11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 30 aprile 2011

1200


P
rima ancora, tuttavia, che la luce caratteristica di quel lontano traguardo potesse essere da loro conquistata, potesse giungere a benedire le loro chiare epidermidi rallegrate da disordinate spruzzate di efelidi, retaggio materno al pari dei rossi capelli, una voce si impose alla loro attenzione, arrestandone l'avanzata e, quasi, facendo gridare di paura la piccola Nissa, troppo tesa per non reagire con un gran balzo a quel suono inatteso e improvviso…

« Fermatevi, oh voi che avete tanto osato qui sospingervi! » ordinò un tono profondo e roco, reso riecheggiante dalla conformazione di quel cunicolo sotterraneo e, in ciò, addirittura complesso da interpretare al punto tale da non riuscirne a comprendere neppure la natura, se di uomo, donna o, forse e persino, mostro tremendo e orribile, qual pur lì inevitabilmente temuto nella propria presenza « Fermatevi e presentate le vostre intenzioni, se ne avete il coraggio! Chi siete? Donde venite? Cosa volete?! »
« … Midda… » sussurrò in un alito praticamente inudibile di voce la bimba spaventata, stringendosi nuovamente alla sorella unica, solida sicurezza in tutta quella situazione troppo emotivamente complicata da poter gestire per lei.
« Sono qui, Nissa… non temere… » la rassicurò la gemella, tendendo la propria destra all'indietro, per stringere a sé la sorella o, forse, per stringersi a sua volta a lei, mentre, richiamando a sé ogni energia, si preparò a replicare ad alta voce « Siamo Midda e Nissa Bontor, di Licsia. E veniamo per liberare nostra nonna Namile e la mia amica Stella, crudelmente rapite. » annunciò, rispondendo puntualmente a ogni quesito, con tono estremamente fermo e deciso, molto più di quanto, in verità, non si sentisse di essere ella stessa « Tu, piuttosto, chi sei? Sei stato tu a rapire nostra nonna e Stella?! »
« Tanto audace quanto imprudente, tanto coraggiosa quanto stolta sei tu, piccola Midda Bontor. » la rimproverò la voce a loro evidentemente nemica « Sebbene siate state tanto brave da risolvere le prime due prove, giungendo sino a qui, alcuna speranza può essere vostra compagna in questa folle missione. Perché il terzo e ultimo quesito è il più difficile di tutti… e, purtroppo per voi, solo rispondendo correttamente potrete salvare i vostri cari. » dichiarò, con incedere quasi ironico « Rinunciate ora, finché ne avete ancora la possibilità. Rinunciate ora, e non pagherete il prezzo della sconfitta: proseguite e… »
« … Midda… » insistette Nissa, tutt'altro che entusiasta di quelle parole di minaccia e di condanna.
« … e, cosa?! » richiese, altresì, la futura Figlia di Marr'Mahew, quasi galvanizzata da quanto, al contrario, avrebbe dovuto terrorizzarla, da quella sfida tanto pericolosa e, ancor più, dalle emozioni che da essa stava riuscendo a ottenere, eccitanti oltremisura.
« … e morirete! » rise malignamente la voce, saturando in maniera forse stereotipata e, pur, quanto mai appropriata, l'intero ambiente.

Or dunque, io son certo che, fra di voi, miei smaliziati ascoltatori, in molti avranno intuito per tempo quanto realmente occorso alla cara nonna e alla piccola Stella, ragion per la quale alcuni aspetti di questa mia narrazione potranno suscitare in voi sorrisi divertiti nel confronto con l'ingenuità propria delle due bambine.
Vi prego, malgrado tale possibile e naturale reazione, di voler offrire alla vicenda e ai fatti occorsi in essa il giusto peso, soprattutto nell'impegnarvi a osservare tutto ciò dal punto di vista di una bambina di cinque anni o poco più: se quanto accaduto a Midda e Nissa in quell'occasione fosse, in passato, occorso a ognuno di voi, coinvolgendo un vostro parente e un balocco nel confronto con il quale vi ponevate particolarmente affezionati, di quel sincero sentimento proprio dei pargoli, come avreste reagito? Sareste stati in grado di affrontare la questione con la stessa temerarietà dell'una o, piuttosto, avreste risposto con il più naturale timore proprio dell'altra?
Perché, e di questo son certo, alcuno fra voi avrebbe potuto, all'epoca, analizzare con freddezza e distacco la situazione e, in ciò, comprendere la realtà dei fatti, così come ora, probabilmente, siete stati in grado di compiere. E, consapevoli di tutto questo, meno critici, meno severi, dovreste umilmente porvi, accettando l'incredibile, e pericolosa, avventura di cui vi sto rendendo testimoni indiretti, per così come vissuta dalle protagoniste della medesima.

« … Midda… »
« Non ci può fare nulla. » sussurrò la bambina in direzione della sorella, a rassicurarla nuovamente di quel forse ingenuo, e pur saldo concetto, solo, in quel momento, utile a concedere a entrambe la possibilità di resistere di fronte a tanto orrore qual quello rappresentato da quell'avversario ancor non veduto e, ciò nonostante, già chiaramente delineato qual il più osceno fra tutti i mostri immaginabili, peggiore di ogni altro mai affrontato in passato « Finché siamo unite, non può prevalere su di noi… ricordatelo, Nissa! »
« S-sì... » balbettò la piccola, rinnovando il proprio voto di fiducia e di collaborazione con la propria amica, complice e compagna, per quanto oneroso fosse tutto ciò in quel momento.
« Noi non ti temiamo, chiunque tu sia! » riprese Midda, tornando a rivolgersi al loro avversario, ancora immobile nelle tenebre entro le quali si era arrestata insieme alla gemella « Come tu hai detto, abbiamo superato le tue due prime prove. E supereremo anche la terza, per salvare chi ci è caro! » annunciò con convinzione e forza d'animo ammirevole « Parla, pertanto… qual è il tuo quesito? Qual è l'indovinello che decreterà il nostro trionfo su di te, crudele creatura?! »

Brave, finora, voi siete state,
in quanto sin qui siete arrivate:
peccato, però, che per poter trionfar
un'altra risposta mi dovrete dar.

Se sei è tre guanti men tre per tre,
cinque guanti men tre per cinque... quant'è?

« Ma che razza di mostro è questo?! » domandò sottovoce la piccola, futura guerriera, sgranando gli occhi color ghiaccio alla domanda così formulata « Questi calcoli sono assurdi… »
« Forse è un mostro matematico. » ipotizzò Nissa, dando prova di star recuperando parte del proprio coraggio prima apparentemente perduto, forse in conseguenza della riprova, così appena ottenuta, di come nessuna particolare sfida sarebbe stata loro imposta al di fuori di una domanda, senza dubbio particolarmente difficile, ma, dal suo personale punto di vista, estremamente più gradita rispetto ad altri, possibili e paurosi orrori « Forse anche lui aveva una nonna come la nostra, che gli ha insegnato a leggere, scrivere e far di calcolo. »
« Anche il mostro istruito, ci mancava… » commentò la prima, storcendo le labbra con fare di disapprovazione « Dove sono finiti i bei mostri di un tempo, per Thyres! » imprecò sottovoce.
« Midda! Non dovresti dire certe cose! » la rimproverò, immediatamente, la seconda, rabbrividendo alla bestemmia appena scandita dalla gemella « La mamma si arrabbierebbe moltissimo se ti sentisse… »
« La mamma non c'è… e questo mostro fa arrabbiare me moltissimo. » asserì con tono stizzito « Avrà anche avuto un nonna che gli ha insegnato a leggere, a scrivere e a far di calcolo, ma intanto ha rapito la nostra. E per farcela riavere indietro cerca di fregarci con tutti questi trucchi, invece di affrontarci a viso aperto! »
Ma dove anche, probabilmente, a quelle parole, la più tranquilla e studiosa Nissa avrebbe preferito replicare: « Meglio così! », quando ella riprese voce fu per cercare di concentrare l'attenzione sua e della gemella in direzione della prova lì loro destinata, ancor prima che verso altri e dispersivi pensieri: « Cinque guanti sono molto più di quanto non potremmo contare con tutte le nostre mani, nell'ipotesi che sia possibile contare in questo buio. Come possiamo risolvere questo calcolo? »
« Prima, per ottenere sei, abbiamo contato quanti due c'erano in tre guanti… » ricordò Midda, tornando a concentrarsi, a propria volta, sul calcolo in questione « … ma, effettivamente, ora sarebbe impossibile riuscire a contare le nostre dita, senza neppure essere in grado di vederle! »
« Cinque guanti… cinque guanti sono cinque mani… ma cinque volte tre non sappiamo quanto possa fare. » osservò l'altra, cercando una via alternativa per raggiungere la soluzione all'enigma.
« Cinque mani… cinque volte tre… » ripeté le parole della sorella, con fare pensieroso « Oh… Nissa! Sei un genio! » esclamò subito dopo, sorridendo felice nell'essere stata colta, in maniera improvvisa, da una felice intuizione « Hai trovato la soluzione! »
« Io…?! » esitò, non comprendendo e scuotendo il capetto, quasi a negare una simile responsabilità.
« Cinque mani, cinque dita. Cinque volte cinque sono le dita di cinque mani. » spiegò, offrendo voce ai propri pensieri, per così come a lei suggeriti dalle stesse parole appena ascoltate.
« Quindi tre volte cinque sono tre mani! » proseguì Nissa, ora cogliendo il filo logico così intessuto dalla gemella e, lungo il medesimo, dando nuova voce a quelli che, senza che alcuna fra loro ne avesse reale coscienza, stava imponendosi nelle loro menti quale applicazione pratica della matematica, delle sue regole e, soprattutto, del suo valore « E cinque mani meno tre mani... »
« … sono solo due mani. Ovvero… » riprese Midda, con voce sì identica a quella della propria compagna da poter far apparire tutto ciò quale un monologo ancor prima di un dialogo « … dieci dita! »
« La risposta è dieci! » gridò, esultante, la frugoletta, tanto eccitata da tutti quei ragionamenti dall'essersi, nuovamente, dimenticata la propria paura, i propri timori, conservando, solamente, il piacere di quell'esperienza, tanto sotto un profilo meramente ludico, quanto, ancor più, in conseguenza della soddisfazione derivante da quei complicati calcoli risolti prima ancora che la nonna potesse iniziare a insegnare loro come fare, ragione per la quale la loro stessa mentore non avrebbe potuto che dichiararsi, a posteriori, orgogliosa di loro e del loro successo « Dieci! Dieci! »

E se pur, a distanza di qualche tempo da quegli eventi, da una tale avventura, non fu difficile, per alcuna delle due, riflettere con maggiore senno sulla medesima e comprendere come, loro malgrado, fossero state ingannate nella propria infantile ingenuità dalla lì tanto difesa nonna materna, sola responsabile per la creazione di tutto quell'allora paurosa sfida, né Midda, né Nissa poterono mai scordare quanto fu data loro occasione di vivere in quella giornata. Non tanto per l'avvento della matematica che, da quel momento, iniziò a essere parte integrante del loro quotidiano percorso di studi, quanto, piuttosto e soprattutto, per l'involontaria iniziazione alla vita dell'avventuriero, sino a quel giorno ritenuta semplice occasione di giuoco...

venerdì 29 aprile 2011

1199


M
a se l'audacia, o la follia, proprie della piccola Midda Bontor, permisero alla medesima di trascurare le tenebre sempre più fitte che, un passo dopo l'altro, si chiusero attorno a loro, Nissa non riuscì a dimostrarsi egualmente spericolata, ritrovandosi, in ciò, abbracciata, per non dire aggrappata, a colei che, sebbene non avrebbe abbandonato, in quel preciso momento avrebbe quasi odiato, per averla costretta a quell'assurda prova di coraggio, per la quale, potendo scegliere, non si sarebbe certamente dichiarata, né avrebbe mai ambito a dichiararsi, pronta.

« Midda… » sussurrò, premendo il proprio volto contro la schiena nella sorella, a nascondersi, in tal modo, dall'oscurità a loro circostante, quasi come se, così facendo, essa potesse essere annullata « … sei sicura che stiamo andando nella giusta direzione? Io ho paura. »
« Non vi sono alternative… » rispose l'altra, scuotendo il capetto e continuando, imperterrita, ad avanzare alla cieca, piccoli passetti alla volta, reprimendo ogni pur naturale timore « … questa è la sola via. E deve essere la via giusta. »
« Ma io non vedo nulla. Come fai a sapere dove stiamo andando?! » piagnucolò Nissa, sempre a lei stretta, desiderosa sì di potersi allontanare, quanto prima, da quelle tenebre e, ciò nonostante, tutt'altro che bramosa di farlo da sola, abbandonando lì la propria compagna e sola, psicologica protezione da ogni male loro circostante.
« Sto toccando la parete con la mano. » dichiarò, intendendo la propria mancina e pur non indicandola, nell'incertezza, molto diffusa fra i bambini, sul quale dovesse essere la destra o la sinistra « E stiamo camminando sempre in avanti da quando siamo qui entrate: niente curve, niente deviazioni… non possiamo esserci perse. »
« Io ho paura… » insistette, tuttavia, la prima, non comprendendo in grazia di quale forza l'altra potesse apparire sì indifferente agli orrori celati nell'oscurità nella quale si erano volontariamente andate a inoltrare.
« Anche io ho paura, Nissa… ho tanta paura… » ammise Midda, sincera « Ma ho più paura di perdere la nonna e Stella, rispetto a questo buio. Voglio bene alla nonna… e anche tu ne vuoi, non è vero? »
« S-sì. » confermò, balbettando, non per l'incertezza, quanto, piuttosto, per le forti e contrastanti emozioni in lei dominanti, sentimenti che se da un lato l'atterrivano nella sfida all'ignoto, dall'altro la spronavano a proseguire, nelle parole appena pronunciate dalla sorella e nel pensiero della loro cara nonnina in pericolo, qualunque fosse la natura dei suoi rapitori « Voglio bene alla nonna. E' sempre brava con noi… e ci insegna tante cose importanti. »
« Sempre la solita saputella pedante… scommetto il mio dolcetto di questa sera che preferiresti essere a casa a fare esercizi di lettura e scrittura invece di vivere questa bell'avventura insieme a me! » la canzonò, ridacchiando e, in quell'ilarità, per un istante, dimenticando la propria stessa paura, nell'applicare, senza ancora concreta coscienza a tal riguardo, un corollario alla lezione impartitale dalla loro stessa tutrice tempo prima, nell'occasione propria del mio primo aneddoto, quando le aveva dimostrato quanto l'uso del vero potesse dimostrarsi più utile rispetto a qualsiasi altra risorsa in determinate circostanze.
« Certo che preferirei essere a casa! » protestò Nissa, con voce quasi scandalizzata dalle parole della propria compagna, amica, confidente e complice « Non vi può essere alcuna ombra di dubbio sul fatto che preferirei essere a casa insieme a te e alla nonna, a leggere e a scrivere come ogni mattina, piuttosto che essere persa da qualche parte in questa orribile grotta. E dovrebbe essere così anche per te! »
« Noiosa! » ridacchiò, nuovamente, la piccola Midda, divertita dalla reazione sconvolta della propria gemella alle sue stesse parole « A me, invece, piace più essere qui. E se non fosse per il fatto che la nonna e Stella sono in pericolo, mi augurerei di ripetere più spesso esperienze come questa… »
« Oh… ma non contare su di me la prossima volta, se è questo che vuoi! » la minacciò, ora, con tono serio, convinta della propria scelta in aperta opposizione alla posizione altresì propria della sorella « Se vogliamo andare a combattere sulla collinetta, io ci sono. Se vogliamo andare a nuotare in mare, io ci sono. Ma qui dentro non ci torno più… no, no, no. Mai più. » sentenziò con decisione.

Positiva reazione di tale dialogo, quasi prossimo a degenerare in una lite pur considerando i toni scherzosi e leggeri adottati da entrambe, ebbe comunque a doversi considerare la maggiore leggerezza d'animo con la quale le due pargolette, per l'intero tratto caratterizzato da quello scambio di opinioni, riuscirono ad affrontare il cammino scelto qual proprio, inoltrandosi a sufficienza nelle tenebre proprie di quel percorso da riuscire a cogliere, ancora in lontananza e pur chiaramente distinguibile nella propria presenza, un leggero bagliore innanzi a loro. Luce che, non appena venne colta da parte dell'attenta Midda, la sola che, in effetti, stava mantenendo aperti i propri occhi in quel mentre, non mancò di suscitare in lei una reazione entusiastica, associando immediatamente e spontaneamente, per quanto forse impropriamente, a quella flebile presenza l'idea propria di una vittoria, di un ora chiaro traguardo da raggiungere per il compimento di quella loro missione.

« Guarda, Nissa! » esclamò, richiamando l'attenzione della gemella e levando istintivamente, se pur inutilmente in conseguenza delle tenebre ancora imperanti attorno a loro, la destra innanzi a sé, a indicare quel punto lontano « Nissa, guarda là davanti! C'è una luce! E' la che dobbiamo arrivare… ne sono sicura! »
« Dove? Dove?! » quasi annaspò l'altra, facendo capolino da dietro le spalle di lei per guardare in avanti, sforzandosi di combattere il timore per il buio e di ricercare quella che, allora, le parve simile a una stella lontana « Tu… credi davvero? » domandò, necessitando sinceramente di quella conferma, di quell'insistenza da parte della compagna, per farsi forza in grazia di quella speranza lì loro promessa.
« Ne sono sicura! » si ripeté l'altra, annuendo con vigore « La nonna e Stella devono essere tenute prigioniere là in fondo… »
« … ma, questo, significa anche che là in fondo ci sono i loro rapitori! » soggiunse la bambina, non palesando particolare eccitazione al pensiero di quanto avrebbero potuto lì trovare, iniziando forse, tardivamente, a rendersi conto di come, qual, appunto, bambina, forse non avrebbe potuto far molto in soccorso alla nonna se i loro avversari fossero stati diversi dai mostri immaginari con i quali, abitualmente, aveva a che fare al fianco della tanto amata Midda.
« Andiamo! » si ordinò l'altra, apparendo, al contrario, quasi indifferente a simile, e legittima, esitazione all'idea del confronto con una sfida probabilmente più grande di sé o di quanto le proprie forze le avrebbero potuto permettere di affrontare « Non possiamo rinunciare proprio ora. »

Rinnovando il coraggio già espresso qual proprio sino ad allora, la futura Figlia di Marr'Mahew riprese, pertanto, il proprio cammino, sempre aprendo la via alla sorella e sempre mantenendo la medesima a sé, stretta contro la propria schiena, qual presenza, dopotutto, per lei tutt'altro che d'ingombro o d'intralcio, per quanto, forse, sarebbe potuto sembrar diversamente.
Invero ancor bambina e ben distante dall'essere colei che poi sarebbe diventata, ove pur già caratterizzata da un certo piglio fuori dal comune, ella non avrebbe mai potuto negarsi quanto il semplice contatto con la sua tanto cara Nissa fosse per lei, allora, fondamentale per proseguire in passo dopo l'altro, traendo dal calore della presenza di lei la forza d'animo necessaria a sorreggere entrambe, e a farsi beffe di quanto, altrimenti, l'avrebbe probabilmente terrorizzata. Scherzi e beffe a parte, quindi, la piccola si sarebbe potuta dichiarare soltanto felice e sinceramente grata alla sorella per essere lì con lei, sacrificandosi oltremodo e, in ciò, dandole tuttavia la possibilità di affrontare tutto quello a testa alta, non diversamente da uno fra i tanti eroi protagonisti delle ballate che le incantavano ogni sera, scandite dalla voce del padre, della madre o, talvolta, di uno fra i loro nonni.

« Ci siamo quasi… » asserì in molteplici occasioni, nel corso di quell'ultimo tratto, a incoraggiare la sorella e a renderla partecipe di quel loro comune successo, ove, ben avvertiva, l'altra era tornata a sprofondare il proprio volto contro il suo collo, per celarsi dai mostri della propria stessa fantasia, lì celati nell'oscurità, in smisurate schiere « Ancora poco… »

giovedì 28 aprile 2011

1198


« E
questo cosa dovrebbe significare? » esclamò, contrariata, la piccola Midda, interrompendo la lettura ad alta voce della tavoletta, sempre e puntualmente compiuta a opera di Nissa, ancor più confidente con lei in tal senso, meno insicura nell'interpretazione dei caratteri dell'alfabeto tranitha rispetto a quanto ella ancor non era riuscita a diventare, non per mancanza di possibilità, quanto, piuttosto, per la consueta mancanza di volontà, di interesse in tal senso.
« Aspetta… c'è ancora una frase… » indicò Nissa, riprendendo da dove appena interrotta, nel punto indicato, per maggiore sicurezza, dal proprio minuscolo indice.

Due più tre è ugual a un guanto,
tre guanti men tre volte tre è... quanto?

« E' un indovinello. » commentò, subito dopo, in maniera forse retorica e pur azzeccata in quel particolare frangente.
« E' un indovinello matematico… la cui soluzione dovrebbe indicarci la via da seguire. » annuì l'altra, condividendo l'analisi così compiuta dalla gemella « Ciò significa che i rapitori stanno trattenendo la nonna e Stella da qualche parte all'interno della grotta. In profondità. »
« Ohi… » deglutì la prima, non gradendo quanto tutto quello avrebbe dovuto inevitabilmente significare.

Ove, infatti, Midda e Nissa, così come ogni altro bambino di Licsia, avevano più volte sospinto i propri passetti oltre l'ingresso della grotta delle sirene, in quei primi piedi rischiarati dalla luce del giorno entro i quali, anche in quel momento, si erano addentrate, alcuno fra loro, sia per esplicito divieto parentale, sia, e ancor più, per innato e atavico timore delle tenebre là dominanti, aveva mai osato addentrarsi all'interno del dedalo lì naturalmente creatosi, una ramificazione misteriosa e sconosciuta entro l'estensione della quale nessuno fra loro avrebbe saputo indicare quali pericoli, e quali orrori, avrebbero potuto essere celati.

« Dobbiamo risolvere il calcolo! » insistette Midda, con piglio serio e convinto, qual era stato il suo già in occasione della decisione di raggiungere la grotta « E' come in alcune delle ballate che ci canta papà: una volta risolto questo enigma, avremo un'indicazione sicura sul cammino da intraprendere per completare la missione. »
« Ma la nonna non ci ha ancora iniziato a insegnare a far di conto… » scosse il capo Nissa, nel ricordare lo spiacevole limite per loro pur vincolante in quel momento « Come pensi di fare? Non è meglio andare a chiamare la mamma? »
« Nissa… non essere sciocca. » la rimproverò, aggrottando la fronte nell'osservarla « In fondo sappiamo contare fino a dieci. Ce la possiamo cavare tranquillamente con le nostre forze… e dobbiamo farlo, se vogliamo salvare la nonna e la mia povera Stella. » ribadì, sottolineando nuovamente, e ripetutamente, lo scopo primario di tutto quello, a evidenziare quanto, per una volta, non stavano combattendo per la salvezza delle lucertole dell'isola, o di qualche altro animaletto di turno, quanto, piuttosto, dei loro cari, impegno che non avrebbe potuto essere da loro accolto con tanta indifferenza.
« D'accordo… » sospirò, stringendosi fra le spallucce « Allora, come pensi di fare?! »
« Mmm… » rifletté la futura mercenaria, riportando i propri occhietti color ghiaccio alla tavoletta, per offrire di nuovo attenzione alla frase chiave « "Due più tre è ugual a un guanto"… » ripeté, pensierosa, sollevando la propria mancina e osservando le dita li completamente distese « Uno e due. » contò, con il supporto della destra, il pollice e l'indice della mancina.
« Uno, due e tre. » la aiutò Nissa, indicando la manina della sorella e, in particolare, medio, anulare e mignolo subito dopo le dita da lei già conteggiate « Cinque. Un guanto è cinque… le dita di una mano! »
« Ottimo! » sorrise con soddisfazione la piccola, felice sia per quel primo successo, sia per l'attivo coinvolgimento della sorella, che non desiderava trascinare seco solamente qual peso morto, ma che bramava quale complice, lì come in ogni loro altra avventura insieme « Quindi se un guanto è una mano, tre guanti sono tre mani. » osservò ad alta voce « Alza entrambe le mani… » richiese poi alla sorella, sollevando la propria mancina per unirla al conteggio comune.
La bambina non se lo fece ripetere una seconda volta e condusse, immediatamente, le proprie mani accanto a quella della sorella, per raggiungere la quota di tre guanti, così come richiesto dall'indovinello.
« Bene… » annuì Midda, osservando la sfilza di dita lì presenti, decisamente superiori al limite consueto di dieci a cui, come già dichiarato, erano capaci di contare « Adesso dovremmo togliere tre volte tre. »
« Ma non sappiamo quanto sia. »
« Certo che lo sappiamo! » sorrise, sorniona « Per fare cinque abbiamo messo insieme due e tre… basta che togliamo da tutte le mani i tre e resteranno solo i due. » spiegò, agendo, nel contempo, sulla propria mancina e richiudendo a pugno tutte le dita con la sola eccezione di pollice e indice, secondo quanto appena dedotto.
« Oh… sì! » confermò Nissa, condividendo il ragionamento della sorella e procedendo a sua volta come lei, con entrambe le proprie mani « Ora puoi contare! »
« Uno, due… tre, quattro… cinque, sei! » indicò, uno a uno, tutta la serie di piccole dita rimaste sollevate in maniera tale da giungere al risultato « Sei! E' sei la soluzione! Dobbiamo prendere la sesta diramazione! »
« Evviva! » esultò Nissa, entusiasta, ora, per il risultato ottenuto, gettandosi d'istinto ad abbracciare la sorella, per condividere con lei la gioia di quel momento « Ehy… un attimo… » si impensierì, subito dopo, nell'osservare il fondo della grotta e nel notare come, innanzi a loro, vi fossero meno diramazioni di quante dita erano prima sollevate « … forse abbiamo sbagliato. »

Innanzi a loro, infatti, le gemelle poterono contare soltanto quattro diramazioni, meno di quante loro sarebbero servite secondo l'indizio, per così come risolto. Un inghippo, quello che, in tal modo, sorse, il quale dissipò rapidamente la soddisfazione che si era appena conquistata un posto nei cuori della coppia di frugolette, ritrovatesi lì pertanto costrette a porre in dubbio i propri calcoli e a ripeterli, nell'evidenza di un errore.
Loro malgrado, o loro fortuna, difficile in quel frangente sarebbe stato per entrambe stabilirlo, dopo aver ripetuto almeno tre volte i propri calcoli in tre metodi diversi, con un impegno e una dedizione degna di lode per chiunque, tanto più per delle bambine della loro età, il computo compiuto non variò in alcun nuovo conteggio, ritrovando qual risultato finale sempre e solo il numero sei. Un numero apparentemente inutile e, nel confronto con il quale, le due avrebbero allora potuto arenarsi, vedendo vanificato ogni pur sincero intento di soccorso, se non fosse intervenuta, in loro soccorso, una fortunata intuizione di colei che, molti anni più tardi, avrebbe visto la propria mente sfidare tranelli ben più complessi e pericolosi rispetto a quello lì allora riservatole, il quale, ciò nonostante, non sarebbe mai stato dimenticato, per l'intrinseco valore proprio della prima volta…

« Dobbiamo fare la conta! » esclamò Midda, battendo i palmi delle manine l'uno contro l'altro, in un gesto di acclamazione personale, quasi un solitario plauso a se stessa « Come quando giochiamo a nascondino e c'è da decidere chi inizia per primo… »

E fu così che, senza ulteriori esitazioni o freni, non da parte di un ancor non maturato sentimento di prudenza, qual pur in tal situazione l'avrebbe probabilmente bloccata, non, tantomeno, da parte della propria più recalcitrante sorella, quasi trascinata, allora, con sé in direzione delle tenebre presenti innanzi a loro e da lei temute, la piccola condottiera si spinse a testa bassa verso la seconda diramazione della grotta, imponendosi di ignorare qualsiasi propria infantile e pur naturale paura e non mancando, addirittura, di rimproverarsi per aver sprecato tanto tempo prima di arrivare a una soluzione tanto banale e pur necessariamente corretta quale quella alfine raggiunta.

mercoledì 27 aprile 2011

1197


C
ome ormai sarà indubbiamente chiaro per tutti voi, componenti del mio sin troppo paziente pubblico, già prima di quel fatidico giorno molte erano state le infantili avventure vissute da Midda e da Nissa, in costante lotta contro ogni genere di nemico immaginario al pari di quanto è solito essere per molti bambini appartenenti a ogni cultura, in ogni parte del mondo.
Dopotutto, non è forse vero che la maggior parte dei nostri pargoletti ispirati dai canti e dalle ballate loro proposte dalla famiglia o da bardi miei pari, cercano di rivivere, a proprio modo, le gesta degli eroi prediletti, affrontando, con la propria fantasia ma, non per questo, in maniera meno appassionata, incredibili sfide nel semplice, istintivo e umano desiderio di trionfo, di vittoria, di soddisfazione e, ancor, di gloria e di approvazione? Sentimenti che, in meno numerosi frangenti, non mancheranno di accompagnarli anche negli anni a venire, spingendoli in direzioni particolarmente pericolose nella volontà di emulare, in maniera sempre più realistica, le imprese che, un tempo, ha permesso loro di sognare.
Al di là di ogni propria passata impresa, di ogni incredibile e fantasiosa missione e sfida che entrambe le bambine, prima di allora, potevano aver già affrontato, talvolta in lotta contro i mostri mangiatori di pacifiche lucertole, altre contro colossali serpenti marini attentatori dell’incolumità dei pescetti loro amici, e altre ancora contro terribili rapaci divoratori di poveri grilli indifesi, le gemelle non avevano, ovviamente, mai avuto a che fare con qualche reale, concreto pericolo esterno a quello rappresentato dalle possibili punizioni talvolta loro destinate a fronte di comportamenti sin troppo vivaci. Ragione per la quale, al di là di ogni possibile entusiasmo conseguente all’idea di un’avventura reale, di una missione concreta quale quella loro in tutto ciò proposta, né Midda, né, tantomeno, la meno appassionata Nissa, avrebbero potuto ovviare a un sentimento di inevitabile, istintivo e naturale panico di fronte all’ignoto: ignoto che, nella fattispecie, si presentò loro nelle forme proprie dell’unica grotta presente sulle coste della loro tranquilla isoletta…

« "… dove nella terra entra il mar." » ripeté la futura mercenaria, osservando l’immagine concessale da quell’anfratto già noto, già spesso esplorato, almeno nel proprio luminoso ingresso, e che pur, mai come allora, le parve estraneo e sconosciuto, carico di spiacevoli promesse di morte per lei e, ancor più, per la propria tanto amata sorella « I rapitori si riferiscono, per forza, alla grotta delle sirene. » spiegò con accezione inevitabilmente retorica, nell’indicare quel luogo che, in tal modo, era stato caratteristicamente soprannominato da tempo remoto, per quanto mai, fortunatamente per tutti gli abitanti di Licsia, lì fossero state individuate tali pericolose creature.
« Midda. » sussurrò quest’ultima, storcendo le labbra e stringendosi alla propria gemella « Io non sono così sicura che la tua sia una buona idea. »
« Non possiamo abbandonare la nonna. E, tantomeno, la piccola Stella… » commentò l’altra, ribadendo per l’ennesima volta il concetto già più volte ripetuto nel corso del tragitto compiuto sino a lì « Siamo la loro unica speranza, Nissa. Lo comprendi? »
« S-sì… lo comprendo. » annuì la piccola, per quanto tutt’altro che convinta da tale prospettiva « E che... non so. E se fossero state rapite dalle sirene? Noi non potremmo far nulla contro delle sirene. »
« Non essere sciocca. Siamo state in quella grotta un sacco di volte e non abbiamo mai incontrato delle sirene… o non saremmo qui a discuterne. » sorrise la bambina, cercando di dimostrarsi più coraggiosa di quanto, sostanzialmente, non sentisse di essere in quello stesso momento « E non dimenticare quello che ci ripete sempre papà: sino a quando saremo unite, nulla ci potrà mai far del male. » soggiunse, tendendo verso la sorella la propria mano destra, per invitarla a stringersi a lei « Siamo unite, non è vero? »

Mai, sino a quel momento, né l’una, né l’altra, avevano avuto il coraggio di rinnegare una simile, semplice e pur importante affermazione, una realtà apparentemente tanto ovvia, e pur mai scontata, in grazia alla quale il loro essere sorelle, e gemelle, aveva sempre assunto un significato più profondo rispetto a quello consueto, comunemente proprio di una pur tanto importante parentela, trasformando quanto arbitrariamente stabilito dagli dei in una concreta, e coraggiosa, scelta consapevole.
Troppo banale è, infatti, professarsi comunemente fratello o sorella di qualcuno in grazia di un immeritato, non cercato e talvolta neppur voluto legame di sangue: meno immediato è, altresì, dimostrare di avere la forza, la determinazione e l’audacia necessari a difendere tale posizione, simile vincolo, vivendo realmente il ruolo che da esso deriva nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni, dimostrandosi solidali tanto nel bene quanto nel male, vicini l’uno all’altro nella buona e nella cattiva sorte. Una solidarietà, sia chiaro, che non ha da esser confusa con cieca e sorda dipendenza, che non ha da esser scambiata né per indifferente complicità né per malevola omertà, tale da rendere profondamente viziato e, persino, in odore di criminalità tale rapporto, che spinga a scostare lo sguardo di fronte a comportamenti che si reputano errati e, pur, lì tollerati unicamente in quanto commessi dal proprio fratello o dalla propria sorella, ma una solidarietà che, piuttosto, inciti a una reciproca e attiva presenza di entrambi nella vita di tutti i giorni, per essere pronti a tendere una mano in aiuto, in soccorso dell’altro, anche quando si è stati costretti ad assistere al compimento di una scelta sbagliata, precedentemente addirittura osteggiata, sostenendosi e sorreggendosi nonostante tutto l’un l’altro ancor più in tali momenti che in situazioni di serenità, di tranquillità, di pace.
Mai, sino a quel momento, né l’una, né l’altra, avevano avuto il coraggio di rinnegare il valore della loro unione e neppure in tale occasione, Nissa ebbe cuore di farlo, abbandonando Midda per quanto, nel profondo del proprio cuoricino, reputasse profondamente errata la sua scelta, la sua decisione, in conseguenza alla quale la vita di entrambe avrebbe potuto essere posta in dubbio.

« Non ti lascio sola, Midda… » dichiarò la bimba, allungando la propria mancina verso la destra di lei e, in ciò, a lei legandosi indissolubilmente, pronta ad affrontare, al suo fianco, qualsiasi minaccia sarebbe lì stata loro presentata, proposta, da un fato improvvisamente divenuto malevolo.

Mano nella mano, in tal modo, le gemelle avanzarono all’interno della grotta, entrambe condividendo timori e dubbi, paure e incertezze, e, ciò nonostante, entrambe ritrovando nella presenza della propria compagna, della propria amica e complice, tutta la forza, tutto il coraggio di cui avrebbero potuto necessitare in quel grave momento, confortate dalla consapevolezza di quanto, qualsiasi cosa fosse occorsa, loro sarebbero comunque rimaste vicine, unite come sempre.
Nessun orrore, comunque e fortunatamente, si presentò alla loro vista una volta superato l’ingresso della grotta delle sirene, umido anfratto roccioso conteso fra terra e mare e, qual tale, necessariamente traboccante dell’odore proprio dell’umidità salmastra lì caratteristica, nonché di quello proprio dei muschi, dei mitili e dei minuscoli granchi che ogni singola pietra accarezzata dalle onde rivestivano qual un variopinto, e pur lì divenuto quasi omogeneo, manto di fauna e flora locale. Quell’ambiente, da loro e da qualsiasi altro bambino dell’isola già conosciuto, a tempo debito già temuto e, successivamente, comunque esplorato, quasi simile a una tappa necessaria nel comune percorso di crescita, si ripropose quasi completamente identico a quello già presente nei loro ricordi, con le proprie forme originariamente ruvide e pur successivamente addolcite dall’azione delle acque, almeno nella propria metà inferiore, lì offerta a tale quieta possibilità erosiva: unica eccezione, in simile quadro, in tale contesto assolutamente noto, fu quella rappresentata dalla presenza di una seconda tavoletta incerata, posta a pochi piedi dall’ingresso della medesima, là dove, ancora e fortunatamente, la luce del giorno era in grado di spingersi, rischiarando il cammino delle pargolette e, in ciò, loro concedendo visibilità su quell’indizio, quel messaggio lì chiaramente lasciato per loro, non diversamente dal primo che sino a quel punto le aveva condotte.

Sin qui vi siete spinte, oh bambine,
forse coraggiose, o sol sciocchine:
ma se ora vorrete continuare,
giusta strada dovrete calcolare.

martedì 26 aprile 2011

1196


« C
ome "che cosa"? » esclamò la pargoletta, quasi rintronando l'interlocutrice qual conseguenza della propria voce acuta, lì proiettata con veemenza in gridi sconvolti e scandalizzati « Come puoi essere tanto crudele verso di me, bimba innocente e straziata dal dolore per quanto è accaduto?! » rimproverò, non riuscendo a tollerare la superficialità dimostrata dalla madre in un momento di simile crisi.
« E' stata rapita… è stata strappata dalle mie braccia approfittando del mio riposo. E ora chissà a quali atroci sevizie la staranno destinando, torturandola per semplice e sadico piacere…. » proseguì, incalzando ancor prima che l'altra potesse aver occasione di interromperla, al solo fine di offrire voce a nuovi e del tutto vani interventi quali quelli già resi propri « Oh… ma io la ritroverò! Sì, che la ritroverò! E quando la ritroverò, coloro che le hanno fatto del male dovranno affrontare la mia ira! » si ripromise, con tono grottescamente tragico, tale da costringere la madre a un enorme sforzo di volontà per evitare di scoppiare a ridere in faccia alla figlioletta in un momento simile.

E ancor prima che Mera potesse sperare di recuperare voce, la bambina, ancor rivestita con la propria camiciola notturna, corse rapida in direzione della porta, probabilmente decisa, in cuor suo, a porre a ferro e a fuoco l'intero mondo, ossia l'intera isola di Licsia, per liberare la vittima di quell'orrendo e disumano crimine e, ancor più, per punire chiunque si fosse macchiato le mani in tal senso.
O, per lo meno, tale sarebbe stata la sua volontà se non fosse stata prontamente interrotta, nei propri sogni di vendetta, dal tono perentorio della madre a bloccarne il passo…

« Midda Namile Bontor! » scandì la donna, ora con tono deciso e controllato, secco e lapidario tale da non poter permettere alla figlia alcuna speranza di opposizione a tale voce d'arresto nei propri confronti « Tu non andrai da alcuna parte se prima non ti cambierai, non ti laverai e, soprattutto, non farai colazione… »
« Ma… mamma! » brontolò la piccola, volgendosi nuovamente verso la genitrice e donandole, in simile occasione, lo sguardo più disperato che mai avrebbe potuto esserle proprio « Tu non capisci… »

Purtroppo per lei, nel ricorso, estremamente raro, al secondo nome della bambina, uguale a quello della nonna materna sua tutrice, così come, parimenti e nel rispetto della tradizione, Nissa era depositaria di quello della nonna paterna, la madre aveva voluto assicurare assoluta e indiscutibile serietà al proprio richiamo, severità innanzi alla quale neppure la piccola peste, qual ella effettivamente era, come immagino tutti avrete ormai compreso, avrebbe osato arrischiare il proprio infantile destino.
Non una singola, ulteriore parola, in tutto ciò, fu richiesta, né fu necessaria, a Mera per far rispettare il proprio volere, vedendo la lacrimevole Midda dirigersi, trascinando i propri piedini sul pavimento, in direzione della propria camera, sulla soglia della quale la sorella gemella ancora stava osservando, confusa, l'evolversi della situazione.

« Credo che Midda stesse riferendosi a Stella… » commentò, alfine, Nissa, rivolgendosi in direzione della madre al duplice scopo di giustificare la propria gemella e, al tempo stesso, di concedere spiegazione nel merito di quanto fosse occorso « Questa mattina, quando si è svegliata, non l'ha più trovata nel letto. »
« Ti ringrazio, Nissa cara. » sorrise la donna, tornata nuovamente serena e tranquilla quasi nulla fosse accaduto « Ho intuito riguardasse lei: ora, però, vai anche tu a lavarti e a cambiarti, e poi venite entrambe a fare colazione. Vostro padre sta per ritornare a casa e, dato che siete sveglie, sarà felice di riabbracciarvi dopo una notte in mare. »
« Sì, mamma. » annuì la bambina, ubbidiente e rispettosa come sempre, prima di voltarsi e ritornare entro i confini della stanza sua e di Midda.
« Tanto baccano per un vecchio pupazzo sgualcito… » sospirò Mera, rimasta sola, riprendendo l'attività precedentemente interrotta dal caotico avvento della figlia « Chissà dove l'avrà gettato durante la notte, senza neppure accorgersene. »

A dispetto di quanto, tuttavia, presunto in maniera simile e condivisibile dalla donna, Stella, il primo e più importante balocco mai posseduto da Midda, un pupazzo di pezza cucito, manco a dirlo, a forma di stella marina e dono di suo padre in occasione del suo primo mese di vita, non era stato semplicemente scaraventato in qualche angolo in ombra della stanza durante le evoluzioni notturne della bambina, apparentemente incapace di restar tranquilla anche nel sonno. Al contrario, in quell'occasione, i timori denunciati dalla vivace frugoletta avrebbero dovuto essere considerati assolutamente fondati e, addirittura, corrispondenti al vero, ove, effettivamente, la piccola stella di ruvida stoffa era stata oggetto di un macchinoso piano elaborato a solo discapito della stessa sua proprietaria, come ella ebbe occasione di comprendere solo poco più tardi.
Una indiscutibile conferma in tal senso, difatti, le venne presentata quando, incapace di raccapezzarsi sul triste fato della propria piccola Stella, Midda si ritrovò costretta a presentarsi a rapporto, insieme a sua sorella, per la consueta lezione mattutina in compagnia della nonna materna. Un impegno al quale, in verità, l'infelice bimba avrebbe volentieri riservato tutto il proprio disinteresse se non fosse stato per due fattori fra loro contingenti e pur alternativi nella propria occorrenza: innanzitutto, così come speranzosamente suggerito dalla stessa Nissa, la loro tutrice, dall'alto della propria saggezza, avrebbe potuto venire il loro aiuto, suggerendo possibilità prima ignorate, eventuali vie da percorrere per ritrovare il pupazzo svanito; in secondo luogo, così come spiacevolmente sospettato dalla nostra protagonista, escludendo, come sembrava essere stata obbligata a fare, la madre dalla lista dei possibili sospetti, la nonna avrebbe dovuto essere ritenuta la seconda più significativa candidata in tal senso, ragione per il quale un confronto diretto con lei sarebbe potuto esserle d'aiuto. Purtroppo però, a negare, apparentemente, tanto l'una quanta l'altra idea, si impose una realtà del tutto inattesa e inattendibile, qual quella rappresentata dall'assenza della loro maestra e dalla presenza, in sua vece, di una tavoletta incerata, di quelle proprie delle loro lezioni, sulla quale era stato inciso un messaggio tutt'altro che ambiguo sull'interpretazione da offrire agli ultimi eventi occorsi…

Se la stella vorrete ritrovare,
e vostra nonna da morte salvare,
sole dovrete venirle a cercar
là dove nella terra entra il mar.

« Sono state rapite! » esclamò Midda, non appena Nissa terminò la lettura, ad alta voce, di quel breve testo, quel crudele indizio loro rivolto « Lo sapevo… oh, sì che lo sapevo! » proseguì, incerta fra essere entusiasta per aver, in tal modo, ottenuto ragione nel merito dei propri sospetti o, al contrario, essere angosciata per il sottinteso, non eccessivamente velato, proprio di quelle stesse parole.
« Dobbiamo dirlo alla mamma… e anche al papà! » propose subito l'altra, a lei gemella e a lei fisicamente identica in tutto e per tutto, nella sola eccezione rappresentata dai numerosi graffietti che, entrambe, avevano avuto occasione di procurarsi in circostante simili se pur in punti diversi « E' terribile! »
« No. Fermati! » la bloccò la prima, afferrandola per il braccino prima che potesse porre in essere quel proposito, andando a ricercare i genitori « Ti sei già scordata quello che c'è scritto? Dobbiamo andare da sole, se vogliamo salvare la nonna e Stella… »
« Sole?! » scosse il capo Nissa, tutt'altro che convinta dal piano della sorella, ove, per quanto abituata a seguirla ciecamente, il timore per la loro nonnina, a cui voleva un gran bene, non avrebbe potuto evitare di renderla dubitante delle reali capacità di Midda a tal proposito « Ma se non sappiamo neanche dove dobbiamo andare? »
« Certo che lo sappiamo! » commentò la futura Figlia di Marr'Mahew, altresì assolutamente convinta delle proprie parole e, ancor più, delle loro possibilità di successo « Non hai compreso a cosa si riferiva il messaggio? »

lunedì 25 aprile 2011

1195


S
e solo l'affezionata nonna non fosse stata tanto confidente con entrambe le proprie nipotine qual, effettivamente, ella era, assurdo, incredibile, inverosimile sarebbe stato accettare che una bambina di quasi cinque anni, sino a quel momento dimostratasi appena capace di leggere, potesse aver appreso autonomamente come scrivere e, soprattutto, scrivere correttamente e coerentemente, dando vita a una sì breve sentenza e, pur, in essa, offrendo riprova di incommensurabile tenacia, nonché fantasia e ironia. Fortunatamente per sé, la donna, pur senza mancare di riconoscere i giusti meriti alla piccola Nissa, sua allieva modello, non si era permessa di sottovalutare stolidamente le possibilità di sua sorella Midda, per quanto, in effetti, mai avrebbe potuto prevedere che tanto impegno, tanta fatica, qual pur necessariamente avrebbe dovuto essere considerata da parte sua quella rivolta a comporre un tale testo e a riprodurlo, nella notte passata, sulle tavolette incerate, sarebbe stato investito al solo scopo di tentare di violare le sue lezioni, qual, solamente e concretamente, avrebbe dovuto essere allora riconosciuto tale sforzo.
Ancora una volta, e in maniera meravigliosamente plateale, per quanto pur discreta, la futura donna guerriero che oggi tutti noi conosciamo e, probabilmente, o ammiriamo o invidiamo, concesse in tal, originale maniera dimostrazione alla propria tutrice, e con lei alla propria intera famiglia, di una delle caratteristiche che, se pur in termini meno infantili, non avrebbero mai smesso di caratterizzarla neppure negli anni a venire, nella sua vita da marinaia e avventuriera tanto quanto nella sua attuale vita da mercenaria: alcuna impresa, per quanto dai più ritenuta improbabile o, persino, impossibile, sarebbe mai stata da lei affrontata con tal pregiudizio, con simile preconcetto a proprio aperto discapito, ove, da parte sua, vi fosse stato un qualche interesse, personale o, banalmente, professionale, a condurre a termine tutto ciò. E così come, quindici anni prima Midda Bontor aveva affrontato l'impresa propria dell'apprendimento autonomo della scrittura al solo, semplice e non troppo innocente scopo di boicottare l'ennesima mattina di studio impostale contro la sua volontà, quindici anni più tardi ella affrontò con eguale, indomito spirito l'impresa propria della sfida a una chimera, al solo, semplice e totalmente smaliziato scopo di conquistare un proprio ruolo all'interno della società kofreyota, e della città del peccato che tutti conosciamo con il nome di Kriarya, qual mercenaria, là dove, altresì, alcuno le avrebbe riconosciuto il giusto credito.

« D'accordo, piccole mie. » riprese voce la nonna, incassando con superba grazia e dignità la sconfitta subita da parte della pargoletta, anche perché, a prescindere, la medesima le si presentò altresì ammantata delle vesti proprie di un trionfo « Per oggi credo che potrete godervi il resto della mattina impegnandovi nei vostri giuochi. » concesse, scatenando, immediatamente, un giubilo di soddisfazione da parte della responsabile per tutto ciò, imitata più per solidarietà che per altre ragioni da un'ancor confusa Nissa, quest'ultima proprio malgrado incerta su quanto fosse effettivamente avvenuto.
« Che sia chiaro, però… » proseguì immediatamente, prima che le sue allieve potessero sfuggirle « … che la sola ragione alla base di tutto ciò, ha da intendersi la necessità, per me, di andare a comprare del nuovo materiale per l'attività che, da domani, si contenderà il vostro, e mio, tempo mattutino dedicato alle lezioni. »
« C-cosa?! » esitò Midda, non gradendo lo spiacevole sottinteso che, per quanto bimba, aveva pur già colto in quell'avvertimento e, ancor più, nel tono di malcelata soddisfazione proprio della sua aguzzina.
« Certamente. » annuì la nonna, con un aperto sorriso carico di soddisfazione « Dopotutto ho appena avuto chiara riprova di quanto, ormai, abbia da considerarsi giunto il tempo di proseguire oltre e affiancare, all'attività di lettura, anche un impegno di scrittura. »

Impegno per lo svolgimento quale, come sinceramente aveva pocanzi espresso, alla paziente e tenace maestra sarebbe stato necessario acquistare almeno due coppie di nuove tavolette incerate da impiegare nei giorni a seguire, supporti in assenza dei quali sarebbe stato complesso tentare di proseguire nelle proprie lezioni: due coppie in quanto, ovviamente, una sarebbe stata utilizzata per gli esercizi di lettura e l'altra per quelli di scrittura; due coppie ed entrambe nuove, ancora, in quanto, non lo avrebbe mai ammesso davanti alla già sin troppo orgogliosa Midda, mai avrebbe, in futuro, osato levare la propria mano a cancellare le tavolette da lei riempite nel corso di quella notte, conservandole quali uno dei doni più belli, e graditi, che mai la piccola le avrebbe potuto riservare, per quanto involontariamente.

A seguito di questi due, primi e brevi aneddoti, attraverso i quali, miei attenti ascoltatori, sono certo che avrete potuto meglio apprezzare non solo il carattere proprio dell'ancor piccola Figlia di Marr'Mahew, nell'epoca in cui ella era semplicemente la figlia di Nivre e di Mera, vorrei approfittare del vostro interesse per una terza, preannunciata, e ultima digressione prima di giungere agli anni della fanciullezza della nostra protagonista, anni nei quali la sua vita iniziò a essere segnata da alcune, importanti scelte che ne avrebbero delineato in maniera irreversibile il futuro, cronaca dei quali starete probabilmente attendendo frementi. Una terza, breve storiella la quale, a differenza delle prime, non desidera convogliare l'interesse meramente in direzione dello spirito ribelle e contestatore della piccola, quanto, piuttosto, verso un aspetto forse meno epico, e pur indubbiamente umano, della medesima, utile a ricordarcela qual, in fondo, ella era: una bambina, ancora lontana dal poter essere posta a confronto con la donna che sarebbe poi divenuta.
E dovendo scegliere in qual modo introdurvi a quest'ultimo aneddoto, occorso ancor meno di un anno dopo l'inizio delle lezioni di scrittura, dubito che alcun, altro esordio potrebbe essere più significativo rispetto alla frase che, con rabbia frammista a disperazione, esplose dalle labbra della piccola Midda…

« Dov'è? » gridò ella, attraversando di corsa la casa con le braccia levate al cielo, muovendosi quasi come fosse posseduta da un spirito malvagio, innanzi allo sguardo attonito di sua madre, nel mentre in cui ella stava apprestandosi a preparare la colazione accogliere il risveglio delle proprie meravigliose e tanto amate gioie e, parimenti, il ritorno del proprio meraviglioso e tanto amato sposo.
« Midda… tesoro. » la richiamò Mera, con misurata dolcezza nel proprio tono di voce, reagendo con quiete all'agitazione della bambina, allo stesso modo in cui, dopotutto, son soliti reagire gli adulti al confronto con gli esasperati toni dei propri figli, nel conoscerli in maniera sufficiente da saper ricondurre, spesso erroneamente minimizzando, drammi e tragedie infantili alla giusta dimensione « Cosa accade?! »
« Mamma… mamma. Dov'è? » insistette la frugoletta, ora gettandosi innanzi alla madre, lì inginocchiandosi e tendendo le manine con fare di supplica, quasi si stesse rivolgendo a Thyres in persona ancor prima che alla propria genitrice « Te ne prego… riconsegnamela e ti prometto che mi comporterò bene. Ti prometto che non farò mai più scher… mmm… non farò scherzi per almeno una settimana. Un mese anzi! »

La donna, che pur non poté evitare di concedersi un sorriso alle parole della bambina, ammissione di colpa, da parte sua, di tutti i guai che era consapevole di creare quotidianamente, reagì a tale richiesta con sincero smarrimento, non riuscendo a comprendere, in quel primo istante, a qual soggetto, o oggetto, ella potesse riferirsi, ove le frasi da lei scandite, pur con incredibile dolore, avrebbero dovuto essere giudicate eccessivamente generiche, ambigue per poterne cogliere il senso. Per un fuggevole, effimero momento, addirittura, Mera non poté ovviare a dubitare, con irrinunciabile e umana ansia, che al centro della denuncia così proposta dalla figlia avesse da intendersi la scomparsa della sua gemella: fortunatamente, però, a dissipare qualsiasi timore in quella direzione, la sagoma della piccola Nissa fece la sua comparsa sulla porta della camera condivisa con la sorella, stropicciandosi gli occhi in conseguenza del sonno prematuramente interrotto da quegli strepiti, da tanti schiamazzi.

« Midda. » sospirò la madre, appoggiando il coltello sul tavolo ove stava lavorando per poter essere libera di chinarsi sulla figlia e rivolgersi a lei in maniera più diretta, a cercare di ottenere maggiore chiarezza « Potresti dirmi di cosa stai parlando, per favore? Che cosa dovrei averti sottratto? Non comprendo… »

domenica 24 aprile 2011

1194


« M
a no… nonna! » scosse il capo la piccola birbante, facendo sfoggio, per l'occasione, del proprio volto più sereno e innocente, al punto tale da poter apparire, per tale occasione, quale una brava bambina e non la monella che, altresì, era da sempre solita essere « Non dire così! Nissa e io abbiamo solo voglia di migliorarci giorno dopo giorno, grazie ai tuoi consigli… »
« L'adulazione non ti salverà dalla giusta punizione per qualsiasi piano tu abbia in mente questa volta, discola che non sei altro. » la volle porre in guardia, osservandola con attenzione e cercando, con tale sguardo, di comprendere cosa potesse star complottando la nipotina, al punto tale da dimostrarsi tanto carina e gentile.
Ma solo una selva di capelli rossi color fuoco disordinati e due grandi, immensi occhi azzurri color ghiaccio vennero proposti qual unica risposta in direzione della donna, a lei offrendosi con candore tale da poter rabbonire anche il cuore più indurito, seppur ove a conoscenza di quanto malevola astuzia potesse lì essere celata anche in quello stesso momento.
« Comunque sia… » riprese la nonna, scuotendo il capo e, temporaneamente, rinunciando a tentare di intuire i piani della bambina, certa di come, comunque, presto o tardi i frutti dei medesimi si sarebbero fatti notare « Vi ho preparato molte belle frasi da leggere, tratte da una delle vostre storie preferite. Chi fra voi due vuole iniziare? »

Puntualmente, a levare la propria manina per richiedere simile occasione, fu la diligente Nissa, sempre pronta a porsi alla prova tanto al fianco della gemella, nelle sue incredibili e fantasiose imprese infantili, sia innanzi allo sguardo della loro tutrice, in quelle loro ormai abituali lezioni insieme.
In conseguenza di tale volenterosa operosità nella piccola Nissa, al giudizio di un ipotetico spettatore esterno all'intera famiglia, qualcuno che non fosse sufficientemente confidente con le reali capacità individuali delle due sorelle, particolarmente critico si sarebbe necessariamente delineato un eventuale parere nel merito dell'intelligenza della ribelle Midda nel confronto con la propria prima amica, confidente e complice, ove la fluidità e la sicurezza proprie della lettura a voce alta di quest'ultima avrebbero purtroppo lasciato impallidire per la vergogna l'esitante incedere altresì proprio della prima. Ma, se anche tale opinione sarebbe potuta apparire umana e legittima, essa non avrebbe potuto essere più erronea, più sbagliata, nella propria superficialità, così come gli eventi che caratterizzarono successivamente quella stessa mattina non mancarono di dimostrare con indiscutibile fierezza: non un problema di intelligenza o di capacità, avrebbe dovuto essere invero e pertanto ritenuto quello della futura mercenaria, quanto, piuttosto e semplicemente, una questione di carattere, dal momento in cui uno spirito particolarmente vivace, al punto da apparire inquieto, qual il suo, male si sarebbe proprio malgrado rapportato con i ritmi lenti e riflessivi dello studio, nel quale, altresì, la sua più quieta sorella riusciva pertanto a eccellere senza problema alcuno, rendendo già omaggio al proprio stesso nome anche nei suoi riguardi.
Ovviamente la nonna delle due piccole, così come non si sarebbe attesa una risposta diversa alla propria domanda rispetto alla candidatura volontaria e quasi entusiastica della brava Nissa, a differenza di qualunque eventuale spettatore esterno, non avrebbe comunque mai commesso l'errore di ritenere Midda inferiore alla propria gemella, ragione per la quale, necessariamente sorpresa sì, e pur non incredula, si pose nel confronto con la dimostrazione di quanto compiuto nel corso della notte dalla propria piccola avversaria, qual ella stessa si considerava, per tentare di vanificare la sua odierna lezione…

« Bene, Nissa. » sorrise, ancora ignara di quanto preso sarebbe avvenuto, nel tendere verso la nipote una delle due tavolette, dopo aver gettato un rapido sguardo sulla superficie di cera della medesima per assicurarsi che i caratteri fossero ancora leggibili e non vi fossero strani disegni al posto dei testi preparati la sera prima « Leggi pure la prima frase a voce alta… e mi raccomando, scandisci bene le doppie. »
« Sì, nonna. » annuì, con soddisfazione, la piccola, accogliendo la tavoletta nelle proprie mani, al confronto con le quali sarebbe potuta apparire enorme, e subito concentrando il proprio sguardo sui segni lì tracciati, desiderosa di offrire l'ennesima riprova della propria crescente abilità con quell'arte « Solo la prima frase? » domandò, rialzando per un istante lo sguardo, quasi delusa da quel limite.
« Inizia con la prima… e poi, se non ti interrompo, prosegui pure con la seconda. » le accordò la donna, accomodandosi sulla propria abituale seggiola e lì preparandosi all'ascolto e, ove necessario, alla correzione della pronuncia della bambina.
« D'accordo… » approvò con sincera felicità, tornando a osservare la tavoletta e a impegnare tutta la propria attenzione sui caratteri lì impressi, trasformandoli, non senza un ancor necessario sforzo mentale, in sillabe e, così, in suoni « "Tan…to. Tanto più. Tanto più buo…na è… la pa… stella." » iniziò a leggere, con apparente maggiore difficoltà rispetto al proprio solito, quasi stesse esitando sull'interpretazione da offrire a quei segni « "Tanto più buona è la pastella, tanto più buo… na sarà… la frit… tella." »
« Nissa… ma cosa stai dicendo?! » la interruppe la maestra, con occhi spalancati per lo stupore del momento, nel non riconoscere assolutamente quella frase qual propria e, in ciò, nel non riuscire a comprendere cosa potesse star accadendo alla propria allieva prediletta, a giustificare un tale errore, una tanto assurda reinvenzione di quanto da lei altresì scritto.
« E' quello che c'è scritto qui, nonna. » tentò di difendersi l'altra, per un attimo sentendosi smarrita nel confronto con il tono adottato nei suoi confronti, ben lontano da quello proprio degli abituali complimenti a lei destinati in tali occasioni « "Tanto più buona è la pastella, tanto più buona sarà la frittella." » ripeté, muovendo il ditino sopra la cera della tavoletta per indicare ogni singolo carattere a sostegno della propria posizione, proseguendo poi, con tono ancora esitante e affaticato, ma carico di trasparente e concreta volontà nel non gradire il dubbio mosso in propria opposizione dal loro mentore « "E non… non so… lo buo… na, ma anche bella,… è quella che… fa la mam…ma a for… ma di stel…" »

Ma ancor prima che quella nuova frase potesse essere conclusa, la nonna, attonita testimone di quegli eventi, non poté trattenersi dal rimpossessarsi quasi bruscamente della propria tavoletta, nel desiderio di verificare, in prima persona, in quale misura ciò che la bambina si era tanto impegnata a leggere avesse da esser riconosciuto qual effettivamente corrispondente a realtà e non, al contrario, qual frutto di un inatteso scherzo da parte sua.
Fu allora che, con sincero stupore, concedendo ai caratteri incisi nella cera maggiore attenzione rispetto al rapido e superficiale sguardo precedente rivolto loro, ella ebbe lampante evidenza di come non uno solo fra essi avrebbe potuto essere riconosciuto qual lì definito per effetto della sua stessa mano, quanto, piuttosto, da un tratto più incerto, meno nitido, tale da giustificare la difficoltà propria di Nissa nel leggero, e pur, nonostante tutto, straordinariamente corretto, al punto da essere stato capace di rivoluzionare completamente il testo originale e di sostituirlo con una più semplice, ma fantasiosa, filastrocca infantile, ripetuta continuamente a riempire l'intero spazio a disposizione, con il solo, indubbio scopo di boicottare, in maniera assolutamente imprevista e imprevedibile, quell'ennesima mattina di studio.

« "Ma stai attenta nonna: non Nissa è la monella, quanto piuttosto sua sorella." » lesse la donna, proseguendo là dove precedentemente aveva interrotto l'esitante incedere della sua piccola allieva, portando poi lo sguardo a verificare la seconda tavoletta, ancora posta da parte, solo per scoprirla del tutto identica alla prima « Midda! » esclamò, ritrovando voce dopo un istante di smarrimento « Sei stata tu? » le richiese, con indubbia retorica, ove, impertinente come sempre, la frugoletta era giunta persino a firmare la propria opera « Come ci sei riuscita?! »
Ma la piccola inquisita, senza offrir riprova del benché minimo timore per un'eventuale, e già promessale, punizione, sorrise sorniona e si limitò a commentare: « Il mio testo è molto più divertente del tuo. E poi a noi piacciono le frittelle della mamma… non è forse vero, Nissa? »

sabato 23 aprile 2011

1193


« N
on è che poi mi metti in castigo perché ti ho fatto male… vero? » le domandò qual necessaria conferma a un immancabile dubbio in tal senso, onde evitare simile, avversa, e pur non sì banalmente trascurabile possibilità.
« Hai la mia parola: non ti metterò in castigo. » le accordò la nonna, sorridendo tranquilla « Dopotutto sono io che ti sto invitando a tentare di colpirmi, anche se sono certa che non ci riuscirai… »
« E non è che poi mi farai mettere in castigo dalla mamma… vero?! » insistette la pargoletta, tutt'altro che stupida, non potendo gratuitamente escludere anche tale eventualità alternativa, che l'avrebbe comunque condannata a eguale punizione.
« Né da lei, né da vostro padre, né dal nonno o da chiunque altro. » la rassicurò, trattenendo a stento una risatina in conseguenza di tanta furbizia da parte della nipotina, già ben consapevole nel merito del concetto di necessaria reazione in immancabile risposta a qualsiasi azione « Avanti. Dimostra con i fatti quanto sostieni: dammi la prova di quanto io sia in errore. »

Con incredibile serietà e compostezza, la bambina osservò la mano della nonna, al confronto della quale il suo pugno sembrava quasi minuscolo, ponendosi pronta a menare il proprio colpo, a condurre il proprio attacco con tanta concentrazione da far assumere a tale atto una parvenza a dir poco epica, quasi dovesse essere lo scontro fra lei, piccola guerriera dei mari del sud, e un gigante dei ghiacci proveniente dal lontano nord, dal leggendario continente di Myrgan.
Per quanto semplice potesse apparire compiere tal gesto, muovere la propria offensiva a destinazione, Midda non desiderava, infatti, sottovalutare la figura della nonna, considerata spesso e volentieri, e soprattutto in quel frangente, quale un noioso impiccio, in ostacolo alla libertà di divertimento sua e di Nissa, e pur sempre rispettata quasi con reverenza, cosi come sono generalmente abituati a fare i bambini nel confronto con gli adulti, propri parenti e avi, nel comprenderne istintivamente l'intrinseco valore e l'incommensurabile saggezza derivante dall'esperienza di vita vissuta. Mai, pertanto, ella avrebbe potuto giudicare effettivamente semplice, banale il compimento di quel gesto, non, ancor più, ove lì propostole qual sfida, atto di non semplice esecuzione per lei, in una diffidenza naturale che, come gli eventi successivi dimostrarono, non avrebbe dovuto essere ritenuto né gratuito, né vano.
Quando, infatti, la piccola fu pronta a tentare di infierire a discapito di quella mano, caricando il proprio pugno con un movimento esagerato del braccio, della spalla e persino di tutta la schiena, ancora priva di qualsiasi reale formazione nel combattimento, la nonna ritrovò improvvisamente voce…

« Oh… Mera! » esclamò, distraendosi dalla propria ipotetica avversaria e apparentemente rivolgendosi, in ciò, in direzione della figlia, quasi ella fosse comparsa, inattesa, dietro la nipotina « Come mai sei già di ritorno? »
« … m-mam-ma?!... » balbettò, quasi, la frugoletta, spaventandosi per quel saluto e per quanto, di fronte a quanto stava accadendo, la madre avrebbe potuto pensare, necessariamente distraendosi dal proprio intento iniziale e, subito, voltandosi con premura, a cercare la figura materna già pronta a offrire la propria versione dei fatti per ovviare a qualsiasi possibile fraintendimento.

Ma prima ancora che la piccola Midda potesse rendersi conto di come l'allora temuta madre non fosse effettivamente lì presente, ella venne sollevata, di peso, da terra per effetto di una solida presa effettuata dalla nonna sulle sue stesse brache, ritrovandosi, proprio malgrado, sorretta, inerme, per aria a quasi tre piedi da terra.

« Lasciami… non vale... » protestò arrabbiata, dimenandosi tanto furiosamente da rischiare di volare a terra, evadendo inelegantemente dalla morsa della propria avversaria « Mi hai imbrogliata… » si lamentò, imbronciandosi e continuando a sbattere a destra e a manca le piccole braccia e le tozze gambette.
« Non ti ho imbrogliata: ti ho appena dimostrato di come, in un combattimento, le parole possono essere più lesive di qualsiasi attacco fisico, cambiando totalmente le sorti di una sfida dove anche apparentemente certe! » sorrise la donna, lasciando ritornare la nipotina verso il suolo, prima che potesse scivolarle e farsi male « Saper parlare è importante. E' molto importante. E altrettanto importante è saper leggere, per poter, attraverso la lettura, apprendere sempre nuove informazioni, sempre nuovi concetti, che vi renderanno, giorno dopo giorno, capaci di affrontare qualsiasi situazione con intelligenza e sapienza. » ripeté tanto in direzione della piccola sconfitta, quanto in quella della sua gemella, lì rimasta muta, e pur attenta, spettatrice di quegli eventi, non mancando di rivolgere uno sguardo sinceramente ammirato nei confronti della nonna.
« Leggere è noioso! » si incapricciò Midda, risollevandosi rapida da terra, una volta lì ritornata a contatto, e, in ciò, non volendo demordere dalla propria posizione iniziale.
« Leggere non è noioso… e tu hai perduto la sfida. » le ricordò la nonna « Quindi ora siediti buona e tranquilla accanto a Nissa e preparati a trascorrere le prossime ore a scoprire la forma delle prime e più importanti sillabe del nostro alfabeto. »
« Ma… »
« Midda! » si impose, alfine, con tono energico « Mia madre prima di me ha imparato a leggere. Io ho imparato a leggere. Tua madre ha imparato a leggere. E io non permetterò che tu e tua sorella possiate crescere ignoranti come vostro padre, che sicuramente è un brav'uomo e ama molto vostra madre, ma potrebbe ambire a molto di più rispetto a trascorrere le proprie giornate a pulire pesce, rammendare reti e impeciare barche. » argomentò, con tono indubbiamente prossimo a quello di un giuramento « Quindi ora siediti… e non farmi ripetere ulteriormente questo invito. »

Sconfitta per due volte consecutive in breve tempo, in meno di un'ora, la piccola Midda non ebbe alfine più volontà di ribellarsi per quel primo giorno, non negandosi, tuttavia, la possibilità di riflettere, e riflettere a lungo, sui mille e più modi nei quali avrebbe potuto ottenere rivincita nei confronti della nonna. E il secondo aneddoto che vi ho promesso, non a caso, ha da considerarsi effettivamente in relazione a uno dei molteplici, instancabili tentativi della futura Figlia di Marr'Mahew di riservarsi soddisfazione in quell'infantile faida psicologica incominciata in contrasto alla pur affettuosamente adorata nonna materna.

Alcuni mesi più tardi, in grazia all'impegno continuo e costante della loro tutrice nei loro stessi riguardi, le due bambine avevano acquisito una discreta confidenza con tutte le sillabe proprie dell'alfabeto tranitha, apprendendo la giusta pronuncia correlata a ogni singolo carattere e, ancora, iniziando persino a dimostrarsi capaci di leggere, non senza necessari tentennamenti e qualche piccolo errore, brevi brani che, ogni pomeriggio, il loro mentore preparava per la lezione del giorno seguente su un paio di tavolette incerate, una per ognuna delle due gemelle.
Quelle due tavolette, già più volte vittime di espliciti attentati da parte della piccola peste, pur rimasta sempre delusa dalla puntuale inefficacia di ogni proprio piano in contrasto all'astuta controparte, una sera furono nuovamente trafugate qual risultato di una breve, e perfettamente ponderata, incursione negli alloggi della stessa nonna, là dove erano mantenute custodite quando non utilizzate. In quella particolare occasione, tuttavia, esse non vennero nascoste, né cancellate o rovinate, ove ad alcun risultato utile avevano mai condotto similari azioni prima di allora: al contrario, e in maniera assolutamente inedita, le medesime furono riposizionate esattamente al loro posto il mattino seguente, prima dell'inizio delle lezioni, in maniera tale che, in un primo momento, nulla di quanto occorso poté essere sospettato da parte della loro maestra.

« Bene, bene, bene. » sorrise tranquilla la nonna, ricomparendo innanzi alle nipotine nell'angolo dietro la casa di Nivre e Mera che, dall'inizio di quell'impegno di natura scolastica, era stato adibito a sede dei loro incontri, lì protette, per l'intera durata della mattina, dall'ombra propria di un alto e profumato ulivo « Sono felice di trovarvi entrambe qui, quest'oggi, già pronte a mettervi al lavoro. » commentò, non mancando di indirizzare, in particolare, le proprie parole verso Midda ancor prima che verso Nissa, non tanto a discapito di quest'ultima, ove la stessa non era solita crearle problema alcuno se non quando esplicitamente incitata, in tal senso, dalla prima « Tanta tranquillità potrebbe persino considerarsi sospetta… »

venerdì 22 aprile 2011

1192


D
ifficile immagino sarà per voi, mio pur attento pubblico, apprezzare il significato proprio di una tal verità, di una simile rivelazione qual quella da me appena scandita, ove, nostro malgrado, siamo tutti nati e cresciuti in una realtà che non suole prediligere l’istruzione, la cultura, la formazione delle menti al di là della quantità di oro che, da tutto ciò, possa derivare. Se, infatti, apprendere il mestiere del fabbro o del maniscalco, del contadino o del pescatore, del mercante o del soldato, così come quello del mercenario o dell’assassino, del ladro o della prostituta, è solito offrire immediata occasione di soddisfazione economica per coloro che, in ciò, diventano edotti, apprendere l’arte della lettura, della scrittura o, persino, del far di conto non sembra abitualmente riservare un medesimo rapporto fra costi e benefici, fra l’impegno iniziale e il ricavo finale. Giorni, settimane, mesi, anni, infatti, sono quanto necessario per maturare confidenza con una singola lingua, con un solo alfabeto che, neppur, potrà valere in ogni terra, nel confronto con ogni popolo e cultura: un investimento estremamente caro per qualcuno che, sul piano pratico, sol attraverso ruoli a corte potrà eventualmente garantire, a soddisfazione di tanto impegno, di tanti sacrifici, un corrispettivo ritorno in denaro, incarichi che, comunque, per propria esplicita natura, da sempre sono limitati nella propria disponibilità al pubblico. Quanto, tuttavia, in un simile giudizio usualmente sfugge ai più, ha da considerarsi il contesto a lungo termine entro il quale una tale istruzione potrà veder riconosciuti giusti frutti, non tanto quanto occupazione a sé stante, quanto, piuttosto, quale incredibilmente utile supporto a qualsiasi altra attività professionale o, più in generale, di vita quotidiana.
Nonostante una sicuramente elevata e comprensibile difficoltà di quieta accettazione attorno a tal tema, probabilmente ancor più rispetto a qualsiasi più stravagante testimonianza, vi chiedo pertanto e comunque di fidarvi di me, vostro umile cantore, quando vi dico che, sebbene la piccola Midda Bontor di quattro anni da poco compiuti non avrebbe potuto palesare alcun entusiasmo all'idea delle lezioni della sua premurosa, e saggia, nonna materna, la Midda Bontor che tutti oggi potremmo conoscere e incontrare, in incredibilmente fortunate circostanze, non esiterebbe a dichiarare, ribadire e sottolineare quanto concretamente debitrice abbia ancora da ritenersi verso quella propria prima mentore per averle concesso l'occasione di divenire la donna che è, tutrice che, a dispetto di tutti i suoi pur molteplici tentativi di ribellione, non le concesse tregua sino al giorno in cui, volente o nolente, ella non dette riprova di saper leggere correttamente qualunque testo in lingua tranitha, saper scrivere altrettanto correttamente qualsiasi frase la sua fantasia potesse elaborare e, ancora, saper compiere calcoli di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione con la stessa, quieta naturalezza con la quale era solita ricercare l'abbraccio delle per lei protettive acque del mare. E, ancora ed egualmente, vi chiedo di fidarvi di me, anche se in ciò sono certo non avrete remora alcuna, quando vi dico che per quella severa, e pur affettuosa, donna non fu assolutamente semplice riuscire nel proprio intento nel confronto con le due nipotine, ove, se anche Nissa si sarebbe dimostrata più accondiscendente verso di lei, rispettosa della sua importanza e del suo ruolo come matriarca, Midda, al contrario, impegnò tutte le proprie infantili energie a tentare di difendere la propria indipendenza e la propria libertà a ogni costo, con cipiglio, dopotutto, non dissimile da quello in lei a oggi immancabilmente presente.
Per ore, e ore, e ancora ore, potrei intrattenervi raccontandovi delle fantasiose e mirabolanti avventure e disavventure della piccola, e indubbiamente pestifera, Midda in costante lotta contro il dispotismo, qual tale da lei era ritenuto, della propria maestra, ma certo di quanto voi stiate aspettando di essere resi edotti su eventi decisamente più recenti, mi accontenterò di scegliere sol tre, brevi, aneddoti relativi a quegli anni della sua vita, per non privarvi, comunque, del piacere di sorridere di tutto ciò e, ancora, per non negarvi la possibilità di apprezzare quanto, sin da allora, non molto del carisma della futura Figlia di Marr'Mahew avrebbe dovuto essere ritenuto assente.

Il primo aneddoto riguarda un vivace dialogo che, in quella stessa, prima giornata di studi, coinvolse le due antagoniste, nonna e nipotina, a partire da una tutt'altro che stupida domanda allora formulata dalla stessa pargoletta, e riprova evidente di come, seppur ancora infantile e non formata dall'istruzione e dagli anni di esperienze e di avventure che, successivamente, avrebbe fatto propri, la mente della bambina non avrebbe potuto esser ritenuta, in alcun modo e per alcuna ragione, qual pigra…

« Perché dovremmo imparare a leggere? »
« Perché attraverso la lettura potrete aprire le vostre piccole e ancor fertili menti a nozioni che i più non conoscono e neppure immaginano, concetti che vi renderanno più forti e capaci di chiunque altro. » rispose la nonna, sinceramente lieta di ritrovare, nella propria combattiva erede, una tanto lampante dimostrazione di mai sgradito acume e più che legittima curiosità.
« Quindi, dovremmo rinunciare ad andare a dar battaglia ai mostri della collinetta e sprecare il nostro tempo con te per imparare qualcosa che ci servirà unicamente allo scopo di apprendere altre inutili cose poi? » questionò la piccola, aggrottando la fronte con poca convinzione a quell'idea.
« Non porrei la questione sotto questo punto di vista… ma sì, non è del tutto errato quanto dici. » annuì l'altra, piegando appena il capo di lato, nell'osservare con interesse la nipotina e nel cercare di comprendere ove ella volesse giungere « Vedila così: il saper leggere ha la stessa utilità del saper parlare. Se tu non sapessi parlare, come potresti esprimere questa tua disapprovazione ai miei propositi? »
« Oh… beh… in molti modi. » sorrise furbescamente la piccola, socchiudendo gli occhi con l'aria di chi, probabilmente, stava già riflettendo nel merito di almeno un paio di tiri mancini da giocare alla nonna per tal scopo « Potrei, magari,… »
« Non essere impudente. » la rimproverò la donna, levando la destra a richiederle di tacere « Riformulo la questione, in maniera tale da permetterti di evitare la punizione che tanto sembri bramare con il tuo comportamento, tesorino mio. » le concesse, con riprova di incredibile pazienza « Se tu non sapessi parlare, come potresti pianificare le tue battaglie insieme a tua sorella e ai vostri amichetti? Loro non riuscirebbero a comprendere cosa tu desideri indicargli. »
« Ma in quel caso, mi basterebbe trascinarli sin davanti a un mostro e, poi, fargli vedere come prenderlo e ammazzarlo! » esclamò con entusiasmo e tenacia la bambina, non arrendendosi davanti a un simile, ipotetico ostacolo « Non serve saper parlare per combattere un nemico, »
« Tu dici?! » commentò la nonna, incrociando le braccia sotto al petto, a studiare con sincero interesse la questione nella volontà di individuare qualcosa di più di un "perché te lo dico io" qual ragione in favore dello studio, ben sapendo come, in caso contrario, non solo improponibile, ma addirittura impossibile, sarebbe stato conquistare l'interesse della monella « Peccato che, secondo me, tu sia più brava a parlare che a combattere… tanto per restare in tema. » decise di sfidarla, sorridendo sorniona.
« Nonna! » gridò indispettita, saltando in piedi imbronciata a quelle parole « Io e Nissa abbiamo sconfitto così tanti mostri che tu non puoi neppure immaginare: le nostre imprese sono già divenute leggenda, venendo cantate in tutta l'isola! » affermò con presunzione, intendendo, in effetti e addirittura, un concetto ancor più vasto di quello così espresso, ove, a quell'età, per lei il mondo intero avrebbe dovuto essere considerato racchiuso entro i limiti propri della loro quieta Licsia.
« Prova a dimostrare quanto io stia sbagliando… » replicò l'altra, chinandosi verso il suolo, piegando le ginocchia per porsi all'altezza della nipotina, e, nel contempo, alzando, poi, la propria mancina con il palmo rivolto in avanti « Ti sfido a colpire la mia mano con un pugno nel mentre in cui io cercherò di impedirtelo semplicemente parlando: se, come dici tu, "non serve saper parlare per combattere un nemico", non non dovrebbe essere difficile per te riuscirci… non credi? »

Titubante restò Midda davanti a quell'invito, non sottovalutando la figura della nonna e, in ciò, temendo che vi potesse essere qualche trucco volto a ingannarla. Tuttavia, quella mano sollevata, a sì breve distanza da sé e dal proprio piccolo pugno, non sembrava celare particolari possibilità di scherzi a proprio discapito e, per questo, ella decise di porsi in giuoco a difesa delle proprie convinzioni, ovviamente premunendosi, prima ancora di agire in suo contrasto, da possibili, negative ripercussioni a posteriori.

giovedì 21 aprile 2011

1191


« B
ambine… bambine venite qui! » le richiamò un giorno la donna, raggiungendole sulla spiaggia ove, insieme, stavano organizzando nuove e rocambolesche missioni in compagnia di un paio di propri compagni di giochi, di pochi mesi più giovani rispetto a loro e, proprio malgrado, per questa ragione completamente sottomessi ai talvolta dispotici voleri delle due sorelle.
« La nonna ci chiama… » esclamò Nissa, distraendosi dall'accurata pianificazione strategica in cui, sino a quel momento, si era impegnata accanto alla gemella.
« … e lasciala chiamare. » replicò Midda, piegando appena il capo e osservando, di sbieco, la propria abituale compagna di malefatte, in quieto rimprovero per quel momento di interruzione nel mentre in cui, con serietà, stava illustrando la necessità di espugnare una certa collinetta a sud-est del villaggio, là dove, certamente, a suo dire, erano nascosti tremendi mostri mangiatori di lucertole « Non abbiamo tempo, ora, da dedicarle, o i nostri nemici avranno tempo per organizzarsi per l'assedio e ci batteranno! »
« Midda!… Nissa!... » insistette, fermandosi a una trentina di piedi dalla loro posizione, incrociando le braccia sotto al petto e rivolgendo, in direzione delle due bambine, uno sguardo sufficientemente esplicativo di come non avrebbe gradito ribadire per una terza volta il proprio invito « Giocherete questo pomeriggio… ora abbiamo questioni più importanti alle quali pensare. »
« Non c'è nulla di più importante della sconfitta dei mostri della collinetta! » protestò, con incredibile convinzione, la piccola Midda, cercando di dimostrarsi paziente nel sopportare quell'irritante e prepotente disturbo « Non stiamo giocando: stiamo combattendo per la salvezza di tutte le lucertole della nostra isola. » tentò di argomentare, con un profondo sospiro.
« Nissa? Sei anche tu dell'opinione di tua sorella o preferisci evitare di farmi arrabbiare?! » richiese la donna, volgendo la propria attenzione alla gemella, sperando, da parte sua, una maggiore collaborazione, ove già il suo sguardo lasciava trasparire una sincera incertezza nel porsi in contrasto a un nemico sì fiero quale, comunque, sarebbe stata la loro nonna materna.
« Io… » esitò la bimba, spostando alternativamente lo sguardo fra le due alternative a lei offerte, indecisa fra l'ubbidienza ai minacciosi ordini appena ricevuti e, altresì, la fedeltà alla propria eterna complice e confidente.
« … non cedere, sorellina… » sussurrò a denti stretti l'altra, incitandola sottovoce a non abbandonarla, a non tradirla come, pur, avrebbe dovuto compiere nelle intenzioni della nonna.
« Io resto con Midda. E' mia sorella e io non l'abbandono. » dichiarò Nissa, alfine, prendendo coraggiosamente posizione accanto alla gemella, incrociando le proprie piccole braccia al petto quasi a imitazione, contraria e opposta, della postura assunta dalla stessa donna giunta innanzi a loro.
« Bene! » annuì la nonna, sorridendo con una strana luce nello sguardo « Apprezzo lo spirito di squadra… ma disapprovo totalmente ogni altra vostra decisione in mia opposizione. Volete il gioco duro? E lo avrete. » sorrise, avanzando verso di loro con passo convinto, decisa a sollevarle entrambe di peso per condurle con sé, volenti o nolenti.
« Oh… oh… » deglutì la piccola Nissa, storcendo le labbra verso il basso a quella chiara apertura delle ostilità fra di loro, scontro al quale, francamente, avrebbe preferito evitare di giungere.
« Scappiamo! » comandò Midda, certa di poter sconfiggere qualsiasi mostro mangiatore di lucertole a mani nude se fosse stato necessario, ma altrettanto sicura di non poter ancora ottenere alcun successo in contrasto alla nonna materna.

Lesto fu lo scatto delle gemelle, nel mentre in cui le loro truppe restarono immobili a osservare, non poco intimoriti, l'evolversi della situazione: ma nel mentre in cui Midda, già pronta a eludere l'offensiva avversaria, non ebbe problemi ad allontanarsi dalla minaccia su di loro imposta, Nissa, colta alla sprovvista, vide i propri piedini perdere aderenza nel confronto con il terreno sabbioso sotto di sé, lasciandola, spiacevolmente, scivolare al suolo, con un rumoroso tonfo che, non solo le procurò un bel bernoccolo in centro alla fronte, qual ovviamente scoprì solo dopo qualche ora, ma, peggio, la vide vittima inerme delle grinfie della nonna, che immediatamente si chiusero attorno a lei, senza concederle pietà alcuna.

« Presa! » esultò la donna, sollevando la piccola di peso da terra, quasi fosse un sacco di patate e nulla più.
« Midda…! » gemette la povera preda di un sì crudele attentato, nonché di un infausto destino, sbracciando e scalciando vanamente fra le braccia della nonna, e già sentendo grosse e calde lacrime riempirle gli occhi non tanto per la botta subita, quanto per l'idea di essere tanto violentemente separata dalla propria sorella, solo in presenza della quale era abituata a sentirsi completa.

Nei pochi attimi propri di quell'intero sviluppo, la futura guerriera mercenaria non aveva certamente perduto tempo, confidando, purtroppo erroneamente, nella perfetta esecuzione, anche da parte della gemella, di quell'improvvisata, e pur necessaria, tattica evasiva, al fine di non dover perdere l'intera mattinata in qualche particolare e noiosa faccenda domestica nella quale, ella riteneva, la nonna volesse ingiustamente coinvolgerle, sottraendole a impegni ben più divertenti e, soprattutto, importanti.
Quando, tuttavia, Midda si rese conto di essere sola nella propria corsa verso la libertà, udendo il lamento di Nissa, non poté evitare di arrestarsi per guardarsi alle spalle, ora incerta su come poter gestire quella situazione, purtroppo a loro apparente svantaggio. Così come, pertanto, poc'anzi l'una si era ritrovata a essere divisa fra il rispetto delle regole e la fedeltà verso la propria compagna, amica e complice, allo stesso modo fu, in tal frangente, il turno dell'altra di valutare come agire, divisa fra la possibilità di dar retta al proprio egoismo, abbandonando la povera Nissa al proprio triste fato, oppure ritornare sui propri passi, pronta a condividerne la sorte, tanto nel bene quanto nel male. E così come, poc'anzi, l'una aveva accettato di correre gli inevitabili rischi derivanti dal mantenersi solidale con la gemella, allo stesso modo fu, in tal frangente, il turno dell'altra di non deludere le aspettative, di non rinnegare il legame di sangue esistente e, in tutto ciò, di non di dichiararsi pronta a subire accanto a lei qualsiasi possibile punizione a cui la nonna le avrebbe destinate per il loro, purtroppo fallito, tentativo di ribellione.

« … non ti lascio sola, Nissa! » dichiarò la piccola, con rassegnazione nella voce, muovendosi, ora, a ripercorrere i propri passi, se pur con meno entusiasmo rispetto a quello precedentemente proprio della fuga « Non ti lascerò mai sola… » ribadì, in quella che, tutt'altro che inedita, avrebbe dovuto essere riconosciuta una reciproca promessa fra loro da sempre vincolante, a non dividere, in maniera blasfema, quanto gli dei avevano chiaramente voluto legare in maniera sì chiara, evidente, trasparente qual quella propria del renderle sorelle, gemelle e assolutamente identiche fra loro.
« Ti voglio bene… » ammise, senza imbarazzo alcuno, l'altra, ora placandosi fra le braccia della nonna, non più mossa, in tal senso, dal terrore della separazione da Midda.
« Oh, Thyres… è possibile sapere da quale ramo della famiglia avete ereditato tanto senso del tragico?! » commentò la nonna, riprendendo voce e, in tal senso, tentando di minimizzare il dramma in corso, che, da uno sguardo esterno, avrebbe potuto essere interpretato sottintendendo chissà quali orrende torture riservate a discapito delle due bambine « Questo pomeriggio potrete tornare a giocare con i vostri amici… e dare la caccia a tutti i mostri che desiderate! » ribadì il concetto già accennato in origine ed, evidentemente, del tutto ignorato dalle proprie vittime « Ma, da oggi in avanti, le vostre mattine le trascorrerete con me a imparare qualcosa di molto importante… qualcosa per il quale, quando sarete più grandi, mi ringrazierete e mi ricorderete con nostalgia. »

E per quanto, in quel particolare frangente reso ancor più grave e spiacevole dalla sconfitta subita, le gemelle non poterono evitare di ritenere estremamente improbabile l'idea che la rinuncia a metà delle proprie giornate sino ad allora solamente dominate dai giochi, da quella mattina e per molto tempo a seguire, potesse essere ragione di gratitudine da parte loro in direzione della figura della nonna materna, in maniera ben diversa dovette essere effettivamente e successivamente rivalutata quella sua crudeltà nei loro riguardi, quando entrambe iniziarono a godere dei sempre troppo sottovalutati frutti derivanti dall'abilità di saper leggere, scrivere e far di calcolo.

mercoledì 20 aprile 2011

1190


P
robabilmente, mai parole erano state prima, né vennero successivamente, pronunciate in maniera sì profetica al pari di quelle in tal modo scandite nell’imporre quel nome dal giovane, e allora emozionato, Nivre, già orgoglioso padre della propria piccola Midda e, parimenti, di Nissa, sua sorella, permettendogli di ben delineare, in una semplice e perfetta composizione di due sillabe, quella che sarebbe stata caratteristica fondamentale che avrebbe reso meravigliosamente unica colei che, già trent’anni dopo, sarebbe stata protagonista di molteplici canti e ballate, cronache meravigliose e leggendarie, tali da farla entrare nel Mito quand’ancora non appartenente neppure alla Storia remota.
Al di là di quanto, in verità, sempre incredibili e spesso folli abbiano da esser giudicate le sue gesta, la donna che oggi siamo soliti ricordare con l’interessante e altisonante appellativo di Figlia di Marr’Mahew, dea della guerra propria appartenente al pantheon di alcune isole a ponente di Kofreya, non ha mai fondato la propria vita, né ha mai basato alcuna delle proprie avventure, su un impeto istintivo e disordinato, sull’emozione di un momento, comportamento in conseguenza del quale, se così fosse stato, ella avrebbe già perduto in innumerevoli occasioni ogni speranza rivolta al domani. Non diversamente dalla naturale sensazione derivante in chiunque nel confronto con il colore predominante nel suo sguardo, nei suoi occhi, un azzurro tanto chiaro da poter essere approssimabile unicamente al ghiaccio, ella si è, infatti, sempre riservata occasione di affrontare con freddo, gelido distacco ogni avversario, ogni sfida, ogni pericolo con il quale si è ritrovata a confronto, non lasciandosi mai dominare dalle proprie emozioni, dai propri sentimenti, dall’ira o, altresì, dal timore che pur avrebbero potuto umanamente esserle proprie in contrasto a nemici dimostratisi troppo crudeli o troppo potenti per ritenere di poter competere adeguatamente con loro, nella consapevolezza di quanto né rabbia, né paura avrebbero giocato a suo favore, a suo supporto, così come, talvolta, scioccamente ritenuto dai più. E proprio a negazione di ogni possibilità in tal senso, ella si è sempre impegnata in quel suo, ormai ritenuto consueto e abituale, comportamento beffardo e ironico, tanto in opposizione a comuni guerrieri e tagliagole quanto a potenti stregoni e mostri, tanto nel cuore di un sanguinario campo di battaglia su un fronte di guerra quanto nelle profondità recondite e dimenticate di una cripta maledetta, tale da permetterle di affrontare anche il nemico dai più ritenuto immortale qual semplice esercizio di stile: non sottovalutando la sfida a lei proposta, ma, in ciò, proibendosi di sopravvalutarla; non sovrastimando le proprie energie, le proprie possibilità, ma, in ciò, vietandosi di sottostimarle.
La misura, e, a maggior ragione, la perfetta misura, in tutto ciò, come ben comprenderete e presto meglio scoprirete, ha quindi ed effettivamente sempre caratterizzato la vita della donna, sin da prima di divenire la leggenda vivente che è oggi, sin da prima, addirittura, di divenire mercenaria, quand’ancora semplice marinaia, giovane sicuramente e pur già contraddistinta dallo stesso spirito per lei oggi ancor proprio.
Non so quanto possa interessarvi, essendo questa di Midda Bontor, e non di Nissa Bontor, la storia, ma sappiate che, al di là di ogni propria remora, di ogni proprio timore, Nivre, gioiosamente chino accanto a sua moglie Mera e alle sue due neonate gemelle, non ebbe difficoltà alcuna a individuare il nome anche della seconda piccola, quella della quale, sino a quel momento, di alcuna attenzione era riuscito a essere partecipe. Con intento non meno sincero e benaugurante rispetto a quello già rivolto in direzione di Midda, l’uomo impose allora il nome di Nissa, che significa “vittoria”, all’altra bambina, sperando che sol in tal direzione sarebbe potuta essere allora impostata la vita della medesima e il suo futuro, trionfo in contrasto a ogni avversità e a ogni proprio nemico. E se, a posteriori, la scelta compiuta nel confronto dell’una ebbe e ancora ha da giudicarsi qual assolutamente appropriata, anche per l’altra simile benedizione non ha mancato, a oggi, di dimostrare profetica intuizione, purtroppo per la stessa eroina protagonista della storia della quale vi sto rendendo edotti spettatori.
Al di là di quanto, in effetti, possa esser comune pensiero, soprattutto nel confronto con le innumerevoli imprese compiute, la vittoria, nel suo senso più pieno e completo, non ha caratterizzato la quotidianità di Midda così come, suo malgrado, ha altresì segnato quella di sua sorella Nissa anche in proprio stesso contrasto, come, prima della conclusione del mio racconto, avrete tutti modo di scoprire.
Ma, ora, perdonatemi e permettetemi di proseguire con ordine nella cronaca degli eventi di quegli anni lontani, ove, per quanto appassionanti possano essere giudicati gli scontri fra Midda e Nissa, argomenti di tutt’altro che comune e pubblico dominio, è utile, ai fini di una migliore comprensione su quanto avvenne, non giungere, in maniera troppo precipitosa, alla conclusione, saltando ogni sviluppo centrale. Rammentate, pertanto, l’importanza del significato dei nomi delle due bambine per il loro, rispettivo, futuro, ricordate come Midda, la misura, ebbe a conquistarsi, in grazia di un solo sguardo, il proprio, e come invece Nissa, la vittoria, più quieta se non, addirittura, indifferente, ricevette il proprio, e, sull’onda delle mie parole, facciamo ritorno alla loro infanzia e, più propriamente, al loro quarto anno…

Nulla nella quotidianità propria dei loro primi tre anni di vita, per Midda e per Nissa, ebbe ragione di differenziarle in maniera particolare e originale rispetto ad altri figli e figlie di Licsia o delle isole vicine, o, più in generale, ad altri figli e figlie del mare.
Le due bambine, nell’amore della loro madre e, ancor più, del loro padre, crebbero sane e vivaci. Entrambe impararono a nuotare ancor prima di apprendere in che modo potersi sorreggere sulle proprie gambette, guizzando fra le onde di quelle stesse acque tanto temute da noi, abitanti della terraferma, con la stessa grazia e la stessa naturalezza di due pesci, e maturando confidenza con quella divinità dai più considerata inavvicinabile e crudele, e pur, per loro e per tutti i loro fratelli e sorelle, ritenuta fonte di nutrimento e di protezione, dalla quale non sottrarsi, non ritrarsi, e per la quale provare solo amore e rispetto. Entrambe scoprirono anche, ovviamente e pur successivamente, come muoversi al di fuori dell’ambiente marino, prima con piccoli passetti incerti, e inevitabili ruzzoloni al suolo, e poi con sempre più sicurezza, arrivando a correre, saltare, rotolare e arrampicarsi al pari di qualsiasi bambino in ogni parte del mondo. Ed entrambe si impadronirono, ancora, di un sempre più corretto e completo uso del verbo, del linguaggio orale, all’inizio con immancabili e semplici concetti come “mamma” e “papà”, per poi, produrre frasi sempre più complesse, a permettere la comprensione, ai propri genitori e ai propri parenti delle proprie infantili necessità oltre, ovviamente, a riservarsi l’immancabile necessità di intendimento sulle loro istruzioni, nella distinzione fra il bene e il male, fra il giusto e lo sbagliato a cui ogni bambino, da sempre, ha da essere destinato da parte dei propri cari per la propria stessa sopravvivenza. In tutto ciò e, soprattutto, in riferimento a quest’ultimo aspetto, al pari di ogni pargolo anche Midda e Nissa non mancarono di ostentare una certa ritrosia nei confronti del rispetto delle regole, tentando puntualmente e immancabilmente, a ogni possibilità, di scoprire nuovi modi entro i quali eludere i divieti loro imposti e procedere, comunque, per la propria strada, per il proprio cammino di vita: tentativi, i loro, che, sempre al pari di ogni pargolo, non poterono che incorrere nelle sanzioni loro imposte dagli stessi genitori, punizioni che, pur ufficialmente presentate quali loro addotte per il loro stesso bene, per la loro salute, non convinsero mai né l’una, né l’altra.
Raggiunto il quarto anno di vita, pertanto, secondo i comuni e consueti ritmi propri di qualunque figlio o figlia del mare, apprendendo ed esplorando ogni realtà per loro considerata nuova e originale, accumulando esperienze ritenute puntualmente quali proprie ed estranee a ogni altro essere vivente, salvo, ovviamente e inevitabilmente, essere sostanzialmente le stesse già sperimentate da qualsiasi altro loro coetaneo, e, ancora, dai loro stessi genitori alla loro medesima età, a Midda e Nissa venne tuttavia concessa, per la prima, concreta e importante volta, la possibilità di inoltrarsi in un un’avventura meno comune, meno diffusa, e tutt’altro che scontata, che garantì loro un’occasione mancata, in effetti, persino a loro padre, così come alla maggior parte dei loro parenti. Tale avventura, che in un primo istante non riuscì, sostanzialmente, ad attrarre il loro interesse al pari dell’idea di poter andare a pesca insieme al padre, agli zii e al nonno loro genitore, o, più semplicemente, di poter trascorrere le proprie giornate correndo libere per ogni angolo della quieta Licsia, nell’impossibilità per due bambine quali loro di comprenderne l’importanza o il valore, venne loro tuttavia imposta per volontà della loro sempre severa, e sempre pur affettuosa, nonna materna, la quale, con l’ovvio benestare della figlia, già personalmente passata per quello stesso percorso di vita a tempo debito, cercò di assicurarsi che le sue due splendide nipoti potessero crescere meno “disgraziate” rispetto al sempre osteggiato, e pur affettuosamente apprezzato, genero.