11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 23 ottobre 2022

4034


« D’accordo… ora sono un po’ confusa… » ammise Maddie, a confronto con un cielo chiaro, e con una coltre di nebbia leggera che impediva loro di definire con precisione la posizione del sole e, in questo, il momento corrente all’interno della giornata « Quanto accidenti siamo state lì sotto…?! »

“Lì sotto”, nella fattispecie, avrebbe avuto a doversi intendere un sotterrano dimenticato dal tempo e realizzato in prossimità al Baratro di Luce, un’immensa fenditura nel terreno al centro dell’amplio territorio del regno d’Y’Shalf, entro il quale, in compagnia della stessa H’Anel, del di lei fratello M’Eu, nonché di Howe e di Be’Wahr, si erano avventurati alla ricerca di un leggendario specchio, e uno specchio in grazia al quale avere a trovare risposta a un interrogativo molto preciso.
La storia, nella sua integrità, era ovviamente più complessa di quanto non avrebbe potuto essere riassunta in poche semplici parole, e avrebbe avuto a doversi intendere iniziata con la scomparsa improvvisa di Be’Sihl Ahvn-Qa, compagno di vita di Midda Bontor, rapito molto probabilmente a opera di Anmel Mal Toise, per così come ogni elemento sembrava indicare. Ma tralasciando ogni pregresso, in quel momento semplicemente superfluo, l’intera questione avrebbe potuto essere semplicemente condensata nello stato attuale del loro gruppo, con lei e H’Anel riemerse in superficie alla ricerca di provviste per il resto del gruppo, e il resto del gruppo a diverse decine di piedi sotto di loro, perduti all’interno di quel maledetto sotterraneo infestato da ogni qual genere di orrenda e pericolosa creatura.
Un sotterraneo all’interno del quale, quindi, difficile sarebbe stato rendersi effettivamente conto dello scorrere del tempo. E un sotterraneo all’interno del quale, come quel chiaro cielo lì fuori, avrebbero avuto a doversi intendere smarritesi forse per poche ore, o forse per più di un giorno intero, in considerazione di quanto, allora, ella avrebbe avuto a potersi attendere di incontrare un cielo notturno in luogo all’inequivocabile cielo diurno così offerto loro.

« Credo proprio che abbiamo ragione a essere stanche e assetate… » commentò H’Anel, stringendosi appena fra le spalle, minimizzando la questione « Di certo questo non può essere ancora lo stesso giorno nel quale abbiamo iniziato la discesa. Ergo, devono essere già passate almeno ventiquattro ore, con tutto ciò che ne consegue in termini di affaticamento e di appetito… »

Le rovine di quell’antico templio fra le fondamenta del quale avevano ritrovato quell’accesso dimenticato non sembravano essere particolarmente mutate dal giorno addietro. E, per loro fortuna, il loro carro, i loro cavalli, e tutto il resto, ebbero a ritrovarsi esattamente là dove li avevano lasciati.
Per quanto, infatti, la loro corrente posizione fosse fondamentalmente centrale al vasto territorio y’shalfico, la zona del Baratro di Luce non avrebbe avuto a potersi riconoscere particolarmente frequentata dal vasto pubblico, avendo a essere contraddistinta da troppe superstizioni, di natura mistica e religiosa, e da troppi divieti, di natura religiosa e governativa, ragione per la quale, con buona pace della loro lunga permanenza in quel luogo proibito, ancor nessuno aveva avuto a maturare consapevolezza alcuna a tal riguardo.

« Meglio fare in fretta a raccogliere quello che ci serve e a tornare dai ragazzi. » annuì Maddie, osservando l’oscuro accesso alle proprie spalle, la via dalla quale erano appena uscite ed entro la quale avrebbero dovuto così a doversi immergere nuovamente, sebbene indubbiamente controvoglia « Temo proprio che nel momento in cui dovessimo esaurire l’effetto dell’adrenalina, ci ritroveremo inermi a stramazzare al suolo. »

Il percorso alle loro spalle, nella fattispecie, avrebbe avuto a riservare loro, per la terza volta nell’arco di poche ore, un impervio cammino in uno stretto passaggio, lungo una decrepita scalinata, costellata nella propria estensione dalla minaccia rappresentata da una moltitudine di ratti, e non di comuni ratti come quelli che pur affollavano le vie e i vicoli di ogni grande città, ma di ratti forse contagiati dal morbo cnidariano, la medesima terribile piaga che aveva posto fine all’esistenza della sua mentore e che, se solo avesse avuto occasione di diffondersi da lì, avrebbe potuto stravolgere quell’intero mondo, seminando orrore e morte.
A confronto con ciò, semplice sarebbe stato comprendere per quale ragione non vi potesse essere inteso alcun entusiasmo da parte loro nel ridiscendere, e nel ridiscendere rapidamente, per quanto stanche, assetate e affamate. Ma, benché stanche, assetate e affamate, tale percorso non avrebbe potuto essere ovviato nella propria occorrenza, non ove mai esse avrebbero avuto ad abbandonare i propri amici, i propri compagni d’arme, la propria famiglia, e quella famiglia che, lì sotto, stava attendendo il loro ritorno, e il loro ritorno accompagnate da quell’acqua, e da quel cibo, dei quali stavano tutti abbisognando, a ragion veduta.

« Certo. » si limitò ad annuire la figlia di Ma’Vret Ilom’An, l’uomo un tempo conosciuto come il mercenario Ebano, non indugiando ulteriormente.

Leste, quindi, esse furono nel proprio incedere, andando a recuperare quanto maggior carico avrebbero potuto permettersi di trasportare senza, in questo, avere a rallentare od ostacolare i propri movimenti, nella consapevolezza di ciò che pur, lì sotto, avrebbero nuovamente dovuto affrontare, e di quanto, nel timore del morbo cnidariano, non avrebbero potuto permettersi di riportare neppur un graffio in conseguenza all’offensiva di quei dannati ratti. Non un solo graffio, ove così poco sarebbe allor stato utile per porre fine alle loro esistenze, traducendole in mostri loro pari.
E quando, alfine, si presentarono di nuovo innanzi all’inizio di quel percorso discendente, e di quella discesa nelle tenebre più oscure, Maddie non poté ovviare a sospirare, concedendosi quel fuggevole momento di umana emotività innanzi a tutto ciò…

« Quanto sarebbe bello avere un lanciafiamme a disposizione, in questo momento. » commentò, in termini più retorici che pratici, là dove, obiettivamente, non aveva mai avuto alcuna possibilità di maneggiare una simile arma in vita sua e non avrebbe avuto la benché minima idea di come potesse funzionare « Le fiamme potrebbero sicuramente bonificare questo percorso… e permetterci di ridiscendere, e poi di risalire, in maniera più tranquilla. »
« Al solito non capisco cosa tu voglia intendere con certe parole… ma va bene così. » sorrise H’Anel, scuotendo il capo a confronto con il termine “lanciafiamme” e quel termine che, involontariamente, Maddie aveva avuto a scandire nella propria lingua natale, anziché in kofreyota.
« Va bene così… » annuì l’altra, non avendo a concedersi ulteriore indugio prima di muoversi nuovamente verso il basso, verso le tenebre di quel percorso, e verso tutti gli orrori che lì sotto avrebbero avuto, ancora e nuovamente, ad affrontare, con la prospettiva, con la volontà di ritornare il prima possibile da Howe, da Be’Wahr e da M’Eu, portando loro quell’acqua e quel cibo di cui, a ragion veduta, abbisognavano.

Una nuova discesa, così, affrontarono le due donne, a brevissima distanza dalla loro risalita, dopo essersi concesse appena il tempo, a propria volta, di una rapida sorsata d’acqua, e nulla di più, nulla là dove non avrebbero potuto permettere ai propri muscoli di distendersi, alle proprie membra di rilassarsi, alla propria mente di cedere il passo, allentando la presa emotiva sulle proprie menti e sui propri corpi, e finendo inevitabilmente per abbassare la guardia, per lasciare il proprio fianco scoperto, condannandosi a morte per propria stessa iniziativa, per colpa di una leggerezza imperdonabile.
E, peggio ancora, condannando forse a morte anche i propri amici, i propri fratelli d’arm, la propria famiglia, che lì sotto, stanca e stremata, stava pur attendendo paziente il loro ritorno.

sabato 22 ottobre 2022

4033


In principio non era stato semplice, per Madailéin Mont-d'Orb, abituarsi a realtà diverse dalla propria natale. Non che, in tal senso, ella avrebbe mai potuto riservarsi critica alcuna.

L’esistenza stessa del multiverso, da lei un tempo ignorata al pari della maggior parte degli abitanti dello stesso, avrebbe avuto a doversi considerare qual qualcosa di così estraneo da ogni umano raziocinio in termini tali per cui, fondamentalmente, ella avrebbe avuto a doversi riconoscere qual impazzita, nell’avere a riservarsi opportunità di confronto quotidiano con esso. Dopotutto, soltanto qual pazza ella sarebbe stata presa da chiunque, ove soltanto avesse avuto a tentare di spiegare la sua peculiare visione della realtà… o, per meglio dire, delle realtà. Da chiunque, quantomeno, non avesse avuto a propria volta a doversi confrontare con il multiverso e, in ciò, non avesse avuto a propria volta a potersi riservare l’opportunità di essere a sua volta additato come pazzo. E in una quotidianità della quale sanità e pazzia avrebbero avuto a potersi riconoscere qual concetti estremamente democratici, in una gestione maggioritaria degli stessi, fino a quando l’intero Creato non avesse avuto a maturare la consapevolezza dell’idea del multiverso, ella non avrebbe potuto che ritrovarsi costretta a far propri i panni della pazza. Così come, un tempo, nel suo mondo natale, in molti erano stati riconosciuti pazzi, se non addirittura eretici, nel sostenere che la Terra fosse una sfera e non un disco, o che avesse a ruotare attorno al sole allorché permanere in maniera statica al centro dell’universo.
Pazzia o no, non era quindi stato semplice per Maddie scendere a patti con tutta l’infinita varietà degli infiniti mondi del multiverso. E, per propria fortuna, nel suo peregrinare, ella aveva avuto, di volta in volta, l’occasione di finire in realtà sufficientemente compatibili con la propria natia: a volte, magari, contestualizzate in una differente realtà storica, passata o futura, e sovente contraddistinte da diversi livelli di familiarità con l’uso della tecnologia o della magia, e, ciò non di meno, sufficientemente compatibili.

In effetti, volendo riconoscere i giusti meriti alle giuste persone, probabilmente Midda Namile Bontor avrebbe, anche in quello, avuto a riconoscersi migliore rispetto a lei, per le esperienze da lei vissute e per come, comunque, fosse stata in grado di adattarsi a ogni contesto, per quanto fondamentalmente alieno al proprio. Anche in quello. Già: perché da quando ella era giunta in quella particolare realtà, lì condotta, al pari delle altre, dall’abbraccio ristoratore della fenice, Maddie non aveva potuto ovviare a domandarsi in qual misura qualunque forza superiore nel multiverso la stesse spingendo a quel folle peregrinare, potesse attendersi un qualche significativo aiuto da parte sua in favore della sua versione autoctona, e di una versione che, non a caso e a differenza di ogni altro, precedente viaggio, non aveva mai lasciato trasparire né inconsapevolezza nel merito di quanto stesse accadendo, né una reale necessità di supporto da parte sua, di protezione per così come ella, teoricamente, avrebbe avuto a offrirle. Anche perché, obiettivamente, quella Midda Bontor avrebbe avuto a doversi riconoscere qual la più simile, la più equivalente, a colei che, per prima, anni addietro, era giunta da lei, nel suo mondo, nella sua realtà, a salvarla da un destino crudele, aprendole gli occhi sulla propria reale natura e, ancor più, sulla reale natura del multiverso.
Prima di conoscere la sua maestra d’arme, e di essere salvata da lei, Maddie non avrebbe mai potuto immaginare in alcun modo la complessità del multiverso, o, anche e soltanto, la sua esistenza. Né, parimenti, avrebbe potuto vantare alcuna concreta esperienza in quanto avventuriera, in quanto combattente, tutto dovendo della propria formazione a quella donna, e a quella donna straordinaria che, tragicamente, ella aveva alfine dovuto uccidere, quando proprio malgrado infettata da un terribile morbo che l’aveva trasformata in un mostro privato di ogni barlume della propria originale umanità e, soprattutto, della propria originale personalità.
Ereditata così la missione della propria maestra, Maddie aveva accettato di seguire la fenice attraverso le pieghe infinite del multiverso, viaggiando di realtà in realtà sulle tracce dell’antica avversaria della propria mentore, responsabile per la sua tragica morte, con l’intento di prevenire, così come era stato per lei, l’assassinio di altre, indifese versioni di se stessa, che esse avessero a chiamarsi Midda o Maddie che dir si volesse. E se, in effetti, molti dei suoi viaggi le avevano concesso la soddisfazione di giungere in soccorso di un’altra se stessa inconsapevole del multiverso e dei pericoli annidati in esso, oltre che della letale minaccia rappresentata dalla regina Anmel Mal Toise; quando alfine ella era stata portata in quella realtà, ormai più di cinque anni addietro, le dinamiche prima sviluppatesi si erano viste del tutto stravolte, a iniziare dal fatto che, a tutti gli effetti, ella non era neppure stata condotta in vicinanza alla propria se stessa lì autoctona, pur giungendo nel suo pianeta… un pianeta che, all’epoca di quegli eventi, quella Midda Bontor aveva, infatti, lasciato da addirittura un anno addietro, per porsi sulle tracce di una propria versione della regina Anmel Mal Toise.
Una dinamica completamente stravolta, quella che l’aveva accolta per la prima volta in quel mondo. E una dinamica a confronto con la quale aveva dovuto scendere presto a patti, là dove, comunque, fino a quando non fosse stata Anmel Mal Toise a ripartire, ella non avrebbe potuto certamente venir meno al proprio impegno, e al proprio impegno in soccorso di una donna che pur, obiettivamente, non avrebbe potuto apparire necessitante di alcun aiuto… e a confronto con la quale, anzi, Maddie stessa non avrebbe potuto ovviare a sentirsi nuovamente catapultata entro le dinamiche proprie dell’antico rapporto con la propria perduta maestra d’arme.

Fra le difficoltà, comunque, affrontate da Maddie nel rapportarsi con nuove realtà, e con una realtà, in particolare, simile a quella e contraddistinta da un contesto medievaleggiante, o, per lo meno, tale ai suoi occhi, indubbiamente una fra le maggiori avrebbe avuto a doversi riconoscere nel confronto con la rinuncia alla tecnologia. Una rinuncia che, obiettivamente, non avrebbe avuto a potersi intendere declinata unicamente nelle grandi comodità proprie di una vita ormai dimenticata, quanto e piuttosto nelle piccole facezie quotidiane, quelle piccole realtà per lo più date per scontate e che, tuttavia, non avrebbero avuto a poter essere considerate tali, soprattutto quando ritrovatasi catapultata in un mondo, in un contesto locale, nel quale persino l’idea stessa di acqua corrente, o di sistema fognario, avrebbe avuto a potersi intendere qualcosa di estraneo alla normale visione del mondo. Piccole facezie fra le quali, a titolo esemplificativo, avrebbe avuto a dover ricadere anche l’idea stessa dell’orologio.
Già: l’orologio. E, in particolare, l’orologio da polso. O anche da taschino, se proprio si fosse potuto reclamare.
Un accessorio, l’orologio, che, nel suo mondo natio, avrebbe avuto persino a doversi intendere qual divenuto ormai superfluo, nei propri tempi moderni, e rimpiazzato nella propria stessa funzionalità da moltissimi surrogati, a iniziare dall’uso degli onnipresenti telefoni cellulari, o, comunque, di computer in un angolo degli schermi dei quali non sarebbe mai venuta a mancare tale, fondamentale, informazione, costituita da una coppia di numeri fra loro affiancati, e una coppia di numeri pur utili a contestualizzare la propria corrente posizione, seppur in termini del tutto arbitrari, all’interno di quella quarta dimensione dell’esistenza nella quale tutti erano soliti muoversi a propria insaputa.
Un accessorio, l’orologio, al quale, venuto a mancare praticamente all’inizio del suo viaggio nel multiverso, ella aveva quindi dovuto rinunciare. E un accessorio del quale, tuttavia, non avrebbe potuto ovviare a sentire la mancanza, soprattutto quando, in momenti come quello che allora stava vivendo, ella non avrebbe avuto la benché minima possibilità di ipotizzare qual ora di quale giorno sarebbe stata quella attuale, e cosa mai avrebbe potuto attendere lei e la sua amica H’Anel Ilom’An nel momento in cui, finalmente, avessero avuto a riemergere da quel sotterraneo maledetto, nel quale forse avevano trascorso soltanto pochi minuti, poche ore, o forse un’esistenza intera…
… impossibile a definirsi, in assenza di un orologio!

venerdì 23 settembre 2022

4032


Fossero stati avidi, infatti, essi non soltanto non avrebbero potuto prendere in esame l’idea di allontanarsi da lì senza condurre seco quell’immenso tesoro ma, ancor più e ancor peggio, avrebbero probabilmente finito per ammazzarsi reciprocamente, sospinti in tal senso dalla bramosia suscitata da tutto ciò, e da un terribilmente umano egoismo che avrebbe loro imposto di disfarsi dei propri compagni d’arme nella sola volontà di non avere a dividere con alcuno quel pur smisurato tesoro. Così facendo, quindi, essi sarebbero stati sol capaci di annichilirsi reciprocamente, per così come, non a caso, già altre volte aveva avuto ad accadere nel corso della Storia, e, persino, all’interno del Mito. Per loro fortuna, tuttavia, benché avventurieri per vocazione e mercenari per professione, nessuno fra loro avrebbe mai anteposto se stesso ai propri compagni, il proprio benessere a quello dei propri fratelli e sorelle d’armi, in termini tali per cui, quindi, neppure l’insana e silente promessa di una vita di agi così loro offerta da quella smisurata ricchezza avrebbe avuto a stuzzicare il loro interesse, la loro fantasia, vedendoli confrontarsi con tutto quello con la stessa indifferenza e lo stesso distacco che avrebbero potuto rivolgere a un’egual montagna di letame.
Montagna di tesori, o montagna di letame, il concetto non avrebbe avuto particolarmente a mutare in termini quantitativi e, di conseguenza, dello sforzo loro richiesto per scendere a patti con tutto ciò, motivo per il quale, alla fine, dovettero arrendersi all’evidenza di non essere in grado di concludere la propria missione senza necessariamente riservarsi un nuovo momento di riposo… un nuovo, e praticamente obbligato, momento di riposo.

« Per quanto spiacevole, è necessario tornare sui nostri passi… » osservò M’Eu, scuotendo appena il capo « Siamo rimasti ormai senza acqua, e anche un po’ di cibo non sarebbe certamente cosa sgradita. » sottolineò, a giustificare le ragioni della propria proposta.

In effetti, pur non mancando di condurre seco una borraccia a testa e qualche sempre utile pezzo di carne secca, come minimo equipaggiamento, tale riserva avrebbe avuto a doversi riconoscere già esaurita da tempo utile a permettere ai loro stomaci di avere ad appallottolarsi su se stessi, pretendendo una necessaria attenzione da parte dei diretti interessati.
Tuttavia, se la strada per scendere lì sotto non era stata piacevole, certamente tutt’altro che entusiasmante avrebbe avuto a potersi considerare il pensiero di un ulteriore giro utile a permettere se non a tutti, quantomeno a un contingente minore, di ritornare indietro, di racimolare quanto utile alla squadra, e di ridiscendere nuovamente lì sotto.

« Se non ci fossero quei dannati ratti mannari non sarebbe nulla di grave. » sospirò H’Anel, storcendo le labbra verso il basso « Come ci organizziamo…? » domandò poi, non escludendo tuttavia l’obbligatorietà di quel viaggio, e di quel viaggio volto a provvedere al loro comune sostentamento « Potremmo approfittare per trasportare un primo carico di roba, già che ci siamo… »
« Suggerirei di non esagerare. » escluse tuttavia Maddie, esprimendosi in senso contrario a quell’ultima, ipotetica proposta « Questo tesoro può far certamente gola, ma non ha senso in questo momento avere a caricarci inutilmente di peso, soprattutto a confronto, per l’appunto, con la risalita che ci aspetta attraverso quei ratti forse contaminati dal morbo cnidariano. »
« Concordo. » annuì Howe, ritrovandosi allineato con la posizione espressa dalla donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco « Inoltre non ha senso che Be’Wahr abbia a risalire per poi ridiscendere nuovamente… non in queste condizioni. » soggiunse, offrendo riferimento al proprio fratello d’arme e di vita, l’amico con il quale aveva condiviso tutta la propria intera esistenza e che, ancora, avrebbe desiderato conservare al proprio fianco per gli anni a venire « Credo che la cosa migliore sia viaggiare leggeri e veloci. Separandoci. »
« Non mi piace… essere visto come un peso. » protestò il biondo corpulento, prendendo voce e cercando di dimostrare tutta la quieta fermezza del proprio carattere in quel mentre, benché una smorfia di insofferenza non poté che palesarsi sul suo volto a margine di quelle parole, e di quelle parole per pronunciare le quali aveva dovuto mettere nuovamente alla prova le proprie costole incrinate, se non addirittura rotte.
« Ma noi siamo un peso, lungo quella gradinata. E lo abbiamo già dimostrato durante la discesa… » puntualizzò lo shar’tiagho, rinunciando all’occasione pur utile per canzonare il proprio fratello d’arme, nel preferire, piuttosto, ragionare a mente lucida su quel tema e, soprattutto, cercar di far ragionare altrettanto lucidamente anche lui « Serve essere leggeri e veloci… e in questo, sicuramente, Maddie e H’Anel sono avvantaggiate rispetto a chiunque altro fra noi. »

La soluzione così proposta, certamente, non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual ottimale, là dove, in fondo, ottimale sarebbe stato non avere proprio ad affrontare quella risalita e i pericoli distribuiti lungo la medesima. Ciò non di meno, nessuno di loro avrebbe potuto allor negare la ragionevolezza della posizione così difesa dallo stesso Howe, motivo per il quale, alla fine, non poterono che accettare, non senza una certa rassegnazione, quel piano e quanto, quindi, in esso così suggerito.
E se, da un lato, né Howe, né Be’Wahr, né M’Eu avrebbero potuto essere felici all’idea di restare lì in quieta attesa del ritorno delle loro due compagne d’armi; così come tanto Maddie quanto H’Anel non avrebbero potuto considerarsi entusiaste a confronto con la scarpinata necessaria a risalire e a ridiscendere nuovamente; la comune insoddisfazione non poté che dimostrarsi evidenza concreta di quanto la scelta così abbracciata avrebbe avuto probabilmente a doversi intendere la migliore possibile.

« Cercheremo di fare il prima possibile… voi non andate oltre senza di noi. » raccomandò Maddie, con tono quasi ironico a confronto con l’evidenza di quanto, probabilmente, già difficile sarebbe dovuto essere inteso, per loro, riuscire a restare svegli in quel sotterraneo, e in quel sotterraneo nel quale, ormai, la luce stava andando via via a scemare, nell’esaurirsi del bagliore delle pietre viola.
« E voi non andate via senza di noi… » sorrise Howe, inarcando un sopracciglio, nel replicare con ironia all’ironia così loro destinata.

mercoledì 31 agosto 2022

4031

 

« Sono certa che in nessun romanzo fantasy ci si ritrovi a faticare tanto per frugare fra dei tesori... » sbuffò Maddie, aggrottando la fronte innanzi all’inizio del censimento dei contenuti della sesta arca.
« Per quello che vale, è la prima volta che anche noi ci troviamo a confronto con un tesoro simile. » osservò Howe, osservandosi attorno con aria perplessa, quasi non avesse a capacitarsi di tutto ciò che li stava circondando « Neppure la stessa Midda Bontor credo abbia mai avuto a porsi innanzi a qualcosa del genere, in alcuna delle sue avventure. »

La prima valutazione da loro compiuta nel merito dei tesori lì sepolti, in verità, si era venuta a scoprire terribilmente sbagliata in termini quantitativi, sottostimando l’entità di quanto effettivamente presente all’interno di quelle arche e lì sepolto da chissà quanti secoli.
Con buona pace, infatti, del proposito che si erano riservati, difficilmente avrebbero potuto permettersi di prelevare quell’intero tesoro con il loro carro, là dove, già solo con le prime cinque arche da loro prese in esame, non avrebbero avuto a vedersi riservato spazio alcuno per loro stessi, vedendo le due donne costrette a prendere posizione all’esterno, in termini quantomeno inaccettabili nel confronto con gli usi e i costumi y’shalfichi. Così, benché assurdo avrebbe avuto a potersi giudicare l’abbandonare lì sotto simile smisurata ricchezza, prima di lasciare quelle lande essi si sarebbero ritrovati a confronto con la necessità di un’attenta valutazione nel merito di cosa condurre seco e di cosa, altresì, seppellire nuovamente sotto quelle rovine dimenticate, con la speranza che nessun altro, prima di un loro eventuale ritorno, avesse a poter fare piazza pulita.

« Non vorrei dire... ma qui c’è oro sufficiente non soltanto a riedificare l’intera Kriarya, ma anche a vivere di rendita per il resto delle nostre esistenze. » stimò M’Eu, forse con eccessivo entusiasmo e, ciò non di meno, in maniera non del tutto errata « E’ un tesoro degno di un re! »
« ... o di una regina. » ipotizzò Maddie, rammentando la ragione prima del loro arrivo lì, nella ricerca della sepoltura di una leggendaria regina e del suo prezioso specchio.
« Credi che possa essere il tesoro di Degimirl... o Id-Shemiril che dir si voglia?! » domandò H’Anel, non trovando motivo di criticare la ragionevolezza di quella posizione... anzi.
« Direi proprio che non possiamo escluderlo... così come ormai non possiamo escludere che lo specchio abbia effettivamente a essere nascosto qui in mezzo. » annuì Howe, stringendosi appena fra le spalle « Ciò che non comprendo è come sia stato possibile che questo tesoro abbia a essere rimasto dimenticato qui sotto per tanto tempo, senza che nessuno lo abbia saccheggiato. »
« Magari siamo dei tombaroli più in gamba rispetto a tutti coloro che ci hanno preceduto... » minimizzò la figlia di Ebano, non trovando motivo per soffermarsi in maniera eccessivamente critica a tal riguardo « Non dimentichiamoci, dopotutto, a chi facciamo riferimento. »

Piacevole sarebbe stato semplificare la questione in quei termini, e “semplificarla” nonostante le pur non semplici insidie a confronto con le quali si erano ritrovati costretti a scontrarsi, fra i ratti mostruosi, la gargolla evanescente e quegli ultimi due terrificanti cani di lava.
Purtroppo, per l’appunto, tale sarebbe stata comunque una semplificazione. E, al di là di ogni possibile leggerezza d’animo, tutti loro erano ben consapevoli di quanto qualunque semplificazione avrebbe avuto necessariamente a potersi tradurre in un errore di calcolo, e un errore di calcolo l’esito del quale avrebbe ineluttabilmente avuto a scoprirsi letale per tutti loro.
Così, pur non volendo negarsi l’occasione di godere di quel momento di apparente vittoria, nessuno fra loro ebbe il coraggio, o la stolidità, di abbassare troppo la guardia, temendo di avere a ritrovarsi, da un momento all’altro, a confronto con qualche spiacevole sorpresa e qualche spiacevole sorpresa utile a giustificare il perché tutto quello fosse rimasto sepolto lì sotto per così tanto tempo, nella più completa indifferenza di qualunque altro predatore di tombe loro pari.

« Vediamo di trovare al più presto quello specchio... e di tornarcene a casa. » scosse il capo lo shar’tiagho, non riuscendo in alcun modo a godere di quel frangente, e contemplando tutto ciò con maggior diffidenza di quanto non avrebbe avuto a riservarne nei riguardi di una nuova orda di bestie mostruose.
« Be’Wahr... tu come stai? » domandò M’Eu, rivolgendo l’attenzione all’amico ancor evidentemente acciaccato, così come più che comprovato dal silenzio nel quale, ancora, si stava mantenendo, escludendosi spontaneamente dai loro discorsi « Non ti converrebbe riposare un poco...?! Qui possiamo continuare anche da soli. »

Il biondo non rispose, ma si limitò a scuotere appena la testa nell’escludere palesemente un qualunque intento di riposo da parte propria: non era in forma, e assurdo sarebbe stato avere a pensarla o a fingerla diversamente, ma, malgrado ciò, avrebbe continuato a restare insieme al gruppo, cooperando in ogni attività... fosse questa una battaglia o, più semplicemente, un comunque stancante censimento di quella montagna di tesori.
Una montagna di tesori, quella lì presente, a confronto con l’abbondanza dei quali qualunque persona comune sarebbe sicuramente andata fuori di testa per la cupidigia, ma innanzi ai quali, fortunatamente, tutti loro stavano reggendo bene, confrontandosi con quieta razionalità alla questione, sicuramente anche in grazia alle esperienze passate... e alla consapevolezza che l’ultima cosa che mai avrebbero dovuto permettersi di fare, in quel momento, sarebbe stato agire spinti dal stolta avidità.

lunedì 29 agosto 2022

4030

 

La sconfitta dei due cani di fuoco coincise con la possibilità, da parte dei cinque avventurieri, di riservarsi un nuovo momento utile a riprendere fiato e a tirare le somme su quanto accaduto e, soprattutto, su come ciò potesse essere accaduto. Al di là, infatti, dell’indubbio e assoluto valore della donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, dimostratasi capace di competere, praticamente sola, con quei due terrificanti avversari; indubbio avrebbe avuto a dover essere inteso quanto quella vittoria non avrebbe potuto essere conseguita in assenza dell’ingresso in scena di quell’ascia, e di quell’ascia apparentemente tutt’altro che speciale e pur, sostanzialmente, dimostratasi in grado di compiere l’impresa.
Così, dopo essersi concessi qualche meritatissimo minuto di riposo, utile a riprendersi da quella sfida tutt’altro che banale, la prima arca a cui tutti ebbero necessariamente a dover rivolgere la propria attenzione fu l’arca delle armi così individuata da Be’Wahr, e quell’arca dalla quale aveva fatto la sua apparizione quella mirabile ascia bipenne...

« Non sembrano armi particolari... » confermò Howe, a un primo esame visivo, senza ancora neppure allungare una mano in quella direzione, là dove, conclusa la situazione d’allarme, sarebbe stato meglio per loro agire con maggiore prudenza a confronto con quelle arche e i loro contenuti, contenuti nel merito della natura e della ragione dei quali, in fondo, non avevano la benché minima idea « E’ pur vero che sono così sporche che a stento si distingue la loro stessa forma. Figurarsi quindi la loro natura... »
« Pensi che possano essere armi stregate...? » ipotizzò M’Eu a margine di quel commento, osservando con curiosità non tanto l’arca e il suo contenuto, quanto la pesante ascia lasciata a terra da Maddie al termine dello scontro.
« Potrebbe spiegare il perché siano state in grado di uccidere quei due mostri... » annuì lo shar’tiagho, purtroppo privo della competenza necessaria per esprimersi a tal riguardo « Tuttavia, ci vorrebbe qualcuno come Sha’Maech per esserne certi. »
« Che dite? Le prendiamo...?! » domandò H’Anel, chiaramente interessata ad allungare le mani su quelle armi, e su quelle armi che avrebbero potuto decisamente elevare le loro possibilità di vittoria, per così come già dimostrato in quell’ultimo conflitto.
« Ovvio che le prendiamo. » sussurrò in un filo di voce Be’Wahr, contrastando il dolore che provava nel parlare, e anche solo nel respirare, per non mancare di esprimere il proprio giudizio favorevole a tal riguardo « Va bene che passo per stupido, ma a questo ci arrivo pure io. »

In effetti, benché vi fosse un indubbio margine di rischio nell’operare con delle armi potenzialmente stregate e di natura ignota, tale da poter suggerire fosse meglio lasciar perdere anziché insistere ulteriormente in quella direzione, nessuno dei cinque avrebbe potuto in fede decidere di abbandonare lì un sì importante patrimonio bellico, non laddove, soprattutto avendo a dichiarare guerra a un’avversaria come Anmel Mal Toise, ogni qual genere di arma avrebbe potuto essere loro d’aiuto.
Così, equipaggiandosi con le armi a loro più congeniali, e raccogliendo comunque tutte le altre in una sacca, i cinque offrirono un rapido sguardo anche alle altre arche, per verificare i loro effettivi contenuti.
Contenuti che, come già preventivamente verificato, avrebbero avuto a doversi riconoscere per lo più nelle fattezze di tesori, e di tesori la cui natura e la cui storia non avrebbe potuto essere riconosciuta meglio delineata rispetto a quella delle armi, ma che, altrettanto indubbiamente, avrebbero avuto a doversi riconoscere contraddistinti da un indubbio valore economico.

« Con questa roba avremo da riempirci il carro al ritorno... » sottolineò H’Anel, a non permettere ad alcuno di ipotizzare una soluzione diversa per tali ricchezze.
« Sicuro... a Midda farà indubbiamente piacere, per risanare un po’ le finanze di Kriarya! » puntualizzò M’Eu, forse fraintendendo il desiderio della propria sorella, nel ricondurre la questione semplicemente alla necessità di fondi per la città del peccato, e nel ricordare, tuttavia e involontariamente, un dettaglio di primaria importanza a margine di qualunque loro possibile missione, per così come loro richiesto dalla loro comune amica, nonché attuale signora di quell’ex-provincia del regno di Kofreya, emancipatasi dal potere della famiglia reale e autoproclamatasi qual città-stato autonoma..
« Esatto. » confermò l’altra, storcendo appena le labbra verso il basso, là dove, evidentemente, aveva fatto un ben diverso pensiero a tal riguardo, e un pensiero un po’ più egoistico, subito, tuttavia, cancellato a fronte della consapevolezza di quanto il benessere di Kriarya sarebbe necessariamente coinciso anche con il loro, alla luce del fatto che, ormai, avevano stabilito in maniera decisamente stabile il proprio domicilio entro quelle mura.
« Secondo voi è possibile che qui in mezzo ci possa essere anche lo specchio che ci interessa...?! » esitò allora Maddie, incerta fra suggerire un’idea così banale e, ciò non di meno, non potendo ovviare a esprimerla, là dove, comunque, fra tanti tesori, difficile sarebbe stato valutare o meno la presenza della reliquia da loro ricercata a meno di non impegnarsi in un serio censimento di tutto ciò.

Nessuno, tuttavia, doveva aver preso in esame quell’eventualità, là dove, dopotutto, il percorso discendente verso il Baratro di Luce era ancora lontano dal potersi considerare completo e là dove, per abitudine e per leggerezza, erano praticamente tutti partiti dal presupposto che quanto da loro ricercato avesse a doversi intendere esattamente al termine dell’intero cammino... e non di certo mischiato in mezzo ad altre ricchezze.
Ma là dove, in fondo, anche le loro nuove armi avrebbero avuto a potersi riconoscere potenzialmente intrise di stregoneria, nulla avrebbe escluso tale possibilità. Con buona pace del lavoro che ciò avrebbe loro richiesto di essere compiuto.

martedì 23 agosto 2022

4029

 

Madailéin Mont-d'Orb non era nata nello stesso mondo di Midda Namile Bontor, né aveva vissuto le medesime esperienze di vita. Non aveva il suo carattere, né probabilmente la sua medesima forza d’animo. Non avrebbe forse potuto rivaleggiare con un dio e abbatterlo, per così come era accaduto alla sua corrispettiva autoctona, in termini tali da farle guadagnare l’appellativo di Ucciditrice di Dei. E, forse, ove posta innanzi alle medesime situazioni e alle medesime scelte non avrebbe avuto lo stesso carisma e la stessa risolutezza che aveva permesso all’altra di divenire una leggenda vivente, la Figlia di Marr’Mahew, la Campionessa di Kriarya e di Lysiath.
Ciò non di meno, anch’ella aveva vissuto le sue avventure, aveva affrontato le sue sfide, in quello e in molti altri universi prima di quello. In effetti, se soltanto Maddie avesse avuto il coraggio di guardarsi, e di giudicarsi, con occhi diversi, avrebbe avuto occasione di riconoscere che, addirittura, a lei avrebbe dovuto essere attribuito un carisma e una risolutezza persino maggiori a quelle di Midda, e di qualunque Midda: perché, a differenza di quella Midda, e di molte altre Midda, inclusa la sua prima maestra d’arme, ella era per l’appunto nata e cresciuta in un mondo estremamente diverso da quello. E in un mondo dove non avrebbe avuto a doversi intendere normale ritrovarsi a confrontarsi con quella violenza quotidiana, e con quel genere di sfide estranee a ogni possibilità di gestione mortale. Partendo da un tale presupposto, quindi, ben più difficile avrebbe dovuto intendersi riuscire a maturare quell’esperienza e quel coraggio necessari a gestire un certo genere di realtà... così come il coraggio necessario per affrontare due enormi cani di fuoco e di lava, che sino a quel momento non avevano palesato particolari evidenze di debolezza.
Non soltanto coraggio, ovviamente, avrebbe potuto e dovuto esserle necessario. E non solo coraggio ebbe ad animarla e a guidarla in quel mentre, quant’anche tutta l’esperienza bellica che, certamente in età adulta, ella era stata costretta ad acquisire, e ad acquisire per sopravvivere allo stile di vita che aveva abbracciato qual proprio, per propria esplicita scelta, per proprio dichiarato desiderio, lasciando tutto ciò che per lei un tempo era stato realtà. E lasciandola non in senso metaforico, quanto e piuttosto in senso squisitamente pratico, nell’iniziare a viaggiare attraverso le infinite dimensioni del multiverso sulle ali della fenice.
In grazia a quel coraggio, e a quell’esperienza bellica, Maddie fu così in grado di muoversi con eccezionale consapevolezza in direzione della minaccia così rappresentata dai due enormi cani di fuoco...

... e a sopravvivere a quello scontro!

« ... non rosica. » sussurrò, con un lieve e obbligato sorriso sul volto nell’avere a scoprirsi ancora eccezionalmente in vita, e nell’avere a scoprirsi tale malgrado un azzardo indubbiamente notevole, e un azzardo che aveva saturato il suo sangue di adrenalina, tanta l’eccitazione alla quale era stata costretta.

Nell’osservarla, tutti i suoi compagni d’arme ebbero a scoprirsi impegnati a trattenere il fiato per un lunghissimo momento, per una frazione d’eternità apparentemente interminabile, e pur sì fugace che le loro stesse menti ebbero necessità di qualche ulteriore momento per riuscire a rielaborare quanto accaduto. E quanto accaduto per così come testimoniato dalla presenza di una grossa testa mozzata a terra, e la testa di uno dei due cani di fuoco e di lava, nel mentre in cui l’altro mostro contemplava l’inattesa e prematura conclusione dell’esistenza del proprio compare, costretto a sorreggersi in piedi soltanto su tre zampe, là dove la zampa anteriore destra giaceva, allora, non lontano dal corpo caduto del suo pari.

« Per l’ira di Gorl! » esclamò M’Eu, strabuzzando gli occhi innanzi a quell’immagine « Ce l’ha fatta... ce l’ha veramente fatta! » osservò, nel momento in cui fu in grado di elaborare quanto accaduto, e di elaborarlo in maniera cosciente.
« Pazza scatenata... » sorrise H’Anel, scuotendo appena la testa e ammirando oltremodo la propria amica, con un misto di orgoglio e di invidia, là dove, probabilmente, avrebbe desiderato ritrovarsi ella stessa a poter vivere tutto ciò e a viverlo in una condizione da protagonista.

Ovviamente la battaglia non era ancora finita, così come il cane di fuoco sopravvissuto ebbe a evidenziare nel tentare una nuova carica, e una nuova feroce carica contro quella donna, colpevole di quell’atto probabilmente blasfemo dal proprio personale punto di vista.
E se pur, ancora, la battaglia non avrebbe avuto a potersi intendere conclusa nel momento in cui esso ebbe a caricare, tale ebbe a doversi riconoscere un istante dopo, vedendo anche la sua testa avere a rotolare a terra, per effetto di un nuovo, micidiale, movimento della pesante ascia bipenne da lei così maneggiata, e maneggiata non senza un certo impegno, non senza un certo sforzo fisico, e pur uno sforzo fisico decisamente ripagato dal risultato così conseguito.

« ... uff. » sospirò, lasciando cadere a terra l’ascia subito dopo quel secondo scontro, indubbiamente provata da tutto ciò, e, ciò non di meno, non priva di soddisfazione « Decisamente non ho il fisico adatto per un’arma così pesante. » osservò, lasciandosi subito dopo crollare a propria volta a sedere a terra, a concedersi occasione di contemplare quanto ottenuto e di riprendere fiato.

Una conclusione a margine della quale, allora, non poté ovviare a imporsi un diffuso boato di congratulazioni da parte di tutti i presenti, i quali non mancarono di inneggiare con fierezza alla volta della loro amica, della loro compagna d’arme e di colei che, in tutto ciò, non aveva mancato di salvare loro la vita, anche a rischio della propria stessa incolumità.

lunedì 22 agosto 2022

4028

 

Giunta all’arca indicata loro da H’Anel e da Be’Wahr, Maddie gettò immediatamente uno sguardo al suo interno, per comprendere cosa potesse aver attratto l’attenzione del suo amato biondo. E quello che vide, in effetti, fu esattamente quanto annunciato: armi.
All’interno della grande arca, già scambiata per sarcofago, infatti, erano ordinatamente disposte una dozzina di armi, di varia natura e di varie dimensioni. Ma se di armi, in effetti, tutti loro erano già forniti, in termini tuttavia e purtroppo inutili per le circostanze attuali, a confronto con il suo sguardo non poté ovviare ad apparire immediatamente palese un dettaglio: nessuna di quelle armi offriva all’apparenza un qualche particolare valore intrinseco. Non un gioiello incastonato sull’elsa delle spade lì presenti, non un arabesco dorato sulle lame delle asce, non altri fronzoli degni di nota a sguardi profani, che potessero in qualche modo attrarre l’interesse di un qualche ricco collezionista: in tutto e per tutto quelle apparivano essere armi normali, ovviamente coperte da una pesante coltre di polvere, e di quella polvere che i secoli di abbandono avevano lì accumulato.
Ma se, allora, quelle armi non avrebbero avuto a poter essere scambiate per dei tesori in senso economico, la schiera delle possibilità per le quali erano state lì sepolte aveva a restringersi, e a restringersi in maniera particolarmente interessante per loro. Perché escludendo l’idea dell’arma come bene prezioso, le sole ragioni che avrebbero potuto giustificare il loro accumulo in quelle arche avrebbero avuto a restare principalmente due: un qualche valore di tipo mistico-religioso; o un qualche valore di tipo bellico. Opportunità, quest’ultima, che doveva aver suscitato anche l’interesse di Be’Wahr, laddove, nell’ipotesi di uno straordinario colpo di fortuna per tutti loro, quelle armi avrebbero potuto vantare quel tipo di forza, se non addirittura di potere, necessario ad abbattere quelle due creature di fuoco e lava.
Purtroppo non esisteva una maniera sicura per poter verificare la situazione. E benché, per assurdo, quelle avrebbero potuto anche rivelarsi soltanto delle vecchie armi arrugginite utili a condannarli tutti a morte, Maddie non avrebbe potuto ovviare a porsi in giuoco in tal senso, accettando il rischio della situazione e allungando una mano a impugnare una delle asce lì dentro riposte, dalle dimensioni decisamente più marcate rispetto alle proprie consuete accette e dalla lama bipenne, sì pesante da richiederle l’impiego di entrambe le mani, ma, speranzosamente, sì forte da potersi riservare una qualche speranza nei confronti di quei mostri, fosse anche e soltanto in un singolo fendente.
Così, stretta fra le mani l’impugnatura di quell’arma, e di quell’arma allor sollevata dall’arca senza particolare attenzione a discrezione di sorta, lasciando risuonare il clangore del metallo delle varie alternative lì presenti, Madailéin Mont-d'Orb, pur consapevole di essere ben lontana nella propria apparenza estetica dagli ipertrofici barbari del illustrazioni di Frank Frazetta, strinse fortemente le proprie dita attorno a quell’impugnatura e levò un forte grido, per richiamare a sé l’attenzione dei mostri, per pretendere a sé la loro offensiva, al duplice scopo di riservarsi l’occasione utile a verificare l’efficacia e l’efficienza di quell’arma e, ancor più, garantire ai propri amici un momento di respiro...

« Luridi cani rabbiosi! » sbraitò pertanto, lasciando tuonare la sua voce sulla sala, e sentendola rimbombare in quell’ampio spazio vuoto « Perché non provate a confrontarvi con qualcuno della vostra taglia...?! »

Un’affermazione sicuramente d’effetto, e che ella ebbe a scandire più vittima di un improprio momento di machismo che per qualche effettivo fondamento a supporto di ciò, ma che comunque ebbe a risuonare con forza, costringendo entrambi i mostri ad arrestarsi e a voltarsi in direzione di quell’inattesa sfidante, e quella sfidante allor armata da un’ascia quasi più grande di lei.

« Non posso credere l’abbia detto veramente... » commentò sottovoce H’Anel in direzione di Be’Wahr, con un sorriso necessariamente divertito a confronto con le dimensioni contenute della propria amica, e con quelle dimensioni che difficilmente avrebbero potuto lasciar considerare credibile quella sfida, e quella sfida lanciata a confronto con quelle due enormi bestie di fuoco.
« Ecco... ha deciso di fare la Midda... » sospirò d’altro canto Howe, confrontandosi con M’Eu sul fronte opposto della stanza, e levando gli occhi al cielo in una silenziosa preghiera di supplica agli dei tutti, affinché potessero concedere alla loro amica di sopravvivere alla propria marcata idiozia esattamente così come, sino a quel momento, avevano incredibilmente concesso alla sua corrispettiva autoctona.

Anche Maddie avrebbe avuto a doversi considerare perfettamente consapevole di quanto imprudente fosse stata quella sua presa di posizione, e quella sua presa di posizione degna di un eroe dei film d’azione anni Ottanta. Ma considerando quanto disperata avesse a doversi riconoscere comunque quella loro attuale situazione, quella sua scelta potenzialmente suicida avrebbe potuto dimostrarsi risolutiva della crisi corrente oppure, e banalmente, semplicemente abbreviare i tempi verso l’ineluttabile disfatta.

« Chi non risica... » sussurrò fra sé e sé, prima di iniziare a correre, letteralmente, in direzione dei due mostri, levando un alto grido di battaglia, e un grido nel quale avere a mascherare il proprio stesso terrore per quella che avrebbe potuto essere la propria ultima corsa.

E la sfida, così da lei lanciata, non venne ignorata dai due mostri, e da quei due mostri che, prontamente, si proiettarono in suo contrasto, pronti a distruggerla, di lei nulla lasciando se non una macchia di cenere su quel pavimento polveroso.

« Per Lohr... » gemette Be’Wahr, sgranando gli occhi innanzi a letale destino di morte al quale la sua donna pareva così essersi votata.

sabato 20 agosto 2022

4027


« Che succede di lì…?! » domandò Howe, rendendosi conto, malgrado tutto, di quanto dall’altra parte della stanza suo fratello e H’Anel stessero avendo a confrontarsi su qualcosa, e su qualcosa di potenzialmente rilevante.

Al di là, infatti, di quanto sovente Howe potesse essere solito canzonare il proprio amico di sempre, l’unione fraterna esistente fra quei due uomini, così diversi fisicamente l’uno dall’altro e pur così uniti, sin da prima della propria stessa nascita, dall’inversione dei loro rispettivi nomi, avrebbe avuto a doversi intendere estranea a ogni possibilità di dubbio, in termini tali per cui, anche allora, anche in un contesto simile a quello, lo shar’tiagho non avrebbe potuto ovviare a mantenere una parte della propria attenzione fissa sulla sorte del biondo, anche e soprattutto nella quieta consapevolezza delle non facili condizioni in cui egli stava così riversando dopo lo scontro con la gargolla.
Così, non appena Be’Wahr aveva dimostrato la volontà di comunicare qualcosa, e qualcosa che necessariamente avrebbe avuto a doversi intendere importante, almeno dal suo personale punto di vista, Howe non aveva potuto ovviare a interessarsi a ciò, e a quanto il suo amico fraterno avrebbe potuto desiderare comunicare.

« Be’W ha visto delle armi nell’ultima arca che abbiamo aperto… » replicò H’Anel, correndo già alla successiva, insieme allo stesso biondo, nella necessità di sottrarsi all’incalzare del cane di fuoco.
« Sarebbe un po’ troppo ottimista sperare di poter trovare qui a disposizione le armi giuste per abbattere queste creature… » osservò Maddie, aggrottando appena la fronte « … ma sarebbe sicuramente troppo pessimista non avere neppure a tentarci. » soggiunse subito dopo, storcendo le labbra verso il basso.
« Vado a controllare… » annuì M’Eu, già pronto a rimettersi in giuoco malgrado le ustioni riportate.
« Vado io. » lo fermò la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco « Sono più piccola… e, se voi li terrete impegnati, potrò muovermi in maniera più discreta! »

In effetti, all’interno di quel gruppo, Maddie avrebbe avuto a doversi riconoscere qual fisicamente la più bassa, come da sempre, del resto, era Midda, sua pari. Un’altezza contenuta, la loro, che pur nulla negava del resto delle sue proporzioni femminili, poste anzi in risalto da curve estremamente marcate, soprattutto all’altezza dei seni, le dimensioni dei quali non avrebbero potuto trovare molte rivali in quello o in altri mondi, se non con l’ausilio di quel genere di protesi altresì molto diffuse nella realtà natia di Maddie, e tali da far scontrare troppo sovente tanto lei, quanto la sua gemella Rín, con facili pregiudizi nel merito di quanto tanta abbondanza non avesse a potersi riconoscere opera della natura, quanto e piuttosto di qualche chirurgo.
Anche in tal senso, comunque, avrebbe avuto a doversi intendere la differenza caratteriale esistente fra Maddie e Midda, giacché ove la seconda non avrebbe avuto, né aveva mai avuto, problemi a combattere, all’occorrenza, anche completamente nuda, priva di qualunque fastidioso senso del pudore, alla prima l’idea non avrebbe potuto che imporre numerosi vincoli psicologici, imbarazzi del tutto estranei alla propria corrispettiva lì autoctona, complici per l’appunto numerosi atti di bullismo psicologico impostile sin dagli anni dell’adolescenza, quando i suoi seni avevano iniziato a plasmarsi nelle forme e dimensioni attuali. Una differenza caratteriale, quella fra Maddie e Midda che, tuttavia, avrebbe avuto a doversi ricondurre non soltanto alle differenze sostanziali fra i loro due mondi, quant’anche al diverso percorso di vita che le aveva formate per così come erano: se la seconda, infatti, aveva avuto occasione di prendere con forza possesso del proprio destino, con decisioni a volte sbagliate ma, comunque, condotte in piena libertà; la prima si era ritrovata a essere spiacevolmente vittima di una sorte a confronto con la quale non avrebbe potuto vantare alcun controllo, come l’incidente nel quale la sua gemella era rimasta paralizzata e loro madre era morta, e dal quale solo ella era uscita miracolosamente indenne.
Dalla Maddie timorosa e insicura di un tempo, comunque, molti anni, e molte avventure, erano ormai trascorse. E, in quel momento, Maddie, pur non potendo certamente rivaleggiare con Midda, non avrebbe potuto essere fraintesa qual una sprovveduta, motivo per il quale nessuno fra i suoi compagni ebbe a dubitare delle sue possibilità, neppure avendo ad augurarle buona fortuna, là dove la fortuna non avrebbe avuto a fare la differenza in quel frangente e nel confronto con quella che, invece, avrebbe avuto a doversi intendere la sua bravura, e la bravura che ella aveva dimostrato loro più volte negli ultimi cinque anni.
Così, all’ennesima ritirata, Howe e M’Eu si impegnarono a muoversi in maniera meno rapida possibile, per essere sicuri di attrarre a sé l’attenzione del cane di fuoco, nel mentre in cui Maddie ebbe a scivolare discretamente lontano da loro, nell’intento di ritornare sui propri passi e, soprattutto, di attraversare la sala, per raggiungere il fronte di H’Anel e di Be’Wahr, e avere occasione di andare a indagare nel merito dell’arca da loro indicata, e di quell’arca forse contenente un insperato deus ex machina che avesse a cavarli da quell’altrimenti complicato impiccio.

« … Thyres… » invocò in un sussurro, a denti stretti, gettandosi per un istante uno sguardo alle spalle, a verificare la situazione e a constatare quanto spiacevole avesse ad apparire quello scenario da quel particolare punto di vista, con quegli enormi cani di fuoco e di lava desiderosi di distruggere tutti loro, blasfemi invasori di quella cripta dimenticata dal tempo e da loro così custodita.

La stanza, per quanto amplia, stava ormai terminando e con essa lo spazio a loro disposizione per rifuggire a quelle creature: qualunque risoluzione avessero a dover prendere avrebbero dovuto sbrigarsi ad abbracciarla, prima che non vi fosse più speranza alcuna per la quale combattere.

venerdì 19 agosto 2022

4026


Fossero giunti a quella prova riposati e in salute, probabilmente l’approccio dei cinque avrebbe avuto a doversi riconoscere decisamente più sereno rispetto a quello attuale e, probabilmente, meglio ponderato nel proprio incedere. Purtroppo, per quanto tutti loro fossero professionisti del settore, e per quanto, in particolare, Howe e Be’Wahr avessero a potersi considerare fra i più accreditati avventurieri mercenari della loro epoca, anche in considerazione della lunga collaborazione con la leggenda vivente Midda Bontor; il lungo viaggio, prima, e la discesa in quell’oscuro sotterraneo, poi, accompagnata da ratti forse contagiati dal morbo cnidariano e da una bizzarra, ed estremamente letale gargolla, non avevano certamente contribuito al loro buon umore e alla loro lucidità di pensiero, così come, del resto, tutt’altro che positivi avrebbero avuto a dover essere riconosciuti tutti i violenti colpi subiti, tali da consentire loro di muoversi, in effetti, soltanto in grazia all’adrenalina pompata prepotentemente nei loro corpi istante dopo istante, in misura utile a soprassedere, almeno estemporaneamente, sulle ossa incrinate e su tutte le terribili contusioni sino a quel momento riportate.
In un tal scenario, pertanto, avere a confrontarsi con la minaccia rappresentata da quei due enormi cani di fuoco non avrebbe avuto a potersi in alcuna maniera fraintendere qual gradevole, soprattutto a confronto con l’evidente disparità fra loro così esistente. Ma, del resto, Midda Bontor non era divenuta la Figlia di Marr’Mahew, l’Ucciditrice di Dei, la Campionessa di Kriarya e di Lysiath avendo a confrontarsi con sfide che, sulla carta, avrebbe potuto facilmente affrontare e vincere. E, allo stesso modo, proprio loro che sui passi di quella leggenda vivente avevano sempre operato, nella speranza di poterla, se non superare, quantomeno eguagliare; non avrebbero allor potuto lasciarsi dominare dallo sconforto e dal pessimismo, per così come pur troppo facile sarebbe potuto avvenire se soltanto avessero dato retta ai propri umori più viscerali.
Ovviamente fra lasciarsi dominare dallo sconforto e dal pessimismo e, altresì, avere ad agire in maniera autolesionista e suicida, avrebbero avuto a doversi riconoscere esistenti diverse sfumature di grigio. Ragione per la quale, pur motivati a non cedere allo sconforto e al pessimismo, nessuno di loro ebbe allor a tentare un nuovo assalto diretto in assenza di una qualche soluzione apprezzabile, e una soluzione che potesse loro non garantire, ma quantomeno suggerire, la possibilità di abbattere quelle creature senza, necessariamente, avere a morire nel tentativo.

« Ci servirebbe una balestra… » commentò M’Eu, a denti stretti nel cercare di ignorare il principio di ustione che aveva allor coinvolto le sue mani e i suoi avambracci.
« Ci servirebbe uno di quei cannoni al plasma di Duva e Lys’sh! » riformulò Howe, aggrottando appena la fronte « Peccato solo che ci siano stati rubati. »
« Io mi accontenterei anche e solo di un estintore… » sorrise Maddie, cercando di banalizzare la questione per ironizzare a tal riguardo.
« E che roba sarebbe…?! » domandò lo shar’tiagho, del tutto estraneo a quella parola e al suo possibile significato, benché, allora, avesse ad apparire qual il nome di un’arma particolarmente potente, per essere nominata in quel momento e in quel particolare contesto.
« E’ un grosso contenitore di metallo con all’interno della polvere speciale, o della schiuma, che serve per soffocare le fiamme a fronte di principi di incendio. » semplificò ella, senza scendere eccessivamente nel dettaglio, là dove, comunque, non utile in quel momento, per quella che avrebbe avuto a doversi intendere in fondo qual una semplice battuta « All’occorrenza lo puoi tirare in testa anche agli imbecilli… per soffocare le idiozie che potrebbero voler dire. »

Quello scambio di battute, sul fronte della metà del gruppo costituita allora da Howe, Maddie e M’Eu, ebbe a dover essere riconosciuta qual contestuale alla ripresa di quella ritmica ritirata da un’arca all’altra, con conseguente scoperchiatura della stessa, nel riadottare una tattica indubbiamente non risolutiva a confronto con la situazione corrente e, ciò non di meno, neppur peggiorativa, per così come già precedentemente dimostrato.
Un movimento parimenti condotto anche sul fronte di H’Anel e di Be’Wahr, fra i quali, tuttavia, gli scambi verbali avrebbero avuto a doversi piuttosto riconoscere quali dei monologhi, là dove, ancora, per il biondo impegnarsi a parlare avrebbe significato avere a imporsi delle scariche di dolore attraverso tutto l’addome per così come avrebbe quietamente preferito evitare accadesse in maniera del tutto gratuita e immotivata.
Fu proprio Be’Wahr, tuttavia, che ebbe allor a notare qualcosa all’interno dell’ultima arca scoperchiata, e qualcosa che lo convinse a prendere voce, malgrado l’investimento in termini di dolore che, da ciò, non avrebbe potuto ovviare a derivare per lui così facendo…

« … armi! » gemette, indicando l’arca nel momento stesso in cui, purtroppo, lui e H’Anel si ritrovarono costretti a retrocedere, per ovviare alla carica del mostro di fuoco.
« Come…?! » esitò H’Anel, incerta di aver compreso correttamente, là dove, comunque, la concitazione del momento non avrebbe potuto avere a permetterle di prestare sufficiente attenzione a quel gemito, e a quel gemito del tutto inatteso.
« … c’erano… delle armi là dentro… » esplicitò Be’Wahr, indicando l’arca sopra la quale stava allor troneggiando il loro antagonista di fuoco, preparandosi a un nuovo balzo a loro discapito.

La presenza di armi, in senso lato, non avrebbe dovuto necessariamente essere considerata qual qualcosa degna di nota. Ma la presenza di armi in un contesto come quello, in quel sotterraneo così accuratamente sorvegliato e, soprattutto, all’interno di una di quelle arche, non avrebbe tuttavia avuto a doversi banalizzare… non nel confronto con l’evidenza di quanto non avrebbe avuto alcun senso avere a premurarsi di seppellire lì sotto delle armi se queste non avessero avuto un peculiare valore intrinseco, in termini economici, storici o, meglio ancora, bellici.

giovedì 18 agosto 2022

4025


« Odio ripetermi… ma non stiamo andando da nessuna parte in questo modo. » osservò Maddie, nell’evidenza di un qualche reale progresso conseguente a quel loro approccio.

Facile sarebbe stato allora replicarle in maniera ironica e far notare quanto, comunque, si stessero continuamente muovendo, da una coppia di arche alla successiva, stancandosi inutilmente in quella vana sequenza, e in quella vana sequenza a confronto con la quale, più che scoperchiare i tesori lì celati, non stavano realmente facendo più di molto.
Tuttavia nessuno fra i suoi compagni ebbe a sentirsi di proporre simile nota, non laddove, purtroppo, la situazione si stava dimostrando chiaramente a loro svantaggio, anche e soprattutto in conseguenza al una scelta tattica volta alla difesa e alla ritirata, senza neppure tentare, in effetti, una qualche offensiva a discapito di quei mostri, di quei cani di fuoco, prudentemente giudicati eccessivamente temibili per poter essere affrontati in maniera aperta, soprattutto in considerazione della loro generalizzata situazione fisica tutt’altro che positiva.
Insomma: Maddie aveva ragione. E tutti e quattro i suoi compagni d’arme non avrebbero potuto che riconoscerle la ragionevolezza di tale posizione, nella necessità di avere a cambiare approccio prima che, continuando a tentare di difendersi, fossero alfine morti senza neppure tentare di muovere un solo colpo…

« Ci provo io. » annuì quindi H’Anel, nel mentre della loro nuova ritirata, annunciando così l’ipotesi di un diverso approccio, e di un approccio quindi basato sulla propria lancia, arma che avrebbe potuto garantirle un ingaggio in battaglia senza, necessariamente, avere a cercare contatto fisico con quegli antagonisti, e con quegli antagonisti che non avrebbero avuto a suggerire una qualche possibilità di sopravvivenza per loro nell’eventualità di una sfida diretta.

Così, al momento del reiterarsi dell’azione precedente per una terza volta, con i coperchi di altre due arche che venivano spinti a forza contro quei mostri, la figlia di Ebano non ebbe a collaborare in maniera attiva, nel lasciarsi piuttosto scivolare a lato dell’arca stessa e nel tendere, in ciò, davanti a sé, la propria lancia, mirando dritta all’addome del mostro, per poter ivi affondare la punta della propria arma e, in ciò, se non sancirne la morte, quantomeno valutarne l’effettiva pericolosità.
E se quell’iniziativa non avrebbe avuto a potersi certamente criticare nella propria proposta e attuazione, il risultato conseguente a quel tentativo non poté che sfiduciare il gruppo, nel momento in cui, sciaguratamente, la lancia, pur affondando apparentemente nelle laviche carni di quell’essere, ebbe immediatamente a esserne bruciata, lasciando nelle mani della donna soltanto i due terzi inferiori della stessa nonché qualche pollice di legno carbonizzato.

« Ecco… e questa sì che è una brutta sorpresa. » commentò H’Anel, facendo il verso alla propria stessa precedente affermazione, decisamente contrariata non tanto per la perdita della propria arma, quanto e maggiormente per l’apparente insuccesso di quell’aggressione, e di quell’aggressione che non sembrava essere stata percepita in alcun modo dal loro avversario.

Ma se tale ebbe a sembrar essere la situazione, di lì a un istante la questione ebbe a complicarsi, nel ruggito che quella creatura ebbe a emettere per comprovare quanto, comunque, quell’affondo fosse stato decisamente poco gradito, ruggito che fu subito seguito da un balzo e un balzo volto in direzione della propria diretta attaccante, ancora stesa a terra con la lancia, o quanto rimanente della stessa, fra le mani.
Solo la lesta reazione di Be’Wahr, che ebbe allora a tirare energicamente la figlia di Ebano per i piedi, ebbe a prevenire il peggio… ma a confronto con quell’evoluzione, gli equilibri precedenti ebbero a doversi riconoscere del tutto perduti, ragione per la quale, proprio malgrado, anche M’Eu ebbe a dover prendere posizione, e a prenderla slanciandosi in avanti, mulinando le proprie asce e cercando, in ciò, di guadagnare tempo utile ai propri compagni e, in particolare, a propria sorella.

« A cuccia! » esclamò il figlio di Ebano, facendo calare le due asce dal lato della lama sul mostro, tentando di mirare al suo grosso collo, nella speranza di poter infliggere un qualche danno maggiore rispetto a quanto riservatosi dalla lancia di H’Anel.

E se il metallo delle asce ebbe, effettivamente, a penetrare nella lava della quale sembrava essere costituito il corpo di quell’essere, ancora una volta il calore da tal, medesimo, corpo sprigionato, ebbe a distruggere tali armi, carbonizzandone i manici e costringendo lo stesso M’Eu a compiere un balzo indietro, gemendo per il principio d’ustione così riportato.

« Dannazione! » gridò, trattenendosi dall’imprecare il nome di qualche dio o dea soltanto per non avere a peggiorare ulteriormente la loro già non facile situazione.
« Ritiriamoci! » suggerì Howe, afferrando per la casacca il giovane e trascinandolo verso il proprio lato della stanza, nel mentre in cui, sul fronte opposto, H’Anel e Be’Wahr stavano già conquistando riparo dietro all’ennesima arca « Meglio sopravvivere senza andare da alcuna parte piuttosto che morire. » sottolineò, quasi in risposta alla nota critica sollevata da Maddie pochi istanti prima, e ispiratrice di quel tentativo di insurrezione decisamente poco riuscito.

mercoledì 17 agosto 2022

4024


« Se con “funzionato bene” intendi dire che non siamo ancora morti… porta pazienza, che prima o poi accadrà! » commentò Maddie, animata da minor ottimismo rispetto all’amica, e rispetto anche alla propria corrispettiva autoctona, la quale, sicuramente, avrebbe allor appoggiato la risoluzione tattica così suggerita da H’Anel.

Al di là di quel battibecco, e dell’apparente distrazione che da esso avrebbe potuto conseguire per tutti loro, i cinque avrebbero avuto a doversi riconoscere assolutamente concentrati sugli eventi correnti, e sulla carica di quei mostri, mantenendo salda la propria posizione fino all’ultimo e, in effetti, sfruttando quelle chiacchiere come placebo per l’eventuale tensione che altrimenti avrebbe potuto crescere in loro a confronto con tutto ciò.
Così, quando meno di tre piedi ebbe a separarli da quelle creature, e quando il calore dei loro corpi di fuoco ebbe a iniziare a raggiungerli, facendo comprendere quanto quelle fiamme non avessero a potersi fraintendere di natura meramente ornamentale, i cinque si proposero ancora saldi sulle proprie posizioni, nulla lasciando intendere di una qualche risoluzione difensiva o controffensiva a discapito di quella carica, e di quella carica che avrebbe allor avuto a distruggerli se solo li avesse raggiungi con l’impeto della quale si stava offrendo animata.

« Sai… è per questo tuo squisito realismo che ti preferisco a Midda. » osservò Howe, ritrovandosi in effetti più vicino alle posizioni pessimiste di Maddie che a quelle ostinatamente ottimiste di Midda, soprattutto in frangenti simili a quello.

E solo quando ormai l’impatto avrebbe avuto a doversi intendere ineluttabile, essi agirono, e agirono all’unisono, senza necessità di proferir ulteriore verbo, senza bisogno di coordinarsi in maniera palese, avendo ormai maturato, grazie alla propria continua collaborazione, un’intesa assoluta, e quell’intesa allor necessaria per essere in grado di reagire come un sol uomo a fronte di quell’offensiva, balzando a cercare riparo dietro i due sarcofagi a loro più prossimi, sulla destra, per Howe e Maddie, e sulla sinistra, per H’Anel, M’Eu e Be’Wahr.
Ai due cani di fuoco, quindi, non poté restare altra possibilità che andare a sbattere contro la parete innanzi alla loro traiettoria, con impeto tale da far tremare l’intera stanza, confermando quanto pericoloso sarebbe stato un eventuale impatto degli stessi contro di loro.

« Sicuri di voler continuare alla spera in Dio?!... » cercò conferma Maddie, da dietro il sarcofago di pietra, nel confrontarsi con poca convinzione con gli effetti di quella prima carica, e di quella prima carica che avrebbe potuto avere a ucciderli.
« Dipende dal dio… » puntualizzò Howe, stringendosi appena fra le spalle, con noncuranza, non cogliendo, ovviamente, la sfumatura figurata di quella frase e interpretandola in maniera letteraria « Anche se, personalmente, eviterei di fare troppo affidamento su qualunque dio o dea: generalmente non hanno a interessarsi particolarmente del destino di noi mortali, se non per darci il tormento. »

Per nulla sfiduciati da quell’insuccesso, i due cani di fuoco ebbero subito a riprendersi e a tornare sui propri passi, per rincorrere quei due gruppi di prede. Gruppi di prede che, ovviamente, non ebbero a restare immobili, in quieta attesa dell’ineluttabile, ma ebbero ad agire, e a reagire, con forza contro di loro, spingendo di prepotenza i pesanti coperchi dei due sarcofagi nella loro direzione, se non per travolgerli, quantomeno per ostacolarne i movimenti, con buona pace dell’eventualità di poter in tal maniera a liberare degli zombie precedentemente racchiusi lì dentro: anche ove, infatti, dei non morti fossero stati posti in circolazione, difficilmente avrebbero avuto a potersi coordinare con i due cani di fuoco, ragione per la quale, alla fine, l’entropia da loro scatenata avrebbe avuto a poter volgere a loro vantaggio.
Ma se i due pesanti coperchi, così proiettati contro i due cani di fuoco, non mancarono di fungere da ostacolo per il progredire degli stessi, dall’interno dei grossi sarcofagi di pietra non ebbero allor a fuoriuscire dei non morti, nel ridefinire in effetti la natura di quelle stesse casse di pietra non qual sarcofagi, quanto e piuttosto qual delle arche. E delle arche all’interno delle quali erano lì custoditi dei tesori, il luccichio dei quali ebbe subito a risplendere a confronto tanto con la luminescenza violacea delle pietre appese al collo dei cinque, quanto con le fiamme delle due creature di fuoco.

« Oh… questa sì che è una bella sorpresa! » esclamò H’Anel, aggrottando la fronte innanzi a quei tesori, e quei tesori il censimento dei quali non sarebbe sicuramente stato possibile nell’immediato « Una di quelle sorprese che non capitano tutti i giorni! »
« Concordo! » confermò Howe, ritrovandosi in tutto e per tutto allineato con quell’opinione, salvo non potersi concedere alcuna distrazione a confronto con le creature loro astanti, e quelle creature che, schivati i due pesanti coperchi di pietra, stavano già tentando un nuovo balzo in loro contrasto.

Una nuova ritirata vide così i cinque avventurieri spostarsi a un’altra coppia di sarcofagi, anzi, di arche, sempre parallele sui due fronti della stanza. E, ancora una volta, vide i pesanti coperchi delle stesse essere faticosamente proiettati contro i due mostri, nella speranza di riuscire, ora, a travolgerli.

martedì 16 agosto 2022

4023


Superata la sala della gargolla, i cinque compagni, un po’ malconci, ripresero nuovamente a scendere lungo una nuova scalinata, fortunatamente in condizioni decisamente più agevoli rispetto alla precedente.
Il passaggio, in questa occasione, avrebbe dovuto infatti essere riconosciuto qual amplio e comodo, con gradini rimasti intonsi dalla loro prima edificazione e senza apparente evidenza di pericoli in agguato. Non che tale impressione avesse necessariamente a doversi intendere qual positiva là dove l’assenza di un’evidenza non sarebbe dovuta essere considerata equivalente all’assenza effettiva di pericoli. Pericoli che, pur, essi non poterono ovviare a sperare intimamente non avessero a sorprenderli in maniera troppo violenta, là dove ancor malconci e doloranti, difficilmente avrebbero potuto fare appello a tutto il proprio effettivo potenziale bellico là dove ve ne fosse stata esigenza.
Quasi ad accontentare tutti loro, e quella comune, silenziosa preghiera, quel nuovo tratto di cammino non ebbe a rivelarsi particolarmente pericoloso e, un passo dopo l’altro, essi ebbero possibilità di riprendere un po’ di fiato, psicologicamente ancor prima che fisicamente, riguadagnando energia utile a proseguire oltre. Energia che, in effetti, ebbe loro ben a servire quando, alfine, raggiunsero il termine di quella discesa, di quella lunga discesa, e di quella lunga discesa che ebbe a condurli fino a una nuova sala, più amplia della precedente e, di per sé, già illuminata.
All’interno della sala, infatti, erano presenti due grosse creature simili a canidi, e due grosse creature che, tuttavia, sembravano essere fatte di fuoco, di lava, emettendo autonomamente luce utile a illuminare la sala e a permettere ai loro sguardi di spaziare lungo la medesima anche senza sfruttare la fosforescenza delle pietre viola. Quella sala, quindi, si ebbe a offrire loro su un’amplia base ellittica, lungo il perimetro interno della quale una serie di sarcofaghi in pietra erano disposti in maniera ordinata, a distanza regolare, suggerendo la natura di quel luogo come quella di un luogo di sepoltura. Ossia quanto di più coerente con le loro aspettative, e quanto di meno coerente con le loro speranze…

« Alla fin fine i non morti li troveremo davvero… » osservò Howe, aggrottando la fronte innanzi a tutto quello.
« Non mi convince però… » obiettò H’Anel, offrendosi critica innanzi a tutto ciò « Non siamo ancora al fondo del Baratro di Luce. »
« Scusate, ma… » esitò Maddie, inarcando un sopracciglio a confronto con la serenità con la quale i due si stavano proponendo al cospetto con quella nuova sfida « … sono l’unica a vedere due enormi cani di fuoco che si aggirano per la stanza? »
« No, no. Li vediamo anche noi. » confermò la figlia di Ebano, sorridendo e annuendo a quell’interrogativo e a quell’interrogativo tutt’altro che banale « E di certo saranno dei pessimi clienti da gestire… » soggiunse, tuttavia dimostrandosi assolutamente tranquilla a confronto con tutto ciò.
« D’accordo… quindi presumo abbiamo già un piano d’azione, non è vero…?! » esitò Maddie, mantenendo lo sguardo fisso su quelle due creature e quelle due creature che, ancora, sembravano star ignorando il loro arrivo, nel limitarsi a vagare stancamente fra quei sarcofagi.
« Il solito direi… » suggerì M’Eu, con un sospiro, levando a margine di ciò gli occhi al cielo in una silenziosa imprecazione per quanto stava così venendo loro offerto.
« … lo temevo. » annuì la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli del medesimo colore dei loro nuovi antagonisti.

Fu allora che uno dei due cani di fuoco levò la propria grossa testa nella loro direzione, a prendere coscienza del loro arrivo e a comunicare ciò al proprio compagno, o compagna che fosse, con un brontolio gutturale, estremamente simile all’idea di un ringhio, quasi a confermare, in ciò, una qualche effettiva affinità con dei canidi. A quell’allarme, quindi, anche il suo simile levò il capo, inquadrò il gruppo, chiaramente inatteso, ed ebbe a dimostrare una certa perplessità, là dove, comunque, quella presenza non avrebbe potuto essere in alcuna maniera fraintesa come prevedibile o prevista.
Ma se di disorientamento si sarebbe potuto parlare in riferimento a quella coppia, tale momento non ebbe a perdurare a lungo, vedendoli immediatamente riguadagnare presenza d’animo e riguadagnarla con evidenza di avversione a loro discapito, nell’avere a infuocarsi in maniera ancor più viva, ancor più vivace, e nell’iniziare a correre verso i propri antagonisti.
Antagonisti ai quali non poté restare alternativa rispetto all’ingaggio di quella nuova, e potenzialmente letale, sfida. E all’ingaggio in virtù del loro “solito” piano d’azione, per così come l’aveva indicato M’Eu.

« Sapete… credo proprio dovremmo trovare un piano d’azione diverso per questo genere di situazioni. » commentò Maddie, stringendo saldamente le proprie accette in ambo le mani, per prepararsi all’impatto.
« Perché…? Il solito non va più bene…?! » sorrise H’Anel, cercando di dimostrarsi quantomai divertita innanzi a tutto ciò.
« “Stringere i denti e cercare di sopravvivere più a lungo possibile”, non riesce proprio ad apparire convincente in ogni situazione. » obiettò la prima, storcendo la labbra verso il basso.
« Eppure fino a oggi mi pare abbia funzionato bene. » controbatté la figlia di Ebano.

Meno di nove piedi separavano ora i due cani di fuoco dai loro antagonisti. E questi ultimi, ancora immobili, sembravano più interessati a disquisire nel merito della presenza o dell’assenza di un piano d’azione allorché effettivamente ad attuarne uno.

lunedì 15 agosto 2022

4022


Le parole di M’Eu ebbero a risuonare cariche di una tale energia, di un’assoluta risolutezza, tale per cui alcuno, fra i presenti, poté ipotizzare di replicare, ritrovandosi sinceramente colti in contropiede da quella reazione. Non che la relazione fra M’Eu e Siggia non fosse di pubblico dominio, praticamente sin dal primo giorno e, forse, persino prima ancora agli occhi di chi aveva potuto assistere in diretta alla nascita di tutto ciò, come era stato per Be’Wahr; ma nessuno di loro aveva avuto realmente a prendere in considerazione l’idea che un giovane uomo come lui potesse realmente considerarsi così fortemente legato a qualcuno, che fosse una semidea immortale come Siggia, o che fosse una qualunque donna umana.
Dopotutto, così come, in fondo, normale per chi era solito vivere una vita come la loro, la frequentazione abituale per un avventuriero mercenario avrebbe avuto a doversi ricercare in qualche professionista dell’intrattenimento, per così come, dopotutto, in quel di Kriarya, non avevano certamente a mancare. Così era stato per Howe e Be’Wahr, prima che entrambi avessero a legarsi a una loro pari; così era ancora per H’Anel, i cui compagni e compagne di letto variavano praticamente ogni giorno in base alle sue voglie del momento e alla sua disponibilità economica; e così, inevitabilmente, era stato anche per M’Eu, il quale non si era mai riservato un posto vuoto nel proprio letto, accanto a sé. Ma se per Howe e Be’Wahr, entrambi ormai impegnatisi in qualcosa di decisamente serio, erano stati necessari anni, decenni addirittura prima di arrivare a trovare qualcuno in grado di comprenderli, di completarli, e di accettare il loro tutt’altro che salubre stile di vita, dopotutto condividendolo; per M’Eu tutto era avvenuto in maniera così subitanea e inattesa che, pur nulla negando della passione che poteva desiderar condividere con una figura tanto esotica quanto quella propria di Siggia, nessuno avrebbe potuto supporre desiderasse aver a essere qualcosa di serio, qualcosa di duraturo. Per così come, al contrario, la fermezza di quelle ultime parole desiderava rivendicare con fiero orgoglio.

« Papà sarà felice di sapere che il suo nome non morirà mai… » riprese voce dopo un certo periodo di tempo H’Anel, riferendosi a Ma’Vret Ilom’An, loro padre, il mercenario un tempo conosciuto con il nome di Ebano.
« Che vuoi dire…?! » esitò l’altro, non comprendendo cosa potesse desiderare intendere la propria sorella maggiore con quelle parole appena velate di ironia.
« Beh… mi piace pensare che i figli che avrete potranno godere ancora dell’immortalità propria del loro retaggio divino. » suppose la prima, stringendosi appena fra le spalle « E’ vero che sarebbero dei semidei di terza generazione… ma qualche vantaggio dovranno pur conservarlo! »

Un nuovo momento di silenzio seguì quelle parole, nel mentre in cui sui volti di Maddie, Howe e Be’Wahr, malgrado tutto, non poterono ovviare a comparire dei sorrisi divertiti a confronto con l’idea di una banda di marmocchi semidivini nipoti di Ebano e di niente poco di meno che di Desmair, in un incrocio a modo proprio assolutamente ironico, nel non dimenticare come il primo avesse a dover essere ricordato qual un ex di Midda Bontor e il secondo il suo ben poco amato sposo: insomma… un’ottima base di partenza sulla quale avere a fondare una discendenza immortale.
Ma se sui volti di Maddie, Howe e Be’Wahr, quei sorrisi maliziosi non poterono ovviare a supportare l’augurio di H’Anel per il proprio fratellino, il pensiero così evocato da parte della stessa non poté che spiazzare M’Eu, il quale, evidentemente, non doveva aver minimamente preso in esame l’idea di una qualche paternità nel proprio futuro immediato…

« Oh sì! » insistette H’Anel, divertita innanzi all’espressione disorientata del proprio fratellino « Non vedo proprio l’ora di diventare zia! » ridacchiò, ora senza troppe remore o pudori a tal riguardo « E chissà che magari non ci sia già qualcosa in forno in questo stesso momento! »
« Davvero pensi che una desmairiana possa…? Con un umano…?! » esitò M’Eu, palesando apertamente di non aver minimamente preso in esame tale eventualità, quasi fra lui e Siggia vi fosse un’assoluta incompatibilità.
« Beh… dopotutto tre quarti del sangue delle desmairiane è umano. » intervenne Maddie, in sostegno di quell’ipotesi « In effetti, al di là del loro aspetto e della loro immortalità, dovrebbero essere riconosciute molto più umane che divine. »
« Dannazione! » esclamò M’Eu, levandosi in piedi di scatto a quel pensiero, con buona pace di tutti i dolori che contraddistinguevano il suo corpo dopo la sfida con quella gargolla « Muoviamoci a terminare questa dannata missione e a ritornare a casa, allora. Non voglio che i miei figli possano crescere senza conoscere loro padre…! »

Il terzo momento di silenzio consecutivo che si ebbe a proporre in quel dialogo trovò nuovamente disorientati coloro nel fronte opposto, i quali, già presi in contropiede dall’iniziale dimostrazione di serietà d’intenzioni da parte di M’Eu nei confronti di Siggia, non poterono che lasciarsi cogliere del tutto stupefatti dall’entusiasmo con il quale il medesimo stava accogliendo l’idea di una progenie.
Ma, dopotutto, M’Eu avrebbe avuto a doversi pur riconoscere degno figlio di suo padre, e di quel padre che aveva lasciato la vita da avventuriero mercenario, e aveva chiuso prematuramente la propria relazione con un’ancor giovane Midda Namile Bontor, per ritirarsi a vita privata fra le cime dei monti Rou’Farth, allo scopo di costruire una propria famiglia, a un’età, in fondo, non maggiore rispetto a quella ora propria dello stesso M’Eu. Ragione per la quale, in fondo, quell’entusiasmo non avrebbe dovuto essere frainteso così sorprendente… quanto e piuttosto assolutamente prevedibile, per non dire ovvio, a differenza della sorpresa propria di sua sorella H’Anel, la quale, pur non figlia di sangue di Midda, sembrava voler condividere maggiormente la sua visione del mondo rispetto a quella del padre.

« In piedi, razza di balordi! » incitò, o forse comandò, entusiasta, il figlio di Ebano, verso i propri compagni d’arme « Nuove battaglie ci aspettano! »

domenica 14 agosto 2022

4021


« Ah, già… » commentò la figlia di Ebano, quasi quei dettagli potessero essere in qualche misura dimenticabili e fossero, in ciò, stati dimenticati « Però avrebbe potuto farci comodo. » insistette, a rivendicare, comunque, la correttezza della propria asserzione.
« Su questo non ci sono dubbi… » annuì suo fratello M’Eu, rimpiangendo l’assenza della propria amata.

Un rimpianto, il suo, non soltanto conseguenza di quella specifica e utilitaristica motivazione, quanto e più in generale per la nostalgia del suo abbraccio e dei suoi baci, dei loro momenti insieme… e, più in generale, del loro amore.
Egli, con buona pace di tutto, non avrebbe potuto infatti ovviare a riconoscersi sinceramente e totalmente invaghito di lei, molto più di quanto non avrebbe mai potuto ritenere possibile, e ritenere possibile non soltanto verso una desmairiana, ma verso una donna in generale, avendo avuto diverse compagne di letto, ma nessuna che lo avesse mai realmente conquistato a livello psicologico e sentimentale, per così come ella, altresì, era stata in grado di fare. E nell’essere, quella, la loro prima, vera lunga missione lontano da Kriarya, e, in ciò, lontano da Siggia, almeno da quando avevano avuto occasione di conoscersi e di dare inizio a quella loro decisamente insolita relazione, egli non avrebbe potuto ovviare a fare i conti con il senso di vuoto conseguente alla loro separazione, e quel senso di vuoto sul quale avrebbe preferito ovviare a indulgere eccessivamente con i propri pensieri.

« Mmm… » commentò Maddie, dimostrandosi pensierosa a tal riguardo, quasi qualcosa, in quell’ipotesi assolutamente fantasiosa non avesse comunque a convincerla troppo.
« Che accade…? » esitò il figlio di Ebano, intuendo perplessità da parte dell’amica, e una perplessità allor riconducibile alla sua amata.
« Niente… niente. » scosse il capo la donna dai capelli color del fuoco e dagli occhi color del ghiaccio « Mi stavo soltanto domandando se le desmairiane potessero essere contagiate dal morbo cnidariano… e che cosa potrebbe succedere nel caso ciò avvenisse. » rifletté ad alta voce, storcendo le labbra verso il basso a confronto con tale prospettiva, e una prospettiva che non avrebbe sicuramente portato a nulla di buono.

Benché il morbo cnidariano fosse una delle armi preferite dalla propria Anmel Mal Toise, la prima arma che, non a caso, era stata impiegata contro di lei nei confini stessi del suo appartamento, quand’ella ancora ignorava persino l’esistenza del multiverso e di tutte le complicazioni annesse e connesse; sino a quel momento non vi era stata evidenza alcuna dell’impiego del morbo in quel mondo, in quella realtà, e in un mondo già sufficientemente complesso di per sé, senza necessità alcuna di introdurre un tale fattore aggiuntivo in giuoco.
L’inattesa presenza, tuttavia, di quei ratti aveva decisamente alterato lo scenario, sino a quel momento dato, ingenuamente, per scontato. E uno scenario che, nella propria potenziale complessità, avrebbe allora potuto creare non poche complicazioni per tutti loro.

« Beh… abbiamo avuto riprova di quanto il potere pietrificante delle gorgoni riesca a coinvolgere anche le figlie di Desmair, seppur non in maniera imperitura. » commentò Howe, aggregandosi a quella riflessione, per offrire il proprio punto di vista a tal riguardo « Alla fin fine, correggetemi se sbaglio, non sono effettivamente invulnerabili, ma la parte umana del loro retaggio impone loro di poter soffrire e, all’occorrenza, anche morire. Salvo, poi, veder subentrare la loro parte divina… e rigenerarle sino a raggiungere lo stato originario, come se nulla fosse mai accaduto. »
« Ergo anche il morbo cnidariano potrebbe riuscire a far presa sulla loro parte umana… salvo, successivamente, essere sconfitto dalla loro parte divina. » ipotizzò Maddie, seguendo il percorso logico suggerito dallo shar’tiagho « Resta solo da capire se i tempi di incubazione del morbo abbiano a poter essere riconosciuti sufficientemente estesi da non permettere, realmente, a una desmairiana di trasformarsi in uno di quei mostri, laddove, fortunatamente, dal momento del contagio alla trasformazione finale passa del tempo. »
« Ma perché accidenti state riflettendo su qualcosa di simile…?! » protestò H’Anel, aggrottando la fronte « Mi pare che abbiamo già un buon numero di problemi da affrontare, in questo momento in particolare così come nella vita in generale, senza andare ad aggiungere altro alla lista. »
« In effetti è proprio a scongiurare il pericolo di aggiungere altro alla lista che sto riflettendo a tal riguardo. » la volle rassicurare Maddie, scuotendo appena la testa « Fortunatamente, per quanto coriacee, le creature vittime del morbo cnidariano possono essere sconfitte. Ma l’ipotesi che ciò possa avere a coinvolgere un immortale suggerisce l’eventualità di scenari decisamente poco apprezzabili. »
« E così, dopo i ritornati, le due Anmel e ogni altra dannatissima situazione che già la sorte si diverte a offrirci, dovremmo anche ritrovarci ad affrontare un’epidemia cnidariana…?! » sgranò gli occhi la figlia di Ebano, sempre meno convinta nell’insistere a tal riguardo.
« E’ solo una possibilità, H’Anel… » volle minimizzare Howe, esprimendosi in contrasto alla propria indole naturale e a quell’indole che, normalmente, l’avrebbe fatto reagire con lo stesso pessimismo allora espresso dalla propria giovane amica e compagna d’arme « Vediamola così: dato che, di questo passo, moriremo qui sotto, non ci sarà alcun problema per noi cinque. » ironizzò macabramente, stringendosi appena fra le spalle e dissimulando una smorfia a confronto con il dolore conseguenza di quel gesto.
« Francamente io farei a meno di morire qui sotto… » negò M’Eu, decisamente contrariato a tal pensiero, a confronto con una simile eventualità « Ho una donna meravigliosa che mi aspetta a casa, e non vedo l’ora di tornare da lei. » sancì, ancora vittima della nostalgia indottagli dal pensiero di Siggia « Quindi, vediamo di non morire, di ritrovare quanto prima quel dannatissimo specchio e di tornare a casa. »

sabato 13 agosto 2022

4020


Quando anche l’ultima coppia di frammenti della gargolla rotolarono a terra inerme, i cinque avventurieri non poterono ovviare a lasciarsi cadere a loro volta al suolo, indubbiamente provati dal tutt’altro che semplice scontro appena conclusosi.
Per un lungo istante nessuno fra loro ebbe la forza di proferir verbo, non nell’intento di festeggiare la vittoria riportata, non in quello di inveire contro il nemico alfine abbattuto, né, tantomeno, in quello di analizzare le dinamiche di quanto avvenuto e l’eventuale, supposto coinvolgimento di Anmel Mal Toise in tutto ciò. In effetti, in conseguenza ai colpi subiti, Be’Wahr non avrebbe più avuto desiderio di parlare per qualche giorno, avendo già a doversi sforzare, e sforzare non poco, per racimolare forza d’animo sufficiente a proseguire oltre. Ma non soltanto il biondo avrebbe avuto a doversi riconoscere in pessime condizioni, là dove, ora della fine, nessuno poté vantare di aver concluso quello scontro indenne e, certamente, su tutti i loro corpi, anche il giorno seguente, numerose ecchimosi avrebbero dolorosamente testimoniato l’accaduto.
Seduti contro i muri, o del tutto sdraiati a terra, i cinque avventurieri restarono così in silenzio, a riprendere fiato, e a richiamare a sé convinzione sufficiente a proseguire oltre, in quella che, pur, avrebbe potuto essere obiettivamente giudicata una follia, nel considerare quanto già, sino a quel momento, avessero rischiato, prima contro i ratti contagiati dal morbo cnidariano, poi contro quell’assurda gargolla in grado di sublimare in una nuvola di polvere.
Tuttavia, e per quanta volontà potessero umanamente ritrovarsi ad avere a confronto con l’idea di un quieto ritiro, nessuno di loro ebbe realmente a prendere in esame tale opportunità. E non per mancanza di senno, o per carenza di spirito di autoconservazione, quanto e piuttosto per non vanificare tutto l’impegno, tutta la dedizione spese sino a quel momento, e a non vanificarle, oltretutto, con una scelta comunque potenzialmente suicida, là dove risalire lungo la medesima via già percorsa non avrebbe avuto assolutamente a potersi fraintendere qualcosa di banale o scontato… non nell’ipoteticamente inalterata presenza dei ratti lungo quel percorso e quel percorso che, se già complicato era stato in senso discendente, certamente rognoso sarebbe allor stato in verso opposto.

« … siate onesti… » prese alfine voce Maddie, non appena il ritmo della sua respirazione ebbe a ritrovare una certa quiete « … quanti fra noi avrebbero preferito che, al mio posto, ci fosse Midda?! » commentò, autoironica e autocritica, levando in tal senso per prima la mano verso l’alto, a dimostrare quanto, obiettivamente, non si potesse riconoscere all’altezza della fama della sua corrispettiva autoctona.
« … ma piantala… » sorrise H’Anel, scuotendo appena il capo e non trovando, ancora, la forza sufficiente neppure a muovere le proprie braccia per mandarla a stendere, non dopo tutto lo sforzo speso nel fare a pezzi quella gargolla a colpi di ascia, le vibrazioni dei quali, ancora, stavano massacrando le sue articolazioni, oltre ai suoi muscoli.
« … a essere sincero, io avrei preferito che ci fosse Midda al posto di tutti noi… » ridacchiò M’Eu, salvo poi pentirsi di tale scelta, nel dolore che comunque ebbe a provare all’addome, in conseguenza a uno dei violenti colpi subiti « … per l’Ucciditrice di Dei abbattere questo mostro sarebbe stata una sciocchezza. »
« Vi ricordo che Midda è una donna in carne e ossa come tutti noi… » osservò Howe, non per sminuire l’amica di sempre, quanto e piuttosto per ricondurre la discussione a una giusta dimensione, e a una dimensione nella quale ella non avesse ad apparire eccessivamente estranea a qualunque parvenza di umanità, per così come, in effetti, avrebbe altrimenti sminuito le sue capacità, allorché enfatizzarle « Sono certo che, in questo momento, sarebbe esattamente come tutti noi, qui a terra, a bestemmiare il nome di Thyres e il fatto di non poter avere un mecenate a cui richiedere tre o quattro volte il compenso concordato… » sorrise, scuotendo appena il capo.

Anche Be’Wahr si ritrovò concorde con la posizione espressa dal fratello. Ma neppure tentando di esprimersi a tal riguardo, si limitò ad alzare la mano destra a pugno con l’indice disteso, a indicare lo stesso shar’tiagho, per esprimere in tal senso la propria quieta condivisione, ritrovandosi comunque poi costretto a una smorfia a margine di un pur sì semplice gesto, per il dolore che ne ebbe a conseguire.

« Sarà come dite… » sospirò Maddie, aggrottando appena la fronte « … ma nulla mi può togliere dalla mente l’idea che Midda, insieme a Duva e Lys’sh, avrebbe avuto ad affrontare in maniera diversa tutto questo. »
« Ah beh… questo è anche possibile. » annuì Howe, non escludendo ora simile ipotesi « Per quanto sono pazze quelle tre nella loro individualità, e per quanto lo sono ancor più quando unite insieme, come minimo avrebbero avuto a calarsi direttamente lungo le pareti del Baratro di Luce… »
« Sei consapevole di condividere il tuo letto con una delle tre pazze in questione…?! » ironizzò M’Eu, ancora ridacchiando, e ancora pentendosi di ciò, a confronto con le parole critiche così scandite dall’amico.
« Disse l’amante di una delle figlie di Desmair… » replicò l’altro, tutt’altro che critico in tal senso, nell’adorare francamente il carattere di Siggia e nel non disdegnare assolutamente la sua presenza fisica nella loro famiglia allargata, ma, ciò non di meno, non potendo in tal senso accettare proprio da lui eventuali annotazioni nel merito del suo rapporto con Lys’sh.
« Ecco… lei forse ci sarebbe potuta essere comoda in questo momento. » appuntò H’Anel, in riferimento alla propria quasi cognata « Mi ricordate perché non si è unita alla nostra spedizione, per cortesia?! »
« Forse per il fatto che una semidea immortale alta più di sei piedi, con la pelle simile a cuoio rosso e con due grandi corna in testa, non avrebbe facilitato il nostro discreto ingresso in quel del regno di Y’Shalf…?! » osservò Maddie, sorridendo divertita all’idea di come avrebbero mai potuto tentare di camuffarla per tentare di passare inosservati.

mercoledì 27 luglio 2022

4019


Nell’istante di silenzio che ebbe a seguire quella provocazione, necessariamente, una certa preoccupazione non poté ovviare a cogliere Maddie, H’Anel e M’Eu, nel dubbio che, purtroppo, i loro amici fossero stati realmente proiettati in gloria agli dei in conseguenza a quell’ultimo, terribile colpo da loro incassato, e un colpo la violenza del quale, ovviamente, soltanto loro avrebbero potuto avere a conoscere.
Fortunatamente, però, gli dei non dovevano essere dell’avviso di ritrovarsi a dover giudicare una coppia di piantagrane simili, ragione per la quale, allorché concedere loro una qualche possibilità di eterno riposo, ebbero a preferire riservare a entrambi l’occasione di sopravvivere al terribile colpo incassato, e a quel terribile colpo che, ove già in precedenza non fosse stato in grado di incrinare le costole del muscoloso guerriero biondo, certamente, allora, avrebbe avuto a garantirsi tale risultato, se non peggio ancora, con tutte le più dolorose conseguenze del caso. Ma allora il dolore da lui provato, così come anche quello necessariamente avvertito da suo fratello Howe, ebbe a potersi considerare riprova più che concreta della propria inalterata esistenza in vita, là dove, nel bene o nel male, sol della vita avrebbe avuto a potersi intendere prerogativa quella di provar dolore.

« Ci… ci siamo, dannazione! » ansimò lo shar’tiagho, prendendo flebilmente voce in riposta a quegli espliciti inviti al loro indirizzo « Siamo vivi… acciaccati ma ancora, inaspettata… mente, vivi. »
« L’erba cattiva non muore mai… per nostra fortuna! » ironizzò H’Anel per tutta replica, più che lieta di quell’evidenza, di quell’annuncio, e di quell’annuncio atto a comprovare quanto, per il momento, la loro avventura non avesse avuto una svolta tragica.

Ricompattandosi rapidamente attorno ai due compagni scaraventati a terra, Maddie e i due figli di Ebano non mancarono di riassumere quella necessaria posizione di guardia che già, pocanzi, aveva permesso loro di riservarsi la prima, positiva, reazione a confronto con quel mostro: una reazione che non si era dimostrata realmente capace di riservare loro qualche utile risultato e che, ciò non di meno, aveva egualmente avuto a iniziare a sbloccare le acque, mettendo in moto quella correlazione di causa-effetto che, speranzosamente, sarebbe presto arrivata a decretare la fine del combattimento, e la fine del combattimento con la loro vittoria.

« E’ una gargolla… e rispetta le regole delle gargolle. » esplicitò M’Eu, a beneficio degli altri due, affinché non avessero dubbi su come comportarsi.
« Peccato non avere… un bel martello a portata di mano… » obiettò quindi Howe, non senza un certo disappunto, nel mantenere la propria mente comunque lucida sulla questione presente e sul fatto di quanto, delle loro armi, ben poche potessero riservarsi una qualche reale occasione di sopraffazione a discapito di quella statua animata.
« Faremo quello che potremo con quello che abbiamo… come sempre. » incalzò H’Anel, annuendo convinta « Le tue accette sono un po’ leggere, Maddie… ma credi che potrebbero comunque essere impiegate allo scopo?! » domandò quindi verso la compagna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco.
« Credo di sì. » ipotizzò l’altra, più in un moto di sincera speranza che per una qualche effettiva consapevolezza a tal riguardo, là dove, comunque, in quel momento, avrebbero avuto a doversi impegnare a trasformare la necessità in una virtù.
« Andranno bene per te e per Be’Wahr… » osservò quindi Howe, rimettendosi in piedi non senza una smorfia di dolore a margine dell’impegno così riservatosi « Io proverò a usare comunque la mia spada: impugnandola con la sinistra, dovrei poter sfruttare la forza dei servomotori del mio braccio artificiale e riservarmi qualche possibilità utile a far comunque danno. »

Nuovamente pronti alla pugna, e pronti nel migliore dei modi possibili per così come loro concesso di essere, i cinque attesero con pazienza il ritorno del mostro, nel mentre in cui la sua mano a terra restava lì a quieta dimostrazione del successo da loro riportato.
Tuttavia, e forse proprio tale successo e tale successo del tutto imprevisto, doveva aver imposto alla gargolla maggiore prudenza, là dove non sembrò desiderosa di tornare a mostrarsi. Non, quantomeno, fino a quando, dopo un lunghissimo momento di immobilità, Be’Wahr ebbe a vacillare, proprio malgrado ancor troppo provato dai due terrificanti colpi ricevuti e quei colpi che avrebbero potuto abbattere guerrieri molto più possenti di lui. Un tentennamento, il suo, che non mancò di essere colto dal mostro come un vero e proprio segnale, avendo a materializzarsi nuovamente proprio sul fonte così presumibilmente scoperto, per essere pronto a pretendere la propria giusta vendetta per quanto accaduto.
Una vendetta che, tuttavia, non poté riservarsi, giacché, per quanto quasi afono e decisamente intontito dal dolore, Be’Wahr non mancò di levare un grido a quell’apparizione, allo scopo di porre in guardia i propri compagni e prevenire il peggio.
E se emettere quel grido ebbe a costare parecchio all’uomo, a confronto con le pessime condizioni del suo costato, tale sacrificio non ebbe a risultare vano, vedendoli reagire, ancora una volta, come un sol uomo, e reagire, ora, non tanto in termini difensivi, o conservativi, ma, piuttosto, offensivi, animati dall’unico desiderio di poter fare letteralmente a pezzi quella statua e impedirle occasione di ulteriore minaccia a loro discapito.

« Crepa, dannato! » inveì M’Eu, calando con tutta la forza di cui si sarebbe potuto considerare capace, il dorso della propria ascia ora all’altezza del gomito del braccio ancora integro, nella certezza di quanto, ancora una volta, sua sorella H’Anel non avrebbe mancato di impegnarsi a completare l’opera, là dove, da parte sua, non fosse riuscito nell’intento prefisso.