi che siamo dentro, casomai... » si divertì tuttavia a correggerlo la figlia di Ebano, rigirando la questione e prendendo qual punto di vista quello proprio della sala, e di quella sala nella quale, in tal maniera, ebbero allora a ritrovarsi.

Fuori dalle scale o dentro la sala, in verità, poco avrebbe avuto a mutare l’evidenza della situazione, e l’evidenza di quel nuovo ambiente, e di quell’ambiente che, tuttavia e chiaramente, non avrebbe avuto a doversi fraintendere il loro reale traguardo ultimo. Non, quantomeno, nell’assenza di un qualche accesso diretto al Baratro e, soprattutto, nella presenza di una nuova soglia, e di una soglia presente sul fronte opposto a quello da loro raggiunto.
Al centro della sala, e di quella sala edificata o, forse, scavata su una base ovale, ad attenderli appariva essere una statua. E la statua di una creatura decisamente mostruosa, come sovente ormai Maddie si era abituata a ritrovare in tali contesti. Alta circa sette piedi, forse otto, quella creatura appariva umanoide, nel presentare, almeno di principio, una sagoma assimilabile a quella di un essere umano. O, quantomeno, della sagoma che avrebbe avuto un essere umano se gli esseri umani fossero stati contraddistinti da quattro braccia, due sul fronte mancino e due sul fronte destro, le superiori fra le quali poste in posizione consueta, accompagnate, tuttavia, più in basso, a meno di una spanna di distanza, da un’altra coppia. Ovviamente, e a dispetto di quanto in molte opere pressapochistiche del proprio mondo natale, una simile anatomia non avrebbe avuto a veder, effettivamente, quelle due braccia sbucare direttamente dal costato, senza in alcuna misura andare ad alterare il resto della struttura muscolare del torso: in effetti, al di sotto dell’immagine propria della prima coppia di pettorali, una seconda coppia di pettorali avrebbe potuto essere così distinta, oltre, ovviamente, ad altri muscoli obliqui probabilmente utili a sopperire, a quell’altezza, all’assenza del trapezio: muscoli aggiuntivi, quelli così presentati, che, in evidente cooperazione con i deltoidi altresì presenti, avrebbero avuto a poter garantire a quella creatura una giusta libertà di movimento delle proprie braccia, e di quelle braccia aggiuntive. Chiunque avesse scolpito quella statua, quindi, non si era limitato a presentare l’immagine di un qualche mostro sulla falsariga propria di quella di un uomo, e di un uomo decisamente muscoloso, nerboruto addirittura, quanto e piuttosto aveva voluto impegnarsi a razionalizzarla, benché, obiettivamente, nulla di razionale potesse essere inteso in tutto ciò.
Difficile, al momento sarebbe stato dalla loro posizione riuscire a distinguere, poi, il volto della creatura, o ulteriori dettagli anatomici. Non che la cosa potesse, effettivamente, avere un qualche genere di valore per tutti loro...

« Sapete che cosa dovrebbe rappresentare quella...?! » domandò, più per curiosità personale che per altro, rivolgendosi ai propri compagni e a quei sodali che, autoctoni di quella dimensione, avrebbero avuto certamente più speranze di lei di riuscire a riconoscere quella creatura o, quantomeno, a identificare la mitologia dalla quale avrebbe avuto a doversi considerare fuoriuscita.
« Sarà un qualche dio minore... » banalizzò tuttavia M’Eu, stringendosi fra le spalle e non apparendo interessato a offrire la benché minima attenzione in tal direzione « Se c’è qualcosa che non manca mai in questo genere di antichi templi abbandonati è l’immagine di divinità dimenticate dal tempo. »

giovedì 7 luglio 2022

4011

 

« Uno... due... tre! » contò quindi Maddie, per così come promesso, al fine di concedere ai propri compagni la giusta possibilità di coordinarsi con lei e con il suo avanzare, e con il suo avanzare che, allora, ebbe a concretizzarsi in quanto di più simile a una corsa, e a una corsa supportata, nel proprio incedere, dal mulinare delle proprie due accette.

Aver avuto come maestra d’armi una Midda Bontor, e una Midda Bontor del tutto equivalente alla tanto celebre Figlia di Marr’Mahew di quella dimensione, aveva concesso alla sua versione più giovane di essere educata all’arte della guerra con una certa duttilità mentale, e quella duttilità atta a permetterle non solo di trovare il modo di adeguarsi nella maniera più rapida a ogni qual genere di situazione, per quanto avversa, ma anche, e soprattutto, a non riservarsi pregiudizi di sorta sulle armi che il fato avrebbe potuto metterle a disposizione, ovviando alla facile e superficiale banalità propria di chi atto a ritenere una tipologia di armi superiore ad altre.
A far la differenza, dopotutto, non sarebbe mai stata l’arma in sé, quanto e piuttosto la maestria propria di chi intento ad impugnarla. Ragione per la quale tanto una spada bastarda quanto uno stiletto, tanto una sciabola quanto un coltellaccio, tanto una lancia quanto un’ascia... avrebbero potuto essere armi devastanti, se maneggiate dalla persona giusta, e dalla persona capace di esprimere il reale potenziale di tali armi. Un potenziale che, in generale, non avrebbe, ancora una volta, avuto a dover essere banalizzato in un semplice discorso offensivo, ma che avrebbe avuto a dover essere giustamente declinato anche in termini difensivi, là dove, comunque, improbabile, se non impossibile, sarebbe stato per qualcuno avere a supporre di poter vincere una battaglia senza impegnarsi nella difesa... a meno di non essere immortale e invulnerabile e, in questo, di non aver a temere alcuna eventualità offensiva a proprio discapito.
In tal senso, quindi, un’arma dai più sottovalutata, come l’accetta, ove realmente padroneggiata, ove effettivamente compresa, non avrebbe avuto nulla da invidiare a qualcosa di più classico. E, anzi, avrebbe potuto anche e addirittura riservare non poche sorprese.
Così, nel mentre di quella discesa a rotta di collo, tale in senso tutt’altro che figurato quanto e piuttosto per l’effettiva possibilità di ritrovarsi con il collo rotto da un momento all’altro, Maddie non poté che essere grata alle proprie due accette, e a quelle due accette che, per lei divenute ormai due estensioni naturali delle proprie braccia, le ebbero a garantire, al contempo, il giusto potenziale offensivo e, soprattutto, il necessario fabbisogno difensivo, aprendole la strada innanzi e salvandola, in più di un’occasione, dalla bramosia di quei dannati ratti.
Ratti il numero dei quali, purtroppo, non ebbe a diminuire scendendo e che, anzi, parvero avere a crescere in quantità di istante in istante, fino ad apparire simili a una vera e propria muraglia innanzi a loro, e una muraglia a confronto con la quale troppo facilmente avrebbero potuto schiantarsi, e schiantarsi in maniera estremamente dolorosa.

« Attenzione... stanno diventando sempre di più! » avvisò i propri compagni, pur non esitando, pur non rallentando nel proprio incedere, consapevole di non potersi permettere alcuna esitazione, alcun rallentamento, nella necessità, altresì, di andare oltre, di proseguire in direzione del proprio obiettivo, qualunque esso avrebbe avuto a potersi scoprire al fondo di quell’orrenda scalinata.

Dietro di lei, d’altro canto, i propri amici si stavano impegnando a tenere il suo passo, malgrado tutte le ovvie difficoltà in tal senso, non soltanto nel confronto con la minaccia di quei ratti, quanto e piuttosto stretti, fisicamente parlando, in un ambiente nel quale i loro movimenti non avrebbero potuto che considerarsi soffocati, in maniera a dir poco claustrofobica.
Né M’Eu, né H’Anel, però, così come Howe e, per ultimo, il massiccio Be’Wahr, ebbero a ipotizzare una qualsivoglia possibilità di invocare da lei un cambio di passo, soprattutto a cercare possibilità di freno. Anzi. Proprio in virtù dell’ambiente ostile, di quel contesto avverso, essi non avrebbero potuto che desiderare riuscire a superare quella discesa il più velocemente possibile. E, in questo, non ebbero a mancare di affidarsi in tutto e per tutto a lei, alla sua guida, e al suo impegno volto ad aprire loro la via, non abbassando la guardia, certamente, e, ciò non di meno, neppure esitando, neppure dubitando di quella rotta, e della rotta così da lei tracciata nel sangue e nelle viscere di quegli schifosi ratti mutati dal morbo cnidariano... o da qualunque altra maledizione potesse starli trasformando in quei termini.

« Non avrei mai pensato mi sarebbe potuta mancare la palude di Grykoo con le sue orde di non morti... » sussurrò fra sé e sé Howe, quasi nostalgico di tutto ciò, e di un pericolo sicuramente non meno letale rispetto a quello e, tuttavia, forse per lui più consueto, più canonico e, in tal senso, più gestibile, fosse anche soltanto a livello psicologico.

Ovviando, comunque, a concentrarsi troppo su quanto a loro circostante, sulla costante certezza di morte rappresentata da quegli orrori, i cinque continuarono nella loro inesorabile discesa.
E dopo un tempo difficilmente elaborabile, là dove avrebbero potuto essere trascorsi soltanto pochi minuti, così come ore intere, a poco a poco la minaccia rappresentata dai ratti ebbe a iniziare a scemare, fino a quando, finalmente, il numero dei ratti presenti alle loro spalle iniziò a potersi considerare inferiore rispetto a quelli presenti innanzi al loro cammino, lasciando in tal modo supporre la possibilità di una conclusione a quell’orrido delirio.

martedì 5 luglio 2022

4010

 

« Ricordate... non fatevi ferire! » ribadì allora la donna dai capelli color del fuoco e dagli occhi color del ghiaccio, in maniera tutt’altro che originale, considerando quanto aveva pocanzi dichiarato, e, ciò non di meno, allor quantomai giudicata necessaria nell’ottica di minimizzare il danno « Neppure un graffio... o sarete peggio che morti! »
« Come a dire “nessuna pressione”... » sospirò lo shar’tiagho, tutt’altro che entusiasta all’idea di ritrovarsi a essere fondamentalmente con le mani legate in uno scenario così sfavorevole.

In effetti, e in termini quasi paradossali, quei ratti contagiati dal morbo cnidariano avrebbero avuto a potersi intendere persino più pericolosi di un’idra ritornata, là dove l’idra ritornata, per quanto già complicata da vincere, in quanto idra, e del tutto impossibile da uccidere, in quanto ritornata, avrebbe avuto quantomeno a essere una creatura enorme, facile da individuare e, in questo, da evitare. E se anche, comunque, avesse avuto a imporre una qualche ferita, tale sarebbe stata, per l’appunto, soltanto una ferita e non, necessariamente, una condanna a morte. Avere a giostrare, altresì, con quei nemici avrebbe avuto a dover essere inteso estremamente complesso in quanto, per l’appunto, tutt’altro che facili da individuare e, in questo, da evitare, in un ambiente, oltretutto, estremamente ostile a qualunque genere di manovra, tanto offensiva, quanto difensiva. E, manco a dirsi, una sola ferita avrebbe comunque potuto trasmettere l’infezione e in questo condannarli a morte, con buona pace di quanto, all’occorrenza, superficiale questa potesse aver a essere considerata.
Non ingiustificati, in tal senso, avrebbero avuto a dover essere intesi non soltanto la premura di Maddie nel sottolineare l’esigenza a ovviare qualunque genere di superficialità da parte loro in quello scontro, ma anche, e ancor più, lo scoramento dimostrato da parte di Howe.

« Cerca di avanzare... » suggerì quindi M’Eu, in favore della compagna apripista, proprio innanzi a sé « A costo di dire una banalità, restando qui fermi rischiamo di fare la fine del topo in trappola... »

Il figlio di Ebano aveva ragione. E Maddie lo sapeva perfettamente, non soltanto in considerazione degli spazi angusti, ma anche e ancor più in virtù del fatto che, per loro, tali spazi fossero ancor più bloccanti di quanto già non potessero apparire per lei, ragione per la quale troppo semplice sarebbe stato ritrovarsi a essere aggrediti da uno dei ratti e, con buona pace di ogni avviso o attenzione pratica, essere condannati a morte senza neppure avere una qualche reale occasione di porsi in giuoco, per così come, non a caso, temuto anche da Howe. E, del resto, proprio quest’ultimo, malgrado l’invito rivolto a Be’Wahr, non avrebbe potuto ovviare a considerare come lo stesso Be’Wahr, per la sua nerboruta corporatura, avrebbe avuto a doversi intendere praticamente incastrato nel cunicolo, in termini per cui, in fondo, malgrado delle armi più maneggevoli rispetto alla sua spada dorata, non avrebbe avuto a potersi concedere qualche effettivo margine di manovra.

« D’accordo... » annuì Maddie, storcendo le labbra verso il basso a confronto con l’idea di dover offrire, in tal modo, il proprio miglior viso a un tanto pessimo giuoco, e un giuoco che avrebbe avuto a poter troppo facilmente degenerare in tragedia « Conterò fino a tre e poi inizierò a correre, per quanto possibile, verso qualunque destinazione ci possa attendere qui sotto. Voi tentate di starmi dietro... e attenti ai ratti. »

Avere ad avanzare a rotta di collo, o idealmente tale, in un ambiente del tutto sconosciuto, abbandonato da secoli, e potenzialmente colmo di pericoli persino maggiori rispetto a quei ratti, non avrebbe avuto necessariamente a potersi considerare una scelta saggia. Purtroppo, in quel frangente, le scelte sagge avrebbero avuto a doversi intendere escluse a priori, là dove saggio sarebbe stato, direttamente, ovviare a quell’intero viaggio e a quell’ennesima avventura potenzialmente letale; motivo per cui, fra la certezza della condanna che sarebbe loro presto o tardi giunta a confronto con un’eventuale indolenza innanzi a quella prima minaccia, e l’ipotesi di quanto di peggio avrebbe potuto attenderli più in basso; l’incognita rappresentata dalla seconda possibilità non avrebbe potuto che essere necessariamente preferibile. Per non dire, addirittura, auspicabile.

« D’accordo... anche se con la fortuna che abbiamo, di qui a due gradini avrà a crollarci tutto sotto i piedi. » profetizzò lo shar’tiagho, in termini che, a modo suo, avrebbero avuto a potersi considerare scaramantici, e volti a esorcizzare quell’eventualità comunque tutt’altro che improbabile, nel considerare l’ambiente e lo stato di abbandono e degrado dello stesso.

Nel contempo di ciò, e in silenzio alle loro spalle, Be’Wahr, pur ostacolato nei propri movimenti dalla propria stazza obbligatoriamente compressa in quello stretto spazio, ebbe a dimostrare la propria efficacia ed efficienza guerriera nel riuscire a intercettare, con la lama di uno dei propri coltellacci, il ratto che, pocanzi, li aveva oltrepassati e che, approfittando della confusione generale e dell’ombra attorno a loro, aveva cercato di aggredirlo, balzando in direzione delle sue spalle. Un balzo che, per quanto discreto e lesto, era stato fortunatamente colto dal biondo, il quale, appunto, pur forse peccando di ingenuità e poca sagacia nel proprio confronto con il mondo, non avrebbe avuto a potersi riservare troppi fronti scoperti sotto il profilo bellico, nell’addestramento impostogli, dopotutto, dalla lunga frequentazione con una figura come quella di Midda Bontor, Figlia di Marr’Mahew, Ucciditrice di Dei, Campionessa di Kriarya e di Lysiath, per sopravvivere allo stile di vita della quale alcun margine di errore avrebbe potuto essere perdonato... anche quando l’intero universo avrebbe potuto apparire desideroso di sancire la prematura conclusione delle loro stesse esistenze.

domenica 3 luglio 2022

4009

 

Pur non rappresentando per Maddie un’esperienza inedita, avendosi anzi a poter riconoscere qual contraddistinta dalla maggior esperienza fra tutti a tal riguardo, affrontare dei contagiati del morbo cnidariano, o potenziali tali, non avrebbe dovuto aver a potersi fraintendere qual un’esperienza gradevole, o scevra di rischi.
Con ancora ben impresso nella propria memoria il ricordo della scomparsa della propria maestra d’arme, trauma che probabilmente ella non avrebbe avuto mai realmente a superare anche in considerazione del fatto che, dopo il contagio, era stata lei stessa a doversi premurare di ucciderla, fallendo miseramente, almeno in un primo momento, ed esponendo, in ciò, tutta la propria famiglia al rischio di seguirla in tanta ingrata sorte; ogni qual volta Maddie aveva a doversi confrontare con il morbo cnidariano avrebbe avuto a doversi riconoscere spiacevolmente traumatizzata, e traumatizzata nella misura in cui, purtroppo, la situazione per così come presentatasi in quel momento non avrebbe potuto che proporsi qual un terrificante incubo.
Se già, infatti, in un singolo, grosso contagiato dal morbo cnidariano avrebbe avuto a doversi intendere una pessima gatta da pelare; una dozzina, e forse più, di piccoli contagiati avrebbero necessariamente a doversi declinare in un orrore disarmante, e quel genere di orrore disarmante a confronto con il quale non semplice sarebbe allor stato riuscire a sopravvivere. Del resto, per quanto un singolo colpo d’ascia, opportunamente piazzato, avrebbe avuto allor a poter porre fine all’esistenza di quelle creature, altrettanto vero avrebbe avuto a doversi intendere quant’anche un singolo graffio avrebbe, parimenti, potuto porre fine alla propria esistenza, condannandola a tradursi, di lì a poche ore, giorni al più, in un eguale mostro assetato di sangue e di morte. E in quelle peculiari condizioni, purtroppo, il vantaggio si proponeva chiaramente distinguibile sul fronte dei ratti ancor più che sul proprio, non soltanto per la superiorità numerica, le ridotte dimensioni e la rapidità dei movimenti, ma anche per il contesto generale, con quella semioscurità imperante, appena turbata dalle emissioni violacee delle pietre appese ai loro colli, nonché con quello spazio estremamente angusto, nel quale tutt’altro che semplice avrebbe avuto a poter essere considerato il muoversi e, soprattutto, l’agire, tanto in termini offensivi, quant’anche in termini difensivi.

« Lode a Thyres per avermi fatto imparare l’arte della guerra usando delle accette allorché qualche arma più ingombrante...! » esclamò, rendendo grazie a una dea non sua, quanto e piuttosto retaggio della propria defunta maestra d’arme, e quella maestra che, costretta a insegnarle a combattere in un mondo in cui l’arma bianca non avrebbe avuto a doversi intendere particolarmente di moda, né facilmente accessibile, era stata costretta a votare in favore a una diversa soluzione, e una soluzione che, tuttavia, soprattutto in un momento come quello, non avrebbe potuto ovviare a riservarsi dei chiari punti di forza.

Maddie, a differenza di qualunque Midda, o di tutti i propri compagni d’arme, non aveva appreso l’arte del combattimento in giovane età. Anzi. Ciò non di meno, ella aveva avuto un’ottima insegnante e, a margine di ciò, un’ottima motivazione per apprendere, qual sola avrebbe potuto essere la necessità di sopravvivere, e di sopravvivere agli attacchi ordini a proprio discapito da Anmel Mal Toise. E così ella aveva appreso le regole del giuoco. E ne era diventata padrona, in maniera decisamente ammirevole, in misura tale da giustificare ipotesi a riguardo di una qualche sorta di predestinazione multiversale, tale da imporre, a ogni Midda e a ogni Maddie, quella personale predisposizione al combattimento e all’uccisione.
Ma, per chiunque avesse realmente a conoscere una Midda, o una Maddie, facile sarebbe stato comprendere quanto alcuna predestinazione avrebbe mai avuto a poter essere fraintesa dietro la loro abilità, quanto e piuttosto una consapevole scelta, una decisione conscia in favore di quel particolare stile di vita, nonché, inutile negarlo, una certa, psicologica dipendenza dall’adrenalina.
Per quanto, infatti, Maddie fosse giunta alla propria “maturità guerriera” soltanto in età decisamente più matura rispetto alla Midda Bontor sua maestra d’arme o alla Midda Bontor autoctona di quel piano di realtà, anch’ella non aveva potuto ovviare ad apprezzare quella straordinaria sensazione di realizzazione personale derivante dalla consapevolezza di aver agito in maniera che molti avrebbero avuto a giudicare folle per propria libera scelta, in nome della propria sola autodeterminazione. Motivo per cui, anche dopo la morte della propria maestra d’arme e la fuga di Anmel Mal Toise verso un’altra realtà, Maddie non aveva potuto rinunciare a tutto quello, all’idea di potersi nuovamente sentire come si era pur sentita in quei giorni, con buona pace di ogni altresì sincero terrore, quasi come se soltanto nel porre la propria vita in pericolo ella avesse occasione di sentirsi realmente realizzata.
Così, anche in quel momento, anche in quel frangente dove troppo poco sarebbe stato utile a imporle una terrificante occasione di morte, ella non avrebbe potuto ovviare a provare un profondo appagamento a ogni colpo portato a termine, a ogni mossa delle proprie accette, a destra o a manca, a respingere, o a uccidere, quei ratti apparentemente usciti da un incubo lovecraftiano; in termini tali per cui, ove fosse sopravvissuta, quell’esperienza non avrebbe in alcun modo avuto a frenarla, quanto e piuttosto a incitarla a cercare altro, a sospingersi in nuove occasioni di sfida, al fine di percepirsi realmente se stessa, e una se stessa decisamente lontana dalla giovane donna che, soltanto pochi anni prima, andava a nascondersi in bagno per non concedere ai propri colleghi di vederla piangere in conseguenza alla loro prepotenza e ai loro abusi psicologici a suo discapito...

« In effetti io qui non potrei mai neppure estrarre la mia spada... » ringhiò Howe, osservandosi attorno con aria preoccupata, ben memore del topo che li aveva superati... e che, in questo, avrebbe potuto attaccarli alle spalle da un momento all’altro « Fratello... mi sa che questa volta ti toccherà il ruolo dell’eroe. » soggiunse, in favore di Be’Wahr, il quale, lì allor collocato effettivamente alle sue spalle, avrebbe avuto necessariamente a rappresentare la sua occasione di salvezza da qualunque orrore si stesse lì annidando nell’ombra.

sabato 2 luglio 2022

4008

 

Il primo a dichiarare l’allarme fu M’Eu, posto immediatamente alle spalle di Maddie. Non perché fosse stato aggredito, né perché avesse realmente preso coscienza di un qualche avversario, quanto e piuttosto perché, per un istante, qualcosa gli aveva sfiorato la gamba destra. Una sensazione effimera, che avrebbe potuto significare nulla, e che pur egli non ebbe a minimizzare nella propria importanza, né si vide parimenti essere minimizzata da parte di tutti gli altri, i quali, al contrario, ebbero ad accogliere quell’avviso con assoluta serietà e senza alcuna possibile critica a suo discapito.
Tutti loro, del resto, avevano affrontato sufficienti avventure, e disavventure, per ben comprendere quanto anche il più piccolo dei segnali non avrebbe avuto a dover essere ignorato, pena una qualche, terrificante, occasione di morte. E così, cresciuti alla scuola di Midda, tutti loro avrebbero avuto a essere ben lieti di potersi considerare paranoici, ove un po’ di sana paranoia avrebbe permesso loro di salvarsi la pelle. Così come, anche in quel caso, ebbe a occorrere.

« Ho visto qualcosa! » esclamò all’improvviso Howe, voltandosi di scatto per cercare di seguire con lo sguardo quanto fugacemente individuato, e quanto, in tal maniera, mossasi in direzione del suo biondo sodale, alle sue spalle « Attento, Be’Wahr. »

Be’Wahr, forse non dotato di particolare sagacia, ma non per questo meno che attento a ogni possibile ragione di pericolo, aveva subito colto la fuggevole ombra in movimento fra le gambe del proprio compare. Un’ombra delle dimensioni di un gatto, o forse di un ratto, e capace di muoversi in maniera egualmente lesta e discreta, ragione per cui, con l’oscurità lì imperante, difficile avrebbe avuto a potersi riconoscere nella propria effettiva natura.

« Potrebbe essere un topo... » suggerì pertanto, offrendo voce a quanto aveva veduto o a quanto, per lo meno, credeva di aver veduto.
« Meglio così... » replicò allora H’Anel, non abbassando la guardia e, ciò non di meno, trovando ragione di che rasserenarsi a quell’annuncio e a quell’annuncio, in fondo, non privo di ragioni di assennatezza.
« Ma come... non hai paura dei topi...?! » la stuzzicò Howe, sorridendo sornione e divertito all’idea della figlia di Ebano terrorizzata al confronto con il pensiero di un topino qualsiasi.
« No. A meno che non mi possano staccare la testa a morsi... » negò l’altra, stringendosi appena fra le spalle a minimizzare la questione.

Quanto, tuttavia, dalla propria posizione centrale nella loro piccola colonna umana, in discesa lungo quella stretta scalinata a spirale, H’Anel non avrebbe potuto immaginare, nello scandire quelle parole volontariamente iperboliche, sarebbe stato quanto, purtroppo, alcuna iperbole avrebbe avuto a poter esser fraintesa in quelle medesime parole...

« E se questi topi potessero staccare la testa a morsi...?! » domandò la voce di Maddie, anticipando di un istante il clangore di una delle sua accette contro la pietra, e, facile da immaginare, contro la pietra del cunicolo attorno a loro, evidenza concreta dell’inizio di una battaglia, e di una battaglia in una posizione per loro quantomai sfavorevole.

Davanti alla donna dai capelli color del fuoco e dagli occhi color del ghiaccio avevano infatti fatto la loro apparizione dei ratti, per così come giustamente ipotizzato da Be’Wahr. Ma non dei ratti comuni, quanto e piuttosto degli orridi ibridi che sembravano essere frutto del contagio del morbo cnidariano su tali creature. Un morbo che, tuttavia e fortunatamente, sino a quel momento non aveva ancora fatto la propria apparizione in quel mondo e che, obiettivamente, ella sperava di non avere a rincontrare tanto presto. O, quantomeno, non in simili circostanze.
Per quanto, comunque, potesse apparire improbabile la presenza del morbo cnidariano, e, soprattutto, del morbo cnidariano applicato a dei ratti, quanto si stava offrendo innanzi ai suoi occhi appariva sufficientemente palese, avendole a ricordare, in maniera spiacevolmente tragica, non soltanto l’incontro contro la propria maestra d’arme, nel giorno in cui, per la prima volta, ebbe a scoprire l’esistenza del multiverso e dei pericoli a esso connessi, ma anche, e ancor peggio, l’immeritata e prematura conclusione della vita della medesima Midda Bontor... un’altra Midda Bontor rispetto a quella autoctona della dimensione nella quale la stessa Maddie da cinque anni aveva preso involontariamente e inaspettatamente dimora.
E così, innanzi ai suoi occhi, quei ratti, a un primo sguardo presentatisi apparentemente normali, avevano mostrato le proprie teste, e la parte superiore del propri busti, aprirsi letteralmente in due, in senso longitudinale, quasi una spada fosse calata loro addosso in un violento fendente. Ma in conseguenza a quell’apertura, tuttavia, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa la loro medesima morte, quanto e piuttosto la loro bramosia di sangue e di morte, comprovata da una fitta sequela di lunghi e sottili denti aguzzi a contornare quella strana, e terrificante, bocca.

« Non so se siano veramente stati contagiati dal morbo cnidariano... » premesse, lasciando calare violentemente la propria accetta destra contro quegli antagonisti, cercandone la morte « ... ma evitate di farvi mordere o, anche e soltanto, ferire. Altrimenti potremmo avere un grosso... grosso problema. » sancì, a beneficio dei suoi compagni d’avventura che, alle sue spalle, non avrebbero potuto riservarsi la sua medesima consapevolezza sull’improvvisa gravità della situazione nella quale si erano andati a cacciare.

venerdì 1 luglio 2022

4007

 

La prima parte del percorso non ebbe a riservare loro particolare difficoltà o ragione di pericolo.
Fatta eccezione, infatti, per il naturale stato di abbandono e di rovina in cui riversava, con aree parzialmente ostruite in conseguenza ai crolli superiori, e con alcuni gradini decisamente instabili se non, addirittura, franati; la discesa non ebbe a imporre loro reale minaccia... non in misura superiore a quanto non fosse già stato affrontato in passato in luoghi analoghi o, talvolta, in condizioni anche peggiori rispetto a quella lì presente. Con una larghezza di poco meno di tre piedi, e un’altezza di poco più di cinque, il passaggio si poneva sufficientemente agevole per le dimensioni proprie di Maddie, per così come da lei previdentemente ipotizzato, ma un po’ meno agevole per i suoi compagni, fra i quali praticamente nessuno ebbe a potersi permettere di muoversi con la schiena eretta, quanto e piuttosto accartocciati malamente in misura utile a garantirsi l’accesso a quella via verso l’ignoto.
In maniera tutt’altro che stolida, e ben sapendo quello a cui sarebbero andati allora incontro, durante la tappa presso la città portuale di Y’Garsh, i cinque avevano saggiamente colto l’occasione per procurarsi alcune pietre viola, pagate a caro prezzo, ma il cui costo avrebbe sicuramente avuto a doversi riconoscere meritevole di tale investimento: tali pietre, infatti, possedevano una peculiarità particolarmente utile in un contesto come quello, e in un contesto nel quale avere allora a procedere ostacolati dalla presenza di torce o di lampade, e dal rischio a esse connesso, non avrebbe avuto a potersi fraintendere una scelta auspicabile... non, quantomeno, in presenza di un’alternativa. Alternativa allora loro offerta, per l’appunto, da quelle pietre, e da quelle pietre capaci di sprigionare un’utile luce violacea ove esposte all’aria. E così, allorché ritrovarsi costretti a maneggiare pericolose fiamme in un contesto già tutt’altro che agevole al movimento, in grazia alla fosforescenza di quelle pietre, e di quelle pietre tenute legate al collo da una striscia di pelle quasi altro non fossero che dei pendenti, ingombranti, sì, ma non ostacolanti; essi si ritrovarono in grado di affrontare le tenebre di quel percorso senza particolare difficoltà.

« E’ una fortuna che vi siate ricordati di quella vecchia avventura di Midda... » osservò a tal riguardo la donna dai capelli color del fuoco e dagli occhi color del ghiaccio « ... avessimo avuto queste pietre anche in altre avventure, ci saremmo risparmiati un po’ di problemi. »
« E’ una fortuna averle ritrovate durante il nostro giro al mercato... » puntualizzò M’Eu, uno dei due destinatari delle parole da lei pronunciate, là dove erano stati proprio lui e sua sorella a concedersi memoria di quel particolare dettaglio di una delle prime avventure da lei stessa ascoltate quando, ancora bambini, ebbero a incontrarla per la prima volta, fra i monti Rou’Farth « In effetti non avevo mai avuto occasione di vederle in circolazione, prima d’oggi. E, obiettivamente, iniziavo a sospettare avessero un po’ il sapore di fola... »
« Miscredente. » ridacchiò H’Anel, la quale, a differenza del fratello, non aveva mai avuto a peccare di fiducia a discapito della loro mancata mamma, proprio seguendo l’esempio ispiratore della quale, ancor prima che del loro pur un tempo celebre genitore, avevano deciso di abbracciare la carriera di avventurieri e di mercenari « Te l’ho sempre detto che nel merito dei racconti di Midda ci può essere il rischio che qualcosa abbia a essere minimizzato, ma mai impropriamente enfatizzato. »
« ... in effetti... » si ritrovò costretto ad ammettere lo stesso Howe, il quale, già una volta, in passato, aveva commesso l’errore di ritenere impropriamente enfatizzata la narrazione di una di lei vicenda, ragione per la quale, poi, si era ritrovato a rischiare di perdere molto più della propria stessa vita, o della propria anima immortale.
« Maddie... dimmi che lì davanti la strada si fa più amplia, per favore! » supplicò, totalmente fuori tema, Be’Wahr, alfine ritrovatosi a essere posto in coda, e, per la propria stazza, decisamente in difficoltà nell’affrontare quella discesa.
« Non ti mentirei mai, tesoro mio. » sospirò l’altra, in tal maniera interrogata, escludendo implicitamente la possibilità che egli avesse a potersi permettere un proseguo più agevole.
« Grazie. Neanche io ti mentirei mai... » annuì il biondo, sorridendo per un istante con affetto a confronto con quanto ebbe a interpretare qual una quieta dichiarazione d’amore « Ma... migliora la strada?! » domandò poi, non avendo a cogliere la negazione da lei così propostagli.
« Ammettilo che ti stai pentendo della tua scelta... » suggerì maliziosamente Howe verso la donna del proprio fratello, non potendo fare a meno di divertirsi per quella dimostrazione di quieta ottusità da parte sua, e quella quieta ottusità per la quale, proprio malgrado, lo stesso era sufficientemente celebre all’interno del loro giro d’amicizie.
« Beh... è comunque un bel ragazzo. » volle evidenziare H’Anel, a porre l’accento su quell’aspetto positivo, quasi in termini consolatori in favore di Maddie.
« E anche molto premuroso... » confermò quest’ultima, sospirando proprio malgrado divertita da tutto ciò, con buona pace del sentimento sincero pur provato verso il proprio non particolarmente sagace amante e amato « ... e generoso, pure! » insistette, in quell’elenco di pregi del medesimo.
« Grazie. » replicò quindi Be’Wahr, quasi imbarazzato dal ritrovarsi destinatario di tanti inattesi complimenti, senza comprenderne la ragione « Però non mi hai ancora risposto... »
« No, amor mio. » si arrese ella, parlando esplicitamente a soddisfare quel tutt’altro che complicato interrogativo « Non migliora la strada scendendo. Anzi. »

Quanto, tuttavia, in quel momento, né Maddie, né nessun altro fra loro avrebbe mai potuto immaginare sarebbe stato quanto, di lì a breve, le dimensioni ristrette di quella scala a chiocciola avrebbero avuto a rivelarsi l’ultimo fra i loro possibili problemi... a confronto con questioni decisamente peggiori!