11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 31 dicembre 2021

3867


Due occhi color ghiaccio. Il primo particolare che risaltava in Midda era quello: due occhi di un colore sì algido da risultare, al contempo, magnifici e terribili, conturbanti e perturbanti. Due occhi che, nella loro straordinaria unicità, per i più erano stati considerati una firma inconfondibile da parte sua, un dettaglio impossibile da dissimulare e, al contempo, da falsificare, tanto che, a quegli occhi, soltanto la Figlia di Marr’Mahew, l’Ucciditrice di Dei, la Campionessa di Kriarya avrebbe mai potuto essere associata.
Poi, all’improvviso, quell’unicità era venuta meno. E tanto Duva tanto Lys’sh erano ben consapevoli di quanti di quegli occhi, al mondo, in quello stesso mondo, esistessero contemporaneamente. E non soltanto l’azzurro ghiaccio dei suoi occhi avrebbe avuto a dover essere riconosciuto replicato in almeno altre cinque figure femminili, ma, fondamentalmente, l’intera sua apparenza estetica, a partire dagli stessi occhi, passando poi per i capelli color del fuoco, e ancora l’incarnato eburneo appena disturbato nella propria candida perfezione da qualche spruzzata di efelidi, senza trascurare la forma del suo viso, simile a cuore, la corposità delle sue labbra, le proporzioni del suo naso, la fossetta al centro del suo mento, e, ovviamente, ove la raggiunta maturità già lo permetteva, anche l’abbondanza della sua circonferenza toracica, in seni così pieni e sodi da apparire una vera e propria sfida alla legge di gravità. Cinque altre Midda, di diverse età, e in tutto e per tutto a lei uguali, in un retaggio genetico, evidentemente, meno unico di quanto mai avrebbe potuto essere immaginato a prima vista. Perché eguale a Midda, ovviamente, era innanzitutto la sua gemella Nissa. Ma, eguali a loro due, anche, erano le due figlie a loro volta gemelle di Nissa, Mera Ronae e Namile, che quasi ripudiando l’eventualità di aver mai avuto un padre, figura a loro sconosciuta e mai, in effetti, ritenuta neppur importante dalla stessa Nissa, sembravano aver voluto mantenere soltanto il retaggio materno. Ed eguali a loro quattro, ancora, erano ovviamente anche Madailéin e Nóirín, le due versioni alternative delle stesse Midda e Nissa provenienti da un diverso piano di realtà, da un’altra dimensione di esistenza.
Non due occhi color ghiaccio, quindi, avrebbero potuto essere più firma della Figlia di Marr’Mahew, là dove, ormai, condivisi con troppe altre figure, e tutte, per una ragione o per l’altra, figure più giovani di lei: Nissa perché morta più di un lustro addietro, Meri e Nami per ovvie motivazioni, e Maddie e Rín per un diverso sviluppo degli eventi, e un diverso sviluppo degli eventi che le aveva viste giungere a quella dimensione vantando più di una mezza dozzina di anni in meno rispetto alle loro versioni autoctone, salvo, a complicare ulteriormente le cose, veder in tempi recenti proprio Rín guadagnare un anno in più rispetto alla propria stessa gemella, in conseguenza a una disavventura all’interno del tempo del sogno. Sei “Midda”, quindi, di cui soltanto la maggiore avrebbe avuto a poter essere riconosciuta qual l’originale. La maggiore e, in effetti, la meno integra rispetto a tutte le altre, nel condurre sul proprio corpo evidenza di tutte le disavventure di una lunga vita carica di esperienze e, soprattutto, evidenza di tutto l’odio che contro di lei era stato riversato dalla sua gemella, e da quella gemella che le aveva sfregiato il viso, l’aveva mutilata nel proprio arto destro e, non paga, le aveva anche negato per sempre la possibilità di procreare: tale, infatti, era l’avversione che si era posta a fondamento di oltre due decenni di faida fra loro. E due decenni di faida alfine conclusisi con la morte di Nissa, quell’inatteso sacrificio da lei compiuto contro la spada della propria antagonista, della propria nemesi, al solo scopo di frenare la follia di Anmel Mal Toise, e la follia che già era costata la vita al suo primogenito, il perduto fratello maggiore di Meri e Nami. Due decenni di faida, tuttavia, spiacevolmente ricominciati nel momento in cui gli stessi poteri della regina Anmel, poi ereditati dalla stessa Figlia di Marr’Mahew, erano stati utilizzati allo scopo di riportare indietro tutti coloro che di lei erano stati vittime, a incominciare, ovviamente, dall’antagonista per eccellenza… dalla stessa Nissa Bontor.

Nissa Bontor, la ritornata, era così l’inconfondibile identità della sesta, temibile presenza lì apparsa agli sguardi di Duva e di Lys’sh, le quali, a confronto con quell’immagine tutt’altro che ignota, non avrebbero potuto riservarsi dubbio alcuno nell’identificarla, per quanto la loro diretta esperienza con Nissa Bontor, in verità, avesse a doversi riconoscere estremamente limitata, e limitata, per l’appunto, agli eventi relativi al suo ritorno come non morta.
Ma prima che qualunque azione offensiva potesse essere da loro ipotizzata, Nissa Bontor e i suoi cinque accompagnatori ebbero allora a compiere l’inaspettato. Ed ebbero a compierlo nel fermarsi a quella trentina di piedi da loro, ebbero a estrarre le proprie armi solo per gettarle a terra, innanzi a sé, prima di levare le mani in segno di resa, voltando, addirittura, loro le spalle.
Un’azione tutt’altro che improvvisata, come avrebbe avuto a dover essere intesa nella perfetta sincronia degli elementi lì presenti, e, ciò non di meno, un’azione che non poté che risultare del tutto imprevista all’attenzione di Duva e Lys’sh, in misura indubbiamente maggiore rispetto a qualunque altra possibile alternativa. E a qualunque altra possibile alternativa che, in effetti, non avrebbe avuto a dover essere allora troppo rapidamente esclusa dal computo delle probabilità, nel non dover dimenticare quanto, innanzi a loro, fosse Nissa Bontor, colei che un tempo era stata la regina dei pirati dell’isola di Rogautt… e non di certo una sprovveduta qualunque che si sarebbe potuta arrendere in maniera tanto banale a confronto con chi, in fondo, incapace persino di recare loro un qualunque genere di danno a lungo termine.

« … » esitò per un istante Duva, restando ancora con la propria arma ben stretta in pugno, e spaziando con lo sguardo fra le siepi innanzi a loro, nel temere di veder improvvisamente sopraggiungere una pioggia di frecce a discapito suo e della propria sorella ofidiana « … e questo cosa vorrebbe significare, Nissa…?! » domandò, concedendosi una certa confidenza nei suoi riguardi, là dove, in fondo, non era la prima volta che si trovavano, per l’appunto, a confronto, e, soprattutto, non era la prima volta che aveva ad attentare alla loro vita.
« Tu come la vedi… Furia Nera? » domandò, restando quietamente voltata, e con le mani in alto, in quella posizione di evidente resa « Perdonami se non rammento il tuo nome, ma per quanto le cose mi fossero sembrate incredibilmente chiare dopo il nostro risveglio nella Biblioteca di Lysiath, con il tempo i pensieri si sono fatti più confusi… e, ormai, non ho memoria di te se non per gli eventi che ti hanno vista protagonista durante il nostro… scontro. »
« Un po’ troppo comoda come scusa… non trovi?! » replicò l’altra, storcendo le labbra verso il basso « E’ un peccato che la parola chiave di quanto tu stai dicendo abbia a doversi riconoscere proprio a conclusione di tutto: “scontro”. » sottolineò, a non permetterle di banalizzare in alcun modo quanto accaduto « O vorresti davvero che ora avessimo a credere che l’assedio di Lysiath, e la minaccia di sterminare ogni essere vivente di questo mondo, avesse a doversi considerare un banale effetto collaterale del tuo… “risveglio”…?! »
« Non mi aspetto che tu abbia a credere a nulla, Furia Nera. » scosse il capo Nissa, restando ancora quietamente di spalle verso di lei, in un dialogo sempre più assurdo a ogni nuova battuta « Ma, del resto, a confronto con la nostra resa, né tu, né la Sterminatrice di Mostri potete fare molto: sappiamo entrambi che non potete ucciderci… ragione per la quale, le possibilità di evoluzione di questo scenario si restringono a ben poche alternative: ignorarci, risalire a cavallo e proseguire oltre, correndo il rischio di lasciarci in libertà; oppure accettare la nostra resa, farci prigionieri e condurci dalla vostra regina. »

La quiete, la pacatezza, con la quale Nissa si ritrovò a scandire quelle parole, e a scandirle con la voce che loro erano abituate ad associare alla sorella, non poté che raggelare il sangue nelle vede di Duva e Lys’sh, offrendosi qual evidenza concreta di quanto nulla di tutto quello stesse ovviamente accadendo per mero caso, per semplice fatalità.
Nissa Bontor, la grande stratega, la regina dei pirati, aveva ben studiato le proprie mosse, ed era perfettamente consapevole di ogni cosa che sarebbe potuta occorrere ancor prima che avesse a occorrere… in un controllo freddo e distaccato della realtà a confronto con il quale decisamente spiacevole avrebbe avuto a doveri riconoscere quali suoi antagonisti. Così come, purtroppo, Duva e Lys’sh allor erano…

giovedì 30 dicembre 2021

3866


Duva e Lys’sh osservarono Midda e i ragazzini allontanarsi di lì, e raggiungere una distanza sufficiente a non rischiare di poter cogliere neppure per sbaglio una qualunque parola scambiata fra loro, prima di avere a riprendere voce, e a riprendere obbligatoriamente voce nella necessità di confrontarsi su cosa stesse lì accadendo, realtà nota in quel momento soltanto all’ofidiana ma non alla sua compagna d’arme e sorella di vita.
E proprio da Duva, quindi, non mancò di sorgere il primo commento nel merito della situazione corrente, in termini a metà fra il serio e il faceto, per così come, dopotutto, ella era da sempre solita approcciare la vita, in maniera non così dissimile dalla stessa Midda Bontor, ragione per la quale, del resto, le due si erano immediatamente ritrovate in magnifica sintonia reciproca…

« Ovviamente nessuna di noi era convinta che questa gitarella avrebbe potuto concludersi senza qualche rogna… non è vero?! » domandò sorridendo verso la giovane donna rettile, invero tutt’altro che scandalizzata all’idea di quell’inconveniente e, anzi, sotto certi versi, persino soddisfatta da ciò, là dove qualunque cosa sarebbe allor accaduta, sarebbe stata un’ottima occasione di svago dopo qualche giorno di eccessiva tranquillità « Allora… che cosa sta accadendo? »
« Non morti. Probabilmente ritornati. » dichiarò prontamente Lys’sh, in replica all’interrogativo dell’amica, con una smorfia di disapprovazione a quella notizia e, più che altro, al ritardo con la quale ella la stava allor offrendo « Non so da quanto tempo ci sono attorno… sono estremamente bravi a muoversi in maniera tale da non esporre mai il proprio odore. E, anche nel proprio incedere, si stanno dimostrando contraddistinti da un passo molto delicato… quasi impercettibile. »
« Umani…? » richiese pertanto Duva, in una domanda tutt’altro che gratuita là dove, in fondo, una certa componente dei ritornati non avrebbe potuto che essere riconosciuta fra i non umani, esponenti di altre specie, provenienti dai mondi un tempo da loro stesse frequentati, e che, soltanto perché caduti in un qualche scontro con Midda, avevano avuto a risvegliarsi lì, in quel mondo, in quelle nuove condizioni.
« Difficile a dirsi: non ho avuto ancora occasione di cogliere il loro odore e nell’assenza di un battito cardiaco o di un respiro utile a definire la loro natura originale, potrebbero essere qualunque cosa… » spiegò quindi la giovane ofidiana, rinnovando tutto il proprio più sincero disappunto per quella situazione e per la propria inutilità in essa « Di certo è qualcuno che sa come muoversi. E che ci ha chiaramente presi di mira. »
« Bene… » annuì la Furia Nera, concedendosi un nuovo sorriso di sincera soddisfazione a confronto con quelle parole e quasi in antitesi all’insoddisfazione dimostrata dall’altra « Andiamo dunque a rendere omaggio ai nostri simpatici persecutori. » propose, incalzando propositivamente la propria compagna.

Data l’abilità dimostrata da chiunque fosse sulle loro tracce da chissà quanto tempo, facile sarebbe stato intuire come la loro mossa, e quell’azione volta a dividere il loro gruppetto in due blocchi, non fosse passata inosservata. Ragione per la quale, certamente, non avrebbero potuto attendersi un qualsivoglia genere di fattore sorpresa a confronto con l’evolversi di quella situazione.
Ciò non di meno, e pur non rinnegando certamente il valore della sorpresa in un confronto fra forze potenzialmente impari, quali pur necessariamente avrebbero avuto a doversi presupporre essere le loro, fosse anche e soltanto per la natura di ritornati dei loro ancor ignoti antagonisti, né Duva, né Lys’sh avrebbero avuto a doversi fraintendere qual preoccupate innanzi all’idea della sfida che sarebbe stata loro lì riservata, avendo entrambe, e in tempi recenti, avuto a doversi porre alla prova con sfide decisamente più improbe di quanto mai non avrebbe potuto rivelarsi essere quella in tal maniera lì loro riservata.
Inoltre, finalmente tornate l’una al fianco dell’altra, le due amiche, le due sorelle, avrebbero potuto ritrovare, l’una nell’altra, quel fattore di completezza, di maggior equilibrio, che era necessariamente stato loro negato nelle recenti disavventure, e in quelle disavventure che le avevano vedute mischiarsi, per forza di cose, agli altri uomini e donne del clan per meglio ottimizzare le risorse in loro possesso.
Insomma: chiunque potesse star attendendole, qualunque minaccia potesse essere allor in agguato, esse, insieme, avrebbero certamente trovato un modo utile ad affrontarlo, o, quantomeno, a prendere tempo sufficiente a permettere a Midda di riaccompagnare i pargoli entro le mura di Kriarya e di fare ritorno da loro, per così come avrebbe avuto a dover essere inteso il significato delle sue parole di commiato…

« Hanno colto le nostre intenzioni… » comunicò allora Lys’sh, volgendo improvvisamente lo sguardo verso levante, in un gesto che, tuttavia, non avrebbe avuto a doversi fraintendere, nel suo caso specifico, qual volto a tentare di individuare visivamente i loro antagonisti, quanto e piuttosto a meglio discriminare qualunque altra loro traccia sensoriale, tanto a livello uditivo, quanto a livello olfattivo, i sensi per lei più forti « Hanno lasciato perdere ogni prudenza e si stanno ora muovendo in maniera decisa verso di noi. »
« Prepariamoci ad accoglierli… » commentò Duva, decidendo di scendere da cavallo e, subito dopo, sguainando la propria spada, per dimostrarsi pronta a qualunque scontro.
« … sembrano essere in cinque. » suggerì l’altra, imitando poi il gesto dell’amica e scendendo a sua volta da cavallo, pur mantenendo ancora i propri pugnali a riposo all’interno della coppia di foderi dietro la propria schiena « No. Sei, scusa. » si corresse, iniziando finalmente a cogliere qualche dettaglio in più a tal riguardo, nel distinguere i singoli passi dei sei antagonisti così delineati.
« Non possiamo escludere che ve ne siano altri, che magari hanno preferito restare tranquilli in attesa nelle retrovie… » sottolineò tuttavia la Furia Nera, aprendosi in un amplio sorriso « Tre ritornati a testa… mi pare una sfida abbastanza equa. Considerando che l’ultima volta eravamo sfavorite da una sproporzione decisamente più marcata. » puntualizzò, in riferimento all’assedio di Lys’sh, laddove, a fronte di un migliaio di valorosi uomini e donne rimasti a difesa delle mura della città, avrebbero avuto a dover essere riconosciuti almeno venti o trenta volte di più i ritornati presenti, con anche un ricco assortimento di bestie mitologiche di varia natura.
« Se soltanto non avessero questo brutto vizio di non poter provare stanchezza o dolore o, tantomeno, di poter morire… » sorrise la Sterminatrice di Mostri, a concedersi, a propria volta, un po’ di leggerezza a confronto con quella situazione a loro avversa.
« E’ per quello che dico che è una sfida abbastanza equa… altrimenti, per sei disgraziati qualsiasi, non avrebbe avuto neppur senso fermarsi. » ironizzò l’altra, stringendosi appena fra le spalle.

Il territorio collinare attorno a loro, e l’abbondante presenza di vegetazione, impediva alle due donne di poter effettivamente spaziare con lo sguardo per più di qualche dozzina di piedi davanti a loro, favorendo, in tal senso, i loro avversari e concedendo di poter giungere sino a loro non visti, almeno sino all’ultimo momento. Un ostacolo, quello, tuttavia moderato nei propri effetti avversi dalla presenza di Lys’sh, e dei suoi sensi i quali le stavano concedendo una perfetta visione della situazione, e una perfetta visione della situazione la quale, puntualmente, ella non mancò di condividere con la propria compagna d’arme, se non a parole, quantomeno a gesti e sguardi, ben direzionandone l’attenzione là da dove stavano sopraggiungendo i sei, e quei sei allora in avanzata compatta, e non dispersa, a dimostrazione di quanto, ormai, non fosse loro interesse avere a mistificare la propria presenza.
E quando soltanto una trentina di piedi ebbero a separare i due gruppi, finalmente i sei volti dei loro inseguitori ebbero a emergere dalla selva, e a offrirsi, in piena luce, innanzi agli sguardi di Duva e di Lys’sh.

« … dannazione… » imprecò a denti stretti la Furia Nera, improvvisamente stringendo maggiormente l’impugnatura della propria lama, sino a lasciar sbiancare le nocche della propria destra.

Sguardi, i loro, che non ebbero allora a poter riconoscere cinque delle sei figure proposte alla loro attenzione, ma che, al contrario, non poterono riservarsi dubbio alcuno nel merito dell’identità della sesta, temibile presenza...

mercoledì 29 dicembre 2021

3865

 

Consumato il pasto, modesto nella propria preparazione e, ciò non di meno, onorato fino all’ultimo ossicino, la combriccola poté tornare a cavallo e indirizzarsi verso casa, nella consapevolezza di quanto tutt’altro che prudente sarebbe stato restare fuori dalle mura di Kriarya dopo il tramonto.
Un viaggio che, al pari di quello dell’andata, ebbe a essere condotto senza evidenza di ostacoli, in termini tali da non mutare la serenità che aveva contraddistinto il gruppo sino a quel momento, in quell’esperienza assolutamente piacevole. Tutti, a modo proprio, erano soddisfatti per quanto accaduto: Tagae e Liagu per il tempo che avevano avuto a trascorrere con loro madre, e per l’entusiasmante esperienza nell’uso dell’arco; Mera Ronae e Namile per aver avuto nuova occasione di rafforzare i legami con la loro zia, e per aver parlato con lei di loro madre; Duva per aver trascorso qualche ora in maniera decisamente meno noiosa rispetto al solito, là dove fondamentalmente intollerante all’indolenza che le era abitualmente richiesta durante i soggiorni in città fra una missione e l’altra; e Lys’sh per aver potuto confrontarsi con quella quieta evoluzione psicologica della propria sorellona, e quell’evoluzione psicologica che non avrebbe potuto ovviare a compiacerla. Dal punto di vista proprio di Midda Bontor, poi, la soddisfazione intrinseca di tutti gli altri non avrebbe potuto che appagarla a propria volta, nel concederle esattamente quanto da lei sperato a margine di tutto ciò.
Insomma: era stata una bella giornata, sotto ogni punto di vista, da parte di ogni partecipante a quella piccola gita fuori porta. E il ritorno a casa non avrebbe potuto che offrire loro ragione di dolce nostalgia per quelle ore non ancora concluse e pur ormai passate. Ore che, tuttavia, non avrebbero necessariamente dovuto essere fraintese qual uniche e irripetibili, là dove, all’occorrenza, il giorno dopo avrebbero potuto anche avere a ripetere l’esperienza.

In un contesto di tale serenità, quando Lys’sh si rese conto di ciò che stava accadendo attorno a loro non poté che restarne sinceramente disturbata, dispiaciuta del fatto che, loro malgrado, tanta serenità dovesse ritrovarsi a essere turbata da un simile imprevisto. E non volendo, in tutto ciò, avere a turbare la letizia propria del gruppo, la giovane ofidiana ebbe a riservarsi qualche dubbio nel merito di come agire e di come reagire a confronto con quell’imprevisto.
Ovviamente, però, tanto Midda quanto Duva avevano trascorso insieme alla loro sorellina ofidiana abbastanza avventure, e disavventure, da sublimare la necessità di una vera e propria comunicazione verbale, in termini tali per cui, a dispetto dei dubbi propri della stessa sulla necessità di comunicare quanto stava accadendo, entrambe ebbero a cogliere immediatamente l’evidenza di quell’allarme, pur, ovviamente, senza potersi riservare certezza alcuna nel merito delle ragioni dello stesso.

« Che scocciatura...! » commentò improvvisamente Duva, storcendo le labbra verso il basso « Tutto questo galoppare mi sta stimolando tantissimo la vescica... e non credo di fare in tempo ad arrivare fino a Kriarya. »
« Midda... voi andate pure avanti che mi fermo io a tenere compagnia a Duva. » intervenne allora Lys’sh, cogliendo al volo la scusa offerta dall’amica, e traducendola in un rapido piano d’azione « Ormai non manca tanto al tramonto ed è inutile avere a fermarsi tutti quanti per una simile facezia... »
« Facezia lo dici a qualcun’altra. » protestò scherzosamente la prima, prestando attenzione a reagire come avrebbe avuto a reagire in una situazione di normalità « Le mie esigenze fisiologiche non sono mai delle facezie! »

Ovviamente la Figlia di Marr’Mahew avrebbe preferito avere a fermarsi in prima persona per gestire quella situazione, di qualunque natura avesse a trattarsi. Ciò non di meno, Duva e Lys’sh si erano riservate maggiore prontezza rispetto a lei, avendo a trovare una scusa dignitosa per giustificare la necessità di restare indietro rispetto al gruppo e, contemporaneamente, per non permettere al gruppo di avere ragione di fermarsi a propria volta, ad attenderle.
E così, proprio malgrado, la donna guerriero non poté che ritrovarsi costretta a sostenere quella commedia, offrendo il proprio miglior viso a quel pessimo giuoco e restando nella più quieta inconsapevolezza nel merito della minaccia che poteva star su di loro proiettando.

« Ha ragione Duva! » intervenne pertanto, con aria scherzosa « Non ricordi che atmosfera letale era solita sussistere in bagno a bordo della Kasta Hamina dopo che vi passava lei...?! » ironizzò, ammiccando verso le due amiche, in un gesto che avrebbe potuto essere interpretato come di scherzosa complicità per quelle battute e che, altresì, altro non avrebbe avuto a dover essere inteso se non in correlazione alla gratitudine da lei provata per quel loro gesto di altruistico sacrificio a protezione dei ragazzi.
« Perché lei invece lascia il profumo delle violette al suo passaggio... » inarcò un sopracciglio la Furia Nera, dimostrandosi critica a discapito dell’osservazione dell’amica « Comunque voi andate: noi vi raggiungiamo presto. »
« Non fate tardi... o sarò costretta a mandare qualcuno a cercarvi! » annunciò ancora scherzosamente Midda, in una frase che pur, dietro al tono scherzoso, avrebbe avuto a celare tutta la più assoluta serietà di una promessa, e di una promessa volta a non lasciarle sole a confronto con quanto avrebbe potuto loro attendere laggiù.
« Vado, urino e torno. » sorrise allora Duva, stringendosi appena fra le spalle « Fate buon viaggio, bimbe... e bimbo! » salutò poi, in direzione dei pargoli, prima di tirare le redini del proprio cavallo a invitarlo a deviare dalla scia degli altri.
« Facciamo in un attimo... o poco più. » confermò Lys’sh, levando una mano in segno di saluto verso la sorellona e verso tutti i ragazzini innanzi a loro « Buon rientro! »

Tutti i presenti ebbero così a offrire i propri saluti in direzione delle due donne, e di quelle due donne che, dopo aver preso una direzione diversa, ebbero via via a rallentare l’avanzata dei propri cavalli, fino al più completo arresto.
Midda Bontor, con la coda dell’occhio, ebbe a seguire le due amiche, le due sorelle, fino all’ultimo momento disponibile, avendosi a domandare insistentemente quale minaccia stesse allor proiettandosi sul loro futuro. Il fatto che Lys’sh, in grazia ai propri sensi ofidiani, potesse essere più confidente di lei con quel genere di pericoli non avrebbe potuto che rasserenarla, nella certezza di quanto mai avrebbero potuto lasciarsi cogliere impreparate. Ma, al tempo stesso, non avrebbe neppure potuto mancare di disturbarla, nel continuare a rappresentare un’incognita per lei, esattamente come in quel momento nel quale, pur avendo avuto per suo tramite occasione di cogliere l’evidenza della presenza di una minaccia attorno a loro,  non le era comunque stata concessa la benché minima possibilità di apprezzare la natura di tale minaccia... lasciandola, così, forse e persino in una condizione psicologica peggiore rispetto alla più totale ignoranza a tal riguardo.

« Tutto bene, mamma...?! » domandò Liagu, cogliendola evidentemente assorta nei propri pensieri, con una serietà che non avrebbe potuto ovviare a entrare in contrasto con la serenità lì imperante, in termini tali, quindi, da giustificare tale interrogativo.
« Certo, bambina mia. » annuì prontamente ella, tornando a sorridere « Stavo soltanto ripensando con nostalgia ai tempi passati a bordo della Jol’Ange: la preghiera proposta dalle tue cuginette, chiaramente, mi ha lasciato più turbata di quanto non potessi immaginare avesse ad accadere... » mentì spudoratamente, giustificando in tal maniera il proprio stato d’animo « Turbata in senso buono, ovviamente. » soggiunse poi, nel notare un senso d’allarme sui volti delle nipoti, e nel prevenire l’eventualità di una richiesta di scuse da parte loro.

martedì 28 dicembre 2021

3864

 

Le ore successive trascorsero in letizia per le tre donne e i quattro ragazzini.

Dopo una lunga cavalcata, utile a condurli verso sud-ovest, verso le montagne atte a segnare il confine con il regno di Tranith, attraverso un’area notoriamente tranquilla, priva di grandi pericoli, in una scelta praticamente obbligata al fine di minimizzare le possibilità di pessimi incontri; Midda e Lys’sh si concessero occasione di iniziare i pargoli all’arte della caccia, finendo per procurarsi, in maniera più che dignitosa, un’occasione di pasto con il sacrificio di una bella lepre. E se per Tagae e Liagu, ma anche per Duva, l’idea di dover andare a caccia per procurarsi il cibo avrebbe avuto a dover essere riconosciuta particolarmente pittoresca, nel provenire da una realtà in cui la caccia avrebbe avuto a dover essere intesa, più che altro, un’attività sportiva, e un’attività sportiva di dubbio gusto, tanto da un punto di vista agonistico, quanto da un punto di vista etico; anche per Meri e Nami non avrebbe avuto a dover essere fraintesa così ovvia l’idea della caccia, là dove, in quanto figlie del mare, avrebbero avuto a dover essere, piuttosto, riconosciute pratiche di pesca.
Comunque l’educazione all’arte della caccia, e della caccia con arco e con frecce, non avrebbe avuto a dover essere giudicata in maniera negativa per i pargoli, non laddove, comunque, in quel mondo, sapersi arrangiare in tal maniera avrebbe potuto quietamente delineare la differenza fra la vita e la morte in talune circostanze. E, parimenti, avrebbe avuto anche a doversi intendere sufficientemente propedeutica all’arte della guerra, e a quell’arte verso la quale, purtroppo per la stessa Figlia di Marr’Mahew, essi non avrebbero potuto ovviare a provare un certo fascino, complice il tutt’altro che educativo esempio a loro da lei, e dalle altre ziette, abitualmente offerto.
In un equilibrato compromesso, pertanto, fra necessario e superfluo, fra quanto apprezzabile da parte della stessa Campionessa di Kriarya e di Lysiath e quanto, piuttosto, desiderato da tutti loro, quel momento di caccia ebbe a permettere di dare un senso importante a quella giornata, anche e soprattutto nell’istante in cui, colpito alfine il povero leprotto, questi dovette subire il colpo di grazia, per poi essere scuoiato, ripulito e arrostito al fuoco: una parentesi decisamente cruda, seppur non poi così drammatica per coloro i quali, come loro quattro, avevano già avuto occasione di assistere a spettacoli peggiori nella propria vita, ma che Midda non volle negare loro, fosse anche e soltanto per renderli più consapevoli dell’importanza di rendere poi onore a quella carne, a quel cibo, e a quel cibo che non avrebbe avuto a dover essere considerato un mero “dono degli dei”, quanto e piuttosto conseguente al sacrificio di un essere vivente, e di un essere vivente la cui morte non avrebbero dovuto disprezzare sprecandone i frutti.
Laddove, comunque e per l’appunto, tanto nella vita di Tagae e Liagu, quanto in quella di Mera Ronae e di Namile, non erano mancati drammatici momenti di confronto con la morte, e con la morte violenta e sanguinaria, il sacrificio di quella lepre innocente non ebbe, fortunatamente, a sconvolgerli più di tanto, pur, d’altra parte, neppur lasciandoli del tutto indifferenti, soprattutto a confronto con l’evidenza palese della paura nei suoi occhi, e negli occhi di chi, proprio malgrado, aveva avuto a comprendere essere giunta la prematura conclusione della propria vita. Il fatto che essi non ebbero a restare sconvolti da tutto ciò, d’altra parte, non ebbe neppure a dover essere fraintesa qual dimostrazione di fallimento per il senso che Midda desiderava offrire a quell’esperienza, là dove, addirittura, prima dell’inizio del pasto, le due figlie di Nissa vollero rendere il giusto onore a quella bestiola con una preghiera di ringraziamento, e una preghiera di ringraziamento che la donna guerriero non fece fatica a riconoscere come proveniente direttamente dagli anni della propria giovinezza, e dagli anni in cui ella e Salge Tresand avevano riunito attorno a loro il loro primo equipaggio, e il primo equipaggio della Jol’Ange.

« Grazie a te,
innocente creatura
figlia della terra,
nel sacrificio della quale
noi otteniamo nutrimento
per i nostri corpi:
che il tuo sangue
non sia stato versato
in maniera vana,
e che il tuo spirito
possa correre ancora libero
attraverso le infinite vastità
dei cieli. »

Queste le parole che esse ebbero a scandire, praticamente all’unisono, dimostrando una lieve incertezza su due parole, quali “terra” e “correre”... un’esitazione nel merito della ragione della quale ella non avrebbe potuto che essere quietamente consapevole.

« “Grazie a te, innocente creatura figlia dei mari, nel sacrificio della quale noi otteniamo nutrimento per i nostri corpi: che il tuo sangue non sia stato versato in maniera vana, e che il tuo spirito possa nuotare ancora libero attraverso le infinite vastità dei cieli.” » aveva sorriso allora la Figlia di Marr’Mahew, annuendo dolcemente alla preghiera delle proprie nipoti « Non credevo che a bordo della Jol’Ange ancora recitassero questa preghiera... l’avevamo iniziata a proporre, per primi, Salge Tresand e io molti... molti... molti anni fa, dopo ogni pesca. » aveva poi rammentato, in un misto fra nostalgia e, persino, imbarazzo, nel rendersi conto di aver sostanzialmente dimenticato tutto ciò, memoria perduta nel corso del tempo, forse in concomitanza al suo abbandono dei mari in favore delle vie di terra, benché, così come appena splendidamente dimostrato dalle sue nipoti, con un lieve adattamento il senso di quella preghiera non avrebbe avuto minimamente a mutare neppure nei riguardi della caccia.
« Oh, sì. » aveva confermato Namile, annuendo seria a tal riguardo « Il capitano Noal non permette a nessuno di dimenticarsene. » aveva specificato, offrendo riferimento all’attuale capitano della Jol’Ange.
« Dice che se non si rispetta il sacrificio delle creature figlie dei mari, Thyres avrà a adirarsi con noi... e ci punirà con tutta la furia che soltanto il mare può dimostrare. » aveva sottolineato Mera Ronae, storcendo le labbra verso il basso, a dimostrazione di non avere alcuna intenzione di porre alla prova l’ira della dea dei mari con la propria mancanza di rispetto.
« E’ una preghiera molto bella... » aveva annuito Lys’sh, decisamente colpita dalla sensibilità così dimostrata dalle due bambine nel confronto con quel pasto e con quel cibo l’origine della quale era stato da loro indubbiamente compreso « E trascende qualunque fede religiosa, in verità... »
« Abbiamo pensato che fosse giusto recitarla anche ora... » si volle dimostrare allor esitante la stessa Mera, ricercando un cenno di approvazione, o di diniego, da parte della loro zia « ... ma, forse, è fuori luogo in questo caso... visto che non siamo nei mari. »
« No... no... assolutamente! » aveva scosso il capo Midda, escludendo quell’eventualità « Non è fuori luogo. Anzi. Devo ammettere che quasi l’avevo dimenticata... e che, brutto a dirsi, in tanti anni non ho mai pensato di riadattarla in questi termini. Ma avete fatto assolutamente bene! Anzi. Benissimo! » aveva quindi insistito, annuendo vigorosamente « E’ giusto, giustissimo rendere il giusto onore a queste creature per il loro sacrificio. E, francamente, non riesco a immaginare parole migliori di queste per ringraziare questa lepre per il dono che oggi ci ha fatto, offrendo le sue carni per sfamarci. »

lunedì 27 dicembre 2021

3863

 

Midda Bontor non era abituata a dimostrare di avere più di una parola. Quando ella faceva proprio un impegno, lo portava a compimento a ogni costo. Quando ella dichiarava qualcosa, non mancava di prestavi fede a ogni costo.
Per questo, nel ritrovarsi a confronto con quella domanda da parte della propria nipote, e con una domanda del tutto priva di ogni possibile malizia, ella non poté ovviare a riservarsi un istante di silenzio, non derivante dall’incertezza nel merito della risposta da offrire quanto e piuttosto conseguente alla necessità di avere a riservarsi la giusta consapevolezza nel merito di quanto quella risposta avrebbe poi avuto a dimostrarsi irrevocabile, in ciò che avrebbe avuto a essere un impegno forte non soltanto verso se stessa ma, ancor più, verso le proprie nipoti.

« Non ho mai voluto schierarmi necessariamente in contrasto a vostra madre. » dichiarò, sincera in tal senso, là dove, se pur gli eventi della loro vita, e le scelte compiute da entrambe, le avevano poste su fronti antagonisti, non vi era mai stato da parte sua desiderio alcuno di antagonismo a discapito di Nissa, per così come, reciprocamente, non avrebbe potuto essere affermato « E se dovessimo rincontrarla, lascerò che sia ella a sancire i termini del nostro rapporto. »

Ben lontane dall’età dell’infanzia, più per gli eventi vissuti nel corso della propria vita che non per reale età anagrafica, Mera Ronae e Namile non avrebbero potuto lasciarsi dominare da facili entusiasmi a confronto con chiunque, neppure innanzi a una simile affermazione da parte della propria parente. E così, in effetti, non accadde, vedendole proporsi a confronto con tutto ciò con quieta moderazione, e con quel giusto senso della misura utile a soppesare con attenzione il valore di quelle parole.
Parole, quelle così pronunciate da Midda, che non avrebbero escluso, ovviamente, la possibilità di un nuovo conflitto con Nissa, e che pur non lo avrebbero neppure considerato obbligato, delegando di conseguenza l’iniziativa alla loro stessa genitrice, e a quanto ella avrebbe desiderato riservarsi nei loro confronti... e, in particolare, a suo discapito.

« Credo sia la posizione migliore da assumere. » confermò Mera, annuendo alfine a quelle parole e alla posizione in tal maniera da lei espressa.
« Anche se, francamente, dubito che accadrà... » sospirò Nami, stringendosi appena fra le spalle, a minimizzare la possibilità di tale occorrenza.

Né Namile, né sua sorella Mera Ronae, avrebbero potuto immaginare uno scenario più bello rispetto all’eventualità del ricongiungimento con loro madre, e con quella madre che, purtroppo, avevano perduto al termine della grande battaglia di Rogautt, lo scontro finale fra i pirati che Nissa Bontor era stata capace di radunare attorno a sé e riunificare in un’unica, grande nazione, e le forze alleate di Midda Bontor, quegli amici, quei compagni d’arme, dei quali ella si era circondata nel corso degli anni, e che potevano vantare o qualche questione in sospeso con la stessa Nissa Bontor oppure un qualche debito nei riguardi della Figlia di Marr’Mahew.
Tuttavia, fra quello che avrebbe avuto a doversi riconoscere come un bel sogno, a tratti persino insperato, e la realtà dei fatti, e la realtà dei fatti propri di un mondo come il loro, che ben poco spazio era solito lasciare a facili speranze, avrebbe avuto a doversi riconoscere l’esistenza di un abisso, e di un abisso che difficilmente avrebbe avuto a poter essere riconosciuto qual colmabile.
Per permettere al sogno di divenire realtà, del resto, non solo sarebbe stato necessario avere a rincontrare loro madre, ma, ancor più sarebbe stato necessario che essa avesse a dimostrarsi desiderosa di dimostrarsi collaborativa nei loro confronti e, soprattutto, nei confronti di sua sorella Midda. Eventualità che avrebbe avuto a doversi riconoscere più nella sfera dei sogni che in quella della realtà, anche e soprattutto dal loro quieto punto di vista, e dal punto di vista di chi era stato cresciuto in odio a quella donna, imparando a temerla più di ogni possibile creatura mitologica, e forse e persino più della morte stessa...

« Chi può dirlo...?! » replicò tuttavia Midda, stringendosi a sua volta fra le spalle, quasi a fare da contraltare rispetto al gesto della nipote « Se c’è una cosa che questa mia folle vita mi ha insegnato è che nulla è impossibile. » dichiarò, aggrottando appena la fronte « O credete veramente che soltanto mezza dozzina di anni fa avrei mai immaginato di trascorrere un lustro della mia esistenza fra le stelle del firmamento, a bordo di una nave in grado di solcare i cieli come fossero mari...? E di avere occasione lì di incontrare le due migliori amiche con le quali mai avrei potuto immaginare di incrociare i miei passi...? »
« Una delle quali, fra l’altro, con le sublimi sembianze di un rettile... come le terribili gorgoni contro alle quali tante volte ti sei impegnata a combattere nel corso della tua vita. » intervenne con autoironia e divertimento Har-Lys’sha, non potendo fare a meno di scherzare nel merito di quello che, proprio malgrado, per lei era divenuto un tormentone sin dal loro arrivo lì, venendo puntualmente confusa da chiunque, per l’appunto, per una gorgone.
« Adesso non esagerare. Avrò combattuto una o due volte al massimo contro delle gorgoni... e quando ancora viaggiavo per i mari del sud a bordo della Jol’Ange... » ammiccò la Campionessa di Kriarya verso la propria sorellina ofidiana, pur non potendo obiettivamente negare quanto mai avrebbe potuto immaginare che, un giorno, sarebbe stata capace di considerare una donna rettile al pari di una sorella... e di una sorella nel senso migliore del termine.
« E di avere occasione lì di incontrare due piccole armi di distruzione di massa da adottare in quanto tuoi figli, lo avresti mai immaginato...?! » intervenne con un tentativo di eguale autoironia la piccola Liagu, offrendo riferimento a se stessa e a suo fratello Tagae, in un risultato tuttavia meno riuscito, là dove, diversamente da quelle di Lys’sh, le sue parole non ebbero a trovare facile sponda nella propria mamma, la quale non avrebbe avuto piacere a sentirla descrivere se stessa, o suo fratello Tagae, in quei termini.
« Liagu... » l’apostrofò pertanto la donna guerriero, con tono di dolce rimprovero « Per favore, sai che non mi piace che tu e tuo fratello abbiate a presentarvi in quella maniera, neppure per scherzo. » dichiarò, scuotendo appena il capo « Il fatto che la Loor’Nos-Kahn abbia tentato di ridurvi a semplici strumenti di morte non significa che voi dobbiate permettere a voi stessi o ad altri di considerarvi tali... né come prima, né come ultima definizione. » puntualizzò, a scanso di ogni possibile equivoco « Per me voi non siete delle armi di distruzione di massa, ma due meravigliosi bambini, ricchi di curiosità, di intelletto, di buona volontà e di amore... al punto tale, persino, da arrivare ad amare una donna come me, e da accettarla in quanto madre là dove nessuno mai avrebbe potuto immaginare di fare qualcosa di simile. »

Un lieve colpo di tosse proruppe allora dalla gola di Namile, nel mentre in cui la piccola poi ebbe a sorridere, sorniona, in direzione della propria zietta, a sottolineare quanto quell’ultima frase di autocompatimento non avrebbe avuto a doversi considerare del tutto corretta...
... non nel confronto con l’esistenza di più di un precedente utile a dimostrare esattamente l’opposto, non tanto sottintendendo lei o sua sorella Mera, che pur, rimaste orfane di madre, avrebbero quietamente accettato l’eventualità di esplorare una nuova vita accanto a lei, ma anche, e ancor prima, in riferimento a H’Anel e M’Eu, i quali, fossero stati lì presenti, non avrebbero mancato di risentirsi non poco per la banalità con la quale ella sembrava essere pronta a risolvere la questione, indicando solo Tagae e Liagu quali coloro i quali in grado di amarla come dei figli, e di desiderarla in quanto madre.

« D’accordo... d’accordo. Lasciamo perdere quest’ultima frase. » si corresse ella, inarcando appena un sopracciglio nel comprendere il perché di quel colpo di tosse e di quel sorriso sornione « Però tutto il resto che ho detto resta valido... assolutamente! »

domenica 26 dicembre 2021

3862

 

« Duva! » protestò allora Midda, richiamando all’ordine l’amica sororale, non perché non condividesse le sue parole o il senso delle stesse, quanto e piuttosto perché allora ritenute inopportune, soprattutto a confronto con la presenza di Mera Ronae e di Namile, le quali avrebbero potuto non avere piacere a confrontarsi con un giudizio tanto severo a discapito della loro genitrice.
« Non ha detto nulla di sbagliato, zia... stai tranquilla. » scosse il capo Mera, con un sorriso tirato a confronto con tali parole « Dopotutto è soltanto la verità, no? »

Fra tutte le persone esistenti al mondo, probabilmente Midda sarebbe dovuta essere l’ultima a potersi dichiarare desiderosa di prendere le parti della propria gemella, dopo che per tutta la vita questa in altra direzione non si era impegnata se non nell’uccidere sistematicamente chiunque a lei vicino, per imporle ragione di sofferenza sopra ogni cosa e per trasformare la sua vita in un patimento costante, e un patimento prezzo del tradimento da Midda stessa impostole quando avrebbero potuto appena contare dieci primavere alle proprie spalle.
Ciò non di meno, in quel particolare momento, ella non poté che sentire esigenza di difendere la propria gemella, in una reazione del tutto ingiustificabile e ingiustificata, né a livello razionale, né tantomeno a livello emotivo, e che pur ebbe lì a dominarla, a confronto con le posizioni tanto critiche espresse sia da Duva, che dalle stesse Mera Ronae e Namile, sue figlie.

« Non dimentichiamoci che l’unico motivo per cui è tornata indietro è stata per colpa mia... e della mia incapacità a controllare i poteri della regina Anmel Mal Toise. E non dimentichiamoci che, in tal senso, ella è tornata a partire da un incubo in me suscitato da secondo-fra-tre, con l’unico obiettivo di tentare di uccidermi... anzi. Di ucciderci tutti quanti. » argomentò quindi la Figlia di Marr’Mahew, scuotendo appena il capo « Ignorare tutto ciò, e condannarla a prescindere per quanto compiuto, è un errore. Perché rimuove dal contesto un’importante variabile e, forse, la variabile che più di tutte potrebbe avere a definire il perché di quanto avvenuto. »
« Lo credi davvero...? » esitò dubbiosa Nami, aggrottando appena la fronte a quelle parole, nel dubbio che la zia stesse cercando in qualche maniera di rendere meno amaro quel boccone « Perché se lo credi davvero è un conto. Ma se lo stai dicendo soltanto per compiacerci, sappi che non c’è alcuna ragione di farlo... non siamo più due bambine. E non ci devi raccontare delle fiabe invece della verità dei fatti... »

Se da un lato Midda non avrebbe potuto ovviare a provare ragione di piacere personale nel non ritrovare più quelle due bambine, ormai ragazzine, qual terrorizzate a confronto con lei o, peggio ancora, a lei antagoniste; dall’altro lato l’idea che ciò potesse essere stato ottenuto, seppur indirettamente, ponendole in posizione critica o, peggio ancora, antagonista a discapito della propria gemella non avrebbe potuto che rattristarla, non rappresentando, certamente, ciò quanto da lei sperato o, in alcun modo, auspicato.
A confronto con la sua mente e il suo cuore, Mera Ronae e Namile, pur facendosi carico dei nomi di coloro che le avevano precedute, della loro nonna materna, madre di Midda e Nissa, e delle loro bisnonne, non avrebbero dovuto farsi carico del peso del loro passato, e di un passato tutt’altro che piacevole in particolare nella lunga, e distruttiva, faida venutasi a creare fra loro madre e loro zia. Ove, infatti, già tutt’altro che nitido avrebbe avuto a doversi riconoscere il profilo di quanto accaduto, e delle reciproche responsabilità, per Midda e Nissa, dietro a quella guerra protrattasi, letteralmente, per interi lustri, decenni addirittura, in termini tali da sollevare necessari dubbi a tal riguardo e, ancor più, sulla reale fondatezza di tanto, reciproco astio; indubbiamente assurdo sarebbe stato permettere a quel conflitto di avere a estendersi, in qualche misura, alle nuove generazioni, e, nella fattispecie, a Mera Ronae e a Namile, così come, parimenti, a Tagae o a Liagu. E nella stessa misura in cui la Figlia di Marr’Mahew non avrebbe potuto che essere lieta di vedere quei quattro cugini porsi fra loro in amicizia e spirito di fraternità; altrettanto ella non avrebbe potuto che dispiacersi nel cogliere una qualsivoglia animosità da parte delle figlie di sua sorella nei riguardi della loro genitrice...
... un astio che non avrebbe desiderato in alcuna maniera avesse a dimostrarsi, né tantomeno a provarsi.

« Lo credo davvero, Namile. » replicò pertanto, annuendo convinta verso di lei « Il fatto che fra me e vostra madre le cose abbiano assunto una brutta piega, per ragioni che dal nostro punto di vista avevano a ritenersi assolute, ma che difficilmente chiunque altro avrebbe potuto considerare tali; non deve in alcun modo giustificare da parte vostra un simile pregiudizio a discapito della vostra genitrice, soprattutto innanzi all’evidenza inoppugnabile del fatto che si sia sacrificata soltanto per voi... e per la vostra salvezza. » sancì, con tono fermo e serio nello scandire quelle parole « Il suo amore per voi, così come per il vostro compianto fratello maggiore, è stato capace di dimostrarsi più forte di qualunque odio da lei mai provato verso di me... al punto tale da permetterle di sconfiggere il controllo impostole da Anmel e da spingerla a uccidersi sulla lama della mia spada. Ella è morta con parole d’amore per voi due sulle labbra... e qualunque cosa abbia potuto pensare, o fare, di sbagliato al suo ritorno, non posso che essere fermamente convinta abbia a doversi intendere soltanto effetto del maleficio di secondo-fra-tre. »

Probabilmente nessuno fra i presenti, e non certamente Mera Ronae o Namile, si attendevano, in quel momento, una simile arringa da parte della donna guerriero in favore della propria gemella, e di quella gemella che da sempre, per lei, era stata l’incarnazione del concetto stesso di nemesi.
Ciò non di meno, allora, era esattamente quanto stava lì accadendo: Midda Bontor stava esprimendosi in parole di difesa in favore della propria gemella, in favore di Nissa Bontor, di colei responsabile per la morte di troppi suoi amici, oltre che di una vita intera per lei vissuta lontana da quanto pur avrebbe desiderato poter essere la sua vita, la sua quotidianità, come marinaio a bordo della Jol’Ange, lungo quelle vie del mare per esplorare le quali, dopotutto, tutto quanto aveva avuto inizio, e aveva avuto inizio con la sua fuga dalla casa dei loro genitori nel cuore della notte, per imbarcarsi, clandestina, a bordo di un mercantile in partenza.

« Non credo di essere mai stata più fiera di considerarmi tua sorella... amica mia. » sancì, a margine di quell’affermazione, Lys’sh, la quale, avendo appreso proprio da lei a ricercare nella moderazione un senso alla propria vita, non avrebbe potuto che approvare quella ricerca di moderazione da parte sua, seppur su un tema tanto delicato qual quello del suo rapporto con Nissa.
« Io sono francamente confusa... ma lungi da me volerti contraddire a tal riguardo. » asserì, altresì, Duva, la quale avrebbe trovato più semplice continuare a mantenere una posizione critica a discapito di Nissa, soprattutto dopo i funesti eventi dell’assedio di Lysiath, e, ciò non di meno, non desiderando negare all’amica la possibilità dell’ultima parola nel merito di una questione così personale come quella.

Mera Ronae e Namile, dal canto proprio, restarono per un momento a cavalcare in silenzio, nel ritrovarsi costrette a riflettere attorno a quanto allora loro proposto dalla zia.
E quando, alla fine, Mera ritrovò voce, la domanda alla quale diede corpo ebbe a potersi riconoscere scandita anche a titolo della propria gemella, la quale, se non fosse stata allora anticipata di un fugace attimo dall’altra, di certo non avrebbe mancato di esporla ella stessa...

« Quindi, se dovessimo rincontrare nostra madre, tu non ti schiererai necessariamente in suo contrasto...? » domandò, senza volontà critica o polemica a tal riguardo e, ciò non di meno, non potendo che riservarsi una chiara incertezza a tal riguardo.

venerdì 24 dicembre 2021

3861

 

Non appena i ragazzini furono pronti, le tre sorelle d’arme si diressero insieme agli stessi fino alle stalle più vicine, dove ebbero a noleggiare sette cavalcature con le quali partire per quella piccola avventura famigliare. Fortunatamente per Tagae e Liagu, benché la loro genitrice avesse latitato non poco nell’adempimento dei propri compiti in quanto tale, il loro altro genitore, Be’Sihl, non aveva mancato di dedicare tutto il tempo necessario ai due pargoli, insegnando loro anche i primi rudimenti dell’arte equestre. Giungendo infatti da una realtà quotidiana in cui ben diversi avrebbero avuto a doversi intendere i mezzi di trasporto in uso, i due figli di Midda non avrebbero potuto vantare qualche passata esperienza in tal senso, così come pur non era mancata alle loro cugine, benché nate e cresciute sull’isola di Rogautt e, in questo, attese qual più confidenti con il mare e le sue leggi rispetto alla cura di un sauro...

« Sembrate veramente a vostro agio in groppa a un cavallo. » si complimentò verso Mera Ronae e Namile la stessa Midda Bontor, non potendo che constatare l’evidenza della confidenza così da loro dimostrata con le rispettive bestie « E’ stata vostra madre a insegnarvi a cavalcare...? » domandò incuriosita, sforzandosi di non dimostrare imbarazzo alcuno a confronto con l’idea della propria gemella, e di quella gemella di cui, probabilmente, parlava troppo poco con le proprie nipoti, complice la triste consapevolezza di essere stata diretta responsabile della sua prematura scomparsa.
« Sì. » annuì Nami, con un quieto sorriso verso la zia « Benché figlie dei mari, mamma ha sempre desiderato potessimo cavarcela in ogni situazione... e in questo ci ha portato per la prima volta a cavallo quando non avevamo neppure cinque anni. »
« Ecco che la mia sorella si dimostra ancora una volta migliore di me... » sospirò con tono forzatamente mesto, nel confronto con l’idea di quanto, obiettivamente, Nissa fosse riuscita a essere una madre migliore di quanto ella non avrebbe neppure potuto immaginare di divenire, malgrado ogni desiderio in tal senso « Mi dispiace, bambini... ma voi vi siete beccati la sorella peggiore. » soggiunse, in direzione di Tagae e Liagu, scusandosi con loro per la propria palese inadeguatezza.
« A noi piaci tu, mamma! » protestò Tagae, rifiutando quell’autocritica e dimostrandosi pronto a difendere a spada tratta, metaforicamente parlando, la propria genitrice... persino da se stessa « Non dire certe cose! »
« La mamma è sempre la mamma. » sorrise divertita Mera, stringendosi appena fra le spalle « E per quanto siamo perfettamente consapevoli ora di tutti i limiti di nostra madre, nulla potrà mai veder posto in dubbio l’amore che proviamo per lei. » dichiarò, con tono serio a margine di quel commento pur iniziato in maniera quasi faceta.
« Chissà se un giorno riusciremo a far ritrovare la ragione a vostra madre... » dichiarò allora la Figlia di Marr’Mahew, non potendo ovviare a spingere il proprio pensiero all’idea della versione ritornata di Nissa, e di quella versione dimostratasi decisamente poco propensa al dialogo e decisamente più bramosa di distruggere il mondo intero, sterminando qualunque essere vivente per imporre il proprio dominio su ogni cosa e su ogni luogo.
« L’ultima volta che l’abbiamo vista non sembrava propriamente desiderosa di impegnarsi in tal senso. » non poté che constatare Duva, presente accanto a Midda, e al pari di Lys’sh, durante gli eventi dell’assedio di Lysiath, e di quell’assedio che, dal punto di vista proprio di Nissa, avrebbe avuto a dover rappresentare la prima tappa di una rapida conquista di tutta Kofreya e, dopo di essa, dell’intero continente di Qahr.
« Anche Korl e Lora, come tutti gli altri ritornati, all’inizio non sono stati capaci di dimostrarsi in grado di gestire adeguatamente la situazione... schierandosi, per rabbia e per disperazione, in contrasto all’intera umanità. » intervenne Lys’sh, a potenziale difesa della stessa Nissa Bontor e, più in generale, di tutti i ritornati « E come Korl e Lora hanno ritrovato la ragione, ciò potrebbe avere anche a valere per Nissa. »
« Lo spero... lo spero davvero. » annuì la Campionessa di Kriayra e di Lysiath, non volendo escludere quell’ipotesi in maniera affrettata e, ciò non di meno, non potendo neppure ignorare l’evidenza di quanto, a differenza di Nissa, Korl e Lora non avessero concrete ragioni di antagonismo nei suoi confronti « Sarebbe bello provare a sperimentare con Nissa quello che Maddie e Rín sono capaci di vivere nella propria quotidianità. »

Benché, infatti, Midda avesse riprova diretta di quanto, anche in molti universi paralleli al suo, in molte altre realtà, la faida fra lei e Nissa fosse pressoché una costante, a confronto con tale apparente regola esisteva anche l’eccezione evidente rappresentata da Madailéin e Nóirín Mont-d'Orb, e quell’eccezione che, certamente, non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual unica all’interno dell’infinito multiverso. Ragione per la quale, anche tale, apparente punto fermo della propria vita, avrebbe potuto essere quietamente posto in dubbio... se soltanto lei e Nissa avessero mai voluto impegnarsi ad abbandonare ogni rancore passato, guadando soltanto al presente e al futuro.
Una sfida tutt’altro che semplice, a confronto con la quale, in effetti, ella stessa non sarebbe stata in grado di riconoscersi, in cuor proprio, qual pronta. Non a confronto con il ricordo di tutti gli amici perduti per mano della propria gemella...

« Dove credi che possa essere in questo momento nostra madre...? » domandò Mera, ricollegandosi a quel discorso, e dimostrando evidente incertezza a tal riguardo, a confronto con simile pensiero, e con il pensiero di dove mai potesse essere andata dopo gli eventi propri dell’assedio di Lysiath.
« Sinceramente non ne ho idea... » ammise ella, con un quieto sospiro « Ma se conosco un minimo vostra madre, ovunque ella sia starà facendo in modo di tenermi sotto controllo. E, in questo, certamente sarà consapevole di quanto, ora, anche voi viviate con noi a Kriarya. »

Un pensiero decisamente inquietante, almeno dal punto di vista proprio della stessa Midda, e ciò non di meno un pensiero onesto, là dove sciocco, o quantomeno ingenuo, sarebbe stato presumere qualcosa di diverso da parte di chi, in fondo, era sempre stata capace di primeggiare su di lei, e di stendere la propria cupa ombra su di lei e su tutte le persone a lei più vicine.

« Peccato, però, che non si sia posta il dubbio di venire di persona a trovarci... » osservò Nami, dimostrandosi un po’ critica nei riguardi della madre, e di quella madre che, ancora una volta, stava dimostrando di essere più interessata a rovinare la vita della propria gemella rispetto a vivere serenamente la propria... per così come, dopotutto, era già stato in passato, e per così come, dopotutto, l’aveva condotta a una prematura scomparsa.
« Quello che le è successo non è certamente semplice da gestire... » intervenne quindi Midda, apparendo in tal senso quasi desiderosa di avere a giustificare, in qualche misura, la propria gemella « Si è ritrovata posseduta dal potere di Anmel Mal Toise e, sotto il suo controllo, si è ritrovata a uccidere il suo stesso figlio primogenito. Dimostrando un grandissimo coraggio, e una straordinaria forza di volontà, è poi riuscita a uccidersi, al solo scopo di impedire ad Anmel Mal Toise di avere ancora a nuocere ad altri... di avere a nuocere a voi. Ma neppure nella morte ha avuto occasione di trovare una possibilità di quiete, ritrovandosi a risvegliarsi nuovamente in questo mondo... come non morta. » riassunse, in termini che avrebbero potuto apparire eccessivamente crudi ma che non evitò di adoperare per non mancare di rispetto alle proprie nipoti, a quelle nipoti che, era consapevole, non essere più bambine ed essere perfettamente consapevole di quanto accaduto a loro madre, nel bene così come nel male.
« E come prima cosa, appena risvegliata, ha pensato bene di minacciare la sistematica eliminazione di ogni creatura vivente dalla faccia di questo mondo... » commentò Duva, non trattenendosi da quel commento, e da quel commento, purtroppo, non del tutto ingiustificato.

giovedì 23 dicembre 2021

3860

 

Nello stesso giorno in cui Midda Bontor aveva acquisito i poteri della Portatrice di Luce e dell’Oscura Mietitrice, accettando il retaggio della regina Anmel Mal Toise, per una strana coincidenza ella aveva anche perduto la spada bastarda che nei precedenti tre lustri della sua vita era sempre stata al suo fianco, dono di un vecchio amico e di sua figlia. E benché, in passato, ella non si fosse mai concessa occasione di concedersi particolari sentimentalismi nei confronti delle proprie armi, nulla attribuendo loro di più se non il ruolo di uno strumento, e di uno strumento di morte che ella era in grado di maneggiare alla perfezione, quella particolare contemporaneità di eventi l’aveva spinta a voler intendere, in ciò, un invito a cercare un diverso approccio ai problemi, e un diverso approccio che non avesse più a farle rischiare di precipitare il mondo nell’oscura minaccia di una nuova regina Anmel.
Ciò non di meno, gli eventi vissuti nei tempi seguenti, avevano avuto a offrirle evidente riprova di come tale scelta fosse stata probabilmente troppo affrettata da parte sua, vedendola in ciò privarsi di una vera e propria estensione del suo stesso corpo, e di un’estensione della quale non avrebbe potuto fare certamente a meno in talune situazioni. E laddove, proprio malgrado, ella non sembrava essere in grado di rinunciare a proiettarsi impavidamente in talune situazioni, parimenti, e proprio malgrado, ella non avrebbe dovuto concedersi troppo precipitosamente di rinunciare al possesso di un’arma, ove, in caso contrario, a complicarle la vita, di volta in volta, sarebbe stata anche l’esigenza di procurarsi un qualsivoglia genere di estemporaneo surrogato, che potesse colmare, in parte, la menomazione così stolidamente autoimpostasi.
Di ciò, ovviamente, Duva e Lys’sh, così come fondamentalmente chiunque altro a lei prossimo, non avrebbe potuto che esserne perfettamente consapevole. Ragione per la quale, necessariamente, tutti avrebbero avuto a doversi intendere in attesa del momento in cui, alla fine, ella sarebbe tornata a scegliere di appendere al proprio fianco destro una spada, o un qualunque altro genere di arma avesse più a preferire. Evento che, tuttavia, ancor non era occorso e, con buona pace di ogni aspettativa, non pareva neppure essere in programma nella propria stessa occorrenza, là dove ella, così come lì appena dimostrato, non pareva particolarmente consapevole di tale necessità o, quantomeno, non pareva concedere a tale necessità la propria giusta priorità.

« Il mio problema è solo uno... » sospirò allora la donna guerriero, a margine di tale discorso « Ossia che sono diventata troppo brava nell’uccidere. Al punto tale che uccidere, per me, è quasi un atto involontario, come lo stesso respirare. » dichiarò, in un’affermazione che avrebbe potuto essere giudicata esagerata nei confronti di chiunque, ma non, sicuramente, nei suoi... non, soprattutto, dopo essersi ritrovati a confronto con le decine di migliaia di ritornati dietro alle schiere dei quali altri non avrebbero avuto a dover essere intesi se non tutti coloro i quali, nel corso degli anni, dei decenni, erano caduti per sua mano « E non è che non possa frenarmi, sia chiaro. E’ solo che non sempre riesco a essere sufficientemente concentrata da farlo... o, anche, non sempre ho desiderio di essere sufficientemente concentrata da farlo. »
« Secondo me la stai facendo più grossa del dovuto... » replicò Duva, stringendosi appena fra le spalle a confronto con quella questione di ordine morale all’interno della mente della propria amica sororale « Cioè... non è che sei un’assassina seriale che vaga per le strade la notte a cercare qualcuno da sventrare, soltanto per il puro piacere di farlo. Anzi. Correggimi se sbaglio, ma, generalmente, non provi piacere a uccidere qualcuno... »
« Non provo nulla. » puntualizzò Midda, aggrottando la fronte « Ed è proprio questo che mi preoccupa. Perché non dovrebbe essere così normale uccidere... »
« Prima che Desmair ti costringesse a vivere nel mondo di Maddie e Rín, rinchiudendoti all’interno della tua mente, non ti sei mai posta di questi dubbi. » insistette l’altra, storcendo appena le labbra con disappunto a confronto con l’incertezza intesa nel cuore della propria interlocutrice « Non ti viene il sospetto che, magari, abbia scelto di imprigionarti in una simile realtà proprio nella speranza di confonderti le idee al punto tale da renderti vulnerabile al tuo stesso stile di vita...?! Perché per un’avventuriera come te, questo genere di pensieri possono pericolosamente condurre a risvolti letali... e letali a tuo stesso discapito. »

Il punto di vista avanzato dalla Furia Nera non avrebbe avuto a dover essere frettolosamente banalizzato qual privo di fondamento. Anzi.
Benché Desmair non si fosse negato occasione di brutale immediatezza nel proprio agire, errato sarebbe stato avere a considerarlo semplicemente un demoniaco mostro brutale, incapace a pianificare con attenzione le sue mosse e, soprattutto, a strutturare il proprio agire su diversi livelli. In ciò, quindi, tutt’altro che errata avrebbe avuto a dover essere considerata quella chiave di lettura su una scelta estremamente particolare da egli compiuta nel proprio approccio a suo discapito, e in quell’approccio tutt’altro che banale, nell’aver speso molto tempo, e molte energie, prima di riuscire a far funzionare quella peculiare trappola psichica, e quella trappola nella quale era riuscito a convincerla di non aver mai vissuto realmente la propria vita, nell’essere stata per decenni intrappolata in uno stato di coma per così come, paradossalmente, egli stesso aveva finito per intrappolarla così agendo.
Possibile che egli avesse realmente desiderato agire in maniera così sottile, assicurandosi non soltanto una certa soddisfazione immediata ma anche un pericoloso successo a lungo termine, nell’esporre la propria sposa a tutti i più letali pericoli conseguenti il proprio particolare stile di vita, e a quei letali pericoli uno fra i quali, speranzosamente, sarebbe allor stato in grado di sancire la sua fine, liberandolo da quel matrimonio da lui pur mai desiderato...?

« Non hai tutti i torti... » ammise quindi la Figlia di Marr’Mahew, annuendo lievemente verso l’amica « Però resta comunque innegabile quanto il mio approccio all’omicidio sia decisamente troppo... naturale. » obiettò, non volendo trovare giustificazioni di sorta a tal riguardo « Cioè... se uno mi comparisse davanti mostrandomi un coltello e minacciandomi di piantarmelo in pancia se non facessi quello che vuole lui, la mia naturale reazione sarebbe quella di rigirargli il polso e conficcargli la sua stessa lama nel cuore, stroncandolo all’istante. E lo farei senza neppure avere a preoccuparmi, per un fugace istante, della situazione, quasi fosse equivalente a ricambiare un cenno di saluto per strada. »
« E allora...?! » domandò Duva, scuotendo il capo « Se un ti comparisse davanti mostrandoti un coltello e minacciandoti di piantartelo in pancia come vorresti reagire...?! Vorresti forse metterti a dialogare amabilmente con lui, facendolo ragionare su quanto sia sbagliato il suo agire e su come potrebbe rischiare di fare male a qualcuno girando con un coltello in mano...?! » replicò, trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere all’idea così proposta dalle sue stesse parole « Per favore, sorella: non sarai sicuramente un esempio di misericordia e carità, ma non sei neppure questo mostro assetato di sangue che sembra tu voglia ora ostinarti ad apparire... »
« Per quello che vale, concordo con Duva. » intervenne Lys’sh, dopo essersi mantenuta in quieto ascolto di quel confronto sino a quel momento « E, comunque, voglio ricordarti come sia stata proprio tu a impedire che io avessi a uccidere Nero, facendomi comprendere come mantenerlo prigioniero per il resto della sua vita avrebbe avuto a doversi considerare una punizione certamente migliore rispetto alla morte alla quale io desideravo destinarlo. » rievocò, in riferimento all’assassino genocida di tutta la sua famiglia e di buona parte del suo intero pianeta natale « Questo dimostra come tu non abbia comunque a intendere l’omicidio come soluzione obbligata a qualunque conflitto. Anzi... »
« Non so perché, ma ho l’impressione che, sentendoci parlare, qualcuno potrebbe comunque ed effettivamente considerarci tre mostri assetati di sangue... » sospirò la donna guerriero, con un lieve sorriso tirato a confronto con le argomentazioni così avanzate dalle sue amiche « Tuttavia non posso negare che mi faccia piacere la solidarietà che mi state dimostrando, malgrado tutto! »

martedì 21 dicembre 2021

3859

 

E benché Midda Bontor non avesse a rimpiangere le proprie scelte di vita, e di quella vita votata all’avventura, ella non avrebbe mai potuto riservarsi occasione di augurare ai propri figli, o alle proprie nipoti, di avere a proseguire in quella direzione. Ragione per la quale, al di là della già comprovata capacità degli stessi di avere a cacciarsi nei guai, e, comunque, a gestire in maniera tutto sommato adeguata le situazioni più improbabili, ella non avrebbe mai voluto avere a fomentare tale naturale inclinazione, certamente non agendo al fine di soffocarla ma, parimenti, neppur incitandola, nell’offrire loro nuove occasioni utili a porsi alla prova per così come, pur, probabilmente essi non avrebbero potuto ovviare a sperare avesse ad accadere nel mentre di quella loro gitarella.
Niente avventure, né grandi, e neppure piccole, avrebbero avuto a doverli attendere secondo i piani della stessa Campionessa di Kriarya, con buona pace di ogni aspettativa in senso contrario espressa, o inespressa, da quel gruppo di giovani avventurieri, o, quantomeno, giovani desiderosi di esserlo. E di ciò ella non mancò di esprimere chiara definizione con le proprie sorelle d’arme e di vita, nell’escludere ogni eventualità in tal senso...

« Non dovrebbe accadere nulla... ma al primo segnale di pericolo, fosse anche e soltanto una nuvoletta un po’ più scura in cielo, una di noi dovrà riportare i ragazzi a casa, mentre le altre due si impegneranno a respingere la minaccia, di qualunque natura essa avrà a dimostrarsi. » ordinò, in termini che non avrebbero concesso spazio alcuno a possibilità di equivoco.
« A questo giro pensi di portare con te una spada oppure continuerai con la sua deriva non violenta...?! » domandò, con tono scherzosamente provocatorio Duva, in riferimento al rifiuto che aveva contraddistinto la sua amica sororale negli ultimi tempi, e, in particolare, in quella parentesi nel corso della quale era stata in possesso dei poteri della Portatrice di Luce e dell’Oscura Mietitrice.
« Considerando che l’unica inibizione che ti tratteneva da usarla era il timore di cedere al tuo lato più distruttivo, lasciando prevalere l’Oscura Mietitrice sulla Portatrice di Luce, e considerando quanto, ormai, questo problema non abbia più a sussistere... non ci dovrebbero essere motivazioni utili a escludere per te l’uso di una spada... o di una qualunque altra arma. » sottolineò Lys’sh, facendo seguito alla battuta dell’altra per affrontare con maggiore puntualità l’argomento, e un argomento indubbiamente di interesse comune, nel non ignorare quanto, comunque, ella avesse a rappresentare il cuore pulsante di ogni loro azione bellica.
« E’ vero. Tecnicamente non ho più necessità di trattenermi... » ammise la Figlia di Marr’Mahew, stringendosi appena fra le spalle « Ciò non di meno, l’esistenza in circolazione dei ritornanti dimostra quanto probabilmente sempre troppo precipitosa io sia stata in passato nel dispensare la morte. Ragione per la quale credo possa essere ragionevole, per me, avere a concedermi ancora un po’ di moderazione in tal senso... »
« Certamente. » confermò la giovane ofidiana, annuendo a quelle parole « Nessuno desidera che tu abbia a comportarti da genocida. Ciò non di meno, probabilmente, potrebbe essere utile per te avere ad accompagnarti nuovamente con un’arma, al fine di essere in grado, ove offesa, di difenderti. »
« Beh... ma per quello c’è sempre il mio buon braccio destro. » ammiccò la donna guerriero, levando l’arto in questione e facendo un cenno di saluto con quella mano in lucente metallo cromato, ricordo della propria avventura siderale e una fra le proprie più importanti armi, solidamente vincolata al suo corpo « Non dimentichiamoci che con un pugno ben assestato, potrei spappolare in un sol colpo una testa intera, trasformandola in un ammasso sanguinolento di carne e ossa... » sottolineò, in quello che avrebbe potuto sembrare quasi un vero e proprio manifesto delle sue capacità, in favore all’eventualità, nel caso, di difendersi anche in assenza di una palese presenza di armi al suo fianco.
« Va bene... abbiamo capito l’antifona. » sospirò Duva, scuotendo appena il capo « Facciamo che la prossima spada te la regaliamo noi, così, se non vuoi sbilanciarti per piacere, lo farai per riconoscenza e affetto nei nostri confronti. »

lunedì 20 dicembre 2021

3858

 

Dopo la tanto a lungo rimandata visita al cantiere di Korl e Lora, e dopo l’altresì non pianificata necessità di un confronto con quelle duecento e quarantotto figliastre che ella neppure era consapevole di avere, Midda Bontor poté finalmente volgere i propri passi verso casa, per attendere a un altro importante impegno: quello di dedicare, finalmente, un po’ di tempo alla propria famiglia e, in particolare, ai propri figli, Tagae e Liagu, e alle proprie nipoti, Mera Ronae e Namile.
Da quando Mera e Nami erano giunte a Kriarya, accogliendo l’invito della loro più prossima parente ancora in vita, Midda Bontor non aveva avuto purtroppo occasione di trascorrere sufficiente tempo con loro. In effetti, ella neppure era in città al loro arrivo. E quando aveva alfine fatto ritorno a casa, l’intera capitale era stata completamente sconvolta da quegli attentati dinamitardi che ne avevano rivoluzionato completamente non soltanto il profilo ma, anche e ancor più, l’organizzazione interna. Eventi ai quali, con imbarazzante subitaneità, era poi susseguita la minaccia propria della Progenie della Fenice, che aveva veduto la medesima donna guerriero scomparire nuovamente dalla circolazione, costringendo addirittura tutti i suoi più cari amici a cercarla in lungo e in largo, in quello e in altri mondi. E così, con buona parte per ogni senso di accoglienza, il rapporto ancor da costruire fra zia e nipoti avrebbe avuto a doversi riconoscere inalteratamente tale, allora come il primo giorno.
Ma non perché Midda Bontor, ora, avesse ancora timore di confronto con quelle gemelle, così fisicamente identiche a lei e a loro madre, come pur era stato in passato, nell’obbligato imbarazzo conseguente all’idea di essere stata responsabile per la morte di Nissa; quanto e piuttosto perché, semplicemente, era mancato loro il tempo fisico di impegnarsi in tal senso. Un tempo che, parimenti, era mancato alla Figlia di Marr’Mahew anche per confrontarsi con Tagae e Liagu, ma che pur, ora, desiderava assolutamente avere occasione di recuperare, abbisognandone ella stessa forse e persino molto più di quanto non avrebbero potuto avere ad abbisognarne tutti loro. Troppo a lungo, infatti, ella si era sottratta a ogni possibilità di sentirsi madre, dando così corpo in maniera trasversale alla condanna fisica impostale molti lustri addietro da Nissa, nel rendere il suo ventre sterile: ora, però, ella aveva accolto l’idea di potersi concedere tale possibilità, simile gioia... e per quanto ostinatamente la sua realtà quotidiana sembrasse volerle impedire di esprimersi in tal senso, ella si sarebbe dimostrata ancor più caparbia nell’insistere, e nell’insistere nella volontà di essere una buona madre per Tagae e Liagu, e, all’occorrenza, per Mera e Nami, così come non lo era stata per H’Anel e M’Eu.

« Ne sei sicura...?! » domandò incerta Nami, dimostrandosi necessariamente disorientata a confronto con la proposta allor formulata dalla zia « Da quanto dicevi stamattina a colazione, la tua giornata doveva essere decisamente piena d’impegni... » osservò, dimostrando di aver seguito il discorso di quella mattina, pur senza essere stata direttamente coinvolta nel medesimo.
« Non c’è bisogno che tu cambi i tuoi programmi per noi... » sancì Mera, accompagnando la posizione così espressa dalla propria gemella, e rivolgendosi a sua volta verso la gemella di loro madre, e quella donna della quale erano state educate ad avere paura quasi da prima di poter imparare a camminare « Siamo grandi abbastanza da comprendere la giusta priorità delle cose. » puntualizzò, annuendo quietamente « Non dimenticare che nostra madre era la regina dell’isola di Rogautt e, in questo, anche il suo tempo per noi era comunque limitato da tutti i suoi impegni. »
« Che poi buona parte di tali impegni riguardassero individuare nuovi modi per rovinarti la vita, forse è meglio non specificarlo... » sorrise sorniona Nami, in un’affermazione volutamente contraddittoria nella propria stessa formulazione, utile a evidenziare, in maniera implicita, quanto entrambe fossero ormai scese a patti con la realtà della situazione, e non avesse a dover essere fraintesa alcun genere di incertezza, da parte loro, sulla non corresponsabilità della stessa Midda con l’avverso fato della loro genitrice... un avverso fato che ella stessa aveva insistentemente definito, giorno dopo giorno, anno dopo anno, lustro dopo lustro, coltivando tutto il proprio più profondo odio per lei, un odio con il quale esse non avrebbero voluto avere nulla a che spartire.
« Se mamma dice che andiamo a fare un giro a cavallo, andiamo a fare un giro a cavallo. » replicò tuttavia Liagu, in risposta alle proprie cugine, escludendo qualunque possibilità di diversa interpretazione nel merito di quanto allor dichiarato dalla genitrice.
« Non fate le guastafeste. » insistette parimenti Tagae, più che lieto all’idea di passare un po’ di tempo con la sua mamma, per così come, purtroppo, non era poi scontato avvenisse e, in ciò, tutt’altro che desideroso di sentir esprimere un qualsivoglia genere di critica a tal proposito.

Midda non poté ovviare a sorridere a confronto con la reazione dei suoi due figli adottivi, e di quei pargoli che, proprio malgrado, avevano presto dovuto abituarsi alle sue assenze, in termini tali da essere sempre più che entusiasti alla prospettiva di avere la possibilità di passare un po’ di tempo con lei, fosse anche e soltanto un pomeriggio rubato ad altre attività.

« In questo momento, fra i miei impegni più importanti non può non esserci quello di trascorrere un po’ di tempo con voi... » argomentò in risposta alla prima obiezione sollevatale, e all’obiezione proposta da Namile « E dato che, probabilmente, sarete anche un po’ stanchi di essere sempre costretti ai confini di Kriarya, non vedo occasione migliore di questa per una piccola escursione insieme. E un’escursione priva di pericoli, là dove, comunque, anche zia Duva e zia Lys’sh ci accompagneranno, giusto per sicurezza... »

Benché, sicuramente, Midda avesse volontà e necessità di trascorrere un po’ di tempo con i propri figli e con le proprie nipoti, parimenti ella non avrebbe potuto ignorare il bisogno di tutelare la loro salute dai pericoli che, comunque, là fuori avrebbero potuto annidarsi... pericoli nel merito della natura dei quali, dopotutto, ella non avrebbe certamente potuto ignorare conoscenza più che puntuale. Ragione per la quale, anche la più semplice proposta di una banale gitarella di famiglia non avrebbe potuto trascurare la necessità di un approccio prudente, e di un approccio prudente qual sarebbe allor stato quello atto a veder anche la Furia Nera e la Sterminatrice di Mostri, come ormai venivano appellate dai cantori, accompagnarle.
E laddove, in effetti, entrambe non avrebbero potuto che desiderare espandere un po’ la conoscenza del territorio anche al di fuori delle mura dodecagonali della città del peccato, a confronto con la serenità dimostrata in tal senso dalla stessa Midda, né Mera, né Nami ebbero ragione di insistere in senso contrario, accogliendo con piacere quell’iniziativa.

« D’accordo allora! » confermò Mera, dopo essersi scambiata un rapido sguardo d’intesa con la propria gemella.
« Non sia mai che si rinunci a una piccola avventura! » sottolineò Nami, annuendo con convinzione a quell’iniziativa.

Una piccola avventura, in effetti, non era quello che Midda Bontor si augurava avessero a vivere nel corso di quell’escursione. Ma, anche ove ciò fosse accaduto, con la presenza di Duva e di Lys’sh al proprio fianco, nulla sarebbe stato troppo arduo da affrontare. E, comunque, tanto le figlie di sua sorella, quanto Tagae e Liagu, non avrebbero avuto in alcun modo a dover essere considerati degli sprovveduti... non laddove, soprattutto, avevano già dato riprova del proprio valore, nell’impegnarsi ad aiutare il loro amico Na’Heer a rintracciare suo padre Brote quando questi, addirittura, era finito nell’anticamera dell’aldilà, e non qual espressione metaforica, quanto e piuttosto qual concreta condizione fisica!

sabato 18 dicembre 2021

3857

 

E per quanto gli uomini e le donne di Kriarya non fossero soliti approcciarsi ai propri signori con fiducia e benevolenza, abituati, piuttosto, a limitare la propria fedeltà nei loro confronti a un discorso di ordine quietamente economico; la visione così proposta dalla loro Campionessa non poté ovviare ad affascinarli, riuscendo ad avere successo nel proprio scopo: quello di farli sentire non più alle dipendenze di quella città, e del suo signore di turno, quanto e piuttosto signori a loro volta della città, in termini tali per cui, quindi, operare in quell’impresa, e in qualunque altra opera che ne sarebbe seguita, non avrebbe avuto soltanto a significare prestare il proprio lavoro in cambio di denaro, quanto e piuttosto agire in maniera consapevole per l’arricchimento di un proprio possedimento.

« ... tu! » additò improvvisamente la Figlia di Marr’Mahew, in direzione di un uomo al lavoro non lontano da lei « Come ti chiami...? »
« Eon, mia signora. » rispose questi, dopo un istante di esitazione, nel non attendersi quell’interrogazione diretta nei propri confronti.
« Lord Eon! » lo corresse ella, con un quieto sorriso « Lord Eon di Kriarya. Ecco chi sei! » sottolineò, a meglio evidenziare il senso del proprio discorso « E tu...? » domandò, volgendo quindi l’attenzione verso una donna, poco più in là.
« Gwinned, mia signora. » replicò l’altra, già intuendo cosa la Campionessa avrebbe allor detto e, in questo, aprendosi in un amplio sorriso carico di emozione.
« Lady Gwinned di Kriarya! » confermò la donna guerriero, annuendo a quelle parole e al suo sorriso già trasparente della realtà delle cose « E tu...?! » continuò, verso un terzo.

Tutti i presenti, così, ebbero a presentarsi. E ora della fine, qualcuno ebbe a dimostrare addirittura l’ardire di autoproclamarsi lord o lady della città, secondo l’esempio da lei così definito.

« Qui in Kriarya nessun signore della città, negli ultimi decenni, negli ultimi secoli, è stato tale in grazia a un qualche retaggio di sangue. Non che i retaggi di sangue abbiano a rendere qualcuno migliore di altri... » proseguì la Campionessa di Kriarya, al termine di quel lungo appello « E allora perché mai io dovrei essere, ora, l’unica signora della città?! » domandò poi, con incedere retorico, nel non attendersi risposta a tal riguardo « E’ vero che ho combattuto per Kriarya. Ma tutti i figli e le figlie di Kriarya hanno lottato al mio fianco quando ve ne era la necessità. Ed è vero che ho lavorato per Kriarya. Ma anche tutti voi, in questo momento, state lavorando per Kriarya. E allora che Kriarya non sia più un dominio di pochi, o di uno solo, ma che diventi proprietà di tutti. E che tutti coloro che qui vivranno, che qui lavoreranno per il bene comune, e che qui saranno pronti a combattere per la difesa di queste mura... beh... che tutti loro siano a buon titolo lord e lady della città! »
« Una visione molto repubblicana... » osservò sorniona Lora, piegando appena il capo di lato a confronto con quelle parole « Effetto della tua permanenza su altri mondi...?! »
« Potrebbe essere. » sorrise l’altra, stringendosi appena fra le spalle « Tuttavia, se anche fosse, sarebbe un’idea germogliata su un terreno fertile, preparato da già molti anni di precedenti elucubrazioni a tal riguardo... diciamo che il concetto di lord e lady non è mai stato qualcosa con cui sono scesa a patti volentieri. » puntualizzò, ammiccando verso di lei.
« Tuttavia anche le nostre civiltà dimostrano come il modello repubblicano abbia comunque i suoi limiti... » suggerì Korl, entusiasta di quella proposta e, ciò non di meno, in parte dubbioso nel merito della sua effettiva fattibilità « Generalmente tutto ciò che viene considerato “di tutti” finisce per non essere inteso sostanzialmente di nessuno. E, in questo, si finisce con il non avere cura di tutto ciò... o, peggio ancora, con il distruggerlo, per mero vandalismo. »
« Da queste parti un’idea del genere è indubbiamente nuova. E, in quanto tale, sono certa che potrà, almeno inizialmente, avere a beneficiare dell’entusiasmo della novità, vedendo tutti più che rispettosi della propria casa comune. » scosse il capo Midda, escludendo simile possibile deriva critica della questione « Quello che sarà fondamentale, negli anni a venire, e per le nuove generazioni, sarà avere a insistere sull’idea che ciò che è “di tutti” e, soprattutto, “anche mio”... e, in quanto tale, merita di essere protetto con tutte le mie forze da chiunque abbia a minacciarlo. Un concetto che, per la proprietà privata, da queste parti, è decisamente già estremamente sentito. »

Che Midda Bontor avesse le idee chiare a tal riguardo appariva evidente, a dimostrazione di quanto, pur essendo apparsa qual un’idea estemporanea, e probabilmente essendolo veramente, nulla di quanto da lei allor dichiarato avrebbe avuto a doversi fraintendere frutto di uno slancio di estemporaneo entusiasmo, mero fuoco di paglia, non alimentato dalla fermezza propria di un concreto ideale, non supportato poi dalla forza di un solido fondamento morale dietro di sé.
Quello che ella stava lì scandendo era qualcosa in cui credeva realmente. E quello che ella voleva lì realizzare con la città del peccato avrebbe avuto a dover essere inteso un piano estremamente più ambizioso rispetto a quanto Korl, Lora e chiunque altro non avrebbe mai potuto immaginare o presumere.

« Credete di poter essere in grado di dirigere il lavoro di altri operai...? » domandò alfine la Figlia di Marr’Mahew, rivolgendosi in direzione dei due ritornati « Non desidero assolutamente che mi rispondiate di sì se ciò non è fattibile: desidero che tutto venga fatto nel migliore dei modi possibili, e nei tempi necessari, senza scorciatoie di sorta che abbiano a compromettere l’esito dell’opera o abbiano a creare rischi per le persone coinvolte. »
« Dipende... quanti operati avresti in mente di coinvolgere in più rispetto a ora...?! » esitò Korl, non sbilanciandosi in giudizi affrettati, nel non conoscere per intero la visione chiaramente presente all’interno della mente della loro interlocutrice.
« Tutti quelli che potreste essere in grado di dirigere. In questo cantiere e in altri cantieri in superficie. » replicò ella, chiaramente ricollegandosi ai discorsi di quella mattina, e a quei discorsi che non avrebbero avuto a doversi comunque fraintendere quali semplici chiacchiere prive di fondamento.

E se pur, come pocanzi ricordato, né Lora né Korl avrebbero avuto a doversi lì riconoscere propriamente intenti a compiere qualcosa per cui avevano compiuto un qualche percorso accademico o professionale, sinceramente la prospettiva di poter incrementare il lavoro, impegnandosi anche su diversi fronti, non avrebbe avuto in alcun modo a spaventarlo... anzi.

« Beh... considerando che né io né Lora possiamo dormire, di tempo libero da occupare ce ne resta parecchio. E organizzandoci su più turni, potremmo probabilmente riuscire a triplicare o quadruplicare la forza lavoro attuale. » argomentò l’uomo, riflettendo ad alta voce.
« Resta beninteso, però, che le persone devono essere pagate, come dicevamo stamattina... » suggerì tuttavia Lora, scuotendo appena il capo « E stando a Brote, la squadra attuale è già commisurata alle disponibilità finanziarie della città. » puntualizzò, a dimostrare quanto, comunque, avessero a dover essere intesi già impegnati al massimo delle proprie potenzialità « Come pensi di coprire le altre spese, avessimo realmente ad aumentare il lavoro...? »
« Credevo ne avessimo già parlato stamattina. » puntualizzò Midda « D’accordo che ero molto stanca... e probabilmente non troppo sveglia. Ma davvero pensate che abbia detto quello che ho detto per il semplice piacere di occupare il tempo...?! »

venerdì 17 dicembre 2021

3856

 

In effetti, benché in quella realtà primitiva fosse stata concessa loro l’occasione di dimostrare sufficiente abilità e cognizione di causa dal ritrovarsi addirittura responsabili della ridefinizione di un’intera città, e di una capitale amplia e importante qual Kriarya, città del peccato del regno di Kofreya... anzi... città-stato ormai sostanzialmente indipendente dal regno di Kofreya; Korl Jenn’gs e Lora Gron’d non avrebbero potuto essere fraintesi qual contraddistinti da un curriculum di esperienze professionali particolarmente appaganti, in conseguenza di scelte probabilmente non sufficientemente ponderate la responsabilità delle quali avrebbe avuto a dover essere attribuita solo e unicamente alla propria giovine età e alla derivante mancanza di sguardo in prospettiva.
In tal senso, anzi, l’essere morti e l’essersi ritrovati a confronto con quella nuova possibilità, in quanto non morti, in quanto ritornati, aveva loro concesso un’apprezzabile occasione di tracciare una metaforica riga di demarcazione fra il proprio passato e il proprio avvenire, accogliendo con entusiasmo la possibilità di porsi in giuoco, animati dalla consapevolezza di quanto, in fondo, avrebbero avuto soltanto a guadagnare da ciò. E così, in effetti, era stato. Ed era stato in maniera assolutamente meritata, là dove, pur per l’appunto non potendo vantare illustri precedenti, erano stati in grado di sfruttare il proprio intelletto, e le proprie conoscenze più elementari, per riscoprire tecnologie dal loro punto di vista incredibilmente arcaiche e, ciò non di meno, in quella società, assolutamente innovative, una fra tutte quella del motore a vapore.
Motore a vapore che, nella fattispecie propria di quel particolare scenario, era stato posto alla base della progettazione di un mirabile escavatore meccanico, e un escavatore in grazia al quale avere a poter procedere incredibilmente rapidi nella definizione di un nuovo livello sotterraneo per quella città, e un livello sotterraneo mai previsto prima, non alla fondazione della stessa, non nei secoli successivi, ma che, in grazia al loro lavoro, sarebbe così stato consegnato alle generazioni future. Un livello sotterraneo che avrebbe contribuito, con la propria ben studiata presenza, a modificare radicalmente lo stile di vita all’interno di Kriarya, offrendosi come fondamentale prerequisito per un’amplia serie di novità, prima fra tutte la creazione di un impianto fognario e di un sistema di approvvigionamento idrico.
Così, e a dispetto di ogni possibile occasione di insoddisfazione da parte di Korl, il risultato da loro ottenuto sino a quel momento avrebbe avuto a potersi già considerare più che incredibile, nel veder già scavata la prima, grande galleria principale dell’area sud-ovest della città, e nel veder, in essa, all’opera non meno di due dozzine di operai intenti a terminare il consolidamento di quell’opera, con quell’indispensabile contributo umano il quale, malgrado l’evoluzione tecnica offerta dai macchinari progettati da Korl e da Lora, non avrebbe ancor potuto essere considerato superfluo.

« Ottimo lavoro a tutti, gente! » esclamò la donna guerriero, rivolgendosi a tutti i presenti, non soltanto a Korl e Lora, ma anche a tutti i lavoratori lì così impegnati a tradurre quell’idea in sostanza « Forse non ve ne state pienamente rendendo conto, ma il lavoro che state qui portando avanti ridisegnerà completamente Kriarya per i secoli a venire. E, indubbiamente, tutti i vostri nomi dovranno essere ricordati dalle generazioni future che avranno a beneficiare di questo vostro strabiliante impegno. »

Midda, ovviamente, non conosceva nessuno degli uomini o delle donne lì impegnati in tal senso. Dopotutto, benché vivesse in Kriarya da più di cinque lustri, improbabile sarebbe stata l’idea di avere a conoscere l’intera popolazione di quella grande e affollata capitale.
Ciò non di meno, però, tutti loro conoscevano al contrario la loro Campionessa, la signora della città. E non soltanto la conoscevano, ma, anche, avevano imparato ad ammirarla, per tutti i propri straordinari successi e per tutto il proprio impegno in loro favore, ultimo ma non meno importante quello di soltanto poco tempo addietro quando li aveva liberati dalla malia di uno strumento maledetto la cui musica li aveva resi tutti quanti succubi, guidandoli in una lunga marcia verso un destino ignoto e, in questo, sicuramente avverso. Questo, ovviamente, senza dimenticare come, da sola, li avesse tutti salvati dalla minaccia di quei dodici titani che avevano preso d’assedio le mura della città e che, sicuramente, l’avrebbero rasa al suolo se soltanto ella non si fosse dimostrata pronta a tutto per la loro difesa.
Insomma: i tempi in cui Midda Bontor avrebbe avuto a doversi guardare le spalle all’interno delle mura dodecagonali di Kriarya erano ormai parte di un lontano passato, e un lontano passato che nessuno, entro quei confini, desiderava andare a rinverdire. Anzi.
Ragione per la quale, a confronto con quelle congratulazioni, semplicemente un coro di ringraziamenti ebbe a esserle offerto, senza che quasi alcuno avesse a interrompersi nel proprio operato.

« Lora... posso affidarmi al tuo gusto estetico per l’ideazione di una stele, o di qualunque altra cosa, che possa riportare i nomi di tutti voi coinvolti in quest’opera, a imperitura memoria del vostro straordinario lavoro...?! » domandò quindi la Figlia di Marr’Mahew, appellandosi alla feriniana « Può sembrare sdolcinato, ma non voglio che tutto ciò abbia a essere perduto fra le pieghe del tempo e della memoria. »
« Certamente! » annuì la donna gatto, dimostrandosi prontamente reattiva a quella richiesta « Mi pare un pensiero molto bello da parte tua. » sottolineò poi, aprendosi in un quieto sorriso.
« Valutiamola come buona pratica da adottare per tutte le opere future. » puntualizzò quindi Midda, osservando con assoluta ammirazione quanto sino a quel momento realizzato e lì offerto innanzi al suo sguardo « Da sempre la Storia di questa nazione è stata contraddistinta da nomi di sovrani, lord e lady, quasi soltanto i loro appellativi avessero a meritare di sopravvivere a loro, malgrado, in verità, ben poco, o nulla, di buono abbiano mai avuto a combinare. » rifletté, scandendo con calma quelle parole, frutto di un pensiero estemporaneo e, ciò non di meno, tutt’altro che privo di solide fondamenta morali in lei « Se davvero vogliamo cambiare le cose, qui in Kriarya, è giusto che si abbia a iniziare dal basso. E non soltanto in senso fisico, così come stiamo facendo, ma anche in senso metaforico. Da tutte quelle piccole cose per lo più ignorate, come, a esempio, il giusto accredito per tutti coloro che pongono discretamente il proprio impegno a beneficio di una causa maggiore. »
« Mi piace... » confermò Lora, vedendo accanto a sé anche Korl annuire con sincera partecipazione a quella visione e a una visione decisamente innovativa.
« Permettiamo che i nomi di tutti possano essere ricordati in eterno, affinché anche fra cento o mille anni, chiunque abbia a confrontarsi con queste opere, possa rammentare e ringraziare coloro i quali qui hanno lavorato. » insistette la donna guerriero, sempre più convinta da quell’idea, e da quell’idea che, sperava, avrebbe avuto a prendere piede in maniera positiva « E, soprattutto, riconosciamo a tutti una sorta di comproprietà della città: una città che non deve essere vista come del sovrano di Kofreya, o dei lord di un tempo, e neppure di Midda Bontor. Questa città appartiene ai suoi abitanti... e a tutti coloro che, con il proprio lavoro, contribuiranno a renderla ancora più grande e bella, così come state facendo tutti voi qui sotto, pur lontani dagli sguardi e dai clamori della folla. »

Forse quella sua visione della gestione di un’intera città, e di una città vasta e complessa come Kriarya, avrebbe avuto a doversi giudicare un po’ troppo utopistica. Un po’ troppo idealistica.
Ma ella, figlia dei mari, cresciuta a bordo di navi e all’interno di equipaggi, desiderava provare, né più, né meno, a esportare all’interno di quel tessuto urbano la mentalità propria di simili realtà, quasi l’intera Kriarya nulla fosse di più di una nave molto grande e molto affollata, e, ancora, quasi tutta la popolazione della stessa altro non fosse che un equipaggio, e un equipaggio che non si sarebbe dovuto fraintendere qual costituito da estranei, quanto e piuttosto da membri di una sola, grande famiglia, e una famiglia in cui solo nella cooperazione e nel reciproco aiuto si sarebbe riusciti a sopravvivere a ogni insidia, a ogni minaccia derivante dal mondo esterno, e da un mondo in cui troppo facile sarebbe stato altrimenti avere a trovare morte.

giovedì 16 dicembre 2021

3855

 

Porsi a confronto con Korl Jenn’gs e Lora Gron’d, per la Figlia di Marr’Mahew, non avrebbe potuto ovviare a rappresentare una certa ragione di imbarazzo, e di imbarazzo per la consapevolezza di averli uccisi e, soprattutto, per la più totale assenza di ricordi a tal riguardo. E non perché Korl e Lora fossero morti in conseguenza a un qualche suo particolare delirio di violenza, quanto e piuttosto perché, semplicemente, si erano ritrovati a essere dei danni collaterali della sua furia guerriera, presenze che, per il solo fatto di essere riconoscibili all’interno delle schiere antagoniste, si erano visti condannare a morte da parte sua, qual semplice e rapida alternativa a soluzioni decisamente più impegnative, quali quelle atte a prevedere un loro quieto disarmo e la loro riduzione all’impotenza.
Se soltanto Korl e Lora fossero stati degli antagonisti dotati di un nome e di un cognome anche all’interno dei propri ricordi, se fossero da lei stati censiti fra le centinaia, le migliaia di volti di coloro i quali avevano esplicitamente deciso di porre la propria vita in dubbio nel confrontarsi con lei; ella non avrebbe avuto a provare alcuna esitazione nel rapportarsi con loro, nell’offrirsi, dopotutto, pienamente consapevole del perché essi fossero morti e del fatto che, superato tale scoglio, nessuna questione avrebbe potuto protrarsi oltre fra loro. Ma non avendo neppure a rammentare i loro volti prima del loro risveglio fra le schiere dei ritornati; per lei qualunque occasione di confronto con loro non avrebbe potuto ovviare a rappresentare una forte ragione di imbarazzo. E un imbarazzo, in più, motivato dal sempre crescente rapporto di complicità che, in quella nuova occasione di rapporto con gli stessi, si era venuta a concretizzare fra loro.
Insomma: che l’unica ragione per cui Korl e Lora fossero morti avrebbe avuto a doversi intendere la loro sfortunata presenza nelle schiere della Loor’Nos-Kahn nel mentre in cui questa si era ritrovata a scoprire in Midda Bontor una pericolosa antagonista, e un’antagonista motivata dal desiderio di concedere libertà a Tagae e Liagu, i due bambini che poi avrebbe avuto addirittura a adottare qual propri figli; avrebbe avuto a doversi considerare indubbio. Perché ove le possibilità di confronto fra loro avrebbero avuto a fondarsi su un diverso presupposto, in maniera ineluttabile avrebbe avuto probabilmente a svilupparsi la loro amicizia, senza alcun genere di tragico epilogo per così come, purtroppo, era per loro stato.
Fortunatamente per lei, però, quei due figli di Thermora avrebbero avuto a doversi considerare ben più predisposti al perdono rispetto a quanto ella stessa non avrebbe saputo dimostrarsi di essere a ruoli invertiti. Ragione per la quale, nulla negando della propria inconsapevole e pur negativa complicità con la Loor’Nos-Kahn, essi si erano dimostrati sufficientemente maturi nel proprio approccio alla questione da non avere a recriminare in alcun modo quanto occorso, e l’evidenza inoppugnabile delle loro stesse morti, e delle loro morti per mano della Figlia di Marr’Mahew, in misura utile a concedersi l’occasione di una quieta e costruttiva possibilità di cooperazione con lei.
Così, quei due ex-soldatini sacrificabili fra i molti propri delle ampie schiere della Loor’Nos-Kahn, si erano concessi la non banale occasione utile a collaborare con la propria assassina e, in ciò, a reinventare se stessi, e a reinventarsi nell’improbabile ruolo di inventori, di progettisti, di architetti, di ingegneri e quant’altro. Un improbabile ruolo che pur aveva già dato i propri frutti e che, probabilmente, avrebbe avuto a poter trovare il proprio massimo apice proprio lì in quel di Kriarya, nella città del peccato, e nella città che, speranzosamente, grazie a loro, avrebbe non soltanto rinnovato la propria immagine nel mondo ma, ancor più, avrebbe avuto a proporsi qual concreta dimostrazione di qual straordinario traguardo avrebbe potuto essere raggiunto in grazia al sol coraggio di osare, e di osare prendere in esame una realtà diversa. E di tutto ciò la stessa Midda Bontor non avrebbe potuto che essere semplicemente orgogliosa, e lieta di potersi ritrovare lì partecipe di tutto ciò, in un processo di rinnovamento che, pur non inizialmente promosso da lei, sarebbe stato da lei portato avanti con assoluta determinazione, per non dire, addirittura, ostinazione.

« Thyres... quanti anni sono stata via?! » domandò ella, rivolgendosi alla coppia responsabile dell’avanzamento di quelle attività, senza intento provocatorio ma con sincero disorientamento innanzi all’evidenza dei progressi da loro conseguiti in sua assenza « A vedere lo stato dell’arte dei lavori, mi verrebbe da temere di scoprire di essere stata via per più di un anno. »
« Aspetta solo che si riesca ad avere successo nell’individuare una fonte migliore del vapore per alimentare i nostri macchinari e quel punto sì che avrai ragione di impressionarti. » osservò per tutta replica Korl, ovviamente più che soddisfatto dai propri risultati e, ciò non di meno, ancor inappagato a confronto con l’evidente difficoltà a individuare, allora, un’alternativa a quella primitiva fonte di forza motrice, una fonte appunto primitiva e, ciò non di meno, per questo riproposta senza particolari difficoltà anche in quel mondo non meno primitivo... anzi.
« Ma io, veramente, sono già impressionata in questo momento... » sottolineò la signora della città, scuotendo appena il capo a escludere la necessità di dover attendere un qualche, ulteriore, progresso per potersi definire tale « Sinceramente non avrei mai potuto immaginare di ritrovarvi già a questo punto. »
« Non badare a Korl. » scosse il capo Lora, prendendo voce a sua volta direttamente all’indirizzo della loro ospite « Fosse anche riuscito a realizzare un motore alimentato a combustibili fossili, sarebbe egualmente insoddisfatto. »
« Certo che sarei insoddisfatto. » confermò l’uomo, inarcando un sopracciglio con aria critica a confronto con la retorica propria di quell’asserzione « Sono tutte soluzioni estremamente grezze che disperdono molto più potenziale di quanto non riescono effettivamente a far fruttare. Nulla a spartire con le tecnologie con le quali siamo nati e cresciuti noi due... » sottolineò, rivolgendosi in tal senso direttamente alla propria amata feriniana, quasi fosse necessario avere a ricordarle il progresso che contraddistingueva ogni aspetto della loro passata vita, a una distanza incalcolabile rispetto a quella da loro ora occupata nell’universo.
« Faresti bene a ricordarti, però, come né tu, né io, nel nostro mondo natale, avevamo a essere propriamente due progettisti di astronavi o qualcosa di simile. » ammiccò quindi Lora, nel non voler trascurare quel tutt’altro che banale aspetto della faccenda « Lo fossimo stati, dopotutto, non ci saremmo dovuti rivendere come bassa manovalanza per quattro spiccioli, avendo addirittura a perdere la vita nel modo stupido in cui l’abbiamo perduta... »