11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 31 marzo 2022

3948

 

Per Nissa Bontor, risvegliatasi non morta a distanza di cinque anni dal giorno della propria dipartita, e scopertasi promessa in tal maniera all’eternità, la prospettiva di una nuova e definitiva morte, e di una nuova e definitiva morte in conseguenza ai poteri pietrificanti delle gorgoni non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual particolarmente allettante. Anzi... non avrebbe avuto in alcuna maniera a doversi fraintendere allettante. Non che Nissa Bontor, quand’ancora in vita, avesse mai desiderato l’immortalità. Al di là, infatti, dell’inimicizia con la propria gemella, infatti, ella avrebbe potuto quietamente vantare di essere serena e appagata nel confronto con la propria esistenza, in grazia ai traguardi conseguiti in quanto donna, in quanto madre e in quanto regina, traguardi a confronto con i quali non avrebbe potuto accusare alcun genere di mancanza. Ciò non di meno, morire non era stata un’esperienza propriamente piacevole e, sebbene non avesse memoria di nulla di quanto accaduto subito dopo la morte, o, forse, proprio in assenza di una qualche memoria nel merito di quanto accaduto subito dopo la morte, ella non avrebbe avuto a potersi fraintendere interessata a una qualche replica in tal senso.
Forse, se nella sua memoria fosse stato presente il ricordo dell’aldilà, e di un aldilà popolato dalle persone a lei care, come il suo perduto primogenito Leas, o la mai dimenticata madre Mera, ella avrebbe potuto anche provare una certa serenità a confronto con la prospettiva di una nuova morte, e di una morte che, probabilmente, avrebbe avuto a doversi considerare del tutto definitiva. Ma, in assenza di ciò, che senso avrebbe mai potuto avere morire...? Così, scopertasi proprio malgrado più affezionata a quella non morte rispetto a quanto mai avrebbe potuto immaginare avrebbe avuto a essere, ella non avrebbe potuto fare altro che difendere strenuamente la propria attuale condizione, e il proprio diritto a continuare a essere così come era. Un diritto allor chiaramente messo in discussione da quelle gorgoni, e da quelle gorgoni che, suo malgrado, avrebbero avuto a doversi riconoscere, attualmente, l’unica reale minaccia alla sua sopravvivenza.
Paradossalmente, però, proprio a confronto con quella minaccia, con quella possibilità di morte, anche la sua non morte avrebbe finalmente avuto ad apparire quanto di più simile a una vita, e a una vera vita, contraddistinta dalle emozioni e dai sentimenti propri di qualunque mortale, e da quelle emozioni e da quei sentimenti che pur, per lei, avevano perduto di significato dopo il proprio risveglio come ritornata. E, di questo, ella non avrebbe potuto che essere insolitamente entusiasta, ravvisando nel profondo delle proprie viscere quella piacevolissima frenesia di vita che, altrimenti, non avrebbe potuto esserle più propria. Quanto le era mancata la possibilità di combattere per definire il proprio diritto alla vita...? Quanto le era mancata la possibilità di guadagnarsi il proprio futuro, giorno dopo giorno, in grazia alle proprie sole forze...?! Per lei, figlia di un umile marinaio e, ciò non di meno, divenuta regina, e divenuta regina di un vero e proprio regno marittimo fondato da zero in sola grazia alla propria ostinazione e alla fermezza della propria volontà, nulla nella propria vita era stato un dono della provvidenza, quanto e piuttosto una continua e meritata conquista. E, proprio malgrado, tutto ciò era venuto meno a confronto con la propria nuova condizione di immortale, e quella condizione che tutto le avrebbe avuto a veder offerto senza alcun impegno.
In fondo, a confronto con tutto ciò, fra Nissa e Midda Bontor non avrebbe avuto a dover esistere una grande differenza. Perché, con buona pace delle loro avverse posizioni passate, quelle due donne avrebbero avuto comunque riconoscere entrambe animate da uno spirito votato alla grandezza... e da uno spirito che, per la prima volta dalla battaglia per Lysiath, e da quella battaglia che pur neppure la stessa Nissa Bontor avrebbe potuto vantare di aver realmente ben compreso nel proprio significato, sembrava esserle stato nuovamente concesso. E concesso proprio dalla prospettiva di avere a poter morire, di lì a un solo istante.

« Una andata! »

La voce di Midda la raggiunse da una certa distanza, ad annunciare l’abbattimento della prima antagonista. Una condivisione, quella così offertale, forse motivata dalla volontà di tranquillizzarla su quanto, comunque, la loro posizione non avesse a potersi intendere così negativa; ma che comunque, ella, non avrebbe potuto mancare di avere a considerare giustificata da una qualche velleità di sfida, e di sfida a proprio discapito, quasi quanto tutto quello altro non avesse a doversi riconoscere se non un giuoco fra loro, e un giuoco che, in tal maniera, la sua esagitata gemella desiderava avere a vincere nel minor tempo possibile.

« Tutta fortuna... » replicò quindi l’ex-regina di Rogautt, in un commento che, forse, non avrebbe neppur avuto a potersi considerare improprio, là dove, comunque, un certo livello di sorte benigna non avrebbe potuto che contraddistinguerla a confronto con l’idea di essere incappata in così breve tempo proprio in una delle loro avversarie.
« Può essere. » riconobbe pertanto la stessa Midda, non escludendo quell’eventualità, salvo tuttavia poi avere a proporre una diversa chiave di lettura a tal riguardo « O forse, fra noi due, preferiscono avventarsi contro di me nella consapevolezza di quanto sia io ad averle uccise la prima volta. » puntualizzò, in una valutazione non inopportuna, soprattutto in considerazione della loro natura di ritornate e, di quanto, quindi, tutte loro avessero a dover ringraziare proprio lei per essere trapassate.
« Cerca di non divertirti solo tu, però! » protestò allora Nissa, costretta a riconoscere la fondatezza di quell’eventualità e, in ciò, la prospettiva di ritrovarsi, proprio malgrado, priva di ogni possibilità di ingaggio in battaglia.
« Ma sentiti... » ridacchiò per tutta replica l’altra, scuotendo il capo pur non vista, in ciò, dalla propria interlocutrice « ... ti rendi conto di star parlando esattamente come me, sorella?! Va a finire che ci scopriremo più simili di quanto non ci siamo mai volute apertamente riconoscere... »

mercoledì 30 marzo 2022

3947

 

Per chiunque non si fosse mai ritrovato a combattere su un campo di battaglia, l’idea di ritrovarsi costretti ad affrontare un avversario a occhi chiusi avrebbe avuto a doversi riconoscere quantomeno esuberante, se non, addirittura, folle. Ma per chi, come Midda e come Nissa, troppe battaglie avevano avuto occasione di affrontare immerse in un ammasso confuso di arti e di lame, in un caos primordiale dal quale soltanto la morte sarebbe potuta per loro derivare dal più semplice fra tutti gli errori, naturale avrebbe avuto a doversi maturare l’abilità di agire e reagire a prescindere dalle percezioni offerte da un singolo senso, e da un senso limitante quanto quello della vista. Limitante, sì, giacché, per quanto predominante, la vista non avrebbe mai potuto coprire l’intera area attorno a sé, e, neppure, avrebbe potuto fornire una qualche speranza di concreto controllo su quanto presente anche e soltanto innanzi a sé. No: quello della vista, in una battaglia, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual uno dei sensi più inutili, se non, addirittura, dannosi, là dove, parimenti, quello del gusto, pur non avendo a concedere vantaggi di sorta, quantomeno non avrebbe neppure avuto a imporre distrazione alcuna, al contrario, per l’appunto, della vista.
In tutto ciò, quindi, benché tutt’altro che solite affrontare i propri antagonisti a occhi chiusi, alcuna fra le due gemelle Bontor avrebbe potuto riservarsi la benché minima ragione di disagio all’idea di doversi negare il senso della vista in quella sfida. E in quella sfida dove, ineluttabilmente, tale senso avrebbe potuto condurre loro soltanto alla morte.
Di diverso avviso, altresì, avrebbero avuto a doversi considerare le desmairiane. Quelle semidee, infatti, benché tutt’altro che nuove alla guerra e alle sue regole, non avrebbero avuto a poter vantare la benché minima esperienza con l’idea stessa di mortalità, impiccio che non era stato mai loro concesso di subire né di immaginare di poter subire, in termini tali per cui, pertanto, non avrebbero avuto neppure reale sprone a ovviare a qualunque possibile fonte di pericolo nel corso della battaglia, con buona pace, comunque, della loro sensibilità al dolore, a dispetto del loro mai amato genitore. E così, per tutte loro, la vista avrebbe effettivamente avuto a doversi intendere il primo, se non l’unico, fra i loro sensi, e fra i sensi ai quali esse avrebbero avuto ad affidare le proprie speranze di successo nel corso di una battaglia. Ragione per la quale, nel ritrovarsi lì costrette a serrare gli occhi, non avrebbero potuto mancare di provare un profondo senso di disagio. E un disagio, indubbiamente, rimarcato dalla prospettiva di quanto, in maniera del tutto inattesa, potesse esistere qualcosa in grado di imporre loro morte e morte in maniera definitiva, per così come sembrava essere allor accaduto alla loro sorellastra Pemir.

« Come possiamo combattere a occhi chiusi, Ultima Moglie...?! » le domandarono, nel riconoscersi allor persino incerte sul fronte verso il quale avere a rivolgersi, immediatamente private di qualunque senso dell’orientamento anche in conseguenza all’ansia propria di quel particolare frangente.
« Restate ferme. » sancì per tutta risposta ella, escludendo totalmente la necessità, da parte loro, di prendere parte a quello scontro « Se non aprite gli occhi, non avrete a temere nulla, là dove qualunque danno che all’occorrenza potrete subire, comunque, non avrà a sussistere per più di poche ore! » sottolineò, nel non essere certa che, in effetti, anche la pietrificazione delle gorgoni potesse avere la meglio sul loro sangue divino, e, ciò non di meno, nel dubbio preferendo ovviare a rischiare le loro vite in maniera tanto sciocca, per così come giustamente anche sottolineato dalla sua gemella « Le affronteremo io e Nissa... » soggiunse poi, delegando a sé e alla propria sorella quell’ingrato compito « ... sei con me, vero?! »
« Mi pare ovvio. » confermò l’ex-regina dei pirati di Rogautt, con tono utile a esprimere tutta la retorica propria di quella risposta, a confronto con una domanda quantomai superflua « Anche perché delle gorgoni nel continente vuol significare necessariamente che sono delle ritornate... e, per quanto tu possa essere leggendaria, non puoi tenere testa da sola a un gruppo di gorgoni non morte. »
« Già... » confermò Midda, non tanto in riferimento alla propria impossibilità a reggere il confronto, quanto e piuttosto all’analisi sul fatto che quelle avessero a doversi intendere quali delle ritornate, con tutto ciò che da esso sarebbe ineluttabilmente derivato « E questo è sicuramente un dannatissimo problema, anche perché fra di loro non si possono pietrificare neppure volendo. » osservò, esprimendo tale giudizio per esperienza personale, là dove, in effetti, aveva già avuto occasione di esplorare quella soluzione in passato.
« L’unica è decapitarle e tenere quanto più lontano possibile le loro teste dai loro corpi, per evitare che abbiano a ricongiungersi... » concordò e analizzò dal canto proprio Nissa, cercando di individuare una strategia utile a permettere loro di raggiungere il lusso di una nuova alba, evento che, improvvisamente, anche per lei non avrebbe più avuto a potersi fraintendere qual scontato « Non dovrebbe essere troppo complicato... malgrado la disparità numerica. »
« Credo anche io. » annuì retoricamente la Figlia di Marr’Mahew, in un gesto che non avrebbe ovviamente potuto essere apprezzato da alcuno e che pur non poté che sorgerle spontaneo nella propria offerta « Ci separiamo...? »
« Separiamoci. » approvò Nissa, in questo iniziando ad avanzare dritta innanzi a sé, nella certezza di quanto anche la propria gemella avrebbe fatto altrettanto, puntando tuttavia al fronte opposto a quello che sapeva esserle proprio.

Fosse stata in compagnia di Duva o di Lys’sh, di Howe o di Be’Wahr, Midda non avrebbe avuto esitazione alcuna a restare ben vicina a loro, nella piena consapevolezza di quanto, in un tale frangente, la vicinanza reciproca, fra di loro, non sarebbe mai stata un’occasione di intralcio ma, anzi, avrebbe necessariamente rappresentato una possibilità di accrescere le reciproche speranze di sopravvivenza, godendo l’un l’altro di quella perfetta sintonia che avevano avuto occasione di maturare in molte, forse e persino troppe, battaglie affrontate insieme. Ma con Nissa, benché fosse la propria sorella gemella, non vi era stata alcuna passata occasione di cooperazione passata, soprattutto nel cuore di un conflitto armato. Ragione per la quale, quindi, avere a mantenersi entro distanze ravvicinate avrebbe avuto a poter per entrambe rappresentare un motivo di ostacolo anziché un qualche genere di vantaggio.
Nessuna esitazione, quindi, a preferire proseguire in solitaria quella battaglia, per una volta tanto alleate, certo, e, ciò non di meno, ognuna per la propria strada, ognuna contro i propri avversari, senza rischiare, in questo, di finire per farsi più male che bene. Rischio che, nella fattispecie, avrebbe allor potuto cogliere soprattutto la Figlia di Marr’Mahew, nella sua natura mortale.

martedì 29 marzo 2022

3946

 

Le gorgoni non avrebbero avuto a dover essere fraintese quali creature autoctone del regno di Kriarya. O, in generale, dell’area continentale.
Non, quantomeno, nell’esperienza della stessa Figlia di Marr’Mahew.
Esseri dall’aspetto ibrido fra l’umano e il rettile, le gorgoni erano infatti pericolosamente diffuse, e incontestabilmente dominanti, nelle isole di un lontano arcipelago idealmente facente capo al regno di Tranith. Idealmente là dove, comunque, nell’assenza di qualunque presenza umana, e di qualunque possibile presenza umana, difficile sarebbe stato avere a rivendicare tale territorio qual, effettivamente, tranitha. Benché difficilmente ci si sarebbe potuti permettere di sopravvivere all’incontro con una gorgone, paradossale avrebbe avuto a doversi riconoscere la loro fama, la loro celebrità, in termini tali che, fra tutte le creature di natura serpentina proprie di quel mondo, quelle avrebbero avuto a doversi riconoscere quali le più famose, le più celebri, al punto da veder, proprio malgrado, spesso e volentieri la stessa, splendida Har-Lys’sha equivocata per una gorgone in conseguenza della propria natura ofidiana. Un equivoco che, a onor del vero, non aveva neppure risparmiato la stessa Midda Bontor, almeno in un primissimo istante, salvo rendersi presto conto della lunga e ricca serie di differenze esistenti fra un’ofidiana, come Lys’sh, e una gorgone, come quelle che aveva dovuto affrontare, e sconfiggere, nel corso degli anni della propria giovinezza e delle proprie scorribande attraverso i mari in compagnia di Salge Tresand e dell’equipaggio originale della Jol’Ange, proprio malgrado, ormai, tutti defunti.
Ove Lys’sh, a esempio, non presentava alcun genere di capigliatura a contornare il proprio capo, presentando una forma regolare e, a modo suo, comunque elegante, vivacemente ornata nella propria superficie dalle vellutate squame che ne costituivano, del resto, l’intera epidermide; in una gorgone avrebbe avuto a dover essere riconosciuta la presenza di un vivace ammasso di serpenti sibilanti, un vero e proprio nugolo che non avrebbe potuto ovviare a richiamare l’idea di l’idra, e di un’idra terribilmente prolifica, benché estremamente contenuta nelle proprie dimensioni e, soprattutto, non facente riferimento a un corpo comune, quanto e piuttosto a un capo comune, e a un capo dalle forme e dalle proporzioni umanoidi. Ove Lys’sh, inoltre, avrebbe potuto vantare sue squisite e tornite gambe, assolutamente eleganti nel proprio aspetto e assolutamente funzionali nella propria sostanza; in una gorgone avrebbe avuto a dover essere altresì identificata soltanto una lunga coda, avente inizio all’altezza dei suoi fianchi e ridiscendente sino al suolo, unica estremità inferiore così identificabile, e facente proprio non soltanto il compito di mantenerne l’erezione fisica, quant’anche di assicurarne ogni possibilità di movimento, e di un movimento, ovviamente, necessariamente simile a quello di un serpente. E, ancora, ove Lys’sh avrebbe potuto vantare la presenza di una inappellabile coppia di seni, sicuramente di dimensioni più modeste rispetto all’incontenibile abbondanza propria di Midda o, anche e soltanto, alla pur ammirevole prorompenza di Duva, e pur lì presenti a rendere indubbia la natura femminile del suo essere; in una gorgone nulla di tutto ciò avrebbe avuto a dover essere giudicato presente, ritrovando, al di sotto del collo, sì le spalle, sì le braccia, e sì l’addome, ma alcuna peculiare curva a definirne, in effetti, una qualche declinazione al femminile, in termini quindi ingiustificabili del fatto che, comunque, nel linguaggio corrente le gorgoni avessero, per l’appunto, a dover essere considerate sol declinate al genere femminile, quasi non avessero a esistere degli esemplari maschili.
Non i capelli serpentini, non la lunga coda, e non qualunque altra caratteristica fisica propria delle gorgoni, comunque, avrebbe avuto a dover essere realmente considerabile qual giustificativo della loro fama, quanto e piuttosto il terrificante potere associato al loro sguardo, e di quegli occhi che, così come la povera Pemir aveva avuto occasione di scoprire a proprie spese, avrebbero potuto tradurre qualunque essere vivente in pietra nel giro di un istante.
Un potere al confronto con il quale, chiaramente, neppure le semidee nipoti del dio Kah avrebbero potuto considerarsi al sicuro...

« Chiudete gli occhi! » gridarono, praticamente all’unisono, tanto Midda quanto Nissa, con un effetto eufonico decisamente affascinante, nel considerare quanto le loro voci avessero a dover essere considerate perfettamente sovrapponibili.
« ... come?! » esitarono alcune fra le desmairiane, incerte di aver effettivamente compreso quanto loro richiesto, benché, per l’appunto, proposto addirittura in coro dalle due gemelle.
« Chiudete gli occhi. » ripeté, ora prendendo voce soltanto la Figlia di Marr’Mahew, nel silenzio che si impose Nissa per minimizzare l’entropia del momento « Se il vostro sguardo dovesse incrociare quello di una gorgone, sareste subito trasformate in pietra! »

Nessuna alternativa, nessuna scusante: tale era il potere delle gorgoni. E se, in quel momento, attorno a loro erano veramente un gruppo di esse, la sola speranza che avrebbe potuto essere loro concessa per sopravvivere sarebbe stata quella di chiudere gli occhi e di negarsi l’occasione di subire quella maledizione pietrificante.
Fosse stata una sola la loro antagonista, la loro avversaria, Midda Bontor avrebbe potuto anche suggerire un diverso approccio, limitandosi a eludere un contatto diretto con quello stesso sguardo e, in accordo con il mito e con, anche, la propria passata esperienza, cercare di condurre quello scontro in grazia a una qualche superficie riflettente, che concedesse loro di non negare del tutto un contatto visivo con quell’antagonista senza, tuttavia, permettere al suo potere di entrare in azione. Purtroppo però, e di ciò Midda ne era spiacevolmente consapevole, difficilmente tale strategia avrebbe potuto essere resa propria a confronto con una moltitudine di gorgoni... e se, innanzi a loro, attorno a loro, in quel frangente, avessero avuto realmente a sussistere quattro o cinque gorgoni, o forse più, troppo pericoloso sarebbe stato concedersi tale opportunità, rischiando troppo facilmente di incappare nello sguardo di una nel mentre in cui, parimenti, si stava cercando di eludere quello di un’altra...

« Chiudili anche tu, Nissa. » suggerì la donna guerriero in direzione della propria gemella, inconsapevole nel merito di tale aspetto, nell’aver a propria volta già serrato le palpebre per evitare inutili rischi « Neppure i ritornati sono immuti a tutto ciò: durante l’assedio di Lysiath, molti dei vostri sono caduti per effetto del potere pietrificante di uno scultone! »
« Già fatto... » confermò l’ex-regina dei pirati, annuendo in risposta alla propria gemella « Grazie per la premura dimostrata nei miei riguardi, ma avevo già avuto occasione di verificare la cosa... e non ho alcuna intenzione di rinunciare all’eternità in maniera tanto sciocca. »

lunedì 28 marzo 2022

3945

 

Prima della propria avventura siderale, di quei cinque anni trascorsi fra le stelle del firmamento insieme a Be’Sihl all’inseguimento della regina Anmel Mal Toise, Midda Bontor aveva avuto una visione decisamente più radicale della vita.
Figlia del proprio mondo, e della sua cultura, per lei esistevano gli uomini, gli dei e i mostri. E se gli dei, generalmente, non avevano nulla a che fare con gli uomini, e, comunque, non potevano essere uccisi; i mostri, altresì, avrebbero potuto interagire con qualche sventurato, e, ove questi avesse dimostrato il giusto spirito eroico, avrebbero anche potuto essere uccisi. I mostri, del resto, erano parte del mito esattamente come gli dei. Ma a differenza degli dei, ogni mostro avrebbe potuto vantare almeno un eroe che, in una leggenda, aveva avuto occasione di sopravvivergli, e di sopravvivergli trovando il modo di ucciderlo.
Fin da bambina grande appassionata di canzoni e leggende, colei che a propria volta avrebbe finito con il divenire mito non si era mai lasciata sfuggire occasione, una volta cresciuta, di cercare di porsi alla prova seguendo proprio le orme di quegli eroi nell’ascolto delle gesta dei quali ella era cresciuta. E, nell’affrontare, per caso o per volontà, ogni qual genere di mostro, ella non aveva mai dimostrato la benché minima esitazione nell’ucciderlo, certa di quanto ciò fosse l’unico perseguibile scopo di tanto impegno. Solo con la fenice, in effetti, ella aveva avuto a frenare la propria mano, perché innanzi a quella magnifica creatura ella non aveva avuto alcuna possibilità di levare la propria spada contro di essa, per quanto, così facendo, le vite degli ancor bambini H’Anel e M’Eu avrebbero potuto essere poste in serio dubbio, nella minaccia loro imposta da un folle signorotto desideroso di assicurarsi l’immortalità attraverso la fenice stessa.
Quando, però, la Figlia di Marr’Mahew era giunta fra le stelle del firmamento, e lì si era ritrovata a confronto con una società non soltanto decisamente più progredita della propria, ma anche estremamente più variegata di quanto mai non avrebbe potuto immaginare possibile, ella non aveva mancato di appellarsi a tutto il proprio spirito di adattamento per scendere presto a patti con l’evidenza di quanto creature che avrebbe avuto a considerare semplici mostri potessero essere, a tutti gli effetti, esseri senzienti dotati di quegli stessi sentimenti che avrebbe potuto riconoscere a un essere umano, e, in ciò, avere necessariamente e radicalmente a mutare la propria posizione su di essi. Una posizione del tutto rinnovata, la sua, che avrebbe avuto a trovare la propria più evidente dimostrazione quella giovane donna rettile con la quale aveva stretto sin dai primissimi giorni una profonda amicizia, e un’amicizia presto evoluta in un sentimento di sorellanza, sì profondo e reciproco al punto tale da vedere la stessa Har-Lys’sha dimostrarsi pronta ad abbandonare tutta la propria vita per così come era stata sino a quel momento pur di seguirla, e di seguirla fino a quel mondo lontano.
Chiamare una giovane ofidiana “sorella” e, al contempo, avere a considerare “mostro” una creatura semplicemente contraddistinta da caratteristiche non umane, avrebbe quindi avuto a doversi intendere quantomeno assurdo da parte propria. Motivo per il quale, del resto, anche l’interazione con le desmairiane, tutto sommato, non avrebbe avuto a doversi ormai considerare così sconvolgente o innaturale dal proprio punto di vista. E ove, pertanto, eventuali creature non umane, anche autoctone del proprio mondo natio, non avrebbero avuto a doversi giudicare troppo frettolosamente quali “mostri”, ineluttabile sarebbe stato avere a riservarsi un certo scrupolo sulla necessità di ucciderle, concedendosi, altresì, l’occasione utile a tentare di porre le basi per un qualche genere di comunicazione, e un qualche genere di comunicazione che, se non nell’immediato, un giorno avrebbe potuto anche permettere a quei “mostri” di interagire quietamente con la specie umana, per così come, del resto, già facevano Lys’sh, le stesse desmairiane, e tutti i non umani ritornati giunti da mondi lontani.
Purtroppo, per quanto, quindi, l’intento dell’Ucciditrice di Dei avesse a doversi considerare più che positivo, e propositivo, nei confronti di quella situazione; quando le metaforiche carte in giuoco ebbero a essere voltate, e la natura dei loro antagonisti ebbe a essere palesata, ogni qualsivoglia ipotesi di dialogo con gli stessi non poté che avere a vedersi obbligatoriamente negato, nella sola necessità di ucciderli... e ucciderli tutti quanto più velocemente possibile, senza concedersi alcuna esitazione ove, in caso contrario, il prezzo sarebbe stato quello della propria stessa esistenza.

« Chiunque li veda per prima, mi avvisi... » sottolineò, continuando a rivolgersi alle desmairiane attorno a lei, sparse a cerchio lungo un diametro di non più di nove piedi « ... dobbiamo comprendere con qual genere di creatura abbiamo a che fare. »

Il silenzio, tuttavia, continuò a imperare fra di loro, anche nel mentre in cui sporadici suoni di passi leggeri e affrettati ebbero a proporsi, talvolta a destra, talvolta a sinistra, nell’evidenza di quanto, probabilmente, anche i loro avversari stessero così prendendo le necessarie misure nei loro confronti, forse e dopotutto consapevoli a propria volta di quanto tutte loro fossero sveglie e più che pronte alla lotta.
E quando quel silenzio iniziò a diventare persino opprimente, Midda non mancò di avere a cercare conferma di quanto, comunque, ancora nessuno avesse avuto a vedere qualcosa.

« Pemir...? » apostrofò quindi e per prima la figlia della cinquecentotrentesima moglie, che avrebbe avuto a intendersi rivolta verso settentrione.

Nessuna replica, però, fu scandita dalla desmairiana in questione. Anche se, di lì a breve, la voce di una delle sue sorellastre, e, per la precisione, quella di Corel, figlia della seicentottantasettesima, ebbe a esprimere una sonora imprecazione, per porre in allarme l’intero gruppo.

« Per le nere sabbie di Yridha! » esclamò Corel, voltatasi verso Pemir per constatare le ragioni del suo silenzio, e, in questo, ritrovatasi costretta a strabuzzare gli occhi fin quasi a vederli cascare fuori dalle orbite « Pemir è diventata di pietra! » gridò, con buona pace di ogni prudenza in tal senso, affinché tutte fossero informate di quanto fosse appena accaduto.
« Dannazione... » ringhiò Nissa, ben consapevole di quanto tutto quello avrebbe dovuto necessariamente significare.
« ... gorgoni! » completò Midda, non maggiormente entusiasta rispetto alla propria gemella a confronto con quella notizia.

sabato 26 marzo 2022

3944

 

« ... svegliate le altre... » suggerì la donna guerriero, osservando i cavalli per essere sicura che non avessero a giocare loro qualche scherzo.

L’ultima cosa di cui, del resto, in quel frangente ella avrebbe potuto avere desiderio, a margine di una situazione già, di per sé, intrinsecamente contraddistinta da tutti aspetti a confronto con i quali avrebbe avuto a doversi riconoscere indubbiamente contrariata, avrebbe avuto a dover essere considerata quella di una mandria di cavalli imbizzarriti, a confronto con i quali oltre al rischio di avere a farsi male, avrebbero potuto anche avere poi a complicare ulteriormente il proprio inseguimento, e la propria missione di recupero in favore di Be’Sihl.
Fortunatamente per tutti, però, i loro equini sodali erano stati ben selezionati da parte di lord Brote e, in questo, non stavano offrendo evidenza alcuna di irrequietezza. E, da tale punto di vista, un possibile, e sgradevole, problema avrebbe avuto quindi a doversi considerare escluso...

... discorso ben diverso, altresì, avrebbe avuto a dover essere inteso per tutto il resto. A incominciare dal fastidio che quell’attacco imprevisto stava necessariamente loro imponendo, con buona pace non soltanto per il loro riposo, ma per la giusta necessità di concentrazione nei riguardi del loro obiettivo.

« Thyres! » imprecò in maniera muta la Figlia di Marr’Mahew, scuotendo la testa con aria di mesta rassegnazione all’idea di una battaglia notturna, e di una battaglia notturna contro qualche creatura non umana e, molto probabilmente, ritornata.

Nell’inconsapevolezza più assoluta nel merito della natura dei loro antagonisti, oltre che, in effetti, della loro reale numerosità, l’unica cosa che Midda e le sue compagne d’armi avrebbero potuto fare sarebbe stata quella di sperare per il meglio preparandosi al peggio. E quindi, comunque, partendo dal presupposto di trovarsi, effettivamente, contro delle antagoniste immortali e, all’occorrenza, anche contraddistinte da qualche peculiare potere.
In tal senso, d’altro canto, alla signora di Kriarya non avrebbe potuto essere offerto un migliore assortimento di commilitoni, là dove, nella sola esclusione rappresentata da lei stessa, tutte loro avrebbero avuto a doversi egualmente riconoscere estranee a ogni possibilità di morte, andando potenzialmente a pareggiare in tal modo i conti altrimenti impari della situazione.
In effetti, non avesse avuto a poter vantare un certo disappunto per quanto tutto quello avrebbe potuto influenzare negativamente la ricerca di Be’Sihl, in quel momento ella avrebbe avuto a doversi intendere più dispiaciuta per qualunque potenziale minaccia loro predisposta dal fato allorché che per loro stesse. Anche perché, con buona pace per ogni facile presunzione, in quel momento ella si doveva riconoscere accompagnata da dieci semidee immortali e dalla propria terrificante gemella, anch’essa immortale, in termini tali per cui soltanto ineluttabile disfatta avrebbe potuto accompagnare chiunque fosse stato così stolto da ingaggiare combattimento con loro. Non che, generalmente, il fato destinato a simili sciagurati avrebbe potuto essere frainteso migliore... ma in quel particolare momento, in quella specifica condizione, improbabile sarebbe stato per lei avere a sollevare recriminazione di sorta per le proprie possibilità in battaglia, là dove mai, in tutta la propria esistenza, si era ritrovata a partire da una tale posizione di inoppugnabile vantaggio.
Pur consapevole di ciò, nel proprio consueto pessimismo, Midda Bontor non si era voluta comunque risparmiare quell’imprecazione verso la propria dea prediletta, e quell’imprecazione motivata dal timore paranoico che, comunque, la questione avrebbe avuto a doversi scoprire ben peggiore di quanto mai avrebbe potuto essere affrontata da una pur tanto ammirevole schiera di combattenti. E, proprio malgrado, di lì a breve ella avrebbe avuto riprova di quanto avesse fatto bene ad approcciare alla questione con il minor entusiasmo possibile, là dove, a offrir assoluta ragione alla propria paranoia, la natura dei loro antagonisti avrebbe avuto a scoprirsi tale da vanificare, potenzialmente, il loro pur incredibile vantaggio.

« Restiamo compatte per ora... » ordinò alle desmairiane, non appena tutte furono sveglie e pronte alla pugna, dimostrando, in tal senso, un ammirevole senso di autocontrollo, probabilmente conseguente alla pur spiacevole eternità da loro vissuta sino a quel momento in un mondo avvelenato nella propria stessa e più intrinseca natura « ... finché non avremo idea della natura dei nostri avversari, non ci conviene ingaggiar battaglia. » sottolineò, ancor esprimendosi con un filo di voce, e un filo di voce utile a tentare di mantenere una parvenza di assoluta inconsapevolezza, da parte loro, nel merito della minaccia che le stava attendendo, con la speranza, in tal maniera, di avere a ribaltare completamente l’eventuale effetto sorpresa sul quale avrebbero potuto voler far leva i propri antagonisti.
« Se fossero dei ritornati, non risparmiatevi. » soggiunse poi, a definire i termini d’ingaggio « Per quanto potrete accanirvi contro di loro, ricordate che non hanno a provare alcun genere di dolore fisico. » puntualizzò, in un dettaglio tutt’altro che scontato, là dove tutte loro, pur essendo comunque immortali, avrebbero avuto altresì a provare ogni genere di pena loro imposta, finanche la morte.
« Se, invece, non sono ritornati, cercate di evitare la loro morte, entro i limiti del possibile. » puntualizzò, essendosi ritrovata, proprio malgrado, costretta a rivedere la propria posizione a tal riguardo e, in particolare, a riguardo di quelle creature un tempo considerate semplicemente dei mostri indegni di esistere e, altresì, ora compresi come probabili esponenti di specie diverse dalla propria, e di specie con le quali non era ancora in grado di interloquire in maniera costruttiva, ma che, non per questo, avrebbero avuto a doversi necessariamente considerare meritevoli di morte.

giovedì 24 marzo 2022

3943

 

La Figlia di Marr’Mahew non era solita concedersi molte occasioni di sonno profondo.
Avendo vissuto una vita qual quella che ella aveva vissuto, e aveva vissuto per propria consapevole scelta, Midda Bontor si era abituata presto a concedersi sempre e comunque il sonno più leggero possibile. Anche perché, avesse avuto a indugiare eccessivamente in esso, avrebbe potuto anche rischiare di non avere più alcuna occasione utile a risvegliarsi, pagando a prezzo della propria stessa vita quel troppo profondo riposo. Dopotutto, nel corso della propria esistenza, e di quella avventurosa e folle esistenza, ella si era ritrovata costretta a riservarsi necessaria opportunità di riposo nelle situazioni più improbabili, e negli ambienti più avversi possibili, dai campi di battaglia alle cime ghiacciate dei monti, dalle avvelenate distese di terre vulcaniche a cripte dimenticate dalla Storia ma, non per questo, meno che ricolme di non morti. E si era sovente ritrovata costretta a riservarsi necessaria opportunità di riposo in solitaria, senza alcun compagno o compagna di ventura a cui potersi affidare per un qualche genere di turnazione.
Insomma: all’Ucciditrice di Dei, generalmente, non occorreva nulla di più della sensazione di un movimento attorno a lei per avere a riprendersi perfettamente, ponendosi immediatamente pronta alla pugna o al tenzone, per affrontare adeguatamente qualunque genere di minaccia le si fosse parata innanzi.
Eppure quella notte, in maniera del tutto inedita, ella si ritrovò a essere risvegliata, allorché risvegliarsi da sola, si vide posta in allarme anziché essere lei a dare l’allarme a tutto il gruppo. Certo: a propria discolpa, ella avrebbe potuto addurre il fatto che, proprio a tal fine, le desmairiane si erano organizzate in ben cinque turni di guardia da un’ora ciascuna per due persone, in maniera tale da consentire a tutte la maggior possibilità di riposo possibile, pur riservando proprio a lei una maggiore possibilità di sonno continuato, compensato anche dal fatto che, parimenti, la sua gemella Nissa, in quanto ritornata, non avrebbe avuto necessità alcuna di dormire... né, in effetti, avrebbe potuto farlo neppure avesse voluto. Ma al di là di tali pur condivisibili argomentazioni, ella non avrebbe mai voluto ritrovarsi a essere svegliata, a essere posta in allarme, perché ciò non avrebbe significato altro se non il fatto che, proprio malgrado, si era riservata una pericolosa opportunità di abbassare la guardia, per così come, in qualunque altro contesto, avrebbe potuto esserle letale. Tuttavia, e con buona pace di quanto ella avrebbe potuto desiderare, le cose andarono proprio in tal maniera, forse complice la stanchezza propria della lunga, lunghissima giornata precedente e di un’indubbia insufficienza di riposo nella notte... o, anzi, nella mattina passata. E così ella venne ricollegata alla realtà a sé circostante dal lieve tocco della mano della propria gemella sulla propria spalla sinistra, un contatto leggero a confronto con il quale, comunque, non mancò di aprire immediatamente gli occhi e di elaborare la situazione corrente, imprecando, nel profondo del proprio cuore, per tutto ciò.

« ... che accade...?! » scandì in un filo di voce, un alito appena udibile, di quelli che si era abituata a rendere propri anche in conseguenza della propria frequentazione con Har-Lys’sha, a confronto con il sensibilissimo udito della quale tutto ciò avrebbe avuto a potersi sicuramente già considerare un gran vociare.

Moderò i toni, la Figlia di Marr’Mahew, non tanto in conseguenza del dito indice della mano destra della propria gemella posto lungo la perpendicolare mediana delle labbra della stessa a richiederle di tacere, quanto e piuttosto in già sola conseguenza del fatto che, per l’appunto, la medesima Nissa la stesse allor risvegliando in quella maniera estremamente discreta allorché richiamandola verbalmente, chiara evidenza del fatto che, allora, sarebbe stato opportuno avere a minimizzare al massimo qualunque suono.
E se la sua voce non sarebbe stata praticamente udibile da orecchio umano, il movimento del suo labiale non mancò tuttavia di essere adeguatamente interpretato dalla stessa ex-regina dei pirati, la quale, per tutta replica, ebbe a risponderle in egual misura, muovendo le proprie labbra senza, in ciò, emettere il benché minimo fiato...
... esercizio tutt’altro che complesso per chi, come lei, neppur bisognosa di respirare e, anzi, quasi costretta a impegnarsi a farlo per poter, malgrado tutto, avere abitualmente una qualche opportunità di interrelazione.

« ... sono in quattro... forse più...  » avvisò quindi, lasciando roteare il medesimo indice della destra a disegnare una piccola circonferenza parallela al suolo, a indicare quanto la minaccia avesse a doversi considerare tutta attorno a loro « ... e non sono umani... »

Nel loro mondo natale, già prima dell’avvento dei ritornati, non erano mai mancate creature non umane. Anzi: a tutti gli effetti, tale avrebbe avuto a dover essere considerata una peculiarità straordinaria propria del loro mondo nel confronto con altri mondi incontrati dalla stessa Figlia di Marr’Mahew nel corso del proprio peregrinaggio siderale, mondi nei quali, esclusa quella naturale e necessaria mescolanza conseguente agli stessi viaggi stellari, avrebbe avuto a doversi riconoscere originariamente una singola specie autoctona.
Benché, comunque, nel loro mondo non fossero quindi mancate da sempre altre specie, e specie non umane, la loro partecipazione attiva alla Storia, e alla Storia umana quantomeno, avrebbe avuto a doversi intendere comunque sufficientemente sporadica da mantenere la loro stessa esistenza entro i confini propri del mito, della leggenda, concedendo ai più un razionale dubbio nel merito della loro stessa esistenza. Equilibrio che, tuttavia, era venuto a infrangersi clamorosamente il giorno in cui, senza alcuna volontà in tal senso, Midda Bontor aveva riportato in vita tutti i propri antagonisti passati in grazia ai poteri della regina Anmel Mal Toise, all’epoca ancora sotto il suo controllo, dando origine, per l’appunto, ai ritornati. E se in migliaia, in decine di migliaia, addirittura, erano stati coloro ripresentatisi nel regno dei vivi magari anche a distanza di decenni dal giorno della propria morte, non tutti avrebbero avuto a doversi riconoscere necessariamente umani, avendo ella, in verità, avuto occasione di distribuire violenza e morte in maniera assolutamente democratica e non discriminatoria tanto fra gli uomini quanto fra color che, spesso e volentieri, all’epoca era solita considerare semplicemente qual mostri. E se a dozzine, a centinaia, erano stati i non umani caduti per sua mano, in ogni angolo del mondo, nel momento in cui ella li aveva riportati tutti indietro, e li aveva riportati tutti indietro all’interno dell’egualmente restaurata perduta Biblioteca di Lysiath, tutti loro non avevano poi avuto altra possibilità che permanere nei dintorni, spargendosi per lo più nelle province del regno di Kofreya e, per lo più, proprio fra Lysiath e Kriarya.
Il fatto, quindi, che nel cuore della notte quell’allarme potesse riguardare delle creature non umane avrebbe avuto a doversi giudicare tutt’altro che improbabile... e, tuttavia, anche espressione evidente di quanto, allora, la possibile minaccia loro così riservata avrebbe avuto a doversi intendere di natura ritornata. Con tutte le necessarie e ben note difficoltà che tali non morti avrebbero avuto a riservare loro a confronto con il possibile e necessario intento di eliminarli.

martedì 22 marzo 2022

3942

 

Duva non si sentò di recriminare nel merito della posizione da lui assunta a tal riguardo, nella quieta consapevolezza di quanto, per l’appunto, l’errore fosse stato allora suo nell’aver formulato quell’interrogativo, e quell’interrogativo del tutto sbagliato.
Purtroppo, però, se da un lato non avrebbe potuto mancare di comprendere, capire, e persino giustificare lord Brote per la fermezza di tale posizione, dall’altro ella non avrebbe potuto ovviare a condannarlo per trascinare, in tutto ciò, in tanta ostilità ai danni di Nissa, anche Midda, la sua amica, la sua sorella, facendo ricadere su di lei le colpe dell’altra, quasi la scelta di Midda in favore di quel tentativo di pacificazione avesse a doversi intendere qual espressione di una sua implicita approvazione dell’operato di morte e di distruzione compiuto dalla medesima Nissa, in un’asserzione quantomeno assurda là dove, comunque, la prima a essere colpita da Nissa, e a essere colpita da Nissa anche in maniera inappellabilmente diretta, era stata proprio lei.
Il crimine compiuto da Nissa a discapito della principessa Nass’Hya Al-Sehliot, moglie di lord Brote e madre di Na’Heer, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual brutale, crudele e imperdonabile. E su questo nessuno avrebbe potuto avere di che discutere. Ma che l’impegno da parte di Midda a ovviare al reiterarsi di nuovi eventi assimilabili avesse a doversi considerare giustificativo di quanto avvenuto, e di quanto avvenuto soltanto per imporle danno, avrebbe avuto a doversi giudicare assurdo da parte dell’uomo.
E in quel momento, Duva non avrebbe potuto accettare quell’assoluto disinteresse nei riguardi della sorte della propria amica...

« Ti chiedo di volermi scusare... » commentò quindi, levandosi in piedi e, in ciò, interrompendo la cena appena iniziata « Devo andare. »
« Vuoi andarla a cercare...?! » domandò egli, con tono imperscrutabile, forse polemico, forse curioso, forse sorpreso, o, probabilmente, retorico, là dove, in fondo, non si sarebbe potuto attendere nulla di diverso da parte di quella donna, per quel poco che aveva avuto occasione di conoscerla dal suo arrivo in città.
« Ho attraversato un intero, dannatissimo universo per poterle stare vicina. » replicò l’altra, con un mezzo sorriso forse divertito, forse ironico, o, all’occorrenza, isterico, a confronto con quella domanda così sciocca, e con qualunque sottinteso che potesse nascondersi dietro alla stessa « E, comunque, tengo molto anche a Be’Sihl. » soggiunse, a non minimizzare quell’aspetto, e quell’aspetto che, con buona pace di ogni valutazione a margine, avrebbe avuto a doversi ritenere centrale nella questione « Quindi... sì. Voglio andarla a cercare. Andrò a cercarla. E che io sia dannata se non avrò a raggiungerla e a fornirle tutto l’aiuto necessario per ciò di cui ha bisogno... »

Senza necessitare aggiungere altro a quanto così dichiarato, Duva Nebiria ebbe allora a voltarsi e ad avviarsi a lasciare la sala da pranzo, in primo luogo, e quell’intero edificio, in secondo piano, nella volontà di raggiungere al più presto Lys’sh, informarla dell’accaduto ove, probabilmente, anch’ella avrebbe avuto a doversi intendere ignara della questione, per poi partire insieme con lei sulle tracce della propria amica, della loro comune sorella, con buona pace di ogni compromesso politico a confronto con il quale si erano ritrovate costrette a restarle lontane e, anzi, a simulare astio e risentimento nei suoi riguardi.
Se Brote, Howe o chiunque altro avesse voluto continuare a comportarsi con minore maturità di quanto non ci si sarebbe potuti attendere dalla piccola Midda Elisee Degangor... ciò avrebbe avuto a doversi intendere un loro problema e soltanto un loro problema: da parte sua, Duva si era impegnata già a sufficienza a tollerare tutto ciò e, come lei, anche l’ofidiana avrebbe sicuramente avuto a potersi esprimere in simili termini, benché, probabilmente, in una situazione resa ancor più complicata dal proprio legame sentimentale con lo stesso Howe. Però, come lei, anche Har-Lys’sha non aveva avuto esitazione alcuna ad attraversare l’universo per restare insieme a Midda, rinunciando a tutto ciò che era mai stata la propria vita, e a tutto ciò che avrebbe mai potuto essere la propria vita nei mondi nei quali, sino ad allora, avevano vissuto. E, in questo, per quanto potesse essere legata a Howe, necessariamente il vincolo sororale venutosi a creare con Midda e con Duva avrebbe comunque avuto la meglio, nella consapevolezza di quanto gli uomini avrebbero potuto anche cambiare, ma un’amicizia come la loro sarebbe necessariamente durata per sempre.
Prima ancora, tuttavia, che Duva potesse superare la soglia della sala da pranzo, la voce di lord Brote la raggiunse nuovamente, e la raggiunse con una postilla da lei francamente inattesa...

« Conosci le stalle a ovest della Locanda del Sorcio? » le domandò, subito proseguendo senza attendere che ella né avesse a fermarsi, né, tantomeno, avesse a replicargli « Vai lì e dì pure a Tonash, il guardiano, che sono io che ti mando. E di darti tutto ciò di cui puoi avere bisogno. »
« ... » esitò ella, colta in contropiede da quell’offerta, e da quell’offerta indubbiamente gradita e gradevole, là dove, in caso contrario, dopo aver recuperato Lys’sh avrebbero anche dovuto perdere ulteriormente tempo a cercare un qualche cavallo a noleggio, e a cercarlo a quella sventurata ora serale « ... grazie. » rispose quindi, voltandosi appena verso di lui solo per chinare appena il capo, a enfatizzare la propria riconoscenza, prima di avere a proseguire, e proseguire oltre, là dove, purtroppo, già troppo tempo era stato sprecato e ogni ulteriore istante di esitazione avrebbe avuto a giuocare a proprio svantaggio.

In silenzio, allora, lord Brote osservò la sicuramente affascinante e ancor più sicuramente volitiva immagine offerta da Duva avere a scomparire dal proprio campo visivo, per tradurre rapidamente in azione ogni proprio proposito, per così come, parimenti, sicuramente non avrebbe esitato a compiere la stessa Midda Bontor avesse avuto a ritrovarsi in una situazione equivalente.
E, in tal senso, egli si rese conto di apprezzare molto quella donna. E di apprezzarla forse in misura comparabile a quanto apprezzava la stessa signora di Kriarya, là dove, in fondo, entrambe erano estremamente simili nel proprio carattere e nel proprio animo almeno quanto diverse avrebbero avuto a poter apparire nel proprio corpo. Quasi, allora, la vera gemella di Midda non avesse a doversi intendere Nissa Bontor, quanto e piuttosto proprio Duva Nebiria...

... peccato, però, che così non fosse. E peccato che l’empia ombra proiettata da Nissa Bontor non avrebbe potuto essere facilmente dissipata dalle loro vite.

lunedì 21 marzo 2022

3941

 

« Cosa vuol dire: “è partita...”?! » protestò Duva, sgranando gli occhi a confronto con l’inattesa scoperta nel merito dell’assenza di Midda dalla città, e scoprendolo soltanto, e proprio malgrado, ormai a sera inoltrata « Quando...? Come...? Con chi...?! » domandò, cercando dal proprio interlocutore qualcosa di più rispetto a quanto offertole sino a quel momento.

La giornata di lord Brote era stata, in effetti, sufficientemente impegnata nella conduzione di diversi affari privati, laddove, benché non avesse più a essere signore della città, né, tantomeno, reggente in luogo a Midda, egli avrebbe avuto a poter vantare ancora innumerevoli questioni di natura personale degne delle propria attenzione, e degne della propria attenzione in termini utili a occupargli l’intera giornata e, in ciò, a non permettergli occasione di dialogo con Duva, la “spia” che Midda le aveva posto al fianco.
Sì: perché Brote non avrebbe potuto essere frainteso qual l’ultimo degli idioti e, in questo, non avrebbe potuto illudersi del fatto che l’improvvisa simpatia verso di lui dimostrata da una delle due donne che la sua ex-mercenaria aveva a considerare pari a una sorella, altro non avrebbe dovuto essere considerata se non una mossa da parte della stessa Figlia di Marr’Mahew per riuscire a riservarsi, comunque, un contatto con lui, per quanto indiretto. E laddove, al di là della discutibile scelta in favore di Nissa, Brote non avrebbe potuto vantare alcuna altra ragione per allontanarsi da una delle proprie più vecchie collaboratrici, e più care amiche, egli aveva accolto di buon grado quella situazione, accettando di ignorare l’evidenza propria della cosa e far finta, in ciò, di non aver minimamente intuito il senso della presenza di Duva nella propria quotidianità.
Partendo, tuttavia, dall’erroneo presupposto che, quindi, Duva avesse a poter essere più informata di lui nel merito delle manovre dell’attuale signora di Kriarya, il mecenate non si era minimamente preoccupato di avere a informarla nel merito degli eventi del mattino. E, quella sera, durante un momento di convivialità domestica, aveva così tirato fuori l’argomento quasi con superficialità, avendo a domandare alla propria interlocutrice se avesse qualche notizia nel merito del rientro di Midda. Notizia che, ovviamente, ella non soltanto non possedeva, ma che, nella propria stessa richiesta, non mancò di trovarla disorientata, al punto tale da avere a domandare il perché di quello stesso interrogativo, sentendosi così rispondere con un semplice: « E’ partita... »

« E’ successo questa mattina sul tardi, credo. » replicò Brote, rendendosi conto, nello sguardo attonito della stessa Duva, quanto ella non avesse invero a essere minimamente informata nel merito di quanto accaduto, con buona pace di ogni sua chiaramente erronea valutazione a tal riguardo « Pare che siano giunte delle informazioni nel merito della scomparsa di Be’Sihl e così ha mandato una delle sue allieve a chiedermi in prestito una dozzina di cavalli per avere a inseguirlo. »
« ... e io dove accidenti ero...?! » protestò Duva, sconvolta dal ritrovarsi del tutto all’oscuro di tale informazione.
« A me lo chiedi...?! » aggrottò la fronte l’uomo, scuotendo appena il capo « Sinceramente non ho interesse a entrare nel dettaglio della tua vita privata. E, soprattutto, di cosa fai e con chi nel tuo letto... »
« Ehi...! » replicò l’altra, inarcando un sopracciglio « Quelle due vipere delle mie amiche mi hanno creato una pessima fama! » evidenziò, in chiaro riferimento alla stessa Midda e a Lys’sh, le quali in più di un’occasione si erano prese giuoco di lei e della sua attuale politica personale di ovviare a qualunque impegno sentimentale, in favore di una più rilassata, e assolutamente non vincolante, riscoperta indipendenza sessuale, dopo sin troppi anni di frustrante convivenza con il proprio ex-marito e la sua nuova moglie a bordo della Kasta Hamina.

Al di là dei tutt’altro che infondati pettegolezzi nel merito di Duva, comunque, quella notte o, per meglio dire, quella mattina, anch’ella avrebbe avuto a doversi intendere sufficientemente stanca da non aver avuto interesse alcuno a ricercare la compagnia di un qualche amante occasionale, preferendo, piuttosto, riservarsi l’intero letto solo ed esclusivamente per se stessa, e lì avere a ricercare una pur meritata occasione di riposo.
Un’occasione di riposo che, in effetti, le aveva bruciato buona parte della giornata, e che l’aveva vista riprendersi solo e ormai nel tardo pomeriggio, ignara di quanto potesse al contempo essere successo...

« Con chi è partita, quindi...?! » domandò poi verso Brote, ancora alla ricerca di qualche informazione in più, in un mondo così primitivo da non permetterle di contattarla con la stessa semplicità che avrebbe potuto essere loro altrimenti propria nel momento in cui avessero avuto a disposizione due comunicatori.
« Probabilmente con le desmairiane... » ipotizzò egli, stringendosi appena fra le spalle a evidenziare la propria più completa assenza di dettaglio a tal riguardo « La richiesta che mi ha fatto nel merito dei cavalli era abbastanza esplicita a tal riguardo. »
« ... e Nissa?! » questionò l’altra, pentendosi immediatamente di aver permesso a quel nome di uscire dalle sue labbra, nella consapevolezza di quanto tutto ciò avrebbe avuto necessariamente a indisporre pesantemente lo stesso lord Brote, non soltanto nei confronti della questione ma, ancor peggio, della stessa Midda Bontor.
« Non lo so... e, francamente, neppure mi interessa. » replicò infatti l’uomo, storcendo appena le labbra verso il basso, con fare di palese disapprovazione « L’unica cosa che mi importa è che quella dannata non morta stia lontana da me e dalla mia famiglia... »

domenica 20 marzo 2022

3940


Sebbene le bestie che la generosità di lord Brote aveva loro riservato fossero obiettivamente magnifiche, e non offrissero la benché minima evidenza di volersi risparmiare in alcun modo, quei cavalli non avrebbero potuto continuare a cavalcare in maniera ininterrotta per sempre. E, di questo, proprio malgrado, Midda ne era chiaramente consapevole, in termini tali per cui, alla fine, fu costretta a comandare l’arresto, a permettere alle bestie di recuperare e, particolare non di minor importanza, anche alle inesperte amazzoni con le quali si era voluta accompagnare di avere occasione utile a riprendersi, per quanto, al pari dei loro sauri, anch’esse non avessero palesato alcuna volontà atta a risparmiarsi.

« Accampiamoci qui… » ordinò quindi, poco dopo il calare della sera, benché la luce della luna, e l’assenza di evidenti ostacoli innanzi a loro, avrebbero potuto garantire la possibilità di proseguire ancora per un poco « Ho già avuto occasione di ammazzare troppi cavalli nel corso della mia vita. E l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, in questo momento, è di una spiacevole strage equina… »

Parole, quelle da lei pronunciate, tutt’altro che retoriche, dal momento in cui, effettivamente, nel corso della propria vita, non rare erano state le occasioni nel corso delle quali, in conseguenza a eccessiva noncuranza nei riguardi dei propri equini sodali, ella si era ritrovata costretta a proseguire a piedi, con buona pace di ogni possibile urgenza precedente.
Purtroppo, al di là del proprio ruolo di cavalcatura, e di ruolo nel quale pur eccellevano in maniera estranea a ogni possibilità di dubbio, con una straordinaria determinazione e un’incomparabile spirito di sacrificio; quelle bestie avrebbero avuto a doversi comunque riconoscere qual contraddistinte da una certa, intrinseca, fragilità. E una fragilità che, ove posta a confronto con una cavallerizza eccessivamente incurante di ciò, avrebbe potuto condurre troppo facilmente a una loro prematura dipartita.
Così, dimostrando apprezzabile maturità e lungimiranza, Midda Bontor, in maniera tutt’altro che consueta per lei, ebbe allora a riuscire a prestare la necessaria attenzione a quell’aspetto, e a quell’aspetto non trascurabile della faccenda, avendo a comandare quell’interruzione temporanea del loro inseguimento. Interruzione che, comunque, avrebbe avuto parimenti a coinvolgere anche i due inseguiti, o presto, molto presto, lungo il proprio cammino ella non avrebbe più avuto a dover ricercare impronte, quanto e piuttosto i cadaveri di quelle povere bestie.

« Se lo fai per noi, maestra, non è necessario. » prese voce per Pemir, nel timore che dietro al riferimento ai cavalli avesse a doversi intendere una qualche particolare premura verso di loro, motivo per il quale ebbe allora a esprimersi a tal riguardo con la massima proattività possibile, benché, obiettivamente, anche lei, al pari di tutte le sue sorellastre, avesse a bramare la possibilità di toccare nuovamente il suolo e, soprattutto, far riposare la schiena e le terga, dopo quanto, in buona sostanza, non avrebbe potuto ovviare ad apparire simile a una tortura, allorché a una qualsivoglia forma di piacere.
« Immagino che anche voi siate stanche… ma sono certa di quanto, allorché ammetterlo, continuereste a soffrire in maniera discreta come certamente avete fatto sino a questo momento. » sorrise la donna guerriero, scuotendo il capo e frenando del tutto il progredire del proprio equino sodale « Tuttavia, non vi preoccupate: a muovermi, in questo momento, è solo sincera premura per la sorte dei nostri animali. Là dove, obiettivamente, troppi sono stati i cavalli che ho involontariamente ucciso nel corso della mia vita. »

Ringraziando di cuore, in ciò, il proprio estemporaneo compagno, e quel compagno… anzi compagna, in effetti, concessale dalla generosità di lord Brote, Midda Bontor ebbe a liberarla, oltre che di sé, anche dell’ingombro, e del peso, della sella, per concederle occasione di assoluto riposo. Una premura che, da parte della medesima, si dimostrò essere decisamente apprezzata, benché, nel fiero sguardo che ella ebbe allor a destinarle, alla Figlia di Marr’Mahew parve leggere lo stesso messaggio appena scandito da Pemir, nel merito di quanto, fosse dipeso da lei e dagli altri cavalli, non ci si sarebbe concessi opportunità di fermarsi sino al raggiungimento del loro obiettivo.

« Riposa anche tu… mia cara. » replicò quindi, in un quieto sussurro, l’Ucciditrice di Dei, accarezzando il capo della bestia e raccomandandole di non avere a rifiutare quella tregua così concessale « All’alba avremo a riprendere… e per allora avrò bisogno che tu sia al massimo delle tue forze. »

Nell’urgenza di partire, e di partire all’inseguimento di Be’Sihl e del suo rapitore, Midda e le proprie compagne, in effetti, non avevano avuto a concedersi il tempo utile a premurarsi di arrangiare una qualche particolare preparativo in previsione di una missione prolungata, e di una missione, pertanto, che avesse a prevedere una notte, o più notti, all’addiaccio: niente riserva di acqua, niente provviste i cibo, e, ovviamente, niente coperte.
Sospinte dalla speranza di avere a concludere, quanto prima, quella questione, raggiungendo in maniera rapida e decisa Be’Sihl e il suo rapitore, la Figlia di Marr’Mahew e le sue compagne erano partite esattamente per così come erano in quel momento, con buona pace di ogni minima organizzazione del necessario. E benché, nell’immediato, tutto ciò avesse avuto ad apparire quanto di più urgente e necessario da compiere, giunte a quel momento, e a quel momento prima neppur preso in considerazione nella propria possibilità di occorrenza, l’assenza di un’adeguata preparazione ebbe ad apparire palese innanzi a tutte loro, e alla stessa Midda Bontor.
Ma proprio la Figlia di Marr’Mahew, che aveva vissuto in maniera simile a quella la maggior parte della propria vita, non ebbe a lasciarsi scoraggiare da tutto ciò. E, anzi, non mancò di cogliere l’occasione per offrire alle proprie discepole un’importante lezione su come avere a sopperire a simili mancanze facendo riferimento al mondo attorno a loro, e a un mondo che, a differenza di quello allor natio per le desmairiane, non avrebbe avuto a doversi intendere avvelenato e necessariamente letale, quanto e piuttosto ricco di meravigliose opportunità per tutte loro… opportunità che, tuttavia, avrebbero avuto a dover imparare a riconoscere in quanto tali.

sabato 19 marzo 2022

3939


Nissa, dal canto proprio, nell’ascoltare frammenti di quelle chiacchiere fra le desmairiane, non poté ovviare a riflettere nel merito di quanto, al di là delle drammatiche motivazioni tali da rendere necessario quell’inseguimento, dal punto di vista proprio di quelle semidee la questione non avrebbe potuto ovviare ad apparire simile a una tanto piacevole quanto inattesa scampagnata, tale da far riemergere in loro quell’innocenza infantile che era loro stata negata dalle condizioni nelle quali, proprio malgrado, erano nate e cresciute.
Invero, se la stessa ex-regina dei pirati dell’isola di Rogautt non si fosse ritrovata a essere, in prima persona, coinvolta con le assurde dinamiche proprie di Anmel Mal Toise e della sua discendenza, probabilmente molto più difficile sarebbe stato per lei avere ad accettare di scendere a patti con quelle creature dalle sembianze demoniache, non riuscendo non soltanto ad accettarle, ma anche e banalmente a comprendere in quale modo la propria gemella potesse essere in qualche misura legata alle stesse. Ma nell’essersi ritrovata, più o meno inconsapevolmente, estemporaneamente ospite dell’empio potere di Anmel Mal Toise, e di quell’ombra di sanguinaria coscienza nell’offrire spazio alla quale a fare le spese era tragicamente stato il suo primogenito, e nell’essersi ritrovata, parimenti, anche a confronto con lo stesso Desmair, seppur all’epoca all’interno del corpo di Be’Sihl; ella non avrebbe potuto avere di che riservarsi esitazione di sorta nel riconoscere la normalità propria nell’apparente assurdità dell’esistenza stessa di quella schiera di semidee, e di quelle semidee che, malgrado il proprio divino retaggio, avevano vissuto, sino a poco tempo addietro, in un’ingiusta situazione di reclusione, e di orrenda reclusione in una sotto-realtà ricavata dalla medesima regina Amnel all’interno della loro realtà, per avere lì a rinchiudere, in eterno, il proprio mai amato figliuolo. E nel confrontarsi con un senso di quieta normalità innanzi all’esistenza delle desmairiane, ella non avrebbe potuto ovviare a guardare alle stesse come le bambine che, sotto un certo punto di vista, avrebbero anche potuto essere considerate, benché, obiettivamente, per lo più comunque più vecchie di lei di secoli, se non, addirittura, di millenni.

« Il fatto che tu stia cavalcando assieme a una decina di semidee immortali, ovviamente, ha da considerarsi per te qual una banalità, immagino… » apostrofò quindi all’indirizzo della propria gemella, quasi con aria divertita, nel non avere, in effetti, a porre l’accento su nulla di nuovo nell’ordine di misura del distorto senso di realtà che ella aveva dovuto rendere proprio e, ciò non di meno, in qualcosa che chiunque altro avrebbe riconosciuto qual semplicemente assurdo.
« Nella stessa misura in cui può esserlo considerato il fatto che io stia cavalcando anche insieme alla mia gemella morta più di cinque anni fa, intendi…?! » replicò Midda, stringendosi appena fra le spalle a minimizzare, in effetti, la questione, e una questione a confronto con la quale, in effetti, l’assurdità più grande avrebbe avuto a doversi intendere non tanto nella presenza di Nissa in quanto non morta, ma nella presenza di Nissa in quanto sua acerrima nemica sino a poche settimane prima.
« Ragionevole. » annuì con convinzione l’ex-regina dell’isola di Rogautt, riconoscendo l’assoluta legittimità di quella posizione « Però, dimmi… come fai ad accettare che tutto questo sia normale…? » le domandò, non negandosi una certa, e legittima, curiosità a tal riguardo « Cioè… capiamoci. Io e le desmairiane, in verità, non rappresentiamo neppure gli aspetti più assurdi della tua quotidianità, nel considerare come le tue migliori amiche provengano da mondi distanti, e conviviamo entrambe nella stessa città con due versioni giovanili di noi stesse provenienti da un’altra realtà. » osservò, in riferimento a Duva e a Lys’sh, così come a Maddie e a Rín.
« Che vuoi che ti dica…?! » sorrise l’altra, scuotendo appena il capo, a evidenziare quanto la questione avesse a doversi riconoscere effettivamente priva di particolare ragione di enfasi dal proprio personale punto di vista « Mi conosci: non sono una che ama annoiarsi… »
« Sì, per carità. E ti posso anche comprendere… » annuì Nissa, nulla negando di quanto da lei così dichiarato « Ma un conto prendere parte a una rissa per conciliare il sonno… e un altro è vivere una vita tanto al di sopra da ogni concetto di normalità da apparire simile a un delirio da abuso di alcool o droghe. » replicò l’ex-regina dei pirati, inarcando appena un sopracciglio « E tu sei capace di affrontare tutto questo senza scomporti minimamente per ciò… »
« Mi piace pensare di essere in grado di mantenere la mia mente quanto più possibile aperta a nuove esperienze… e libera da facili pregiudizi. » tentò di giustificarsi l’altra, non sapendo francamente cos’altro poter argomentare a simile riguardo « E poi, nel momento in cui questa è diventa la tua quotidianità… non è che tu abbia molte alternative. O la accetti, o perdi il senno nel rifiutare la realtà. » puntualizzò, non perché ella stesse vivendo tutto ciò come un’esperienza obbligata ma, comunque, perché obiettivamente costretta ad accettare tutto ciò, anche ove ciò non fosse stato per lei né facile, né naturale.
« Non hai torto… » le concesse l’altra, accettando di concludere in tal maniera simile fugace parentesi.

Midda comprendeva, ovviamente, il senso dell’interrogativo propostole dalla propria gemella. E lo comprendeva nell’ordine di misura in cui, necessariamente, anche lei si era talvolta ritrovata costretta a riflettere a tal riguardo, e nel merito della piega che poteva aver preso la propria via. Non una singola piega, fra l’altro, ma una lunga serie di pieghe, tali da rendere impossibile anche e soltanto ricordare come potesse essere stata in passato.
Quante vite diversa ella aveva vissuto…? In quanti modi diversi era stata costretta a reinventarsi per star dietro a tutto ciò…?!
Eppure nulla di tutto quello la turbava, nulla di tutto quello la trovava insoddisfatta o contrariata. Anzi. Ella era felice di tutto ciò. Perché realmente amava la follia imprevedibile della propria esistenza, e di quell’esistenza di avventure per inseguire la quale, ancora bambina, era scappata di casa… abbandonando la propria gemella e tracciando quel solco per tanto tempo ritenuto incolmabile. E che pur, ormai, incredibilmente, sembrava aver trovato occasione d’esser colmato.

giovedì 17 marzo 2022

3938

 

Nel corso della propria lunga esistenza, in quanto avventuriera e mercenaria, Midda Bontor si era dovuta sovente reinventare in molteplici ruoli diversi, acquisendo nel tempo e con l’esperienza, una certa varietà di abilità. E sebbene, principalmente, ella fosse conosciuta, e obiettivamente fosse, una donna guerriero, esperta nell’arte del duello e in quella della guerra, ella non aveva avuto a rifiutarsi innanzi alla prospettiva di altri, ben diversi, impieghi, quali quello di tombarola, quello di ladra o, persino, quello di torturatrice e di assassina. Non di tutte queste abilità ella avrebbe avuto, necessariamente, a potersi considerare fiera, sovente avendo sperimentato tali percorsi in giovinezza prima di comprendere quanto non avessero pienamente a soddisfarla, e, ciò non di meno, di tali abilità ella aveva fatto proprie e, in diverse occasioni, si era ritrovata anche a essere grata di possedere, se non per un impiego attivo, quantomeno conoscere, e conoscere in maniera commisurata, la realtà dei fatti. Troppo facile, infatti e a titolo esemplificativo, sarebbe stato per i più avere a pensare, o a parlare, di tortura, senza essere in grado di comprendere quanto, dietro a tutto ciò, non avrebbe avuto a doversi fraintendere pura e semplice macelleria, quanto e piuttosto il pieno controllo di ogni propria azione, in termini tali da vincere le reticenze anche dei più ostinati, senza pur, in ciò, avere a mettere in vero pericolo le loro vite. Così come, d’altro canto, troppo facile sarebbe stato per i più avere a pensare, o a parlare, di depredare una tomba, senza essere in grado di comprendere quanto, comunque, l’individuazione della stessa, e la sua violazione senza danneggiare i tesori al suo interno, non avrebbe avuto a prevedere l’impiego di mera forza bruta, quanto e piuttosto un’attenta preparazione, una puntuale pianificazione e una precisa attuazione.
Fra le molteplici abilità da lei acquisite nel corso del tempo, e con l’esperienza, sicuramente una fra le più utili in generale, e in quel momento in particolare, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta quella propria della cercatrice di piste, là dove, senza essere in grado di cogliere quei piccoli, e pur chiari dettagli utili a identificare il passaggio di qualcuno, troppo facilmente nel corso della sua esistenza ella avrebbe avuto a fallire dei propri obiettivi o, all’occorrenza, a esporsi alle imboscate di qualche antagonista, nel mentre degli innumerevoli viaggi da lei compiuti nei territori più variegati, dalle pianure ai deserti, dai vulcani alle montagne, passando per foreste e per paludi. Non che ella si sarebbe potuta considerare la migliore cercatrice di piste in senso assoluto, né, tantomeno, non che ella sarebbe stata in grado di orientarsi alla perfezione in qualunque genere di ambiente, là dove, come aveva imparato a proprie spese, il deserto avrebbe avuto a doversi intendere, comunque, qual un pessimo cliente in tal senso. Ciò non di meno qualcosa lo aveva appreso nel corso del tempo, e qualcosa che, in quel particolare momento, non avrebbe potuto che riconoscersi più che utile per ritrovare quell’utile serie di tracce compatibili con la narrazione loro proposta da Cergi Uthor e dai suoi uomini. Una pista, in verità, abbastanza nitida, là dove, chiaramente, chi stava allor allontanandosi verso occidente, non aveva minimamente preso in considerazione l’idea di poter essere scoperto e seguito, per così come, tuttavia, stava allor accadendo.

« Tu riesci a vedere le tracce che stiamo seguendo...?! » domandò a un certo punto, con non poca curiosità, Ghieli, figlia della settecentoquattordicesima, in direzione di Tinam, figlia della ottocentododicesima, ben ricordando l’abilità della propria sorellastra in tal senso, almeno entro i limiti della loro realtà natale.
« Ho fatto un po’ di fatica all’inizio e, probabilmente, mi sarebbero sfuggite se fosse dipeso da me... » ammise l’altra, per tutta risposta, con assoluta onestà intellettuale a tal riguardo « Tutta l’erba sul terreno mi disorientava... e non riuscivo a distinguere assolutamente nulla di quanto l’Ultima Moglie potesse star seguendo. » esplicitò, identificando in tutto ciò una palese, e non minoritaria, differenza con la dimensione entro i confini della quale erano nate e cresciute, e avevano vissuto per secoli, se non per millenni « Ma ora riesco abbastanza a seguirle. » puntualizzò, non priva di una certa, meritata soddisfazione a tal riguardo.
« Buon per te! » annuì la prima, senza alcuna volontà critica verso di lei, quanto e piuttosto nell’intento di esprimere un effettivo complimento congratulatorio verso di lei e verso il successo così riportato « Io a stento riesco a trattenermi dal provare un certo senso di nausea per questo continuo cavalcare... al punto tale che fatico persino a tenere gli occhi aperti. Figurarsi, quindi, se mi potrei permettere di seguire delle tracce invisibili... »
« Ma non sono invisibili. » ridacchiò Tinam, scuotendo appena il capo e sollevando poi la mancina, per distendere l’indice della stessa in una direzione ben precisa innanzi a loro, a tentare di indirizzare, in tal maniera, lo sguardo della propria interlocutrice « Guarda come l’erba appaia calpestata a intervalli regolari innanzi a noi... »
« Non sono invisibili per chi sa come guardarli. » scosse appena il capo Ghieli, escludendo categoricamente qualunque possibile banalizzazione a margine di quel discorso « E, ti prego, non mi chiedere di guardare un qualche punto davanti a noi... o davvero temo che potrei vomitare la colazione. »

Frammenti di quelle chiacchiere, e di tutte le altre chiacchiere, allor sporadicamente scambiate dalle proprie allieve, non avrebbero potuto ovviare di raggiungere anche le orecchie di Nissa e, ancor più, quelle di Midda, offrendole indirettamente degli spunti importanti di riflessione su quanto ancora avrebbe potuto avere a insegnare a quelle discepole. Ciò non di meno, e in quel particolare momento, ella non avrebbe potuto né voluto permettersi distrazioni di sorta, in termini tali per cui, proprio malgrado, avrebbero potuto distrarla dal proprio obiettivo, e dalla serietà di quel momento.
Ella non desiderava rischiare di trasformare quell’inseguimento in un qualche genere di viaggio formativo, non perché non avesse a cuore gli interessi di quelle semidee, e l’impegno da lei preso verso tutte loro, quanto e piuttosto per una semplice questione di priorità, e di priorità a confronto con le quali, allora, il mantenimento di quell’assoluta concentrazione sulla pista innanzi a sé avrebbe necessariamente avuto a dover porre in secondo piano qualunque altra possibile preoccupazione.
Prima fossero state in grado di raggiungere gli autori di quelle tracce, e prima avrebbero potuto sperare di concludere quella situazione. E, quando tutto ciò sarebbe giunto a termine, allora ella avrebbe potuto permettersi di dilungarsi in qualunque genere di spiegazione in favore di quel gruppo di desmairiane, e di chiunque altro avrebbe mai potuto desiderare da lei avere qualche delucidazione nel merito di tutto quello.

mercoledì 16 marzo 2022

3937

 

Che Midda non le stesse raccontando tutta la verità, apparve immediatamente chiaro a Nissa. Benché non si fossero frequentate in maniera particolarmente amichevole negli ultimi decenni, ella conosceva molto bene la propria gemella, e non avrebbe potuto credere neppure per un istante che, dietro all’attenzione e alla premura da lei dimostrata, e da lei dimostrata a margine di un tanto grave momento di crisi, avesse a doversi intendere semplice conseguenza di un qualche semplice e generico affettuoso interesse nei loro riguardi. Se ella avesse semplicemente raccomandato a Raska di vegliare sui propri figli, in termini generici e privi di particolare enfasi, forse l’ex-regina dei pirati avrebbe potuto accettare tale argomentazione come valida. Ma nel momento in cui la Figlia di Marr’Mahew si era impegnata a sottolineare l’importanza di proteggerli e, ancor più, di non permettere a nessuno di separarli, evidente avrebbe avuto a dover essere considerato un qualche segreto ancor ignoto a Nissa... e, forse, anche alla stessa Raska, che pur non aveva sollevato esitazione alcuna a confronto con una richiesta diretta dell’Ultima Moglie.
In effetti, facendo attenzione alla questione, Nissa non riuscì a rammentare neppure un solo istante in cui aveva avuto occasione di incontrare Tagae senza Liagu, vedendoli per la maggior parte del tempo intenti addirittura a tenersi per mano, se non, al limite, entro un paio di passi di distanza l’uno dall’altra, facendo ben attenzione non semplicemente a mantenere il contatto visivo reciproco, quanto e piuttosto a non distanziarsi eccessivamente, quasi da ciò avesse a dipendere la loro stessa sopravvivenza. Un dettaglio, quello, nel merito del quale, francamente, ella non si era mai concessa particolare ragione di attenzione sino a quel momento, ma che, in verità, non avrebbe potuto essere frainteso in alcuna maniera qual normale, né per due bambini, né per due fratelli... neppure fossero stati gemelli. E di ciò, obiettivamente, ella non avrebbe potuto ovviare a vantare una certa esperienza in prima persona, non soltanto per il proprio rapporto con Midda, ma anche in quanto madre di Meri e Nami, le quali, pur fra loro estremamente affezionate, non avrebbero avuto a doversi fraintendere così ossessivamente appiccicate l’una all’altra, da non potersi concedere neppure la possibilità di più di tre piedi di autonomia reciproca.
Cosa stava nascondendole la sua gemella a tal riguardo? Quale particolare verità avrebbe avuto a dover essere riconosciuta celata dietro a tutto ciò...?
Impossibile a comprendersi, impossibile a capirsi. E, ciò non di meno, indubbiamente qualcosa di importante. Di molto importante. Di mortalmente importante, se tanta premura la stessa Figlia di Marr’Mahew aveva voluto esprimere nella propria raccomandazione a Raska.
Purtroppo, ove Midda aveva chiaramente deciso di tenere per sé quella particolare questione, non soltanto inutile, ma addirittura dannosa e controproducente avrebbe avuto a dover essere considerata qualunque possibile insistenza da parte sua nel merito di tutto ciò, avendo a rischiare di ispirare sospetto e diffidenza nella sua stessa gemella, in una situazione che, in termini generali, Nissa non avrebbe potuto ignorare non poter avere già a gettare spiacevoli ombre a proprio stesso discapito. Perché se a così breve distanza dal proprio arrivo in città, e dal proprio ritorno nella vita della propria sorella, il suo uomo si ritrovava a sparire, venendo rapito senza un’apparente motivazione da un non meglio precisato avversario, tutt’altro che improbabile avrebbe avuto a potersi intendere il sospetto di un qualche coinvolgimento a tal riguardo da parte di colei che, del resto, in passato si era impegnata esplicitamente al solo scopo di avere a distruggere qualunque genere di affetto famigliare l’altra avesse mai avuto a ricercare. Insomma: soltanto un idiota si sarebbe negato la possibilità di mettere in relazione i due eventi e di giungere alla conclusione di una responsabilità esplicita di Nissa Bontor nella sparizione di Be’Sihl.
Purtroppo o per fortuna, a seconda di come si sarebbe potuto voler intendere il discorso, però, l’ex-nemesi dell’Ucciditrice di Dei avrebbe avuto a doversi effettivamente considerare del tutto estranea a ciò, per così come già dichiarato in quieta onestà all’attenzione della propria gemella. Motivo per il quale, con buona pace di ogni possibile curiosità, e di ogni possibile curiosità proprio nel merito dei due nipoti, ella avrebbe dovuto fare ben attenzione a ovviare a esporsi troppo a tal riguardo, sperando, oltretutto, che nulla avesse realmente ad avvenire loro, là dove, altrimenti, difficile sarebbe stato anche per la stessa Midda avere a crederle, malgrado ogni possibile dichiarato impegno a tal riguardo.

« Cerchiamo allora di raggiungere quanto prima Be’Sihl e di riportarlo presto a casa, in maniera tale che possano avere a riabbracciare entrambi i loro genitori magari prima dell’ora di cena... » sancì pertanto, con assoluta propositività, l’ex-regina di Rogautt, impegnandosi a credere a tutto ciò benché nulla di tutto ciò avesse a potersi razionalmente intendere qual credibile, e malgrado sicuramente anche la sua stessa gemella non avrebbe potuto ovviare a riconoscere.

E, in effetti, Midda non mancò di apprezzare quella scelta da parte di Nissa, comprendendola proprio qual tale: una scelta volta a cercare di mantenere quanto più possibile estranea a qualunque genere di ambiguità la propria personale posizione nei riguardi della sua famiglia, ovviando a dimostrare un qualche genere di scomodo interesse a tal proposito.
Non che, neppure per un istante, la Figlia di Marr’Mahew poté concedersi l’illusione di aver tanto banalmente convinto la propria interlocutrice: ritenere ciò avrebbe significato, quantomeno, voler insultare l’intelletto della medesima Nissa, se non, addirittura, il proprio stesso, per così come mai, obiettivamente, avrebbe avuto ragione di voler compiere. Accertato quanto, quindi, ella avesse mentito, e quanto la propria gemella avesse avuto il buon senso di accettare che ella potesse mentirle, Midda non avrebbe potuto che approvare il tacito compromesso così nuovamente riconfermato fra loro, a difesa di quella forse troppo fragile pace, e, ciò non di meno, di quella necessaria pace fra di loro, una tregua in assenza della quale a farne le spese sarebbero state soltanto le persone attorno a loro, in termini che alcuna delle due avrebbe desiderato avere ad accettare di sostenere... non nella consapevolezza di quanto, ormai, entrambe avessero allor soltanto a poter perdere da tutto ciò, ancor prima che guadagnare.

martedì 15 marzo 2022

3936

 

Nissa Bontor non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual abituata a un ruolo da gregario.
Forse, un tempo, quand’ancora bambine, effettivamente Nissa si era ritrovata a essere talvolta posta in secondo piano nelle avventure immaginarie della propria irruenta gemella, complice anche un diverso carattere e, soprattutto, un diverso approccio ai problemi. Ciò non di meno, e sin da quando il loro legame era venuto meno, Nissa Bontor aveva fatto in modo di ricavarsi il proprio spazio da protagonista, non soltanto nella propria stessa vita ma, ancor più, innanzi agli occhi del mondo. Una protagonista forse non particolarmente positiva, soprattutto nel confronto con la morale imperante, e quella morale atta a riconoscere qual negativa la pirateria, e, ciò non di meno, una protagonista, indiscussa e indiscutibile.
Sconfitta, tuttavia, dalla Storia e dalle scelte compiute e subite, Nissa Bontor si era ritrovata ora costretta a cercare un proprio spazio, e un nuovo equilibrio, in quello che avrebbe avuto a doversi intendere il territorio di dominio della propria gemella, in termini tali per cui, necessariamente, aveva anche dovuto accettare di rinunciare a una parte delle luci della ribalta in favore di una posizione più defilata, meno appariscente, chiaramente secondaria, in termini a confronto con i quali, allora, non avere a turbare le emozioni della collettività più di quanto, comunque, non avrebbe necessariamente avuto a fare, volente o nolente. Così, e anche e soprattutto in quel momento di crisi, ella non aveva minimamente preso in considerazione l’idea di assumere una qualche particolare iniziativa, limitandosi, semplicemente, ad affiancare e a sostenere la propria gemella, quasi come se quegli ultimi trent’anni e rotti anni non avessero avuto a occorrere e, improvvisamente, fossero tornate le bambine di un tempo.
Ma, al di là del proprio impegno a relegarsi autonomamente in una posizione meno appariscente, la sua mente, il suo cuore e il suo spirito non avrebbero potuto che continuare a essere gli stessi di sempre, in misura utile, allora, a non permetterle di avere a trascurare nulla di quanto le stava accadendo attorno, e a soppesare con assoluta attenzione ogni evento, e ogni parola scandita, nella stessa identica misura nella quale avesse avuto a essere propria l’iniziativa. Non perché, così facendo, ella desiderasse in qualche maniera mettere in dubbio la bontà delle scelte compiute dalla propria gemella, quanto e piuttosto, semplicemente, perché non sarebbe stata in grado di agire altrimenti, non quantomeno senza avere a lobotomizzarsi preventivamente.
E se, sino a quel momento, in linea di principio ella non avrebbe potuto avere a sollevare alcuna critica nel merito di quanto deciso da Midda, riconoscendo anzi quanto, probabilmente, ella stessa avrebbe avuto ad agire in termini non troppo dissimili, seppur all’occorrenza con modalità alternative a quelle da lei adottate; una nota stonata non poté che apparire tutta quella particolare attenzione da lei dimostrata nei riguardi dei propri figli. Non perché, a ruoli inversi, Nissa avrebbe avuto a disinteressarsi della sorte di Mera Ronae o di Namile, quanto e piuttosto perché, comunque, non avrebbe avuto ragione alcuna di schierare a loro custodia una tale potenza qual quella allor propria di più di due dozzine di semidee immortali, con tanto di incomprensibile raccomandazione nel merito della necessità di mantenerle sempre unite.
Tuttavia, e al di là di ogni possibile ansia materna, Nissa Bontor non avrebbe potuto in alcun modo banalizzare quella particolare definizione di priorità da parte della propria gemella, non avendo a poter credere che ella si fosse espressa in tal maniera in termini del tutto gratuiti. Se Midda Bontor aveva richiesto che più di due dozzine di semidee si avessero ad assicurare nel merito dell’incolumità di una coppia di ragazzini, e si avessero, in particolare, ad assicurare nel merito che alcuno avesse a separarli... beh... ciò non avrebbe potuto che riservarsi una qualche motivazione di sorta. E una qualche motivazione di sorta nel merito della quale, necessariamente, non avrebbe potuto che considerarsi quantomeno incuriosita.
Del resto, e proprio malgrado, Nissa Bontor non aveva ancora avuto molte occasioni di approfondire la conoscenza di quei propri nipoti, e di quei nipoti che la propria gemella aveva ricondotto seco da una galassia lontana, da mondi così distanti da non poter neppure essere immaginati nella loro effettiva lontananza. E da mondi dominati da leggi molto diverse dalle loro... e non soltanto in termini strettamente giuridici.
Possibile, quindi, che dietro la parvenza totalmente anonima di quella coppia di pargoli, e di quella coppia di pargoli che, per il proprio particolare incarnato, avrebbero potuto anche effettivamente essere scambiati quali figli della pallida Midda Bontor e dello scuro Be’Sihl Ahvn-Qa, avesse a esistere una realtà decisamente più complessa di quanto chiunque non avrebbe potuto avere a immaginare...?!

« Senti... » apostrofò pertanto in direzione della propria gemella, quando ormai già da quasi un’ora avevano lasciato Kriarya, cavalcando praticamente in silenzio all’inseguimento di un obiettivo non meglio precisato nella propria effettiva collocazione geografica « ... come mai è così importante che Tagae e Liagu non abbiano a essere separati...?! »

Ovviamente quella domanda non avrebbe potuto che giungere in totale contropiede all’attenzione della Figlia di Marr’Mahew, la quale si era espressa verso Raska forse con eccessiva leggerezza a tal riguardo, non avendo a considerare quanto, effettivamente, la propria gemella non avrebbe potuto avere a ignorare il senso della cosa.
Tuttavia, e partendo dal presupposto che non avrebbe potuto permettersi ingenuità tale da condividere la verità a tal riguardo con la propria gemella, né in quel momento, né forse mai, là dove, dopotutto, il loro passato non avrebbe potuto essere tanto rapidamente archiviato con buona pace di ogni impegno concreto proprio in tal senso; Midda non avrebbe potuto allor concedersi neppure di banalizzare eccessivamente quella propria richiesta, così come, proprio malgrado, in una risposta troppo affrettata, ella ebbe allor a tentare di compiere...

« Diciamo che, prima di conoscermi, hanno avuto già la propria buona dose di disavventure... » argomentò, tecnicamente non mentendo in maniera esplicita a tal riguardo, quanto e piuttosto avendo a omettere l’effettiva entità della cosa « ... e l’ultima cosa che desidero è avere a imporre loro nuove occasioni di trauma, nel considerare quanto già sicuramente abbiano a essere preoccupati per la sorte di Be’Sihl e, ora, avranno anche e ulteriormente a esserlo per questa mia partenza improvvisa. »

lunedì 14 marzo 2022

3935

 

Nessuna fra le desmairiane aveva mai avuto occasione, nel corso della propria esistenza, di porsi in groppa a un cavallo. Ma alcuna fra le desmairiane che erano con Midda e Nissa in quel momento ebbe a tirarsi indietro a confronto con l’idea di quell’inseguimento, e di quell’inseguimento in groppa a un simile genere di bestia.
Potendo scegliere, quindi, Midda ebbe a votare in favore alle dieci più leggere fra coloro lì presenti insieme a lei e a Nissa, lasciando pertanto fuori, a esempio, la colossale Raska. E non perché i sauri loro concessi da lord Brote non sarebbero stati in grado di condurla al galoppo, ma, semplicemente, nella necessità di potersi assicurare la maggiore velocità possibile, alleggerendo il più possibile il peso imposto loro. E così come, per l’appunto, Raska fu proprio malgrado la prima a essere esclusa, la snella Pemir, per una volta, ebbe a essere altresì la prima a ritrovarsi inclusa in tale annovero, ancora indolenzita per la ferita riportata nel corso del combattimento con Duclar e, ciò non di meno, ormai con la propria epidermide simile a cuoio già cicatrizzatasi, in termini tali per cui, di lì a breve, certamente di tutto ciò non avrebbe avuto a restare null’altro che il ricordo.

« Ti affido la mia famiglia fino a quando non avremo fatto ritorno... » raccomandò, a margine di tutto ciò, la Figlia di Marr’Mahew in direzione di Raska, la prima fra le sue allieve e, indubbiamente, colei verso la quale tutte le altre non avrebbero avuto esitazione a rivolgere il proprio ascolto anche in sua assenza « Ti prego: non vi è nulla di più prezioso al mondo per me. » sottolineò, in riferimento ai propri figli, Tagae e Liagu, che, in tutto ciò, avrebbe avuto ad affidare a quelle semidee, con la speranza che, in grazia a loro, non avrebbero avuto a correre alcun rischio.
« Ti giuro che neppure gli dei oseranno fare loro qualcosa, Ultima Moglie. » sancì con fermezza l’altra, annuendo seriamente a confronto con quell’impegno solenne.

Per quella volta, Midda ebbe allora a soprassedere sull’utilizzo di quel particolare appellativo, e di quell’appellativo con la quale avrebbe avuto a dover essere considerata celebre proprio fra le schiere delle figlie del suo sposo, e dei novecentodieci matrimoni antecedenti al suo. Ella non amava essere chiamata in quel modo, anche perché era consapevole di quanto, presso le desmairiane, quel termine avesse assunto un’epica aura a confronto con il quale, obiettivamente, ella non si sarebbe potuta riconoscere degna: ciò non di meno, se in quel momento Raska desiderava concepirla qual quella straordinaria eroina associata a tale nomea, ella non avrebbe avuto ad argomentare in senso contrario, soprattutto nella speranza che, così facendo, la figlia della trecentoventiquattresima moglie avrebbe potuto riservarsi maggiore impegno nel compito che le stava assegnando, e in quella responsabilità seconda a niente.

« E ricordati sempre di non permettere a nessuno di separarli... » le raccomandò inoltre, in una richiesta che, sicuramente, non avrebbe avuto a poter essere compresa nella propria ragione, ma che, altrettanto indubbiamente, avrebbe avuto a doversi persino considerare più importante della precedente, se non per il loro bene, quantomeno per il bene del resto dell’umanità di quell’intero pianeta, e di quel pianeta che avrebbe potuto essere trasformato in un cimitero nel giro di pochi giorni se soltanto Tagae e Liagu fossero stati allontanati l’uno dall’altra.

Ovviamente poche, pochissime avrebbero avuto a dover essere intese le persone a conoscenza della reale natura di Tagae e di Liagu, quei due bambini trasformati dalla crudeltà e dalla violenza della Loor’Nos-Kahn in un’arma di distruzione di massa, un’arma batteriologica che avrebbe avuto a innescarsi non appena i due fossero stati fisicamente allontanati l’uno dall’altra. E in una tanto ridotta schiera di persone informate sui fatti, nessuna desmairiana avrebbe avuto a dover essere considerata inclusa, non per mancanza di fiducia nei loro confronti, quanto e piuttosto perché, semplicemente, la stessa Midda Bontor non avrebbe mai desiderato che i propri figli potessero essere visti in maniera diversa da due semplici bambini... benché, obiettivamente, non fossero soltanto tali.
Fortunatamente per tutti, la fiducia riposta dalle desmairiane in Midda avrebbe avuto a dover essere intesa tale da non poter motivare in Raska, così come in alcuna altra, un qualche dubbio nel merito del perché di quella peculiare richiesta, vedendo l’enorme semidea limitarsi ad annuire nuovamente con assoluta serietà, certa di quanto niente e nessuno avrebbe avuto a impedirle di tener fede a tale incarico.
Rassicurata, pertanto, per la sorte dei propri figli, Midda Bontor poté allora spronare il proprio cavallo a partire, e a partire verso occidente, lungo la via che, stando alle testimonianze raccolte, poche ore prima doveva aver percorso anche il suo amato Be’Sihl. E accanto a lei, e dietro di lei, la sua gemella Nissa e dieci delle sue allieve, tutte alla propria prima esperienza in groppa a un cavallo e, ciò nonostante, non di meno motivate a seguirla ovunque ella fosse andata.

« Andiamo! » incitò il gruppo, varcando la porta della città « E che gli dei tutti possano avere pietà di chiunque si dovesse porre sul nostro cammino! » proclamò, in parole tutt’altro che retoriche, tutt’altro che gratuite, là dove, obiettivamente, ella non avrebbe esitato a estinguere da quell’intero piano di realtà chiunque avesse avuto a scoprire responsabile per quanto accaduto, non perché non la morte fosse per lei una mera abitudine, quanto e piuttosto perché quella avrebbe avuto a doversi intendere qual la sorte più misericordiosa che sarebbe mai stata in grado di immaginare per tale disgraziato, o tali disgraziati, là dove ogni alternativa avrebbe certamente avuto a doversi interpretare più cruenta e dolorosa rispetto a quanto mai mente umana avrebbe dovuto permettersi occasione di concepire, fosse anche e soltanto a livello teorico.

domenica 13 marzo 2022

3934

 

Avere occasione di comprendere il proprio errore di valutazione nel merito dello stato di salute della propria antagonista avrebbe potuto significare, per Duclar Mi’Chill, ritrovarsi più che motivato a riprendere il conflitto precedente, e quel conflitto così rapidamente interrotto nel confronto con la sgradevole prospettiva di aver potuto esporre il proprio signore, e la sua prole, al rischio di una faida, e di una faida con l’intera discendenza femminile del semidio Desmair. Tuttavia, e per quanto fedele al proprio ruolo di custode di quel perimetro, nonché della vita di lord Brote e del giovane Na’Heer, neppure Duclar avrebbe potuto riconoscersi così follemente incoerente da permettersi di passare da un momento di violenta belligeranza a uno di ansiosa preoccupazione per il suo stato di salute, salvo poi ritornare nuovamente alla violenta belligeranza a suo medesimo discapito.
Così, con buona pace del fatto che ella non avesse a doversi riconoscere realmente in pericolo di vita, egli decise di restare allineato al proprio ultimo comportamento, e a quello di sincera premura verso di lei e verso quella ferita...

« Comprendo. » dichiarò pertanto, annuendo appena a quelle parole « Dimmi tu di cosa puoi aver bisogno in questo momento, allora. » soggiunse poi, a non voler rischiare di arrogarsi nuovamente tanto facili, quanto erronee conclusioni.
« Ho necessità di parlare con lord Brote. » approfittò quindi dell’occasione per ribadire ella, restando in ciò quietamente fedele al proprio proposito iniziale « La mia maestra, Midda Namile Bontor, l’Ultima Moglie, necessita del suo aiuto nella ricerca di Be’Sihl. »
« Invero io desideravo riferirmi alla tua ferita... » precisò l’uomo, non riuscendo a trattenere una risatina divertita a confronto con la ferma insistenza di quella donna, e di quella donna che, malgrado uno squarcio nel ventre, non sembrava essere in grado di lasciarsi distrarre dal proprio proposito iniziale, con una coerenza a dir poco ammirevole « ... ma che è accaduto al locandiere?! » soggiunse subito dopo, a dimostrare la propria sincera ignoranza a tal riguardo.
« La ferita è meno grave di quello che sembra... e fra non molto sarà del tutto rimarginata. » minimizzò ella, scuotendo il capo ornato da corna e minimizzando, in tal senso, il valore di quanto accaduto, al di là del dolore da lei provato e del sangue che ancora, pur meno copioso rispetto a poco prima, stava scorrendo attraverso le sue dita « Be’Sihl è stato rapito nel corso della scorsa notte. Lord Brote ha già cooperato nelle sue ricerche, purtroppo senza occasione di successo. Poco fa, tuttavia, nuove informazioni hanno suggerito alla mia maestra una possibile traccia da seguire... per la quale necessita, tuttavia, di una dozzina di cavalli in prestito dal tuo signore. » riassunse brevemente, a beneficio di quell’uomo così compreso qual del tutto ignaro della situazione a margine del loro stesso duello, e di quel duello che, fortunatamente, alla fine non aveva veduto né vincitori né vinti.

In effetti per Duclar tutto quello giungeva inedito, essendo sì a conoscenza del fatto che nella notte passata lord Brote aveva prestato insolitamente il proprio aiuto a Midda Bontor, ma non avendo avuto occasione di approfondirne le ragioni, anche in considerazione del fatto che questi, rincasato, era giustamente andato dritto a dormire, senza riservarsi una qualche possibilità di confronto con lui, utile per informarlo nei meriti della questione.
E se le parole di quella donna avessero avuto a doversi intendere sincere, e, obiettivamente, non sembravano sussistere ragioni utili a credere il contrario, probabilmente lord Brote avrebbe potuto realmente avere ragione di volersi confrontare con lei, là dove, al di là di ogni possibile tensione personale esistente nei confronto di Midda Bontor, in conseguenza alla di lei decisione di accogliere la propria gemella Nissa, nessuno avrebbe potuto avere di che recriminare a discapito del buon Be’Sihl Ahvn-Qa.
Anticipando, tuttavia, ogni possibile decisione da parte di Duclar nel merito di andare effettivamente a disturbare il proprio signore, fu la voce dello stesso lord Brote a intervenire sulla scena, e a porre fine a qualunque possibile esitazione a tal riguardo...

« Che succede qui fuori...?! » domandò l’uomo, ex-signore della città del peccato, sopraggiungendo alle spalle di Duclar e cercando di ricostruire l’avvenuto da quanto lì evidente ai suoi occhi « Tu sei... Pamir... giusto?! » incalzò, squadrando la desmairiana e dimostrando un certo, ammirevole impegno ad associare nomi e volti delle stesse, anche là dove, in verità, fra i due non vi era mai stata precedente occasione di confronto diretto ed ella avesse avuto sempre e solo ad apparire qual un’ombra alle spalle della propria maestra.
« Pemir. » corresse la figlia della cinquecentotrentesima moglie, pur con tono di quieta gratitudine verso di lui, per l’impegno così dimostrato a tal riguardo « Mi dispiace avere a disturbare il tuo riposo, lord Brote. » incalzò poi, chinando appena il capo in segno di rispetto nella sua direzione « Ma reco meco una richiesta d’aiuto da parte della mia maestra. »
« Ci sono novità riguardo a Be’Sihl...? » questionò egli, supponendo che la questione avesse ancora a riguardare il locandiere scomparso, là dove altrimenti difficilmente la sua ex-mercenaria avrebbe avuto a tentare di coinvolgerlo in qualcosa, data l’attuale lontananza psicologica esistente fra loro.
« E’ così. » annuì la donna.

Ancora una volta, e con parole non troppo dissimili da quelle appena adoperate verso Duclar, Pemir ebbe così a spiegare quanto da lei noto nel merito del confronto fra Midda e il mercante, in relazione alla possibile sorte di Be’Sihl, non mancando di sottolineare la richiesta formulata dalla sua maestra nel merito di quella dozzina di forti cavalli, utili a permetterle di avere a cercare maggiore chiarezza a tal riguardo.
E benché, dal canto proprio, la desmairiana sarebbe stata pronta a insistere fino alla nausea per ottenere la sua collaborazione, per così come anche ordinatole dalla stessa Midda, alcuna ulteriore pressione fu necessaria su lord Brote per ottenere il suo assenso, là dove, non appena ella ebbe finito di parlare, egli non mancò di confermare tutta la propria più quieta volontà di cooperazione.

« Avrai i tuoi cavalli. » sancì egli, annuendo con seria convinzione a quelle parole « Duclar... accompagna la nostra ospite e assicurati che abbia quanto richiesto. » ordinò quindi in direzione del proprio amico e subalterno « E data la natura della richiesta, fai in modo che siano davvero i cavalli più forti che abbiamo, giacché dovranno sorreggere il peso delle figlie di Desmair... » sottolineò, dimostrando di aver ben inteso quanto desiderasse Midda Bontor « ... con rispetto parlando, s’intende. » puntualizzò poi in direzione di Pemir con un accenno di imbarazzo, non volendo certamente avere a esprimere negative insinuazioni di sorta a tal riguardo, quanto e piuttosto un’oggettiva valutazione.

In effetti, tuttavia, Pemir non aveva minimamente preso in considerazione l’idea che, alla base della richiesta della propria maestra, potesse esservi la necessità da parte loro di avere a salire a cavallo. E la cosa non poté che disorientarla, là dove, con buona pace della propria millenaria esistenza, ella, al pari delle proprie sorelle, non aveva mai avuto occasione di salire in groppa a un cavallo... anche in considerazione del fatto che, nel mondo per loro natio non esistevano cavalli.
Ciò non di meno, la logica conclusione a cui lord Brote era così giunto non avrebbe avuto a poter essere messa in discussione... e Pemir, improvvisamente, non poté che provare un misto di eccitazione e di ansia al confronto con l’idea della prova che l’avrebbe quindi attesa.