« Howe! » lo apostrofò Midda, con un nuovo, alto grido, dalla propria posizione decisamente meno comoda, su uno dei colli della bestia « Vuoi che scenda giù e venga ad abbracciarti, per farti sentire un po’ più apprezzato...?! » lo canzonò, con fare giocoso.
In verità, al di là di ogni possibile scambio di battute fra i suoi elementi, la forza di quell’eterogeneo gruppo avrebbe avuto a dover essere identificata proprio nella sua natura straordinariamente eterogenea, tanto dal punto di vista caratteriale, quanto nell’approccio alla risoluzione dei problemi.
Certamente Midda Bontor era stata capace di grandi cose molto prima di conoscere Howe e Be’Wahr o tutti gli altri. Ma anche nell’epoca in cui ella rifiutava l’idea di collaborazioni a lungo termine con chiunque, nel temere l’oscura ombra della propria gemella, e della propria gemella che, tradita da lei, le aveva giurato che mai avrebbe potuto concedersi la gioia di un rapporto umano; a ben guardare non le era mai mancata la presenza di qualcun altro a renderla realmente completa, a sanare le sue mancanze, i suoi limiti, i suoi difetti, in misura utile a permetterle di avere successo anche ove, altrimenti, forse, non sarebbe riuscita a risultare così leggendaria qual poi era divenuta.
Così, se ognuno fra quegli uomini e quelle donne, nella propria singolarità, avrebbero potuto già essere riconosciuti dotati di grandi pregi, in termini utili da poter tutti loro, un giorno, essere parte del mito; proprio nella loro comunione avrebbe avuto a dover essere intesa la loro eccezionalità. E quell’eccezionalità che difficilmente avrebbe veduto un qualunque antagonista trionfare in loro contrasto, anche ove potenzialmente invincibile...
... come una dannatissima idra ritornata!
« In verità vorrei che tu mi ricordassi per quale ragione non vuoi usare i poteri della regina Anmel per sistemare questa situazione... » replicò l’altro, con tono involontariamente piccato, non desiderando in effetti attaccare l’amica, ma soltanto avere occasione di meglio comprendere la situazione e una situazione che, in effetti, non avrebbe potuto ancora definire qual realmente chiara dal proprio personalissimo punto di vista.
Vi era stata una ragione per la quale, per molto tempo, al di fuori di quella cerchia ristretta di amici fraterni, i quali insieme a lei avevano vissuto quegli eventi in presa diretta quali primi testimoni di tutto ciò, ella aveva ovviato a diffondere la notizia di quanto occorso: ovviare a permettere a quella realtà di iniziare a risultare troppo normale per fare paura così come, in verità, avrebbe dovuto fare. E così come, in verità, a lei ancora faceva, malgrado tutto.
Purtroppo, nella necessità di salvare i propri figli, le proprie nipoti, e altri ragazzini e bambini a lei cari, nonché, indirettamente, uno dei propri più cari amici da tempo immemore, lord Brote di Kriarya, ella era stata recentemente costretta a fare esplicito ricorso al retaggio di Anmel, invocando a sé uno dei vicari, tre entità di ancor non meglio compresa natura legati dall’origine dei tempi all’Oscura Mietitrice e, quindi, ora, a lei. In conseguenza di ciò, il suo segreto, già condiviso con molte persone, si era visto esteso praticamente a ogni elemento di quella che, forse, avrebbe potuto essere definita la sua famiglia allargata, il suo clan. E questo aveva riportato alla ribalta quel tutt’altro che piccolo e non trascurabile dettaglio sulla propria attuale natura. Non che avesse a considerarsi informazione di pubblico dominio, per carità. Ma essendo tornati a parlarne e, soprattutto, avendo avuto occasione di trarre del bene da tutto ciò, nel salvare i propri figli, le proprie nipoti, e tutti gli altri da una fine altrimenti certa proprio per mezzo di tali poteri, la questione non aveva potuto mancare di apparire, sotto diversi punti di vista, qual ormai sdoganata, e sdoganata in termini utili a permettere una domanda come quella.
Una domanda a confronto con la quale, se Midda Bontor avesse potuto rispondere di getto, non avrebbe mancato di sottolineare quanto, purtroppo, l’avvento dei ritornati fosse stata una diretta conseguenza dell’uso di tali poteri: un uso non consapevole, non controllato e, soprattutto, non voluto, e, ciò non di meno, un uso di tali poteri. Ovviamente, però, l’ultima cosa che ella avrebbe desiderato fare sarebbe stato ritrovarsi ad ammettere con tutti la propria responsabilità in tal senso, pur certa di quanto, comunque, almeno loro, i suoi amici più stretti, i suoi collaboratori più fidati, non potessero non avere un sospetto prossimo a risultar certezza a tal riguardo, e non ne avessero mai apertamente parlato soltanto per rispetto nei suoi riguardi.
In effetti, comunque, qualcuno fra loro sapeva di ciò, ancora una volta perché testimone dell’avvento dei ritornati e di tutto quanto occorso a margine di questo. E, nel sapere di ciò, obiettivamente, non avrebbe potuto ovviare a giustificare ogni ritrosia da parte sua nell’impiego di tali poteri.
« Sbaglio o qualcuno si sta impigrendo? » ridacchiò Duva Nebiria, intervenendo quindi in risposta alla provocazione di Howe « Se a confronto con ogni antagonista tutto fosse risolto con uno schiocco di dita... dove andrebbe a finire tutto il divertimento?! » domandò, a cercare di minimizzare la drammaticità della situazione.
« Sarà l’età che inizia ad avanzare anche per lui... » replicò Rín, insieme a Duva e a Lys’sh ben consapevole della responsabilità di Midda nella generazione dei ritornati, offrendo così sostegno al tentativo di distrazione promosso dall’amica.
« Età un’accidenti! » replicò egli, aggrottando la fronte innanzi a simili accuse « Vi devo ricordare che mentre voi signorine ancora vivevate nel lusso delle vostre quotidianità a base di acqua corrente, docce calde e servizi igienici, io e Be’Wahr ci giocavamo ai dadi le teste dei cerberi...?! »
Un momento di silenzio calò all’interno del gruppo, ancor intento, nel contempo, a contrastare le aggressioni offerte dalle sette teste dell’idra, nel mentre in cui tutti si ritrovarono evidentemente impegnati a cercare di comprendere il senso di quell’intervento, e di quell’intervento, in buona sostanza, totalmente privo di una qualsivoglia connessione argomentativa logica con quanto in atto.
« Sarà forse perché in questo momento sono leggermente distratta da un’enorme sottospecie di drago a sette teste che vuole divorarci... » premesse quindi H’Anel, prendendo voce in capitolo dopo quel breve, e necessario, intervallo di quieta riflessione « ... ma non è che io riesca a trovare una qualche correlazione sensata fra le teste dei cerberi e l’età che avanza, sai?! » ammise la figlia del leggendario Ebano, antico compagno d’armi, e in effetti di letto, della stessa Figlia di Marr’Mahew, in un’epoca ovviamente antecedente alla sua nascita e alla di lui frequentazione con colei che sarebbe poi divenuta madre sua e di suo fratello M’Eu « A meno che non sia uno di quei discorsi un po’ sconnessi che fanno gli anziani... » ironizzò poi, trattenendo appena una risatina.
« Howe! » lo apostrofò nuovamente Midda, sempre dall’alto della propria scomoda posizione « Ti prego non replicare. Perché qualunque cosa tu potresti dire in questo momento non potrà evitare di farti sembrare una vecchio rimbambito! » lo invitò a tacere, nella terrificante consapevolezza di quanto, comunque, Howe fosse più giovane di lei e tutto ciò non avrebbe quindi deposto in alcun modo a proprio favore.
Non fossero palesemente stati allora impegnati a confronto con una sfida mortale, e con una sfida mortale in contrasto a una negromantica creatura immortale sol bramosa di farli a pezzi e di spargere le loro membra per tutta la vallata lì circostante; nel limitarsi a seguire i toni di quel dialogo, difficile sarebbe stato per chiunque avere a immaginare la gravità della situazione corrente. E proprio in ciò avrebbe avuto a dover essere intesa la loro straordinarietà, direttamente mutuata dalla frequentazione con chi, dell’assurdo, aveva reso la propria normalità: essere in grado di confrontarsi con l’orrore più improbabile senza, in ciò, avere a perdere il senno, per così come chiunque altro, al loro posto, avrebbe ineluttabilmente finito per fare.
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