11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 28 febbraio 2022

3924

 

Assicuratasi che i propri figli fossero al sicuro, protetti dall’intera schiera delle desmairiane sue allieve, trentasei semidee che non avrebbero certamente permesso a niente e a nessuno di aver a nuocere a Tagae o a Liagu, Midda poté allora avere a dedicarsi a pianificare le proprie prossime mosse. E, soprattutto, a cambiare il proprio punto di vista sulla questione, là dove la ricercare di Be’Sihl, in quelle ultime ore, non aveva purtroppo offerto alcun risultato, malgrado tutto l’impegno posto in tal direzione da tante, tantissime valenti risorse.
Dovendo allora cercare una nuova prospettiva nel merito di quel problema, allorché concentrarsi sul tentare di rincorrere Be’Sihl, ovunque egli potesse essere finito, ella ebbe a preferire rivolgere il proprio interesse, la propria attenzione, a comprendere perché ciò fosse successo e, soprattutto, a definire una lista di possibili responsabili dietro a tutto ciò. Perché anche escludendo Nissa Bontor qual possibile responsabile per la scomparsa del suo amato, l’elenco dei propri avversari non avrebbe avuto a dover essere frainteso particolarmente breve. Anzi. Con l’avvento dei ritornati, a onor del vero, tale elenco era cresciuto potenzialmente a dismisura, là dove, con buona pace per ogni suo sforzo passato, tutti coloro che ella aveva avuto a sconfiggere e uccidere nel corso della sua esistenza avevano allor fatto ritorno, e avevano fatto ritorno certamente tutt’altro che animati da positivi intenti nei suoi riguardi.

« Cosa stai scrivendo...? » domandò Nissa, avvicinandosi incuriosita alla propria gemella, nel vederla allor china su un lungo rotolo di pergamena, intenta a redigere un testo con carattere estremamente piccolo, per poter concentrare il maggior numero possibile di informazioni su quell’unico supporto.
« L’elenco di tutti coloro che rammento di aver ucciso... e che potrebbero dimostrare iniziativa utile a portare a termine un’azione come questa. » rispose la donna guerriero, senza levare lo sguardo dal foglio, per quanto, ovviamente, costretta a interrompersi estemporaneamente, nel restare allor concentrata per non perdere il filo di un intimo discorso con la propria memoria, in quel viaggio a ritroso nei propri ricordi, alla ricerca di tutti coloro che, in quello o in altri mondi, avrebbero potuto riservarsi degna occasione di collocamento all’interno di quella lista.
« ... auguri... » commentò per tutta replica l’altra, ben consapevole di quanti antagonisti avesse la propria gemella, nell’essersi ritrovata, estemporaneamente, a capo di quelle decine di migliaia di non morti, in un quantitativo sufficiente da rendere quella lista improponibile anche ove avesse avuto a riguardare soltanto la decina parte del totale « ... e, comunque, non è un po’ limitato l’elenco che stai così definendo? » suggerì dopo un attimo, in un interrogativo quasi paradossale e, tuttavia, ben lontano dal potersi considerare immotivato, per così come ebbe immediatamente a specificare « Dopotutto non abbiamo evidenza del fatto che quanto accaduto sia stato a opera di un ritornato... »

L’ex-regina dei pirati di Rogautt aveva purtroppo ragione. E Midda ebbe subito a comprenderlo, trattenendo a stento un’imprecazione per la propria stupidità, e la propria stupidità nell’aver in tal maniera ristretto la propria già smisurata schiera di indiziati. Perché, effettivamente, benché una buona parte dei propri antagonisti fossero morti; un’altra e non irrilevante porzione avrebbero avuto a doversi intendere contraddistinti da ottima salute, in termini tali da ampliare di molto quell’elenco, e quell’elenco che si sarebbe in tal maniera esteso a livelli difficilmente gestibili, in maniera razionale o irrazionale che dir si volesse.

« E non ignorare la questione politica... » puntualizzò ancora Nissa, non desiderando certamente avere a vanificare gli sforzi della propria gemella, quanto e piuttosto desiderando in fede avere ad aiutarla, e ad aiutarla a non focalizzarsi erroneamente in una sola direzione, e una sola direzione che, oltretutto, avrebbe potuto avere a potersi riconoscere qual sbagliata.
« ... quale questione politica...?! » esitò l’altra, ora costretta ad alzare lo sguardo e a rivolgerlo verso la propria interlocutrice, pregando gli dei tutti che ella avesse a sbagliarsi nel voler ancora ampliare lo spettro delle possibilità, benché, proprio malgrado, fosse già consapevole di quanto difficilmente Nissa avrebbe avuto a sbagliarsi.
« Sei diventata la regina di Kriarya. » rammentò la prima, stringendosi appena fra le spalle a confronto con quell’apparente banalità « Forse per te potrebbe non significare molto... ma per altri questo potrebbe rappresentare ogni cosa. »
« La famiglia reale di Kofreya...?! » domandò, in termini quasi retorici, nel rimproverarsi nuovamente di essere stata tanto sciocca da non prendere in esame la soluzione più semplice, più ovvia, qual quella atta a prevedere un coinvolgimento da parte di coloro i quali, del resto, negli ultimi tempi avevano ben preso di mira Kriarya, in primo luogo, e lei stessa, di conseguenza.
« Aggiungici anche i lord di Lysiath... » incalzò Nissa, con una smorfia di disapprovazione dinnanzi a ciò, soprattutto nel non poter ignorare quanto, dietro a questo avesse avuto anche a giuocare un ruolo importante ella stessa « O credi veramente che non vi siano state conseguenze politiche all’assedio e alla tua elezione a Campionessa...? Non sono poche le voci di chi già immagina una vera e propria secessione delle province meridionali del regno, sotto la tua egemonia. »
« Di che cosa blateri, Nissa...? » esitò, colta del tutto in contropiede da quella prospettiva, e da quella prospettiva sulla quale non si era mai soffermata a riflettere, neppure per un fugace istante.
« Ti dico soltanto quello che si sente in giro. Soprattutto a Lysiath, là dove la popolazione non ha dimenticato il debito di gratitudine che hanno nei tuoi confronti, per averli salvati dalla crudele Nissa Bontor e dalla sua armata di non morti... » si difese l’altra, respingendo ogni possibile critica sulla veridicità di quanto stava allor semplicemente riportando, e di quanto, certamente, non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual una sua invenzione « E, per restare in tema di beghe politiche, fossi in te io non escluderei neppure la prospettiva di qualche nemico in seno alla stessa città del peccato... comunque. » soggiunse, scuotendo appena il capo.
« Qualche nemico... qui...?! » ripeté Midda, non tentando neppure di negare quell’eventualità, quanto e piuttosto attendendo da parte della propria interlocutrice una qualche precisazione a tal riguardo, per avere a comprendere meglio la questione.
« Certo. » annuì Nissa, con quieta convinzione « Là dove la tua elezione a signora di Kriarya e stata conseguenza di una reazione emotiva a un evento catastrofico, trovando occasione di poter essere confermata e consolidata dalle minacce successivamente riversatesi in contrasto alla città e alla sua popolazione; non è comunque da escludersi la possibilità che qualcuno, ora, in tempi decisamente più tranquilli, possa star rivedendo la propria posizione a tal riguardo, anche in considerazione di tutti i cambiamenti che ti stai, nel bene o nel male, intestando... » argomentò, aggrottando appena la fronte « Non dimenticarti, dopotutto, di quanto resiliente al cambiamento abbia a essere l’animo umano. E di quanto difficile sia, per i più, avere ad accettare un nuovo modo di vedere il mondo, per quanto, all’occorrenza, anche migliore rispetto a quello passato. »

domenica 27 febbraio 2022

3923

 

Nessuno ebbe a opporsi al suggerimento avanzato da Midda, laddove, comunque, la stanchezza avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual una realtà consolidata fra tutti loro. Ma benché, appunto, fossero tutti stanchi e, inutile sottolinearlo, demotivati nel confronto con quell’avversa situazione, ciò non permise comunque di ignorare tutte le questioni pregresse, e quelle questioni a ricordare le quali, purtroppo per tutti, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta l’onnipresente immagine dell’odiata Nissa accanto alla propria gemella.
Non soltanto Duva e Lys’sh, infatti, avrebbero avuto a dover esser riconosciute qual animate dal desiderio di andare a ricongiungersi alla propria amica, ma anche, e addirittura, gli stessi Howe e lord Brote, i quali, sinceramente affezionati a propria volta a Be’Sihl, non avrebbero potuto ovviare a condividere la preoccupazione espressa e inespressa dalla Figlia di Marr’Mahew per la sorte del proprio amato. Una preoccupazione, la loro, che pur non avrebbe potuto ovviare di andare a infrangersi, come onda del mare contro una scogliera, innanzi alla presenza di Nissa Bontor, e alla presenza di quella donna che, oltre a non poter essere da loro perdonata, non avrebbe potuto mancare di essere sospettata qual responsabile per quanto avvenuto, al di là della fiducia che Midda, ostinatamente, si dimostrava desiderosa di rivolgerle.
Così, per quanto facile sarebbe stato, al termine di quella lunga e infruttuosa notte, vedere il clan ricongiungersi e chiudersi in uno stretto abbraccio attorno alla donna guerriero, tutto ebbe a restare come nei giorni precedenti, vedendo, in conseguenza all’invito di Midda di andare a riposare, tutti disperdersi ognuno in direzione della propria dimora, per lasciare, alfine, da sole Midda, Nissa e le desmairiane sue allieve, pronte a incamminarsi in direzione della futura residenza ancor in costruzione.

« Recuperiamo i nostri figli e andiamo anche noi a casa… » suggerì quindi la signora di Kriarya, rivolgendosi in tal maniera proprio alla sua gemella, e a quella gemella che, in quel frangente, pur indirettamente causa di quella solitudine, avrebbe parimenti avuto a dover essere anche riconosciuta qual la sola presente al suo fianco, e la sola, quindi, alla quale potersi aggrappare, psicologicamente, emotivamente e fisicamente, in un momento di simile smarrimento psicologico.
« Non credi che sarebbe meglio per te restare qui…? » propose tuttavia la sua stessa gemella, non avendo di certo a doversi impegnare per comprendere quanto, comunque, quella locanda avesse a dover essere realmente riconosciuta qual “casa” dalla propria interlocutrice, con buona pace di tutto l’impegno da lei dimostrato in favore della realizzazione di una nuova dimora, e di una nuova dimora all’edificazione della quale, purtroppo, l’aveva costretta proprio lei « Sono certa che Arasha e Seem non faticheranno a trovarti una camera… »
« In effetti la stanza che condividevi con Be’Sihl è ancora libera. » puntualizzò l’ex-scudiero della donna guerriero, non mancando di confermare al volo l’ipotesi allor suggerita, non infondatamente, dall’ex-regina dei pirati dei mari del sud « Né io né Arasha abbiamo voluto occuparla, per rispetto nei vostri riguardi… né, tantomeno, destinarla ai clienti. » sottolineò, con un sorriso lievemente tirato, nell’imbarazzo spontaneo derivante da tutto ciò e dalla consapevolezza di quanto scioccamente sentimentale e nostalgico avrebbe potuto essere giudicato tutto ciò.

Ovviamente, però, Midda Bontor non avrebbe mai potuto condannare una simile premura da parte del giovane. E, anzi, con affetto quasi materno verso di lui, ella ebbe a muoversi per raggiungerlo e, così, avere occasione di abbracciarlo dolcemente, a dimostrare tutta la propria più sincera gratitudine per la gentilezza da lui così a lei destinata.
Un abbraccio che ebbe a durare a lungo, e che alla propria conclusione ebbe a vedere Seem rosso in volto per l’emozione, e per quell’emozione derivante da una mai completamente superata infatuazione giovanile per lei, e per lei che, negli anni della sua fanciullezza, era stata fonte di ispirazione come nessun altro prima, a parte, sicuramente, proprio lo scomparso Be’Sihl.

« Ti ringrazio, Seem. » sorrise ella, ritraendosi allora da quell’abbraccio « Ma non c’è alcuna necessità per me di restare qui, in questo momento. » escluse, scuotendo appena il capo « Inoltre, se qualcuno ha deciso di dichiararmi guerra, arrivando addirittura a colpire Be’Sihl per giungere a me, vorrei minimizzare l’eventualità di altri “danni collaterali”. »

E sebbene Seem non avrebbe potuto considerarsi pienamente convinto da quella risposta, egli non ebbe allora a replicare ulteriormente, comprendendo quanto nulla di quello che avrebbe allor potuto dire sarebbe stato in grado di far cambiare idea alla donna guerriero.
Ma se, in tutto ciò, l’ex-scudiero aveva accettato con relativa semplicità quella posizione, in termini ben diversi ebbe altresì a presentarsi la stessa Nissa Bontor, specie prendendo voce verso la propria gemella una volta lasciata la locanda… e avviatesi in direzione dell’uscita dalla città del peccato…

« Tu non hai la benché minima idea di andare a dormire… non è forse vero…?! » domandò, in una questione del tutto retorica, là dove assolutamente certa della risposta, e di quella risposta che anch’ella avrebbe allor dato, fossero state le loro posizioni invertite.
« Ti pare che potrei mai mettermi a dormire non avendo idea di dove possa essere finito Be’Sihl…?! » confermò quindi la donna guerriero, scuotendo il capo ed escludendo fermamente quella possibilità « Avrò occasione di dormire solo dopo che questa storia sarà conclusa… »

sabato 26 febbraio 2022

3922


Purtroppo però neppure l’immane impiego di forze così dedito alla ricerca di Be’Sihl, o di una qualunque evidenza di quanto accadutogli, si dimostrò capace di risolvere l’arcano. E l’alba, tanto puntuale e arbitraria, quanto apparentemente crudele in tutto ciò, giunse a salutare l’inizio di un nuovo giorno all’interno della città del peccato senza che il benché minimo indizio nel merito di quanto accaduto avesse avuto a essere ottenuto da Midda Bontor o da qualcuno dei suoi pur numerosi alleati.
E quando anche gli ultimi ebbero a fare ritorno al luogo da dove tutto aveva avuto necessariamente inizio, la locanda “Alla Signora della Vita”, l’indubbia evidenza di quell’insuccesso non poté che sconfortare la Figlia di Marr’Mahew, incapace a comprendere come qualcuno potesse essere scomparso nel nulla in quella maniera…

« Se tutto questo non avesse necessariamente a risultare tragico, non potrebbe negarsi un che di ironico, e persino di grottesco… » ebbe a commentare amaramente Duva Nebiria, scuotendo il capo a confronto con l’ennesima imprecazione scandita dall’amica sororale, e da quell’amica alla quale, purtroppo, non poteva neppure permettersi di restare vicina quanto pur avrebbe desiderato
« In che senso…?! » domandò Maddie, non riuscendo a cogliere l’aspetto ironico o grottesco dietro a quanto stava accadendo alla propria controparte autoctona a quella dimensione.
« Nel senso che normalmente è Be’Sihl a non sapere dove sia finita Midda… » sottolineò l’altra, stringendosi appena fra le spalle « E se lo conosco un poco, potendo ora non mancherebbe di evidenziare con lei quanto, per l’appunto, tutto questo abbia a risultare estremamente spiacevole ove vissuto in cotali termini. »

La Furia Nera, così come ella era stata appellata nel corso degli accadimenti propri dell’assedio di Lysiath, non aveva tutti i torti. Anzi. E persino la stessa Ucciditrice di Dei, ove non fosse stata terribilmente in ansia per il fato del proprio amato, non avrebbe potuto che essere concorde con lei, ammettendo candidamente di meritarsi per una volta tanto di ritrovarsi a ruoli invertiti, vivendo tutto ciò che, sovente anche per propria stessa scelta, aveva da sempre imposto di vivere al proprio caro Be’Sihl.
Purtroppo, in quel momento, Midda non si stava ponendo in grado di apprezzare l’ironia della sorte dietro a tutto ciò e, ove quel commento, pur privo d’ogni intento offensivo, non fosse allor sopraggiunto da chi ella amava come e più di una sorella, probabilmente avrebbe avuto a reagire in maniera decisamente negativa a suo discapito, intimandole di risparmiarsi uscite tanto improduttive in una situazione al pari di quella. Fortunatamente, però, quelle parole erano state scandite da una delle sole due persone al mondo che Midda non avrebbe mai potuto smettere di amare e di rispettare a prescindere da cosa fosse successo, ragione per la quale, allora, non soltanto Duva non si ritrovò a essere presa di mira dalla donna guerriero ma, ancor più, quelle sue parole ebbero a essere utili al fine di permettere alla stessa Figlia di Marr’Mahew di recuperare un po’ del proprio senno perduto, nel razionalizzare quanto stava accadendo, e nel razionalizzarlo qual, in fondo, nulla di diverso da quanto, negli ultimi anni, negli ultimi decenni, aveva in più riprese avuto a imporre non soltanto a Be’Sihl, ma a chiunque le fosse vicino… a partire, in effetti, proprio dalla sua gemella Nissa, la prima che insieme ai loro genitori, proprio malgrado, aveva avuto a doversi confrontare con una sparizione da parte sua, quand’ancora bambina e quando ancora, chiaramente, incapace di poter comprendere il perché di tutto ciò, per così come tutto quanto accaduto fra loro nei decenni a seguire aveva dimostrato al di sopra di ogni possibilità di dubbio.

« E ora cosa possiamo fare…?! » esitò Rín, rivolgendo la domanda a tutti e a nessuno in particolare, non avendo obiettivamente idea di quale avrebbe potuto essere la loro mossa successiva, dopo che il loro impegno a passare la pettine l’intera città non aveva condotto ad alcun risultato.
« Possiamo offrire una ricompensa... » suggerì Lys’sh, aggrottando appena la fronte, a confronto con un’idea nel merito dell’assennatezza della quale, pur, non avrebbe potuto considerarsi sicura « In fondo questa è la città del peccato e, come voi mi insegnate, qui chiunque farebbe qualunque cosa per il giusto prezzo. »
« L’idea è buona… ma prima di porre in essere questa o qualunque altra idea, è meglio che andiate tutti a dormire. » sancì Midda Bontor, prendendo voce a tal riguardo, e rispondendo tanto alla domanda di Rín quanto alla proposta di Lys’sh « Avete già dato tutto il massimo per me, in questa notte… e non ho parole per esprimere la mia gratitudine verso tutti voi per quanto avete fatto. » dichiarò, sincera a tal riguardo « Ora è giusto che abbiate occasione di riposare un poco, prima che qualcuno inizi a crollare a terra per la stanchezza. »
« Ma… » tentò di protestare H’Anel, poco convinta dall’ordine così loro rivolto da parte della sua quasi madre.
« Se non siamo riusciti a trovare informazioni degne di nota nelle ultime dieci ore, è assurdo credere di poterne raccogliere proprio ora. » escluse tuttavia la Figlia di Marr’Mahew, a meglio argomentare il senso della propria decisione « E, comunque, stanchi e assonnati non possiamo essere di alcun aiuto a Be’Sihl… » soggiunse, in un’osservazione tutt’altro che priva di fondamento, là dove nessuno di loro, fatta eccezione per i ritornati, avrebbe potuto rinunciare al sonno senza vedersi presentare il giusto conto dalla propria mente e dal proprio corpo… e un conto che, in quel particolare momento di crisi, a nessuno avrebbe potuto avere a convenire pagare.

venerdì 25 febbraio 2022

3921

 

Midda Bontor non desiderava agire come una sovrana, benché, di fatto, fosse stata eletta a furor di popolo sovrana della città del peccato, di Kriarya, in termini tali, in effetti, da contrariare fortemente, e comprensibilmente, la famiglia reale del regno di Kofreya. Ella non era solita riconoscersi in quanto tale, benché tutti si attendessero che ella, effettivamente, dimostrasse tutto il giusto polso della situazione, per ogni questione ordinaria o straordinaria relativa a quella città, e benché, ancor più, ella stesse comunque fortemente impegnandosi a dimostrare tutto il giusto polso a tal riguardo, affinché Kriarya stessa potesse prosperare, al di là di ogni possibile difficoltà, di ogni eventuale minaccia e sfida loro riservata.
Ma per quanto Midda Bontor non desiderasse agire come una sovrana, quella notte ella non ebbe esitazioni a muoversi in quanto tale. Perché a spronarla in tal senso non avrebbe avuto a dover essere frainteso un qualsivoglia egoismo personale, quanto e piuttosto, il proprio amore, e il proprio sentimento di amore verso Be’Sihl Ahvn-Qa, suo compagno, suo complice, suo confidente, suo amico e suo amante, nonché padre dei suoi figli. E se per Be’Sihl ella non avrebbe avuto esitazione alcuna a muovere guerra persino agli dei tutti, in quella sera ella non ebbe esitazione a chiedere a duecento e quarantotto semidee di volerle essere al fianco, prestando la propria cooperazione al fine di ritrovare quanto prima il suo amato. Del resto, le figlie di Desmair, che pur ancora ella non avrebbe potuto vantare di conoscere tutte per nome dato il loro numero effettivamente esagerato, conoscevano altresì perfettamente Be’Sihl, fosse anche e soltanto per la sua costante presenza accanto a Midda ogni sera che trascorrevano insieme a loro, in quell’accampamento sotto le stelle del firmamento. E, in tal senso, tutte loro avrebbero potuto essere utili per setacciare l’intera città, a tentare di individuare la posizione dell’uomo, ovunque egli potesse essere stato portato. Non come soldatesse, quindi, ella desiderava impiegare quelle semidee, quanto e piuttosto come una vera e propria squadra di ricerca, e una squadra di ricerca che avrebbe potuto speranzosamente aiutarla a fare chiarezza su cosa potesse star accadendo. Ella, dopotutto, non avrebbe mai chiesto a quelle desmairiane di avere a combattere per lei: dopo aver trascorso già un’intera eternità a vivere un imperituro stato di guerra, era giusto, era sacrosanto, che a tutte loro potesse essere concessa l’occasione di trovare la propria occasione di esprimere se stesse in qualunque modo esse avrebbero potuto avere a preferire. Ma, appunto, in quel frangente, in quel particolare momento di crisi, alla Figlia di Marr’Mahew non avrebbe avuto a occorrere della forza militare, quanto e piuttosto la cooperazione di un gruppo di amici, e di un amplio gruppo di amici in grazia al quale avere a sperare di chiudere al più presto, e in maniera più positiva possibile, quella follia.
E se di amici Midda Bontor aveva a necessitare in quel momento di crisi, amici non ebbero a mancarle. Non soltanto in relazione alle desmairiane, ma anche, e piuttosto, a tutto il proprio clan, e a quel clan che, per la prima volta dalla comparsa di Nissa, ebbe a radunarsi nuovamente attorno a lei, soltanto per il bene dello stesso Be’Sihl e senza che, in tal senso, potesse essere dimenticata la propria intima contrarietà alla scelta da lei compiuta in favore a quella tregua con la propria gemella Nissa.

« Brote...? Howe...?! » domandò sinceramente sorpresa, nel riconoscere i propri più critici detrattori fra le fila di coloro che la stavano aspettando alle porte della città, pronti a concederle tutto l’aiuto possibile.
« ... » esitarono per un istante i due, riconoscendo, accanto a lei, leggermente arretrata rispetto a lei, la figura di Nissa e, in ciò, non negandosi evidente contrarietà per quella sgradevole costante, e una costante che neppure quella crisi era riuscita a rimuovere dall’equazione.
« Questo non risolve nulla della questione fra noi... » si affrettò, quindi, a sottolineare Howe, scuotendo fermamente il capo « Tuttavia, Be’Sihl è anche un nostro amico. E se qualcuno è stato così idiota da pensare di potergli fare impunemente del male, beh... si renderà presto conto del madornale errore così commesso. »
« Grazie. » dichiarò per tutta replica la donna guerriero, annuendo appena e non aspettandosi assolutamente nulla del genere... anzi, obiettivamente non attendendosi nulla e basta, là dove la distanza venutasi a creare fra loro in quegli ultimi tempi era apparsa decisamente profonda « Davvero... grazie. » ribadì, a non permettere che il proprio sincero sentimento di gratitudine potesse essere in qualsivoglia misura minimizzato nel proprio valore.
« Per Be’Sihl. » confermò lord Brote, piegando verso il basso gli angoli delle proprie labbra, in una smorfia di incontrollato disprezzo a discapito di Nissa, assassina di sua moglie Nass’Hya, colei che, con la propria gratuita violenza, aveva reso orfano di madre suo figlio Na’Heer.

A confronto con quella formazione estesa del clan offerente riferimento a quella leggenda vivente, obiettivamente chiunque avrebbe avuto a doversi pentire della sciagurata idea di riservare torto a chiunque fra loro, dove nel “chiunque”, ovviamente, era incluso proprio lo stesso Be’Sihl, lì reale cardine di quell’estemporanea riconciliazione malgrado Nissa.
E a confronto con quella formazione estesa del clan della signora di Kriarya, quella notte, l’intera capitale ebbe, proprio malgrado, a doversi confrontare, nel mentre in cui quella sistematica ricerca per Be’Sihl ebbe a diffondere presso tutti la consapevolezza di quella scomparsa... e di quella scomparsa che improbabile, per non dire impossibile, avrebbe potuto non essere ricondotta necessariamente alla stessa Campionessa.
Una scomparsa, quindi, a confronto con la quale nessuno ebbe a dimostrare disinteresse, se non per un qualche effettivo coinvolgimento emotivo in favore di Be’Sihl, sicuramente per un indubbio senso di solidarietà con colei che, allora, era rimasta la sola a incarnare lo spirito indomito di quella città,  e di quella città che, sola, si stava strenuamente opponendo a ogni minaccia... umana e non!

giovedì 24 febbraio 2022

3920

 

Midda non reagì in alcuna misura a quelle parole. E a quelle parole che, ancora, non stavano offrendo una chiara risposta alla propria domanda. Non reagì né emotivamente né fisicamente. E, anzi, offrì di sé un’immagine di totale fermezza, in termini tali che non un ciglio attorno ai suoi occhi ebbe a fremere neppure per un istante.
Ella attendeva la risposta al proprio interrogativo. Quella risposta sulla base della quale, allora, avrebbe saputo come poter agire e reagire. E avrebbe potuto definire il proprio antagonista o, nel caso migliore, escludere la propria gemella da tale ruolo. Sì: il caso migliore. Perché, benché nell’escludere Nissa dalla possibilità di essere la propria antagonista, ella avrebbe avuto a doversi confrontare con l’invariata incognita nel merito di cosa potesse essere successo a Be’Sihl e, soprattutto, di chi fosse responsabile di ciò; ella avrebbe comunque potuto rallegrarsi, in senso lato, di non aversi a dover incolpare direttamente per quanto allora stava accadendo, così come, necessariamente, sarebbe stato nell’eventualità di un coinvolgimento della propria gemella.
La Figlia di Marr’Mahew, quindi, non avrebbe potuto ovviare a pregare affinché Nissa avesse a rispondere negativamente al proprio interrogativo. E dopo un fugace istante, sol necessario a concedere alle parole appena scandite il proprio giusto valore, e ovviando a qualunque possibile e inutilmente plateale momento di silenzio, l’ex-regina dell’isola di Rogautt ebbe a riprendere voce, proseguendo nel proprio intervento, e definendo, in ciò, la propria posizione...

« Quello in cui ci stiamo impegnando per me è reale. Reale almeno quanto lo può essere questa assurda e seconda occasione di vita, o di non morte quantomeno, che mi è stata concessa. » scandì, annuendo con serietà « Ho già speso un’esistenza intera a odiarti e, nel ritrovarmi ora a confronto con l’eternità, non avrebbe senso avere a investire i tuoi ultimi, effimeri anni di vita proseguendo in un’assurda guerra fra noi, nella quieta consapevolezza che, qualunque cosa mai potrei fare per danneggiarti, comunque finirà per perdere qualunque valore nel momento in cui, alla fine, ti vedrò spirare, fosse anche a una veneranda età, nel mentre in cui io continuerò a essere come sono ora. » argomentò, in quello che, obiettivamente, non avrebbe potuto essere frainteso come un percorso mentale privo di ragionevolezza... anzi « Alla fine non sono mossa da sentimenti troppo diversi da quelli delle tue demoniache figliastre: consapevole di quanto fugace sia la tua esistenza, soprattutto confrontata all’imperitura e immutabile persistenza della mia, desidero avere la possibilità di godere di ogni singolo istante del tempo che ci può essere concesso, per poter conservare con me il miglior ricordo possibile di noi... di tutto questo, e poter riguardare a questo tempo con una dolce e malinconica nostalgia nel giorno in cui, alla fine, non saremo più insieme. »

Già: quello era quanto, effettivamente, muoveva anche le desmairiane. E non soltanto le tre dozzine che si erano candidate al ruolo di sue discepole, ma, più in generale, tutte le duecento e quarantotto figlie di Desmair che, votate all’eternità in grazia alla propria semidivina natura, non avrebbero avuto a poter considerare eccessiva l’idea di trascorrere al suo fianco tutto il tempo che avrebbe potuto essere loro concesso, avesse avuto addirittura a trattarsi di interi decenni. Perché per chi votato all’eternità, dopotutto, persino un secolo, o un millennio, non avrebbe avuto molto più valore di una manciata di secondi.
Nissa Ronae Bontor, sorella gemella di Midda Namile Bontor, era seria e sincera nell’esprimere in tali termini la propria posizione. E una posizione che, dopotutto, aveva avuto occasione di comprendere nel constatare quanto le proprie figlie, Mera Ronae e Namile, fossero cresciute in quell’ultimo lustro, passando da essere due bambine a divenire due giovinette, due fanciulle, fortunatamente non ancor donne e, ciò non di meno, neppur così distanti dal divenirlo, in quello che per lei avrebbe avuto a poter comunque essere considerato un semplice battito di ciglia, nel ritrovarsi a esistere in quell’eterno presente, e in quell’eterno presente a confronto con il quale un istante, un giorno o un anno avrebbero potuto avere quietamente a confondersi.
Là dove, quindi, se ella si fosse lasciata distrarre da altri pensieri, troppo facile sarebbe stato avere a smarrire completamente il senso della realtà, e, con esso, l’ineluttabile scorrere delle stagioni che avrebbe portato le sue figlie a divenire donne e poi, un giorno, madri a loro volta; ancor più semplice sarebbe stato avere a perdere di vista l’ancor più breve aspettativa di vita della propria gemella, e di quella gemella che, nel giro di poco, di pochissimo, o, per lo meno, tale dal suo peculiare punto di vista, avrebbe potuto ritrovarsi prima invecchiata, e poi in gloria agli dei.

« Non credo che qualcuno, nel corso della Storia di questo e di altri mondi, abbia mai trovato una maniera così complicata per dire a sua sorella di volerle bene... » commentò Midda, per tutta risposta, aggrottando appena la fronte e, nel contempo di ciò, lasciando sfumare tutta la tensione precedentemente accumulata in quel confronto « Ciò non di meno, nel considerare i nostri pregressi, credo che quanto tu abbia appena scandito possa essere giudicata al pari di una vera e propria dichiarazione di amore nei miei confronti. » sorrise, concedendosi un fugace momento di soddisfazione per aver così escluso Nissa dall’annovero dei propri antagonisti.
« Beh... non mi pare che tu ti stia sbilanciando in senso contrario. » replicò quindi l’altra, stringendosi appena fra le spalle e restituendo al mittente quell’addebito « Oppure ti senti desiderosa di declamare poeticamente tutto il tuo più sincero affetto per me...?! »
« Se non ti volessi bene, non sarei qui, in questo momento. » puntualizzò allora la Figlia di Marr’Mahew, scuotendo appena il capo « E, soprattutto, non ci saresti neppure tu. » soggiunse, a meglio definire i contorni della questione « Tuttavia, sì... probabilmente è ancora prematuro pensare di poterci sbilanciare in qualcosa di più, senza che tutto ciò abbia ad apparire ipocrita o gratuito. »
« Sono d’accordo. » confermò Nissa, con un quieto sorriso verso di lei « E dal momento in cui abbiamo chiarito la nostra reciproca posizione, che ne dici se ora ci concentrassimo sulla questione più importante, nell’impegnarci a capire chi sia stato così idiota da ritenere di poterti recare danno attraverso il tuo uomo? » le propose, tornando a focalizzare la loro attenzione sulla sparizione dello shar’tiagho « Prima lo troviamo, prima potremo divertirci a inventare la più straziante maniera per farlo pentire di aver permesso a sua madre di metterlo al mondo... »

mercoledì 23 febbraio 2022

3919

 

Per Midda Bontor o, quantomeno, per la Midda Bontor che ella era un tempo, uccidere non avrebbe avuto a dover essere frainteso né un piacere, né un dispiacere: uccidere era semplicemente una possibilità per concludere uno scontro, una possibilità per sopravvivere a una sfida, una possibilità per definire il proprio diritto a essere al di sopra di coloro i quali avrebbero desiderato l’esatto opposto. Figlia del suo tempo, e della cultura propria di quel mondo, Midda Bontor non aveva avuto occasione passata di sviluppare un concetto di etica o di morale a confronto con il quale l’uccisione di un’altra persona avesse a doversi considerare necessariamente sbagliata. Non che in quel mondo, in quel tempo, non avesse a esistere il concetto di assassinio, soprattutto là dove qualcuno fosse stato ucciso senza che gli fosse riconosciuta la benché minima possibilità di difendersi. Ma, al di là di ciò, e, soprattutto, nel corso di una sfida, di un duello, o, meglio ancora, di una battaglia, la morte dell’antagonista non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual né giusta né sbagliata, quanto e piuttosto una naturale conclusione, sì ovvia per così come a un tramonto avrebbe avuto a conseguire la notte e a un’alba il nuovo giorno.
A un certo punto della propria vita, suo malgrado, Midda Bontor si era però ritrovata costretta a scendere a patti con una realtà diversa, e con una realtà simile a quella di origine di Maddie e di Rín, là dove l’etica e la morale avrebbero avuto a dover essere intese decisamente meno permissive, e atte a definire obbligatoriamente un male la morte di qualcuno, a prescindere dalle ragioni della stessa. E benché tale esperienza, a posteriori, fosse stata scoperta e compresa qual un inganno impostole dall’empia crudeltà del proprio sposo Desmair, le conseguenze psicologiche di quelli che per lei erano stati anni interi trascorsi in quel mondo, e trascorsi nel ritenere, in effetti, che nessun altro mondo al di fuori di quello fosse mai realmente esistito, non avevano potuto ovviare a permanere, e a crearle una certa situazione di conflittualità interiore, tale, addirittura, da spingerla, per il periodo in cui era stata in possesso dei poteri della regina Anmel Mal Toise, a rinunciare completamente a qualunque azione violenta, nel timore che ciò potesse tradurla in una nuova Oscura Mietitrice, come colei che l’aveva preceduta.
Al tempo presente, Midda Bontor non avrebbe più avuto a dover essere intesa qual erede del potere della regina Anmel, e, in ciò, non avrebbe avuto a dover essere più riconosciuta qual vincolata a qualche freno psicologico in tal senso, in simile direzione. Ciò non di meno, ancora, quella morale aliena insinuatasi nella sua mente non avrebbe potuto ovviare a frenare la sua mano, anche a confronto con lo sconcertante numero di ritornati che avevano fatto capolino nel suo mondo, decine di migliaia di non morti accomunati solo dall’unica, indiscussa verità di dover a lei la propria prematura scomparsa.
Ma per quanto, quindi, ella non avesse a partire necessariamente dall’idea di uccidere qualcuno, non in condizioni di quiete, e neppure in situazioni di battaglia, a confronto con l’eventualità che al proprio amato Be’Sihl potesse essere accaduto qualcosa, difficile sarebbe stato per lei non avere a regredire alla se stessa di un tempo, in quella che, per lo più, non avrebbe avuto neppure da lei stessa a poter essere giudicata in maniera negativa, quanto e piuttosto in termini necessariamente positivi, e positivi in misura utile a garantirle la libertà di compiere quanto avrebbe avuto a dover essere compiuto per la salvezza del suo compagno... o, peggio, per vendicarne la sorte, ove questa avesse avuto a scoprirsi avversa.
Tutt’altro che invidiabile, quindi, avrebbe avuto a dover essere considerato il fato di chiunque si fosse scoperto frapposto fra lei e Be’Sihl in quel particolare frangente. E tutt’altro che invidiabile, ancora, avrebbe avuto a dover essere considerato anche il fato di un’immortale come la stessa Nissa Bontor, la quale, con buona pace della propria attuale condizione di ritornata, avrebbe avuto comunque ad affrontare un infinito numero di morti per mano della propria gemella laddove fosse stata sventuratamente scoperta qual coinvolta, in qualunque misura, in tutto ciò. E di questo, obiettivamente, l’ex-regina dei pirati dei mari del sud ebbe a cogliere evidenza concreta in grazia a un semplice sguardo, e a uno sguardo utile a scorgere, negli occhi della propria gemella, quella fermezza d’intenti a confronto con la quale anche gli dei avrebbero avuto a dover tremare, temendo per la propria sorte...

« Cosa è successo...?! » domandò quindi immediatamente, purtroppo non potendo avere a presupporre nulla di positivo, fosse anche e soltanto nel confronto con l’evidenza di quanto, allora, Midda avesse lì fatto ritorno da sola « Dove sono le mie figlie...? Dove sono Be’Sihl e i tuoi figli...?! »
« Meri e Nami stanno bene. Sono ancora alla locanda, insieme a Tagae e Liagu e sotto la protezione di due desmairiane. » dichiarò la Figlia di Marr’Mahew, a escludere qualunque possibilità di fraintendimento a tal riguardo, fermandosi d’innanzi alla propria gemella e ritrovandosi quasi a confronto con l’immagine che avrebbe potuto esserle restituita da uno specchio, se soltanto quello specchio avrebbe potuto toglierle cinque anni, lo sfregio sull’occhio sinistro e acconciarle i capelli.
« E Be’Sihl...?! » insistette quindi Nissa, non mancando di cogliere quanto ella non l’avesse nominato in quel sintetico ragguaglio nel merito della situazione corrente.
« Devo farti una domanda, Nissa. E ti prego di non avere a equivocare il senso della medesima. » premesse la donna guerriero, continuando a restare ferma innanzi a lei, con i propri occhi color ghiaccio immersi in quelli identici della propria controparte « Tutto ciò che stiamo cercando di realizzare insieme è reale o è soltanto l’ennesimo inganno da parte tua, alla ricerca di qualche nuovo modo per farmi soffrire, così come non hai fatto altro per tutta la tua intera esistenza passata...?! » scandì, con tono privo di ogni inflessione, atto a separare quel quesito da qualunque genere di emozione, per poter agire e reagire a quella situazione di crisi con la maggior lucidità possibile « Perché Be’Sihl potrebbe essere stato costretto ad allontanarsi dietro la minaccia di qualcuno. E se io avessi a scoprire che quel qualcuno è in qualunque misura ricollegabile a te, hai la mia parola che neppure l’essere una non morta ti potrà impedire avere a rimpiangere l’idea di avermi voluta nuovamente aggredire, e aggredire attraverso la mia stessa famiglia. »

Nelle parole della Figlia di Marr’Mahew, dell’Ucciditrice di Dei, della Campionessa di Kriarya e di Lysiath, non avrebbe avuto a dover essere considerata una minaccia, non avrebbe avuto a dover essere erroneamente intesa un qualunque genere di collera o di furia. In quelle parole, così come nel suo sguardo, altro non avrebbe avuto che a dover essere considerata una semplice constatazione, e la constatazione della realtà oggettiva per così come avrebbe avuto a svilupparsi ove quelle condizioni si fossero spiacevolmente scoperte soddisfatte.
E per quanto Nissa avesse avuto più di un’occasione, in passato, per confrontarsi con lei, e con la sua furia, e con la sua collera, vedendola gridare, sentendola imprecare, sputando tutto ciò che di negativo dal suo cuore avrebbe potuto sorgere; per la prima volta, in quel momento, ebbe a riconoscere in lei quello stesso sentimento che tanto a lungo l’aveva personalmente contraddistinta, e quella stessa determinazione di morte che per tutta la sua vita l’aveva caratterizzata, permettendole di compiere ogni orrore del quale si era resa responsabile per avere a pretendere soddisfazione a confronto con il torto da lei subito. E nel riconoscere tutto ciò, non poté che avere a provare, paradossalmente, un senso di timore e di ammirazione per la propria gemella, e per quella gemella che, certamente, fosse stata costretta ad agire a suo discapito, avrebbe trovato il modo di fargliela pagare, anche a costo di avere a tradurre l’intero mondo attorno a lei in una landa desolata, nel quale avrebbe avuto a dover affrontare da sola l’intera eternità alla quale pur, in quanto non morta, era destinata.

« Non equivocherò il senso della tua domanda. » confermò allora ella, annuendo con serietà a ciò e lasciando perdere ogni possibilità di tono ambiguo a confronto con l’evidente crisi che avrebbe potuto travolgerla, ove quel confronto avesse avuto a svilupparsi secondo il percorso più negativo possibile per entrambe « Anzi. Permettimi di dichiararti tutta la mia più sincera ammirazione per questo tuo approccio. » soggiunse, onesta a tal riguardo, non potendo ovviare a esprimersi in tal senso.

martedì 22 febbraio 2022

3918

 

Purtroppo per lei, quell’interrogativo non ebbe a trovare facilmente una risposta. E, anzi, dopo più di un quarto d’ora di accurate ricerche, né le desmairiane, né tantomeno H’Anel o Rín ebbero a poter offrire buone nuove alla Figlia di Marr’Mahew, la quale, del resto, a sua volta non era stata in grado di ritrovare evidenza alcuna nel merito di dove potesse essere andato a cacciarsi Be’Sihl.
L’unico indizio utile, se così si sarebbe potuto definire, soprattutto in assenza di alternative, ebbe allor a dover essere considerato qualche non meglio precisato ricordo da parte di un paio di avventori nel merito del fatto di averlo visto allontanarsi in compagnia di qualcuno. Ma chi fosse questo qualcuno, o, addirittura, se fosse uomo o donna, giovane o vecchio, alto o basso... niente da fare. Del resto quella era una locanda, e nessun luogo come quello avrebbe avuto a doversi considerare ideale per avere a incrociare dozzine di volti estranei, verso i quali, ora della fine, nessuno avrebbe avuto a soffermarsi più di tanto, in assenza di una qualsivoglia motivazione utile a farlo.

« Be’Sihl non si sarebbe mai allontanato senza avvisare qualcuno... » obiettò Arasha, sopraggiunta a sua volta nella discussione insieme a Seem, nel rendersi entrambi conto di quanto, comunque, la questione non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual banale, nel crescente coinvolgimento di persone attorno a Midda Bontor « Non in questo orario, non con la locanda piena zeppa di clienti, e non, certamente, abbandonando qui Tagae e Liagu come se nulla fosse. »
« Concordo. » annuì l’ex-scudiero della donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, approvando pienamente l’analisi così compiuta dalla propria amata sposa e madre della loro bimba « Se ha agito realmente in questa maniera, deve aver avuto qualche ragione. »
« O, magari, non ha avuto possibilità di agire in altro modo. » suggerì Nóirín, storcendo le labbra verso il basso « Dopotutto è innegabile che farebbe di tutto per te, Midda... e se qualcuno ti avesse minacciata, per costringerlo a seguirlo, egli non avrebbe avuto esitazione alcuna a farlo. »
« Stai veramente pensando a un rapimento...? Qui, nel cuore di Kriarya...?! » domandò H’Anel, andando involontariamente a riprendere lo stesso interrogativo a confronto con il quale pocanzi la Figlia di Marr’Mahew le aveva domandato di non avere a indugiare ulteriormente, ovviando a indicare la risposta più ovvia all’interrogativo nel merito di chi potesse dimostrate tanto ardimento, o tanta follia, da agire in tal maniera.
« A questo punto non credo che possiamo più escludere alcuna possibilità... » ammise la stessa signora di Kriarya, arricciando le labbra a mostrare fugacemente i denti in una smorfia ferina « Arasha, Seem: potete continuare a prendervi voi cura di Tagae e Liagu per questa sera, per favore...?! » soggiunse poi, non concedendosi alcuna possibilità di tergiversare inutilmente attorno all’evidenza della necessità di agire, e di agire quanto prima per far luce sull’accaduto « Non credo che sia opportuno che stasera abbiano a lasciare la locanda. »
« Nessun problema, ovviamente... anzi... Eli ne sarà entusiasta. » annuì Seem, non immaginando neppure di poter sollevare obiezione a confronto con una simile richiesta.
« Ghierli... Losil... ho da chiedervi un piacere molto importante, a confronto con il quale potrete considerare incrementato il debito che già ho con voi. » incalzò quindi, volgendo l’attenzione verso le due desmairiane al suo seguito « Restate qui alla locanda e, qualunque cosa abbia a succedere, proteggete tutti i membri del clan: siete due guerriere straordinarie e non posso che provare pena per chiunque dovesse ritrovarsi con voi quali avversarie. » sottolineò, in un complimento assolutamente non gratuito, anche e soltanto in considerazione, in fondo, della loro natura semidivina e del fatto che, a prescindere dal loro desiderio di esserle discepole, quelle donne giungevano da un’eternità in continuo conflitto con i propri fratelli, una sempiterna guerra che non poteva non averle temprate più di quanto chiunque al mondo avrebbe mai potuto immaginare possibile.
« Lo faremo. » annuirono le due figlie di Desmair, anch’esse senza dimostrare la benché minima esitazione di fronte a quella richiesta diretta della loro maestra.
« H’Anel, Rín: so che i rapporti con gli altri non sono esattamente dei migliori in questo momento, ma se qualcuno ha iniziato a prendere di mira i membri della nostra famiglia, non possiamo escludere che anche altri possano essere in pericolo in questo momento. » dichiarò, rivolgendosi ora alle due giovani rimaste coinvolte a propria volta nella questione, in quanto lì presenti « Posso chiedervi il favore di voler andare ad avvisare anche tutti gli altri della situazione in atto, invitandoli a prestare ancor più attenzione rispetto al solito...?! »
« Non c’è neppure bisogno che tu lo dica. » escluse fermamente la figlia di Ma’Vret, là dove, in tutta onestà, non avrebbe esitato a farlo anche se ella non avesse avuto a chiederlo loro.
« E tu cosa intendi fare...? » domandò tuttavia Nóirín, in quello che avrebbe potuto essere considerato un interrogativo retorico ma che, sperava, non avesse ad apparire tale, non volendo effettivamente esserlo.
« Raska e io faremo ritorno dalle altre, e mentre lei andrà a chiamare il resto delle mie allieve, per invocare il loro aiuto nel passare al pettine l’intera città alla ricerca di Be’Sihl, io andrò ad affrontare immediatamente la mia gemella, per escludere un qualsivoglia suo coinvolgimento nella questione... o, all’occorrenza, per confermarlo. »

Midda Bontor non desiderava riversare gratuitamente la colpa dell’accaduto sulla propria antica nemesi, non prima ancora di essere certa di cosa, effettivamente, fosse accaduto. Ciò non di meno, e con buona pace di ogni desiderio di fiducia verso di lei, difficile sarebbe stato non avere a prendere in esame l’eventualità di un suo coinvolgimento in quegli eventi, là dove non ingenuo, ma, addirittura, ipocrita sarebbe stato avere a negare la possibilità, da parte della stessa, di agire in quella maniera, reiterando, in fondo, comportamenti propri della loro storia passata, senza aggiungere, in tal senso, alcuna particolare originalità.
Ovviamente ella non desiderava partire da un presupposto di colpevolezza a discapito di Nissa, fosse anche e soltanto per non avere a negare tutto lo sforzo compiuto in quegli ultimi tempi per far funzionare quel loro nuovo rapporto e, ancora, per non avere a riconoscere qual soltanto sua la responsabilità per qualunque cosa potesse star accadendo allo stesso Be’Sihl. E, in questo, non avrebbe attaccato a testa bassa la propria passata avversaria, per così come, altresì, sicuramente un tempo non avrebbe esitato a compiere. Ella avrebbe quindi affrontato apertamente la propria gemella, confidando tanto sulla buona fede della stessa, quanto sul fatto che ella avesse a comprendere il perché avesse a doversi considerare necessario quel confronto qual primo, e obbligato, gesto. Un confronto in conseguenza al quale, speranzosamente, ella avrebbe così avuto a poter non soltanto escludere il ritorno di una terribile antagonista ma, ancor più, avrebbe speranzosamente avuto a poter accogliere l’aiuto di una nuova, formidabile alleata, nella ricerca del proprio amato Be’Sihl, ovunque egli potesse essere andato a finire.

« ... e, ovviamente, grazie a tutti. » dichiarò a conclusione di quel necessario momento di pianificazione tattica nel merito di quanto avrebbe avuto allora a seguire « Se in questo momento non potessi contare su di voi e sul vostro incommensurabile aiuto, probabilmente starei già dando di matto. » ammise, sincera a tal riguardo, nel riconoscere la fondamentale importanza di quella famiglia, e di quella famiglia ancora una volta lì dimostratasi pronta a sostenerla a confronto con qualunque assurda minaccia potesse star lì proiettando la propria ombra su di lei e sul suo futuro.
« Non credo che tu saresti capace di dare di matto... ma apprezzo comunque il pensiero. » sorrise H’Anel, escludendo con quieta franchezza quella possibilità, tutt’altro che in linea con l’idea che aveva di lei e con l’evidenza concreta del suo modo di fronteggiare, da sempre, ogni situazione, per quanto folle o disperata.

lunedì 21 febbraio 2022

3917

 

« Dipendesse solo da me, non sarebbe neppure iniziato tutto questo... » si difese la donna guerriero, scuotendo il capo e rifiutando quell’addebito, o, quantomeno, quell’addebito a titolo esclusivo « Comunque non avrei nulla in contrario a passare le mie serate con tutti voi... ma occupare ancora la locanda, fino a quando non saranno risolte le tensioni attualmente esistenti, resta fuori luogo. » argomentò, chiudendo in tal maniera quella fugace parentesi « Piuttosto... sto cercando Be’Sihl: lo avete visto...? »
« E’ successo qualcosa...?! » domando Rín, riuscendo a cogliere nel suo tono quella nota di preoccupazione che ella stava così cercando di mascherare, non volendo certamente sollevare inopportuni allarmi privi di qualsivoglia ragion d’essere.
« Credo di averlo visto non più tardi di mezz’ora fa... o forse un’ora. » replicò quindi la figlia di Ma’Vret, scuotendo appena il capo e lasciando perdere ogni ulteriore e gratuita frecciatina a discapito della propria quasi mamma, nel riconoscere quanto, allora, avessero a doversi considerare del tutto fuori luogo nel confronto con l’eventualità di un qualche genere di problema, e di un qualche genere di problema concernente qualcuno di loro « Ci ha servito il primo giro... e poi la locanda ha iniziato a essere un po’ troppo affollata. » si giustificò, quasi a tentare di discolparsi per non averlo tenuto d’occhio, benché, in effetti, non avesse minimamente a dover essere considerato un suo compito, una sua responsabilità.
« Tranquille... » scosse il capo Midda, cercando di minimizzare la questione, nel rendersi conto di aver esattamente ottenuto quello che non desiderava, ossia creare una situazione d’allarme « Sono certa che sia tutto a posto: siamo nel cuore di Kriarya... chi mai potrebbe muovergli minaccia?! » sorrise, stringendosi appena fra le spalle.

Uno sguardo imbarazzato fu quello che, allora, animò gli occhi di H’Anel, nel mentre in cui chiaramente la giovane dallo scuro incarnato, retaggio del padre figlio dei regni desertici centrali, ebbe a sforzarsi di astenersi dall’offrire la risposta più ovvia a quel quesito, e la risposta che, allora, avrebbe avuto ad apparire gratuitamente polemica. Perché, se proprio fosse stata costretta a rispondere alla domanda ipoteticamente retorica proposta in tal maniera dalla Figlia di Marr’Mahew, un nome non avrebbe potuto mancare di sorgere in maniera spontanea sulle sue labbra. E un nome che, in fondo, non avrebbe potuto essere allor giudicato qual proposto in maniera del tutto gratuita, nel ben considerare tutte le vicende passate che avevano contraddistinto la storia personale di quella persona e, soprattutto, il suo rapporto con la stessa Midda.
Un nome che, benché non pronunciato, non poté che giungere allor ben chiaro, in quello sguardo imbarazzato, sino all’attenzione della stessa donna guerriero, la quale, però, volle fermamente respingere quella possibilità di addebito alla propria gemella. E non perché non la ritenesse capace di compiere una nefandezza simile, a confronto con un passato riccamente popolato di eventi del tutto paragonabili, quanto e piuttosto perché se così fosse realmente stato, la responsabilità di tutto ciò avrebbe necessariamente e terribilmente avuto a ricadere su di lei stessa, colei che aveva accettato di concedere fiducia a Nissa Bontor malgrado decenni interi di trascorsi passati utili a respingere fermamente ogni ipotesi di riappacificazione fra loro. E se ciò fosse accaduto realmente, ella non avrebbe avuto a potersi perdonare per tutto quello... in misura tale per cui, probabilmente, avrebbe avuto persino a perdere quel poco senno rimastole.

« Non dirlo. » intimò quindi H’Anel, levando la mancina fra di loro e mostrando in ciò l’indice, in un gesto inequivocabile volto a zittirla e, forse e persino, a tentare di cancellare quel suo sguardo, e quel suo sguardo che, anche in assenza di parole, avrebbe avuto a doversi riconoscere più che eloquente.
« Non ho parlato. » si difese la giovane, levando in ciò ambo le mani in segno di resa innanzi a un confronto che non desiderava certamente affrontare.
« E non farlo. Per favore... » la invitò Midda, abbisognando di ovviare ad alimentare maggiormente la propria metà più paranoica e, in ciò, a immaginare terribili scenari atti a giustificare l’apparente scomparsa di Be’Sihl dalla locanda.
« E comunque il fatto che tu non l’abbia ancora trovato in questa confusione non significa necessariamente che gli sia successo qualcosa. » tentò di suggerire in maniera positiva Rín, intervenendo a tentare di mediare, così, fra quelle due amiche.
« Assolutamente. » concordò la signora di Kriarya, annuendo vigorosamente a quelle parole « Magari sta solo amoreggiando da qualche parte con la sua amante... » ironizzò, suggerendo una possibilità che, obiettivamente, avrebbe persino avuto a preferire a ogni altra ipotesi peggiore, dove avrebbe potuto sopportare tranquillamente di ritrovarlo fra le braccia di un’altra donna se l’alternativa avesse avuto a doversi intendere quella di immaginarlo morto ammazzato da qualche parte.
« Dai... ti diamo una mano a cercarlo. » asserì allora H’Anel, levandosi in piedi nella volontà di aiutarla, e di aiutarla a ritrovare quanto prima il suo amato, affinché ogni avverso scenario potesse essere così escluso.
« Ma no... non ce ne è bisogno... » tentò di rifiutarsi la Figlia di Marr’Mahew, non desiderando che potessero avere a disturbarsi in tal maniera per quella che, probabilmente, avrebbe avuto a doversi considerare una semplice sciocchezza.
« Non che stessimo facendo nulla di interessante, comunque. » ammiccò Nóirín, approvando la mozione così avanzata dalla propria compagna di bevute « E poi sono proprio curiosa di conoscere l’amante di Be’Sihl... » soggiunse, riprendendo lo scherzo proposto dalla stessa donna guerriero, benché perfettamente conscia di quanto, comunque, nessuna donna vivente avrebbe mai potuto distrarre Be’Sihl dal suo amore per Midda.

Scherzi a parte, se anche H’Anel non avesse proposto per prima di aiutare l’Ucciditrice di Dei nella ricerca di Be’Sihl, certamente Rín non si sarebbe sottratta da tale impegno, non potendo mancare di provare personale preoccupazione per il fato dello shar’tiagho, a lui legata da un vincolo di affetto e da un vincolo di affetto sol venutosi a rafforzare a seguito della loro recente disavventura nel tempo del sogno, in un’esperienza che aveva finito per vederli accomunati da qualcosa che nessun altro, al di fuori di loro, avrebbe potuto avere realmente a comprendere... neppure la propria gemella Maddie, dall’alto di tutta la propria esperienza con il multiverso e sue folli dinamiche.

« Vi ringrazio, allora... » si arrese la Figlia di Marr’Mahew, non volendo certamente avere a rifiutare ulteriormente quell’offerta d’aiuto, e di un aiuto che sperava avesse a doversi intendere del tutto vano, benché, purtroppo, ogni istante che trascorreva non poteva ovviare ad alimentare in lei sfiducia e pessimismo « Le desmairiane stanno già controllando i piani superiori... e io ho già verificato che non fosse nel seminterrato. » le informò, a ragguagliarle nel merito della situazione attuale.
« A questo punto noi andiamo a farci un giro attorno alla locanda, nel qual caso che sia uscito per qualsivoglia ragione... » annuì H’Anel, senza riservarsi ulteriori possibilità di indugio.

Midda Bontor non poté ovviare a provare un sincero moto di gratitudine nei confronti di quelle due amiche, di quelle due compagne d’arme, le quali, malgrado ogni possibile dissapore di quell’ultimo periodo, se pur non direttamente con loro, comunque di riflesso per la situazione generale, non stavano dimostrando la benché minima esitazione a intervenire in suo aiuto nel momento del bisogno...
... benché, obiettivamente, ella non potesse ovviare a desiderare che tale esso non avesse a dover essere realmente considerato, in termini tali per cui quella possibile crisi avesse a sgonfiarsi prima del previsto e a veder tutto tornare alla normalità o, per lo meno, all’anormale normalità propria di quegli ultimi tempi.

“Dove accidenti ti sei andato a cacciare, Be’S...?!” si domandò, tornando a guardarsi attorno con la speranza di avere a incrociare lo sguardo del proprio amato.

domenica 20 febbraio 2022

3916

 

L’ansia che Midda Bontor si era negata nel momento in cui aveva incontrato una delle proprie nipoti all’ingresso della locanda ebbe a tornare a fare capolino, con piena soddisfazione della metà più paranoica della sua mente, nel momento in cui, giunta alla dispensa, ebbe a trovarla vuota, senza ivi ravvisare alcuna traccia di Be’Sihl. Certo: il fatto che Be’Sihl non fosse lì sotto non avrebbe dovuto significare necessariamente nulla di male, là dove avrebbe potuto essere altrove, in qualunque altro posto della locanda. Tuttavia la sua metà più paranoica non era per nulla d’accordo a minimizzare quanto stava accadendo e, anzi, avrebbe fatto di tutto per far pesare sul suo cuore quell’assenza.
Decisa a riconquistare un po’ di fiducia nel presente, la Figlia di Marr’Mahew non si concesse ancor di dimostrare alcuna preoccupazione per l’accaduto, deviando dalla dispensa alla cucina, ipotizzando che magari potesse essere lì, in compagnia dei figli e della piccola Midda Elisee, come Seem aveva voluto chiamare la propria bambina per omaggiarla. Ma se pur, effettivamente, in cucina ella ebbe a incontrare Tagae e Liagu, nonché la piccola Eli, di Be’Sihl ancora nessuna traccia...

« Mamma?! » la accolsero con sorpresa i due pargoli, non attendendosi di vederla lì, al pari di alcun altro in quella sera.
« Zia Midda! » esclamò la piccolina, correndole subito incontro, con l’affetto sincero che, ogni volta, non le negava, chiamandola “zia” benché in effetti alcun legame di sangue avrebbe avuto effettivamente a collegarle.
« Ehi, piccoli... » sorrise ella, rifiutandosi ancora di mostrare preoccupazione di sorta per l’assenza di Be’Sihl, soprattutto davanti a loro « Cosa state combinando qui dietro...?! »
« Giocavamo con le biglie! » replicò la piccola Eli, non priva di quel caratteristico moto d’orgoglio proprio dei bambini a confronto con... beh... qualunque cosa avesse a offrire loro occasione di sfida.

Che quei tre stessero semplicemente giocando con le biglie non poté mancare di rasserenare il cuore turbato della donna guerriero, a confronto con quella che, per una volta tanto, avrebbe avuto a dover così essere riconosciuta qual un’immagine di quieta normalità, in una vita che, proprio malgrado, non sembrava volerle concedere mai alcuna occasione utile in tal senso e, peggio ancora, non sembrava desiderosa di voler concedere neppure a coloro attorno a sé alcuna occasione utile in tal senso.
Non troppo, del resto, era passato dal momento in cui proprio quei tre, insieme alle due figlie di Nissa e al figlio di lord Brote, si erano ritrovati addirittura a varcare i confini dell’aldilà, o, quantomeno, di una zona di confine con l’aldilà, in una personale disavventura alla ricerca dello scomparso Brote, quand’egli era stato, per sua fortuna impropriamente, conteggiato fra le vittime dell’attentato dinamitardo che aveva rivoluzionato l’assetto politico, e il profilo fisico, della città, portando alla nomina, a furor di popolo, della Campionessa della città qual nuova signora della stessa.
Un’avventura in cui, pertanto, quei tre, i suoi due figli e, soprattutto, la piccola Eli, si erano ritrovati a doversi confrontare con forze e pericoli ben oltre a qualunque ipotesi di normalità, e ben oltre a quanto mai dei pargoli delle loro età avrebbero mai dovuto avere a supporre di doversi ritrovare a confronto.

« Bravi, bambini. » annuì ella, sinceramente soddisfatta da tutto ciò e dall’idea di quanto normale e inoffensivo avesse quindi a doversi intendere quel giuoco « Ora terminate con calma la partita e poi, voi due, preparatevi a tornare a casa, che vostra zia Nissa e tutte le altre ci stanno aspettando per cena... » apostrofò alla volta di Tagae e Liagu, dispiaciuta di doverli togliere alla piccola Eli e, ciò non di meno, non potendo fare altrimenti là dove ormai erano finiti i tempi in cui tutti loro vivevano insieme sotto quell’unico tetto.
« Sì, mamma. » annuirono i due, nel mentre in cui, ovviamente e prevedibilmente, la piccola non mancò di imbronciarsi all’idea di veder così allontanarsi i suoi cuginetti.
« Avete visto vostro padre, per inciso...? » domandò quindi, cercando di tenere sotto controllo la propria ansia a tal riguardo e confidando nella possibilità che essi avessero a risponderle con assoluta serenità, indicando quanto egli avesse a trovarsi praticamente sotto il suo naso senza che ella avesse avuto a rendersene conto.

Purtroppo, però, Be’Sihl non si trovava sotto il suo naso. E, loro malgrado, i bambini non avevano la benché minima idea di dove egli fosse, non vedendolo da un po’.
E il fatto che nessuno sembrasse essere consapevole della posizione attuale di Be’Sihl non poté ovviare a galvanizzare la sua metà paranoica, dandole motivo di gridare nella sua mente un divertito “Ah... ah!”.
Lasciando i bambini, e facendo ritorno alla sala principale della locanda, là dove si era estemporaneamente separata da Raska e dalle altre due proprie discepole, Midda ebbe a guardarsi rapidamente attorno, pregando di avere a incrociare con lo sguardo l’immagine del proprio amato. Ma, ancora una volta, il profilo dello shar’tiagho del suo cuore non ebbe a emergere nella folla lì presente.

« Maestra...?! » l’apostrofò Raska, cogliendo l’evidenza della sua insoddisfazione, così dipinta sul suo volto.
« Non riesco a trovare Be’Sihl... » ammise verso le proprie allieve, inspirando ed espirando profondamente aria dal naso, a cercare di tranquillizzarsi « Per favore: separatevi e cercatelo a ogni piano dell’edificio... »

Per quelle tre semidee, poter essere utili all’Ultima Moglie avrebbe avuto a doversi considerare uno straordinario onore. Ragione per la quale, dopotutto, la seguivano con quell’assoluta costanza e ragione per la quale, ancora, nessuna di loro avrebbe avuto di che sollevare obiezioni di fronte a quella richiesta, anche ove essa non fosse stata scandita con tanta gentilezza da parte sua.
E benché a Midda Bontor non piacesse l’idea di ricorrere alle desmairiane come una sorta di esercito privato, non nella loro totalità, e neppure nella quota minoritaria di coloro le quali avevano espresso desiderio di divenire sue allieve; stolido sarebbe stato non avere a sfruttare la loro presenza in quel momento. Così come stolido sarebbe stato non rivolgersi ai propri vecchi amici... o, per lo meno, a coloro i quali, ancora, avrebbero avuto a rivolgerle parola.
Così, nel mentre in cui, senza necessità di aggiungere altro, quelle tre colossali figure dalla pelle simile a cuoio rosso e dalle grandi corna bianche si ebbero a spargere nella locanda, pronte a perlustrarla una stanza alla volta per avere a ritrovare il locandiere mancante; Midda ebbe a muovere i propri passi in direzione di una coppia identificata a breve distanza da loro, e una coppia di compagne d’arme allor costituita da Nóirín, versione alternativa della sua gemella Nissa, e H’Anel, figlia maggiore del proprio antico amore Ma’Vret. Una coppia, in effetti, che fino a poco tempo prima sarebbe probabilmente stata all’interno di un gruppetto più amplio, comprendente anche Madailéin, la gemella di Rín nonché versione alternativa della stessa signora di Kriarya, e M’Eu, fratello minore di H’Anel, così come, sicuramente, anche Howe e Be’Wahr. Ma i dissapori interni venutisi a creare nel momento in cui Midda aveva deciso di riaccettare nella propria vita Nissa, avevano allor turbato anche tutto quello, vedendo Howe allontanarsi da lei, Be’Wahr, suo amico fraterno, essere costretto a seguirlo e, con lui, e proprio malgrado, anche la stessa Maddie, sottraendo in tal maniera metà del gruppo in una sola mossa. Una metà, poi, ulteriormente ridotta, nel proprio conteggio, dal fatto che M’Eu stesse conducendo un’imprevedibile relazione con Siggia, figlia della centotredicesima moglie di Desmair, ragione per la quale, a sere alterne, i due erano soliti o restare in locanda insieme ad H’Anel e a chiunque altro fosse lì presente, o restare con la famiglia di lei al di fuori delle mura, per quello stesso appuntamento a cui anche Midda non avrebbe mancato di partecipare volentieri.

« Guarda un po’ chi si vede...! » esclamò H’Anel, aggrottando scherzosamente la fronte con aria sorpresa innanzi alla comparsa della propria mancata madre, per così come avrebbe avuto piacere a considerarla se soltanto, molti anni addietro, ella lo avesse accettato « Hai forse deciso di porre fine a questa follia e di tornare finalmente a passare le serate con la tua famiglia, signora di Kriarya...?! » le domandò con fare volutamente critico verso di lei, e verso quello che, in fondo, non avrebbe potuto mancare di apparire qual un suo particolare capriccio, e un capriccio che aveva finito per incrinare spiacevolmente tutti i loro rapporti nel momento in cui, finalmente, avevano raggiunto una piacevole armonia.

sabato 19 febbraio 2022

3915

 

« ... che macello di gente... » sussurrò con un filo di voce, sopraggiungendo sulla soglia della locanda di sua comproprietà.

Sarebbe stato sciocco negare l’evidenza così dimostrata dalla realtà dei fatti: il suo allontanamento da “Alla Signora della Vita” era sicuramente stato la salvezza di quella stessa locanda, e di quella locanda che, nei tempi successivi al suo ritorno in città dal proprio lungo peregrinare fra le stelle, si era vista trasformata in qualcosa di estremamente vicino a un’abitazione privata ancor prima che, per l’appunto, a una locanda. Una trasformazione non conseguenza di un qualche effettivo desiderio volto a danneggiare la locanda stessa, quanto e piuttosto alla volontà di mantenere tutti insieme coloro i quali costituivano la sua cerchia di amici e collaboratori, la sua famiglia, il suo clan, sotto un solo tetto, sfruttando, in tal senso, il tetto sotto il quale ella già viveva sin dal proprio arrivo in Kriarya. Però, se in passato, ella non aveva mai mancato di pagare la propria giusta quota per mantenere la propria camera riservata all’interno della locanda, da quando ella ne era divenuta comproprietaria e, soprattutto, da quando la sua residenza si era trasferita nella camera di Be’Sihl Ahvn-Qa, storico proprietario di quell’edificio, ella aveva ovviamente smesso di partecipare ai ricavi della locanda, estendendo, via via e in maniera involontariamente dannosa, tale diritto a tutti coloro a lei più vicini... coloro che, nel corso del tempo, erano sempre più cresciuti in numero, in termini tali da finire per occupare, in buona sostanza, l’intera locanda.
In conseguenza, tuttavia, al ritorno di Nissa, e alle distanze venutesi a creare all’interno del loro gruppo di amici, Midda aveva così deciso di abbandonare “Alla Signora della Vita” in quanto propria residenza e, suo pari, anche altri avevano preso la medesima decisione, trasferendosi altrove e lasciando, ai pochi rimasti, la possibilità di avere a iniziare a contribuire ai ricavi di quell’esercizio commerciale riconoscendolo finalmente in quanto tale, e non qual impropria sede della loro comunità. E venutisi a creare nuovamente degli spazi all’interno della locanda, essa non aveva mancato di tornare al proprio antico prestigio e, forse e persino, a qualcosa di più di un tempo, proponendosi, comunque, qual la locanda della signora di Kriarya e, in questo, sicura attrattiva per i più.

« Zia! » l’accolse la voce di una delle proprie nipoti gemelle, le figlie di Nissa, che dopo un fugace istante riconobbe essere Namile, impegnata a condurre seco un pesante vassoio pieno di boccali, per avere a servire un gruppo di avventori attorno a un tavolo poco distante dall’ingresso sul quale ella aveva così fatto la propria apparizione « Che ci fai qui...? »
« Dovrei essere io a farti questa domanda, Nami... » replicò la Figlia di Marr’Mahew, rasserenata dal trovare in buona salute la prima del gruppo degli “scomparsi”, e di quel gruppo che, chiaramente, si era quindi semplicemente attardato, senza che altre, e negative, interpretazioni avessero a dover prendere il sopravvento... con buona pace per quella metà paranoica della propria mente « Tua madre e io vi stavamo aspettando per andare a cena. » soggiunse poi, a metterla al corrente della situazione « Finisci di fare quello che stai facendo e recupera tua sorella, mentre io vedo di ritrovare Be’S e i tuoi cugini... »

Il fatto che una qualunque interpretazione negativa degli eventi avesse avuto così a essere esclusa non poté che rasserenare immediatamente il cuore della donna guerriero, la quale non poté ovviare a darsi della sciocca per la preoccupazione che aveva allor dimostrato, in misura tale, addirittura, da muoversi in quella direzione.
Del resto, tanto per Be’Sihl, quanto per Mera Ronae e per Namile, quello alla locanda avrebbe avuto a dover esser riconosciuto qual un vero e proprio impiego, e un impiego retribuito, che non avrebbe potuto mancare di riconoscere il proprio momento di massima intensità esattamente in coincidenza con quella sorta di assurdo coprifuoco che il trasferimento da lei deciso all’esterno delle mura della città aveva purtroppo imposto su tutti loro, mutandone radicalmente le abitudini, e quelle abitudini che, almeno per quanto concernente Be’Sihl, avrebbero avuto a doversi comunque riconoscere proprie di una vita intera. Pretendere, quindi, che improvvisamente tutto ciò avesse a essere rivoluzionato, in fondo, avrebbe avuto a doversi intendere una bella prepotenza da parte sua. E una prepotenza a confronto con la quale, tuttavia, nessuno aveva avuto di ché recriminare, a dimostrazione, comunque, di tutta la fiducia e l’affetto che, comunque, essi le volevano.
Improbabile, se non impossibile, quindi, sarebbe stato per lei avere ragione di che rimproverare Be’Sihl o chi per lui per quel ritardo, malgrado il momento di ansia così involontariamente suscitato in lei.

« Mia signora...! » esclamò Seem, suo antico scudiero e ora gestore della locanda insieme a sua moglie Arasha, nel riconoscerla avanzare attraverso la folla in direzione del bancone « Non ti aspettavamo qui stasera, ma se lo desideri farò in modo di liberarti immediatamente un tavolo. » si propose, desiderando offrire al proprio ex-cavaliere, nonché proprietaria del locale e sovrana della città, ogni giusta premura.
« Non ti preoccupare, Seem... » escluse tuttavia ella, scuotendo il capo a escludere quietamente quell’eventualità « Siamo attesi fuori dalle mura. » puntualizzò, in quella che, detta ad alta voce, avrebbe avuto a doversi riconoscere obiettivamente qual una frase paradossale, nell’essere pronunciata, per l’appunto, dalla sovrana di quella città, nonché dalla comproprietaria di quello stesso locale « Devo solo recuperare Be’S e i miei figli e leverò il disturbo... »
« Tagae e Liagu stanno giocando con Elisee in cucina. » la informò quindi, celando in maniera sufficientemente convincente tutto il proprio disappunto all’idea che ella non si sarebbe fermata insieme a loro per cena « Be’Sihl... sinceramente non so dove sia. » dichiarò, dopo essersi guardato per un istante attorno senza riuscire a coglierlo là dove avrebbe potuto attendersi di avere a individuarlo « E’ possibile che sia sceso un momento in dispensa a prendere qualcosa... se aspetti un istante, vado a controllare! » si propose, più che desideroso di avere a esserle utile in tal senso.
« Non ti preoccupare: sei già abbastanza preso con la clientela e non vedo ragione di avere a nuocere, nuovamente, agli affari di questo luogo. » puntualizzò ella, scuotendo il capo nell’escludere l’eventualità che avesse a preoccuparsi proprio lui di ciò « Vado a cercarlo io. » soggiunse poi, annuendo convinta « Ti sembrerà strano... ma ricordo ancora la strada. » ridacchiò, ammiccando verso il proprio ex-scudiero, ironizzando sulla propria non estraneità rispetto a quel luogo.

Nel muoversi in direzione del retro del locale, punto di accesso al sotterraneo ove era collocata la dispensa, Midda Bontor non poté ovviare a provare un profondo senso di nostalgia per le proprie serate lì in locanda, e non soltanto in riferimento ai tempi più recenti, e alle serate in compagnia del proprio clan, quant’anche ai tempi più remoti, e a quell’epoca in cui, per lei, era abitudine avere a riservarsi puntualmente occasione di scatenare qualche bella rissa, soltanto al fine di concludere in allegria la serata e fare un po’ di esercizio fisico prima di andare a dormire, con buona pace di ogni preghiera in senso contrario da parte dello stesso Be’Sihl.
Sembrava trascorsa una vita intera da quei momenti. Eppure erano passati soltanto pochi anni. E pochi anni nel corso dei quali, tuttavia, la sua vita si era stravolta così tante volte, e in così tanti modi diversi, da far sembrare tutto ciò qual appartenente a un passato remoto, o forse alla vita di un’altra Midda Bontor, diversa da lei.

“E’ questo che significa invecchiare...?!” si domandò nell’intimità della propria coscienza, con un sorriso dolceamaro sul viso “E, soprattutto, quand’è successo che sono invecchiata...?!” soggiunse, ovviando a soffermarsi su quanti anni fossero passati dal proprio primo arrivo in quel di Kriarya, per non rischiare di avere a deprimersi troppo a confronto con tale dato.

venerdì 18 febbraio 2022

3914

 

Mal grado tale esplicito invito ad anticiparle, e malgrado si approssimasse l’orario consueto della cena, non una fra i discepoli della Figlia di Marr'Mahew volle dimostrare sufficiente disinteresse nei riguardi della situazione, lasciando sola la propria maestra e trascurando il possibile senso di quel ritardo.
Non che qualcuna fra loro avesse realmente a credere possibile che qualcosa di sbagliato potesse essere accaduto a Be’Sihl o ai bambini: dopotutto quella era Kriarya, la città che, per propria stessa volontà, aveva scelto Midda Bontor qual propria signora, qual propria regina, e, in questo, niente e nessuno avrebbe avuto interesse, all’interno di quelle mura, a nuocere a coloro a lei più vicini, alla sua famiglia. Ciò non di meno, per rispetto nei riguardi della propria stessa maestra, nonché matrigna, non una fra le trentasei figlie di Desmair lì presenti ebbe a decidere di anticipare il gruppo, muovendosi in direzione dell’accampamento delle loro altre sorelle. Dopotutto avevano vissuto per secoli, per millenni in condizioni decisamente più avverse rispetto a quelle così loro promesse, morendo sovente di fame e di sete per la difficoltà a ritrovare fonti di approvvigionamento non viziate dal veleno proprio della realtà che per loro avrebbe avuto a dover essere definita natia: in ciò, quindi, avere ad attendere ancora qualche momento, o addirittura qualche ora, prima di andare a cena non avrebbe potuto rappresentare nulla di critico. Anzi...
E Midda, pur non potendo mancare di riservarsi una certa, intima gratitudine nei loro riguardi per la fedeltà che tutte loro le stavano così tributando, e una fedeltà che, dal proprio personalissimo punto di vista, non era certa di meritare; non poté neppure ovviare a essere in parte contrariata da quella stessa premura che tutte loro vollero dimostrare in quel momento, quasi a suggerire l’eventualità che qualcosa di male fosse realmente occorso a Be’Sihl o ai suoi figli o alle sue nipoti.

« Thyres... si sono persi...?! » domandò Midda quasi fra sé e sé dopo un ulteriore quarto d’ora di infruttuosa attesa, iniziando a non poter più porre a tacere quella vocina paranoica nella propria testa, e quella vocina che stava sin da subito proponendole i peggiori scenari possibili « Ormai le mura della città staranno per chiudere. »
« Se vuoi, mentre tu resti qui ad aspettarli, io posso andare loro incontro... » suggerì quindi Nissa, in maniera più che propositiva, la sua gemella, probabilmente condividendo parte di quella sua soffocata ansia, se non per il fato di Be’Sihl o dei figli della stessa, sicuramente per le proprie bambine.
« Facciamo il contrario. » approvò la donna guerriero, pur rettificando la proposta così formulata « Tu resta qui ad aspettarli insieme alle desmairiane, mentre io faccio una corsa in città a verificare la situazione. » puntualizzò, a meglio definire il senso della propria idea, per poi argomentarne le ragioni « Nel caso avessero già chiuso le porte, io potrei comunque passare... mentre tu rischieresti di suscitare qualche perplessità. » evidenziò, in termini tutt’altro che sbagliati nella propria formulazione.

L’approccio proposto dalla  Figlia di Marr’Mahew non poté che risultare sensato, motivo per il quale la sua gemella non ebbe a sollevare alcuna obiezione a tal riguardo, anche a confronto con l’evidenza di quanto, allora, spendere tempo in futili discussioni avrebbe soltanto posticipato, o del tutto vanificato, il raggiungimento del loro obiettivo. Tuttavia, e prevedibilmente, Midda non poté distaccarsi del tutto sola dal gruppo principale, là dove, comunque, Raska, Losil e Pemir ebbero a volerla accompagnare, come ormai di consueto. E riconoscendo, anche in quel caso, la futilità di qualunque ulteriore discussione, l’Ucciditrice di Dei non poté che approvare l’idea di essere accompagnata dalle nipoti dello stesso dio Kah da lei, per l’appunto, ucciso, con buona pace dell’effetto “scorta” che la loro presenza avrebbe psicologicamente avuto a riservarle innanzi agli occhi di chiunque altro.
Con passo rapido, per non dire correndo, Midda e le tre semidee lasciarono così il cantiere della futura residenza della signora di Kriarya, per dirigersi alla volta della più vicina porta della cinta muraria della città, quella cinta dodecagonale che, in futuro, sarebbe rimasta qual una seconda linea di protezione in caso di pericolo, senza più, tuttavia, la necessità di avere a essere chiusa nel corso della notte, per così come, altresì, ora occorreva e per così come, quindi, ora rendeva necessario quel loro intervento, a evitare che Be’Sihl e i bambini potessero restare inopportunamente bloccati all’interno della città per qualunque ragione potesse aver giustificato quel loro ritardo. E non tradendo, in effetti, i timori della donna guerriero, quel piccolo gruppetto giunse alle porte della città nel momento esatto in cui le guardie stavano già preparandosi a richiuderle, a proteggere, in tal modo, la capitale dalle possibili minacce che avrebbero potuto celarsi nel cuore della notte.

« Aspettate! » esclamò allora la signora della città, apostrofando i tre così impegnati in quell’operazione, e in quell’operazione obiettivamente impegnativa, là dove, comunque, indubbiamente pesanti avrebbero avuto a doversi riconoscere quelle porte, e quelle porte concepite allo scopo di dover fronteggiare la minaccia di un assedio... una minaccia tutt’altro che retorica nel considerare quanto, in quegli ultimi tempi, già in più di un’occasione ciò era accaduto.
« Chi va là...?! » domandò per tutta risposta uno dei tre, con tono che non avrebbe potuto celare un certo disappunto per quell’interruzione, ovviamente non identificando immediatamente la propria inattesa interlocutrice, complice anche l’oscurità della notte.
« Midda Namile Bontor, la Campionessa. » replicò ella, sopraggiungendo e rendendosi così distinguibile, come più che distinguibili ebbero a essere anche le tre colossali demoniesse al suo seguito « Avete veduto passare di qui il mio compagno di recente...?! » si informò immediatamente, a escludere l’eventualità che egli potesse essere già transitato da quel punto.
« Mia signora! » replicò l’uomo, sorpreso da quell’improvvisa apparizione e, in ciò, necessariamente colto dall’imbarazzo per la propria iniziale mancanza di collaborazione nei suoi confronti « No, mia signora. » escluse pertanto, volgendo poi lo sguardo ai propri due colleghi, a cercare da parte loro una qualche conferma o smentita nel merito di ciò.
« Be’Sihl...? No... non lo vedo dal mattino. » confermò il secondo dei tre, nel mentre in cui il terzo ebbe a limitarsi a scuotere il capo, in segno di diniego.
« E’ possibile che abbia smarrito il senso del tempo e che si sia attardato alla locanda. » suggerì quindi ella, volendo sinceramente sperare in quella chiave di lettura sugli eventi in corso, per poi soggiungere « Vi prego di voler portare pazienza e di volermi concedere il tempo di andare a cercarlo prima di serrare del tutto le porte della città... »

E per quanto quella richiesta non avrebbe avuto a dover essere giudicata consueta, ovviamente nessuno dei tre avrebbe avuto nulla di che obiettare a una domanda proveniente direttamente dalla signora di Kriarya, dalla loro signora, dalla loro regina. Ragione per la quale, limitandosi semplicemente ad annuire, si fecero da parte per garantirle il passaggio, senza avere ad aggiungere un solo, ulteriore verbo a quanto già dichiarato.

« Grazie. » replicò ella, avanzando oltre le porte della città e immergendosi, così e nuovamente, entro le vie della capitale, seguita, puntualmente, dalle tre semidee sue discepole.

E se pur il suo cuore desiderava avere fiducia in quanto da lei appena asserito, ossia che tutto ciò avesse a doversi giudicare soltanto evidenza di un’innocente sbadataggine da parte di Be’Sihl, o dell’occorrenza di un altro, e innocuo, contrattempo tale da trattenerlo presso “Alla Signora della Vita”, quella metà più paranoica della sua mente non poté fare a meno di esultare a confronto con la sempre più concreta possibilità che potesse essere accaduto qualcosa e che, in ciò, avesse avuto ragione di preoccuparsi.

giovedì 17 febbraio 2022

3913

 

« ... d’accordo... » riprese dopo un fugace momento di silenzio « ... credo che questa mi sia uscita un po’ male. » sorrise Nissa, ammettendo quanto la propria ironia non avesse a potersi riconoscere del tutto appropriata.
« Abbiamo ancora una po’ da lavorare, sotto alcuni punti di vista... » annuì Midda, ovviando a calcare inutilmente la mano sull’argomento, ancora una volta in nome di quel tentativo di distensione fra loro.
« L’importante è esserne consapevoli, no...?! » tentò di giustificarsi, o forse di giustificare entrambe, la stessa ex-regina dei pirati dei mari del sud, aggrottando appena la fronte.

La consapevolezza, da quel punto di vista, e la consapevolezza delle proprie difficoltà, dei propri limiti in quel processo di riappacificazione avrebbe probabilmente avuto a dover essere considerata l’unico elemento in loro reale possesso.
Alcuna delle due, dopotutto, avrebbe potuto banalizzare i decenni di faida che le avevano vedute divise su fronti opposti, combattendo una vera e propria guerra che a momenti di aperta battaglia contrapponeva, forse e ancor peggio, una lunga ed estenuante sfida psicologica, una lotta basata sul terrore e su quel terrore che Nissa, in particolare, aveva voluto imporre sulla quotidianità della propria gemella fedifraga. Tuttavia entrambe, ormai, erano più che consapevoli di quanto, proseguendo in quella direzione, e reiterando gli stessi comportamenti già noti, non avrebbero potuto sperare di conseguire alcun risultato diverso da quelli ottenuti in passato. Il che, per la Figlia di Marr’Mahew sarebbe equivalso a un futuro in costante solitudine o, peggio ancora, spiacevolmente dominato dalla paura di avere a perdere chiunque vicino a lei, a partire dai suoi amici, per giungere sino alla sua famiglia; mentre per Nissa Bontor sarebbe equivalso a condannarsi a un’eternità priva di insoddisfatta frustrazione, là dove, dopotutto, il suo essere divenuta una non morta l’aveva destinata a sopravvivere alla propria gemella a prescindere da tutto e, in tal senso, a dover coesistere per l’eternità con qualunque ricordo di lei avrebbe deciso di costruire in quegli ultimi anni loro concessi insieme.
Con buona pace, quindi, di ogni dissapore passato, e di quei dissapori che avevano condotto a dolore e morte su entrambi i fronti, in termini per molti ancor e giustamente considerati imperdonabili, tanto Midda quanto Nissa non avrebbero potuto che riconoscere necessario quel cambio di passo. A prescindere da quanto ciò potesse apparire innaturale e, soprattutto, impegnativo. Anzi... probabilmente quanto più ciò avrebbe avuto a risultare innaturale e impegnativo, tanto più avrebbe avuto a doversi intendere corretto il loro approccio a quel problema.

« Cambiando tema... » riprese voce la signora di Kriarya, osservandosi attorno con aria interrogativa « Sono io a essere un po’ fuori fase o, stasera, Be’Sihl e gli altri sono in ritardo...?! » domandò, non cogliendo attorno a sé evidenza né della presenza del proprio amato, né tantomeno quella dei loro figli, così come delle figlie di Nissa, sue nipoti « ... è un attimo che poi Ghieli inizia a lamentarsi anche per la cena. » soggiunse, in un sussurro complice verso la propria gemella, a cercare, in maniera spontanea, un punto di comunione fra loro in quella nota pettegola a divertito ricordo dell’appunto sollevato quella stessa mattina dalla figlia della settecentoquattordicesima.
« Lo chiedi alla persona sbagliata. » sospirò, proprio malgrado, la sua gemella, stringendosi appena fra le spalle « Nella mia attuale condizione vivo in una sorta di eterno presente, tale per cui, a meno di non impegnarmi seriamente nel tentare di elaborare lo scorrere del tempo, minuti, ore, giorni o settimane hanno ben poco valore. » esplicitò, non qual tentativo di giustificazione per la propria impossibilità a esprimersi a tal riguardo, quanto e piuttosto perché obiettivamente incapace a cogliere tale aspetto caratteristico proprio della mortalità, là dove, ormai, destinata all’eternità.
« Oh... » esitò, non priva di sorpresa, l’altra, sgranando appena gli occhi a confronto con simile, e probabilmente non gradevole, immagine « Korl e Lora non mi hanno mai detto nulla di questo. »
« Korl e Lora, per quanto ho potuto comprendere, arrivano da una realtà quotidiana in cui il tempo ha già perso significato, apparendo per lo più come una convenzione sociale piuttosto che un punto di contatto con la natura e i suoi ritmi... » osservò per tutta replica Nissa, stringendosi fra le spalle « Li sento sempre lamentarsi di quanto manchi loro un... oralagio...?!... per riuscire a gestire meglio il proprio tempo. »
« Orologio... » sorrise Midda, correggendo la propria gemella nella pronuncia di quella parola aliena alla loro lingua e, in effetti, scandita nella lingua comune parlata fra quei mondi lontani fra le stelle del firmamento, là dove tale termine aveva un significato, e un significato ben preciso, nel riferirsi a uno strumento utile a misurare con precisione assoluta lo scorrere del tempo.
« Sì... quella cosa lì. » annuì l’altra, del tutto ignara nel merito di che cosa potesse effettivamente essere.

Un’osservazione, quella così proposta da Nissa, a confronto con la quale anche Midda non poté avere di che obiettare, là dove, dopo aver vissuto cinque anni in quel contesto, non avrebbe potuto negare quanto alienante avesse, in effetti, una società così distaccata dai tempi propri della natura, sia per necessità che, all’occorrenza, per scelta.
Dopotutto, e banalmente, nel momento in cui poteva venir meno il legame fra una persona e il proprio mondo d’origine, vedendo questa imbarcarsi su una nave stellare e partire per un interminabile viaggio fra le stelle del firmamento, qual senso avrebbe potuto ancor avere parlare di giorno e di notte, così come di settimane, mesi o anni? Non a caso, in quel contesto, anche la parola “anno” e la parola “ciclo”, pur apparentemente assimilabili nel proprio concetto, apparivano declinate nel proprio impiego in maniera ben precisa, riconoscendo al termine “anno” quell’accezione comune, e quell’accezione propria del rapporto con un singolo mondo e con i suoi tempi di rivoluzione attorno al proprio sole, o ai propri soli, e delegando al termine “ciclo” una definizione temporale convenzionale e comune, che potesse essere riferimento assoluto per chiunque, al di là dei ritmi propri della natura nel rispettivo mondo. E se, in tal senso, l’anno avrebbe avuto a dover essere considerato, comunque, qual il valore più importante e significativo; paradossalmente, ma comprensibilmente, era il ciclo a definire la vita delle persone, permettendo, del resto, a tutti di potersi interfacciare sulla base di una definizione universalmente riconosciuta.
Una definizione che, nota a margine, per il mondo natale di Midda, per quel mondo in particolare, aveva pressoché e sorprendentemente a coincidere con quella propria di anno, rendendo, in ciò, quei due termini a poter essere considerati sinonimi, benché, in effetti, in quel mondo alcuno avrebbe mai definito la propria età, o misurato lo scorrere del tempo, in cicli.

« Probabilmente si sono attardati un po’ in locanda, magari presi dal traffico del clienti della sera... » ipotizzò Midda, cercando di non concedersi particolare e gratuita ragione di preoccupazione a confronto con quel ritardo, e quel ritardo forse e persino inesistente, là dove, del resto, ella non aveva in quel momento un orologio a propria disposizione per potersi riservare certezza di sorta a tal riguardo.
« Ci sono problemi, maestra...?! » domandò allora Raska, entrando nel discorso e in un discorso che sino a quel momento non aveva seguito, attratta in tal direzione dall’espressione presente sul volto dell’Ultima Moglie, e quell’espressione atta a suggerire la possibilità di qualche evento inatteso a confronto con il suo giudizio.
« Non credo. » negò tuttavia la Figlia di Marr’Mahew, non volendo rischiare di apparire eccessivamente paranoica, benché, invero, la paranoia fosse stata da sempre la caratteristica che più l’aveva aiutata a sopravvivere a se stessa e al proprio peculiare stile di vita « Soltanto un po’ di ritardo da parte di Be’Sihl e dei bambini. » puntualizzò poi, per non apparire desiderosa di nascondere qualcosa alla propria interlocutrice « Magari tu e le altre potete anticiparci, per non far tardare il resto delle desmairiane... » soggiunse poi, invitando, in ciò, le proprie discepole a iniziare ad andare dalle proprie sorelle, per l’organizzazione della pasto della sera.

mercoledì 16 febbraio 2022

3912

 

« L’unico difetto del tridente è che, dopo averla lanciato, ci si ritrova disarmati... a meno di non aver qualche altra arma a disposizione. » riconobbe l’ex-regina dei pirati dei mari del sud, decidendo di soprassedere sul fatto che, a impressionare la gemella, non avrebbe avuto a dover essere inteso l’aver colpito la trave, quanto e piuttosto un più piccolo, e sfuggevole, bersaglio al di sopra della stessa « Ma è la stessa cosa che accade, in fondo, con tutte le armi di questo tipo... »
« Ah beh... se è per questo a me è capitato in più di un’occasione lo stesso genere di inconveniente anche con la spada, te lo assicuro. » ironizzò per tutta replica la prima, in quella che pur non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual una burla, quanto e piuttosto testimonianza di casi realmente accaduti « Ed è stata sempre una scocciatura doverla poi andare a recuperare, dopo averla lanciata. »

Benché, infatti, la spada, e, in particolare, la spada a una mano e mezza, o bastarda, con la quale Midda Bontor era stata da sempre solita accompagnarsi, non avrebbe avuto a poter essere giudicata neppure per errore qual un’arma da lancio, effettivamente le era accaduto più volte, nel corso della propria vita, di essere costretta a riarrangiarla in quanto tale e, in ciò, a lanciarla né più né meno come fosse stata un semplice pugnale, con buona pace per l’altresì notevole estensione di quella lama.
Del resto, in talune circostanze, retorico sarebbe stato ricordare quanto la necessità avrebbe avuto a dover necessariamente mutare in virtù. Ragione per la quale, con buona pace di ogni senso pratico, anche una spada con una lama lunga fra i tre e quattro piedi, avrebbe potuto essere utilizzata al pari di un semplice pugnale da lancio, andando letteralmente a impalare, all’occorrenza, qualche sventurato avversario.

« Fra l’altro... » apostrofò allora Nissa, quasi come colta da un pensiero effimero a confronto con il quale, non gli avesse offerto immediatamente voce, troppo facile sarebbe stato avere a perderlo « ... come è questa storia che tu ora giri disarmata...?! »
« Non è che giro disarmata. » protestò Midda, salvo poi rendersi conto dell’imprecisione alla base della propria affermazione e, in ciò, ritrovarsi costretta a correggersi « Cioè... sì, attualmente non giro con una spada appesa alla cintura. Ma ho superato quella fase in cui non volevo più averne una accanto. » precisò, in implicito riferimento a quel periodo, fortunatamente ormai superato, nel corso del quale, ritrovatasi erede dei poteri di Anmel Mal Toise, aveva deciso di negarsi una qualunque arma ad accompagnarla al fine di esorcizzare il rischio di tendere troppo facilmente a incarnare l’Oscura Mietitrice anziché la Portatrice di Luce, il principio della Distruzione anziché quello della Creazione « Però da quando ho perduto la mia spada nel tempo del sogno, non ho avuto ancora occasione di trovare una spada capace di soddisfarmi realmente. E dover subire l’ingombro proprio di un’arma che neppure mi soddisfa realmente... beh... obiettivamente non mi alletta. » argomentò, stringendosi fra le spalle, a minimizzare il valore della cosa « Ma, comunque, non è che sia del tutto priva di risorse... » puntualizzò, sollevando quindi la propria destra in lucente metallo cromato « Grazie a te, sorellina, in un modo o nell’altro sono sempre armata. »

E se tale asserzione avrebbe avuto a doversi considerare più che concreta già nel ricordo della propria passata protesi, quel braccio d’armatura in nero metallo dai rossi riflessi che l’aveva accompagnata per quasi due decenni dopo la mutilazione subita in uno dei primi, e più violenti, scontri con la propria gemella; a maggior ragione tutto ciò avrebbe avuto a doversi intendere corretto a confronto con quel nuovo, e migliore surrogato che aveva avuto l’occasione di vedersi impiantare, praticamente senza neppure avere a domandarlo, come strumento di lavoro in quella prigione lunare ove, per la prima volta, aveva stretto amicizia con Duva e Lys’sh. Una protesi per lei stupefacente, tanto nella propria comodità, quanto nelle proprie forme, oltre che ovviamente nelle proprie potenzialità, e che pur, a confronto con le reali possibilità della tecnologia in quei mondi lontani, avrebbe avuto a doversi banalizzare qual poco più di una dozzinale soluzione economica, che nulla, per esempio, avrebbe avuto a poter essere posta in paragone con quella che, invece, era poi andata a sostituire l’arto mancino del suo amico Howe.
Se, infatti, il nuovo braccio di Howe avrebbe avuto a dover essere inteso del tutto equivalente a quello originale, tanto nell’aspetto quanto nella sostanza, permettendogli sovente di avere persino a dimenticarsi della mutilazione anche da lui subita in conseguenza a uno scontro con Nissa Bontor; l’arto destro di Midda Bontor avrebbe avuto a potersi riservare qual unico effettivo pregio estetico, derivante da una necessità pratica, quello di replicare nelle proprie forme e dimensioni il proprio perduto braccio o, per essere più precisi, di proporre una versione speculare del superstite arto mancino, che avesse a completare il suo profilo in maniera decisamente più elegante di quanto non avesse mai potuto riservarsi opportunità di fare la soluzione antecedente a quella. Al di là di ciò, però, il metallo di quell’arto era e restava, al pari di quello passato, del tutto insensibile a ogni percezione tattile, avendo appunto a essere stato previsto come un attrezzo di lavoro, e un attrezzo per il lavoro in miniera, nell’estrazione dell’idrargirio: qualcosa, quindi, che avesse a permetterle di interagire con il mondo circostante e, anzi, avesse a riservarle persino un disavanzo in termini di forza per tutte quelle operazioni per le quali non avrebbe avuto a essere necessaria particolare precisione, quanto e piuttosto semplice brutalità. Una brutalità che, per così come avrebbe potuto essere espressa in una miniera, a maggior ragione avrebbe potuto esserle utile su un campo di battaglia, ragione per la quale, in fondo già abituata da oltre vent’anni a non interfacciarsi sensorialmente con il mondo a sé circostante attraverso il proprio arto destro, la Figlia di Marr’Mahew non aveva mai preso in considerazione l’idea di sostituire quella protesi con un modello migliore, quando pur le era stata concessa occasione di farlo.

« Vedi...?! Alla fine ti ho fatto solo un favore nel cercare di ucciderti... » replicò pertanto Nissa, scuotendo il capo con aria divertita innanzi a quel paradosso, e quel paradosso che avrebbe potuto essere ovviamente riconosciuto divertente soltanto in termini grotteschi, là dove, altrimenti, avrebbe avuto a dover essere piuttosto inteso qual decisamente terrorizzante.

E per quanto quell’ironia, un po’ forzata, non avrebbe potuto essere considerata meno che necessaria per tentare di superare ogni trauma passato fra loro, entrambe non poterono ovviare a rendersi conto di quanto difficile, ancora, avesse a doversi giudicare confrontarsi con il ricordo di simili violenze senza, in questo, rischiare di compromettere lo sforzo alla pacificazione in direzione della quale entrambe si stavano pur sinceramente impegnando.