Il fuoco generatosi dal nulla ebbe, rapidamente, ad aumentare in dimensioni e intensità, fino a quando, in un’improvvisa esplosione di luce, ebbe allor a scomparire, cedendo il posto unicamente a Nóirín Mont-d'Orb, sua origine, e ai suoi sei compagni di viaggio, praticamente nelle medesime posizioni in cui si erano proposti un attimo prima, in occasione della propria partenza.
« Dannazione! » imprecò la gemella di Maddie, dimostrandosi in tal senso chiaramente insoddisfatta da quanto avvenuto « Dannazione... dannazione! » si ripeté, agitando le mani, ancor luminose.
« State bene...? » domandò Be’Sihl, in maniera tutt’altro che retorica, benché non vi fosse evidenza di nulla di sbagliato fra le loro fila in quel momento « Che è successo...?! » soggiunse, a confronto con l’indubbia e palese realtà di quanto qualcosa dovesse essere accaduto per giustificare il loro ritorno in tempi così brevi.
« Non sono riuscita a percepire la posizione di Midda in questa o in altre dimensioni... » rispose allora Rín, osservandosi attorno alla ricerca di qualcosa, per poi essere colta da un pensiero e voltarsi rapidamente in direzione di Howe « La tua protesi funziona come quella di Midda...? Il suo nucleo all’idrargirio è in grado di assorbire una scarica di energia, all’occorrenza...?! »
« Sinceramente... non lo so. » scosse il capo il diretto interpellato, dubbioso a tal riguardo « Credo di sì, però. »
« Cosa vuol dire che non sei riuscita a percepire la posizione di Midda...?! » esitò Maddie, non riuscendo a comprendere il senso di quell’affermazione.
L’insolito paradosso dell’impiego dei poteri acquisiti da Nóirín nel viaggio dimensionale avrebbe avuto a dover essere riconosciuto nella peculiare gestione dell’energia da parte sua.
Se, infatti, ella non era in grado di compiere due viaggi a distanza di tempo ravvicinata, nella necessità di riposare e di accumulare energia sufficiente a permettersi il quanto; in immediata conseguenza a un viaggio ella si ritrovava sempre caratterizzata da un surplus energetico, e un surplus energetico che doveva, in qualche maniera, avere occasione di sfogare. Sfogo, quello a lei necessario, che in passato si era espresso, per esempio, nel rilascio di vere e proprie sfiammate utili a respingere eventuali antagonisti di sorta; o che, in assenza di tale occasione, si era semplicemente rivolto al cielo, a disperdere quel medesimo surplus nel nulla. Ciò non di meno, in occasione dei propri più recenti viaggi, Rín aveva preso qual abitudine costruttiva quella di avere a donare tale eccesso di energia alla Figlia di Marr’Mahew, lasciando che esso potesse essere assorbito dal suo braccio destro, in metallo cromato, e, in particolare, dal suo nucleo all’idrargirio, la cui straordinaria capacità di immagazzinamento dell’energia rendeva tale materiale fondamentale persino per alimentare i motori delle astronavi.
In quel momento, però, Midda e il suo braccio robotico non erano, evidentemente, a disposizione. Ragione per la quale ella avrebbe dovuto trovare un’alternativa o, all’occorrenza, disperdere quell’energia verso il cielo, sperando di non avere a suscitare particolare ragione di scandalo a confronto con le ombre della sera in cuore della capitale kofreyota...
« Fermi! » intervenne tuttavia Lys’sh, a confronto con il dialogo intercorso fra Rín e Howe « Il braccio di Midda è un modello da lavoro pesante, concepito per poter essere ricaricato rapidamente, assorbendo, attraverso la propria stessa superficie, ogni eventuale flusso di energia e incanalandolo verso il nucleo. » spiegò rapidamente, nel mentre in cui già l’una si era avvicinata all’altro, pronta a scaricare il proprio surplus energetico nel di lui braccio mancino « Quello di Howe, invece, è un modello decisamente più elaborato, non soltanto nell’apparire in tutto e per tutto esteticamente uguale a un braccio in carne e ossa, ma, anche, nell’essere interconnesso direttamente con il suo sistema nervoso, per essere in grado di trasferirgli ogni percezione sensoriale, in maniera sostanzialmente identica al suo originale arto perduto. »
« E quindi...?! » esitò Howe, non riuscendo a comprendere il senso di tutto quello.
« E quindi, se ti riversasse sul braccio la sua energia residua, sicuramente una parte della stessa potrebbe anche finire, per vie traverse, incanalata verso il nucleo all’idrargirio... ma, per lo più, esso si andrebbe a disperdere nel tuo intero organismo, con effetti probabilmente simili a una scarica di plasma. » esplicitò Duva, annuendo nel confronto con l’analisi così proposta dall’amica sororale « Fossi in te, eviterei... »
« D’accordo. » si arrese Nóirín, non potendo più attendere e, per questo, muovendosi in direzione della finestra, pronta a disperdere verso l’alto del cielo la propria energia.
« Aspetta! » la frenò, tuttavia, Be’Sihl, levando la propria destra a intimarle di fermarsi « Fallo nel camino...! » le raccomandò pertanto, a cercare una soluzione un po’ più discreta rispetto a quella che, altrimenti, avrebbe potuto apparire prossima all’esplosione proveniente dalla gola di un drago « Non vogliamo che tutta Kriarya abbia a vederti proiettare fiamme dalle mani come una sorta di tifone in miniatura... »
Una considerazione più che corretta, quella così proposta dall’uomo, la quale vide, quindi, Rín avere a mutare immediatamente il proprio movimento in direzione, ora, non della finestra, quanto e piuttosto del camino, e del camino che, fortunatamente, in quella stanza era presente, per avere a proiettare contro la sua muratura già temprata dalle fiamme, il proprio eccesso di energia, prima di avere a crollare a terra, senza particolare eleganza, in conseguenza alla stanchezza così per lei abitualmente propria.
« Scusate... risolta questa questione, possiamo tornare all’argomento principale, ora? » domandò Maddie, non palesando evidenza di preoccupazione per la propria gemella in virtù della semplice consapevolezza di quanto non avesse a doversi riservare ragione di preoccupazione per lei, non, per lo meno, per quanto ormai aveva compreso essere qualcosa di normale, per quanto improbabile tutto ciò avrebbe potuto avere a poter essere considerato normale sotto qualunque punto di vista « Come è possibile che tu non sia riuscita a percepire la posizione di Midda...?! Possibile che ella sia...? » esitò, non volendo scandire la parola successiva, per rispetto di Tagae e Liagu lì presenti.
« ... non lo so... » scosse stancamente il capo Rín, non avendo purtroppo alcuna rassicurazione da poter offrire a tal riguardo « In passato non ho mai avuto problemi a individuarla, lo sai... » spiegò, stringendosi appena fra le spalle « Una volta definita un’associazione fra ella e la “frequenza” peculiare della sua anima, sono sempre riuscita a... “sintonizzarmi” con lei, nel tempo del sogno. » esplicitò, ricorrendo a quella forse semplificativa, e pur non impropria, metafora televisiva o radiofonica che dir si sarebbe potuta voler considerare « Ma questa volta niente. Come se il suo “segnale” fosse spento... »
Un momento di silenzio ebbe allora a calare fra tutti i presenti a confronto con quel pensiero e con un pensiero sul quale, ovviamente, nessuno si era riservato la benché minima occasione di soffermarsi sino ad allora, non riuscendo a concepire tale possibilità.
Purtroppo, là dove Nóirín aveva già offerto riprova di essere in grado di raggiungere Midda pressoché ovunque nel multiverso, l’evidenza propria di quell’attuale incapacità non avrebbe potuto che sollevare un tanto terrificante quanto legittimo dubbio nel merito del fatto che ella avesse ancora a potersi riconoscere in vita. E un dubbio che, allora, non avrebbe potuto ovviare ad ammutolire tutti i presenti...
... tutti, o quasi. Là dove, a confronto con quella tragica eventualità, i due figli adottivi della stessa Ucciditrice di Dei non avrebbero voluto assolutamente scendere a patti.
Ragione per la quale, quindi, ebbero lì a prendere voce, escludendo fermamente il pensiero sul quale tutti, proprio malgrado, si stavano quindi soffermando.
« O, forse, il suo “segnale” è soltanto disturbato. » esclamò Tagae, sufficientemente confidente con la tecnologia, nell’essere a sua volta non originario di quel mondo, per poter comprendere il senso di quella metafora e ribadire a tono « La mamma non è morta. » puntualizzò quindi, scandendo la parola che pur, sino a quel momento, nessuno aveva voluto pronunciare per riguardo a lui e a sua sorella Liagu « E nessuno provi a convincermi del contrario... che già tutti avevano considerato anche il papà di Na’Heer per morto e, poi, non era così! »
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