Midda non si era mai considerata essere una donna ingenua. Non che avesse mai avuto neppure a raffigurarsi qual incarnazione di straordinaria astuzia, ma neppure una donna ingenua. Fosse anche e soltanto per la sua non più fanciullesca età, del resto, ella avrebbe avuto a poter vantare una certa esperienza di vita vissuta, e di vita vissuta decisamente al di sopra dei canoni riconoscibili qual consueti dalla maggior parte delle altre persone.
Ciò non di meno, a confronto con quella rapida e puntuale analisi effettuata dalla propria gemella, ella non poté ovviare a riconoscersi qual terribilmente ingenua. E ingenua nella misura in cui, proprio malgrado, non aveva minimamente preso in considerazione la vastità di assortimento di antagonisti che, in quel particolare momento della sua vita, e in quella particolare situazione di potere in cui si era venuta a ritrovare, avrebbe dovuto aver a riconoscere innanzi a sé. Nemici che, se anche non avessero avuto a dover essere scoperti direttamente coinvolti nella scomparsa di Be’Sihl, certamente presto o tardi avrebbero avuto a bussare metaforicamente alla sua porta, avendo a domandarne la testa.
« ... Thyres... » sussurrò, storcendo le labbra verso il basso « ... ma chi diamine me lo ha fatto mai fare di accettare di diventare la signora di Kriarya...?! »
« Davvero non ti sei mai soffermata a pensare, neppure per un istante, a cosa ti avrebbe avuto a portare questa tua nuova posizione politica, e a quale esposizione ti avrebbe destinata, tanto a livello locale, quanto a più amplio spettro...? » sorrise Nissa, sinceramente divertita dalla reazione della propria gemella, ancora una volta non perché avesse a volersi prendere giuoco di lei, quanto e piuttosto perché, comunque, tutto quello non avrebbe potuto ovviare a divertirla, e a divertirla profondamente « O, forse, pensavi che ergerti a capo di una città-stato non avrebbe avuto conseguenze di sorta...?! »
« Io sono una guerriera... non una regina. » protestò tuttavia la Figlia di Marr’Mahew, quasi a voler rifiutare ogni addebito a tal riguardo e, in tal maniera, a giustificare la propria superficialità in tal senso.
« E davvero reputi che le due cose abbiano necessariamente a elidersi a vicenda...?! » domandò l’altra, con costruttiva provocazione, stringendosi appena fra le spalle « Lascia perdere l’imbarazzante concetto di sovranità proprio della maggior parte delle monarchie della nostra epoca, e ricorda i grandi re e le grandi regine del passato, protagonisti delle ballate che tanto ti piacevano quando eravamo ancora bambine. » le suggerì, ammiccando appena verso di lei con fare complice « Quelli non erano sovrani che si nascondevano dietro le mura di un palazzo, inviando in battaglia i propri eserciti concedendo a malapena ai loro generali di avere a conoscerli in viso. Non erano sovrani che si divertivano a giuocare con le vite dei propri sudditi, definendo leggi improbabili che mai loro stessi avrebbero neppur pensato di adottare, al solo scopo di ribadire, in tal maniera, il proprio potere... agendo motivati dalla semplice possibilità di poterlo fare. No! Quei sovrani erano uomini e donne che si ponevano alla testa dei propri eserciti nelle battaglie, avanzando per primi incontro al nemico, prima di ogni fante e di ogni cavaliere. Quei sovrani erano uomini e donne che condividevano la quotidianità stessa della propria gente, vivendo in mezzo a loro, godendo per le loro stesse gioie e patendo i loro stessi mali. » argomentò, con quieta consapevolezza, e con la consapevolezza propria di chi stava allor parlando non per amor di teoria, ma per il confronto con un’evidenza pratica, e l’evidenza pratica di qualcosa vissuto in prima persona « Quei sovrani erano uomini e donne che amavano il proprio popolo, che non avrebbero esitato a dar la propria vita per il proprio popolo e per i quali, parimenti, chiunque sarebbe ben volentieri morto, non esitando di fronte a nulla per loro. » puntualizzò, annuendo con ferma convinzione « Questo è quel genere di ideale a cui ti puoi ispirare... quel genere di sovrano che anche tu puoi essere, non rinunciando in nulla e per nulla a essere la donna guerriero che sei sempre stata. »
A margine di quel breve monologo, l’Ucciditrice di Dei non poté che ritrovarsi a essere assolutamente affascinata dalla propria gemella, e dalla sua straordinaria dialettica, e quella dialettica in grado di stuzzicare alla perfezione le corde più profonde del suo animo, riaccendendo in lei entusiasmi persino dimenticati nel confronto con l’incedere quotidiano della propria esistenza.
E a margine di quel breve monologo, ella non poté che comprendere senza ombra di dubbio alcuno come la propria gemella potesse essere stata in grado di riunificare sotto di sé i pirati dei mari del sud, quei predoni dei mari che mai, prima, avevano avuto a riconoscere l’autorità di chicchessia, e che, al contrario, si erano radunati attorno a lei come una vera e propria nazione compatta e unita, dando vita a qualcosa di mai visto prima nella Storia del loro mondo.
« E’ questo che anche tu avevi fatto a Rogautt...? » domandò, con tono necessariamente retorico, nel ben prevedere quanto la sola risposta possibile avrebbe potuto essere affermativa « E’ questo il genere di sovrano che tu eri un tempo...?! »
« Lo è. » confermò Nissa, con un sospiro « Lo era, anzi... e lo sarebbe ancor stato se non fossi stata viziata da un errore primigenio, da un peccato originale: dalla volontà di impegnare tutto ciò al solo scopo di rovinare la tua esistenza. » ammise, non senza un evidente rammarico nella propria voce « Ho dovuto morire, e ritornare come non morta, e ricommettere nuovamente tutti gli stessi errori già compiuto per rendermene conto. Ma tutto ciò che di buono avrei potuto fare, e ho fatto, è stato proprio malgrado viziato nel profondo dalla mia colpa, e dalla mia colpa verso di te. » riconobbe, non cercando in alcun modo, ormai, di giustificarsi « Se soltanto non avessi speso tante energie e tanto tempo per odiarti, oggi potrei ancora veleggiare per i mari del sud a comando della più grande flotta che questo mondo abbia mai visto... accompagnata da mio figlio. Dal mio amato Leas. »
Il trasporto proprio della gemella nello scandire tutto ciò ebbe a colpire profondamente l’animo della Figlia di Marr’Mahew, la quale, in effetti, non si era mai soffermata a riflettere su quanto Nissa potesse aver realmente amato vivere la vita che si era costruita qual regina dei pirati dei mari del sud e, ancora, quanto potesse aver realmente amato quel figlio “rubatole”, quel figlio da lei concepito con l’inganno insieme a Salge Tresand, il primo uomo di cui mai Midda stessa si fosse innamorata, e quell’uomo che, tuttavia, aveva lasciato proprio nella speranza di avere a proteggerlo dalle minacce di morte della propria gemella... in una scelta che, purtroppo, nel lungo periodo non aveva avuto a condurre ad alcun risultato utile, nel vederlo, purtroppo, concludere prematuramente la propria esistenza terrena per colpa di un uomo di Nissa, e di un uomo da lei pazientemente infiltrato in quel suo equipaggio, al solo scopo di attendere il momento giusto per agire e di non avere a punire qualunque libertà da parte sua, fosse anche dopo lunghi anni... e dopo oltre un decennio intero.
Certo: Nissa era stata un’assassina crudele, mossa da un’insaziabile brama di vendetta a suo discapito. Ciò non di meno, Nissa non era stata soltanto quello. E se, anzi, ella avesse avuto a offrire più spazio, nella sua vita, a tutto il resto, certamente il tempo presente avrebbe avuto a poter essere molto diverso per tutti loro...
« Avrei potuto essere una sovrana straordinaria, se soltanto me ne fossi concessa l’occasione. » sospirò nuovamente l’ex-regina dei pirati « Tuttavia a ciò ho preferito l’odio e la vendetta contro di te... e questo ha rovinato tutto quanto. »
« ... che cosa stai cercando di dirmi...?! » esitò allora Midda, comprendendo quanto, al di là del messaggio più palese, ella stesse chiaramente impegnandosi verso qualcosa di meno evidente... e qualcosa che, in effetti, probabilmente aveva anche correttamente intuito, ma la conferma della quale desiderava poter ascoltare dalla voce di lei.
« Lo hai compreso perfettamente. » escluse tuttavia ella, non volendo giustificarle alcuna pigrizia intellettuale « A prescindere da tutto ciò che potrà mai accadere, non devi commettere il mio stesso errore. Non devi sprecare la tua vita, e la vita di coloro che ti sono vicino, per un qualche desiderio di vendetta. »
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