Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta in cui la donna guerriero e il suo cantore si erano ritrovati a confronto diretto.
Vi era stato un periodo nella vita di lui abbastanza complicato in cui cercare un confronto con lei era diventato quasi un’abitudine. Poi, fortunatamente, tutto aveva ripreso a scorrere in maniera consueta e, così, ella aveva potuto ovviare a ogni qual genere di assillo da parte di lui. Questo, per lo meno, fino a quando il mondo del suo cronista non si era ritrovato ad affrontare una grave crisi bellica. E una crisi bellica che, non fosse stata reale, sarebbe stato il soggetto perfetto per un romanzo o per un film...
« Immagino che tu non conosca James Bond, non è vero...?! » le domandò con incedere retorico egli, certo della risposta che ella avrebbe avuto a concedergli.
« ... amico tuo?! » aggrottò la fronte la donna dagli occhi color del ghiaccio, storcendo appena le labbra verso il basso e scuotendo il capo, a confermare l’atteso diniego.
« No. Certo che no. » ridacchiò egli, divertito all’idea « E’ il protagonista di una serie di romanzi scritti da un autore britannico del secolo scorso e, almeno nell’idea, ispirati al suo passato militare nel corso della Seconda Guerra Mondiale... »
« Scusa... hai detto “guerra mondiale”...?! » ripeté ella, dimostrandosi abbastanza disinteressata alla questione relativa a quell’autore britannico, ma decisamente più incuriosita da quel particolare accostamento di termini « Cosa intendi dire con “guerra mondiale”?! »
« Una guerra su scala planetaria. » spiegò il cantore, decisamente poco fiero di tale particolare aspetto della Storia del proprio mondo « Una guerra che ha a coinvolgere nazioni e governi in ogni continente, con un conteggio di vittime smisurato, per non dire folle. »
« Thyres! » esclamò la donna guerriero, tutt’altro che estranea al concetto di guerra e, ciò non di meno, decisamente aliena all’idea di un tanto vasto genere di conflitto « Dalle mie parti non credo che si sia mai arrivato a qualcosa di simile. Al più, nei casi peggiori, ci si può essere sospinti a guerre a livello continentale... ma fra un continente e l’altro, non davvero! » sottolineò, per poi subito soggiungere « Certo è pur vero che dalle mie parti le possibilità di spostamento fra un continente e l’altro sono comunque minime... in termini tali per cui improbabile sarebbe riuscire a condurre un intero esercito altrove, anche volendo impegnarsi in una simile follia. »
« Eh lo so... » sorrise egli, ben consapevole della situazione propria del mondo di lei, e di quel mondo certamente contraddistinto dai propri problemi, ma anche da tante complicazioni in meno « E invece, dalle mie parti, siamo stati così bravi da riuscire a condurre ben due Guerre Mondiali in meno di cinquant’anni. » esplicitò in maniera ironica, con un sorriso teso e tirato « Pensa: quella che ora noi conosciamo come la Prima Guerra Mondiale, inizialmente era stata definita soltanto come la Grande Guerra, nell’ingenua convinzione che non ve ne sarebbe certamente potuta essere un’altra eguale. E, invece, la Seconda è stata persino peggiore della Prima. »
« E’ andata bene che non abbiate avuto la fantasia di immaginarne anche una Terza, allora... » osservò la donna, inarcando un sopracciglio con aria critica « Dato l’andazzo... »
« Già. » sospirò il cantore, cercando almeno per il momento di soprassedere sulla questione, salvo poi soggiungere così ispirato dalle parole di lei « In effetti, a uno dei più grandi geni della Storia del mio mondo un giorno ebbero a chiedere in che modo sarebbe potuta essere combattuta la Terza Guerra Mondiale, e questi rispose: “Non lo so, ma posso dirvi cosa useranno nella Quarta. Useranno le pietre!” »
« Le pietre...?! » esitò ella, non cogliendo immediatamente il senso dell’affermazione.
« Sì... nel senso che una Terza Guerra Mondiale porterebbe una devastazione tale da cancellare completamente ogni segno di civiltà, facendoci regredire all’Età della Pietra... » argomentò, rendendosi poi conto che forse ella non avrebbe avuto comunque a comprendere e, in ciò, decidendo di tagliare corto « Ma lascia perdere. Non è di questo che ti volevo parlare... »
« Vedo che hai ancora il vizio di perderti nel tuo stesso favellare, eh?! » lo canzonò ella, divertita da tutto ciò e, stranamente, non dimostrandosi così desiderosa di tornare alle proprie questioni, forse perché, in fondo, non poi così dispiaciuta di avere a scambiare due parole con lui.
« Ti dicevo di James Bond... » tentò di riprendere egli, tornando all’inizio di quella breve dissertazione « Per la precisione, James Bond è un agente segreto che si ritrova a combattere contro un ricco assortimento di folkloristici antagonisti, la maggior parte dei quali accomunata da qualche folle smania di dominio, o di distruzione, del mondo. »
« Interessante... » commentò ella, con un tono utile a voler esattamente sottintendere l’opposto, ossia quanto di tutto ciò non avesse a importarle assolutamente nulla « Anche io ne ho conosciuta almeno una così. Si chiamava Anmel Mal Toise... non so se te la ricordi. » ironizzò, certa che egli avesse a rammentarsi di una delle proprie peggiori antagoniste, per avere a inseguire la quale era stata persino costretta a lasciare i confini del proprio mondo natale e viaggiare per un lustro fra le stelle del firmamento « Ti inviterei a scrivere qualcosa a tal riguardo nel caso ti interessasse... ma, in effetti, lo hai già fatto. A lungo. Molto a lungo. »
« Non è mica colpa mia se tu hai combattuto a lungo... molto a lungo contro Anmel! » protestò il cronista, respingendo al mittente quell’addebito « Io mi sono limitato a raccontare la storia: il resto ce lo hai messo tutto tu! » puntualizzò, non desiderando arrogarsi alcuna paternità a tal riguardo.
« Va bene, va bene... » decise di soprassedere la donna, non desiderando avere a cercare facile polemica gratuita a tal riguardo « ... comunque sia non ho ancora capito perché tu mi stia raccontando di questo Geim Sbond. »
« E’ che non ho mai compreso realmente come gli avversari di James Bond potessero risultare in qualche modo credibili. » replicò egli, riprendendo ancora una volta il discorso fugacemente interrotto « Cioè... perché mai qualcuno dovrebbe svegliarsi un mattino e decidere di minacciare il mondo intero...?! Non ha molto senso. »
« Credo che l’errore di fondo, da parte tua, abbia da doversi riconoscere nel tentare di razionalizzare la fantasia di un romanziere... » si strinse fra le spalle la donna, senza offrire particolare peso alla questione da lui proposta « Alla fine una storia potrebbe meritare di essere raccontata a prescindere dal suo livello di realismo, effettivo o percepito... non trovi?! »
« Assolutamente. » annuì egli, con quieta convinzione « Del resto io narro le tue avventure che, con tutto il dovuto rispetto, in un mondo con il mio non possono che apparire del tutto estranee a ogni qualsivoglia idea di realtà. » sottolineò, in un esempio tutt’altro che gratuito nel considerare, per l’appunto, l’identità della propria interlocutrice « Tuttavia, al di là di quel patto di fondo con il lettore chiamato sospensione dell’incredulità, non è che uno può pensare di avere a scrivere di cose del tutto prive di senso. Ragione per la quale, al di là di ogni facile giudizio, anche un cattivo di James Bond non dovrebbe essere del tutto privo di un fondo di realtà, persino nella sua folle brama di distruzione globale... »
« D’accordo. » ammise ella, levando entrambe le mani innanzi a sé, in segno di resa « Posso dire che sto facendo sempre più fatica a seguirti e a immaginare ove tu voglia andare a parare...?! » replicò la donna, aggrottando la fronte con aria disorientata.
« Provo ad arrivare al punto... » promise egli, subito proseguendo « Il punto è che in passato non ero mai riuscito a comprendere cosa potesse aver ispirato a un ex-militare, a un reduce della Seconda Guerra Mondiale, una fantasia come quella propria degli antagonisti del proprio protagonista, e di un protagonista, per lo più, contraddistinto da un certo retrogusto autobiografico. » sintetizzò e rielaborò, sforzandosi di dare maggior consistenza possibile ai propri pensieri e, ancor più, ai propri dubbi « Almeno fino a quando non mi sono ritrovato a comprendere che, in effetti, quell’uomo si era ritrovato in prima persona a dover combattere contro un folle maniaco degna fonte di ispirazione per tutti i propri personaggi antagonisti: lo stesso folle maniaco al centro dell’intera Seconda Guerra Mondiale... »
« Aspetta... » esitò la donna, apparendo forse ancor più confusa che in precedenza « Vuoi forse dirmi che alla base di un conflitto su base planetaria aveva a doversi intendere una singola persona...?! » riformulò, cercando di comprendere « Manco Anmel si è mai sospinta a tanto... »
« Non che abbia fatto tutto da solo, sia chiaro. » sottolineò egli, scuotendo il capo « Ciò nonostante, un certo ruolo da protagonista negativo della questione un certo folle maniaco ce l’ha avuto, fungendo da connettore per l’odio e la violenza di molte altre persone... e ispirando e guidando interi eserciti a tentare di imporre la sua linea di pensiero sul mondo intero, con le buone o con le cattive. »
« Ergo, l’autore di Geim Sbond, secondo te, si è ispirato a costui per dare sostanza a tutti i propri antagonisti...?! » domandò ella, tentando di comprendere il filo proprio del pensiero del proprio interlocutore.
« Per carità: non sono un esperto a tal riguardo... e, sicuramente, qualcuno potrebbe anche gridare allo scandalo per questo mio approccio deduttivo fondato sul nulla più assoluto. » si autodenunciò, a scanso di equivoci a tal riguardo « Ciò non di meno, non ho potuto fare a meno di pensare a questo nel ritrovarmi a confronto, nella mia realtà storica attuale, con il profondo desiderio che possa apparire improvvisamente un James Bond a eliminare il cattivo della situazione e a restituire al mondo la propria incasinata quotidianità, tutt’altro che perfetta, certamente, e pur ben lontana dal potersi fraintendere prossima all’ecatombe di una Terza Guerra Mondiale... »
Un momento di silenzio ebbe a calare allora fra la donna guerriero e il suo cantore, nel mentre in cui ella non mancò di concedersi occasione di rianalizzare con calma quelle ultime parole per cercare di comprenderne il reale significato. Parole in conseguenza delle quali, poi, ella non poté ovviare a domandare: « Ma di che diamine stai parlando...?! », ascoltando con indubbia attenzione la spiegazione che ne ebbe a seguire. E una spiegazione a confronto con la quale le nere pupille al centro delle di lei azzurre iridi non poterono ovviare a dilatarsi fino a quasi a inglobare tutto quanto, per l’obbligato stupore conseguente.
« So che non è bello da dire, soprattutto a confronto con quella che vorrebbe essere la mia morale personale e religiosa... » concluse alfine egli, scuotendo appena il capo con palese rammarico « Ma in questo momento vorrei tanto che tu potessi essere la mia James Bond, arrivare sino a quel folle maniaco e... beh... fare quello che tu sai fare meglio. » dichiarò, dispiaciuto per quella propria stessa fantasia « Perché, francamente, non ho alcuna voglia di ritrovarmi a vivere la Terza Guerra Mondiale soltanto perché qualcuno, un giorno, si è svegliato dal lato sbagliato del letto! »
Nessun commento:
Posta un commento