Così, per quanto personalmente contrariata dall’idea che Be’Sihl potesse essere passato loro vicino senza che questi avessero avuto a intervenire, la donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco non ebbe a esprimere alcuna condanna morale a loro discapito, nel ben comprendere il senso di quanto accaduto.
« Pemir... » richiamò a sé una delle desmairiane, e una delle tre che abitualmente non si separavano mai da lei e che, per questo, avrebbe potuto vantare maggiore confidenza con la topografia della città.
« Sì, maestra. » replicò prontamente ella, avanzando in direzione della propria matrigna, pronta a rispondere affermativamente a qualunque sua richiesta.
« Ho bisogno che tu vada corra più rapidamente possibile da Brote. » dichiarò, in una richiesta che non avrebbe voluto rivolgere al proprio amico ed ex-alleato, ma della quale non avrebbe potuto allora fare a meno « Devi spiegargli la situazione e devi chiedergli che ci possa prestare almeno una dozzina dei cavalli più forti in suo possesso. E non accettare un “no” come risposta... »
« Sì, maestra. » confermò la figlia della cinquecentotrentesima moglie, decisa a portare a termine quella richiesta quasi da essa avesse a poter dipendere la propria stessa sopravvivenza.
E dopo un solo, ulteriore istante di esitazione, utile a concedere alla donna guerriero la possibilità di aggiungere altro a quel comando, Pemir si voltò e si avviò di corsa lungo una delle arterie principali della città, per raggiungere nel minor tempo possibile il proprio obiettivo.
Un obiettivo a confronto con il quale nessuno, sicuramente, avrebbe avuto a frapporsi a lei, non nel confronto con la sua mole e il suo incedere, e in un incedere non dissimile da quello di un toro alla carica, e un toro che non avrebbe avuto a fermarsi se non raggiunto il proprio obiettivo. E nel considerare quanto, oltre alle grandi corna ai lati del suo capo, ella avesse anche a vantare una stazza degna di suo padre Desmair, palese non avrebbe potuto che risultare il senso di un tale paragone, nel confronto con un’immagine, quella da lei offerta in tal momento, innanzi alla quale, probabilmente, persino un toro avrebbe potuto avere ragione di che esitare.
Certa di quanto Pemir non si sarebbe allor fermata se non una volta raggiunto Brote, Midda poté ritornare con la propria attenzione a Cergi Uthor e ai due ragazzi che, da lui convocati, ebbero allora a sopraggiungere...
« Eccoci, Cergi. » esclamò uno dei due, sopraggiungendo sulla scena e subito sbiancando nel confronto con la Figlia di Marr’Mahew e, soprattutto, con il suo temibile seguito.
« Per Gorl... » gemette il suo compare, retrocedendo appena in maniera spontanea a confronto con quanto, allora, non avrebbe potuto ovviare a percepire qual un possibile pericolo.
« Questa è Midda Bontor, la signora di questa città. » sancì quindi il mercante, indicando la figura in questione « Vuole sapere quello che avete visto questa notte. Rispondete a ogni sua domanda, per favore, rammentandovi che è solo grazie a lei se io e i vostri fratelli maggiori siamo ancora in vita. »
« S-sì... » confermò il secondo, cercando di farsi forza a confronto con quell’invito e, in tal senso, finendo di avanzare, nel porsi accanto al proprio amico.
« La scorsa notte è scomparso il mio compagno, uno shar’tiagho di nome Be’Sihl Ahvn-Qa. » spiegò allora la donna guerriero, cercando di non avere a intimidire eccessivamente quella coppia, nel rendersi conto di quanto già, per conto proprio, avessero a doversi intendere intimiditi dalla situazione, e da una situazione a confronto con la quale, in effetti, tutt’altro che incomprensibile avrebbe avuto a doversi intendere una tale reazione di timore « A onor del vero, Be’Sihl è shar’tiagho solo da parte di padre, mentre sua madre è una figlia dei regni desertici centrali: in questo la sua carnagione è più scura rispetto a quella di un comune shar’tiagho, e i suoi tratti sono meno affilati rispetto a quelli che potreste considerare consueti per un figlio di Shar’Tiagh. Per il resto, come tutti gli shar’tiaghi, porta i capelli raccolti in una miriade di piccole trecce, è ornato di diversi monili dorati e gira sempre scalzo. » descrisse ella, cercando di offrire delle indicazioni utili a un’eventuale indicazione dello stesso « Cergi mi ha detto che la scorsa notte avete veduto due uomini a cavallo, uno dei quali che procedeva legato. Potete dirmi se l’uomo in questione corrispondeva a questa descrizione...?! »
Un necessario momento di silenzio ebbe così a seguire a quelle parole, nel mentre in cui i due ragazzi cercavano di fare mente locale sugli eventi della notte appena passata e di ricordarsi in maniera più precisa possibile quanto avvenuto, per offrire una risposta a tale interrogativo.
Purtroppo per loro, fra l’obbligata tensione del momento e, ancor più, la sostanziale assenza di attenzione rivolta a quell’evento, e a quell’evento tanto fugace, difficile sarebbe stato per loro avere a formulare una risposta certa a confronto con quell’interrogativo, in termini tali per cui, allora, non avrebbero potuto ovviare a temere di avere a contrariare la loro interlocutrice e, soprattutto, il suo seguito.
« Questi due sono terrorizzati, sorella... » sussurrò Nissa, in un alito di voce suggerito all’orecchio sinistro della propria gemella « Dubito che saranno in grado di fornirci una risposta degna di attendibilità. » suggerì, in un’opinione che, proprio malgrado, anche Midda non poté che ritrovarsi a condividere.
« Riuscite per lo meno a ricordare qualcosa di uno di quei due uomini...? Se non di quello legato, anche e soltanto di quello davanti a lui...?! » insistette allora la Figlia di Marr’Mahew, mutando il proprio obiettivo e, in ciò, minimizzando le proprie aspettative, sperando di poter ottenere da parte loro, quantomeno, un pur minimo appiglio al quale avere ad aggrapparsi per poter ragionare meglio su quanto stesse accadendo e perché, a partire, in tal senso, dall’identità del proprio ancor non meglio precisato avversario.
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