11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 20 aprile 2022

3963

 

Quando la porta d’accesso alla cella sotterranea di Nissa Bontor ebbe a chiudersi, e secondo le sue esplicite volontà in tal senso iniziò a essere murata, lasciando giustappunto un minimo spiraglio appena utile a permettere una comunicazione di ordine verbale, per consentire a Mera Ronae e a Namile, ma anche alla stessa Midda, di avere possibilità di visitare quella prigioniera volontaria, tutti i suoi principali detrattori avrebbero avuto a dover gioire per tale risultato, il migliore che avrebbe potuto essere loro concesso qual epilogo di quella questione, in assenza della possibilità, in qualunque maniera, di avere a riportarla a una condizione di sicura morte perpetua. Ciò non di meno, né Howe Ahlk-Ma, né tantomeno lord Brote, primi esponenti fra tutti i più animosi oppositori dell’ex-regina dei pirati dell’isola di Rogautt, ebbero allora a essere contenti di ciò, trattenendosi a stento dal prendere voce in aperta, e contraddittoria, opposizione a tutto ciò.  Perché se pur facile, per loro, era stato odiare Nissa Bontor, ed estendere tale odio a includere, estemporaneamente, anche la loro amica Midda, identificandola soltanto qual la responsabile per tutto quanto di male era accaduto nelle loro esistenze, da un lato con la perdita del braccio sinistro dello shar’tiagho, e dall’altro con l’assassinio di lady Nass’Hya; nessuno dei due, in quel particolare frangente, sembrava essere in grado di continuare a riconoscere in quella donna la propria antagonista, nulla di più ravvisando se non una madre e una sorella che stava volontariamente offrendosi in sacrificio per soddisfare la loro brama di sangue, il loro desiderio di vendetta, in termini, tuttavia, divenuti quasi incomprensibili.
Non Howe, non Brote, tuttavia, ebbero a opporsi, alfine, a quella condanna, nel non riuscire comunque e ancora ad accettare l’idea di poter superare tanto facilmente quanto da lei compiuto a loro discapito e nel comprendere, in ciò, che mai avrebbero avuto a fidarsi di lei se, allora, non avessero permesso agli eventi di evolvere in quella direzione, tormentati per sempre dal dubbio di quanto, forse, ella non avesse avuto semplicemente a manipolarli, e a manipolarli psicologicamente per ottenere esattamente quel risultato finale, con la propria gratuita assoluzione.

Ma se pacificatorio, in tal senso, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto l’intento della ritornata, non tutti ebbero a provare soddisfazione per quanto lì stava occorrendo. Perché Mera Ronae e Namile, che già avevano una volta dovuto piangere la morte della loro genitrice, ora non avrebbero potuto mancare di percepire tutto ciò qual una nuova tumulazione, benché rassicurate in senso opposto dalla loro stessa madre, e da quella madre che, ricordando loro la propria attuale condizione, non aveva mancato di elargire parole mitigatrici di ogni loro possibile dubbio, di ogni loro possibile paura, e parole innanzi alle quali, teoricamente, entrambe avrebbero dovuto accettare la verità dei fatti, e di come né quello, né molto di peggio, avrebbero mai potuto avere ormai a danneggiarla. Così, malgrado tutto, al centro di quegli stessi volti chiaramente colmi di tristezza, non avrebbero potuto mancare di risaltare i loro occhi color ghiaccio, gli stessi della loro genitrice e della loro leggendaria zia, e quegli occhi ben lontani dal dimostrare sconforto, quanto e piuttosto rabbia, e rabbia per una situazione che, loro malgrado, non volevano capire.
Non che Meri e Nami non potessero capire tutto quello. Al contrario. Fin da subito, fin da dopo la morte della loro genitrice, quelle due gemelle erano state più che capaci di confrontarsi in modo quieto e razionale con gli eventi, e con quegli eventi sviluppatisi in maniera a loro avversa, elaborando in termini più che corretti quanto accaduto, a partire dalle negative responsabilità della loro stessa genitrice in tutto ciò, e, in questo, arrivando persino a dimostrarsi pronte ad assumersi personalmente l’onere derivante dalle colpe da lei commesse, benché nessuno avesse a voler riversare su quelle allor infantili spalle il peso di qualcosa di simile. Al di là, tuttavia, di quanto esse avessero sin da subito compreso la situazione, cinque anni addietro come al tempo presente, in quella occasione contemporanea le due fanciulle non vollero permettersi di accettare tutto quello, e di avere a doverlo considerare come qualcosa di giusto e di necessario, per così come pur la loro stessa genitrice stava fermamente proponendo.

E nel punto mediano fra lo sconforto di Howe e di Brote, e la rabbia di Mera Ronae e di Namile, non poté che ritrovarsi, in maniera quasi naturale, proprio Midda Bontor, la Figlia di Marr’Mahew, l’Ucciditrice di Dei, la Campionessa di Kriarya e di Lysiath, signora della città del peccato e, in quel momento, diretta responsabile per aver dato l’ordine di seppellire in tal maniera la propria gemella, e quella gemella da sempre sua antagonista, sua nemesi, e, ciò non di meno, in quegli ultimi tempi faticosamente ma piacevolmente riscoperta qual una sorella e, probabilmente, un’amica.

« Ricordate che è qualcosa di temporaneo... » suggerì sottovoce, verso le proprie nipoti, in parole che, tuttavia, sembrarono ben risuonare anche quali rivolte a proprio stesso conforto, a propria stessa rassicurazione, là dove, altrimenti, avrebbe ben volentieri abbattuto personalmente quella parete a pugni, per avere a liberare la propria gemella « Non appena riusciremo a ritrovare Be’Sihl, e a isolare la minaccia rappresentata da Anmel, non vi sarà più ragione alcuna per mantenerla così segregata. »
« Questo lo abbiamo capito... » rispose a denti stretti Namile, cercando di non dimostrarsi troppo aggressiva verso la loro parente, e quella parente che avevamo imparato ad apprezzare, ad ammirare, anche ad amare, e che, tuttavia, ora sembrava essere ritornata l’antica incarnazione del male per così come, un tempo, promossa loro dalla loro stessa genitrice « ... ma... »
« Lo so. » annuì Midda, storcendo le labbra verso il basso « Non piace neppure a me tutto questo. E se fosse dipeso soltanto da me, credetemi, non avrei mai accettato questo assurdo compromesso... »
« Lo sappiamo... » suggerì allora Mera Ronae, cercando di apparire più accomodante rispetto alla propria gemella « ... e non vogliamo riservarti colpa per tutto questo. »
« Non quando, del resto, c’è un’alternativa migliore verso la quale avere a rivolgere la nostra rabbia. » puntualizzò l’altra, quasi ringhiando quelle ultime sillabe.
« ... non vorrete riferirvi a...? » esitò la Figlia di Marr’Mahew, avendo a temere, per un istante, che le proprie nipoti potessero avere a covare rimorso verso Howe e Brote, ponendo le basi per l’inizio di qualche nuova, terribile faida, se soltanto il loro sangue fosse stato anche solo in minima parte degno di quello della loro stessa genitrice.
« ... Anmel Mal Toise. » sancì tuttavia Nami, a esplicitare meglio la propria sentenza precedente « Lo hai detto anche tu, zia, no...?! Non appena ritroveremo Be’Sihl e ci libereremo di Anmel, mamma potrà tornare libera. » ripeté, ora voltandosi a osservare in maniera esplicita la propria parente, e quella parente che, nell’assoluta somiglianza esistente fra loro, avrebbe potuto anche rappresentare una sua versione adulta, la donna che lei stessa sarebbe potuta diventare di lì a trent’anni e poco più.
« ... non starete pensando di...? » esitò nuovamente ella, avendo ora a intuire quanto la nipote volesse intendere e, in tal senso, non provando ragione di che esserne felice... anzi.
« Non dite idiozie, voi due! » intervenne addirittura la voce della stessa Nissa Bontor, da oltre la porta ormai quasi completamente murata e appellandosi, in ciò, al chiaro indirizzo delle proprie figliuole « Questa faccenda riguarda vostra zia e i suoi amici... voi due non dovete lasciarvi coinvolgere da tutto questo! »
« E’ un po’ tardi, non ti pare...?! » replicò allora Meri, con un amaro sospiro in direzione della propria genitrice non più visibile « Questa famiglia è la nostra famiglia. Tu, Midda, Be’Sihl... tutti quanti. E dal momento che Anmel ha dichiarato guerra alla nostra famiglia, né io, né Namile, ci tireremo indietro dal compiere quanto necessario. »
« Thyres! » esclamarono in coro Midda e Nissa, a confronto con quelle parole.

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