Consumato il pasto, modesto nella propria preparazione e, ciò non di meno, onorato fino all’ultimo ossicino, la combriccola poté tornare a cavallo e indirizzarsi verso casa, nella consapevolezza di quanto tutt’altro che prudente sarebbe stato restare fuori dalle mura di Kriarya dopo il tramonto.
Un viaggio che, al pari di quello dell’andata, ebbe a essere condotto senza evidenza di ostacoli, in termini tali da non mutare la serenità che aveva contraddistinto il gruppo sino a quel momento, in quell’esperienza assolutamente piacevole. Tutti, a modo proprio, erano soddisfatti per quanto accaduto: Tagae e Liagu per il tempo che avevano avuto a trascorrere con loro madre, e per l’entusiasmante esperienza nell’uso dell’arco; Mera Ronae e Namile per aver avuto nuova occasione di rafforzare i legami con la loro zia, e per aver parlato con lei di loro madre; Duva per aver trascorso qualche ora in maniera decisamente meno noiosa rispetto al solito, là dove fondamentalmente intollerante all’indolenza che le era abitualmente richiesta durante i soggiorni in città fra una missione e l’altra; e Lys’sh per aver potuto confrontarsi con quella quieta evoluzione psicologica della propria sorellona, e quell’evoluzione psicologica che non avrebbe potuto ovviare a compiacerla. Dal punto di vista proprio di Midda Bontor, poi, la soddisfazione intrinseca di tutti gli altri non avrebbe potuto che appagarla a propria volta, nel concederle esattamente quanto da lei sperato a margine di tutto ciò.
Insomma: era stata una bella giornata, sotto ogni punto di vista, da parte di ogni partecipante a quella piccola gita fuori porta. E il ritorno a casa non avrebbe potuto che offrire loro ragione di dolce nostalgia per quelle ore non ancora concluse e pur ormai passate. Ore che, tuttavia, non avrebbero necessariamente dovuto essere fraintese qual uniche e irripetibili, là dove, all’occorrenza, il giorno dopo avrebbero potuto anche avere a ripetere l’esperienza.
In un contesto di tale serenità, quando Lys’sh si rese conto di ciò che stava accadendo attorno a loro non poté che restarne sinceramente disturbata, dispiaciuta del fatto che, loro malgrado, tanta serenità dovesse ritrovarsi a essere turbata da un simile imprevisto. E non volendo, in tutto ciò, avere a turbare la letizia propria del gruppo, la giovane ofidiana ebbe a riservarsi qualche dubbio nel merito di come agire e di come reagire a confronto con quell’imprevisto.
Ovviamente, però, tanto Midda quanto Duva avevano trascorso insieme alla loro sorellina ofidiana abbastanza avventure, e disavventure, da sublimare la necessità di una vera e propria comunicazione verbale, in termini tali per cui, a dispetto dei dubbi propri della stessa sulla necessità di comunicare quanto stava accadendo, entrambe ebbero a cogliere immediatamente l’evidenza di quell’allarme, pur, ovviamente, senza potersi riservare certezza alcuna nel merito delle ragioni dello stesso.
« Che scocciatura...! » commentò improvvisamente Duva, storcendo le labbra verso il basso « Tutto questo galoppare mi sta stimolando tantissimo la vescica... e non credo di fare in tempo ad arrivare fino a Kriarya. »
« Midda... voi andate pure avanti che mi fermo io a tenere compagnia a Duva. » intervenne allora Lys’sh, cogliendo al volo la scusa offerta dall’amica, e traducendola in un rapido piano d’azione « Ormai non manca tanto al tramonto ed è inutile avere a fermarsi tutti quanti per una simile facezia... »
« Facezia lo dici a qualcun’altra. » protestò scherzosamente la prima, prestando attenzione a reagire come avrebbe avuto a reagire in una situazione di normalità « Le mie esigenze fisiologiche non sono mai delle facezie! »
Ovviamente la Figlia di Marr’Mahew avrebbe preferito avere a fermarsi in prima persona per gestire quella situazione, di qualunque natura avesse a trattarsi. Ciò non di meno, Duva e Lys’sh si erano riservate maggiore prontezza rispetto a lei, avendo a trovare una scusa dignitosa per giustificare la necessità di restare indietro rispetto al gruppo e, contemporaneamente, per non permettere al gruppo di avere ragione di fermarsi a propria volta, ad attenderle.
E così, proprio malgrado, la donna guerriero non poté che ritrovarsi costretta a sostenere quella commedia, offrendo il proprio miglior viso a quel pessimo giuoco e restando nella più quieta inconsapevolezza nel merito della minaccia che poteva star su di loro proiettando.
« Ha ragione Duva! » intervenne pertanto, con aria scherzosa « Non ricordi che atmosfera letale era solita sussistere in bagno a bordo della Kasta Hamina dopo che vi passava lei...?! » ironizzò, ammiccando verso le due amiche, in un gesto che avrebbe potuto essere interpretato come di scherzosa complicità per quelle battute e che, altresì, altro non avrebbe avuto a dover essere inteso se non in correlazione alla gratitudine da lei provata per quel loro gesto di altruistico sacrificio a protezione dei ragazzi.
« Perché lei invece lascia il profumo delle violette al suo passaggio... » inarcò un sopracciglio la Furia Nera, dimostrandosi critica a discapito dell’osservazione dell’amica « Comunque voi andate: noi vi raggiungiamo presto. »
« Non fate tardi... o sarò costretta a mandare qualcuno a cercarvi! » annunciò ancora scherzosamente Midda, in una frase che pur, dietro al tono scherzoso, avrebbe avuto a celare tutta la più assoluta serietà di una promessa, e di una promessa volta a non lasciarle sole a confronto con quanto avrebbe potuto loro attendere laggiù.
« Vado, urino e torno. » sorrise allora Duva, stringendosi appena fra le spalle « Fate buon viaggio, bimbe... e bimbo! » salutò poi, in direzione dei pargoli, prima di tirare le redini del proprio cavallo a invitarlo a deviare dalla scia degli altri.
« Facciamo in un attimo... o poco più. » confermò Lys’sh, levando una mano in segno di saluto verso la sorellona e verso tutti i ragazzini innanzi a loro « Buon rientro! »
Tutti i presenti ebbero così a offrire i propri saluti in direzione delle due donne, e di quelle due donne che, dopo aver preso una direzione diversa, ebbero via via a rallentare l’avanzata dei propri cavalli, fino al più completo arresto.
Midda Bontor, con la coda dell’occhio, ebbe a seguire le due amiche, le due sorelle, fino all’ultimo momento disponibile, avendosi a domandare insistentemente quale minaccia stesse allor proiettandosi sul loro futuro. Il fatto che Lys’sh, in grazia ai propri sensi ofidiani, potesse essere più confidente di lei con quel genere di pericoli non avrebbe potuto che rasserenarla, nella certezza di quanto mai avrebbero potuto lasciarsi cogliere impreparate. Ma, al tempo stesso, non avrebbe neppure potuto mancare di disturbarla, nel continuare a rappresentare un’incognita per lei, esattamente come in quel momento nel quale, pur avendo avuto per suo tramite occasione di cogliere l’evidenza della presenza di una minaccia attorno a loro, non le era comunque stata concessa la benché minima possibilità di apprezzare la natura di tale minaccia... lasciandola, così, forse e persino in una condizione psicologica peggiore rispetto alla più totale ignoranza a tal riguardo.
« Tutto bene, mamma...?! » domandò Liagu, cogliendola evidentemente assorta nei propri pensieri, con una serietà che non avrebbe potuto ovviare a entrare in contrasto con la serenità lì imperante, in termini tali, quindi, da giustificare tale interrogativo.
« Certo, bambina mia. » annuì prontamente ella, tornando a sorridere « Stavo soltanto ripensando con nostalgia ai tempi passati a bordo della Jol’Ange: la preghiera proposta dalle tue cuginette, chiaramente, mi ha lasciato più turbata di quanto non potessi immaginare avesse ad accadere... » mentì spudoratamente, giustificando in tal maniera il proprio stato d’animo « Turbata in senso buono, ovviamente. » soggiunse poi, nel notare un senso d’allarme sui volti delle nipoti, e nel prevenire l’eventualità di una richiesta di scuse da parte loro.
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