Per Nissa Bontor, risvegliatasi non morta a distanza di cinque anni dal giorno della propria dipartita, e scopertasi promessa in tal maniera all’eternità, la prospettiva di una nuova e definitiva morte, e di una nuova e definitiva morte in conseguenza ai poteri pietrificanti delle gorgoni non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual particolarmente allettante. Anzi... non avrebbe avuto in alcuna maniera a doversi fraintendere allettante. Non che Nissa Bontor, quand’ancora in vita, avesse mai desiderato l’immortalità. Al di là, infatti, dell’inimicizia con la propria gemella, infatti, ella avrebbe potuto quietamente vantare di essere serena e appagata nel confronto con la propria esistenza, in grazia ai traguardi conseguiti in quanto donna, in quanto madre e in quanto regina, traguardi a confronto con i quali non avrebbe potuto accusare alcun genere di mancanza. Ciò non di meno, morire non era stata un’esperienza propriamente piacevole e, sebbene non avesse memoria di nulla di quanto accaduto subito dopo la morte, o, forse, proprio in assenza di una qualche memoria nel merito di quanto accaduto subito dopo la morte, ella non avrebbe avuto a potersi fraintendere interessata a una qualche replica in tal senso.
Forse, se nella sua memoria fosse stato presente il ricordo dell’aldilà, e di un aldilà popolato dalle persone a lei care, come il suo perduto primogenito Leas, o la mai dimenticata madre Mera, ella avrebbe potuto anche provare una certa serenità a confronto con la prospettiva di una nuova morte, e di una morte che, probabilmente, avrebbe avuto a doversi considerare del tutto definitiva. Ma, in assenza di ciò, che senso avrebbe mai potuto avere morire...? Così, scopertasi proprio malgrado più affezionata a quella non morte rispetto a quanto mai avrebbe potuto immaginare avrebbe avuto a essere, ella non avrebbe potuto fare altro che difendere strenuamente la propria attuale condizione, e il proprio diritto a continuare a essere così come era. Un diritto allor chiaramente messo in discussione da quelle gorgoni, e da quelle gorgoni che, suo malgrado, avrebbero avuto a doversi riconoscere, attualmente, l’unica reale minaccia alla sua sopravvivenza.
Paradossalmente, però, proprio a confronto con quella minaccia, con quella possibilità di morte, anche la sua non morte avrebbe finalmente avuto ad apparire quanto di più simile a una vita, e a una vera vita, contraddistinta dalle emozioni e dai sentimenti propri di qualunque mortale, e da quelle emozioni e da quei sentimenti che pur, per lei, avevano perduto di significato dopo il proprio risveglio come ritornata. E, di questo, ella non avrebbe potuto che essere insolitamente entusiasta, ravvisando nel profondo delle proprie viscere quella piacevolissima frenesia di vita che, altrimenti, non avrebbe potuto esserle più propria. Quanto le era mancata la possibilità di combattere per definire il proprio diritto alla vita...? Quanto le era mancata la possibilità di guadagnarsi il proprio futuro, giorno dopo giorno, in grazia alle proprie sole forze...?! Per lei, figlia di un umile marinaio e, ciò non di meno, divenuta regina, e divenuta regina di un vero e proprio regno marittimo fondato da zero in sola grazia alla propria ostinazione e alla fermezza della propria volontà, nulla nella propria vita era stato un dono della provvidenza, quanto e piuttosto una continua e meritata conquista. E, proprio malgrado, tutto ciò era venuto meno a confronto con la propria nuova condizione di immortale, e quella condizione che tutto le avrebbe avuto a veder offerto senza alcun impegno.
In fondo, a confronto con tutto ciò, fra Nissa e Midda Bontor non avrebbe avuto a dover esistere una grande differenza. Perché, con buona pace delle loro avverse posizioni passate, quelle due donne avrebbero avuto comunque riconoscere entrambe animate da uno spirito votato alla grandezza... e da uno spirito che, per la prima volta dalla battaglia per Lysiath, e da quella battaglia che pur neppure la stessa Nissa Bontor avrebbe potuto vantare di aver realmente ben compreso nel proprio significato, sembrava esserle stato nuovamente concesso. E concesso proprio dalla prospettiva di avere a poter morire, di lì a un solo istante.
« Una andata! »
La voce di Midda la raggiunse da una certa distanza, ad annunciare l’abbattimento della prima antagonista. Una condivisione, quella così offertale, forse motivata dalla volontà di tranquillizzarla su quanto, comunque, la loro posizione non avesse a potersi intendere così negativa; ma che comunque, ella, non avrebbe potuto mancare di avere a considerare giustificata da una qualche velleità di sfida, e di sfida a proprio discapito, quasi quanto tutto quello altro non avesse a doversi riconoscere se non un giuoco fra loro, e un giuoco che, in tal maniera, la sua esagitata gemella desiderava avere a vincere nel minor tempo possibile.
« Tutta fortuna... » replicò quindi l’ex-regina di Rogautt, in un commento che, forse, non avrebbe neppur avuto a potersi considerare improprio, là dove, comunque, un certo livello di sorte benigna non avrebbe potuto che contraddistinguerla a confronto con l’idea di essere incappata in così breve tempo proprio in una delle loro avversarie.
« Può essere. » riconobbe pertanto la stessa Midda, non escludendo quell’eventualità, salvo tuttavia poi avere a proporre una diversa chiave di lettura a tal riguardo « O forse, fra noi due, preferiscono avventarsi contro di me nella consapevolezza di quanto sia io ad averle uccise la prima volta. » puntualizzò, in una valutazione non inopportuna, soprattutto in considerazione della loro natura di ritornate e, di quanto, quindi, tutte loro avessero a dover ringraziare proprio lei per essere trapassate.
« Cerca di non divertirti solo tu, però! » protestò allora Nissa, costretta a riconoscere la fondatezza di quell’eventualità e, in ciò, la prospettiva di ritrovarsi, proprio malgrado, priva di ogni possibilità di ingaggio in battaglia.
« Ma sentiti... » ridacchiò per tutta replica l’altra, scuotendo il capo pur non vista, in ciò, dalla propria interlocutrice « ... ti rendi conto di star parlando esattamente come me, sorella?! Va a finire che ci scopriremo più simili di quanto non ci siamo mai volute apertamente riconoscere... »