Sacrificio, il suo, che non avrebbe potuto essere in alcun modo minimizzato in quanto tale, là dove, nella propria natura di ritornata, di non morta destinata all’immortalità, ella non avrebbe potuto allor provare né dolore, né stanchezza, né fame, né sete, in termini tali per cui, quindi, anche l’eventualità di essere sepolta sotto terra non avrebbe potuto in alcun modo rappresentare per lei una ragione di pericolo; ma, al tempo stesso, ella non avrebbe mancato di continuare a pensare, a ragionare, ritrovandosi, in tal senso, ad affrontare quella terrificante prova quell’isolamento, quella prigionia, con piena consapevolezza di sé, e, peggio ancora, con piena consapevolezza di quanto, lì rinchiusa, ella avrebbe avuto a perdere la possibilità di vivere ciò per cui aveva deciso di raggiungere un compromesso con la propria gemella, ossia il rapporto con le proprie figlie, e con quelle figlie della vita delle quali, proprio malgrado, aveva già perduto più di un lustro, negli anni nei quali ella era rimasta morta. E se, per lei, cinque, cinquanta o cinquecento anni, ormai, non avrebbero più potuto rappresentare un problema, per il resto del mondo attorno a lei, e per quel mondo privo del lusso dell’immortalità, anche e soltanto cinque minuti o cinque ore avrebbero avuto a dover essere considerati potenzialmente un dramma, in quanto avrebbero avuto a rappresentare, comunque, un’occasione irrimediabilmente persa.
Non banale, non gratuito, quindi, avrebbe avuto a dover esser inteso il sacrificio di Nissa. E, ciò non di meno, ella non ebbe esitazione alcuna a compierlo, consapevole di quanto, proprio malgrado, non vi sarebbe stata per lei altra possibilità per aiutare concretamente la propria gemella in quella sfida, nella prova così innanzi a lei proposta da un destino ostinatamente avverso. Perché se pur in alternativa ella avrebbe potuto offrire direttamente il proprio supporto a Midda, così facendo le avrebbe negato la possibilità di godere del supporto, del sostegno di tutti coloro che fino ad allora le erano comunque stati vicini, sostenendola e supportandola in ogni altra difficoltà, prima fra tutte ella stessa. Meglio, quindi, essere pronta a fare un passo indietro, e a permettere il ricongiungimento fra Midda e il resto del suo clan, che continuare a insistere in quella direzione, e in una direzione che, purtroppo, non avrebbe ottenuto altro risultato se non accontentare il proprio personale egoismo.
Affinché, comunque, il suo gesto non avesse a passare in sordina, vanificandone il senso, tornati in quel di Kriarya e arrangiata l’organizzazione logistica della cosa con l’aiuto di Korl Jenn’gs e di Lora Gron’d, per il suo estemporaneo addio alla luce del giorno e alla libertà vennero allor invitati tutti i membri del clan, a partire proprio da coloro a lei più antagonisti, quasi lord Brote e Howe. E, ad assicurarsi della loro partecipazione, e della loro partecipazione a quel momento speranzosamente utile a sanare le distanze sussistenti fra Midda e tutti loro, a margine di tale invito, di tale richiesta di partecipazione, venne sottolineata, per espressa volontà della stessa Nissa, quanto ciò avrebbe necessariamente rappresentato la fine di ogni necessario antagonismo fra loro.
Lord Brote, così come Howe, e così come tutti gli altri invitati all’evento, non ebbero a mancare a quella richiesta sospinti dalla curiosità di comprendere cosa stesse allor accadendo e, soprattutto, se vi fossero delle novità nel merito dello scomparso Be’Sihl. E solo quando, alfine, furono tutti presenti, Midda ebbe a prendere voce, rivolgendosi loro e informandoli, in maniera concisa, di quanto accaduto, e di quanto accaduto con le gargolle, e di come ciò avesse a suggerire, spiacevolmente, il coinvolgimento di Anmel Mal Toise nella questione.
« … Thyres! »
La prima a reagire a tale annuncio, ovviamente, fu Madailéin Mont-d'Orb, la quale non poté che essere travolta da quella sorpresa, e da quella sorpresa imprevista, e, a modo proprio, persino imbarazzante per lei, in termini tali per cui, dopo una prima, quasi obbligata, imprecazione, ella si ritrovò costretta a chinare lo sguardo innanzi alla propria versione autoctona locale e a invocare il suo perdono per tutto ciò…
« Mi dispiace. » dichiarò, storcendo le labbra verso il basso, con evidente contrizione impressa sul suo viso « L’unica ragione per la quale sono giunta in questa dimensione era quella di impedire che Anmel avesse a nuocerti… e, alla fine, non sono riuscita a dimostrarmi utile in nulla a tal riguardo. »
« Lascia perdere, Maddie… non è colpa tua. » scosse il capo Midda, credendo fermamente in quelle parole e credendoci anche alla luce dell’evidenza di quanto neppur volendo colpevolizzare la propria versione alternativa avrebbe avuto realmente senso farlo, non laddove, dopotutto, anch’ella avrebbe avuto a doversi riconoscere, a propria volta, una vittima delle circostanze, trascinata in maniera innocente e inconsapevole in una guerra più grande di lei, e in una guerra iniziata da un’altra Midda Bontor, e da un’altra Midda Bontor che, suo pari, aveva involontariamente liberato una Anmel Mal Toise dalla propria prigione eterna « Però, di certo, quello di cui ora avrò bisogno è di tutto l’aiuto tuo e di ogni altra persona qui presente… perché se Anmel Mal Toise ha deciso di aprire le danze, possiamo essere certi che non sarà facile fermare la musica prima che abbia a condannare a morte tutti quanti. »
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