11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 30 aprile 2021

3627

 

« I ragazzi sono stati straordinari... » asserì Rín, esordendo innanzi a tutto il gruppetto così da lei radunato, a rendere il giusto omaggio a coloro senza il contributo dei quali, personalmente, non sarebbe mai arrivata a tale risultato.

Le buone idee, è noto, sono contagiose.
E in questo l’analisi compiuta da Tagae, Liagu e da tutti gli altri non avrebbe mai potuto né dovuto restare circoscritta alla sola consapevolezza di Nóirín Mont-d'Orb, alla quale, pur, si erano rivolti per un primo riscontro, una prima conferma utile a comprendere se tutto quello avesse a doversi intendere un’elucubrazione fine a se stessa o se, piuttosto, potesse riservarsi un qualche genere di fondamento.
Così, nel momento in cui la medesima Rín aveva avuto evidenza di quanto nulla di tutto quello potesse essere frainteso qual gratuitamente retorico, ma anzi avesse a potersi considerare potenzialmente risolutivo per il loro problema; fu proprio lei stessa a preoccuparsi di avere a coinvolgere nella questione tutta la squadra, e la stessa squadra che già, la sera precedente, era stata pronta a scendere in guerra contro la Progenie della Fenice, se soltanto fosse stata loro concessa tale opportunità.

« Parli di noi...?! » domandò M’Eu con fare sornione, includendo in tale frase anche Howe e Be’Wahr, in qualità di abitualmente minoritaria rappresentanza maschile all’interno di un gruppo dominato da un palese matriarcato « Fa sempre piacere sentirselo dire. »
« Veramente parlavo di loro... » inarcò un sopracciglio l’altra, osservando con fare critico l’interlocutore, pur non disprezzando quello sforzo volto a sdrammatizzare la questione, e indicando a margine di tutto i sei ragazzini lì schierati accanto a sé, i quali, ovviamente, avevano più che guadagnato il proprio diritto di essere presenti a quel tavolo di discussione « Non mi risulta, infatti, che ad alcuno di noi sia venuta in mente una qualche idea nel merito di che fine possa aver fatto Midda. Mentre a loro ne sono venute addirittura tre... e tutte e tre assolutamente degne di nota! »
« Uff... » tentò di protestare il figlio di Ma’Vret, salvo ritrovarsi a essere zittito da una gomitata di sua sorella H’Anel, seduta accanto a lui.
« Possibilità numero uno: Midda è da qualche parte nel tempo del sogno. » espresse quindi la donna, facendosi carico di spiegare lei le alternative non tanto nella volontà di riservarsi il benché minimo merito a tal riguardo, quanto e piuttosto nel desiderio di mantenere la discussione quanto più possibile focalizzata sull’argomento principale, senza che nessuno potesse avere a distrarsi nel ritrovarsi a dover sentir parlare quei giovinetti « Per quanto potrebbe apparire ridicolo a pensarci, considerando che siamo entrati nel tempo del sogno proprio ieri nella volontà di cercare Midda, sappiamo tutti molto bene quanto sia “complicato” il tempo del sogno... e quanto possa essere facile avere a perdersi in esso senza un’adeguata guida. »
« Intendi riferirti a Bob...?! » domandò quindi Lys’sh, ascoltando con attenzione le parole così pronunciate dalla compagna d’arme « Per quanto ne sappiamo risponde alla regina. E quindi a Midda. Senza dimenticare quanto, purtroppo, ci sia anche il suo equivalente che risponde all’altra Anmel... e che, sin dalla prima volta, ha tentato di farci la pelle. »
« E’ vero che c’è secondo-fra-tre in circolazione. Ed è vero che Bob risponde a Midda... » annuì l’altra, nulla negando della correttezza formale delle affermazioni della propria gemella « Ciò non di meno, è pur vero che se la Progenie della Fenice ha potere sufficiente a violare i limiti di questa dimensione, per così come mi è stato raccontato aver fatto nell’evocare i mahkra, nulla vieta che possano avere anche un qualche modo per accedere al tempo del sogno. E, ricordiamo, che morire nel tempo del sogno significa essere cancellati per sempre non soltanto da questo piano di esistenza ma da ogni piano di esistenza, in quella che potrebbe essere una soluzione ottimale per un gruppo di fanatici anti-Anmel e, ora, anti-Midda. Ragione per la quale un tentativo in tal senso credo sia meritevole di attenzione da parte nostra. »
« E qui il fatto che io esista ancora potrebbe comunque deporre in favore al fatto che Midda, ove fosse stata effettivamente condotta nel tempo del sogno, avrebbe ancora a doversi intendere in vita. » osservò Maddie, per nulla entusiasta all’idea di essere cancellata.
« Possibilità numero due: Midda è stata portata al tempio della fenice. » riprese Rín, mantenendo salda l’attenzione sulla propria esposizione, a confronto con l’alta possibilità di distrazione che avrebbe potuto conseguire a qualunque chiacchiera accessoria « Anche in questo caso parlo soltanto per sentito dire, come del resto un po’ tutti giacché non mi risulta che alcuno di voi sia mai stato lì dentro... ma il tempio della fenice è un luogo particolarmente instabile, nel quale la divisione fra le diverse realtà alternative non sembra essere poi così solida come dovrebbe essere altrimenti. E questo potrebbe impedirmi di avere a rintracciare Midda in maniera chiara, come se fluttuasse continuamente attraverso diverse dimensioni senza, sostanzialmente, permanere in alcuna di esse... »
« Non che mi entusiasmi l’idea di tornare da quelle parti... » osservò H’Anel, quasi fra sé e sé, associando a tal luogo ricordi necessariamente negativi in riferimento alla propria infanzia « ... ma credo che M’Eu e io non avremmo problemi ad arrivarci. » precisò, in quelle che già, quindi, avrebbe potuto avere a intendersi pressoché una candidatura spontanea.
« In effetti il primo incontro di Midda con la Progenie è avvenuto proprio lì dentro... » annuì Duva, concordando con simile ipotesi, e con un’ipotesi che avrebbe avuto, in tal senso, un’ancor maggiore ragionevolezza.
« Possibilità numero tre: Midda è stata portata fra i monti Rou’Farth, alla fortezza fra i ghiacci. » continuò Nóirín, nell’esporre la terza e ultima soluzione proposta dai ragazzini « Essendo stata concepita come una prigione niente poco di meno che dalla stessa Anmel, quella sorta di tasca dimensionale nella quale Desmair è stato imprigionato per secoli, se non millenni, potrebbe essere il luogo ideale dove andare a segregare Midda. Sempre, e ovviamente, nell’ipotesi, tuttavia non assurda, che la Progenie della Fenice ne fosse a conoscenza... »
« Aspetta! » la fermò Howe, dubbioso a tal riguardo « Dimentichi un particolare... se ben ricordo, la fortezza è andata perduta durante lo scontro con Kah. » osservò lo shar’tiagho, incerto a tal riguardo « Siamo certi che la prigione di Desmair abbia ancora a sussistere, malgrado tutto...?! »
« Se c’è una cosa su cui possiamo essere certi, è proprio il non essere certi di nulla. » ammise allora la diretta interpellata, storcendo appena le labbra verso il basso « Ci troviamo in una situazione quantomeno anomala... e contraddistinta da una serie di alternative a confronto con la quale abbiamo minima, se non addirittura nulla, conoscenza. Questo senza ignorare quanto anche nel merito dei nostri antagonisti, in effetti, non possiamo vantare particolare confidenza di sorta... » specificò, argomentando in tal maniera la propria posizione « ... ed è per questa ragione che, secondo me, non possiamo permetterci di escludere alcuna possibilità. »

Fu allora che, a prendere voce, si riservò occasione il biondo Be’Wahr, il quale, come già molte altre volte in passato, malgrado la propria fama per nulla generosa in merito alle sue doti intellettive, si riservò l’opportunità di scandire una frase tutt’altro che stolta, dimostrando fra tutti gli “adulti” lì presenti di essere l’unico in grado di formulare un’altra ipotesi, una quarta soluzione in aggiunta alle tre già così esposte e, al pari delle tre così già esposte, non meno degna di nota e di attenzione...

« Se parliamo di prigioni... » premesse, umettandosi poi appena le labbra prima di proseguire con il proprio intervento « ... credo che non dovremmo escludere la prigione per eccellenza della Progenie della Fenice. Stando, almeno, a quanto loro stessi sostengono. »

giovedì 29 aprile 2021

3626

 

Per Na’Heer, figlio di lord Brote e della principessa Nass’Hya, infine, l’intuizione sopraggiunse nel mentre della prima colazione, un pasto abitualmente consumato in compagnia di proprio padre.
Benché, ovviamente, i molteplici impegni di suo padre Brote, tanto nella sua vita passata, quand’ancora era un lord della città, quanto in quella attuale, e nel proprio ruolo di sostanziale supporto alla Campionessa di Kriarya qual suo reggente, lo costringessero, sovente, a distanziarsi dal proprio unico figlio ed erede, quella della colazione insieme avrebbe avuto a doversi considerare una tradizione irrinunciabile, un momento da trascorrere in reciproca e quieta compagnia che niente e nessuno avrebbe potuto avere diritto di turbare. Il pranzo, la cena, o qualunque altro momento della giornata avrebbero potuto prevedere una loro separazione. Ma non la colazione... la colazione era il loro pasto, il loro momento, e nessuno glielo avrebbe mai potuto negare.
Così, anche in quella mattina, come ormai di consueto, Na’Heer e Brote si erano ritrovati nella sala principale della locanda per fare colazione, seduti a un tavolo in posizione decentrata, onde restare volontariamente in disparte rispetto a qualunque altra possibile presenza. Non che, nell’orario per loro consueto, immediatamente successivo all’alba, avesse a potersi riconoscere una presenza particolarmente rilevante di presenze all’interno di quella sala. Ma alle solite chiacchiere sui reciproci programmi per la giornata, quella mattina Na’Heer aveva voluto sostituire una serie di domande rivolte al padre, onde sperare, in tal maniera, di avere occasione di lasciarsi cogliere da qualche fortunata intuizione al fine di aiutare i propri amici...

« Tu conosci praticamente tutte le avventure che Midda ha vissuto nel corso della sua vita... non è vero?! » interrogò, in tal maniera, il padre, in quella che, per iniziare, avrebbe avuto a dover essere intesa, in effetti, qual una considerazione quasi retorica.
« La maggior parte... sì. » annuì Brote, incuriosito dal senso di quell’interrogativo, là dove, generalmente, Na’Heer non avrebbe avuto a dover essere inteso particolarmente avido di simili storie da parte sua, avendo del resto occasione, come chiunque altro, di sentir parlare già a sufficienza, e tal volta persino a sproposito, nel merito di Midda Bontor da chiunque altro « Ho ancora grandi lacune nel merito del suo periodo stellare... anche perché, sono sincero, ogni qual volta ha provato a parlarmene, ho fatto realmente fatica a comprendere quello che tentava di dirmi. »

Difficoltà evidente, nell’intento di illustrare dettagli nel merito del suo lungo viaggio fra le stelle del firmamento, avrebbe avuto a dover essere intesa doppia per la Figlia di Marr’Mahew: non soltanto riguardo al significato stesso di quanto ella avrebbe voluto illustrare, spesso da lei stessa compreso in maniera pressoché superficiale per poter essere adeguatamente riportato a chi, proprio malgrado, completamente alieno a tutto ciò; ma anche, e ancor peggio, a livello di significante, nell’assenza, dal loro stesso vocabolario, di termini utili a indicare taluni oggetti e concetti, in maniera tale da costringere la stessa donna guerriero, o Duva e Lys’sh, all’occorrenza, a ricorrere a parole appartenenti a un diverso vocabolario, e un vocabolario che, alla loro attenzione, avrebbe avuto a dover essere considerato costituito da suoni privi di senso. Così, parole come idrargirio, plasma e laser, inesistenti nel vocabolario kofreyota, avevano dovuto essere accolte di buon grado come un dato di fatto, ricollegate al proprio significato soltanto in grazia a lunghi giri di parole a confronto con i quali, pur, Brote non avrebbe potuto in fede asserire di aver completamente compreso il tutto.

« E fra tutte le avventure che Midda ha vissuto, qui nel nostro mondo... quale pensi che sia la più assurda...?! » domandò allora Na’Heer, non affrontando il discorso in maniera diretta anche nel confronto con l’evidente difficoltà a poterlo argomentare in qualunque misura.
« Mmm... » esitò l’uomo, sgranando appena gli occhi prima di rotearli con fare pensoso « Questa è una domanda complicata, là dove sarebbe probabilmente più facile riuscire a indicare l’avventura meno assurda da lei vissuta. » scosse il capo, a confronto con un’epopea sempre ben oltre i limiti della normalità, in termini tali per cui, per l’appunto, tutto sarebbe necessariamente apparso assurdo se, altresì, non fosse stato assolutamente vero « Ma forse una delle vicende più assurde da lei vissute è stata quella nel tempio della fenice. »
« Intendi dire la volta in cui salvò H’Anel e M’Eu, quando erano ancora bambini?! » rievocò l’altro, ricordando quella come l’unica avventura di Midda ambientata nel tempo della fenice e, ciò non di meno, ritrovandosi sufficientemente deluso, non ravvisando, almeno nella versione da lui conosciuta di tale vicenda, nulla per cui avere a poterla considerare così assurda.
« No. » sorrise il reggente di Kriarya « Intendo riferirmi alla vicenda successiva... e a quella nel corso della quale ebbe a ritrovarsi a confronto con una mezza dozzina di altre se stessa. » puntualizzò, volgendo per un istante lo sguardo verso il nulla innanzi a sé « Se non rammento male, fra l’altro, quella fu anche la prima volta in cui ella ebbe a confrontarsi con la Progenie della Fenice. » commentò, prima di riportare lo sguardo verso il figlioletto « Considera che all’epoca questa faccenda del multiverso non era propriamente chiara. Né, tantomeno, ci era stata concessa occasione di incontrare Maddie o Rín, a dimostrazione di quanto, effettivamente, esistano altre infinte realtà. »
« Ci sono state alter Midda che hanno viaggiato nel multiverso oltre a Maddie...?! » domandò sorpreso il ragazzo, spiazzato da quella rivelazione e da una rivelazione quantomeno inattesa, non avendo mai sentito prima offrire riferimento a nulla del genere.
« Non esattamente… » precisò l’uomo, stringendosi poi fra le spalle a minimizzare il senso di quanto stava per pronunciare « Non mi chiedere come sia possibile ma, a quanto pare, il tempo della fenice è collocato in una sorta di terra di nessuno fra le dimensioni, in termini tali per cui, lì, è possibile anche avere a incontrare altri se stessi, provenienti da altre realtà, se anch’essi, in quel momento, nei propri mondi, si ritrovano impegnati a muoversi in quello stesso luogo. »
« Non sono certo di comprendere. » ammise con rammarico Na’Heer, posto a confronto con un discorso certamente superiore alle proprie possibilità di apprezzamento.
« Siamo in due allora... » ridacchiò Brote, scuotendo il capo e lasciando ondeggiare la propria fluente chioma argentata « E, detto fra noi, neppure Midda stessa ha ben compreso la dinamica della faccenda. » ammiccò poi, verso di lui con fare complice « In linea di principio, comunque, credo che ricada in quei luoghi-non-luoghi come quell’anticamera dell’aldilà dove ci siamo ritrovati poco tempo fa... o come lo stesso tempo del sogno, nel quale pur non ho mai avuto possibilità di accedere e, sinceramente, non credo di aver neppure desiderio di farlo. »
« ... » si ammutolì il ragazzo, sgranando gli occhi a confronto con le parole utilizzate dal padre... e con quelle parole che, per quanto assurdo, sembravano richiamare direttamente l’infantile ipotesi formulata dalla piccola Eli la sera precedente.

Fu così che, quando quella mattina, Tagae e Liagu, Meri e Nami, nonché Na’Heer e la stessa piccola Eli, ebbero occasione di rincontrarsi, tutti ebbero di che avere a condividere con gli altri le proprie riflessioni, e le proprie riflessioni volte a dare un senso a quanto dichiarato dalla stessa Midda Elisee, la quale non poté che inorgoglirsi, a ragion veduta, per il proprio costruttivo contributo alla questione.
E, ancora, fu così che, dopo quel momento di reciproco aggiornamento, con l’individuazione di ben tre possibilità volte a spiegare l’arcano della sera precedente, essi non ebbero a esitare a cercare Nóirín Mont-d'Orb, nella volontà di confrontarsi direttamente con lei nel merito di tutto ciò, per comprendere quanto simili elucubrazioni avessero a doversi intendere fini a se stesse o, piuttosto, effettivamente utili per il loro obiettivo primario: ritrovare Midda Bontor!

mercoledì 28 aprile 2021

3625

 

Una frase apparentemente priva di senso, quella così scandita, e che pur non avrebbe potuto ovviare a riservarsi maggiore profondità rispetto a quanto mai probabilmente anche la stessa Eli non avrebbe potuto immaginare. Poiché, a ben vedere, esistevano realmente dei luoghi privi di una reale ubicazione... anche se nessuno di loro si poté dimostrare in grado di arrivarci, non, per lo meno, nell’immediato. Ma quella frase, quelle parole pronunciate forse con infantile ingenuità, avrebbero avuto a doversi intendere simili a un piccolo seme piantato nelle menti di tutti loro... e un piccolo seme destinato, nelle ore successive, a germogliare, portando frutto.

Per Liagu, in particolare, l’illuminazione sopraggiunse nel corso di quella stessa notte, nel mentre in cui, ancora agitata per gli eventi occorsi in quella giornata, si rigirava continuamente nel letto, cercando di prendere sonno come già suo fratello accanto a lei, altresì profondamente addormentato e contraddistinto da un’espressione beata sul volto.

“Un luogo che non è da nessuna parte...” si stava ripetendo mentalmente, non perché volesse realmente concentrarsi su quell’idea, quanto e piuttosto perché incapace, in quel momento, a ordinare il flusso dei propri pensieri, complice l’eccessiva stanchezza accumulata “... che baggianata.”

Ma ella non fece in tempo a terminare di scandire, entro i limiti della propria stessa mente, quelle parole, che, improvvisamente, un’immagine le si piazzò prepotentemente innanzi allo sguardo, suggerendole una possibile risposta a quell’arcano.
Perché, in effetti, sua mamma aveva avuto occasione di visitare, nel corso della propria vita, un luogo che non era da nessuna parte. Un luogo per accedere al quale era passata attraverso un dipinto, accedendo a una sorta di altra realtà che pur non avrebbe avuto a doversi intendere contraddistinta dalla dignità propria di realtà, e una realtà che era stata così plasmata dalla stessa Anmel Mal Toise a un solo scopo... quello di imprigionare il suo unico figlio, il semidio immortale Desmair.
Dal momento in cui la Progenie della Fenice sembrava vantare una certa famigliarità con Anmel Mal Toise, forse e persino superiore a quella della stessa Midda, sarebbe stato così assurdo avere a ipotizzare quanto, allora, avessero consapevolezza dell’esistenza di quel luogo...? E sarebbe stato, ancora, così assurdo avere a ipotizzare che potessero averlo eletto a possibile prigione per la sua genitrice adottiva...?!
In fondo, il passaggio di poteri fra Anmel e Midda doveva aver dimostrato in maniera sufficientemente palese quanto ucciderla non avrebbe avuto a poter essere inteso risolutivo della questione, probabilmente complicando ancora di più la situazione in giuoco e, in ciò, aprendo la strada a un ancor più imprevedibile futuro prossimo. Meglio, quindi, ovviare a una soluzione così distruttiva, là dove, con una certa e squisita ironia della sorte, avrebbero potuto allora imprigionare l’erede di Anmel Mal Toise in una prigione da lei stessa forgiata...

« Tagae! » esclamò quindi, levandosi a sedere sul letto e subito agendo per svegliare il fratello, scuotendolo vigorosamente « Tag... sveglia! » si ripeté.
Il ragazzino ebbe allora a sobbalzare a quel richiamo e a quel contatto imprevisto, non negandosi una certa occasione di spavento, ragione per la quale quasi gridò: « Che accade?! »
« Credo di aver capito dove possa essere la mamma! » gli comunicò ella, desiderosa di cercare un confronto con lui prima di avere a eccitarsi troppo a tale prospettiva.
« Ah… » esitò il ragazzo, con tono che si sarebbe potuto quietamente tradurre in “E mi hai quasi fatto venire un infarto per questa ragione...?!” ma che pur non ebbe a trovare da parte sua alcuna esplicita espressione in tali termini « E dove...?! » domandò, ancora intontito dal sonno, non potendo allor fare a meno di impegnarsi in un amplio e inelegante sbadiglio.
« Nella fortezza fra i ghiacci dove era stato imprigionato anche Desmair! » replicò quindi Liagu, ora con convinzione « O, per meglio dire, oltre il quadro dove era stato imprigionato Desmair da Anmel Mal Toise! »
« Uhm… » commentò quindi Tagae, inarcando appena un sopracciglio nel riflettere attorno alla questione.

Per Mera Ronae e per Namile, altresì, l’idea giusta ebbe a ispirarle alle prime luci dell’alba, quando, risvegliandosi nel loro letto, ebbero a iniziare la propria sessione di allenamento mattutina, una serie di esercizi fisici, e di combattimenti simulati, pur nel ristretto spazio della loro camera, atta a permettere a entrambe di affinare le proprie capacità guerriere, nella consapevolezza di quanto il loro retaggio, il sangue di loro madre e di loro zia, non avrebbero mai concesso loro una vita serena.
E per quanto, generalmente, tali allenamenti erano condotti nel più assoluto silenzio, a mantenere la massima concentrazione rivolta l’una verso l’altra, in quella mattina tutte e due non avrebbero potuto ovviare a cercare confronto verbale con la controparte, riflettendo a mente lucida sulla discussione della sera prima...

« Secondo te, quante possibilità ci sono che zia Midda sia ancora in vita...?! » domandò Nami in direzione della gemella, nel mentre in cui ebbe a parare e deviare un pugno di lei, precedentemente diretto al suo basso ventre.
« Credo che nostra madre non avrebbe esitazione a considerarla sicuramente ancora in vita. » replicò Meri, stringendosi appena fra le spalle, nell’arretrare quanto sufficiente a non esporsi eccessivamente alla replica della sorella, e quella replica che sopraggiunse nel tentativo di una ginocchiata contro il suo fianco « Ricordi cosa diceva sempre...?! »
« Che l’erba cattiva non muore mai... e che sua sorella è la più cattiva fra tutte le erbe cattive...?! » ridacchiò la prima, scuotendo appena il capo « Come dimenticarlo...? Per anni ho immaginato zia Midda con della verde erba al posto dei capelli. E, ti dirò, da piccola l’idea mi faceva anche parecchio paura... »
« Eppure Nóirín non è riuscita a rintracciarla, malgrado il suo straordinario potere. » esitò l’altra, storcendo appena le labbra verso il basso, proiettando verso il suolo il proprio intero corpo e impegnandosi in un’amplia spazzata, a tentare di rovesciare la propria interlocutrice nonché avversaria « Chissà dove accidenti può essere andata a finire... »
« Magari la piccola Eli non sbaglia. » suggerì pertanto Namile, con un lieve sospiro, nel mentre in cui ebbe a ovviare agli effetti negativi di quella spazzata saltando con un agile balzo direttamente sopra il letto « Magari è finita davvero in un luogo che non si trova da nessuna parte. »
« Tipo...?! » sitò Mera Ronae, non riuscendo a ipotizzare nulla di sensato.
« Tipo il famigerato tempo del sogno. » suggerì allora la prima, facendo perno sul piede sinistro soltanto per roteare un calcio in senso orario dritto all’altezza del volto della propria gemella.
« Credi veramente che Rín possa essersi lasciata sfuggire una cosa simile...?! » sgranò gli occhi Meri, colta così di sorpresa da quel pensiero che, sicuramente, avrebbe allor ricevuto il calcio dritto in viso se la sorella, dimostrando ammirevole autocontrollo, non si fosse fermata a meno di due dita dal suo volto « ... diamine. » sbottò, contrariata dalla propria sconfitta.
« Non so come funzioni di preciso il tempo del sogno... » scosse il capo Nami, abbassando il piede e lasciandosi poi sedere sul letto a gambe incrociate, innanzi alla propria interlocutrice « ... ma per quello che ci stavano raccontando Tagae e Liagu non sembra essere un luogo in cui sia facile orientarsi. Anzi... »
« Uhm… » esitò l’altra, riflettendo attorno alla questione « Potrebbe essere. In fondo lo hanno descritto come la dimensione primigenia dell’intero multiverso... dove tutto è, tutto può essere e niente è allo stesso tempo. Definizione perfetta per un luogo che non si trova da nessuna parte... »

martedì 27 aprile 2021

3624

 

L’ultima volta che Tagae Nivre Bontor Ahvn-Qa, Liagu Ras’Meen Bontor Ahvn-Qa, Mera Ronae Bontor, Namile Bontor, Na’Heer Al-Sehliot e Midda Elisee Degangor si erano ritrovati riuniti tutti insieme in una camera da letto, era stato quando, poi, erano scappati di soppiatto da “Alla signora della vita” allo scopo di porsi autonomamente alla ricerca di lord Brote, allor scomparso e da tutti ritenuto morto. Sulla base di un tale pregresso, e a confronto con la situazione corrente, praticamente ovvio avrebbe avuto a dover essere inteso quanto il senso di quell’incontro, di quell’adunata, non avesse a doversi ricollegare alla mera volontà di scambiare quattro chiacchiere, o di impegnarsi in qualche infantile giuoco. No: quell’incontro altro non avrebbe avuto a dover essere inteso se non qual una vera e propria riunione strategica, e una riunione allor promossa dai due figli di Midda Bontor allo scopo di invocare l’aiuto dei propri amici per cercare di venire a capo di quella nuova, terribile scomparsa.
E per quanto l’età dei presenti avesse a doversi riconoscere indubbiamente giovane, per non dire fanciullesca, con una media oltremodo abbattuta dall’ancor più giovane presenza della piccola Eli, nessuno fra quei sei avrebbe mai avuto a poter minimizzare il valore della situazione. Non laddove, in fondo, già confrontatisi insieme, neppur troppo tempo prima, con una situazione a suo modo analoga, per quanto già diversa nelle proprie dinamiche...

« Perdonatemi se posso sembrare noiosa nel ripetere certi concetti... ma è solo per comprendere se ho ben capito quello che è successo. » premesse Meri, aggrottando appena la fronte a meglio esprimere il proprio rammarico per quella che, pur, avrebbe potuto essere considerata un’inutile perdita di tempo « Zia Midda si è consegnata alla Progenie della Fenice per salvare Kriarya dalla minaccia dei titani. E fin qui già lo sapevamo. Purtroppo, però, il tentativo di Rín di rintracciarla non ha portato a nessuno risultato. » riassunse, salvo poi aggiungere a meglio definire la questione « A margine di tutto questo è utile sottolineare, particolare che non mi era in effetti molto chiaro, che la versione alternativa di nostra madre ha acquisito da tempo la capacità di viaggiare attraverso le realtà del multiverso anche senza l’ausilio della fenice, per così come era stata costretta a fare, in passato, Maddie... è tutto giusto finora? »
« Sì. » confermò Liagu, ascoltando attenta l’esposizione della propria cugina acquisita, e di quella cugina che già aveva imparato ad apprezzare per la propria intelligenza e la propria fine attenzione ai dettagli.
« Bene. » annuì la figlia di Nissa, mordicchiandosi per un istante il labbro inferiore con fare pensieroso, prima di riprendere a parlare « Per viaggiare attraverso le dimensioni, Rín sfrutta una sorta di connessione spirituale con Maddie o, in questo caso, con Midda... motivo per il quale dovrebbe essere in grado di rintracciarla ovunque all’interno del multiverso, anche ove fosse stata condotta in una diversa realtà... è corretto?! »
« Sì. » ribadì la figlia di Midda, annuendo alle parole dell’interlocutrice.
« I poteri di Rín possono agire anche verso l’oltretomba...? » intervenne allora Nami, storcendo appena le labbra verso il basso a quell’ipotesi « Cioè... non sarà originalissimo a pensarsi ma non potrebbe essere finita anche lei dove già era stato portato lord Brote...?! »
« Non conosco così nel dettaglio le capacità di Rín, ma mi verrebbe da dubitare di tale eventualità. » escluse allora Na’Heer, intervenendo nella questione « Ricordiamoci che il viaggio che abbiamo compiuto l’altra volta, e che prima di noi aveva compiuto anche mio padre, viola dei principi che trascendono la realtà stessa. E non dimentichiamoci del pericolo che abbiamo, inconsapevolmente, corso tutti quanti in esso. »

Benché nessuno fra loro potesse avere ben chiaro in quali termini definire il luogo ove erano andati a ritrovare lord Brote, semplificandolo a livello concettuale, e per così come era stato loro spiegato, qual una sorta di zona d’ombra fra la vita e la morte; tutti loro non avrebbero potuto che ben ricordare il pericolo corso nell’accedere a tale territorio, in violazione a ogni legge divina: un pericolo da loro scampato soltanto in grazia a un nuovo, ed estremo sacrificio di lady Nass’Hya, la defunta madre di Na’Heer, e all’intervento della stessa Midda Bontor, per merito dei poteri ereditati da Anmel Mal Toise.
Per tale ragione, più che evidente avrebbe avuto a dover essere inteso il senso della nota allor sollevata dallo stesso Na’Heer, a escludere quell’eventualità, non soltanto in diretto riferimento alle possibilità di Nóirín di accedere a tale zona, ma anche in indiretto riferimento all’eventualità che Midda potesse essere lì stata condotta dalla Progenie della Fenice.

« Quello che dobbiamo capire, ora, è dove mai potrebbe essere stata condotta nostra madre in termini utili a inibire le possibilità di rilevarne la posizione all’interno dell’intero multiverso... » ribadì quindi Liagu, scuotendo appena il capo « La Kriarya crepuscolare nella quale siamo finiti l’altra volta è una possibilità, certamente. Non una delle possibilità migliori a cui offrire riferimento e, ciò non di meno, una possibilità. » concesse pertanto, non desiderando escludere a prescindere nulla nella necessità di salvare la sua mamma.

Un momento di silenzio coinvolse allora tutti i presenti, vedendoli impegnati a ponderare in tal senso, entro i limiti delle proprie capacità.

« Perché non torniamo nel magazzino segreto di tuo padre e non usiamo ancora una volta l’Occhio...?! » propose Tagae, rivolgendosi verso Na’Heer e facendo riferimento, in ciò, a una potente reliquia nota con il nome di Thonwa, per mezzo della quale durante la ricerca di lord Brote avevano avuto occasione di essere indirizzati verso la soluzione corretta... o verso morte certa, a seconda di come si fosse preferito considerare i fatti « Capisco che tu possa non avere voglia di rischiare nuovamente la vita con quella dannata sfera... e ti sto chiedendo di agire in tal senso, là dove è sufficiente che tu permetta a me di farlo. » si propose poi, non dimentico di quanto, piccolo effetto collaterale nell’uso di quell’oggetto stregato, vi sarebbe stata un’alta possibilità di perdere il senno.
« Purtroppo non si tratta di volere, quanto e piuttosto di potere. » volse gli angoli delle labbra verso il basso il diretto interessato, il figlio di Brote, a escludere quella soluzione « Ricordate che nei mesi in cui noi siamo rimasti intrappolati nella... Kriarya crepuscolare, la vera Kriarya venne presa d’assedio dalle forze della famiglia reale kofreyota, nel tentativo di riconquistarne il controllo? Ecco. Quando, durante quell’assedio, una porzione delle mura venne distrutta, l’esistenza e l’ubicazione del deposito segreto che mio padre si era riservato al loro interno fu così rivelata a tutti. E Midda, onde evitare facili possibilità di razzia dei tesori ivi contenuti, ebbe a organizzarne il trasferimento in una diversa sede, e una sede, purtroppo, ben lontana dalla città... » spiegò, escludendo pertanto la possibilità di avere ad accedere a tutto ciò e, in particolare, all’Occhio « Mi dispiace. »
« Poco male... » minimizzò Liagu, accigliandosi appena « Non sono certa che avrei potuto apprezzare l’idea di veder mio fratello impazzire... soprattutto nel non dimenticarci ciò che siamo. » puntualizzò, in un implicito rimprovero verso Tagae, offrendo riferimento, in tal senso, alla loro natura di arma batteriologica.

Per quanto nessuno avrebbe potuto attendersi qualche ispirazione rivelatoria dalla piccola Eli, fu nel corso del successivo intervallo di silenziosa riflessione che la figlia di Seem e Arasha, nonché nipote di Degan, il primo maestro d’arme di Midda Bontor, decise di provare a prendere voce, non cercando di impegnarsi in riflessioni particolarmente profonde e, ciò non di meno, non negandosi la possibilità di elucubrare a sua volta nel merito di tutto ciò.

« Se la zietta non si trova in alcun luogo... » premesse, roteando confusa gli occhi al cielo, a dimostrare un importante sforzo di intelletto per scendere a patti con concetti decisamente più grandi di lei e, in verità, più grandi di chiunque fra loro « ... non si potrebbe cercarla un luogo che non è da nessuna parte?! »

lunedì 26 aprile 2021

3623

 

L’obiezione così vivacemente sollevata dal figlio di Midda non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual necessariamente errata nella propria formulazione. Al contrario.
In effetti non era passato troppo tempo da quando quel terrificante attentato dinamitardo aveva ridisegnato il profilo della città non soltanto dal punto di vista architetturale ma, anche e ancor più, politico, nella sistematica eliminazione di tutti coloro che, a titolo improprio almeno dal punto di vista della famiglia reale di Kofreya, erano considerati i lord della città. Un attentato nel quale, teoricamente, era stato anche coinvolto lord Brote, ipoteticamente ucciso all’interno della sua torre al pari di lord Bugeor e di qualunque altro signore di Kriarya. Tuttavia, salvatosi per puro caso, suo figlio Na’Heer Al-Sehliot aveva rifiutato di accettare la morte del padre a confronto con l’evidenza dell’assenza di un cadavere a dimostrare che ciò fosse effettivamente avvenuto. E se anche nessuno, inizialmente, avrebbe avuto ragione di credere a quanto avrebbe potuto essere ragionevolmente inteso qual un semplice capriccio infantile, Na’Heer aveva altresì ritrovato proprio nei suoi amici Tagae e Liagu, in primo luogo, ma anche nelle nuove arrivate Meri e Nami, nonché nella piccola Eli, tutto il supporto psicologico che mai avrebbe potuto supporre di poter rendere proprio, vedendosi da essi aiutato nel non facile compito di ritrovare il genitore perduto, spingendosi, a tal scopo, persino al di là della barriera fra la vita e la morte.
Così, come la Storia avrebbe potuto testimoniare, lord Brote era stato ritrovato ancora in vita, e, soltanto in grazia all’ostinazione di suo figlio, era stato riportato indietro, alla realtà a cui apparteneva. E se, in tal senso, in grazia al risultato conseguito, l’insistenza dimostrata da Na’Heer aveva avuto occasione di vedersi più che riconosciuta nelle proprie ragioni; nulla avrebbe potuto permettere a Tagae, o a Liagu accanto a lui, di arrendersi passivamente a confronto con l’orribile idea che la loro amata genitrice fosse morta. E fosse morta in maniera così... semplice.
Per quanto assurdo, probabilmente, avrebbe avuto a poter essere definita semplice una vicenda coinvolgente la Progenie della Fenice e una dozzina di terrificanti titani.

« Non ti preoccupare... » scosse il capo Be’Sihl, prendendo allor voce a sostegno del ragazzino, suo figlio adottivo « Neppure io credo che vostra madre sia morta. Anzi... più passa il tempo e più mi convinco che, probabilmente, anche il giorno in cui dovesse realmente morire, gli dei la riporteranno immediatamente indietro, soltanto per non correre il rischio di avere a che fare direttamente con lei. » ironizzò, in quella che pur non avrebbe avuto a dover essere completamente fraintesa qual una battuta... non, laddove, in fondo realmente aveva iniziato a prendere in esame una simile eventualità, come unica possibile giustificazione a confronto con la tutt’altro che ovvia evidenza che ella fosse sempre sopravvissuta a tutto ciò che aveva compiuto, malgrado ogni insormontabile avversità.
« Per quello che vale, concordo anche io... » annuì allora Duva, non potendo fare a meno di voler escludere quella tragica possibilità, sostenendo, piuttosto, la pur improbabile ipotesi che la sua amica sororale potesse essere ancora in vita, malgrado ogni apparente riprova in senso contrario « Potrà anche lasciarsi ispirare, troppo sovente, da azioni sostanzialmente suicide, dimostrandosi con indubbiamente eccessiva prontezza qual disposta a sacrificarsi per il bene di chi ama... ma da qui a poter essere certi che ella sia morta... beh, vi è una bella differenza. »
« Stiamo parlando di Midda, dopotutto. » confermò allora anche Lys’sh, non volendo rifiutare la propria fiducia verso la sorellona.
« Stiamo parlando dell’Ucciditrice di Dei! » ribadì M’Eu, accodandosi immediatamente alle parole dell’ofidiana per approvarle e, in effetti, reiterarle nella propria argomentazione « Della dannatissima donna che è stata capace di abbattere persino un dio come Kah. E, all’epoca, non aveva neppure dalla sua il retaggio di Anmel Mal Toise a poterla aiutare... »
« Esatto. » intervenne quindi H’Anel, schierandosi psicologicamente accanto al fratello ed escludendo, a propria volta, una tanto tragica interpretazione degli eventi « Stessimo parlando di chiunque altro, vi potrebbe anche essere ragione nel temere il peggio. Ma riferendoci a lei, non possiamo ignorare quante volte sia stata data per morta in maniera certa... e quante volte, in barba a tutto ciò, sia poi ritornata sana e salva, come se nulla fosse accaduto. »
« Diamine... » esclamò allora Howe, levando le mani in segno di supposta resa a confronto con quell’argomentazione così espressa dalla figlia di Ma’Vret « Praticamente l’avevamo già data per morta sin dalla nostra prima avventura insieme, tre lustri orsono, quando parve sacrificarsi per permetterci di recuperare la corona perduta della regina Anmel... e poi abbiamo visto come è andata a finire! »
« In realtà non è che abbiamo proprio visto come è andata a finire... » obiettò Be’Wahr, aggrottando appena la fronte con aria poco convinta, nel non cogliere quanto, effettivamente, desiderasse intendere il suo amico fraterno « Cioè... l’abbiamo vista precipitarsi in un abisso senza fondo, scomparendo fra le tenebre. E a distanza di qualche tempo abbiamo saputo che era ancora in circolazione, viva e vegeta come se nulla fosse accaduto! »
« Non era esattamente quello che intendevo dire... ma va bene comunque. » sospirò lo shar’tiagho, roteando appena gli occhi a confronto con le parole del biondo e decidendo, una volta tanto, di risparmiargli qualche facile occasione d’insulto.

Ovviamente né Maddie, né tantomeno Rín avrebbero voluto ostinarsi a sostenere l’ipotesi della prematura scomparsa della Figlia di Marr’Mahew, non, quantomeno, a confronto con tanta ostinata sicurezza da parte di tutti quei suoi amici, di tutta quella sua famiglia, in senso contrario.
E per quanto, probabilmente, tutto ciò avrebbe potuto essere anche inteso come espressione di quella fase di negazione a confronto con la quale chiunque si deve trovare per riuscire a superare il trauma di un lutto, e di un lutto tanto improvviso; entrambe preferirono allora scegliere di porsi accanto ai loro amici, nel rifiutare l’ipotesi di quella morte in favore di una spiegazione diversa: una spiegazione ancor da immaginare nelle proprie, possibili, espressioni e, ciò non di meno, una spiegazione a confronto con la quale Midda Bontor avrebbe avuto a doversi intendere ancora in vita.

« Mettiamola così... » decise quindi di riprendere voce Nóirín, innanzi alle sempre crescenti manifestazioni in sostegno alla Figlia di Marr’Mahew e al fatto che avesse ancora a doversi intendere in vita « Io ho bisogno di almeno di un paio di giorni per riprendermi prima di poter riprovare a compiere un nuovo balzo. Durante questo tempo abbiamo la possibilità di prendere in esame possibilità alternative utili a comprendere dove possa essere finita Midda e come raggiungerla. Se poi, entro le prossime quarantotto ore non saremo ancora riusciti a trovare qualche idea valida, nulla ci potrà proibire di tentare un nuovo balzo, per cercare di raggiungerla. »

L’idea piacque. E piacque a tutti quanti, incontrando l’approvazione dei presenti a partire da Duva e Lys’sh, fino a giungere a Be’Sihl e ai figli di Midda. Anche perché, al di là di ogni facile entusiasmo, appariva evidente la necessità, per tutti loro, di cercare di analizzare con più calma la situazione, possibilità tutt’altro che semplice al termine di una giornata ricca di eventi qual quella che si stava ormai chiudendo, fra la mattinata in compagnia dell’idra e il pomeriggio sotto la minaccia dei titani.
Così, definita in tal maniera la loro linea d’azione, essi poterono fare ritorno alla sala principale, a condividere con coloro che, di là, li stavano attendendo o, per meglio dire, stavano attendendo Be’Sihl e Maddie, ma non di certo il ritorno di tutti gli altri, quanto avvenuto e quanto allor stabilito, in maniera tale da allargare il più possibile quella riflessione collettiva e sperare, in tal maniera, di avere a raggiungere qualche idea degna di nota oltre che, ovviamente, sensata nella propria proposta.

domenica 25 aprile 2021

3622

 

Il fuoco generatosi dal nulla ebbe, rapidamente, ad aumentare in dimensioni e intensità, fino a quando, in un’improvvisa esplosione di luce, ebbe allor a scomparire, cedendo il posto unicamente a Nóirín Mont-d'Orb, sua origine, e ai suoi sei compagni di viaggio, praticamente nelle medesime posizioni in cui si erano proposti un attimo prima, in occasione della propria partenza.

« Dannazione! » imprecò la gemella di Maddie, dimostrandosi in tal senso chiaramente insoddisfatta da quanto avvenuto « Dannazione... dannazione! » si ripeté, agitando le mani, ancor luminose.
« State bene...? » domandò Be’Sihl, in maniera tutt’altro che retorica, benché non vi fosse evidenza di nulla di sbagliato fra le loro fila in quel momento « Che è successo...?! » soggiunse, a confronto con l’indubbia e palese realtà di quanto qualcosa dovesse essere accaduto per giustificare il loro ritorno in tempi così brevi.
« Non sono riuscita a percepire la posizione di Midda in questa o in altre dimensioni... » rispose allora Rín, osservandosi attorno alla ricerca di qualcosa, per poi essere colta da un pensiero e voltarsi rapidamente in direzione di Howe « La tua protesi funziona come quella di Midda...? Il suo nucleo all’idrargirio è in grado di assorbire una scarica di energia, all’occorrenza...?! »
« Sinceramente... non lo so. » scosse il capo il diretto interpellato, dubbioso a tal riguardo « Credo di sì, però. »
« Cosa vuol dire che non sei riuscita a percepire la posizione di Midda...?! » esitò Maddie, non riuscendo a comprendere il senso di quell’affermazione.

L’insolito paradosso dell’impiego dei poteri acquisiti da Nóirín nel viaggio dimensionale avrebbe avuto a dover essere riconosciuto nella peculiare gestione dell’energia da parte sua.
Se, infatti, ella non era in grado di compiere due viaggi a distanza di tempo ravvicinata, nella necessità di riposare e di accumulare energia sufficiente a permettersi il quanto; in immediata conseguenza a un viaggio ella si ritrovava sempre caratterizzata da un surplus energetico, e un surplus energetico che doveva, in qualche maniera, avere occasione di sfogare. Sfogo, quello a lei necessario, che in passato si era espresso, per esempio, nel rilascio di vere e proprie sfiammate utili a respingere eventuali antagonisti di sorta; o che, in assenza di tale occasione, si era semplicemente rivolto al cielo, a disperdere quel medesimo surplus nel nulla. Ciò non di meno, in occasione dei propri più recenti viaggi, Rín aveva preso qual abitudine costruttiva quella di avere a donare tale eccesso di energia alla Figlia di Marr’Mahew, lasciando che esso potesse essere assorbito dal suo braccio destro, in metallo cromato, e, in particolare, dal suo nucleo all’idrargirio, la cui straordinaria capacità di immagazzinamento dell’energia rendeva tale materiale fondamentale persino per alimentare i motori delle astronavi.
In quel momento, però, Midda e il suo braccio robotico non erano, evidentemente, a disposizione. Ragione per la quale ella avrebbe dovuto trovare un’alternativa o, all’occorrenza, disperdere quell’energia verso il cielo, sperando di non avere a suscitare particolare ragione di scandalo a confronto con le ombre della sera in cuore della capitale kofreyota...

« Fermi! » intervenne tuttavia Lys’sh, a confronto con il dialogo intercorso fra Rín e Howe « Il braccio di Midda è un modello da lavoro pesante, concepito per poter essere ricaricato rapidamente, assorbendo, attraverso la propria stessa superficie, ogni eventuale flusso di energia e incanalandolo verso il nucleo. » spiegò rapidamente, nel mentre in cui già l’una si era avvicinata all’altro, pronta a scaricare il proprio surplus energetico nel di lui braccio mancino « Quello di Howe, invece, è un modello decisamente più elaborato, non soltanto nell’apparire in tutto e per tutto esteticamente uguale a un braccio in carne e ossa, ma, anche, nell’essere interconnesso direttamente con il suo sistema nervoso, per essere in grado di trasferirgli ogni percezione sensoriale, in maniera sostanzialmente identica al suo originale arto perduto. »
« E quindi...?! » esitò Howe, non riuscendo a comprendere il senso di tutto quello.
« E quindi, se ti riversasse sul braccio la sua energia residua, sicuramente una parte della stessa potrebbe anche finire, per vie traverse, incanalata verso il nucleo all’idrargirio... ma, per lo più, esso si andrebbe a disperdere nel tuo intero organismo, con effetti probabilmente simili a una scarica di plasma. » esplicitò Duva, annuendo nel confronto con l’analisi così proposta dall’amica sororale « Fossi in te, eviterei... »
« D’accordo. » si arrese Nóirín, non potendo più attendere e, per questo, muovendosi in direzione della finestra, pronta a disperdere verso l’alto del cielo la propria energia.
« Aspetta! » la frenò, tuttavia, Be’Sihl, levando la propria destra a intimarle di fermarsi « Fallo nel camino...! » le raccomandò pertanto, a cercare una soluzione un po’ più discreta rispetto a quella che, altrimenti, avrebbe potuto apparire prossima all’esplosione proveniente dalla gola di un drago « Non vogliamo che tutta Kriarya abbia a vederti proiettare fiamme dalle mani come una sorta di tifone in miniatura... »

Una considerazione più che corretta, quella così proposta dall’uomo, la quale vide, quindi, Rín avere a mutare immediatamente il proprio movimento in direzione, ora, non della finestra, quanto e piuttosto del camino, e del camino che, fortunatamente, in quella stanza era presente, per avere a proiettare contro la sua muratura già temprata dalle fiamme, il proprio eccesso di energia, prima di avere a crollare a terra, senza particolare eleganza, in conseguenza alla stanchezza così per lei abitualmente propria.

« Scusate... risolta questa questione, possiamo tornare all’argomento principale, ora? » domandò Maddie, non palesando evidenza di preoccupazione per la propria gemella in virtù della semplice consapevolezza di quanto non avesse a doversi riservare ragione di preoccupazione per lei, non, per lo meno, per quanto ormai aveva compreso essere qualcosa di normale, per quanto improbabile tutto ciò avrebbe potuto avere a poter essere considerato normale sotto qualunque punto di vista « Come è possibile che tu non sia riuscita a percepire la posizione di Midda...?! Possibile che ella sia...? » esitò, non volendo scandire la parola successiva, per rispetto di Tagae e Liagu lì presenti.
« ... non lo so... » scosse stancamente il capo Rín, non avendo purtroppo alcuna rassicurazione da poter offrire a tal riguardo « In passato non ho mai avuto problemi a individuarla, lo sai... » spiegò, stringendosi appena fra le spalle « Una volta definita un’associazione fra ella e la “frequenza” peculiare della sua anima, sono sempre riuscita a... “sintonizzarmi” con lei, nel tempo del sogno. » esplicitò, ricorrendo a quella forse semplificativa, e pur non impropria, metafora televisiva o radiofonica che dir si sarebbe potuta voler considerare « Ma questa volta niente. Come se il suo “segnale” fosse spento... »

Un momento di silenzio ebbe allora a calare fra tutti i presenti a confronto con quel pensiero e con un pensiero sul quale, ovviamente, nessuno si era riservato la benché minima occasione di soffermarsi sino ad allora, non riuscendo a concepire tale possibilità.
Purtroppo, là dove Nóirín aveva già offerto riprova di essere in grado di raggiungere Midda pressoché ovunque nel multiverso, l’evidenza propria di quell’attuale incapacità non avrebbe potuto che sollevare un tanto terrificante quanto legittimo dubbio nel merito del fatto che ella avesse ancora a potersi riconoscere in vita. E un dubbio che, allora, non avrebbe potuto ovviare ad ammutolire tutti i presenti...
... tutti, o quasi. Là dove, a confronto con quella tragica eventualità, i due figli adottivi della stessa Ucciditrice di Dei non avrebbero voluto assolutamente scendere a patti.
Ragione per la quale, quindi, ebbero lì a prendere voce, escludendo fermamente il pensiero sul quale tutti, proprio malgrado, si stavano quindi soffermando.

« O, forse, il suo “segnale” è soltanto disturbato. » esclamò Tagae, sufficientemente confidente con la tecnologia, nell’essere a sua volta non originario di quel mondo, per poter comprendere il senso di quella metafora e ribadire a tono « La mamma non è morta. » puntualizzò quindi, scandendo la parola che pur, sino a quel momento, nessuno aveva voluto pronunciare per riguardo a lui e a sua sorella Liagu « E nessuno provi a convincermi del contrario... che già tutti avevano considerato anche il papà di Na’Heer per morto e, poi, non era così! »

sabato 24 aprile 2021

3621

 

« Lungi da me volerti accusare di essere troppo prudente... ma... non ti pare di essere un po’ troppo prudente...?! » strabuzzò gli occhi Madailéin, a quell’argomentazione « Per quanto velocemente possano avere a muoversi, non saranno certamente a più di qualche miglio dalla città. » contestò, scuotendo appena il capo a ricordare quanto, in fondo, non avrebbero avuto a dover essere considerati trascorsi giorni dalla scomparsa di Midda, ma soltanto poche ore « Sfruttiamo Rín, piombiamo su di loro in forze... li sconfiggiamo e torniamo a casa prima che Arasha abbia a chiudere le porte della locanda per la notte. »

Maddie non desiderava rischiare di apparire troppo semplicistica nel proprio approccio al problema, banalizzando eccessivamente la questione anche in virtù di quanto quella Progenie della Fenice, chiunque essi fossero, aveva già avuto occasione di dimostrare di essere capace di compiere. Ciò non di meno, e in questo forse con maggiore parallelismo con la sua corrispettiva autoctona rispetto a quanto non avrebbe potuto apprezzare l’idea di avere a dimostrare, la versione più giovane della Figlia di Marr’Mahew non avrebbe voluto neppure correre il rischio di muoversi in direzione opposta, finendo in un inutile stallo senza alcuna motivazione a giustificarlo.
Ma, d’altro canto, ipotizzare che Duva potesse star agendo con eccesso di prudenza avrebbe significato trascurare chi, in verità, fosse Duva Nebiria e quanto mai la parola prudenza avesse avuto spazio nella sua personalissima edizione del vocabolario...

« Ehi... » aggrottò pertanto la fronte, quasi dimostrando una certa offesa, seppur soltanto in termini scherzosi « A me nessuno può dire che sono troppo prudente. » sottolineò, accigliandosi verso la propria interlocutrice « Sto semplicemente cercando di ragionare sul fatto che questa Progenie della Fenice, e qui invito chi ha già avuto a che fare con loro a correggermi se dico qualche idiozia, non abbia a doversi fraintendere qual un avversario comune... fosse anche e soltanto per aver già dato dimostrazione di avere straordinarie capacità di evocazione. » precisò, arricciando appena le labbra « Ergo... partire dal presupposto che siano necessariamente rimasti in questa stessa dimensione, forse, è quantomeno... superficiale. »

Argomentando la questione in tal maniera, nessuno avrebbe potuto in fede avere di che riconoscerle ragione di torto. Del resto, per l’appunto, stavano parlando di gente che si era dimostrata in grado di evocare angeli, mahkra e, solo poche ore prima, titani per i propri scopi, per i propri interessi: gente, pertanto, pesantemente invischiata con questioni magiche... e quel genere di questioni a confronto con le quali tanto Duva e Lys’sh, quant’anche la stessa Maddie e sua sorella Rín, non avrebbero potuto asserire di avere particolare, innata, confidenza, provenendo da mondi nei quali la magia avrebbe avuto a dover essere intesa banalmente una questione da romanzo o film fantasy.
E, a tal riguardo, indirettamente coinvolti nella questione, Howe, Be’Wahr e Seem, che fra tutti i presenti avevano avuto maggiori occasioni di confronto con la Progenie della Fenice, non ebbero a poter che schierarsi in favore della posizione di Duva...

« Quello che dice è corretto. » confermò quindi Howe, storcendo le labbra verso il basso « Hanno già dato riprova di essere dei dannatissimi fanatici che, per ovviare al ritorno di Anmel Mal Toise, sarebbero anche disposti a radere al suolo un’intera città... e di avere anche le risorse per poterlo fare. »
« Già. » confermò Seem, con aria seria « Minimizzare le loro possibilità, soprattutto dopo che si sono dimostrati capaci di schierare una dozzina di titani attorno alle mura di Kriarya, non sarebbe una mossa furba... prudenza o meno che dir si voglia. »
« D’accordo… d’accordo… » si arrese Maddie, levando ambo le mani a palesare quanto non avrebbe insistito ulteriormente a tal riguardo « Avete vinto voi. » ribadì, con parole forse un po’ infantili, là dove, in fondo, non si sarebbe dovuto trattare di vincere o perdere, quanto e piuttosto di salvare Midda, e pur con termini che non avrebbero voluto fare altro che ribadire la propria volontà di quieta collaborazione con quel piano, malgrado la cosa non potesse in alcuna maniera farle piacere « Sarà il vostro faro nella notte... per permettervi di ritornare qui, qualunque cosa possa attendervi. »

I pezzi sulla scacchiera, quindi, avrebbero potuto considerarsi schierati: Howe, Be’Wahr, Duva, Lys’sh, H’Anel e M’Eu sarebbero allora partiti insieme a Rín per raggiungere Midda, passando per il tempo del sogno. E gli altri, Maddie su tutti, sarebbero rimasti lì in quieta attesa del loro ritorno.
Stabilito, così, la divisione delle risorse, non vi fu più ragione utile a esitare, motivo per il quale, dopo essersi trasferiti in una stanza per ovviare a eccessiva e gratuita spettacolarizzazione del momento, e per non promuovere l’erronea idea che Nóirín avesse a doversi intendere in odor di stregoneria, i sette ebbero a partire, sotto lo sguardo sconsolato di Maddie e quello preoccupato di Be’Sihl, nonché di Tagae e di Liagu, lì purtroppo costretti a un ruolo di meri spettatori di vicende chiaramente più grandi di quanto mai avrebbero potuto dimostrarsi in grado di gestire.
Scomparsa Rín e scomparsi i suoi sei compagni di viaggio, un quella ormai consueta implosione di energia luminosa che ne accompagnava l’impiego dei poteri, soprattutto in fase di partenza, Maddie e Be’Sihl si ritrovarono quindi a scambiarsi sguardi di reciproca comprensione, non abbisognando di parlare per comprendere quanto l’altro o l’altra stesse avendo a pensare.

« Andiamo... va. » sospirò alfine Be’Sihl, con un paio di colpetti di incitamento sulle spalle dei due ragazzini « Fra una cosa e l’altra si è fatta ora di cena. E visto che tanto non torneranno troppo presto, non vi è ragione di attenderli a digiuno... »
« Vengo anche io. » si autoinvitò Maddie, rimasta, del resto, senza sorella, senza compagni di ventura e, persino, senza amante, là dove il suo caro Be’Wahr era conteggiato nel gruppo d’assalto così venutosi a formare « Tanto non è che stasera possa avere grandi impegni... »
« Non è simpatico ritrovarsi messi da parte, vero...?! » sorrise amaramente il locandiere shar’tiagho, scuotendo il capo ornato di treccine « E’ da una vita che provo a farlo capire alla tua altra versione. Ma... niente. » precisò, stringendosi appena fra le spalle « Avete una testaccia terribilmente dura, voi altre... »
« Ehi... io sono qui o sbaglio?! » protestò allora la donna dai rossi capelli come il fuoco e dagli azzurri occhi come il ghiaccio.
« In effetti... » ridacchiò allora Be’Sihl, non potendo fare a meno di concederle quella vittoria morale.

Avviandosi, così, a fare ritorno alla sala grande, i quattro non ebbero neppure la possibilità di varcare la soglia della camera in cui avevano osservato i loro amici partire per quella missione quando un improvviso fuoco ebbe a divampare apparentemente dal nulla.
Un fuoco che, allora, ebbe sì ad allarmarli ma non per la ragione che avrebbe potuto vedere chiunque altro allarmarsi a confronto con tale fiamma, nel ben riconoscerla e nel ben comprendere quanto, allora, stesse per accadere: perché quella fiamma altro non era che, ancora una volta, la manifestazione del potere di Rín, anticipando quindi, il rientro del gruppo appena partito. Un rientro non soltanto imprevisto, ma quantomai assurdo, che non avrebbe potuto ovviare a dimostrarsi riprova di qualche problema occorso nel tempo del sogno...

« Ovviamente mai una volta che la soluzione più semplice possa dimostrarsi azzeccata. » protestò Maddie, tirandosi indietro e socchiudendo appena gli occhi per prepararsi a quanto sarebbe allor accaduto.

venerdì 23 aprile 2021

3620

 

Sebbene a Kriarya non aveva mai avuto, né avrebbe mai avuto, la necessità di una persona forte al comando, nell’essere in grado di gestirsi in maniera autonoma; nel momento in cui, dopo la pressoché totale eliminazione dei lord della città, Midda Bontor si era ritrovata, nella propria funzione di Campionessa della città e in grazia a una vera e propria acclamazione popolare, a essere eletta di fatto qual sovrana di quella capitale e della provincia a essa collegata, ella non aveva mancato di nominare un proprio reggente, nella consapevolezza di quanto il proprio stile di vita le avrebbe comunque potuto richiedere, all’occorrenza, dei periodi di tempo, più o meno lunghi, di lontananza dalla città stessa. Un reggente che, nella fattispecie, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual il solo lord superstite, Brote, l’uomo che, era certa, avrebbe saputo rendere propri gli interessi della città più di chiunque altro... forse e persino più di lei.
In funzione di ciò, quindi, venuta meno la donna guerriero in una situazione di chiaro sconvolgimento emotivo per tutti gli abitanti della città, venutisi a ritrovare improvvisamente a confronto con quel potenzialmente catastrofico scenario l’esito del quale avrebbe potuto condurre, senza troppa fatica, alla loro più completa estinzione, lord Brote non aveva potuto ovviare ad assumere con pieno diritto quel ruolo, prodigandosi per permettere che in breve tempo la città potesse ritornare alla propria consueta quotidianità con la piena consapevolezza di quanto, ancora una volta, Midda Bontor, Figlia di Marr’Mahew, Ucciditrice di Dei e, soprattutto, loro Campionessa, si era prodigata al fine di ovviare a quella crisi, arrivando, persino, a mettere in dubbio il proprio stesso domani.
Nel giro di poche ore, quindi, la quiete era tornata a imporsi all’interno delle mura dodecagonali della capitale, benché, con una certa prudenza, lord Brote aveva preferito mantenere le porte della città ancor serrate almeno sino all’alba successiva, comandando dei rigorosi turni di guardia lungo tutto il perimetro stesso, a non permettere che una nuova, possibile, minaccia potesse avere ancora a coglierli così di sorpresa come era appena avvenuto.

Nel mentre in cui a Brote e alla sua indubbia esperienza, si ritrovava a essere affidato l’ingrato compito di avere a gestire l’intera città, il resto del clan si era ritrovato ad attendere, pazientemente, il ritorno di Nóirín alla locanda.
Ritorno che, proprio malgrado, era avvenuto soltanto dopo non meno di due ore dalla scomparsa dei titani...

« Si può sapere dove accidenti eri finita...?! » protestò quindi Maddie nel momento in cui vide la propria gemella fare capolino sulla soglia de “Alla signora della vita” « Stavo davvero iniziando a preoccuparmi...! »
« Hai ragione... ma non è colpa mia se in questo mondo non hanno ancora inventato il telefono. » riconobbe l’altra, pur cercando in tal maniera di giustificarsi per le proprie mancanze « Ero a fare un giro presso il mercato dalla parte opposta della città quando quei giganti sono comparsi... e non è stato semplice riuscire a ritornare indietro neppure dopo la loro scomparsa. »
« In effetti quella del telefono non è una cattiva idea... » commentò Duva verso Lys’sh, a margine di quello scambio di frasi fra le due gemelle « Oltretutto, se non ricordo male, Korl e Lora avevano iniziato a valutare uno studio di fattibilità ancora ai tempi di Nuova Korrynia. » osservò, tuttavia incerta su quest’ultimo dettaglio là dove, in fondo, quei due thermoresi avevano metaforicamente posto così tanta carne sul fuoco da non poter essere sicuri di quel particolare.
« No... non è una cattiva idea. » le confermò l’ofidiana in un lieve sussurro, salvo puntualizzare « Ragione per la quale Midda l’ha già messo in preventivo, come nuovo sviluppo infrastrutturale dopo la realizzazione dell’impianto fognario e dell’acquedotto. » soggiunse ammiccando verso di lei « Ne parlavamo giustappunto una sera della scorsa settimana... »
« E io dove ero...?! » si domandò stranita la prima, aggrottando appena la fronte.
« Credo che la domanda corretta sia “con chi eri”... » ridacchiò appena la donna rettile, scuotendo poi il capo « Ma non ti sforzare a cercare una risposta: lo sappiamo entrambi che non ricordi mai i nomi dei tuoi compagni di... allenamento. » sottolineò, con una necessaria nota di malizia nella voce.
« Disse colei che, al contrario, tanto si premura al fine di mantenere ben segreto il suo.... di compagno di allenamento. » replicò Duva, inarcando il sopracciglio destro a quella frecciatina da parte della sorellina.

Nel contempo in cui Duva e Lys’sh si riservarono l’occasione di quel botta e risposta, comunque, Maddie si premurò di aggiornare rapidamente la propria gemella nel merito di quanto accaduto. Un aggiornamento rapido, il suo, non soltanto in conseguenza all’urgenza intrinseca in quella situazione ma, anche e soprattutto, in virtù della scarsità di informazioni fondamentalmente in proprio possesso nel merito di quella situazione.
In ciò, quindi, quando Duva e Lys’sh tornarono a prestare attenzione al dialogo “principale”, Maddie aveva appena finito di esporre la situazione, indicando alla sorella la necessità di raggiungere il prima possibile Midda, ovunque fosse stata portata...

« D’accordo. » annuì Nóirín, senza sollevare opposizioni a quel piano « Immagino verrete pressoché tutti... » domandò, nel guardarsi attorno e nel ritrovare già pronto all’azione l’intero gruppo già coinvolto in quella stessa mattina contro l’idra.
« No. » obiettò allora Duva, prendendo voce in capitolo a escludere quella possibilità « Maddie è meglio che abbia a restare qui. » precisò, a meglio definire il senso della propria negazione.
« ... perché?! » protestò allora la diretta interessata, sgranando gli occhi con un certo scandalo a confronto con quel diniego così imposto e imposto a suo discapito « Non vorrete iniziare a considerarmi proprio oggi qual una sorta di “Midda dei poveri”, spero bene...! »
« Non dire stupidaggini. » scosse il capo la Furia Nera, incrociando le braccia sotto ai seni e aggrottando appena la fronte a domandarle silenziosamente se davvero avrebbe potuto credere che ella l’avrebbe mai potuta discriminare in quella maniera « E’ necessario che tu resti qui perché non abbiamo idea della situazione in cui potremo avere a ritrovare Midda... ed è necessario che tua sorella possa avere un ancoraggio a cui fare riferimento nel momento in cui dovessimo essere costretti a ripiegare in fretta. »
« Ehm… » esitò allora la stessa Nóirín, sollevando appena una mano a indicare la volontà di prendere parola « Vi ricordate, vero, che non è che possa proprio saltellare allegramente da un lato all’altro del multiverso...?! Se state pensando a una “toccata e fuga”, mi dispiace ma non credo di potervi accontentare: ho i miei limiti... »

E, in effetti, era vero e tutti lo sapevano bene. Perché per quanto straordinaria fosse la capacità di Rín di accedere fisicamente al tempo del sogno e, da lì, a qualunque altra dimensione del multiverso, tale capacità necessitava da lei una quantità smisurata di energia fisica e mentale, tale per cui, dopo un viaggio, ella non avrebbe potuto evitare in alcun modo di riservarsi del tempo utile a riprendersi. Tempo, generalmente, calcolabile addirittura in giorni... non in ore né, tantomeno, in minuti o in secondi.

« Non è quello che desideravo intendere, non ti preoccupare. » precisò Duva, con un quieto sorriso di rassicurazione a tal riguardo « Tuttavia, e per quello che ci è dato di sapere, Midda potrebbe non essere in condizioni utili per aiutarti a ritrovare la via di casa... ragione per la quale, nell’eventualità in cui, per fuggire, fossimo costretti, con tutti i dovuti tempi del caso, a fare nuovamente ricorso ai tuoi poteri, soltanto la presenza di Maddie qui in città potrà evitare di smarrirci per sempre nel multiverso. » concluse, tentando di argomentare in tal maniera quella che, da parte propria, avrebbe avuto a dover essere intesa soltanto qual una scelta di natura squisitamente pragmatica e nulla di più.

giovedì 22 aprile 2021

3619

 

« Credo piuttosto che si siano ritirati. » storse le labbra Be’Sihl, con tono cupo « Hanno ottenuto quello che desideravano... »

A quell’opinione quantomeno discutibile, Lys’sh ebbe a voltarsi in direzione dell’uomo per meglio comprendere il perché si fosse espresso in tal maniera. E fece così in tempo a vederlo arrotolare nuovamente la pergamena, dopo averla evidentemente letta.
In ciò, quindi, ella non ebbe alcuna necessità di domandare maggiori spiegazioni allo stesso, né di porre in dubbio il senso della sua analisi, nel ben comprendere quanto accaduto già soltanto dall’espressione del suo volto: l’espressione che avrebbe potuto essere propria di un uomo a confronto con l’ineluttabilità di un fato avverso, o a confronto con l’ostinata stolidità della propria donna incapace ad affrontare una crisi senza necessariamente avere ad allontanare tutto e tutti da sé.

« Per la dea! » imprecò la donna rettile, roteando gli occhi al cielo con aria stanca e sconfitta « Credevo avessimo superato questa fase... »
« A me lo dici...?! » non poté ovviare a ridacchiare Be’Sihl, per un momento forse non privo di una certa isteria « E’ tutta la vita che questa cosa si ripete. »
« Che cosa è successo...?! » domandarono quasi all’unisono Duva e Maddie, voltandosi anch’esse verso i due, non comprendendo il senso di quelle parole.

A intuire, allora, l’ovvia verità dei fatti non mancarono di proporsi anche Tagae e Liagu, i quali avevano già avuto più di un’occasione di confronto con l’espressione presente sul volto del loro padre adottivo per non essere in grado di riconoscerla immediatamente, e di associarla alla propria, corretta, ragion d’essere.

« Mamma è andata via... » proclamò allora Liagu, intristendosi a confronto con l’idea di non aver avuto neppure l’occasione di salutarla nella sin troppo rapida evoluzione dei fatti.
« ... » si ammutolirono tutti, colti indubbiamente in contropiede da quell’annuncio, e da quell’annuncio che pur non avrebbe avuto a dover sorprendere alcuno di loro.

“Il Creato deve essere liberato dalla tua presenza blasfema.
Accetta il tuo fato e consegnati alla Progenie della Fenice.

Se non lo farai, scateneremo la furia dei titani sulla città e nessuno si salverà.
Non temiamo di macchiarci le mani di sangue innocente pur di giungere a te.

Non ci saranno ulteriori avvertimenti.”

Poche, semplici parole, quelle così riportate su quella pergamena, che furono lette per beneficio di tutti da lord Brote, non appena il gruppo fu rientrato all’interno della locanda, a riservarsi la possibilità di discutere sulla cosa con maggiore riservatezza. Poche semplici parole a confronto con le quali la scelta compiuta dalla Figlia di Marr’Mahew non avrebbe potuto che risultare più che evidente, così come non sarebbe potuta essere neppure nell’eventualità in cui, all’interno di quella stessa pergamena, fosse stata una sua lettera di saluto a tutti loro.
Che la Progenie della Fenice fosse un gruppo di folli fanatici, una buona parte dei presenti aveva avuto occasione di sperimentarlo già sulla propria pelle, qualcuno anche in più di un’occasione. Ragione per la quale, là dove quella lettera annunciava la loro intenzione di radere al suolo l’intera città, uccidendo tutti gli abitanti della stessa pur di sperare di arrivare a ottenere vittoria su di lei, sicuramente non avrebbero esitato a farlo. E non che, nella presenza dei titani, e di addirittura dodici titani quali quelli apparsi attorno alle mura, non avrebbero avuto il potere di farlo.
Facile, quindi, sarebbe stato per chiunque fra i presenti avere a ricostruire il percorso mentale seguito dall’Ucciditrice di Dei.
Ipotizzare di opporsi a quella richiesta avrebbe rappresentato necessariamente la fine di molte vite, se non, addirittura, di tutti loro, a meno che, come suggerito da Duva, ella si fosse convinta a fare pieno ricorso ai poteri dell’Oscura Mietitrice. Così facendo, tuttavia, troppo facile sarebbe stato, comunque, causare morte e distruzione lì attorno, tanto in conseguenza all’offensiva dei titani, quanto e peggio ancora in conseguenza alla reazione che ella stessa avrebbe potuto riservarsi, e una reazione gli effetti finali della quale difficile sarebbero potuti essere a prevedersi.  
Escludendo, quindi, l’eventualità di opporsi in maniera diretta alla Progenie della Fenice e ai titani, l’unica alternativa sensata sarebbe necessariamente stata quella di concedere loro esattamente quanto richiesto. Anche perché, a confronto con un tanto devastante potere, anche l’ipotesi di una fuga e persino di un ricovero dell’intera popolazione di Kriarya all’interno del tempo del sogno, ammesso ma non concesso che Nóirín si fosse potuta dimostrare capace di qualcosa di tanto straordinario; il problema non sarebbe comunque risolto, ritrovandosi a essere semplicemente ricollocato nel tempo o nello spazio, là dove, certamente, quei dannati fanatici non si sarebbero mai arresi fino a quando avessero avuto vita o fino a quando ella fosse rimasta ancora in vita.

« E ora...?! » domandò Seem, confuso per quell’assurdamente rapida evoluzione degli eventi e preoccupato per la sorte del proprio ex-cavaliere, e di quella donna che, più di chiunque altro al mondo, con la doverosa esclusione di Arasha e della piccola Eli, incarnava per lui una famiglia, a metà strada fra l’idea di una madre e di una sorella maggiore « Non possiamo permettere che si sacrifichi per noi senza fare nulla... »
« Primo... dubito che Midda Bontor accetterebbe mai realmente di sacrificarsi in maniera tanto passiva. » prese allor voce Maddie, a ideale difesa della propria versione autoctona, e di quella versione che, certamente, non avrebbe mai necessitato del suo aiuto per sopperire alle proprie sfide, al di là di quanto ella non avrebbe potuto avere all’occorrenza piacere di illudersi potesse essere altrimenti, a giustificare la propria permanenza in quella dimensione « Secondo... dobbiamo soltanto aspettare che Rín ritorni alla locanda e, poi, potremo sfruttare il suo potere per raggiungerla ovunque ella sia, così come già abbiamo fatto durante la battaglia di Lysiath e, prima ancora, nello spazio remoto. » puntualizzo pertanto, ricordando quella piacevolissima possibilità loro offerta per non aver mai a perdere di vista Midda, ovunque ella potesse andare a finire all’interno dell’infinito multiverso, in grazia alle straordinarie capacità che sua sorella aveva acquisito.

Se, infatti, muoversi all’interno del multiverso in maniera cieca non avrebbe potuto certamente condurre ad alcun risultato utile, Nóirín Mont-d'Orb aveva presto imparato a sfruttare l’intimo legame di sangue e d’amore esistente fra lei e la propria gemella Maddie per sfruttare lo stesso qual una sorta di faro, e riuscire, in grazia di ciò, a orientarsi all’interno di quello che, altrimenti, sarebbe stato semplice follia.
Una scienza in passato dimostratasi tutt’altro che esatta, la sua, nell’averla comunque e inizialmente vista peregrinare a lungo nel multiverso, rimbalzando fra una Maddie e l’altra, o una Midda e l’altra che dir si volesse, prima di riuscire ad arrivare quella dimensione e a quella dimensione contraddistinta dalla presenza contemporanea, addirittura, di due versioni della propria gemella. Ciò non di meno, ormai, il legame emotivo e affettivo venutosi a creare fra loro, unita a una maggiore esperienza acquisita da parte della stessa Rín, le garantiva occasione di muoversi in maniera sufficientemente sicura fra quelle due figure in particolare, in termini tali per cui, come già accaduto in più di un’occasione e lì giustamente ricordato da Maddie, nulla avrebbe potuto impedire loro di raggiungere la Figlia di Marr’Mahew, ovunque ella fosse finita.

mercoledì 21 aprile 2021

3618

 

Ma in quel momento, in quel frangente, la donna dall’esotica carnagione bruna, così simile a una figlia dei regni desertici centrali, non avrebbe avuto ragioni utili per avere di che negare quieta e assoluta fiducia alla propria amica sororale. Ragione per la quale, persino dimentica della missiva che ancora stringeva fra le mani, ebbe a correre via, in direzione della locanda, là dove, era certa, avrebbe avuto occasione di ritrovare una significativa parte del gruppo.
E Midda Bontor, dal canto proprio, non poté che restare a osservare la propria amica ancora per qualche istante, in un misto di affetto e, già, di nostalgia, non potendo ovviare a domandarsi se, forse, quella non sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe potuto riservarsi occasione di osservare un membro della propria famiglia, e di quella famiglia che, con tanto impegno, era riuscita a radunare attorno a sé e che pur, il fato, ostinatamente, sembrava volerle negare in infiniti modi diversi...

« Prendetevi cura gli uni degli altri. » sospirò quindi, in un lieve sussurro affidato al vento « E non arrabbiatevi troppo con me... » sorrise poi, certa di quanto, comunque, la propria scelta sicuramente non particolarmente originale non avrebbe mancato di suscitare non poco scandalo presso tutti loro.

Se per qualunque ragione la Furia Nera, ormai lontana dalle mura, si fosse quindi voltata in direzione della propria sorella, quanto avrebbe allor potuto osservare sarebbe stato semplicemente il nulla là dove, pocanzi, si stagliava la figura della Figlia di Marr’Mahew.
Poiché Midda Bontor, concluse quelle proprie ultime parole a titolo di commiato verso di lei e verso tutti gli altri membri del suo clan, non si era lì concessa esitazione alcuna a confronto con la folle idea di proiettarsi al di là delle mura della città, per lasciarsi scivolare lungo le stesse frenata nella propria discesa, che altrimenti sarebbe necessariamente divenuta una rovinosa caduta, dalla forza del proprio arto destro. Quello stesso arto destro in lucente metallo cromato che, sicuramente, non avrebbe avuto né l’eleganza, né l’efficacia di quello sinistro di Howe, anch’esso perso e rimpiazzato durante la loro avventura fra le stelle del firmamento, ma che, rinunciando a ogni possibile sensibilità, ogni possibile percezione tattile, e, soprattutto, a ogni possibilità utile a dissimulare la sua mutilazione, era altresì in grado di concederle una straordinaria risorsa, concepita sì per il duro lavoro in una miniera lunare di idrargirio e ciò non di meno impiegabile tranquillamente in un combattimento così come, all’occorrenza, in qualche altresì improponibile destrezza, qual lasciarsi scivolare lungo le mura di una città senza, necessariamente, avere intenzione di suicidarsi.
Ma Duva Nebiria non ebbe mai a voltarsi in direzione della propria sorella e, in ciò, non ebbe a poter cogliere evidenza di quanto così lì accaduto, proseguendo nella propria corsa attraverso le vie della città in direzione de “Alla signora della vita”.
Cinque, o forse dieci minuti più tardi, tempo comunque indubbiamente lodevole a coprire la distanza così esistente fra il luogo ove si trovava in compagnia di Midda e la locanda, Duva ebbe allora a giungere a destinazione, non dimostrando comunque particolare affanno, in grazia alla propria perfetta forma fisica e al proprio costante allenamento. E nel giungere alla locanda, come prevedibile e come previsto, ella ebbe a trovare la maggior parte dei propri compagni già organizzati innanzi alla stessa, probabilmente in attesa dell’arrivo di Midda, o di chi per lei, a comprendere come procedere in quella direzione.
Nel dettaglio, innanzi al suo sguardo, ebbero allora a presentarsi Lys’sh e Be’Sihl, Howe e Be’Wahr, Maddie e M’Eu, lord Brote e Duclar Mi’Chill, il capo delle sue guardie, nonché anche l’intera famiglia di Seem, con Arasha e la piccola Midda Elisee, quest’ultima circondata non soltanto dai suoi genitori ma anche da tutti i suoi amici, facenti parte di quella schiera di nuovi guerrieri, o futuri tali, che, un giorno, forse, li avrebbero sostituiti: Tagae e Liagu; i figli adottivi di Midda, Meri e Nami, le sue nipoti; e Na’Heer Al-Sehliot, il figlio di lord Brote e della defunta Nass’Hya, principessa y’shalfica.

« Eccoti! » esclamò la giovane ofidiana, riconoscendo la sorella giungere a loro « Eri con Midda...?! » domandò, in termini invero retorici, là dove il suo fine olfatto non avrebbe potuto ovviare a cogliere l’odore della medesima impresso su di lei, in maniera ancor sufficientemente forte da giustificare una recente e prolungata vicinanza fra loro.
« Sì. » confermò Duva, frenando la propria corsa innanzi a loro « Eravamo sulle mura quando i titani sono comparsi... »
« Quindi sono dei titani...?! » domandò Howe, storcendo le labbra verso il basso.
« Pessimi clienti... » commento M’Eu, in una non dissimile smorfia di disapprovazione.
« Quella cos’è...?! » domandò Maddie, ravvisando nelle mani della donna la presenza di una insolita pergamena, e di quella pergamena della quale la medesima si era fondamentalmente dimenticata, pur ancora stringendola in pugno.
« E’ una rivendicazione da parte della Progenie della Fenice. » spiegò pertanto ella, porgendola innanzi a sé e consegnandola, senza particolare interesse, nelle mani di Be’Sihl, in quel momento a lei più vicino « A quanto pare sono tornati all’attacco... »
« Cielo... ancora quegli invasati?! » protestò Howe, purtroppo ben ricordando gli spiacevoli precedenti che avevano contraddistinto la discesa in campo di quei fanatici.
« Sono quelli che abbiamo incontrato nella Città della Pace...? » cercò conferma Be’Wahr, socchiudendo appena gli occhi a sforzarsi di ricordare meglio quegli eventi lontani nel tempo.
« E gli stessi che hanno poi messo Kriarya sotto assedio a opera dei mahkra... » confermò Seem, memore di quegli eventi tutt’altro che esaltanti, per quanto, ormai, entrati nel mito e, in quanto tali, abitualmente persino divertenti da rievocare... a patto di non doverli più rivivere.
« Loro. » confermò Duva, la quale non era stata presente in alcuna di tali occasioni passate ma che, comunque, aveva avuto possibilità di sentirne parlare per bocca della stessa Figlia di Marr’Mahew, dalla quale aveva, del resto, ricevuto conferma in tal senso nel merito della loro identità.
« Per Lohr… ma come diamine fanno ogni volta a trovare nuovi e peggiori modi per inguaiarci...? » imprecò il mercenario shar’tiagho, scuotendo il capo « Angeli, mahkra e ora, addirittura, titani...?! Al prossimo giro che cosa si inventeranno...?! »
« Il fatto che tu stia prevedendo l’eventualità di un prossimo giro è positivo... » ironizzò Maddie, strizzando appena l’occhio verso il proprio compagno di ventura « Fra l’altro... qual è il piano?! » domandò quindi in direzione di Duva, ipotizzando che la propria versione autoctona avesse già formulato un qualche piano d’azione a confronto con quella nuova crisi.

Tuttavia, prima ancora che Duva Nebiria potesse avere possibilità di risponderle, e di risponderle negando in effetti l’esistenza di un qualunque piano o, quantomeno, una sua eventuale consapevolezza a tal riguardo, un nuovo forte suono e una nuova violenta vibrazione ebbe a sconvolgerli tutti, insieme al resto della città di Kriarya. E se il primo suono era stato simile a un’esplosione, questa volta quanto avvenne fu più prossimo all’idea di un’implosione, un violento e repentino risucchio che, come di lì a un istante si sarebbero potuti tutti rendere conto, avrebbe avuto a dover essere inteso originato dall’evento opposto rispetto al precedente...

« Thyres! » gemette Mera Ronae, tendendo una mano innanzi a sé, in direzione delle mura in lontananza.
« Sono scomparsi! » esclamò Namile, subito voltandosi in direzione opposta a quella innanzi a loro, per verificare quanto, in effetti, alcun titano fosse più visibile all’orizzonte in quel frangente.
« Si staranno preparando ad attaccare...?! » domandò all’armato Seem, stringendo a sé Arasha e la piccola Eli, non potendo offrire loro una protezione migliore rispetto a quella... benché quella non avesse a potersi intendere in alcun modo pari a una qualsivoglia protezione.

martedì 20 aprile 2021

3617

 

Per qualche istante la Campionessa di Kriarya restò in silenzio nel confronto con il testo di quella missiva, leggendolo e rileggendolo almeno un paio di volte per essere certa di non star fraintendendo nulla di quanto lì riportato. E, accanto a lei, Duva, non poté che attendere in eguale silenzio che ella avesse a terminare e a voler condividere con lei quanto lì scritto, giacché, se pur, da quando era arrivata in quel mondo, si era subito impegnata, al pari di Lys’sh, a maturare confidenza con la lingua parlata, diverso discorso avrebbe avuto a dover essere inteso per quella scritta, e per quella lingua basata, fra l’altro, su un alfabeto sillabico assolutamente alieno a qualunque propria passata concezione di scrittura.
Non che non fosse in grado di orientarsi quanto sufficiente a sopravvivere, tipo nel leggere i prezzi al mercato o nel confrontarsi con insegne d’ogni sorta: ma da ciò a poter pensare di affrontare un’intera lettera, o un qualunque altro complesso testo articolato... beh... ancora avrebbe avuto a doversi intendere non adeguatamente preparata.

« Figli d’un cane rognoso... » sbottò al termine della lettura Midda, scuotendo appena il capo con aria a metà fra lo sconforto e il disgusto « ... lo stanno facendo di nuovo. »
« Chi...? Che cosa...?! » domandò Duva, trattenendosi a stento dal gridare nella curiosità che, necessariamente, tutto ciò non avrebbe potuto ispirarle « Che c’è scritto nella lettera...?! »
« Tieni. » gliela consegnò l’altra, ponendola fra le sue mani con aria a dir poco disgustata.
« Ehm... » esitò quindi la prima, inarcando il sopracciglio destro con aria a metà fra il perplesso e l’imbarazzato, non avendo piacere ad ammettere la propria analfabetica ignoranza e, ciò non di meno, sostanzialmente costretta a farlo in conseguenza della superficialità della propria amica sororale « ... ti ricordi, vero, che non ho ancora imparato a leggere e a scrivere con il vostro alfabeto...?! »

Sebbene tutto ciò avrebbe potuto avere a considerarsi conseguenza dell’irritazione del momento, e dell’irritazione conseguente al contenuto di quella pergamena, gli eventi che, di lì a breve, sarebbero seguiti avrebbero dimostrato a Duva quanto, in effetti, l’apparente dimenticanza della propria interlocutrice non avrebbe avuto a doversi fraintendere casuale.
Ciò non di meno, almeno per il momento, ella non avrebbe avuto ancora motivo utile a rilevare malizia alcuna dietro a tutto ciò, in termini tali per cui, per l’appunto, la superficialità dall’altra dimostrata con il proprio gesto avrebbe potuto essere quietamente giustificata in conseguenza all’emotività del momento... benché, in effetti, sospetto avrebbe avuto a doversi intendere tutto ciò, nel ben ricordare come difficilmente Midda fosse solita concedersi di agire con emotiva superficialità in momenti di forte crisi qual, indubbiamente, quello era.

« Sono ancora quegli invasati fanatici che si autodefiniscono Progenie della Fenice. » spiegò allora la Figlia di Marr’Mahew, storcendo le labbra verso il basso.
« ... mmm... » esitò l’altra, ricordando di aver già ascoltato qualche racconto a loro riguardo e, ciò non di meno, non rammentando esattamente in merito a quali eventi « ... chi sono? » domandò, salvo poi avere l’impressione di iniziare a rammentare qualcosa « C’entra forse quella tua disavventura all’interno del tempio della fenice in compagnia di quel gruppetto di altre Midda provenienti da varie realtà del multiverso...?! »
« Sì. » confermò la donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco « Loro. » ribadì, annuendo « Ossia gli stessi che, qualche tempo dopo, presero già una volta d’assedio Kriarya per mezzo dei mahkra. »

Per quanto fondamentalmente fossero, per l’appunto, un gruppo di fanatici religiosi, e un gruppo votato a prevenire il ritorno in vita della regina Anmel Mal Toise o, per meglio dire, dell’Oscura Mietitrice, in contrapposizione alla Portatrice di Luce, la fenice, che si illudevano di star servendo; i membri della Progenie della Fenice avevano già avuto modo di dimostrare, nel corso del tempo, risorse di straordinaria entità.
Risorse quali quelle utili a evocare non soltanto e per l’appunto i mahkra che avevano posto d’assedio la città del peccato diversi anni prima, quand’ella si era vista assegnare, per la prima volta, la carica di Campionessa, ma anche, e prima ancora di ciò, degli angeli, a mantenersi sempre su un livello di sfida elevatissimo, con antagonisti fondamentalmente impossibili da sconfiggere e che, a tutti gli effetti, ella non aveva mai realmente sconfitto. Antagonisti all’annovero dei quali, quindi, ora avrebbero avuto a doversi aggiungere anche dei titani...

« Aspetta... » commentò Duva, vedendo riemergere dalla propria memoria un altro importante dettaglio « Il loro scopo non era quello di prevenire il ritorno di Anmel...?! »
« Già... » sospirò la Figlia di Marr’Mahew, non potendo ovviare a ritenere quantomeno paradossale, per non dire ridicolo, quanto coloro i quali avrebbero avuto di buon grado a essere annoverati fra i suoi peggiori avversari avessero avuto per lungo tempo a vantare uno scopo praticamente identico al suo, in termini tali per cui, non fossero stati così presi dal proprio assurdo fanatismo avrebbero potuto anche rivelarsi qual preziosi alleati a tempo debito.
« Credi che sappiano cosa è successo...? » domandò quindi l’altra, con chiaro riferimento al fatto che ora fosse proprio lei a doversi riconoscere qual l’erede della regina Anmel Mal Toise.
« In effetti credo proprio lo avessero addirittura previsto sin dal principio. » ipotizzò Midda, rianalizzando i loro incontri precedenti alla luce degli eventi poi occorsi « Per questa ragione hanno tentato di uccidermi in più di un’occasione: desideravano ovviare a quanto poi è accaduto, a quanto ora sono diventata. »
« Gente simpatica, insomma... » sospirò la Furia Nera, aggrottando la fronte.
« Gente spietata, che non si farà scrupolo a comandare l’estinzione di questa intera città pur di giungere a me. » la corresse, a denti stretti.
« Kriarya ha resistito contro i mahkra... e anche quelli, a ben vedere, erano delle specie di dei, no?! » intervenne allor Duva, sembrando quasi voler minimizzare la follia della situazione corrente « Ce la caveremo sicuramente anche contro questi... titani. » la rassicurò, per quanto potesse apparir strana l’idea di dover rassicurare una donna conosciuta con l’appellativo di Ucciditrice di Dei.
« Sarà così. » confermò quindi la stessa, accennando un affettuoso sorriso in direzione della sorella d’arme e di vita « Io resto qui, a controllare la situazione... » sancì poi, a non concedersi ulteriori occasioni utili a tergiversare « Tu, nel frattempo, potresti andare a cercare Lys’sh e tutti gli altri, per informali contro chi dobbiamo lottare? » la invitò quindi, affidandole tale ingrato compito.
« D’accordo. » si offrì volenterosa l’altra, annuendo a quella richiesta « Raduno tutta la banda e torno il prima possibile... » promise, avviandosi quindi verso la discesa dalle mura.
« A dopo. » la salutò Midda, levando appena la propria destra in segno di saluto verso di lei.

Forse, se in quel momento si fosse concessa un po’ meno fiducia nei riguardi della propria amica, Duva Nebiria si sarebbe allor resa conto di quanto, nello sguardo della stessa, non fosse presente quella luce vivace e combattiva che abitualmente la contraddistingueva a confronto con l’idea di una battaglia, quanto, e piuttosto, quell’aria di malinconica rassegnazione che già, negli ultimi tempi, l’aveva vista protagonista a confronto con situazioni spiacevolmente avverse per le quali non aveva poi mancato di finire a considerarsi unica responsabile. E una responsabile che, nell’idea di dover fare ammenda, si sarebbe gettata da sola fra le braccia del nemico ove ciò fosse stato allor utile a ovviare spiacevoli rischi a discapito di coloro a cui ella si considerava legata, di coloro che ella amava.

lunedì 19 aprile 2021

3616

 

Al di là del più che giustificabile sospetto così venutosi a creare nei cuori dei suoi amici in merito a un proprio coinvolgimento nella questione, la Figlia di Marr’Mahew non aveva avuto ancora occasione di ravvisare alcuna personale responsabilità nella questione.
Non che ella stessa, a buon vedere, non fosse pronta a colpevolizzarsi per tutto ciò, condividendo i timori dei propri amici: ma da un timore, alla consapevolezza di una propria responsabilità... beh... fortunatamente esisteva ancora una certa distanza, e una distanza che, francamente, ella sperava di non avere a colmare. Del resto, in quegli ultimi tempi, erano già troppe le responsabilità che sentiva gravare sulla propria coscienza, ragione per la quale mai avrebbe potuto apprezzare l’idea di essere direttamente coinvolta anche in tutto quello.
Purtroppo per lei, però, la conferma che tutto ciò avesse a concernere la sua persona ebbe a sopraggiungere presto. Ed ebbe a sopraggiungere nelle sembianze di un rotolo di pergamena sigillato con ceralacca che, affannosamente, un ragazzino corse a consegnarle, risalendo fino a lei sulla cima delle mura.

« Questo... » ansimò lo sconosciuto corriere, cercando di riprendere fiato nel mentre in cui ebbe a consegnare alla Campionessa della città tale rotolo « ... me l’ha dato... un uomo... per te... »
« Un uomo?! » esitò Midda Bontor, accogliendo il rotolo nella propria mancina e rigirandolo un paio di volte per osservarlo con curiosità, ancor prima di ipotizzare di aprirlo « Quando...? Dove...?! »
« Ero fuori dalle... mura... » rispose, ancora con fare affannato per la lunga corsa che lo doveva aver visto protagonista al fine di raggiungere la destinataria designata di quel messaggio, il ragazzino, evidentemente facente parte del gruppo di coloro che erano stati costretti a una rapida ripiegata a confronto con l’improvvisa comparsa dei titani « ... poco prima del... loro... arrivo...! »
« Ti ringrazio. » annuì ella, rivolgendo un sorriso a quel fanciullo « Come ti chiami...? »
Colto in contropiede da quella domanda, e da quella domanda a lui rivolta da una figura tanto importante quanto ella era, per un istante egli sembrò confuso su come poter replicare, per poi, alfine, dichiarare non senza un certo imbarazzo: « Rhago... mi chiamo Rhago, mia signora. »
« Grazie per avermelo portato, Rhago. » ribadì quindi ella, ripetendo il suo nome « Quando tutto questo sarà finito, vienimi a cercare “Alla signora della vita” e farò in modo di ricompensarti per il tuo servizio. » gli promise, con incedere ora quasi premuroso verso di lui « E porta anche i tuoi amici... ce ne sarà per tutti. »

Il fatto che quel ragazzino fosse fuori dalle mura alla comparsa dei titani, ella ne era certa, avrebbe avuto a collocarlo all’interno della folta schiera di pargoli che, senza padre e senza madre, vivevano alla giornata per le vie di Kriarya, talvolta bighellonando in prossimità degli ingressi della città nella speranza di elemosinare qualche spicciolo dai viandanti e dai mercanti in arrivo o in partenza o, all’occorrenza, per tentare di derubarli, approfittando della confusione comunque lì generalmente imperante. Uno stile di vita, il suo, che ovviamente non avrebbe potuto lasciar spazio a particolari occasioni di arricchimento e che, nel migliore dei casi, gli avrebbe garantito quel minimo indispensabile per sopravvivere, così come l’aspetto emaciato del medesimo non avrebbe mancato di testimoniare in maniera palese.
Malgrado ciò, però, quel ragazzino non si era risparmiato per riuscire ad arrivare sino a lei con il solo scopo di consegnarle quel rotolo, all’occorrenza anche dovendo attraversare l’intera città per trovarla, a dimostrazione, comunque, di un animo tutt’altro che egoista e indifferente a tutto e a tutti qual, pur, avrebbe potuto anche giustificabilmente contraddistinguerlo a confronto con la propria particolare e non semplice condizione di vita. E, per questa ragione, ella non avrebbe potuto mancare di desiderare riconoscergli il merito per quanto compiuto, e riconoscerglielo con una cena abbondante e denaro sufficiente a cavarsela per qualche mese senza problemi di sorta.

« G-g-grazie! » balbettò egli, colto francamente in contropiede da quella promessa, e da una promessa che, scandita dalla voce della Figlia di Marr’Mahew, sarebbe necessariamente valsa più di quanto non avrebbe potuto esserlo nel ritrovarsi iscritta nella pietra di quelle stesse mura « Grazie davvero... »
« Ora torna dai tuoi amici. » lo invitò ella, non desiderando che avesse a sostare lì sopra un istante più del necessario, in una posizione eccessivamente scoperta « Qui ci penseremo noi... »

Rhago annuì, sorridendo con assoluta fiducia nel merito di quanto da lei così dichiarato. Dopotutto, da quando egli aveva memoria, le cronache delle straordinarie gesta di Midda Bontor lo avevano sempre accompagnato, rappresentando per lui tutta la dottrina storica e religiosa della quale mai avrebbe potuto abbisognare, in termini tali per cui, ove non fosse stata concessa a tutti loro, abitanti di Kriarya, di interfacciarsi in maniera diretta con lei, ella avrebbe avuto ad apparire più qual una figura mitologica allorché una persona vera. Così, laddove ella gli aveva appena garantito che si sarebbe premurata di gestire quella situazione, egli non avrebbe avuto ragione di che dubitarne. Non in misura maggiore, quantomeno, di quanto non avrebbe potuto dubitare del sorgere del sole all’alba e del suo scomparire all’orizzonte al tramonto, o della presenza di infinite stelle nel firmamento sopra la sua testa nelle ore notturne.
Così, senza necessità di aggiungere altro, anche perché non avrebbe avuto obiettivamente idea di cos’altro poter aggiungere in sua presenza, nel veder ormai scemato l’effetto dell’adrenalina che lo aveva sospinto sino a quel momento e, in ciò, nel ritornare a misurare la realtà delle cose in maniera più obiettiva e con non poco timore a confronto con quelle figure colossali; il ragazzo ebbe a dileguarsi lungo la stessa via che lo aveva pocanzi condotto sino alla Campionessa di Kriarya e alla Furia Nera, certo di quanto, allora, entrambe avrebbero saputo cosa fare per il bene della città.

« Ormai sei squisitamente a tuo agio con i ragazzini d’ogni dove... » osservò con dolce ironia Duva, ammiccando verso di lei « Cerca solo di non adottare qualcun altro o dubito che, a questo giro, H’Anel e M’Eu riusciranno a perdonarti. » le raccomandò, ad anticipare eventuali velleità materne che avrebbero potuto sorgere nella mente della sua amica, la quale, oltre a Tagae e Liagu, i suoi figli adottivi, in tempi recenti aveva accettato nella propria vita anche le due gemelle della sua defunta sorella e antagonista Nissa, accogliendole, di buon grado, quasi quanto figlie proprie.
« Tranquilla... » scosse il capo la donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, tornando a volgere il proprio sguardo al rotolo di pergamena nella propria mancina e, in particolare, alla sua ceralacca « Considerando che in quel di Kriarya gli orfani senzatetto ammontano probabilmente a circa un terzo abbondante dell’intera popolazione, è improbabile che io possa essere loro utile in un qualche ruolo genitoriale più di quanto non lo debba già essere in quello di Campionessa. » la rassicurò, dimostrando di aver già fatto i propri conti a tal riguardo e, in effetti, di non star assolutamente ignorando la questione, forse e addirittura avendola persino prevista all’interno dei propri piani di rinnovamento della capitale, per quanto non fosse mai esplicitamente emersa prima fra loro « ... dannazione! » imprecò poi, nel riuscire finalmente a distinguere il disegno presente sul sigillo e nel non riuscire in alcuna maniera a presumere qualcosa di positivo in associazione a quel marchio.
« Che c’è...?! » domandò l’altra, accostandosi a lei per osservare quanto poteva averle stimolato quella reazione verbale « Sembra un uccello... » commentò poi, socchiudendo appena gli occhi e piegando appena il capo per sforzarsi di trovare la giusta prospettiva dalla quale osservarlo.
« Temo che sia una fenice... e temo di sapere, quindi, di chi si possa trattare. » sospirò ella, storcendo le labbra verso il basso e muovendo, quindi, l’affusolata forma del proprio indice destro, in lucente metallo cromato, a infrangere quel sigillo, per avere possibilità di aprire la missiva e leggerne il contenuto.