Nella propria folle quotidianità, Midda Namile Bontor non si era mai riservata il lusso di potersi dichiarare certa in maniera assoluta di qualcosa. Del resto, a confronto con la propria storia personale, facile avrebbe avuto a doversi rilevare quanto neppure la morte avrebbe potuto essere considerata una certezza. Ed escludendo dall’annovero delle certezze persino la morte, ben poche altre verità avrebbero avuto allor a restare sul tavolo per lei.
Fra le poche, pochissime certezze che ella aveva avuto, nel corso della propria vita, a considerare qual tale, allora, non avrebbe mancato di dover essere riconosciuta quella di non potersi attendere di ritrovarsi ad ascoltare un consiglio assennato scandito dalla bocca della propria gemella. E non di una versione alternativa di lei, là dove, in effetti, da parte di Nóirín Mont-d'Orb non erano certamente mancate occasioni in tal senso, quanto e piuttosto dalla sola, unica e originale Nissa Ronae Bontor. Del resto, era stata proprio Nissa a definire qual solo e unico proprio scopo di vita quello di avere a distruggere per lei ogni possibilità di gioia, di serenità, di appagamento, motivo per il quale improbabile, per non dire impossibile, sarebbe potuto essere attendere di ricevere un qualche consiglio degno di attenzione da parte sua.
Eppure, e in maniera assolutamente sconvolgente, l’intervento che allora l’ex-regina dei pirati dell’isola di Rogautt aveva voluto rendere proprio non avrebbe avuto a dover essere in alcuna misura frainteso qual privo di fondamento. E, anzi, l’assennatezza propria di quelle parole avrebbe avuto a dover esser riconosciuta qual obiettivamente assoluta e incontrovertibile, scandendo in suo favore degli importanti punti fermi a cui non mancare mai di rivolgere il proprio sguardo, la propria attenzione, per il proprio stesso bene.
Così, anche una delle sole certezze che la Figlia di Marr’Mahew aveva voluto rendere propria nel corso della sua folle vita era venuto meno. E, nel paradosso della situazione attuale, la sua gemella si stava proponendo qual una validissima consigliera, fosse anche e soltanto in grazia alla propria personalissima esperienza personale... e un’esperienza personale che non avrebbe potuto essere in alcuna maniera banalizzata o minimizzata, nel confronto con l’evidenza dei risultati da lei stessa conseguiti.
E, non negandosi occasione utile per prestare ascolto a quel buon consiglio, alla signora di Kriarya non poté essere concessa altra alternativa rispetto al concedersi occasione per un fugace riposo, non avendo certamente, in tal senso, a cancellare tutto il proprio intento di soccorso in favore di Be’Sihl, né, parimenti, avendo ad abbandonare la volontà di ricercarlo o di punire chiunque avesse complottato dietro a tutto ciò, ma, semplicemente, riservandosi l’occasione di posticipare il discorso di qualche ora, al fine di escludere il rischio di lasciarsi dominare dall’ossessione e, in ciò, di poter tradursi nella propria gemella o, quantomeno, nella versione passata della propria gemella, e di quella donna che, ossessionata dal proprio proposito di vendetta, aveva soltanto finito per rovinarsi la vita... e rovinarla a chiunque altro attorno a sé.
Non fu un sonno semplice, quello che Midda ebbe a rendere proprio, e neppur particolarmente riposante. Ciò non di meno fu utile a riprendere metaforicamente il fiato e, in ciò, a recuperare un minimo di controllo sulla propria vita e, ancor più, sulla propria mente e sul proprio cuore, a scongiurare il rischio di azioni azzardate.
E quasi a voler tributare il proprio meritato rispetto per la correttezza di quella decisione, gli dei ebbero allora a smuovere gli eventi in una direzione per lei favorevole al suo risveglio, permettendole di avere a essere compensata con il primo, vero indizio su quanto accaduto a Be’Sihl, e il primo vero indizio che ebbe allor a esserle riferito per bocca del capo di una carovana mercantile che, nelle prime ore di quella mattina, ebbe a sopraggiungere in città.
Volendo volgere uno sguardo critico a tal riguardo, e a riguardo del fatto che un qualche dio o dea potesse aver effettivamente voluto in qualche misura alterare il corso degli eventi soltanto in conseguenza alla sua scelta di riposo, certamente si avrebbe avuto a riservarsi qualche giusta ragione di dubbio, là dove, che ella avesse scelto di riposare o meno, comunque, tutto quello sarebbe comunque avvenuto, e sarebbe comunque avvenuto in egual maniera. Ma, al di là di ogni pur razionale e fatalistica critica a tale romantica prospettiva, indubbio avrebbe avuto a dover essere inteso quanto, se pur nulla avrebbe avuto a mutare in negativo ove ella fosse rimasta sveglia allorché andare a riposare, parimenti nulla avrebbe avuto a mutare neppur in positivo ove ella avesse allor deciso di muoversi in direzione contraria.
Fatalismo o determinismo a parte, comunque, quanto in tutto ciò avrebbe avuto necessariamente a contare sarebbe stato soltanto quell’indizio. E quell’indizio la notizia del quale ebbe a raggiungerla, per la precisione, nel mentre in cui stava finendo di lavarsi il volto dopo il proprio risveglio, in quell’area che probabilmente, un giorno, sarebbe divenuta la sua nuova camera da letto...
« Maestra! »
A richiamarne l’attenzione fu la voce di Retle, figlia della seicentosessantanovesima moglie di Desmair, presentandosi sulla soglia di quella stanza ancor inesistente, e delimitata soltanto da un precario tendaggio.
« ... che accade?! » rispose prontamente la Figlia di Marr’Mahew, quasi scattando verso di lei nel non riuscire a negarsi una certa ansia di novità e, con essa, la speranza che dietro quel richiamo squillante avesse allor a doversi per l’appunto intendere una qualche novella di sorta, e una novella nel merito della sorte del proprio amato shar’tiagho.
« Le guardie della porta occidentale chiedono di te. » comunicò pertanto la desmairiana, non avendo a indugiare neppure per un istante nel concederle quanto richiesto « Si tratta di Be’Sihl: parrebbe che un mercante abbia avuto a scorgere due figure in rapido allontanamento dalla città, la descrizione di una delle quali coinciderebbe con quella del tuo compagno. »
« Thyres! » esclamò quindi la donna guerriero, afferrando rapidamente la propria casacca, giusto per non aver a creare troppo scandalo girando, in maniera tutt’altro che inedita comunque, nuda per Kriarya, e affrettandosi a dirigersi verso la propria allieva e, più che altro, verso la soglia da lei così occupata « Avvisa le altre... io intanto inizio ad andare là! » le ordinò, partendo dal presupposto che tutte le altre stessero ancora riposando o, comunque, non avessero certamente a doversi considerare pronte a muoversi.
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