11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 28 aprile 2022

3969

 

« Mi sono fatto l’idea che non sia, comunque, una parente, come i più riferiscono, quanto e piuttosto un’altra versione della stessa Midda Bontor... non so se nata in virtù di una qualche stregoneria o di qualcos’altro, benché, francamente, escluderei la prima ipotesi in favore del “qualcos’altro” a confronto con la quiete con la quale voi tutti, da lungo tempo, vi confrontate con lei. » riprese e argomentò egli, offrendo maggiore spazio di approfondimento attorno a quella non meglio identificata figura « Fosse frutto di un qualche genere di incantesimo, non avreste a potervi relazionare così serenamente con lei, nella naturale ritrosia propria di chiunque a confronto con la stregoneria e tutto ciò che ne può essere connesso oppure derivare. » puntualizzò, non arrivando, ovviamente, a scandire alcuna teoria in relazione al concetto di multiverso, e un concetto necessariamente alieno a chiunque, e, ciò non di meno, circoscrivendo in maniera assolutamente sensata la situazione... nonché la figura di Maddie.
« Ah, ecco. Ora ti riconosco! » esclamò per tutta replica Howe, annuendo a margine di quelle parole « Per un momento mi ero spaventato, temendo che l’età ti stesse giocando brutti scherzi. » ironizzò, scuotendo il capo per escludere allora tale eventualità, e tale eventualità chiaramente incompatibile con quanto da lui così appena definito.
« Diamine... è decisamente in gamba, come dicevate. » osservò la diretta interessata, rivolgendosi in direzione di Howe e di Be’Wahr aggrottando la fronte con aria sorpresa a confronto con tutto ciò, benché egli, alla fine, avesse ammesso di non conoscere il suo nome, in una mancanza del tutto giustificabile, comunque, là dove, in fondo, ella aveva prestato ben attenzione a ovviare a troppo clamore attorno alla propria stessa immagine, benché, almeno nei limiti propri della città di Kriarya, impossibile sarebbe stato possedere il suo volto e, in ciò, passare inosservata « Comunque sia, il mio nome è Madailéin Mont-d'Orb... anche se puoi chiamarmi Maddie. Ed, effettivamente, non sono una parente di Midda, quanto e piuttosto un’altra versione della stessa, come da te ipotizzato. E una versione proveniente da un diverso piano di realtà, un universo estraneo a questo, nel quale le cose sono... beh... decisamente diverse rispetto a qui. »
« Un diverso piano di realtà... » ripeté egli, socchiudendo gli occhi nel riflettere attorno a quelle parole, quasi soppesandole nel proprio profondo significato, e in un significato che ella non aveva minimamente tentato di mistificare o semplificare, offrendogli in tutto e per tutto la realtà dei fatti « ... affascinante. » annuì, continuando a ragionare a tal riguardo « In effetti, l’esistenza di diversi piani di realtà non è nulla di nuovo. Anche se non avevo mai preso in considerazione l’idea che, in questi piani di realtà, potessero esistere versioni alternative di ognuno di noi. »
« Oh, già! » confermò Maddie, non potendo fare a meno di sorprendersi di quanto quell’uomo stesse ragionando con assoluta semplicità attorno a un concetto come quello del multiverso, e a un concetto che, ella stessa, per comprenderlo e accettarlo, aveva avuto a riservarsi non poche difficoltà, benché cresciuta a pane e fantascienza, con un’abbondanza smisurata di opere volte a esplorare ogni possibile sfumatura del tema « E non puoi immaginare l’infinita varietà di universi che esistono. Dove con “infinita” non sto assolutamente impegnandomi in un’iperbole, ma in una descrizione estremamente puntuale della questione in oggetto. » sorrise, divertendosi a stuzzicare l’interesse di quell’uomo, e di quell’uomo nello sguardo del quale non poté che cogliere un smisurato interesse per ogni singola sillaba da lei in quel momento scandita « Pensa che, probabilmente, in questo stesso momento, questo identico dialogo sta sicuramente venendo condotto anche da altre versioni di noi in contesti totalmente diversi da questo. Oppure con una compagnia completamente diversa da questa... »
« E’ sicuramente qualcosa di molto complicato, ma non del tutto impossibile. » osservò egli, rimuginando attorno a tale spunto di riflessione « Dopotutto per arrivare a condurre questo stesso discorso, quantomeno, i nostri corrispettivi dovrebbero aver avuto ad affrontare situazioni assimilabili alle nostre... o, comunque, tali da permettere un equivalente conclusione. Conclusione tutt’altro che ovvia a confronto con l’idea della complessa concatenazione di causa ed effetto che possono averci permesso di arrivare qui, oggi, insieme. » ragionò, praticamente riportando in tempo reale il proprio intimo flusso di coscienza a tal riguardo « Del resto, la tua presenza in un diverso piano di realtà rappresenta già una singolarità non banale da raggiungere. Ragione per la quale la complessità probabilistica della reiterazione di un evento equivalente a questo ha necessariamente a doversi considerare estrema. »
« ... so che probabilmente mi prenderai in giro nel sentirmelo dire... ma... io mi sono del tutto perso... » sussurrò Be’Wahr in direzione del proprio fratello, suo malgrado incapace a seguire le elucubrazioni attorno alle quali si stavano lì impegnando Maddie e Sha’Maech.
« ... per questa volta non ti prenderò in giro... » lo tranquillizzò Howe, per tutta risposta « ... anche perché neppure io sto più comprendendo un accidenti di quello che stanno dicendo... »

In effetti anche Maddie stava via via facendo sempre più fatica a seguire il ragionamento del proprio interlocutore, in una situazione a dir poco imbarazzante dal proprio stesso punto di vista, là dove, dopotutto, ella avrebbe dovuto arrivare lì pronta a offrire una nuova visione della realtà stessa a quell’uomo, e a quell’uomo che, tuttavia, pur appena edotto nel merito di tale verità, stava riuscendo a elaborare la questione in termini ben superiori rispetto a ciò su cui mai ella avesse avuto passata occasione di riflettere.
Partendo dal presupposto, infatti, degli infiniti universi paralleli, e di infinite versioni di se stessa in ogni possibile contesto, ella non aveva potuto neppure escludere l’eventualità di altre infinite Maddie intente a viaggiare nel multiverso, dietro a un numero infinito di Anmel a propria volta impegnate a tentare di cancellare dall’intero multiverso ogni Midda o Maddie lì esistenti. Quanto, però, non si era fermata a elaborare era, tuttavia, la complessità propria del contesto presente, e un contesto presente frutto di un numero esorbitante di parametri che avevano definito quello sviluppo e quello sviluppo a partire da almeno tre diversi piani di realtà: quello attuale, quello per lei d’origine e quello d’origine della stessa Anmel, nonché della prima Midda Bontor impegnatasi ad inseguirla attraverso il multiverso. E solo da un’intersezione equivalente di tali piani di realtà avrebbe quindi potuto derivare un altro momento assimilabile a quello in un altro mondo. E un altro momento che, pertanto, non avrebbe potuto che essere inteso qual decisamente improbabile...
... se non, forse e addirittura, unico.

mercoledì 27 aprile 2022

3968

 

« Sono proprio curiosa di incontrarlo... » ammise Maddie, osservando il gesto di saluto e la rispettiva risposta « Ho provato a immaginarmelo un po’ sulla base dei vostri racconti, e ho finito per figurarmelo come a metà strada fra doc Brown e Guglielmo da Baskerville. »
« Eviteremo di domandarti chi siano costoro... anche perché tanto, probabilmente, non saremmo in grado di comprendere la risposta. » tagliò corto Howe, con tono ironicamente critico verso di lei, benché, in verità, curioso di comprendere a chi potesse aver paragonato Sha’Maech a partire dai loro racconti « Comunque direi che a breve sarai in grado di verificare tu stessa quanto tu possa aver avuto ragione o meno. »

Benché Maddie fosse ben consapevole che tutti i riferimenti alla cultura pop del proprio pianeta natio avessero necessariamente a smarrirsi nel nulla, non potendosi riservare il benché minimo significato a confronto con una realtà così aliena alla propria, ella non si era mai negata la possibilità di concedersi commenti simili a quello, e utili, in effetti, più che altro a lei stessa, per avere a conservare un minimo di connessione psicologica con il proprio passato, là dove, altrimenti, sarebbe stato davvero troppo facile correre il rischio di smarrire anche se stessa nella folle entropia propria del multiverso.
Certo: da quando Rín l’aveva raggiunta, in maniera del tutto imprevista e inattesa, per quanto indubbiamente apprezzabile, ella aveva riguadagnato l’occasione di condividere, almeno con lei, una comune base culturale alla quale potersi appellare. Ciò non di meno, l’abitudine da lei fatta propria di concedersi, di tanto in tanto, qualche riferimento casuale simile a quello non era stata abbandonata, pur nella quieta consapevolezza di quanto, alla fine, simili citazioni avrebbero avuto ineluttabilmente a cadere nel nulla, esattamente come in quel caso specifico, a meno che i propri interlocutori, incuriositi magari dalle proprie parole, non avessero avuto a domandarle lumi a tal riguardo, ritrovandosi, quindi, ad ascoltare il riassunto di un qualche libro, o di un qualche film, o di un qualche film tratto da un qualche libro, utili a tentare di riuscire a meglio immaginarsi il mondo dal quale ella proveniva, e un mondo che, per suo dire, avrebbe avuto a doversi collocare a metà strada fra il loro e quelli fra i quali Midda e Be’Sihl avevano peregrinato per cinque anni nella propria parentesi siderale, e fra i quali, per un più breve periodo, anch’essi avevano avuto a raggiungerli.

« Meglio così... » sorrise la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, in riferimento a quel rifiuto da parte di Howe sulla possibilità di avere ad approfondire l’identità dei due personaggi da lei citati « ... anche perché faccio sempre una gran confusione nel merito delle linee temporali del secondo film della serie e non sono certa che riuscirei a farvi apprezzare quell’assoluto capolavoro cinematografico! »
« Linee temporali...?! » esitò H’Anel, non trattenendo la curiosità.
« Oh già! » annuì Maddie, sorridendo verso l’amica « Fra l’altro, ora che ci penso, a voi non è mai capitato di viaggiare nel tempo, a oggi...?! »
« Per Lohr... ci manca solo questo! » sbottò Howe, sgranando gli occhi con aria quasi spaventata a confronto con quell’idea « A stento, talvolta, riesco a seguire l’evoluzione degli eventi dei quali siamo protagonisti quando si sviluppano lungo un flusso continuo... non voglio provare a immaginare cosa potrebbe accadere altrimenti. »
« Che succede, Howe...?! » esclamò H’Anel, colta in contropiede da quella reazione dello shar’tiagho, e da quella reazione decisamente insolita rispetto al suo consueto approccio di superiorità a ogni evento, con annessa e gratuita canzonatura a discapito del biondo Be’Wahr « Mi sarei aspettata che tu approcciassi alla questione quasi con sufficienza... »
« Dopo quanto successo negli ultimi tempi, sinceramente, non credo saggio approcciare nulla con sufficienza. » escluse tuttavia l’uomo, scuotendo il capo « Fra la disavventura di Rín e Be’Sihl nel tempo del sogno, quella tua e di Duva nel tempio della fenice, quella di Be’Wahr e di M’Eu nella fortezza di Desmair e quella mia e di Lys’sh nella città della pace, credo proprio di aver saturato ogni margine di tolleranza per le follie razionalmente accettabili da parte mia. E l’ultima cosa che potrei desiderare, in questo momento, è rischiare di finire catapultato in qualche nuova pazzia simile... »
« ... ma tanto lo sai che è esattamente dove andremo a finire se tutto andrà bene. » ridacchiò M’Eu, stringendosi appena fra le spalle, a minimizzare quel forse obbligato sviluppo degli eventi, là dove improbabile sarebbe stato per loro avere a recuperare qualunque cosa Sha’Maech avrebbe potuto loro consigliare di recuperare senza dover affrontare qualche assurda follia « Se no, dov’è il divertimento...?! »
« Voi vi siete lasciati influenzare un po’ troppo da Midda, sapete?! » suggerì Howe, inarcando il sopracciglio destro, con fare critico « Non è che ritrovarsi sempre e comunque a dover combattere contro qualche delirio privo di capo e di coda abbia a doversi necessariamente considerare come “divertente”. Anzi... »

Ogni possibile, ulteriore deriva di quel discorso, tuttavia, ebbe a essere arginata dal termine del loro viaggio, e dal termine del loro viaggio definito dall’arrivo innanzi a Sha’Maech, il quale, come di consueto, ebbe a concedersi una lunga occasione per scrutare, e così studiare, i volti mai a lui precedentemente introdotti, quali quello della stessa Maddie ma non solo, nel non ignorare i due figli di Ma’Vret, il mercenario un tempo noto con il nome di Ebano.

« Salute, Sha’Maech! » esclamò allora Be’Wahr, ancora una volta facendosi interprete di quel saluto dalla valenza collettiva nei riguardi di quell’unico interlocutore « Come stai...?! E’ un piacere ritrovarti! »
« Salute a voi. » replicò l’altro, come di consueto ovviando a lasciar trasparire una qualunque, particolare dimostrazione d’affetto verso di loro, malgrado tutta la loro comune storia passata « Ritengo corretto identificare coloro che vi accompagnano come H’Anel e M’Eu Ilom’An, nonché la “presunta” parente di Midda Bontor, il cui nome non ho ancora avuto occasione di meglio inquadrare: dico correttamente, Be’Wahr Udonn e Howe Ahlk-Ma...?! »

Il fatto che Sha’Maech stesse ammettendo di ignorare il nome di Maddie non avrebbe potuto ovviare a sorprendere tanto Howe quanto Be’Wahr, allo stesso modo di cogliere il sole intento a sorgere a ovest e a tramontare a est.
Una sorpresa, la loro, che non mancò quindi di trasparire in maniera evidente sui loro volti, imponendo loro un necessario momento di silenzio utile ad assimilare quell’evento del tutto inatteso...

martedì 26 aprile 2022

3967

 

Il senso della distanza avrebbe avuto a doversi riconoscere decisamente diverso nel viaggiare a cavallo, o peggio ancora a piedi, rispetto a un viaggio in automobile, in treno o in aereo. E questo, per Maddie, era stato inizialmente il più grande ostacolo psicologico da affrontare per abituarsi alla nuova vita da errabonda dimensionale che aveva pur abbracciato qual propria.
In effetti, quando ella aveva accettato la proposta della fenice, e quella proposta atta a prendere il posto della propria defunta maestra d’arme nell’inseguire Anmel Mal Toise attraverso diverse realtà alternative, ovunque ella avrebbe avuto a sospingersi nella ricerca di nuove Midda o Maddie da eliminare, non aveva avuto occasione di comprendere realmente cosa avrebbe potuto significare tutto ciò. A partire dal doversi confrontare, continuamente, con nuove realtà, con nuove lingue e, soprattutto, con nuovi stili di vita.
Prima di arrivare lì, in quel mondo nel quale era ormai da più di un lustro, erano state almeno una dozzina, o forse più, le realtà in cui ella si era mossa: alcune simili alla propria, altre più progredite, altre meno progredite, nessuna del tutto identica alla sua. Sotto il profilo linguistico, solo un paio di volte era riuscita a cavarsela in maniera abbastanza semplice, ritrovando la propria lingua natia o, comunque, una lingua parlata nel proprio mondo natale e a lei nota, come l’inglese o il francese. Nelle altre occasioni, proprio malgrado, ella aveva dovuto arrangiarsi in maniera non dissimile da quella propria del personaggio interpretato da Antonio Banderas in quel film ispirato al Beowulf, il quale, arabo ritrovatosi catapultato fra i normanni, ebbe a doversi ingegnare a dedurre in maniera empirica quanto concernente non soltanto l’aspetto lessicale, ma anche grammaticale e sintattico di una lingua a lui del tutto ignota, salvo, alla fine, riuscire ad avere a maturare confidenza con la stessa. E per quanto forse eccessivamente forzata tale soluzione era stata da lei inizialmente valutata nel confronto con la prima visione di quel film, nel ritrovarsi a propria volta in una situazione del tutto equivalente, e in una situazione ove, proprio malgrado, nessuno l’avrebbe potuta comprendere se avesse parlato la propria lingua e, peggio ancora, ella non avrebbe potuto comprendere nessuno nel ritrovarsi a confronto con una lingua totalmente aliena alla propria, quasi naturale si era dimostrato quell’apprendimento, e un apprendimento sicuramente ben lontano dalla perfezione teorica e pur sufficientemente solido a confronto con le necessità propri di un approccio pratico.
Superato l’ostacolo rappresentato dalle differenze linguistiche, che pur non avrebbe avuto sicuramente a potersi fraintendere secondario, anche il doversi ritrovare a confronto con diversi stili di vita non avrebbe potuto avere a banalizzarsi qual qualcosa di così scontato, così semplice da affrontare e da superare. Anzi. A onor del vero, in effetti, riuscire a calarsi in contesti culturali e sociali estranei al proprio avrebbe avuto a doversi intendere forse e persino più complesso rispetto all’apprendimento della lingua, nella necessità di apprendere, sempre per logica deduttiva, usi e costumi tal volta del tutto alieni a quelli per lei da sempre propri o, se anche non alieni, decisamente estranei da quanto da lei mai vissuto. E questo tanto nel ritrovarsi a confronto con scenari tecnologicamente più progrediti rispetto al proprio, quanto con scenari tecnologicamente meno progrediti, seppur comunque per ragioni differenti. In un mondo come quello, fra le tante cose con le quali aveva dovuto trovare occasione di ritarare la propria percezione della realtà, era quindi e sicuramente stato il discorso del rapporto fra spazio e tempo nella mentre dei viaggi, e di viaggi che, condotti a cavallo o a piedi anziché in automobile, in treno o in aereo, avrebbero necessariamente avuto a imporre una diversa percezione tanto dello spazio quanto del tempo. E, probabilmente, una percezione più veritiera di entrambi.
Così, per quello che, probabilmente, nel suo mondo natale sarebbe stato un viaggio semplice, da coprire con qualche ora di auto e, giustappunto, una sosta in un autogrill, lì avrebbe avuto necessariamente ad assumere un ben diverso valore. E a dover, altrettanto necessariamente, essere vissuto in una diversa maniera. Non un viaggio rivolto soltanto alla meta da raggiungere, pur ovviamente fine imprescindibile dello stesso, ma anche e obbligatoriamente dedito a valorizzare il percorso stesso, con momenti di confronto, a volte seri, a volte faceti, discussioni e provocazioni, risate e grida, con quanto, in fondo, altro non avrebbe avuto a dover essere considerato se non un investimento, e un investimento rivolto alla crescita del rapporto fra i membri di quella compagnia. Non che Maddie non conoscesse Howe o Be’Wahr, così come H’Anel e M’Eu, avendo ormai da cinque anni condiviso tante avventure, tante battaglie accanto a loro: ma ancor più delle avventure, ancor più delle battaglie, quanto aveva permesso al loro rapporto di maturare era sicuramente stato il viaggiare condiviso. E quei viaggi nel corso dei quali era stata concessa loro l’occasione di conoscersi, di comprendersi, di meglio apprezzare virtù e, all’occorrenza, anche i difetti gli uni degli altri, così come in alcun altro contesto avrebbe loro potuto essere concessa occasione di compiere.
Anche quel nuovo viaggio, pertanto, non ebbe a fare eccezione. E al termine dello stesso, oltre a raggiungere la dimora di Sha’Maech, i cinque compagni d’arme non si sarebbero potuti sottrarre all’evidenza di quanto, malgrado tutto, il loro rapporto avesse avuto soltanto occasione di crescere ancora in grazia a quel viaggio, così come la conoscenza reciproca. Fosse anche e soltanto, in termini decisamente faceti, nel confronto con la scoperta del difficile rapporto fra Maddie e il canto.

Come sempre, giungendo in prossimità della dimora di Sha’Maech, Howe e Be’Wahr ebbero ad avvistare la folta e disordinata candida chioma del sapiente già da una certa distanza, nell’evidenza concreta di quanto egli avesse avuto occasione di cogliere il loro appropinquarsi, di riconoscerli e di prepararsi di conseguenza ad accoglierli, in termini tali per cui, quindi, effettivamente nulla di sorprendente avrebbe potuto sussistere a confronto con l’idea che egli avesse persino già la risposta pronta a ogni loro interrogativo.

« Ehilà, Sha’Maech! » salutò il biondo Be’Wahr, levando il braccio destro e muovendolo vistosamente per salutare, già in lontananza, quel vecchio amico « Che bello vederti! » soggiunse, in una frase che non avrebbe avuto a potersi fraintendere in alcuna maniera qual retorica, là dove, effettivamente, in un mondo come il loro, un nuovo incontro con una persona amica non avrebbe mai potuto essere dato per scontato, se non per l’inattesa scomparsa della stessa, all’occorrenza per la propria stessa prematura dipartita.

Per tutta replica, anche Sha’Maech ebbe allora a levare un braccio, e a ricambiare, seppur con minor foga, quel gesto di saluto, a conferma di quanto fosse ben consapevole della loro identità e del loro imminente arrivo.

lunedì 25 aprile 2022

3966

 

« E, comunque, sono anche pronto a scommettere che sappia già tutto ciò che si può sapere a tuo riguardo... » puntualizzò Howe, a margine dell’osservazione del fratello « Anzi. Conoscendo il tipo, non mi stupirebbe neppure se avesse anche a confermarci l’identità dietro la quale si cela Anmel e dove Be’Sihl è stato portato. » sottolineò, in una chiara iperbole, e pur in un’iperbole utile allora a porre il giusto accento sul tipo di individuo con il quale avrebbero presto avuto a che fare.
« Beh... in tal caso, poco male! » commentò H’Anel, stringendosi appena fra le spalle « Vorrà dice che ci risparmierà la fatica di cercare qualche dimenticato manufatto stregato altrimenti utile allo scopo. » esplicitò, sbilanciandosi nella previsione di quanto sarebbe stato loro richiesto di compiere, là dove, in fondo, quel viaggio non avrebbe avuto a dover essere motivato dalla speranza di rintracciare effettivamente Anmel e Be’Sihl, quanto e piuttosto di trovare un modo per rintracciare Anmel e Be’Sihl.
« Naaah... » escluse tuttavia M’Eu, in replica alla propria sorella maggiore, nell’escludere categoricamente quella possibilità « Quando mai qualcosa è andata così liscia...?! » domandò, scuotendo il capo « Secondo me, Sha’Maech finirà per indicarci dove andare a cercare delle informazioni utili in grazia alle quali metterci alla ricercare di qualche dimenticato manufatto stregato... »
« E poi andiamo a finire alla fiera dell’est... » sospirò Maddie, volgendo gli occhi verso il cielo, non potendo ovviare a condividere l’idea di M’Eu e, ciò non di meno, non potendo neppure ovviare a essere in ciò demotivata a confronto con simile prospettiva.
« Quale fiera...? » domandò Be’Wahr, incuriosito dalle parole della propria amata, non comprendendole e, in effetti, non potendo comprenderle, là dove facenti riferimento a un contesto culturale per lui del tutto sconosciuto, e il contesto culturale proprio del mondo d’origine di Madailéin.
«  Alla fiera dell’est, dove per due soldi compri un topolino, che però viene mangiato da un gatto, che viene morso da un cane, che venne picchiato da un bastone, che fu bruciato dal fuoco... e così via dicendo... » accennò ella, per cercare di dare un senso a quanto stava dicendo, salvo rendersi conto di rischiare di apparire soltanto pazza così facendo « Lascia perdere. E’ una canzone del mio mondo natale. » dichiarò quindi, cercando di tagliare corto « Una sorta di filastrocca che a ogni nuova iterazione si ripete come prima e aggiunge un pezzo della storia... diventando alla fine una cosa lunghissima. »
« Avete strane canzoni nel vostro mondo... » osservò Howe, aggrottando la fronte e cercando di immaginare il senso di una canzone avente come scopo quello di riferire della sorte di un topolino comprato per due soldi, il cui valore non avrebbe avuto a poter essere da lui conosciuto ma che, nel contesto proprio della frase da lei scandita, non sembrava comunque avere a doversi immaginare particolarmente elevato.
« Diciamo che abbiamo una certa varietà musicale che da queste parti manca... » sorrise sorniona, e per tutta replica, la donna così provocata « Qui più che di gente che muore ammazzata cercando di sconfiggere questo o quello non sapete cantare. » dichiarò con fare provocatorio.
« E intanto grazie a quelle canzoni un sacco di volte ci siamo salvati la vita... » precisò lo shar’tiagho, rigettando l’implicita critica così rivolta al loro panorama musicale « Non riesco a immaginare in che modo un topolino morso da un gatto mangiato da un cane potrebbe permetterci di riportare a casa la pelle. »
« Non era il topolino a essere mangiato e il gatto a essere morso...?! » domandò H’Anel, riflettendo a tal riguardo e cercando, in ciò, di ricordare quanto pocanzi accennato da Maddie.
« Ma chi se ne importa...! » commentò Howe, scoppiando poi a ridere divertito dall’assurdità di quel discorso nel quale pur si stavano così impegnando per ingannare il tempo in quel viaggio altrimenti tremendamente noioso « Senti, Maddie: fai che cantarci questa dannata canzone così siamo tutti felici di scoprire chi mangia chi e chi morde chi! »
« Lascia perdere! » escluse categoricamente Maddie, scuotendo il capo con ferma convinzione « Tu non desideri sentirmi cantare... credimi! »
« ...?! » esitarono tutti, ammutolendosi per un istante a quell’affermazione.

Tutti loro, in effetti, conoscevano molto bene la voce di Midda Bontor e la sua peculiare abilità canora. Un’abilità nella quale ella non era particolarmente propensa a impegnarsi, ma che, in una diversa vita, sicuramente le avrebbe potuto ben valere un ruolo da bardo. E a dirla proprio tutta, Midda aveva anche una certa abilità manuale nell’uso dello zither, strumento in grazia al quale accompagnare, all’occorrenza, la propria voce. Insomma: nulla di cui vergognarsi, quindi... ma, anzi, qualcosa di cui poter essere anche orgogliosi, e che avrebbe aggiunto l’ennesimo pregio alla già lunga lista di pregi propri della stessa.
Ma ove, allora, Midda Bontor non avrebbe mai potuto avere di che lamentarsi della propria voce; per quale assurda ragione Maddie Mont-d'Orb avrebbe potuto dimostrarsi così negativa a tal riguardo...?!

« Che c’è? » domandò ella, cogliendo l’esitazione collettiva dei propri interlocutori, senza riuscire in ciò a comprenderne la ragione « In questo mondo non esiste forse gente stonata...?! »
« Esistono, esistono. » confermò M’Eu, annuendo a quell’interrogativo « Ma, di certo, Midda non rientra in tale categoria... »
« ... e se non ci rientra Midda, allora non puoi certamente rientrarci tu! » concluse H’Anel, accodandosi alle parole del proprio fratellino.
« Toh... abbiamo appena trovato un’altra differenza fra Midda e la sottoscritta. » ridacchiò divertita Maddie, a confronto con quell’inattesa rivelazione « Lei sa cantare... io no! »
« Ma non ci credo...! » escluse Howe, aggrottando la fronte.
« Secondo me sei troppo autocritica... » suggerì Be’Wahr, respingendo a sua volta una simile verità.
« Be’W... amore mio grandissimo. » prese quindi parola la donna con gli occhi color del ghiaccio e i capelli color del fuoco, scuotendo il capo « Credimi se ti dicessi che sentirmi cantare ti provocherebbe un improvviso e irrimediabile calo di libido nei miei confronti. » sancì, non priva di una palese autoironia a tal riguardo, consapevole dei propri limiti e, in ciò, consapevole di quanto il canto non fosse assolutamente una sua qualità « Mi fa piacere scoprire che nella varietà infinita del multiverso esista una versione alternativa di me che sia intonata... ma, credetemi, io non lo sono. Non lo sono mai stata. E, mio malgrado, non lo sarò mai! »

sabato 23 aprile 2022

3965

 

« Allora... sto finalmente per conoscere il famoso Sha’Maech...?! » domandò verso il proprio amato Be’Wahr, rimettendosi a cavallo dopo l’ultima sosta che si erano concessi prima della tirata finale verso la dimora del vecchi studioso « Sarà felice di rivedervi dopo tanto tempo, no...?! » apostrofò, includendo nell’interrogativo anche Howe, colui che, insieme al proprio biondo fratello d’arme e di vita, avrebbe avuto a poter vantare di meglio conoscere il soggetto in questione.
« Non sarei pronto a scommetterci sopra, fossi in te. » escluse tuttavia lo shar’tiagho, inarcando appena un sopracciglio ed escludendo, in maniera abbastanza decisa, tale eventualità « Dopotutto nelle ultime occasioni... o, per meglio dire, in ogni occasione in cui egli ha avuto a che fare con noi, e con Midda, le cose non sono mai andate particolarmente bene. »

Howe e Be’Wahr non erano certi di ricordare da quanto tempo conoscessero Sha’Maech. In effetti avrebbero potuto forse conoscerlo da sempre. E, da sempre, avevano intrattenuto un rapporto assolutamente costruttivo con lui. Almeno fino a quando Midda Bontor non era entrata nelle loro esistenze e, se da un alto aveva sicuramente avuto a migliorare tanti aspetti delle loro vite, in termini tali per cui mai sarebbero ritornati sui propri passi neppure potendo, dall’altro aveva delineato un certo, particolare aumento di entropia nelle stesse, e un aumento di entropia che aveva finito con il minare il loro rapporto con quel vecchio studioso eccentrico. E quel vecchio studioso eccentrico che, non a torto, non era stato in grado di perdonarli per aver dato alle fiamme la Biblioteca di Lysiath, soprattutto dopo essere stato colui che aveva attirato, forse ingenuamente, la loro attenzione in quella direzione.
Non che l’ultima occasione di rapporto con Sha’Maech fosse stata allora, ovviamente. Nuovi incontri avevano contraddistinto la loro storia. E nuovi incontri nel corso dei quali, in maniera più o meno diretta, la presenza di Midda Bontor aveva finito per complicare tantissimo le cose, in termini tali per cui, ormai, erano anni che Howe e Be’Wahr si erano ben guardati dall’ipotizzare di fare nuovamente ritorno da lui, nella provincia di Kirsnya, anche in quel genere di situazioni nel quale la sua peculiare e vasta conoscenza della storia del mondo avrebbe potuto essere loro utile a cavarsi da qualche impiccio.
Ora, tuttavia, le carte in tavola erano cambiate. Ed erano cambiate nella misura in cui la scomparsa del loro amico Be’Sihl, e la più totale assenza di indizi sul suo destino, aveva necessariamente imposto loro di rimettere sul tavolo di gioco qualunque carta potessero metaforicamente celare nelle proprie maniche. Carte fra le quali, indubbiamente, Sha’Maech avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual contraddistinto da un certo, concreto prestigio. Non che, ovviamente, si aspettassero che egli potesse indicare loro l’attuale ubicazione di Be’Sihl: non era certo un oracolo. Ma, ciò non di meno, probabilmente egli sarebbe stato in grado di indicare loro l’ubicazione di un oracolo, al quale, conseguentemente, aver a poter porre tale domanda.
Così, con buona pace di ogni reticenza in tal senso, i due fratelli, accompagnati dalla propria piccola squadra di avventurieri, in quegli ultimi anni comprendente oltre a Maddie, anche H’Anel e M’Eu, si erano posti in viaggio attraverso il regno di Kofreya, per andare umilmente a cercare, ancora una volta, l’aiuto di quell’uomo... con la speranza di non avere a incappare in maniera troppo marcata nelle sue ire.

« Se Midda è vista in maniera tanto negativa, forse farei bene a tenermi alla larga quando arriveremo. » ipotizzò Maddie, obiettiva sulla propria situazione di “clone” della celebre donna guerriero in questione, seppur di qualche anno più giovane di lei « Non vorrei che avesse a scambiarmi per lei... » suggerì, in quello che avrebbe avuto a dover essere comunque considerato un rischio tangibile.
« Figurati. » scosse il capo Be’Wahr, quasi scoppiando a ridere a tale eventualità « Sha’Maech conosce così accuratamente Midda da essere stato in grado di riprodurre il tatuaggio sul suo braccio sinistro alla perfezione, celando in piccoli dettagli diversificati un messaggio in codice. » rievocò, ripensando al passato e a una delle tante disavventure da loro vissute « All’epoca, probabilmente, sarebbe stato l’unico a non poter essere tratto in inganno neppure dall’abilità recitativa di Nissa... non rischierebbe mai di fraintenderti con Midda, per quanto siete diverse. »

Considerare diverse due versioni della stessa persona provenienti da due diversi piani di realtà, e, in questo, identiche persino a livello genetico, non avrebbe avuto a dover essere inteso particolarmente facile. Ciò non di meno, e con buona pace per l’assoluta assomiglianza fra Maddie e Midda, Be’Wahr non avrebbe potuto riservarsi più ragionevolezza di quella, nell’affermare quelle parole, giacché, in effetti, a distinguere Midda da Maddie avrebbero avuto a dover essere considerati tanti, tantissimi dettagli, anche escludendo il fattore età.
Del resto, pur partendo dalla stessa base genetica, le vite che Maddie e Midda avevano vissuto per buona parte delle rispettive esistenze, avrebbero avuto a dover essere considerate radicalmente estranee l’una all’altra, in termini tali da rendere radicalmente estranee anche loro stesse, quasi non avessero, in effetti, a essere due versioni della stessa persona. E se Midda sul proprio corpo portava impressa la propria peculiare storia, in tutti i suoi più o meno edificanti capitoli passati, fra i tatuaggi da marinaio, le cicatrici e gli sfregi da guerriera e, soprattutto, un lucente braccio metallico acquisito nel proprio viaggio fra le stelle del firmamento; Maddie, sul proprio corpo, non avrebbe avuto a poter ancora vantare impressa, per sua fortuna, alcuna di quelle talvolta tragiche testimonianze di una vita tutt’altro che semplice, benché, comunque, grandiosa.
In effetti, anzi, Maddie avrebbe avuto a poter essere intesa, né più né meno, che la versione sana della più celebre Midda Bontor, ancora dotata di entrambe le braccia, ancora priva di particolari sfregi e cicatrici, e, comunque, figlia di un mondo estremamente diverso da quello, e un mondo che, benché abbandonato ormai da molti anni, ancora non avrebbe potuto ovviare a riemergere in lei, nel suo modo di essere, di agire e, talvolta, persino di pensare o di parlare... rendendo impossibile qualunque genere di equivoco per così come da lei pur allora temuto.

venerdì 22 aprile 2022

3964

 

Per Madailéin Mont-d'Orb, quella realtà era stata una delle più complesse da comprendere all’interno della pur straordinaria varietà che aveva avuto modo di esplorare sino a quel momento nel multiverso, e, ciò non di meno, una di quelle in cui, con maggiore facilità, aveva potuto integrarsi. Una facilità, quella di cui aveva così goduto, riguardo alla quale, tuttavia, non avrebbe potuto accreditarsi alcun merito. Perché, del resto, non era merito suo, quanto e piuttosto della fenice, se, nel comparire per la prima volta in quella realtà, e in quel mondo, ella era apparsa innanzi a tutti gli amici e gli alleati della propria controparte autoctona, e quegli amici e alleati radunatisi tutti insieme per commemorare il primo anniversario dalla partenza della stessa per un viaggio verso le stelle del firmamento. E perché, parimenti, non era merito suo, quanto e piuttosto della stessa Midda Bontor, la propria versione autoctona, se chiunque, in quel mondo, aveva ad associare il suo aspetto a una leggenda vivente, e a una leggenda vivente meritevole di rispetto se non, addirittura, di timore.
Insomma: il fatto che a quasi cinque anni di distanza dal proprio arrivo in quella realtà ella fosse ancora lì, e fosse ancora lì perché ancora lì era anche la propria antagonista, nonché il motivo per il quale, parimenti, la fenice l’aveva condotta sino a lì; non avrebbe avuto a poter essere in alcun modo frainteso qual qualcosa di negativo dal proprio personale punto di vista. Non, per lo meno, fino a quando la sua esistenza avrebbe potuto continuare a essere piacevolmente contraddistinta dalla presenza di tanti amici sinceri, e affidabili alleati, con i quali avere a condividere le proprie giornate e le proprie avventure. Ciò senza trascurare il particolare di tutt’altro che secondaria importanza conseguente all’arrivo della propria gemella Nóirín in quella stessa dimensione, e quella gemella l’assenza della quale dalla propria vita, in effetti, avrebbe avuto altrimenti a farla sentire comunque incompleta, comunque lontana da casa per così come meno, obiettivamente, non avrebbe potuto esserlo. E ciò senza neppure ignorare un ulteriore dettaglio, e il dettaglio proprio del fatto che, nel contempo della propria permanenza da quelle parti, ella aveva avuto occasione persino di instaurare un importante legame sentimentale con uno dei propri nuovi alleati. In altre parole, benché quella non fosse la propria realtà natia, ella non avrebbe potuto ormai immaginarsi in alcun’altra realtà, in termini tali per cui, forse ed egoisticamente, anche il proprio impegno in antagonismo alla propria avversaria, ad Anmel Mal Toise, avrebbe avuto a potersi considerare non così motivato per come avrebbe pur dovuto essere, innanzi a una tanto terrificante minaccia, nonché all’assassina della propria maestra d’arme, di quella Midda Bontor che, per prima, le aveva aperto gli occhi sulla possibilità di un’esistenza diversa e, soprattutto, una diversa se stessa rispetto a come, per tutto il corso della propria esistenza, sino a quel momento, ella si era veduta.

Quanto Maddie Mont-d'Orb, proprio malgrado, non aveva voluto ingenuamente considerare, tuttavia e purtroppo, avrebbe avuto a dover essere considerato il rischio derivante da tale pur inconscia indolenza nel risolvere quanto prima la questione con Anmel Mal Toise.
Un lassismo, il suo, che, ora, si stava vedendo spiacevolmente pagato da qualcuno che in alcun modo avrebbe dovuto avere a vedersi colpevolizzato per ciò: Be’Sihl Ahvn-Qa.

Be’Sihl era una persona meravigliosa. E nulla di assurdo, in tal senso, avrebbe avuto a dover essere frainteso nel fatto che egli fosse stato in grado di conquistare il cuore di Midda Bontor, e della Midda Bontor autoctona di quella realtà e di quel mondo. Se pur, infatti, la maggior parte delle persone, osservando Be’Sihl, non avrebbero potuto cogliere l’evidenza di particolari ragioni utili a motivare una simile coppia, nel ritrovarsi a confronto con un uomo assolutamente medio, nella propria altezza, nella propria corporatura, e, probabilmente, anche in un ipotetica scala di bellezza, nonché nella propria attività, quella di semplice locandiere; solo coloro che avessero avuto a concedersi la possibilità di superare le apparenze avrebbero potuto scoprire quanto nulla di medio avesse a potersi fraintendere in lui. E quanto, sotto ogni punto di vista, egli non avrebbe potuto essere giudicato, probabilmente, meno straordinario della propria leggendaria compagna.
Purtroppo, però, proprio in conseguenza al suo rapporto con Midda Bontor, Be’Sihl si era ritrovato sovente esposto alle peggiori avversità. L’ultima fra le quali, per l’appunto, avrebbe avuto a doversi identificare nella stessa Anmel Mal Toise e in quella terrificante minaccia che, ancor non meglio identificata nelle proprie attuali sembianze, si era azzardata, addirittura, a violare il perimetro dodecagonale della città di Kriarya, il dominio della stessa Midda Bontor, per rapire Be’Sihl, e dichiarare, in tal maniera, ufficialmente aperto il conflitto fra loro.
Un conflitto, tuttavia, difficile da combattere... almeno fino a quando non fossero stati in grado di discriminare l’attuale collocazione spaziale della stessa Anmel Mal Toise, in qualunque corpo ella fosse andata, allor, ad annidarsi. E per quanti amici, alleati, Midda Bontor avrebbe mai potuto vantare, difficilmente ella avrebbe potuto permettersi di passare al setaccio il mondo intero alla ricerca del proprio amato. Motivo per il quale, allorché un approccio tanto indisciplinato, sarebbe stato meglio, da parte loro, un incedere più strategicamente ordinato, e un incedere che, per prima cosa, avrebbe avuto a dover riservare loro cognizione di causa nel merito della posizione della loro antagonista e, speranzosamente, del disgraziato da lei rapito. Una strategia all’interno della quale, ovviamente, Maddie non avrebbe potuto che avere a esigere un ruolo di fondamentale importanza, non per qualche possibile mania di protagonismo, quanto e piuttosto per avere a porre a tacere il proprio senso di colpa... e quel senso di colpa che, suo malgrado, avrebbe rischiato di negarle ogni possibilità di quieto riposo notturno se non si fosse impegnata ben oltre al massimo delle proprie energie per rimediare a un disastro del quale non avrebbe potuto che autonomamente giudicarsi colpevole...

mercoledì 20 aprile 2022

3963

 

Quando la porta d’accesso alla cella sotterranea di Nissa Bontor ebbe a chiudersi, e secondo le sue esplicite volontà in tal senso iniziò a essere murata, lasciando giustappunto un minimo spiraglio appena utile a permettere una comunicazione di ordine verbale, per consentire a Mera Ronae e a Namile, ma anche alla stessa Midda, di avere possibilità di visitare quella prigioniera volontaria, tutti i suoi principali detrattori avrebbero avuto a dover gioire per tale risultato, il migliore che avrebbe potuto essere loro concesso qual epilogo di quella questione, in assenza della possibilità, in qualunque maniera, di avere a riportarla a una condizione di sicura morte perpetua. Ciò non di meno, né Howe Ahlk-Ma, né tantomeno lord Brote, primi esponenti fra tutti i più animosi oppositori dell’ex-regina dei pirati dell’isola di Rogautt, ebbero allora a essere contenti di ciò, trattenendosi a stento dal prendere voce in aperta, e contraddittoria, opposizione a tutto ciò.  Perché se pur facile, per loro, era stato odiare Nissa Bontor, ed estendere tale odio a includere, estemporaneamente, anche la loro amica Midda, identificandola soltanto qual la responsabile per tutto quanto di male era accaduto nelle loro esistenze, da un lato con la perdita del braccio sinistro dello shar’tiagho, e dall’altro con l’assassinio di lady Nass’Hya; nessuno dei due, in quel particolare frangente, sembrava essere in grado di continuare a riconoscere in quella donna la propria antagonista, nulla di più ravvisando se non una madre e una sorella che stava volontariamente offrendosi in sacrificio per soddisfare la loro brama di sangue, il loro desiderio di vendetta, in termini, tuttavia, divenuti quasi incomprensibili.
Non Howe, non Brote, tuttavia, ebbero a opporsi, alfine, a quella condanna, nel non riuscire comunque e ancora ad accettare l’idea di poter superare tanto facilmente quanto da lei compiuto a loro discapito e nel comprendere, in ciò, che mai avrebbero avuto a fidarsi di lei se, allora, non avessero permesso agli eventi di evolvere in quella direzione, tormentati per sempre dal dubbio di quanto, forse, ella non avesse avuto semplicemente a manipolarli, e a manipolarli psicologicamente per ottenere esattamente quel risultato finale, con la propria gratuita assoluzione.

Ma se pacificatorio, in tal senso, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto l’intento della ritornata, non tutti ebbero a provare soddisfazione per quanto lì stava occorrendo. Perché Mera Ronae e Namile, che già avevano una volta dovuto piangere la morte della loro genitrice, ora non avrebbero potuto mancare di percepire tutto ciò qual una nuova tumulazione, benché rassicurate in senso opposto dalla loro stessa madre, e da quella madre che, ricordando loro la propria attuale condizione, non aveva mancato di elargire parole mitigatrici di ogni loro possibile dubbio, di ogni loro possibile paura, e parole innanzi alle quali, teoricamente, entrambe avrebbero dovuto accettare la verità dei fatti, e di come né quello, né molto di peggio, avrebbero mai potuto avere ormai a danneggiarla. Così, malgrado tutto, al centro di quegli stessi volti chiaramente colmi di tristezza, non avrebbero potuto mancare di risaltare i loro occhi color ghiaccio, gli stessi della loro genitrice e della loro leggendaria zia, e quegli occhi ben lontani dal dimostrare sconforto, quanto e piuttosto rabbia, e rabbia per una situazione che, loro malgrado, non volevano capire.
Non che Meri e Nami non potessero capire tutto quello. Al contrario. Fin da subito, fin da dopo la morte della loro genitrice, quelle due gemelle erano state più che capaci di confrontarsi in modo quieto e razionale con gli eventi, e con quegli eventi sviluppatisi in maniera a loro avversa, elaborando in termini più che corretti quanto accaduto, a partire dalle negative responsabilità della loro stessa genitrice in tutto ciò, e, in questo, arrivando persino a dimostrarsi pronte ad assumersi personalmente l’onere derivante dalle colpe da lei commesse, benché nessuno avesse a voler riversare su quelle allor infantili spalle il peso di qualcosa di simile. Al di là, tuttavia, di quanto esse avessero sin da subito compreso la situazione, cinque anni addietro come al tempo presente, in quella occasione contemporanea le due fanciulle non vollero permettersi di accettare tutto quello, e di avere a doverlo considerare come qualcosa di giusto e di necessario, per così come pur la loro stessa genitrice stava fermamente proponendo.

E nel punto mediano fra lo sconforto di Howe e di Brote, e la rabbia di Mera Ronae e di Namile, non poté che ritrovarsi, in maniera quasi naturale, proprio Midda Bontor, la Figlia di Marr’Mahew, l’Ucciditrice di Dei, la Campionessa di Kriarya e di Lysiath, signora della città del peccato e, in quel momento, diretta responsabile per aver dato l’ordine di seppellire in tal maniera la propria gemella, e quella gemella da sempre sua antagonista, sua nemesi, e, ciò non di meno, in quegli ultimi tempi faticosamente ma piacevolmente riscoperta qual una sorella e, probabilmente, un’amica.

« Ricordate che è qualcosa di temporaneo... » suggerì sottovoce, verso le proprie nipoti, in parole che, tuttavia, sembrarono ben risuonare anche quali rivolte a proprio stesso conforto, a propria stessa rassicurazione, là dove, altrimenti, avrebbe ben volentieri abbattuto personalmente quella parete a pugni, per avere a liberare la propria gemella « Non appena riusciremo a ritrovare Be’Sihl, e a isolare la minaccia rappresentata da Anmel, non vi sarà più ragione alcuna per mantenerla così segregata. »
« Questo lo abbiamo capito... » rispose a denti stretti Namile, cercando di non dimostrarsi troppo aggressiva verso la loro parente, e quella parente che avevamo imparato ad apprezzare, ad ammirare, anche ad amare, e che, tuttavia, ora sembrava essere ritornata l’antica incarnazione del male per così come, un tempo, promossa loro dalla loro stessa genitrice « ... ma... »
« Lo so. » annuì Midda, storcendo le labbra verso il basso « Non piace neppure a me tutto questo. E se fosse dipeso soltanto da me, credetemi, non avrei mai accettato questo assurdo compromesso... »
« Lo sappiamo... » suggerì allora Mera Ronae, cercando di apparire più accomodante rispetto alla propria gemella « ... e non vogliamo riservarti colpa per tutto questo. »
« Non quando, del resto, c’è un’alternativa migliore verso la quale avere a rivolgere la nostra rabbia. » puntualizzò l’altra, quasi ringhiando quelle ultime sillabe.
« ... non vorrete riferirvi a...? » esitò la Figlia di Marr’Mahew, avendo a temere, per un istante, che le proprie nipoti potessero avere a covare rimorso verso Howe e Brote, ponendo le basi per l’inizio di qualche nuova, terribile faida, se soltanto il loro sangue fosse stato anche solo in minima parte degno di quello della loro stessa genitrice.
« ... Anmel Mal Toise. » sancì tuttavia Nami, a esplicitare meglio la propria sentenza precedente « Lo hai detto anche tu, zia, no...?! Non appena ritroveremo Be’Sihl e ci libereremo di Anmel, mamma potrà tornare libera. » ripeté, ora voltandosi a osservare in maniera esplicita la propria parente, e quella parente che, nell’assoluta somiglianza esistente fra loro, avrebbe potuto anche rappresentare una sua versione adulta, la donna che lei stessa sarebbe potuta diventare di lì a trent’anni e poco più.
« ... non starete pensando di...? » esitò nuovamente ella, avendo ora a intuire quanto la nipote volesse intendere e, in tal senso, non provando ragione di che esserne felice... anzi.
« Non dite idiozie, voi due! » intervenne addirittura la voce della stessa Nissa Bontor, da oltre la porta ormai quasi completamente murata e appellandosi, in ciò, al chiaro indirizzo delle proprie figliuole « Questa faccenda riguarda vostra zia e i suoi amici... voi due non dovete lasciarvi coinvolgere da tutto questo! »
« E’ un po’ tardi, non ti pare...?! » replicò allora Meri, con un amaro sospiro in direzione della propria genitrice non più visibile « Questa famiglia è la nostra famiglia. Tu, Midda, Be’Sihl... tutti quanti. E dal momento che Anmel ha dichiarato guerra alla nostra famiglia, né io, né Namile, ci tireremo indietro dal compiere quanto necessario. »
« Thyres! » esclamarono in coro Midda e Nissa, a confronto con quelle parole.

martedì 19 aprile 2022

3962

 

Le parole della Figlia di Marr’Mahew non ebbero a cadere nel vuoto, là dove, al di là di ogni possibile dubbio nel merito delle scelte da lei compiute nel merito della gestione della propria gemella, e di quella gemella propostasi qual or mossa da diversi intenti rispetto al passato, nessuno avrebbe potuto avere di che banalizzare il pericolo rappresentato da un’Anmel Mal Toise e, in particolare, da quell’Anmel Mal Toise, anche in considerazione del fatto che, purtroppo, una buona parte di loro aveva già avuto passata occasione di confronto con lei e con la sua crudeltà.
La prima, ovviamente, era stata proprio la stessa Maddie, la quale, quand’ancora inconsapevole di tutta quella complessa realtà e, anzi, di quell’insieme infinito di complesse realtà poi scoperte essere il multiverso, si era vista aggredire nel proprio stesso appartamento, in un universo parallelo a quello, da un malcapitato contagiato dal morbo cnidariano, e un malcapitato la testa e buona parte del busto del quale, in tal senso, si erano letteralmente aperti in due metà, e in due metà ornate da lunghe zanne sol desiderose di farla a pezzi o, peggio, di contagiarla, uccidendola, prima, e trasformandola a sua volta in un simile orrore. Un fato da cui soltanto Midda Bontor, un’altra Midda Bontor, aveva avuto a salvarla, aprendole gli occhi sull’esistenza di un numero infinito di mondi paralleli e, in questi, di molte altre versioni di sé, una parte delle quali, invero, decisamente diverse da quanto ella era stata sino ad allora, una frustrata, nevrotica e perennemente insoddisfatta vittima della propria stessa vita quotidiana, e di quella vita quotidiana che non era mai riuscita a soddisfarla e a confronto con la quale, ciò non di meno, non aveva mai neppur supposto potesse esistere una qualche alternativa. E un’alternativa, in effetti, gliel’aveva avuta a fornire proprio colei poi divenuta sua maestra d’arme e di vita, e colei che, tuttavia, alla fine, si era vista a propria volta contagiare tragicamente dallo stesso morbo cnidariano, trasformandosi in una sua antagonista e costringendola a ucciderla per salvare, in tal senso, la vita dei propri cari. Soddisfatta per la morte della propria antica avversaria, Anmel Mal Toise aveva quindi deciso di lasciare quell’universo, e quell’universo al quale, in verità, neppure apparteneva, per proseguire oltre, continuando nel proprio errabondo peregrinare attraverso varie realtà al solo scopo di cercare di uccidere quante più Midda o Maddie avesse potuto. Ed era stato proprio allora che Maddie, quella Maddie in particolare, aveva accettato l’occasione concessale dalla fenice, per abbracciare quella che forse da sempre avrebbe avuto a doversi riconoscere qual la sua vera natura, e per diventare la donna che avrebbe voluto essere... la donna che oggi era.
Non soltanto Maddie, tuttavia, aveva avuto occasione di confronto con la violenza propria di quell’Anmel Mal Toise, là dove, di primo getto, anche Midda, Be’Sihl, Lys’sh, Be’Wahr, Seem, Rín e, addirittura, i piccoli Tagae e Liagu, si erano ritrovati nel mirino della stessa, e, in particolare, di uno dei suoi vicari, secondo-fra-tre, il quale, per la prima volta, aveva introdotto tutti loro a quella dimensione primigenia che, in breve, avrebbero indicato con il termine di tempo del sogno, su suggerimento della stessa Nóirín, lì trascinandoli con il solo scopo di avere a cancellarli tutti quanti, e per sempre, non soltanto da quella realtà, ma da ogni possibile realtà. E se pur, quella prima offensiva non aveva condotto ad alcun utile trionfo, Anmel non si era concessa occasione di demordere, reiterando i propri attacchi in tal senso e, alla fine, arrivando addirittura in prima persona, o quasi, ad agire contro di loro, attraverso una versione alterata di Carsa Anloch o, per lo meno, una versione alterata della Carsa Anloch che, involontariamente, era stata rievocata dai ricordi dell’Ucciditrice di Dei nel corso della loro prima visita all’interno del tempo del sogno. Una Carsa Anloch che, tempo dopo, avrebbe cercato di giocare un ruolo chiave nella loro disfatta, e nella disfatta di Midda, di Be’Sihl, di Duva, di Lys’sh, di Howe, di Be’Wahr, di H’Anel e di M’Eu, oltre che di molte altre dozzine di persone, ancora una volta, drammaticamente, vedendo schierato in giuoco il terribile morbo cnidariano.
Insomma: più della metà del clan aveva avuto un’esperienza diretta con la follia propria di quell’Anmel Mal Toise, e di un’Anmel Mal Toise, dopotutto, tanto folle da decidere di non limitare la propria violenza a una singola Midda Bontor ma, ancor meglio, estenderla a ogni Midda Bontor dell’intero multiverso e a ogni annesso e connesso le fosse passato vicino. E anche coloro che non avevano ancor avuto la sfortuna di ciò, avevano avuto occasione di ben intendere la questione, in termini tali da ben comprendere il pericolo rappresentato da quell’implicita dichiarazione di guerra nei loro confronti, e quell’implicita dichiarazione celata dietro il rapimento del buon Be’Sihl Ahvn-Qa.

« Abbiamo indizi nel merito di ove potrebbe celarsi...?! » domandò lord Brote, uno fra i pochi a non aver avuto esperienza diretta con quell’avversaria, e, ciò non di meno, ben lontano dal doversi intendere bramoso di colmare tale lacuna, non dimentico di quanto fosse già stato complicato avere a sconfiggere la prima Anmel, quand’ancora non pienamente padrona di sé e dei propri poteri « Anche lei immagino abbia bisogno di un corpo, come già in passato... » puntualizzò, non potendo ovviare a volgere uno sguardo di disappunto in direzione di Nissa, quasi quanto accaduto fosse stato una scelta sua, salvo, poi, avere immediatamente a pentirsi di ciò, nel ricordare come, per colpa di Anmel, della “loro” Anmel, Nissa avesse avuto a perdere il proprio figlio primogenito, tragedia in conseguenza alla quale aveva preferito la morte a ogni possibile proseguo alternativo della propria esistenza.
« Purtroppo no. » replicò la stessa ex-regina dei pirati dei mari del sud « Ed è proprio per questa ragione che c’è bisogno ora più che mai che tutti voi torniate a collaborare così come avete sempre fatto... e come avete fatto anche quando avete deciso di spingervi a dichiararmi guerra addirittura in casa mia. » sorrise, senza alcun intento polemico a loro riguardo e, anzi, desiderosa in ciò di riconoscere i loro giusti meriti per quanto compiuto « E dal momento che, purtroppo, a oggi sono chiaramente io l’unica ragione per la quale tutto ciò non potrebbe essere possibile, ho deciso di rimuovermi volontariamente dall’equazione. » annunciò, sospingendosi immediatamente al nocciolo della questione « Ma prima che possiate fraintendere, non intendo andarmene via: resterò qui, imprigionata sotto terra, in maniera tale che non abbia più a poter essere giudicata una minaccia per alcuno... e, ciò non di meno, in termini utili a non permettere neppure che io possa essere riconosciuta, nuovamente, ospite volontaria o involontaria per un’altra Anmel Mal Toise. »

lunedì 18 aprile 2022

3961


Se Midda Bontor non avrebbe potuto ovviare a riservarsi dei personalissimi dubbi nel merito della decisione della propria gemella, ancor più marcata non poté che essere la contrarietà espressa da Mera Ronae e Namile, le figlie della stessa, così come da parte di Korne, Smirn, Melto, Thirse e Alode, i cinque ritornati con i quali ella era giunta a Kriarya, e lì si era stabilita. Nessuno di loro, in maniera tutt’altro che imprevedibile, avrebbe potuto riconoscersi particolarmente entusiasta di quella scelta, e di quella scelta che pur non avrebbe potuto mancare d’essere riconosciuta qual correttamente argomentata nelle proprie ragioni: il fatto che, allora, tutto ciò avesse a doversi intendere qual la cosa più sensata da compiere, e la cosa più sensata da compiere per il bene di tutti, non avrebbe tuttavia potuto escludere quanto tutto ciò avesse partimenti a risultare terribilmente ingiusto, in un sacrificio al quale, pur, Nissa Bontor si stava così votando per propria libera scelta.
Sacrificio, il suo, che non avrebbe potuto essere in alcun modo minimizzato in quanto tale, là dove, nella propria natura di ritornata, di non morta destinata all’immortalità, ella non avrebbe potuto allor provare né dolore, né stanchezza, né fame, né sete, in termini tali per cui, quindi, anche l’eventualità di essere sepolta sotto terra non avrebbe potuto in alcun modo rappresentare per lei una ragione di pericolo; ma, al tempo stesso, ella non avrebbe mancato di continuare a pensare, a ragionare, ritrovandosi, in tal senso, ad affrontare quella terrificante prova quell’isolamento, quella prigionia, con piena consapevolezza di sé, e, peggio ancora, con piena consapevolezza di quanto, lì rinchiusa, ella avrebbe avuto a perdere la possibilità di vivere ciò per cui aveva deciso di raggiungere un compromesso con la propria gemella, ossia il rapporto con le proprie figlie, e con quelle figlie della vita delle quali, proprio malgrado, aveva già perduto più di un lustro, negli anni nei quali ella era rimasta morta. E se, per lei, cinque, cinquanta o cinquecento anni, ormai, non avrebbero più potuto rappresentare un problema, per il resto del mondo attorno a lei, e per quel mondo privo del lusso dell’immortalità, anche e soltanto cinque minuti o cinque ore avrebbero avuto a dover essere considerati potenzialmente un dramma, in quanto avrebbero avuto a rappresentare, comunque, un’occasione irrimediabilmente persa.
Non banale, non gratuito, quindi, avrebbe avuto a dover esser inteso il sacrificio di Nissa. E, ciò non di meno, ella non ebbe esitazione alcuna a compierlo, consapevole di quanto, proprio malgrado, non vi sarebbe stata per lei altra possibilità per aiutare concretamente la propria gemella in quella sfida, nella prova così innanzi a lei proposta da un destino ostinatamente avverso. Perché se pur in alternativa ella avrebbe potuto offrire direttamente il proprio supporto a Midda, così facendo le avrebbe negato la possibilità di godere del supporto, del sostegno di tutti coloro che fino ad allora le erano comunque stati vicini, sostenendola e supportandola in ogni altra difficoltà, prima fra tutte ella stessa. Meglio, quindi, essere pronta a fare un passo indietro, e a permettere il ricongiungimento fra Midda e il resto del suo clan, che continuare a insistere in quella direzione, e in una direzione che, purtroppo, non avrebbe ottenuto altro risultato se non accontentare il proprio personale egoismo.
Affinché, comunque, il suo gesto non avesse a passare in sordina, vanificandone il senso, tornati in quel di Kriarya e arrangiata l’organizzazione logistica della cosa con l’aiuto di Korl Jenn’gs e di Lora Gron’d, per il suo estemporaneo addio alla luce del giorno e alla libertà vennero allor invitati tutti i membri del clan, a partire proprio da coloro a lei più antagonisti, quasi lord Brote e Howe. E, ad assicurarsi della loro partecipazione, e della loro partecipazione a quel momento speranzosamente utile a sanare le distanze sussistenti fra Midda e tutti loro, a margine di tale invito, di tale richiesta di partecipazione, venne sottolineata, per espressa volontà della stessa Nissa, quanto ciò avrebbe necessariamente rappresentato la fine di ogni necessario antagonismo fra loro.
Lord Brote, così come Howe, e così come tutti gli altri invitati all’evento, non ebbero a mancare a quella richiesta sospinti dalla curiosità di comprendere cosa stesse allor accadendo e, soprattutto, se vi fossero delle novità nel merito dello scomparso Be’Sihl. E solo quando, alfine, furono tutti presenti, Midda ebbe a prendere voce, rivolgendosi loro e informandoli, in maniera concisa, di quanto accaduto, e di quanto accaduto con le gargolle, e di come ciò avesse a suggerire, spiacevolmente, il coinvolgimento di Anmel Mal Toise nella questione.

« … Thyres! »

La prima a reagire a tale annuncio, ovviamente, fu Madailéin Mont-d'Orb, la quale non poté che essere travolta da quella sorpresa, e da quella sorpresa imprevista, e, a modo proprio, persino imbarazzante per lei, in termini tali per cui, dopo una prima, quasi obbligata, imprecazione, ella si ritrovò costretta a chinare lo sguardo innanzi alla propria versione autoctona locale e a invocare il suo perdono per tutto ciò…

« Mi dispiace. » dichiarò, storcendo le labbra verso il basso, con evidente contrizione impressa sul suo viso « L’unica ragione per la quale sono giunta in questa dimensione era quella di impedire che Anmel avesse a nuocerti… e, alla fine, non sono riuscita a dimostrarmi utile in nulla a tal riguardo. »
« Lascia perdere, Maddie… non è colpa tua. » scosse il capo Midda, credendo fermamente in quelle parole e credendoci anche alla luce dell’evidenza di quanto neppur volendo colpevolizzare la propria versione alternativa avrebbe avuto realmente senso farlo, non laddove, dopotutto, anch’ella avrebbe avuto a doversi riconoscere, a propria volta, una vittima delle circostanze, trascinata in maniera innocente e inconsapevole in una guerra più grande di lei, e in una guerra iniziata da un’altra Midda Bontor, e da un’altra Midda Bontor che, suo pari, aveva involontariamente liberato una Anmel Mal Toise dalla propria prigione eterna « Però, di certo, quello di cui ora avrò bisogno è di tutto l’aiuto tuo e di ogni altra persona qui presente… perché se Anmel Mal Toise ha deciso di aprire le danze, possiamo essere certi che non sarà facile fermare la musica prima che abbia a condannare a morte tutti quanti. »

sabato 16 aprile 2022

3960

 

« E ora...? Cosa intendi fare...?! » domandò la giovane ofidiana, non celando la propria preoccupazione per quello sviluppo imprevisto « E’ da mesi che Maddie sta cercando di rintracciare in lungo e in largo Anmel, senza riuscire a riportare successo. » ricordò, in un dettaglio sicuramente retorico, e pur obbligato a confronto con la notizia del rapimento di Be’Sihl a opera di quella particolare figura.
« Per quanto ne possiamo sapere, in questo momento potrebbe celarsi anche all’interno delle mura di Kriarya... addirittura fra le nostre fila. » sottolineò Midda, scuotendo il capo con assoluta serietà a tal proposito « Comunque, se ha deciso di agire in maniera così plateale, arrivando a prendere Be’Sihl in ostaggio, sono certa che presto si farà avanti... in un modo o nell’altro. »
« Quindi... dobbiamo aspettare...?! » esitò Duva, non dissimulando quanto l’idea la lasciasse decisamente insoddisfatta, preferendo l’azione all’indolente attesa « Far finta di nulla mentre Be’S è finito chissà dove e sta subendo chissà cosa...?! »
« Non ho detto questo. » escluse l’altra, rifiutando simile prospettiva « Tuttavia, come giustamente ha appena ricordato anche Lys’sh, tentare di rintracciare Anmel senza una concreta pista a tal riguardo non può che tradursi in un buco nell’acqua... » puntualizzò, stringendo poi le labbra « Ergo... meglio pensare a riorganizzarci e a prepararci per qualunque nuova mossa potrà porre in essere nei prossimi tempi, se non, addirittura, nelle prossime ore. »
« Sì, però se pensi che io voglia tornare a giocare ai divorziati in casa, ti sbagli di grosso! » protestò allora l’altra, in ovvio riferimento ai dissidi intercorsi dall’arrivo di Nissa in città, e a quei dissidi che avevano costretto anche lei e Lys’sh ad allontanarsi dalla loro amica sororale « Non possiamo permetterci di farci trovare divisi dinnanzi alla minaccia di quella psicopatica...! »

A intervenire nel discorso, in riferimento a quelle parole e a quel preciso argomento, fu allora la voce di Nissa, rimasta sino ad allora in disparte per concedere qualche momento di quieto confronto alla propria gemella con quelle sue amiche, e con quelle sue amiche che, spiacevole ad ammettersi da parte sua, avrebbero probabilmente avuto a doversi riconoscere più famiglia rispetto a quanto ella non avesse proprio malgrado a essere o a essere mai stata.
Perché anche quando gli eventi avversi avevano costretto loro tre a dividersi, nessuna fra loro aveva cessato di avere fiducia e rispetto per le altre, né aveva mai avuto a porre in discussione il loro rapporto, la loro amicizia, la loro sorellanza. E quando, poi, nuovi eventi avversi avevano richiesto loro di serrare nuovamente i ranghi, nessuna esitazione aveva animato alcuna fra le tre, vedendole immediatamente essere pronte a sostenersi a vicenda, ad aiutarsi contro qualunque pericolo... persino contro un pericolo qual quello rappresentato dalla regina Anmel Mal Toise.
Ella, al contrario, aveva votato la propria intera esistenza passata al rancore e alla bramosia di vendetta soltanto perché ritrovatasi separata dalla propria gemella, e da quella gemella che era convinta di amare e che, forse, nell’ingenuità propria dei bambini, non aveva realmente compreso come avere ad amare, riconoscendole quel rispetto, quella dignità e, all’occorrenza, quella libertà di cui ella pur avrebbe necessitato per realizzare se stessa, e per realizzarsi nella maniera pur straordinaria nella quale, malgrado tutto, e malgrado anche lei, aveva finito per realizzarsi.
Nissa aveva sbagliato in passato. Ma, ora, non avrebbe più permesso a se stessa di rovinare la vita della propria gemella. Non come, involontariamente, stava nuovamente facendo... malgrado ogni pur ottima volontà in senso contrario.

« Sono d’accordo. » dichiarò pertanto, sostenendo l’argomentazione promossa da Duva e prendendo posizione in quel dialogo « Ed è per questa ragione che, tornati a Kriarya, dovreste imprigionarmi da qualche parte. Magari realizzare una stanza sotterranea e lì chiudermi dentro. »

Una presa di posizione decisamente inattesa, quella così espressa da parte di Nissa, che ebbe ad attrarre l’attenzione di tutte le presenti e, in particolare, l’attenzione di Midda, la quale non poté che essere colta in contropiede dalle parole della propria gemella.

« Nissa... non è questa la sol... » tentò di replicare, escludendo qualcosa di così radicale, salvo, tuttavia, ritrovarsi posta a tacere dalla propria gemella.
« Midda, ascoltami, te ne prego. » sorrise l’altra, levando una mano a richiedere da parte sua un momento di silenzio « Non voglio in alcun modo ritrattare quanto ci siamo dette, né, tantomeno, vanificare gli sforzi che abbiamo compiuto in questi ultimi tempi, per riuscire a riconciliarci. » sottolineò, a scanso di ogni possibilità di equivoco a tal riguardo « Tuttavia è evidente come una nuova, pericolosa crisi si stia delineando all’orizzonte... e a confronto con questa crisi tu avrai bisogno di tutto l’aiuto possibile. Un aiuto che non ti potrà essere concesso pienamente fino a quando la mia ombra sarà legata alla tua, per così come è in questo momento. » argomentò, cercando di dimostrarsi quanto più razionale possibile a confronto con quei fatti.
« E allora vattene... » la incitò Midda, scuotendo il capo e suggerendo un’alternativa alla soluzione da lei proposta « Prendi i tuoi uomini, prendi le tue figlie se loro vogliono, prendi anche una nave, e cerca la tua pace altrove! » le propose, in termini che mai avrebbe pensato di avere a suggerire alla propria gemella, e alla propria gemella rediviva, implicitamente indicandole di avere a ritornare ai propri domini, alle proprie terre, e a quella vita che era per lei propria un tempo.
« No. » escluse fermamente Nissa, ancora sorridendo « Andarmene sarebbe la cosa più sbagliata che potrei mai fare in un momento come questo. Sono già stata posseduta da Anmel e i sospetti che già aleggiano su di me, a confronto con una mia uscita di scena, diventerebbero presto certezze. » esplicitò, dimostrando di aver già riflettuto a tal riguardo, nel merito di una simile opportunità « Senza scordare, poi, che, per l’appunto, non desidero perdere quanto stiamo faticosamente tentando di ricostruire... e, in questo, non desidero nuovamente allontanarmi da te, dopo tutto quello che abbiamo dovuto affrontare prima di riuscire a ritrovarci. » sottolineò, con trasparente quiete « Fai realizzare una stanza e imprigionami lì dentro. Non morirò... non potrei farlo neppure volendo! » ironizzò, stringendosi appena fra le spalle « Questo dovrebbe permetterti di riuscire ad appianare la situazione con i tuoi amici... con il tuo clan... e dovrebbe darti la possibilità di affrontare Anmel al pieno delle tue forze. » puntualizzò, con una logica difficile da contrastare, e la logica propria di chi, del resto, abituata a tracciare con cura le proprie strategie, non lasciando nulla al caso « E, comunque, in qualunque momento tu potrai avere bisogno di me, sorella mia... saprai dove trovarmi. »

venerdì 15 aprile 2022

3959

 

Quando Midda, Nissa e Pemir intravidero altri due cavalieri galoppare dall’orizzonte verso di loro, provenendo dalla direzione propria di Kriarya, ineluttabile fu per tutte loro prepararsi a un nuovo attacco, e a un nuovo attacco a opera di una coppia di gargolle o altre sorprese equivalenti.
Solo nel momento in cui, accorciandosi le distanze fra loro, esse ebbero a riconoscere le sagome proprie di Duva e di Lys’sh, ed ebbero a riconoscerle nei propri giusti colori, prive di qualunque deriva rocciosa, ogni possibilità di allarme ebbe a essere scongiurata, almeno per l’immediato. Ma scongiurata quella possibile crisi, una nuova, e forse peggiore, ebbe a delinearsi all’attenzione della stessa Figlia di Marr’Mahew, la quale non poté ovviare a iniziare a immaginare le peggio possibilità a giustificazione della loro presenza lì, in quel momento.
Perché mai Duva e Lys’sh stavano loro correndo incontro...? Era forse accaduto qualcosa a Kriarya...?! Ma se Kriarya fosse stata presa d’assalto, le sue due amiche sororali certamente non avrebbero mai lasciato il proprio posto, preferendo, altresì, mantenere la propria posizione per difendere fino all’ultima delle proprie energie quel luogo e le persone al suo interno. Possibile, quindi, che Kriarya fosse già caduta...? Possibile che quella di Duva e Lys’sh non fosse altro che l’estrema ritirata da una città ormai perduta, ormai nelle mani di Anmel...?! Ma se Kriarya fosse caduta, le sue due amiche non sarebbero allora state lì da sole, là dove avrebbero avuto certamente a condurre seco almeno Tagae e Liagu, e con loro probabilmente anche gli altri ragazzini e bambini del loro clan, quella generazione di futuri guerrieri che, al di là di ogni possibile divergenza attuale fra le loro schiere, nessuno avrebbe voluto condannare a un infausto destino e a quel solo, possibile infausto destino che avrebbe potuto essere loro garantito dalla regina Anmel Mal Toise. Ma allora... perché mai Duva e Lys’sh stavano loro correndo incontro...?!
La risposta più semplice, che poi avrebbe avuto a doversi lì riconoscere anche qual quella corretta, fu la sola che, in tutto ciò, non ebbe ad animare le fantasie ansiogene della donna guerriero. Motivo per il quale, quando alfine i due gruppi ebbero a collidere, le prime parole della stessa furono trasparenti di tutta la propria ansia in tal senso...

« Che accade...?! » domandò direttamente, alle due amiche, squadrandole rapidamente da capo a piedi ad assicurarsi della loro inalterata incolumità.
« Che accade...?! » le fece eco Duva, strabuzzando gli occhi con aria quantomeno perplessa per quell’interrogativo « Be’S viene rapito, tu trovi una traccia, e non ti degni minimamente di informarci...?! » protestò, allor sul piede di guerra per quella questione « Che accade a voi, piuttosto...? Perché state tornando indietro...? Dove è Be’Sihl...? »
« Ma... » esitò per un istante la Figlia di Marr’Mahew, ancor troppo focalizzata sul proprio falso convincimento, e sul falso convincimento che avesse avuto a dover essere occorso qualcosa a Kriarya, per permettersi allora di comprendere quanto nulla di male fosse accaduto e quanto, in effetti, la sola ragione per cui erano lì sopraggiunte era nella speranza di esserle d’aiuto, quali le migliori amiche e sorelle che mai avesse avuto possibilità di sperare di avere « ... a Kriarya com’è la situazione?! Stanno tutti bene...?! »
« Perché non dovrebbero...? » esitò allora Lys’sh, prendendo voce nella questione « Sei preoccupata per quelle gorgoni...? » ipotizzò, offrendo evidenza di quanto avessero, ovviamente, avuto anche occasione di incrociare il resto delle desmairiane di ritorno in città con quelle peculiari prigioniere « Le tue allieve le stavano tenendo ben sotto controllo quando le abbiamo incontrate, secondo le disposizioni ricevute. »

Solo allora Midda riuscì a superare lo stallo mentale nel quale era precipitata, per avere a rendersi conto della realtà dei fatti, e di una realtà ben distante dal doversi considerare già declinata verso scenari apocalittici. E nel ritrovare la calma interiore, a confronto con la consapevolezza che, almeno sino al momento della partenza delle due dalla città del peccato tutto fosse ancor stato in ordine, ella poté permettersi di affrontare in maniera più sensata la situazione, aggiornando le proprie amiche nel merito delle ultime, spiacevoli, novità.

« Temo che dietro il rapimento di Be’Sihl possa esserci Anmel Mal Toise... » annunciò quindi, con tono greve « Purtroppo la pista che abbiamo seguito era solo un diversivo, e un diversivo che ha visto coinvolte delle gargolle atte a offrire l’impressione che si trattasse effettivamente di Be’Sihl. »
« Intendi l’Anmel di Maddie...? » domandò subito Duva, a cercare retorica conferma a tal riguardo, là dove, teoricamente, dell’Anmel “originale” non avrebbe più avuto a dover essere considerata l’esistenza « Quella è una dannata psicopatica. E se ha deciso di aprire le danze, le cose non finiranno certamente bene per nessuno... »
« Ecco spiegato perché non ravvisavo alcuna traccia dell’odore di Be’Sihl lungo questo sentiero... » rifletté Lys’sh, avendo in ciò implicitamente a confermare quanto, purtroppo, il locandiere shar’tiagho non avesse a dover essere frainteso qual transitato lungo quella via.
« Sta iniziando a diventare un po’ un vizio quello di avere a prendere in ostaggio Be’Sihl, però... » soggiunse l’altra, scuotendo appena il capo e storcendo le labbra verso il basso « Potrebbero iniziare a trovare dei modi più originali di agire. »
« Lascia stare. » la bloccò Midda, levando la mancina a indicarle di non avere a insistere a tal riguardo, fosse anche e soltanto a livello scaramantico « Ricordati che questa Anmel ha la mania di ricorrere al morbo cnidariano... è l’ultima cosa di cui in questo mondo abbiamo bisogno è un’epidemia di quella dannata roba. »

giovedì 14 aprile 2022

3958

 

Se poche settimane prima qualcuno fosse andato da Pemir, e dalla Pemir che viveva ancora intrappolata nella realtà celata all’interno di quella realtà, e lì ripiegata dai poteri della regina Anmel Mal Toise al solo scopo di imprigionare il proprio mai amato figlio Desmair, quella realtà dove Pemir, al pari di tutte le proprie sorellastre e di tutti i propri fratellastri, era nata e cresciuta, e lì fosse andato da lei per dirle che poche settimane più tardi ella non soltanto si sarebbe ritrovata a vivere nel mondo esterno al proprio, ma, addirittura, a vivere lì insieme a tutte le proprie sorellastre sotto l’ala protettiva dell’Ultima Moglie, riservandosi persino la possibilità di essere addestrata all’arte della guerra dalla medesima Ultima Moglie e di vivere delle avventure al suo fianco; ovviamente ella sarebbe scoppiata a ridere, trovando quelle parole tanto divertenti quanto irrealistiche. Se poi, a margine di ciò, quell’ipotetico qualcuno avesse suggerito come, addirittura, ella si sarebbe ritrovata a doversi scontrare prima con delle creature capaci di tramutare la carne in pietra, e poi con creature la cui carne altro non avrebbe avuto a dover essere intesa essere se non pietra, accompagnata in tal sfida da una non morta simile a Nissa, dotata di intelletto e di autodeterminazione, e, ciò non di meno, del tutto incapace a provare qualunque genere di patimento; beh... a quel punto ella avrebbe avuto forse e addirittura ad arrabbiarsi con tale, supposto, interlocutore, dicendogli di impegnarsi a inventare delle panzane più credibili rispetto a quelle.
Tuttavia nulla di tutto ciò avrebbe avuto a dover essere giudicato una panzana. E, anzi, tutto ciò avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual la propria nuova realtà quotidiana.
Una realtà quotidiana che, dopo aver visto la stessa Pemir, solo poche ore prima, ritrovarsi a essere pietrificata, salvo, fortunatamente, avere a scoprire che il sangue di suo padre non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual contraddistinto soltanto da elementi negativi; la stava vedendo ora tentare di elaborare una tattica utile a sconfiggere quelle statue di pietra animate, e quelle statue di pietra che, spiacevole ad ammettersi, stavano imponendo loro più difficoltà di quanta non avrebbe voluto ammettere.
Alla fine, però, grazie al sostegno della Figlia di Marr’Mahew, la giusta soluzione riuscì a delinearsi, e a condurle alla vittoria nel momento in cui la violenza dell’attacco del falso Be’Sihl ebbe a scaricarsi contro il proprio falso rapitore e viceversa, costringendoli entrambi a ridursi in frammenti scomposti. E la chiave di volta per conseguire tale risultato non ebbe a essere né qualche e sicuramente controproducente tattica basata sul sacrificio suo o di Nissa, quanto e piuttosto, e per così come suggerito dalla stessa donna guerriero sua maestra d’arme, una tattica basata sul presupposto che entrambe avrebbero potuto allor morire e morire definitivamente, come delle comuni mortali, affinché i loro movimenti non avessero a essere motivati da un qualche autolesionismo, quanto e piuttosto rivolti all’autoconservazione.
Così, prima costringendo i loro antagonisti a separarsi e a ingaggiare singolar tenzone su due fronti separati, e poi avendo a coordinarsi tacitamente nei reciproci movimenti in misura utile da guidarli né più, né meno, là dove avrebbero dovuto essere guidati, Pemir e Nissa ebbero a condurre cavalli e cavalieri di pietra a rivolgere la propria violenza l’uno verso l’altro, definendo in maniera non rapida, non semplice, e pur alfine efficace, la conclusione di quel conflitto.

« Ecco fatto! » si complimentò l’Ucciditrice di Dei, passando poi in rassegna i vari frammenti di quei corpo distrutti, e i frammenti più grandi che ancora avrebbero potuto rappresentare per loro un problema, e andandoli a frantumare del tutto con il proprio arto destro, in pochi colpi ben assestati « Brave! Entrambe brave! Complimenti davvero! » ribadì ed esplicitò il concetto, annuendo verso le proprie due compagne d’arme « E non siete neppure morte o ferite troppo gravemente. » sottolineò, con palese soddisfazione a tal riguardo « Ora torniamo a Kriarya... » concluse, dirigendosi verso il proprio cavallo, dispesosi qualche decina di piedi più in là, nell’intento di tradurre immediatamente in realtà tale proposito.
« ... come?! » esclamò Nissa, sgranando gli occhi « E’ Be’Sihl...?! »
« Be’Sihl è nelle mani di Anmel Mal Toise. » sancì allora ella, fermandosi e voltandosi verso la propria gemella, per concederle la spiegazione da lei desiderata.
« Ma non l’avevi sconfitta...? » esitò l’altra, non conoscendo, in verità, i dettagli della cosa ma sapendo che, in linea generale, quello avrebbe dovuto avere a considerarsi un capitolo chiuso, per loro fortuna.
« Una sì. L’altra non ancora... » scosse il capo la Figlia di Marr’Mahew, in un’affermazione che, era consapevole, non avrebbe avuto immediatamente a trovare riscontro « Madailéin Mont-d'Orb, del resto, è ancora qui con noi non perché siamo persone simpatiche... ma perché ha giurato di avere a chiudere la questione con colei che ha ucciso la “sua” Midda Bontor, la maestra d’arme che, per prima, le ha salvato la vita dagli attacchi di quest’altra Anmel. » sottolineò, in parole che non avrebbero avuto a doversi fraintendere come nulla di straordinario, e pur sottolineando una realtà forse non quotidianamente palese, soprattutto là dove, malgrado tutti gli sforzi posti da Maddie negli ultimi tempi, di quell’Anmel non avrebbe avuto a doversi più riconoscere traccia in circolazione da parecchio tempo.
« E come fai a essere certa che si tratti di lei...? » domandò Pemir, cercando di star dietro al discorso, e a quel discorso per lei, altresì, inedito, e che stava suggerendo la presenza di una qualche versione alternativa di sua nonna in circolazione per quel mondo... della stessa nonna che aveva condannato suo padre e tutta la di lui progenie a marcire per l’eternità in quella stessa realtà avvelenata nella quale ella era nata e cresciuta.
« La certezza non la posso avere. Ma un certo margine di confidenza a tal riguardo sì, nel considerare, soprattutto, come in passato fosse stata soltanto Anmel a dimostrare di possedere potere sufficiente per dar vita a delle gargolle. » esplicitò, storcendo le labbra verso il basso in segno di chiara disapprovazione per ciò « Quindi: o c’è un nuovo stregone in circolazione con potere sufficiente a generare delle gargolle... e un nuovo stregone che, guarda caso, ha preso di mira proprio la sottoscritta... oppure Anmel Mal Toise, l’altra Anmel Mal Toise, ha deciso finalmente di fare la propria mossa e di dichiararci apertamente guerra, rapendo Be’Sihl. » spiegò, scuotendo appena il capo « Mossa, per inciso, tutt’altro che originale, là dove anche la “prima” Anmel Mal Toise aveva agito in questa stessa maniera non appena Be’S e io siamo giunti fra le stelle del firmamento... »
« Quindi Anmel ha trovato un nuovo corpo ospite...? » esitò Nissa, per nulla entusiasta a quel pensiero, ben ricordando le conseguenze di quando Anmel era finita in lei, conseguenze che avevano condotto drammaticamente alla morte di suo figlio Leas.
« E’ probabile... non che manchino possibilità qui in circolazione. » confermò la donna guerriero, riprendendo a muoversi in direzione del proprio cavallo « E dal momento che non possiamo essere certi di chi sia, o di dove abbia potuto condurre Be’Sihl, non possiamo neppure escludere che, in realtà, non si sia mai mossa da Kriarya... o, per lo meno, non si sia mai mossa da Kriarya almeno fino a quando non abbiamo abbassato la guardia, mettendoci sulle tracce di questo diversivo. » puntualizzò, cercando di mantenere il controllo sulle proprie emozioni, e su quelle emozioni che, in quel particolare frangente, avrebbero potuto troppo facilmente tradirla « Purtroppo non sappiamo il perché di questo diversivo... o, in effetti, cosa desiderasse ottenere con questo diversivo: se la possibilità di scappare da Kriarya oppure... »
« ... la possibilità di allontanarci dalla citta...?! » concluse l’ex-regina dei pirati dei mari del sud, intuendo il ragionamento della propria gemella.
« Sarebbe una follia! » escluse tuttavia Pemir, non avendo certamente elementi sufficienti per poter collaborare a quel ragionamento e, ciò non di meno, potendosi esprimere in tal senso sulla base di quanto, comunque, in suo possesso « A Kriarya è comunque presente Maddie... e con lei tutti gli altri, incluse le mie sorelle che, ti assicuro, non sarebbero certamente animate da sentimenti d’affetto per nostra nonna. Non avrebbe senso mettere in piedi questo stratagemma soltanto per eliminare te dall’equazione, maestra, con tutto il dovuto rispetto. »
« Speriamo sia così... o potremmo non ritrovare Kriarya nelle condizioni in cui l’abbiamo lasciata. » sospirò la donna guerriero, decisa a ovviare a trarre qualunque conclusione a tal riguardo fino a quando non fossero ritornate a casa, preoccupata, in quel momento, non tanto per Kriarya in senso generale, quanto e piuttosto per i suoi figli, Tagae e Liagu, lì rimasti potenzialmente soli alla mercè di Anmel Mal Toise... e di un’Anmel Mal Toise che aveva già dato riprova di essere forse e persino più folle della propria corrispettiva autoctona.

lunedì 11 aprile 2022

3957

 

« Potremmo provare a spingerle allo scontro reciproco... » suggerì allora Pemir, riflettendo attorno a quanto nelle loro possibilità per tentare di sconfiggere quegli antagonisti « Se le nostre forze non sono sufficienti per riuscire a vincere, forse potremmo lasciar fare a loro stesse il lavoro sporco. » argomentò, a sostegno di quell’ipotesi, di quell’accenno di soluzione tattica che, indubbiamente, avrebbe necessitato di un certo lavoro di rifinitura per tradursi in qualcosa di concreto, ma che, parimenti, avrebbe avuto a dover essere inteso qual un primo passo, una prima proposta e una proposta che sperava avrebbe avuto a incontrare il favore dell’Ultima Moglie.
« Mi piace come approccio... » confermò ella, annuendo a confronto con quell’idea « ... come potremmo attuarlo concretamente?! » domandò poi, avendo ad appellarsi, in tal senso, nuovamente all’iniziativa della propria allieva, con tono più che propositivo.

Fu allora che Nissa ebbe a comprendere quanto, in effetti, la propria gemella avesse già in mano la risoluzione di quella situazione, di quel conflitto, ma, con buona pace di ogni possibile scorciatoia, stesse volutamente procrastinando la conclusione di quella battaglia al fine di concedere a loro, o, forse, a Pemir in particolare, occasione utile per porsi alla prova, e per porsi alla prova in una sfida concreta, là dove, proprio malgrado, le desmairiane si erano già ritrovate poste in spiacevole secondo piano durante il confronto con le gorgoni.
Complice, quindi, il fatto che né lei, né la stessa Pemir, avrebbero potuto correre il benché minimo rischio in quel conflitto, nell’avere a ritrovarsi, al peggio, mutilate o decapitate, ma senza che ciò avesse a potersi fraintendere in alcuna maniera permanente; la Figlia di Marr’Mahew doveva aver deciso di approfittare della questione per adempiere al proprio ruolo di maestra d’armi o, forse e ancora, per meglio valutare le loro reali capacità, e le loro reali capacità in un conflitto pur non così elementare come avrebbe potuto esserlo contro delle creature mortali o, comunque, facilmente eliminabili. E se pur ella stessa non si sarebbe tirata indietro da quella disfida, non relegandosi a un ruolo di mera osservatrice degli eventi, al tempo stesso non stava palesando neppure il desiderio di essere conduttrice degli stessi, lasciando a loro la possibilità di esprimersi su come agire a confronto con quella minaccia.

« Dal momento che né io né Pemir rischiamo danni permanenti da questo scontro, potremmo esporci in prima persona ai loro attacchi distraendole e portandole a condurre la propria violenza l’una a discapito dell’altra. » intervenne pertanto, prendendo a sua volta voce e posizione in quella faccenda, e provando a partecipare, in tal maniera, all’esercizio che la sua gemella stava loro proponendo.
« Idea non errata... ma da meglio ridefinire. » osservò la donna guerriero, scuotendo appena il capo nel continuare, a margine di ciò, a proteggere la propria gemella dagli attacchi della “propria” gargolla « Innanzitutto Pemir è esente dalla prospettiva di una morte permanente, ma non di una morte estemporanea e, soprattutto, di tutto il dolore che potrebbe accompagnarla nel frattempo. » ricordò, a non permettere insalubri fraintendimenti nel merito della condizione della figlia di Desmair « In secondo luogo, anche tu non sei comunque invulnerabile... e limitandoti a esporti in maniera gratuita all’offensiva delle gargolle, c’è il serio rischio che di te non abbia a restare nulla di sufficiente per permettere la riuscita di una simile strategia. » sottolineò, più che giustificata, in tale osservazione, dall’evidenza della situazione attuale, e di quella situazione nella quale, proprio malgrado, Nissa non stava offrendo il meglio delle proprie possibilità « Se mi posso permettere un consiglio, non polarizzate le vostre azioni partendo dal presupposto della vostra immortalità: allorché esservi d’aiuto, infatti, potrebbe avere a dimostrarsi sol d’intralcio. »

Ora Nissa non aveva più dubbi a tal riguardo: sua sorella Midda aveva già concluso quella battaglia in quanto tale e l’aveva tramutata in una vera e propria sessione di allenamento per loro, e una sessione di allenamento che, a modo proprio, avrebbe potuto avere a svilire spiacevolmente la pericolosità rappresentata dalla supposta minacciosa presenza di quelle gargolle in luogo al ritrovamento di Be’Sihl e del suo rapitore.
Ma perché tutto ciò...? Perché sprecare il loro tempo in quella maniera, in quei termini del tutto gratuiti, per non dire persino controproducenti a confronto con l’evidenza della scomparsa di Be’Sihl...?!
Tutto ciò non aveva senso. A meno che l’intento di Midda non fosse quello di avere a valutare le loro capacità in previsione di una sfida di maggiore rilievo, e di una sfida che, forse, non avrebbe avuto a potersi fraintendere di prevedibile esito neppure per loro, pur in considerazione della loro stessa immortalità.
Ma qual antagonista avrebbe mai potuto giustificare qualcosa del genere...? Qual antagonista avrebbe potuto spingere la Figlia di Marr’Mahew a considerare necessario avere a stimare in tal maniera le loro effettive potenzialità guerriere, spronandole a non partire dal pur retorico presupposto proprio della loro naturale condizione di immortalità...?!

« Poi ti degnerai di spiegarmi questa storia, vero...? » domandò allora l’ex-regina dei pirati di Rogautt, accettando di confrontarsi con le condizioni così da lei poste, e, ciò non di meno, non negandosi la possibilità di evidenziare quanto ella avesse comunque colto l’evidenza della situazione e di una situazione chiaramente più complessa rispetto a quanto già non avrebbe potuto apparire.
« Tu vedi di riattaccarti quel braccio prima di domani... » la spronò allora l’Ucciditrice di Dei, scuotendo appena il capo con un sorriso divertito innanzi alla difficoltà propria della sua gemella « ... poi cerchiamo di sconfiggere queste gargolle. E quando tutto sarà concluso, allora ci potremo permettere di avere a disquisire del perché e del per come delle cose. »

domenica 10 aprile 2022

3956

 

« Maestra... non credo che riusciremo a ottenere qualche risultato degno di nota in questo modo. » osservò Pemir, non negandosi un certo scoramento a confronto con l’evidente futilità dei loro attacchi, e di quegli attacchi che, per quanta forza ebbe a tentare di imporre nei propri attacchi, sembrarono riservare come unico successo quello di avere a rovinare il filo della propria lama, allorché intaccare in qualsivoglia misura i corpi di pietra delle loro antagoniste.
« Mi sento di concordare con lei... » sostenne Nissa, la quale, dal canto proprio, non era ancora riuscita a recuperare il proprio arto, ritrovandosi ostinatamente al centro degli attacchi di quell’altra gargolla, a stento contenuta in ciò dalla difesa fornitale dalla propria gemella « Questa situazione rischia di dimostrarsi decisamente improduttiva... e a lungo andare questo stallo non potrà che volgere a loro favore. »
« Certo che per essere due immortali, avete ben poca pazienza voi due! » replicò tuttavia la Figlia di Marr’Mahew, la quale, unica mortale lì presente, avrebbe dovuto essere allor contraddistinta da maggiori preoccupazioni rispetto alle proprie compagne d’arme, in una situazione del tutto rovesciata e, a modo proprio, del tutto paradossalmente rovesciata « Fatemi comprendere: davvero credete che un avversario si debba poter sconfiggere sempre in una singola mossa...?! » ironizzò, scuotendo appena il capo.

A onor del vero, Midda avrebbe potuto anche sconfiggere quelle gargolle in maniera sufficientemente semplice, e in maniera decisamente molto più semplice di quanto non le fosse mai stata concessa occasione di compiere in passato, se soltanto avesse avuto a impiegare il proprio braccio destro nel conflitto, e quel braccio destro che, a seguito della propria trasferta siderale, si era visto riaggiornato nella propria natura con la progredita tecnologia lassù a disposizione, e si era visto riaggiornato con una protesi da lavoro, e da lavoro pesante, in lucente metallo cromato, mossa da piccoli ma potenti servomotori, alimentati a loro volta da un piccolo ma straordinariamente potente nucleo all’idrargirio: una combinazione che, quindi, avrebbe avuto a doversi riconoscere capace di permetterle di tirare giù un muro a pugni o, all’occorrenza, di frantumare quelle gargolle con pochi singoli colpi ben assestati.
Pur avendo tale possibilità a propria disposizione, tuttavia, ella non desiderava avere a farvi ricorso nell’immediato, concedendo, piuttosto, tanto a Nissa quanto e ancor più a Pemir, occasione di avere a prendere le giuste misure in quel confronto con quelle gargolle, e con quelle gargolle che, se ella aveva ragione nella propria teoria, avrebbero avuto spiacevolmente a doversi considerare soltanto le prime di molte altre che, ancora, sarebbero state loro concesse di incontrare. Alternativa, invero, persino positiva a confronto con una possibilità ben peggiore, e una possibilità che, sperava, non avrebbe mai avuto a essere scatenata sul proprio mondo, e in un mondo già decisamente ricco di piaghe di ogni genere, in termini tali per cui, quindi, non vi sarebbe stata alcuna necessità di avere a introdurre anche qualcosa di terribile come il morbo cnidariano. E nel considerare quanto, in fondo, né Nissa né Pemir avessero a correre il benché minimo rischio in quel momento, in quella situazione, alla fin fine se anche avessero avuto a tirare un po’ per le lunghe quel conflitto, e quel conflitto, dopotutto, appena iniziato, non avrebbero avuto comunque a doversi preoccupare di nulla.

« Ricordatevi che, per quanto sicuramente più capaci rispetto a degli semplici zombie, le gargolle non devono essere considerate dotate di grande intelletto... anzi. » evidenziò, a beneficio comunque « In genere sono programmate con un compito, un singolo compito, e certamente hanno a porre tutto il proprio impegno in esso, laddove ha a dover essere in fondo considerato la ragione stessa della loro esistenza. Ma al di là di tale perimetro, i limiti della loro natura di artefatti magici hanno a mostrarsi in tutto e per tutto... »
« Che stai cercando di dire, Midda...?! » domandò Nissa, ammettendo una quieta difficoltà a seguire il senso di quel discorso, probabilmente proprio malgrado distratta dalla crescente frustrazione per l’impossibilità a raggiungere il proprio braccio destro, e quel braccio che, lì riverso a terra, impugnava la propria unica arma, la sola difesa che avrebbe mai potuto sollevare innanzi a quelle antagoniste.
« Stai dicendo che, per sconfiggerle, dobbiamo pensare fuori dagli schemi della loro programmazione...? » ipotizzò Pemir, cercando di seguire il ragionamento proposto dalla sua maestra.
« Esattamente. » annuì la Figlia di Marr’Mahew, non senza una certa soddisfazione per la corretta risposta offerta dalla propria discepola « Che poi, come principio, è più che valido non soltanto nel confronto con le gargolle, ma anche con la maggior parte degli avversari che potrai mai ritrovarti a dover affrontare: per vincere non è necessario essere più forti, o più resistenti, rispetto all’avversario. Quello che è veramente importante è essere più adattabili di lui, sapendosi riplasmare a seconda dei casi, delle situazioni. »

Nissa ascoltò con sorpreso interesse quelle ultime parole da parte della propria gemella, e quelle parole fondamentalmente semplici, quasi retoriche, e, tuttavia, incredibilmente vere. Parole, le sue, che, in effetti, avrebbero avuto a doversi intendere probabilmente alla base del leggendario successo della stessa Figlia di Marr’Mahew, dell’Ucciditrice di Dei, della Campionessa di Kriarya e di Lysiath.
Una verità, quella, che, in effetti, un tempo anch’ella conosceva e che, tuttavia, aveva finito poi con il dimenticare, quando gli eventi della vita l’avevano condotta a consolidarsi su una determinata posizione, e sulla posizione della regina dell’isola di Rogautt. Midda, al contrario, e anche per merito suo, o per colpa sua, si era ritrovata continuamente costretta a mutare, a reinventare se stessa in mille modi diversi. E da ogni avversa occasione, da ogni spiacevole caduta, ella era stata in grado di rinascere più forte che in passato, definendo in maniera quasi naturale la chiave del proprio straordinario successo.
Tale era quindi la sua gemella. E a confronto con una tanto semplice, quasi retorica, verità, Nissa non poté che ritrovarsi a constatare quanto, proprio malgrado, non aveva mai avuto una qualche reale occasione di sconfiggerla nel corso della loro pur interminabile disfida. Perché alla brutale violenza del suo acciaio, Midda era stata sempre in grado di offrire non tanto un’eguale, solida resistenza, quanto e piuttosto la mutevolezza dell’acqua, di quel mare del quale entrambe erano figlie, e dell’acqua di quel mare capace di vincere, nel tempo, anche sulla roccia delle scogliere, per così come, apparentemente, impossibile sarebbe stato per chiunque altro.