11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 30 novembre 2019

3110


« Buonasera a lei, accusatore Zafral. » ricambiò questi il saluto, accennando un quieto sorriso nei riguardi del proprio interlocutore.

Nel mondo dal quale Midda e Be’Sihl provenivano, esistevano fondamentalmente due categorie di generali: quelli che, nella battaglia, occupavano la prima linea, al centro dei propri uomini, per ispirarli e condurli alla vittoria, o alla morte; e quelli che, in effetti, alla battaglia neppure giungevano, restandosene a quieta distanza, chiusi in qualche tenda, nel migliore dei casi, se non, addirittura, in qualche palazzo, a prendere decisioni nel merito della sorte dei propri uomini senza avere la benché minima idea di quale faccia questi avrebbero mai potuto riservarsi occasione di avere, né, tantomeno, concedendosi il benché minimo cruccio a tal riguardo.
Ovviamente, dal punto di vista proprio di un’ex-mercenaria, e di una frequentatrice di molti campi di battaglia, Midda non avrebbe potuto ovviare a preferire, umanamente, la prima tipologia di generali: coloro i quali dei propri uomini non soltanto conoscevano alla perfezione volti e nomi, ma anche vite e famiglie, e che a confronto con quelle famiglie mai sarebbero voluti ritornare vivi a comunicare la perdita dei loro cari. Ineluttabilmente, però, al di là delle preferenze proprie della donna guerriero, anche nel loro mondo natale ben pochi avrebbero avuto a doversi riconoscere i generali appartenenti a tale categoria, laddove, purtroppo, la maggior parte avrebbe avuto a collocarsi nella seconda tipologia, e in quella tipologia che, per più che comprensibili ragioni, avrebbe avuto a vedersi attribuire un’aspettativa di vita sicuramente più lunga rispetto alla prima.
In un tale dualismo di fondo, e nel confronto con lo straordinario progresso tecnologico proprio di mondi come Loicare, estremamente facile sarebbe stato per la donna guerriero, e per colei che della stessa dea della guerra, quindici anni prima, era stata indicata qual figlia, con il soprannome di Figlia di Marr’Mahew, equivocare l’immagine offerta da quell’uomo qual, probabilmente, neppure appartenente alla classe propria dei generali, apparendo piuttosto e tutt’al più qual un burocrate, e un burocrate che, della guerra, avrebbe avuto soltanto un’idea distorta e ben poco ricollegabile alla realtà. Ma, se ella realmente avesse agito in tal senso, avrebbe commesso un errore madornale, giacché, per quanto paradossale tutto ciò potesse apparire, sino a prima della propria elezione a Sovrintendente, quell’uomo, quell’ex-generale, avrebbe avuto a potersi altresì collocare nella prima categoria… seppur, ovviamente, rivista e riadattata ai canoni locali.
Hason Tergel, attuale Sovrintendente alla Guerra dell’omni-governo di Loicare e, prima ancora, uno fra i più importanti generali di quella straordinaria Flotta, di quell’esercito smisurato che, in quell’angolo di galassia, e non soltanto, aveva imposto il proprio predominio, e il proprio predominio quasi assoluto, non avrebbe avuto a dover essere infatti frainteso qual un uomo estraneo all’azione, né, tantomeno, uno di quei generali abituati a mandare a morire i propri uomini mantenendosi a quieta distanza da essi, tanto a livello fisico, quanto a livello psicologico. Al contrario, egli avrebbe avuto a poter vantare di essere sempre stato accanto alla prima linea, nella volontà di seguire la sorte dei propri uomini, qualunque essa sarebbe mai stata. Così, a partire dai due conflitti umano-ofidiani, di circa quattro e cinque lustri prima, passando per la guerra dei due soli di Jorah, e giungendo, in buona sostanza, a qualunque altro conflitto di inferiore importanza, Hanson Tergel avrebbe avuto a doversi riconoscere qual lì presente, e lì presente a capo dei propri uomini, prima ovviamente con gradi inferiori, poi sempre più in alto nella scala gerarchica, e lì presente nella volontà di condividere qualunque destino dei propri uomini, fosse questo stato di trionfante vittoria, quanto di letale sconfitta. E solo l’elezione a Sovrintendente, invero, lo aveva quindi allontanato, seppur di poco, da quell’elemento nel quale avrebbe potuto vantare non minor confidenza rispetto alla stessa Figlia di Marr’Mahew, per quanto, pur, con storie estremamente diverse.
Nel merito del passato di Tergel, ovviamente, Midda e Be’Sihl avrebbero avuto a doversi considerare perfettamente informati. Anche se, nel porsi allor visivamente a confronto con lo stesso, ben difficile sarebbe stato per loro riuscire a credere a ciò, ritrovandosi innanzi non a un burbero uomo metaforicamente scolpito con grossolani colpi d’accetta, segnato dalla guerra e dalla guerra mai avendo avuto occasione utile di liberarsi, ma a una persona apparentemente pacifica, inoffensiva… e, probabilmente, proprio per questo, decisamente più pericolosa di quanto non avrebbe potuto lasciar intendere d’essere.

« Posso avere il piacere di presentarle due miei carissimi amici, Sovrintendente? » si propose l’accusatore, ripetendo in buona sostanza il copione già recitato con Lyn Doler « I coniugi Burr e Rawn Dragde. » introdusse allora la coppia, facendosi appena da parte per permettere un miglior confronto visivo fra le parti, in assenza della propria voluminosa presenza al centro.

E se, come già pocanzi, anche in questo caso, a imitazione del formalismo posto in essere da Pitra, tanto Be’Sihl, quanto e ancor più Midda, limitarono ogni propria azione a un semplice inchino, l’ex-generale non poté ovviare a osservare con interesse le due persone lì introdotte alla sua attenzione, e quelle due persone che, da ex-militare, non poté ovviare a riconoscere avessero a celare in sé molto più di quanto non desiderassero allor palesare.

« Onorato di fare la vostra conoscenza. » sancì egli, ancora con un sorriso quieto e tranquillo, benché il suo sguardo, pur sempre mistificato dietro a un’apparenza docile, del tutto inoffensiva, ebbe a dimostrare uno scintillio di vivace curiosità innanzi a quella coppia e, probabilmente e maggiormente, innanzi alla donna guerriero.

Ben riconoscendo la curiosità celata dietro a quello sguardo, e quella curiosità che, allora, troppo facilmente avrebbe potuto ricondursi all’immagine propria di Anmel, testimoniando la sua presenza dietro a quelle sembianze sì innocenti e pur, obiettivamente, contraddistinte da uno smisurato potere; Midda non poté mancare di intervenire, allora, in maniera più incisiva rispetto a quanto non si fosse riservata opportunità a confronto con la Sovrintendente alla Giustizia, decidendo di cogliere l’occasione per rivolgersi direttamente al proprio interlocutore approfittando di quel momento di presentazioni…

« L’onore è tutto nostro, Sovrintendente. » replicò quindi la donna, accennando ancora un lieve inchino, ora solo del proprio capo, a evidenziare quella propria posizione di rispettosa riverenza al suo cospetto « Non capita tutti i giorni di ritrovarsi al cospetto di un eroe di guerra suo pari. »
« Nella guerra non esistono eroi: solo vincitori e vinti. E a discriminare l’appartenenza agli uni o agli altri è, sovente, solo una questione di fortuna ancor prima che di merito… » minimizzò l’uomo, scuotendo appena il capo ed escludendo, in ciò, il riconoscimento celebrativo che ella stava rivolgendo a proprio medesimo riguardo « Tuttavia, non credo che vi sia alcun bisogno che io abbia a spiegarvi ciò. » puntualizzò subito dopo, aggrottando appena la fronte « A guardarvi, non avete proprio né l’aspetto, né il portamento di due persone estranee alla guerra. Anzi… »

Un muscolo, sul collo di Pitra, ebbe a tendersi violentemente a quell’affermazione, nel duale timore di due possibilità fra loro contrapposte e, ciò non di meno, egualmente negative: la possibilità che la loro missione avesse già avuto successo, e che la loro antagonista fosse allor celata entro le sembianze del Sovrintendente alla Guerra, in termini tali da rendere qualunque azione a suo discapito decisamente più complicata di quanto mai avrebbe potuto essere ipotizzata; e la possibilità che la loro missione non avrebbe avuto alcuna speranza di concludersi, là dove il camuffamento di Midda non si fosse dimostrato sufficiente a ingannare l’esperienza di un veterano, e di un veterano della guerra che, in lei, troppo facilmente avrebbe potuto riconoscere, pur celato dietro a tanto trucco e ad abiti eleganti, lo spirito guerriero lì comunque presente.

venerdì 29 novembre 2019

3109


A ovviare al rischio di ogni qual genere di stretta di mano con la Sovrintendente, Midda, così invitata a farsi avanti, scelse di imitare quietamente il gesto già reso proprio dallo stesso Pitra, limitando il proprio saluto a un formale inchino innanzi alla donna dell’omni-governo, in termini utili a ovviare ad altre soluzioni creative, simili a quella già posta in essere con Nikta e i suoi ospiti. Un gesto, quello già proprio dell’accusatore e così estesosi anche alla donna guerriero, che ovviamente Be’Sihl non mancò di imitare a sua volta, non volendo certamente risultare l’unica anomalia in tale frangente…

« Sovrintendente. » salutò quindi l’uomo, con un lieve sorriso, e un sorriso pur animato dalla consapevolezza di quanto, innanzi a loro, avrebbe potuto allor essere celata la loro antagonista, la loro avversaria, Anmel Mal Toise, e, in ciò, ove ciò fosse effettivamente stato, quel momento avrebbe potuto rivelarsi essere l’ultimo momento quieto prima di qualche sviluppo estremamente negativo.
« E’ un onore conoscerla. » sembrò quasi volerlo completare la donna guerriero, animata, in tale frangente, dalla medesima consapevolezza e da quella consapevolezza che, da lì in avanti, avrebbe necessariamente caricato di crescente tensione emotiva quell’ipoteticamente rilassante intervallo.

Tanto Be’Sihl, quanto Midda, dopotutto, erano ben consapevoli del fatto che, nel momento stesso in cui fossero giunti innanzi ad Anmel Mal Toise, ella non avrebbe avuto alcuna difficoltà a riconoscerli, al di là degli abiti indossati, al di là dei cortissimi capelli ora propri dello shar’tiagho in contrapposizione alla cascata di treccine che, in passato e da sempre, lo avevano contraddistinto, e al di là di ogni trucco estetico proprio dell’ex-mercenaria: illudersi, del resto, del contrario, altro non avrebbe equivalso che a dimostrarsi incredibilmente sprovveduti, e sprovveduti nella misura utile, allora, a meritare qualunque sgradevole destino la loro antagonista avrebbe potuto avere in serbo per loro. Essi, tuttavia, non erano degli sprovveduti e, al contrario, e in buona sostanza, quel momento di ricercato confronto con potenziali ospiti dello spirito dell’Oscura Mietitrice, altro non avrebbe avuto a dover essere interpretato se non qual tentativo, per l’appunto, di offrire alla stessa regina l’occasione di riconoscerli, e di riconoscerli quali lì presenti, in quella serata di gala, in sua aperta disfida, per così come, altrimenti, non avrebbe potuto essere interpretata la loro presenza lì, a quel particolare evento: una sfida che, quindi, ella avrebbe allor avuto probabilmente ad accogliere e che, in ciò, avrebbe necessariamente dimostrato, speranzosamente addirittura nell’immediato, dietro a quale volto avesse lì a nascondersi la loro antagonista, la loro avversaria.

« Immagino che sia stato Pitra a chiedervi di essere così solenni nei miei confronti… » sospirò la Sovrintendente, scuotendo appena il capo e gettando uno sguardo sconfortato nei riguardi dell’accusatore, arrendendosi all’evidenza di quanto, in un modo o nell’altro, fosse egli ad averla vinta « E’ comunque un piacere conoscere degli amici di Pitra… e, soprattutto, sapere che questo ragazzone ha anche una vita al di fuori del proprio lavoro: so che non dovrei avere a lamentarmi per questo, ma è sempre così serio e concentrato nella propria attività da magistrato che, francamente, risulta difficile riuscire a immaginare che sia in grado di vivere anche qualcos’altro al di fuori di ciò. »
« E’ comunque il motivo per cui risulta essere uno fra i migliori accusatori di tutta Loicare. » minimizzò Be’Sihl, gettando uno sguardo di compiaciuto orgoglio nei riguardi del proprio “caro, vecchio amico”, e, in effetti, non potendo altresì che condividere le perplessità proprie del suo capo, non essendo mai riuscito a immaginare, in verità, Pitra al di fuori del proprio ruolo di accusatore e, nel conoscerlo meglio, nel ritrovarsi a sospettare quanto anch’egli, probabilmente, avrebbe avuto a riservarsi serie difficoltà in tal senso, eccessivamente dedito al proprio lavoro, a quella che, per lui, altro non avrebbe avuto a dover essere intesa se non qual una missione di vita, in termini tali per cui, al di fuori di essa, ben poco spazio avrebbe avuto a restare per il resto della sua vita stessa.
« Sicuramente! » confermò l’altra, annuendo con quieta convinzione innanzi a tale affermazione, e a tale indiscutibile verità « Bene… » sorrise, passando con lo sguardo da Be’Sihl a Midda e, poi, ancora, tornando a Pitra « … è stato un piacere rivederti Pitra, ed è stato un piacere conoscere i tuoi amici. » concluse, nella necessità di prendere allor commiato da loro, fosse anche e soltanto per rivolgere la propria attenzione alle altre persone che, in fila dietro di loro, stavano aspettando il proprio turno per incontrarla « E non posso che augurarvi un piacevole proseguimento di serata! »
« A lei, Sovrintendente! » salutò l’accusatore, accennando, in ciò, a riprendere il proprio cammino.
« Buona serata… » sorrisero, quasi all’unisono, i due “coniugi”, nel seguire il loro anfitrione.

La prima, potenziale ospite di Anmel, in ciò, era stata incontrata.
E per quanto i tre non potessero lì permettersi la possibilità di confrontarsi apertamente nel merito dei propri personali giudizi a tal riguardo, nessuno fra loro avrebbe avuto a doversi fraintendere qual particolarmente convinto dell’eventualità che quella donna avesse a dover nascondere la loro antagonista, la loro avversaria: l’attenzione rivolta a Be’Sihl e, ancor più, a Midda, infatti, era stata sì effimera, sì banale, da doversi riconoscere, a tutti gli effetti, qual un mero tributo formale in favore degli amici del proprio accusatore, senza, in tal senso, avere a ritrovarsi contraddistinta dal benché minimo interesse nei loro riguardi, nella misura probabilmente propria da essersi persino già dimenticata del loro cognome. Ma se pur eccessivamente forzato sarebbe stato per loro avere occasione di incontrare immediatamente Anmel, e di ritrovarla, per puro caso, proprio all’interno della diretta responsabile dell’operato di Pitra Zafral, in termini che sarebbero risultati allora a dir poco scontati; quel primo, proverbiale, buco nell’acqua non ebbe ad appagarli, nella consapevolezza di aver perduto tempo prezioso in quello scambio di battute senza che ciò potesse condurli, effettivamente, a qualche risultato.
In verità, comunque, non completamente inutile avrebbe avuto a doversi intendere quell’incontro, là dove, in grazia a quello scambio di battute, Pitra aveva avuto occasione di scoprire qualcosa di più nel merito del periodo nel quale egli era stato costretto alla clandestinità, nel mentre in cui quella creatura mutaforma nel aveva preso le sembianze e il posto all’interno della propria stessa vita. Informazione che, nelle successive conversazioni, sarebbe stata sicuramente utile da ricordare, là dove altri, in tal senso, avrebbero potuto riservarsi dubbi e curiosità nel merito di quella prolungata assenza da parte dell’accusatore all’interno del panorama proprio di Loicare.
A di là di ogni possibile perdita di tempo, qual avrebbe ingenerosamente potuto essere definita quella lì appena occorsa, avendo tuttavia ormai raggiunto il ridotto, e, soprattutto, la folla di ospiti del teatro lì così ammassata, sufficientemente semplice per il colossale accusatore fu individuare un secondo, possibile, obiettivo per la loro missione, e per quella missione volta a rintracciare la loro bieca antagonista. Motivo per il quale, lasciata la Sovrintendente alla Giustizia, Midda e Be’Sihl non ebbero a spendere troppi passi prima di ritrovarsi a essere nuovamente introdotti dal loro anfitrione a un altro volto potenzialmente estraneo, se soltanto, per l’appunto, non fossero già stati adeguatamente istruiti nel merito dell’identità di tutti i loro potenziali obiettivi della serata, ossia di tutti i membri dell’omni-governo, in termini tali da non avere esitazione a riconoscere, nel canuto sessantenne innanzi a loro, dall’aria incredibilmente innocua se non, addirittura, simpatica, uno fra i più potenti Sovrintendenti di Loicare, il settore di competenza del quale avrebbe avuto a doversi necessariamente indicare qual uno dei più complessi all’interno dell’interno omni-governo: la Guerra.

« Sovrintendente Tergel! » lo salutò Pitra, giungendo innanzi a quell’uomo e lì arrestando i propri passi, con atteggiamento spontaneamente marziale e che, pur, al cospetto di quella particolare figura, non ebbe che a risultare ancor più marcatamente tale « Buonasera. » lo omaggiò, chinandosi appena come già aveva compiuto davanti a Lyn Doler.

giovedì 28 novembre 2019

3108


Se Midda e Be’Sihl avessero dovuto basare la propria idea mentale dell’intero sistema giudiziario di Loicare sull’immagine propria offerta dall’accusatore Pitra Zafral, quanto sarebbe allor venuto fuori avrebbe avuto necessariamente la forma e le proporzioni di un qualcosa di enorme, severo e implacabile, un boia probabilmente, un impietoso carnefice pronto a esprimere la propria netta condanna nel confronto con qualunque violazione della legge, senza possibilità di attenuante o di appello. Se, altresì, a fungere da unità di misura avesse avuto a dover essere presa qual riferimento all’accusatrice Casta Nikta, in un giudizio di puro gusto estetico, la questione sarebbe necessariamente risultata meno minacciosa, forse più simile a quella di un’amica saggia, equilibrata nei propri giudizi e nelle proprie scelte, e alla quale avere allor a rivolgersi nella necessità di misurare la correttezza delle proprie decisioni. Due visioni quindi fra loro estremamente dissimili, per un’unica realtà, che, nel proprio dualismo avrebbero lasciato intendere quant’ancora molte altre sfaccettature di quello stesso sistema giudiziario avrebbero avuto a dover essere prese in considerazione, non avendo a considerare un singolo accusatore qual espressione di tutto l’insieme, quanto e piuttosto della propria personale interpretazione del proprio ruolo, e di quel ruolo comunque speranzosamente svolto da tutti sempre e solo al pieno delle proprie capacità.
Se, tuttavia, Midda e Be’Sihl avessero dovuto basare la propria idea mentale dell’intero sistema giudiziario di Loicare sull’immagine propria offerta dalla Sovrintendente alla Giustizia dell’omni-governo stesso, Lyn Doler, quanto sarebbe allor venuto fuori altro non sarebbe stato che nella forma e nelle proporzioni di una simpatica zia, un po’ attempata, decisa soltanto a vivere in maniera più serena possibile la sua vita, ed, egualmente, a lasciar vivere in maniera più serena possibile la vita a chiunque attorno a lei, in un principio universale non di indifferenza verso il prossimo, quanto e piuttosto di assoluto rispetto per il prossimo, nel garantire a chiunque quella libertà di decidere il meglio per se sino a quando, quantomeno, ciò non fosse andato a imporre disturbo a qualcun altro. E, a margine di tutto ciò, quasi paradossale sarebbe stato avere a intendere quella donna minuta e di bassa statura, inferiore persino alla già tutt’altro che vertiginosa Midda, qual il “capo” di Pitra Zafral, per così come egli l’aveva, forse poco elegantemente, indicata, per quanto, appunto, altro non avrebbe avuto a dover essere intesa se non in tal maniera…

« Sovrintendente Doler. » salutò quindi Pitra, giungendo innanzi a quella donnina di poco più grande di un suo braccio o di una sua gamba, accennando addirittura un lieve inchino, in segno di rispetto per il ruolo da lei ricoperto, e per quel ruolo che pur egli non le avrebbe mai invidiato « Buonasera! » soggiunse, a completare in tal modo il proprio omaggio « Spero veramente che lei stia avendo occasione di godere di questa  bella serata. »
« Pitra… quanti formalismi. » sorrise la donna, non potendo di certo ignorare l’enorme colosso venutosi a parare innanzi a lei, né, tantomeno, avendo ragioni tali da poterlo voler ignorare, nel rappresentare egli, comunque, una delle proprie migliori risorse « Buonasera a te! » ricambiò il saluto, facendo cenno con la mano di ovviare a tante cerimonie, a confronto con le quali avrebbe avuto quieta ragione di sentirsi in imbarazzo « Ti ringrazio… e sì, sto proprio godendomi la serata: il maestro Ricuti è indubbiamente uno dei migliori direttori d’orchestra di tutti i tempi e, in ciò, nulla, oggi, potrebbe essere meno che perfetto. » sancì, con apprezzamento generoso e, pur, sicuramente sincero, nel ritrovarsi espresso in favore di chi, comunque, lì non presente per poter godere di una tale celebrazione « E tu, piuttosto, come stai? Ti sei ripreso oppure sei ancora convalescente…?! Devo ammettere che sono rimasta davvero sorpresa, e un po’ preoccupata, per questo tuo lungo periodo di malattia, nel considerare quanto, in tutta la tua carriera, tu non sia mai stato assente neppure per una singola ora… »

E se pur quell’interrogativo non poté che sorprendere l’accusatore, ignaro di essere stato assente per un “lungo periodo di malattia”, egli riuscì a dimostrare sufficiente autocontrollo e prontezza mentale per non tradirsi, e, soprattutto, per non tradire quanto, evidentemente, doveva essere stata la versione ufficiale offerta dal mutaforma per giustificare il proprio lungo, lunghissimo viaggio attraverso la galassia sulle tracce di Midda Bontor e dei suoi compagni. Una versione a confronto con la quale, allora e fortunatamente, la Sovrintendente avrebbe avuto a potersi riconoscere estranea a qualunque possibile sospetto di controllo da parte di Anmel Mal Toise, giacché, in caso contrario, non avrebbe avuto ragione alcuna di vedersi destinare una tale menzogna, avendo il mutaforma stesso a riferirsi, nel proprio operato, a nessun altro se non alla stessa Anmel…
… ciò, ovviamente, escludendo che tutto quello non avesse a doversi intendere un sofisticato trucco posto in essere dalla medesima Anmel, effettivamente celata dietro le fattezze proprie della Sovrintendente, per giustificare in maniera pubblica l’operato del proprio accusatore senza, in ciò, promuovere eccessivamente quanto allor altresì accaduto.
Difficile sarebbe stato, allor, per lo stesso Pitra Zafral discriminare la situazione. Ma, ciò non di meno, e a scanso di ogni equivoco, egli mantenne la menzogna già proposta dal mutaforma quand’ancora quest’ultimo gli aveva rubato l’identità, non sollevando alcuna possibilità di dubbio nel merito di quanto accaduto in quegli ultimi mesi.

« Fortunatamente dovrei essermi ripreso. » annuì, accennando un leggero sorriso, volutamente poco convinto, a sottolineare quanto, probabilmente, l’altra non avrebbe avuto a doversi attendere di vederlo tornare immediatamente operativo, dopo quanto accaduto « Spero, nel giro di qualche giorno ancora, una settimana al più, di porre finalmente la parola fine a questa spiacevole parentesi, tornando alla mia consueta vita quotidiana. »
« Accidenti! » esclamò l’altra, aggrottando appena la fronte « Non che io voglia mancarti di rispetto, Pitra, apparendo eccessivamente curiosa nel merito della questione… ma… che cosa ti è venuto per costringerti a un periodo di malattia così lungo…?! » domandò, dopo un momento di esitazione, e un momento di esitazione nel corso del quale quella donna si ebbe a ritrovare, chiaramente, combattuta fra il rispetto della riservatezza propria dell’accusatore e la volontà di dimostrarsi comunque interessata alla sua salute e, in questo, al problema che, per così lungo tempo, lo aveva tenuto lontano da tutto e da tutti.

E Pitra, tutt’altro che confidente con il tema, avendo sempre goduto, per l’appunto, di una salute eccezionale, quasi avesse proibito al proprio corpo la possibilità di ammalarsi con la stessa severità con la quale avrebbe avuto a doversi comunemente riconoscere solito affrontare qualunque violazione della legge, si ritrovò per un istante in reale difficoltà nel confronto con tanta insistenza, e con quell’insistenza che, personalmente, ebbe a riconoscere qual evidenza della sincerità degli intenti della propria interlocutrice, non sapendo cosa poterle dire che potesse risultare quantomeno credibile e, soprattutto, non contestabile.
Quella sua incertezza, e quella sua palese incertezza,  tuttavia, non passò inosservata alla Sovrintendente, la quale, subito pentendosi della propria mancanza di discrezione, ebbe a sollevare la destra e a far segno di lasciare perdere, non reputando di alcuna effettiva importanza quella risposta.

« Perdonami, Pitra. » scosse il capo ella, accennando un nuovo sorriso « Nella mia insistenza sembra quasi che io non abbia a volermi fidare di uno fra i migliori accusatori di tutta Loicare. » si rimproverò, definendo chiusa, in tal maniera la questione « Ti lascio alla tua serata e ai tuoi ospiti… » accennò poi, offrendo così riferimento a Midda e Be’Sihl, alle sue spalle e chiaramente in sua attesa.
« Mi scusi… non vi ho neppure presentati. » si affrettò l’altro a correggersi, facendosi allora lievemente da parte per permettere una migliore visuale reciproca agli interessati « Sovrintendente Doler… le presento i coniugi Dragde, miei carissimi amici di vecchia data. Burr, Rawn… permettetemi di presentarvi la Sovrintendente alla Giustizia dell’omni-governo di Loicare, Lyn Doler! »

mercoledì 27 novembre 2019

3107


Nel confronto con la necessità di controllo di un vasto domino interplanetario, l’omni-governo di Loicare avrebbe avuto a dover essere riconosciuto, invero, decisamente più contenuto nella propria formazione rispetto a quanto mai ci si sarebbe potuti attendere, e a quanto mai, in particolare, Midda o Be’Sihl avrebbero mai potuto attendersi. Provenendo da un mondo estremamente frammentato nella propria composizione politica, con tre grandi continenti, una miriade di regni autonomi e sovente in conflitto gli uni con gli altri, e, ancora, all’interno di tali stessi regni, provincie feudali soventi sì indipendenti le une dalle altre da risultare prossime alla sostanza di un’ulteriore frammentazione; l’idea che non soltanto un pianeta, ma, addirittura, molteplici sistemi stellari potessero fare capo a un’unica autorità centrale, e, nella fattispecie, l’autorità dell’omni-governo, non avrebbe potuto ovviare a disorientare i due, suggerendo un livello di potere, un livello di controllo, estraneo a qualunque possibilità di concreta comprensione.
All’atto pratico, comunque, e per come Pitra Zafral aveva avuto ben occasione di spiegare loro, anche l’omni-governo non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual sì onnisciente né, tantomeno, onnipresente, da potersi permettere di agire in solitudine, ragione per la quale, se pur quella sera, lì presenti, avrebbero avuto a dover essere riconosciuti quasi tutti i membri più autorevoli dell’omni-governo stesso, laddove anche, ipoteticamente, fossero lì tutti morti in conseguenza a un’improbabile operazione terroristica, Loicare non sarebbe assolutamente precipitata nell’anarchia: ogni pianeta, infatti, avrebbe avuto a doversi veder guidato da un proprio governo locale, facente sì riferimento all’omni-governo e dall’omni-governo avendo comunque a dover dipendere e, ciò non di meno, affrontando la gestione quotidiana della politica locale con una certa autonomia, con una certa indipendenza, non dissimile, volendo, dall’idea di sovrano e di feudatari più consueta per la donna guerriero e per il suo amato. Paradossalmente, addirittura, anche la stessa Loicare, o, per meglio dire, il sesto pianeta del sistema di Loicare, comunemente definito a sua volta, per comodità, qual Loicare, in virtù dell’importanza e della fama dello stesso in quanto centro di un tanto vasto dominio interplanetario, avrebbe avuto a dover essere guidata, nelle questioni locali, da un proprio governo, e da un governo autonomo rispetto all’omni-governo. Un governo che, nella fattispecie di quell’evento mondano, non avrebbe avuto a dover essere lì riconosciuto qual presente, avendo quella particolare occasione, per antica tradizione, a essere riservato, per l’appunto, all’omni-governo.
Soltanto sedici persone, in ciò, avrebbero avuto a dover essere riconosciute quali effettivamente presenti ai vertici dell’omni-governo. Sedici persone a loro volta affiancate da un’ampia schiera di secondi al comando, di segretari, di impiegati di varia natura, e, soprattutto, aventi alle proprie spalle un’Assemblea Legislativa costituita da più di un migliaio di altre teste, e di teste provenienti, invero, dall’intero dominio di Loicare, a rappresentanza degli interessi di tutte le parti coinvolte, di tutti i pianeti parte di quell’invincibile potenza. Scendendo maggiormente nel dettaglio, delle sedici persone al comando, quindici avrebbero avuto a dover essere riconosciute quali a capo di altrettante competenze, fra le quali l’Economia, la Guerra, la Giustizia, il Lavoro, l’Istruzione e così via dicendo; e una sedicesima persona avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual sovrintendere il coordinamento e il confronto fra tutte le altre, nell’altisonante ruolo di Reggente. Per ogni singola competenza delle quindici entro le quali avrebbe avuto a dover essere distinto l’intero operato dell’omni-governo, quindi, tre persone per ogni pianeta avrebbero avuto a dover essere riconosciute quali presenti all’interno dell’Assemblea Legislativa, operando in maniera coordinata per competenza, ma autonoma fra una competenza e l’altra, avendo qual unica garanzia di efficace interazione quella loro riconosciuta dall’azione del Reggente: ove questi non si fosse dimostrato all’altezza del proprio ruolo, troppo facile sarebbe stato per il Sovrintendente all’Economia, per esempio, compiere scelte assolutamente razionali dal proprio personalissimo punto di vista e, magari, in tal senso, pienamente supportate dalla relativa quota dell’Assemblea Legislativa, ciò non di meno operando, anche senza malizia, in spiacevole opposizione agli interessi del Sovrintendente al Lavoro, e agli interessi del proprio quindicesimo dell’Assemblea Legislativa stessa.
Alla luce di tutto ciò, quindi, proprio il Reggente avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual il candidato ideale a essere posto sotto il dominio della regina Anmel Mal Toise, per quanto, forse, eccessivamente stereotipata avrebbe avuto a dover essere considerata una simile scelta, e una scelta, allor, per lei, contraddistinta da una forte possibilità di essere, in tal senso, scoperta. Ma nel considerare quanto Pitra ignorava, e quanto altresì Midda e Be’Sihl ben sapevano nel merito dei precedenti della stessa Anmel, e di quei precedenti che l’avevano veduta scegliere puntualmente le persone ai vertici della scala gerarchica per la propria ascesa al potere, fra le quali la stessa Nissa Bontor, già regina della nazione pirata dell’isola di Rogautt; per quanto banale anche l’ipotesi rappresentata da una presa di controllo del Reggente non avrebbe avuto a dover essere sì banalizzata nel proprio valore… anzi. Ragione per la quale, in quella serata, proprio l’incontro con il Reggente avrebbe avuto a dover essere giudicato, comunque, l’impegno più critico nella propria possibilità di occorrenza e, ciò non di meno, quello a cui, allora, non avrebbero avuto a dover rinunciare in quella propria, particolare missione.

« Alla fine, dei sedici vertici dell’omni-governo, questa sera sono qui presenti soltanto nove. » puntualizzò Pitra, il quale, malgrado la spiacevole parentesi con Nikta, non si era concesso occasione di sì completa distrazione durante la prima metà della serata e, ancor prima che all’opera, aveva prestato interesse alle presenze all’interno del grande palco centrale, censendo in tal modo i membri dell’omni-governo lì presenti, allo scopo di meglio pianificare quanto avrebbero quindi avuto a dover compiere « Mancano, nel dettaglio, gli Interni, la Sicurezza Interna, il Commercio, la Salute, l’Energia, e l’Economia. Fra tutti, se vogliamo, i due più rilevanti avrebbero potuto essere Interni e Economia… ma, per questa sera ne dovremo fare a meno. » sancì, storcendo appena le labbra verso il basso.
« Beh… ci restano sicuramente il Reggente e il Sovrintendente alla Guerra. » suggerì Midda, cercando di fare mente locale sulla composizione dell’omni-governo e di indicare, in ciò, le persone di maggior potenziale interesse nella loro ricerca.
« Non escludiamo neppure la Giustizia e gli Esteri. » sottolineò Be’Sihl, accanto all’amata, a evidenziare l’importanza di tali, altri due ruoli, e tali ruoli che, in effetti, avrebbero avuto a doversi riservare quella potenziale ragione d’attrattiva per Anmel.
« Personalmente non escluderei nessuno… » confermò l’accusatore, annuendo appena « Vediamo quanto riusciamo a ottimizzare il poco tempo che abbiamo. » propose, non volendo porre limiti alla Provvidenza e, ciò non di meno, non potendo neppure dimenticare quanto scarso avrebbe avuto a dover essere inteso proprio il fattore temporale, soprattutto a confronto con la bolgia di persone che avrebbero affollato il ridotto e, al pari loro, seppur per ragioni differenti, certamente non avrebbero mancato di cercare un’occasione di confronto con l’omni-governo, approfittando di quella serata proprio in tal senso, per quell’occasione tutt’altro che consueta nella propria occorrenza « E, Rawn, per favore, questa volta evita particolari eccessi di esuberanza… » domandò verso la donna, non dimentico degli abbracci precedenti.
« E’ una parola… » sbuffò l’ex-mercenaria, scuotendo appena il capo « Non dimenticarti che, per quanto in questo momento non appaia evidente, la mia destra non è propriamente quella delicata manina che potrebbero attendersi… e non vogliamo, vero, che durante una stretta di mano qualcuno possa rendersi conto della cosa… » precisò, a porre l’attenzione su quel piccolo, e pur non trascurabile dettaglio, che pur tutti avevano trascurato nell’organizzare quella serata e nel pianificare quanto, allora, sarebbe dovuto avvenire « Accidenti a voi e ai vostri saluti. » soggiunse, non dimentica, piuttosto, del ben diverso genere di approcci propri della tradizione del suo mondo, e approcci che, per oltre vent’anni della sua vita, e della sua vita priva di un braccio, non le avevano pur mai riservato particolari ragioni di problema.
« Penseremo anche a quello… » commentò Pitra, ben trattenendo quella naturale imprecazione, a proprio stesso discapito, per non aver prestato attenzione a un tale particolare, e a un tale particolare che, allora, avrebbe potuto essere per loro decisamente controproducente « … per intanto preparatevi a incontrare il mio capo. » concluse, indicando con un cenno della testa la persona verso la quale, facendosi largo fra la folla, stavano allor dirigendosi con passo quieto ma deciso.

martedì 26 novembre 2019

3106


E se pur Midda Bontor non aveva avuto occasione di veder trasalire l’accusatore Pitra Zafral neppur la mattina in cui ella si era fatta trovare ai piedi del suoi letto al momento del suo risveglio, nell’epoca in cui ella avrebbe avuto a dover essere ancor riconosciuta da lui considerata alla stregua della peggior criminale di tutti i tempi; l’immagine di cuore di leone che egli era ben riuscito a creare attorno a sé ebbe a uscire decisamente compromessa nella reazione che ebbe a dimostrare in quel momento, posto innanzi a un semplice sguardo e a uno sguardo davanti a cui quelle duecentonovanta libbre di muscoli distribuiti su un’altezza di sei piedi e sei pollici ebbero lì a rifuggire, senza avere la forza di aggiungere null’altro.

“E questa…?!” non poté ovviare a pensare la donna guerriero, forse e persino ritrovandosi indispettita all’idea che quell’uomo potesse temere di più il confronto con Casta Nikta rispetto a quanto non avesse mai offerto riprova di temere quello con lei.

Lasciato il palco, non senza essersi concessa un nuovo sorriso, stavolta imbarazzato, in direzione di Nikta e dei suoi ospiti, Midda e Be’Sihl recuperarono rapidamente terreno verso Pitra.
Ma prima ancora che alla donna potesse essere concessa opportunità di porre qualche, sicuramente ineluttabile, domanda nel merito del senso di ciò a cui avevano appena assistito, l’accusatore ebbe a pretendere da lei una maggiore concentrazione nel merito della loro missione, e di quella missione per portare a compimento la quale avrebbero avuto, nel migliore dei casi, soltanto mezz’ora di tempo.

« Presto… seguitemi. » li incalzò, anticipando qualunque possibile intervento da parte di entrambi « Il tempo concessoci non è molto, nel considerare quante persone dobbiamo incontrare… »

Dal canto proprio, Pitra non avrebbe potuto ovviare a rimproverarsi quanto l’arrivo di Nikta avesse avuto a distrarli dal loro incarico primario, e dal vero scopo di quella serata, che non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual un mero evento mondano, utile per meglio conoscersi, quanto e piuttosto una vera e propria missione di ricognizione, utile a permettere ai suoi due nuovi alleati di tentare di riconoscere la loro antagonista all’interno del contingente dell’omni-governo lì presente quella sera. Un contingente che, dal loro palco, egli avrebbe potuto avere occasione di iniziare a indicare all’attenzione dei due con un certo anticipo, permettendo loro di prendere conoscenza, quantomeno, con le immagini dei loro obiettivi ancor prima di quell’intervallo… o, quantomeno, tale avrebbe avuto a dover essere intesa l’idea iniziale, rapidamente sfumata all’ingresso in scena di Nikta e, con lei, a tutta la distrazione che ciò non aveva potuto ovviare a comportare.
A proprio favore, comunque, tanto Midda quanto Be’Sihl avrebbero potuto vantare una certa preparazione preventiva in favore della serata, non soltanto nel merito della composizione dell’orchestra o di altri dettagli utili a definire i tecnicismi propri di un’opera lirica, quanto e piuttosto nel merito della composizione dello stesso omni-governo, e di quell’omni-governo per prendere confidenza con il quale, quindi, avevano avuto possibilità di ben studiare le informazioni pubbliche esistenti a loro riguardo, nonché quanto in aggiunta a esse già loro comunicato da parte dello stesso accusatore. Un indubbio vantaggio, quello rappresentato dalla facilità con la quale reperire immagini e notizie a riguardo di tali, perfetti sconosciuti, o, quantomeno, così riconoscibili dal loro personale punto di vista, che non aveva potuto ovviare a spiazzare, e non poco, la stessa donna guerriero, abituata a un ben più difficile approccio alle informazioni, e a informazioni che, nel suo mondo natale, avrebbero avuto a viaggiare, piuttosto, per via orale, con tutte le molteplici possibilità di inquinamento e di distorsione, oltre, ovviamente, con una buona dose di soggettività, e di soggettività atta, sovente, a migliorare o peggiorare l’immagine dei soggetti in questione sulla base delle simpatie o delle antipatie di coloro che, a tal riguardo, avrebbero avuto a esprimersi: l’idea, quindi, di poter avere accesso, in maniera a dir poco banale, a un vero e proprio repertorio fotografico di praticamente tutti i membri dell’omni-governo, di tutti coloro i quali, potenzialmente, avrebbero potuto essere, in quel momento, più o meno consapevoli ospiti di Anmel Mal Toise, non avrebbe potuto mancare di sorprendere tanto la donna, quanto i suoi amici provenienti dal suo stesso mondo natale, e, in quanto tali, tutt’altro che confidenti con simili possibilità proprie della tecnologia.
A proprio sfavore, altresì e comunque, tanto Midda quanto Be’Sihl avrebbero dovuto accusare quell’onesta e appassionata distrazione dal fine unico di quella serata, e da quel fine che, allora, avrebbe dovuto avere a vederli impegnati, sino a quel momento, in una preventiva contemplazione, in un preventivo studio dei loro bersagli, nella posizione favorevole loro assicurata dal palco in cui si erano trovati siti, allorché trovarli tanto dediti a seguire lo spettacolo lì altrettanto favorevolmente offerto sul fronte opposto, e sul fronte della scena propria del teatro…
… insomma: si erano distratti. E si erano distratti al punto tale che, in quel momento, fossero andati a scontrarsi con un esponente dell’omni-governo, probabilmente non avrebbero avuto occasione di riconoscerlo in quanto tale, nella comunque incredibile varietà di persone lì presenti.
Così, perfettamente consapevole della propria mancanza, la donna guerriero non volle concedersi facili occasioni di ulteriore distrazione, chiedendo spiegazioni nel merito di quanto potesse star succedendo, o fosse eventualmente successo in passato, fra Nikta e Pitra, laddove sufficientemente palese avrebbe avuto a doversi intendere quanto, fra quel bestione cocciuto e la sua collega vi dovesse essere probabilmente di più di quanto entrambi non avrebbero voluto ammettere. Un’evoluzione, per inciso, sufficientemente sorprendente dal punto di vista proprio dell’ex-mercenaria, laddove, in effetti, sino a quel momento si era convinta, pur senza alcuna palese comprova a tal riguardo, di quanto i gusti sessuali del “suo” accusatore non avessero a concernere le donne.

« Andiamo… » annuì pertanto ella, non sottraendosi all’invito dell’accusatore e, anzi, dimostrandosi più che pronta ad affrontare qualunque cosa avrebbero avuto a dover allora affrontare « Però, ti avviso, a serata conclusa tu e io dovremo parlare! » soggiunse poi, con tono che, pur desiderando apparire serio e deciso, non poté ovviare a scadere in un’inflessione decisamente maliziosa, tale da dimostrare in maniera sufficientemente priva di qualunque ambiguità quanto ella non avesse lì a voler disquisire di argomenti particolarmente profondi, quanto e piuttosto, probabilmente, avrebbe desiderato avere occasione di ricercare materiale utile a del puro e semplice pettegolezzo.
« Scordatelo. » escluse fermamente egli, mangiando la proverbiale foglia ed escludendo, a priori, qualunque possibilità in tal senso, nel preferire francamente l’idea di dover affrontare nuovamente un qualche mutaforma malvagio allorché confrontarsi con lei, e confrontarsi con lei su qualunque genere di tema avrebbe potuto offrire spazio a quel genere di inflessione divertita e maliziosa.

E se pur, a fronte di quel netto rifiuto, egli avrebbe potuto illudersi di aver espresso la propria ultima parola a tal riguardo, ben scarsa confidenza con il carattere proprio della sua interlocutrice avrebbe avuto così a dimostrare, non rendendosi conto di quanto, in realtà, proprio così facendo non avrebbe potuto ovviare a stuzzicare maggiormente la sua curiosità, e quella curiosità che, pur nel merito di qualcosa assolutamente privo di qualunque interesse per lei, ella non avrebbe potuto mancare di voler appagare anche e soltanto in conseguenza alla ritrosia così dimostrata da lui.
Un rifiuto, quindi, a confronto con il quale Be’Sihl, lì accanto, non poté ovviare a sospirare, e a sospirare per esprimere, in maniera fondamentalmente palese, quanto vana, se non addirittura controproducente, avrebbe potuto essere la presa di posizione così assunta dall’uomo e quanto, allora, avrebbe avuto a esserlo nel confronto con la propria compagna, e quella compagna che, nella propria vita, raramente aveva saputo ritrarsi nel confronto con una qualche tentazione…

lunedì 25 novembre 2019

3105


Per Midda e Be’Sihl il porsi a confronto con la cosiddetta musica lirica, oltre a essere un’esperienza inedita, fu, sicuramente, qualcosa di estremamente interessante, seppur vissuta in maniera differente.
Dal punto di vista proprio della donna guerriero, infatti, quanto ebbe entusiasmarla in maniera più viva, colpendola emotivamente, fu soprattutto l’aspetto strumentale della questione: forse e anche in conseguenza alla preparazione teorica che si era riservata occasione di rendere propria, a non rischiare di sfigurare nel confronto con un tale evento, ritrovarsi a confronto con l’incredibile ricchezza espressiva propria di quel centinaio di strumenti suonati in incredibile armonia fu, per lei, a dir poco clamoroso, in termini tali che, soprattutto nei momenti di maggior predomino da parte dell’orchestra sifonica sulle voci dei cantanti, ella ebbe a ritrovarsi letteralmente a tremare per le emozioni conseguenti alla pienezza della musica che ebbe a colmare l’aria, e che ebbe a colmarla in misura sufficiente, addirittura, a renderla persino pari a un’esperienza tattile, ancor prima che semplicemente acustica, quasi il suono avesse a riconoscersi si denso da poterle accarezzare la pelle, se non, addirittura, da poterla colpire, e colpire fisicamente, nei momenti di maggior intensità.
Dal punto di vista proprio del suo compagno, altresì, quanto si ritrovò ad attrarlo maggiormente, malgrado tutta la difficoltà derivante dal tentare di seguire il senso delle parole, del testo lì allor proposto, fu piuttosto l’esecuzione lirica in sé, nelle voci degli interpreti che, su quel palco, riccamente rivestiti in abiti che, probabilmente, avrebbero voluto ritrovarsi ispirati alla Storia propria di Loicare, recitavano in canto il contenuto di quella sorta di opera teatrale, che pur ingiusto sarebbe stato minimizzare qual semplicemente tale: perché se viva e palpabile avrebbe avuto a doversi intendere la sinfonia di quella indubbiamente mirabile ed armonica orchestra, ancor più vivo e palpabile avrebbe avuto a dover essere considerato il suono vibrante di quelle voci, voci emesse da corpi lì trasformati, in tutto e per tutto, in strumenti musicali, e in strumenti musicali che, quasi giuocando, quasi sfidando la pienezza acustica della produzione orchestrale, si spingevano puntualmente a ricercare il predominio su di essa, risalendo finanche a livelli inverosimili nei momenti di maggior vigore, come quello che, per ultimo, ebbe a concludere il primo atto, la prima metà dell’opera, introducendo l’atteso intervallo.

« Ah… però… » sussurrò Be’Sihl verso Midda, nel momento in cui il sipario ebbe a calare e le luci tornarono ad accendersi in tutta la sala, in un lieve crescendo utile a ovviare al rischio di abbagliare il pubblico lì presente.
« Già… » annuì ella verso l’amato, ben comprendendo il senso di quel commento e, dal proprio personale punto di vista, non potendo ovviare a condividerlo, nell’essersi lì ritrovata tanto rapita da quell’esecuzione da non essersi minimamente resa conto dello scorrere del tempo.

E se, con l’arrivo dell’intervallo, entrambi avrebbero avuto a doversi rammentare un impegno, e l’importante impegno per dedicarsi al quale la loro stessa partecipazione a quella serata era stata così organizzata, per un fugace istante, per un effimero momento, entrambi si ritrovarono sufficientemente disorientati in conseguenza di quanto lì appena terminato, in termini tali per cui, in assenza di un richiamo esplicito da parte del loro accompagnatore, probabilmente non avrebbero avuto ragione alcuna di muoversi, nel timore che, spostandosi di lì, l’opera potesse riprendere in loro assenza, negando loro anche e soltanto un istante di tutto ciò.
Dal canto proprio, altresì, Pitra Zafral, in quel frangente, avrebbe avuto a doversi riconoscere più che interessato ad allontanarsi da quel palco non tanto in virtù della loro missione, e di quella missione che, solo nel mentre di quell’intervallo, e, purtroppo, dell’unico intervallo programmato per quella serata, avrebbe avuto occasione di trovare possibilità di complimento, quanto e piuttosto nella necessità di ovviare a qualunque nuovo genere di confronto con l’accusatrice Nikta, non avendo potuto minimamente seguire nulla del pur magnifico spettacolo lì presentato nel continuare a rimuginare su quanto fosse stato idiota, e sua quanto, allora, avrebbe preferito essere ovunque altro al mondo, o nell’universo, allorché essere lì, a meno di due passi da quella donna. Così, nel momento in cui le luci iniziarono a riaccendersi, e ancor prima che esse potessero acquisire vigore, egli si ebbe a ritrovare già in piedi, pronto a lasciare il palco con la speranza di riuscire, in tal senso, ad anticipare la propria collega e, in ciò, a ovviare al rischio di ritrovarsi a incrociare lo sguardo con lei.
E se egli, in ciò, avrebbe già avuto a doversi considerare proiettato mentalmente, e fisicamente, verso il ridotto, purtroppo per lui i suoi due compagni di malefatte non avrebbero avuto a doversi riconoscere egualmente pronti, ancor apparentemente imbambolati con lo sguardo perso in direzione del sipario allor chiuso, così come dell’orchestra lì impegnata a riservarsi, a propria volta, un breve momento di pausa…

« Burr…? Rawn…? » si ritrovò quindi costretto ad apostrofarli apertamente, nel mentre in cui anche Casta Nikta ebbe a rialzarsi in piedi « Se voleste accompagnarmi, avrei piacere a presentarvi qualche persona… » lì invitò, sperando che Nikta non avesse a girarsi, lasciandogli il tempo di scomparire.

Purtroppo per l’accusatore, prima ancora che Midda e Be’Sihl potessero avere a reagire a quei nomi e a quei nomi, in fondo, non propri, la donna da lui allor temuta ebbe effettivamente a voltarsi, per potersi, a sua volta, dedicare ai propri ospiti. E se, in tal movimento, lo sguardo di lei sembrò volerlo completamente ignorare, tale mancanza assoluta di considerazione, che pur avrebbe avuto a doverlo paradossalmente rasserenare, ebbe a impegnarsi esattamente in senso contrario, imponendogli un terrificante disagio a confronto con il quale il senso di colpa per la propria spiacevole uscita precedente ebbe ad attanagliargli lo stomaco.
Per fortuna, e tuttavia, il tempo loro concesso avrebbe avuto lì a doversi riconoscere tiranno, in termini utili a non garantirgli l’occasione di tentare di chiarire la questione con Nikta… non a meno di non voler rinunciare, in ciò, a quanto speranzosamente utile per salvare l’intera Loicare dall’oscura minaccia di Anmel Mal Toise. Ragione per la quale il senso del dovere ebbe a sovrastare qualunque perplessità emotiva, imponendo all’uomo una quanto più possibile lucida concentrazione in favore al loro obiettivo. E a quell’obiettivo per raggiungere il quale, tuttavia, gli sarebbero stati necessari, per l’appunto, i due ancor intenti a contemplare il nulla innanzi a sé…

« Burr? Rawn?! » li richiamò ancora, sempre con tono misurato e, tuttavia, in maniera più energica rispetto a prima, per imporre loro la possibilità di cogliere la sua voce al di là di qualunque dannatissimo pensiero potesse star distraendoli in quel momento.
« Oh… » esitò la donna guerriero, cogliendo quel secondo richiamo e subito voltandosi verso l’enorme accusatore, nel ricollegare la mente al resto del proprio corpo e nel ricordarsi, allora, del perché avesse a dover essere riconosciuta qual lì presente in quella sera, e una sera nel corso della quale l’assistere a quell’opera avrebbe avuto a doversi pur giudicare un semplice danno collaterale e nulla di più « Certo… volentieri! » annuì, ricostruendo il senso della domanda che era stata loro posta e sfiorando delicatamente con la propria mancina la spalla di Be’Sihl, per avere ad attrarre anche la sua attenzione, ancor preso, egli, a litigare intimamente con la lettura del libretto, e di quel libretto scritto in un alfabeto, e in una lingua, che soltanto da troppo poco tempo aveva iniziato a rendere propria, in termini tali da avere a riservarsi ancor qualche difficoltà soprattutto sul fronte scritto, ancor prima che su quello verbale « A più tardi. » salutò cordialmente in direzione di Nikta e dei Ludec, chinando appena il capo con un lieve sorriso.
« A più tardi, Rawn. » rispose l’accusatrice, ricambiando il sorriso rivoltole e, solo allora, sollevando lo sguardo anche verso Pitra, a concedergli l’occasione di intervenire a sua volta, a interrompere il silenzio calato fra loro, fosse anche e soltanto con un saluto.

domenica 24 novembre 2019

3104


« Insomma… c’è qualcosa che non mi torna in tutta questa faccenda. » sancì l’accusatrice, a conclusione della propria probabilmente confusa risposta a un interrogativo pur decisamente semplice « E non volendomi lasciar trascinare da vane speculazioni, ho sempre preferito evitare di ascoltare le mille e più opinioni di condanna a tal riguardo che affollano, ormai da anni, i nostri palinsesti. »

Una risposta, quella così offertale, che, pur obiettivamente confusa nella propria formulazione, non poté comunque ovviare a soddisfare la donna guerriero, facendole esprimere un giudizio in netto favore a quell’accusatrice. Anzi. Con buona pace per l’alleanza alfine raggiunta con Pitra, Midda non poté ovviare a domandarsi cosa sarebbe potuto succedere se, cinque anni fa, allorché incontrare proprio quell’uomo, e finire a essere da lui giudicata, le fosse stata concessa l’opportunità di incontrare, al contrario, quella donna.
La storia sarebbe evoluta nella medesima maniera? Anmel sarebbe riuscita, in egual misura, a ingannare lei al pari di tutti gli altri? Forse, e soltanto forse, cambiando quel piccolo dettaglio, modificando l’evoluzione della Storia in una diversa direzione, non si sarebbe mai giunti né a imporle tutta la propria negativa fama qual donna da dieci miliardi di crediti, né, tantomeno, la Kasta Hamina sarebbe stata abbattuta, con tutte le conseguenze di quell’ultima, drammatica vicenda, e quella vicenda a confronto con la quale la vita di tante brave persone, a incominciare da quella del capitano Lange Rolamo, si era ritrovata sì spiacevolmente rivoluzionata, e rivoluzionata in negativo.
Purtroppo quella da lor vissuta avrebbe avuto a doversi intendere, per l’appunto, ormai Storia. E se anche, da qualche parte nell’infinità propria del multiverso, probabilmente un’altra Midda e un’altra Nikta avevano forse e addirittura avuto occasione di divenire amiche e alleate in contrasto alla crescente dominazione imposta da Anmel; in quel loro piano di realtà estremamente pericoloso sarebbe comunque stato per lei avere a fantasticare in tal senso, a tal riguardo, laddove, per quanto quella donna le stesse indubbiamente piacendo, comunque inopportuno sarebbe stato avere a concedersi qualunque slancio di emotiva fiducia verso di lei, non dimenticandosi di quanto, del resto, ella nulla di diverso avrebbe avuto a doversi intendere se non, appunto, un’accusatrice, un magistrato al servizio dell’omni-governo di Loicare e, in quanto tale, necessariamente costretto ad agire in opposizione a chi identificata, a ragione o a torto, qual una delle peggiori minacce esistenti per l’omni-governo stesso.
Così, pur apprezzando vivamente quella donna e la maniera in cui ella, quella sera, aveva avuto occasione di presentarsi, Midda non poté evitare di sforzarsi di riconoscerla qual un’avversaria, qual un’antagonista, qual una nemica. E, in ciò, di negarsi ogni occasione utile a fraternizzare con lei… non laddove, presto, quella scelta avrebbe potuto ripercuotersi negativamente in proprio contrasto.

« Capisco… » annuì pertanto la donna guerriero, sorridendo quietamente e considerando, in tal maniera, conclusa la questione, con piena approvazione, in tal senso, da parte di Pitra e Be’Sihl, i quali, in termini decisamente più pragmatici, non avrebbero potuto ovviare a preferire che non si avesse ad affrontare l’argomento “Midda Bontor” nel corso di quella stessa serata.

E proprio a prevenire ogni nuova possibilità di deriva in quella direzione, fu lo stesso accusatore Zafral a riprendere il controllo della conversazione, proponendo la prima cosa che ebbe a balenargli per la mente, e la prima cosa che ebbe a balenargli per la mente utile ad allontanare l’attenzione dal tema “Midda Bontor”, senza, invero, prestare effettivamente attenzione a quanto, allora, stesse per dire…

« In effetti le speculazioni da parte dei media attorno a ogni qual genere di evento risultano fastidiose anche a me. » sottolineò, storcendo le labbra verso il basso, in segno di palese disapprovazione « Credo che rammentiamo tutti quando quei giornalisti di ben misero profilo professionale tentarono di montare un caso in contrasto alla nostra accusatrice Nikta, suggerendo quanto ella avesse anteposto i propri sentimenti personali al proprio dovere professionale nel perseguire gli assassini di suo marito. »

… e se, quella frase, ebbe a lasciare le sue labbra ancor prima che la sua mente avesse a concludere la corretta elaborazione di quanto, allora, avrebbe dichiarato, segno evidente di imbarazzo da parte sua nel merito della conversazione precedente; quella più totale mancanza di tatto, nel rievocare non soltanto alcuni tragici eventi ma, ancor peggio, tutte le sgradevoli speculazioni a essi successive, non poté ovviare a imporre un certo disagio sull’intera compagnia, con particolare riguardo, ovviamente, al fronte di Nikta e dei suoi ospiti.

« Grandioso… » sussurrò impercettibilmente Midda all’orecchio di Be’Sihl, a margine di quell’ultima, sfortunata uscita « Neppure Be’Wahr avrebbe mai saputo trovare qualcosa da dire di così sbagliato nel momento meno opportuno. » puntualizzò, in riferimento al proprio antico compagno di ventura, fratello di vita, se pur non di sangue, di Howe nonché, attualmente, amante della propria più giovane versione alternativa Maddie, noto per tante ottime qualità ma, soltanto sporadicamente, per il proprio acume.

Così, se pur, in tal maniera, Pitra Zafral ebbe a ottenere il risultato desiderato, nell’imporre di dimenticare ogni questione relativa alla donna guerriero, l’imbarazzo conseguente a quell’uscita ebbe a impedire a chiunque di esprimersi ulteriormente, venendo praticamente salvati, nel proprio disagio, dall’abbassamento delle luci nella sala, utile a preannunciare l’inizio della serata.
E quel segnale non poté ovviare a costringere, a margine di tutto ciò, l’affascinante accusatrice a proferir verbo utile a concludere, in qualche maniera, quel discorso in sospeso, e quel discorso in sospeso che, in maniera colpevolmente ingenua, Pitra aveva così voluto tirare in ballo.

« Già. » annuì allora, dopo soltanto pochi istanti, e pur, psicologicamente, un’eternità, dall’affermazione dell’uomo a proprio, non esattamente indiretto, riguardo « Meglio non fidarsi dei media… » concluse, con un lieve sorriso tirato « … e, soprattutto, meglio avere a goderci questa bella serata, e quanto di buono potrà avere a offrirci. »

Ovviamente Pitra, che, pur tardivamente, era stato il primo a rendersi conto della pessima uscita che si era riservato, avrebbe voluto soggiungere allora qualcos’altro, non potendo ovviare a provare un certo senso di colpa nei riguardi della propria collega, e di quella collega che, in fondo, nei suoi riguardi aveva sempre e soltanto dimostrato le migliori intenzioni, tanto a livello professionale, quanto a livello umano. Purtroppo, in quel momento, il danno era già stato fatto e aggiungere altro, a margine di tutto ciò, avrebbe rischiato soltanto di rendere ancor più sgradevole la serata per lei, in termini tali che, alfine, sarebbe stata probabilmente obbligata a odiarlo o, quantomeno, a lasciare comunque il loro palco, per cercare altrove quella serenità che egli, chiaramente, le aveva così negato.
Per tale ragione, quindi, egli restò in silenzio, limitandosi a rivolgere, ai presenti, e in particolare ai coniugi Ludec, un tirato sorriso di scuse, a esprimere tacitamente tutti il proprio più sincero disappunto a discapito della propria stessa stolidità, e di quella stolidità che, fra tutti gli argomenti di discussione possibili, l’aveva allor veduto suggerire proprio l’unica dolente nota che non avrebbe potuto ovviare a complicare negativamente la serata della propria interlocutrice.

« … idiota… » sussurrò a denti stretti a propria stessa condanna, chinando lo sguardo al suolo e coprendosi il volto con la destra, mal sopportando l’idea, in quel momento, di essere ancora lì presente e, in tal maniera sicuramente infantile, sperando di avere occasione di scomparire ai loro sguardi.

sabato 23 novembre 2019

3103


« Oh… » scosse il capo l’uomo, tentando di minimizzare l’attenzione a tal riguardo « Non te ne aver a preoccupare: non è nulla di più, né nulla di meno, di un caso come tanti altri. » banalizzò, non desiderando avere ad attrarre l’interesse della conversazione su tale tema, proprio nel momento in cui, accanto a lui, alle sue spalle, avrebbe avuto a dover esser rammentata proprio la presenza della succitata Bontor… e di quella Bontor che, speranzosamente, non avrebbe avuto allor a dover essere riconosciuta qual tale da alcuno, tantomeno da parte di un altro accusatore « Alla fin fine, sono più le chiacchiere della sostanza. E dietro a tanta apparenza, nulla rimane più di un personaggio di poco conto, privo d’ogni qualsivoglia genere di carisma. » insistette, sorridendo a comprova di quanto quella questione dovesse essere riconosciuta, appunto, qual priva di qualunque particolare ragion d’interesse.

Ma se pur giustificato, da parte sua, sarebbe stato tutto ciò, quell’ultima frase, quell’ennesima insistenza attorno a un concetto invero già adeguatamente chiaro al primo intervento, non piacque alla diretta interessata, e alla diretta interessata che, alle sue spalle, non avrebbe potuto apprezzare sentirsi definire qual un personaggio di poco conto, privo d’ogni qualsivoglia genere di carisma.
E così, nel mentre in cui, intuendo alla perfezione quanto la propria amata sarebbe potuta esser indispettita da tutto ciò, Be’Sihl ebbe per un istante a levare gli occhi al cielo, invocando la clemenza degli dei in loro favore; Midda non ebbe a negarsi l’occasione di appoggiare la propria destra sul braccio mancino del loro ospite, in un gesto che, apparentemente, ne volle soltanto richiamare delicatamente l’attenzione, nel mentre in cui, invero, la pressione esercitata da quelle insensibili dita meccaniche sulle carni dell’accusatore costrinse il medesimo a un’incontrollata smorfia di dolore, per dissimulare la quale, il povero Pitra, altro non poté riservarsi occasione di ampliare maggiormente il proprio sorriso, stringendo i denti sino quasi a incrinarli…

« Pitra caro… » lo richiamò con apparenza assolutamente inoffensiva la bionda e abbronzata versione della donna guerriero, sorridendogli amabilmente « Perché non ci presenti alla tua splendida collega, prima che lo spettacolo abbia a iniziare…?! » gli suggerì, perfettamente calata in tal senso nella propria parte, nel ruolo a lei assegnato « Spero che tu non abbia a vergognarti di noi. »
« … che sciocco! » gemette l’accusatore, nel mentre in cui Midda ebbe a liberare il suo braccio dalla propria presenza e, in ciò, a concedergli occasione di tornare a respirare in maniera quasi normale « Accusatrice Casta Nikta, signori Ludec… vogliate concedermi l’occasione di presentarvi due fra i miei più vecchi amici: il dottor Burr Dragde e sua moglie Rawn. »
« Accusatrice Nikta…! » esclamò Midda, eludendo la necessità di una formale stretta di mano, e di una stretta di mano che avrebbe allor rivelato la presenza della propria protesi metallica al di sotto della pelle sintetica, nello spingersi a un decisamente più amichevole, per quanto probabilmente molto più inopportuno, abbraccio, e un abbraccio nel quale si strinse alla propria interlocutrice « E’ un piacere fare la tua conoscenza! Pitra ci parla continuamente di te e della tua passione nella magistratura… »
E se pur, quasi obbligato, fu un fugace momento di imbarazzo per quell’abbraccio assolutamente inatteso, e soprattutto imprevedibile, l’affascinante accusatrice non si lasciò cogliere alla sprovvista dall’espansività della propria interlocutrice, ricambiando delicatamente la sua stretta: « Chiamami semplicemente Casta, Rawn… » la invitò, a ovviare a superflue formalità, quali, obiettivamente, dopo un simile abbraccio sarebbero risultate quantomeno paradossali.
« Vogliate scusare i modi di mia moglie… » intervenne allor Be’Sihl, spronato in tal senso da uno sguardo fulminante da parte di Pitra, il quale, per poco, non ebbe a strozzarsi semplicemente con l’aria propria di un respiro nel momento in cui vide Midda avventarsi con tanta foga su Nikta « … è semplicemente una donna entusiasta della vita in ogni proprio aspetto. » si giustificò, sorridendo e cercando di compensare la trovata della propria amata nel tendere, più innocuamente, la propria destra in direzione dell’accusatrice.
« Un requisito a dir poco fondamentale nel momento in cui ci si trova a confronto con il disagio proprio delle popolazioni più povere dei sistemi periferici. » puntualizzò quindi Pitra, iniziando a domandarsi se davvero l’idea di condurre lì una persona tanto particolare qual la donna da dieci miliardi di crediti avesse a doversi considerare, effettivamente, qual una buona idea e non, piuttosto, qual la peggiore trovata della propria intera vita « Il dottor Dragde e sua moglie hanno infatti deciso, da molto tempo, di lasciare gli agi propri di Loicare per andare a offrire gratuitamente il proprio tempo e le proprie competenze a coloro meno fortunati di noi… » sottolineò, a meglio circoscrivere i personaggi in questione.
« E’ un vero piacere e un grande onore, allora, conoscervi. » sorrise Casta Nikta, ricambiando il gesto di saluto offertole da parte del dottore, o, quantomeno, presunto tale.
« A questo punto, dato che il danno l’ho già fatto, spero che non vi dispiaccia… » minimizzò Midda, rivolgendosi ai coniugi Ludec alle spalle di Nikta, nell’accennare, con braccia aperte, alla volontà di stringersi anche a loro per così come già all’accusatrice « … non vorrei che poi poteste pensare di piacermi meno rispetto a Casta! » ridacchiò, non attendendo da parte loro alcun consenso o diniego, e subito spingendosi ad abbracciarli, in tal maniera ponendo quindi fine a quell’inutile e pericolosa necessità di presentarsi loro.

Dopo qualche ulteriore istante utile per concludere, effettivamente, quella parentesi, e quella parentesi introduttiva, il gruppo così formatosi accolse l’invito di Pitra a voler iniziare a prendere posizione, dal momento che, di lì a breve, avrebbe avuto, speranzosamente, a iniziare l’evento culmine della serata.
E se pur, nel ritrovarsi posta a confronto con un’accusatrice, l’ultimo desiderio che avrebbe avuto a dover contraddistinguere una delle più ricercate latitanti di tutta Loicare avrebbe avuto aver a ricercare un qualsivoglia genere di contatto con lei, qualcosa in quella donna, e nelle sue parole, non aveva potuto ovviare a incuriosire Midda, nella misura utile, pertanto, da spingerla a cercare un momento di apparentemente innocente chiacchiera con lei in attesa dell’inizio dello spettacolo…

« Se mi posso permettere, Casta… » richiamò quindi l’attenzione dell’accusatrice, con tono di ricercata complicità con lei « Mi hai incuriosita, pocanzi, nel momento in cui hai affermato di esserti volutamente astenuta da volgere qualunque genere di interessare alla vicenda di questa certa Midda Bontor, che pur tanto clamore ha suscitato in tutta Loicare. » dichiarò, assolutamente sincera a tal riguardo, nel merito di quella propria curiosità, e di quella curiosità lì tutt’altro che artefatta, al di là della proprie mentite spoglie, e delle proprie eleganti mentite spoglie « Sarei tanto inopportuna a chiederti come mai…?! »
« No… figurati. » minimizzò Nikta, nel mentre in cui, ancora una volta, Pitra ebbe a domandarsi se, per caso, Midda non avesse deciso di impegnarsi a fargli venire un infarto, evento che, di quel passo, sarebbe potuto occorrere molto presto « E’ che, in effetti, non saprei proprio che cosa dirti per spiegarmi… » sorrise l’accusatrice, scuotendo appena il capo « E’ più una questione emotiva che razionale: nel mentre in cui, infatti, ogni cosa spingerebbe razionalmente a condannare questa Bontor, c’è qualcosa, nella parte più recondita della mia mente, che si rifiuta di avere a considerarla reale. » tentò di spiegarsi, salvo rendersi conto di star probabilmente apparendo decisamente confusa « Cioè… non che io non creda che sia reale, considerando quanto abbia cercato, persino, di attentare alla tua vita, Pitra. » puntualizzò, in direzione del proprio collega « E’ che tutto quello che riguarda questa figura è improvvisamente esploso… quando? Quattro… cinque anni fa?! E prima…?! » domandò, o forse si domandò, la donna, dimostrando tutta la propria più sincera perplessità a tal riguardo « Mi sembra difficile credere che prima di cinque anni fa un tanto terrificante criminale fosse sempre riuscita a restare lontana dai riflettori… pur avendo commesso tutte le atrocità che le sono attribuite. »

venerdì 22 novembre 2019

3102


« Oh, Zafral… buonasera! » sorrise la nuova arrivata, rivolgendosi con cordiale confidenza nei riguardi dell’accusatore.

Una splendida figura femminile fu, così, colei che ebbe ad avanzare all’interno del loro palco, seguita da una coppia sotto certi versi non poi così dissimile da quella che, in un corretto paragone, avrebbe potuto rappresentare il duo Be’Sihl-Midda al seguito di Pitra. E se, obiettivamente eleganti, adeguatamente sfarzosi, i due ospiti della nuova arrivata avrebbero avuto a poter essere quietamente ignorati, a loro modo nulla di interessante rappresentando nell’eguale misura in cui, speranzosamente, anche Midda e Be’Sihl avrebbero avuto a poter essere intesi nella sovrabbondanza di egualmente anonime coppie lì radunatesi per quell’evento mondano, una ben diversa interpretazione avrebbe avuto a meritare la loro accompagnatrice, colei che, in tal maniera, aveva appena offerto il proprio saluto nei riguardi del nerboruto magistrato.
Con un fisico alto e slanciato, fondamentalmente longilineo in netta contrapposizione alla sovrabbondante presenza di forme proprie della donna guerriero lì di rosso vestita, la nuova protagonista della scena, all’interno di quell’improvvisamente ristretto palco, ebbe a presentarsi, in maniera pressoché inedita nel confronto con il canone lì predominante, non contraddistinta da un qualche elegante abito lungo con strascico, da colori appariscenti o da lustrini, magari a margine di una scollatura vertiginosa che, nel suo caso specifico, in virtù della sua particolare costituzione fisica e di seni delicatamente appena accennati nella propria offerta, non sarebbe neppure risultata volgare; quanto e piuttosto da un completo di intenzione quasi mascolina, non differenziandosi di molto, all’atto pratico, da quelli indossati da Pitra, da Be’Sihl e da quasi la totalità della popolazione maschile lì presente, rendendola, al contempo, paradossalmente omologata a metà dei partecipanti a quella serata e, ciò non di meno, mirabilmente alternativa rispetto all’altra metà dei partecipanti, a tutte le donne che, al pari di quanto fondamentalmente imposto a Midda, non avrebbero mai mancato di sfoggiare ogni qual genere di elegante estro, in forme e colori squisitamente sgargianti, secondo il canone lì imperante. Un canone, per l’appunto, quietamente ignorato dalla nuova arrivata, la quale a tutto aveva voluto così rinunciare, in favore di una camicia bianca, di un panciotto nero e di un’accoppiata giacca e pantaloni blu scuri, il tutto accompagnato da una cravatta di egual tonalità, che, pur volendo forse emulare l’aspetto proprio di un uomo, in nulla e per nulla mai, su di lei, avrebbero potuto renderla fraintendibile qual tale, nel ritrovarsi comunque ritagliati alla perfezione sulle mirabili proporzioni della sua elegante figura. Un’elegante figura, quindi, completata nella propria immagine da una sobria acconciatura atta a mantenere i lunghi capelli castani compostamente legati dietro al capo, in maniera utile da lasciar completamente libero il suo tornito collo; e da vertiginosi tacchi, i quali, aggiungendosi alla sua già non indifferente altezza, di una spanna abbondante superiore a quella propria della donna guerriero, l’avrebbe praticamente sospinta a risultare quasi competitiva con il colossale Pitra, da lei appena salutato qual proprio pari.
Perché, in effetti, da pari ella non avrebbe potuto mancare di considerarsi rispetto all’accusatore, ricoprendo, del resto, il medesimo incarico all’interno dell’omni-governo di Loicare e, ciò non di meno, da lui chiaramente distinguendosi non soltanto per il proprio fisico da silfide in contrapposizione alla monumentale, muscolosa presenza dell’uomo, ma anche per la deliziosa e delicata bellezza del suo volto, e di un volto che, incorniciando nella forma di un cuore due grandi e profondi occhi scuri, quasi neri, un lungo naso piacevolmente proporzionato, e un amplia doppia fila di bianchissimi denti racchiusi fra chiare e carnose labbra, non avrebbe potuto che contrapporsi all’offerta decisamente meno aggraziata propria della sua controparte maschile, che, certamente, alla mente avrebbe più richiamato il pensiero di un lottatore, di un pugile magari, ma non l’idea di un uomo oggettivamente definibile qual bello.

« Accusatrice Nikta. » ricambiò il saluto Pitra, a lei rivolgendosi allora con una maggiormente marcata formalità, nel non voler rinunciare a porre il giusto accento anche sul suo titolo, sulla sua carica, e su quella carica atta a riconoscerla, pertanto, qual un magistrato suo pari « Buonasera a lei… e ai suoi ospiti. » chinò appena il capo, in direzione della coppia alle sue spalle.
« Sempre irreprensibile, Zafral… » scosse appena il capo ella, non rinunciando a lasciar trasparire tuttavia una nota di disappunto nella propria voce, e una nota di disappunto, probabilmente, nel confronto con la distanza che, in tanta perfezione formale, quell’uomo non avrebbe mai mancato di porre fra loro « E’ quasi confortante sapere che lei non cambierà mai, anno dopo anno. » commentò, esprimendo verbalmente l’esatto opposto di quanto il linguaggio del proprio corpo, e, in particolare, l’espressione del proprio volto, non avrebbe mancato di tradire in quel frangente, in un’evidente sconforto nel confronto con quell’idea « Forse rammenta i miei amici…? Korne Ludec e sua moglie Leahna. » volle reintrodurli, a scanso di ogni possibilità di equivoco, tutt’altro che confidente nel confronto con l’eventualità che egli potesse avere a rammentare simile informazione.
« Certamente… » confermò egli, con tono sufficientemente fermo da risultar credibile anche nel caso di una spudorata menzogna, tendendo loro la mano per salutarli « Ci siamo già incontrarti alla prima di due anni fa, se non erro. »
« Non erra, accusatore. » sorrise per tutta risposta il signor Ludec, tendendo la propria mano a ricambiare il gesto dell’uomo, indubbiamente onorato a confronto con l’idea di esser in tal maniera riconosciuto da una figura tanto importante e famosa quanto quella propria dell’accusatore Zafral « E’ un piacere rincontrarla. E rincontrarla in ottima salute, dopo tutto quello che è successo qualche tempo fa… »
« E’ vero! Me ne stavo quasi scordando… » annuì l’accusatrice Nikta, con aria sinceramente imbarazzata a tal riguardo « Quanto è passato oramai…? »
« Poco più di un anno. » minimizzò Pitra, ben comprendendo a cosa stessero lì riferendosi e, tuttavia, sperando di passare rapidamente oltre quell’argomento, e quell’argomento che, per molteplici ragioni, sarebbe stato indubbiamente scomodo da affrontare in quella specifica serata.

L’evento al quale, ancor implicitamente, tanto Korne Ludec, quanto l’accusatrice, si stavano allor riferendo, altri non avrebbe avuto a dover essere inteso se non il supposto, duplice, attentato alla sua vita da parte della famigerata Midda Bontor, la donna da dieci miliardi di crediti, che, poco più di un anno prima, si era presentata nel suo appartamento, prima, e lo aveva aggredito per strada, poi, cercando di concludere il lavoro lasciato in sospeso.
Ma laddove, la prima volta, in effetti era stata proprio Midda a presentarsi all’interno del suo appartamento, non per aggredirlo, quanto e piuttosto per condividere con lui quell’assurda informazione nel merito della presenza di una fantomatica Anmel Mal Toise all’interno dell’omni-governo, e lì impegnata al fine di sovvertire l’ordine costituito; le seconda, e più pubblicizzata occasione d’incontro l’aveva veduto essere aggredito, altresì, da parte del medesimo mutaforma che, successivamente, a lui si era sostituito, e si era sostituito al fine di potersi sospingere a dare la caccia alla donna guerriero e ai suoi amici in ogni modo e con ogni mezzo utile, per così come, purtroppo, ormai avrebbe avuto a dover essere considerata già Storia.

« Un anno… diamine. » commentò Nikta, scuotendo appena il capo, ora quasi desolata nel confronto con quanto, purtroppo, avrebbe potuto essere intesa qual una mancanza di sensibilità da parte sua « Ora rammento che, in effetti, lo scorso anno non ci eravamo visti. » sottolineò, evidenziando indirettamente quanto, probabilmente, quello avesse a doversi intendere un appuntamento annuale praticamente consueto fra loro e, nei suoi toni, ben lasciando intendere quanto, tale appuntamento, non avesse in alcun modo a esserle sgradito… anzi « Come è andata poi a finire con quella… Bontor?... » esitò nel rammentare con precisione il nome della donna « Devo essere onesta, ma non ho volutamente evitato di seguire questa faccenda… »

giovedì 21 novembre 2019

3101


Un lieve sorriso di circostanza e un leggero movimento d’assenso fu quanto Pitra ebbe a sforzarsi di offrire in risposta a tutto ciò, non tentando in alcun modo di dissimulare una reciproca mancanza di particolare stima nei riguardi dell’uomo così presentatosi al loro sguardo.
Midda e Be’Sihl, dal canto proprio, offrirono un sorriso più sincero, e sincero, quantomeno, nell’imbarazzo del momento e del timore che un comportamento così scostante, da parte del loro accompagnatore, avrebbe potuto porli in difficoltà più di qualunque altra cosa nel corso di quella sera. Forse e persino più del fatto di aver a doversi riconoscere quali dei ricercati.
Evidentemente, però, quella reazione avrebbe avuto a doversi intendere nulla di più, e nulla di meno, di quanto l’altro avesse lì ad attendersi da parte sua, giacché, senza scomporsi minimamente, lo sconosciuto ebbe lì a porre rapidamente conclusione al loro fugace momento di incontro, e a quei saluti lì offerti quasi più per obbligo formale che per qualunque altra motivazione…

« A lei e ai suoi ospiti non posso che augurare una felice serata… » sancì quindi, con lo stesso tono precedente, prima di allontanarsi e di proseguire in autonomia il proprio cammino.

Non appena l’uomo fu sufficientemente distante per non aver a udire eventuali commenti a suo riguardo, la donna guerriero, appropinquandosi maggiormente al proprio ospite, non mancò di esprimere la propria perplessità nel merito di quell’incontro, nella volontà di comprendere cosa fosse appena occorso. E cosa fosse appena occorso non soltanto in quell’ultimo caso, ma già in altre tre occasioni precedenti, nel corso dell’ultimo minuto o poco più.

« Sei consapevole, vero, che sforzarti di apparire un po’ più socievole potrebbe aiutarci a non sembrare completamente fuori luogo in questo ambiente…?! » gli sorrise ella, aggrappandosi per un istante al suo braccio con il proprio, sul di lui fronte sinistro e, in ciò, potendo imporgli la severità propria del metallo del destro, e di quel destro che, pur camuffato a livello estetico, non avrebbe potuto ovviare a conservare tutta la propria solida e forte anima, quella solida e forte anima che, mossa da piccoli ma potenti servomotori alimentati all’idrargirio, le avrebbe permesso, all’occorrenza, anche di abbattere una parete a pugni, ove fosse stato necessario « Capisco che tu possa avere qualche remora a mio discapito… ma l’idea di organizzare questa serata è stata tua, splendore. E incapricciarsi così, in questo momento, non ci aiuterà a salvare il tuo mondo… »
« Non mi sto incapricciando. » negò tuttavia egli, aggrottando appena la fronte e storcendo lievemente le labbra verso il basso, a negare quell’interpretazione della realtà « E’ che stiamo incrociando soltanto una marea di poco di buono più che consapevoli dell’esistenza di indagini pendenti a discapito loro o delle loro famiglie, e qui interessati, soltanto, a tentare di rendersi più simpatici e accattivanti con qualche moina… » esplicitò, escludendo in tal maniera ogni addebito a discapito della donna e della sua presenza lì, quella sera, al suo fianco.
« Oh… » esitò ella, quasi sorpresa a confronto con simile notizia « Vuoi quindi dirmi che non sono l’unica tua ragione di vita…?! » quasi ridacchiò, sinceramente sorpresa a tal riguardo « So che probabilmente la notizia dovrebbe ingelosirmi ma… lode a Thyres per questo! » concluse ella, con un lieve buffetto offerto dalla propria mancina sulla muscolosa spalla del proprio interlocutore, prima di separarsi da lui per tornare ad abbracciarsi al proprio accompagnatore, e, almeno nella finzione di quella serata, marito.

Nel cammino sino al palco loro destinato, e che avrebbero allor condiviso con altre tre persone, fra cui un altro magistrato e i di costui ospiti, Pitra ebbe occasione di incrociare almeno altri due soggetti alla stregua dei precedenti, scambiando anche in queste occasioni pochi, concisi convenevoli o, in effetti, ricevendo da questi pochi, concisi convenevoli e offrendo loro, per tutta risposta, nulla più di qualche grugnito o poco più.
Così, quando alfine il palco fu conquistato, il maggior sollievo ebbe a essere, invero, dello stesso Pitra allorché dei suoi accompagnatori: se quest’ultimi, infatti, avrebbero avuto a dover essere riconosciuti qual sicuramente mossi dal timore di poter essere scoperti, malgrado il mirabile lasciapassare loro assicurato dall’essere ospiti di un tanto importante rappresentante della legge e malgrado i propri impeccabili travestimenti; il primo avrebbe, altresì, avuto a poter vantare una piacevole tregua da un sì ipocrita assedio a lui posto in un’occasione tanto mondana e in un’occasione a confronto con la quale, pertanto, non avrebbe potuto ovviare a sentirsi a disagio.
Giunti al palco, e giunti al palco prima dei loro ancor sconosciuti coinquilini per quella sera, i tre ebbero così a potersi concedere qualche fugace istante di intimità utile a potersi confrontare sul da farsi, ripassando rapidamente il piano d’azione già ampliamente concordato e, soprattutto, confrontandolo con la realtà dei fatti per così come si stava allor loro presentando…

« La nostra posizione è ottimale. » dichiarò Pitra, sporgendosi lievemente dalla balaustra per avere a confrontarsi con l’intera sala, apparentemente volgendo la propria attenzione alla platea e alla scena ancor celata dietro a un imponente tendone rosso scuro alla propria destra e, tuttavia, invero, dedicando tutto il proprio interesse ai palchi sotto di lui, alla loro mancina, e, in particolare, al grande palco d’onore presente nel centro esatto della struttura, e occupante lo spazio proprio di ben otto palchi, su due livelli sovrapposti, quattro per fila « Venite a vedere… » invitò i due, facendo atto di indicare loro i membri dell’orchestra già disposti nella propria posizione antistante la scena, quasi a dimostrare quanto, in tal senso, avrebbero potuto godere perfettamente dello spettacolo e, ciò nonostante, contando sul fatto che avessero a seguire le sue parole ancor prima che i suoi gesti.
« Woah! » commentò tuttavia Midda, per un momento sinceramente distratta dall’enorme magnificenza di quel luogo, e dal confronto visivo con la ricchezza propria dell’orchestra, e di un’orchestra composta da non meno di un centinaio di elementi… con la presenza di molti più suonatori, e strumenti musicali, rispetto a quanto, nella propria intera vita, ella non avrebbe potuto vantare di aver mai veduto « Sì… Rula mi odierà parecchio questa sera! » soggiunse, quasi fra sé e sé, ben consapevole di quanto l’amica, grande appassionata di lirica, avrebbe avuto di che rimpiangere l’incredibile occasione purtroppo perduta.
« In basso a sinistra abbiamo il palco d’onore, entro il quale saranno radunati tutti i più importanti membri dell’omni-governo qui presenti questa sera. » tentò di richiamare l’attenzione della donna al senso ultimo di quella sera, cercando di non apparire eccessivamente contrariato dalla distrazione che ella si stava in tal maniera riservando « A metà serata, approfitterò quindi dell’intervallo per andare a presentarvi a loro… e speriamo che, per quanto non vi sarà certamente occasioni di grandi chiacchiere, possiate riuscire a cogliere qualche evidenza di questa dannata An… »

Ma la frase che l’uomo stava così scandendo non ebbe mai a raggiungere la propria conclusione, vedendolo interrompersi bruscamente, e cambiare radicalmente discorso, nel percepire, alle loro spalle, del movimento fra i tendaggi celanti l’apertura d’ingresso al palco, movimento lì allor atto a suggerire l’arrivo dei loro vicini per la serata.

« … e straordinario da ammirare è l’evidenza, o l’assenza di evidenza, dei lavori di restauro compiuti una decina d’anni fa, e utili a restituirci, in tutto il proprio splendore originale il ricco ciclo di affreschi nella volta superiore. » dichiarò quindi Pitra, dimostrando, oltre ad ammirevoli riflessi, anche un’indubbia capacità interpretativa, nel mutare, allora, radicalmente espressione, tono e atteggiamento, e nel mostrarsi lì qual un perfetto anfitrione intento a introdurre la ricchezza artistica di quel magnifico luogo ai propri ospiti.

mercoledì 20 novembre 2019

3100


E se quel mutaforma era stato sconfitto, ed era stato sconfitto in grazia all’operato di Midda Bontor e dei suoi compagni di ventura, i membri dell’equipaggio dell’ormai distrutta Kasta Hamina, la mente dietro a tutto ciò avrebbe avuto a doversi ancor riconoscere operativa in quel di Loicare, all’interno dell’omni-governo del pianeta. E fino a quando quella mente, quell’oscura presenza non fosse stata identificata e sconfitta, la minaccia così da essa rappresentata non avrebbe avuto a potersi fraintendere qual eliminata. Anzi.
Ragione per la quale, per quanto la propria morale non avesse a potersi considerare appagata da quell’improbabile alleanza, egli avrebbe accettato tutto quello che da essa sarebbe derivato, per un bene superiore.

« Hai ragione… Rawn. » sospirò egli, scuotendo appena il capo « Ricordatevi, comunque, di parlare il meno possibile questa sera: per quanto siate stati indubbiamente ammirevoli nell’apprendere la lingua franca, il vostro accento è ancora qualcosa di terribilmente indefinito e, certamente, non quello proprio di due esponenti dell’alta borghesia di Loicare. »
« E’ un peccato che tu non ti sia potuto far accompagnare da qualcun altro. » osservò a tal riguardo la donna guerriero, stringendosi appena fra le spalle a dimostrazione dell’obbligatorietà della scelta compiuta « Ma, fra tutti i membri della nostra allegra compagnia, soltanto Be’Sihl e io abbiamo avuto a che fare direttamente con Anmel e siamo da queste parti da tempo utile a poter sperare di mistificare la nostra effettiva origine… » puntualizzò, a dimostrazione di quanto la scelta, a tal riguardo, avesse a doversi considerare praticamente obbligata « … ergo, cercheremo ugualmente di far quadrare le cose, tutti noi offrendo il nostro miglior viso al non ottimale giuoco a cui stiamo venendo costretti. »
« Da quanto tempo sono via da Loicare il dottor Dragde e sua moglie…?! » domandò Be’Sihl, intervenendo nella questione con intento quanto mai propositivo « Avendo scelto proprio loro fra tutti coloro che avresti potuto selezionare, immagino che siano lontani da casa da un certo numero di anni… quanto sufficiente a rendere questa nostra messinscena sufficientemente credibile. »
« In effetti sono via da oltre dieci anni… e, questa sera, non dovremmo incrociare alcuno fra coloro i quali li hanno conosciuti di persona. » confermò Pitra, ben seguendo la logica proposta dall’interlocutore e condividendola nel proprio valore « Ho capito cosa vuoi suggerire e concordo… » annuì pertanto, ad anticipare quanto egli avrebbe potuto ulteriormente argomentare « … il vostro accento “esotico” potrebbe essere giustificato dalla lunga permanenza nei sistemi periferici. »
« Beh… accento o non accento, ormai credo sia tardi per ripensarci. » sorrise Midda, suggerendo la conclusione di quella parentesi e di quella parentesi sopraggiunta in tempistiche decisamente tardive rispetto al corrente sviluppo degli eventi « Sbaglio o stiamo atterrando…?! » domandò, offrendo riferimento alla sensazione provata nella parte inferiore del petto, in conseguenza alla rapida discesa a terra del veicolo antigravitazionale sul quale si stavano muovendo, una sensazione ormai tutt’altro che inedita dal proprio personalissimo punto di vista e, ciò non di meno, ancor ben distante dal potersi considerare potenzialmente piacevole, sotto un qualunque punto di vista.

Nessun errore, ovviamente, avrebbe avuto a esserle addebitato in tal senso, laddove, effettivamente, in rapida discesa avrebbe avuto a doversi intendere il loro mezzo di trasporto, giunto, alfine, sino alla loro prefissata meta: il Teatro dell’Opera della capitale.
Edificio dalle forme classiche, evidente retaggio di un’epoca antecedente a quella delle enormi torri di vetro e metallo che predominavano su buona parte del resto della città, e del pianeta intero, il Teatro dell’Opera avrebbe avuto a poter essere descritto qual uno dei rari retaggi della storia propria di quel mondo, e di quel mondo progredito sì rapidamente, a un certo punto della propria storia, da aver letteralmente spazzato via ogni traccia del proprio retaggio passato, rinunciando alla propria Storia in favore del futuro, e di quel futuro che, tuttavia, forse non avrebbe avuto a meritare tanta attenzione quanta quella così riservatagli.
In ciò, anche nella capitale, ben pochi avrebbero avuto a potersi riconoscere gli edifici di interesse storico al pari di quello, e di quello che pur, proprio malgrado, non si era veduto offrire riconoscere sufficiente rispetto da essere lasciato intatto là dove era stato fondato qualche secolo addietro. Al contrario, e giustificando tale operato con un supposto intento di preservazione e conservazione di quella costruzione di indubbio valore storico, artistico e, soprattutto, musicale, l’intero Teatro era stato fatto letteralmente a pezzi, per essere traslato e ricostruito in una diversa sede e, nel dettaglio, sulla cima di uno dei grattacieli più alti e grandi di tutta Loicare, secondo solo a quello sede dell’omni-governo. Così, quella rara e preziosa testimonianza del passato di quella civiltà, pur preservata nelle proprie forme, si era vista egualmente stuprata nella propria stessa essenza, e, a onor del vero, anche nella propria stessa struttura, e in quella struttura che, approfittando dell’occasione, era stata completamente rivista con la scusa di migliorarne la macchina scenica: una scelta quantomeno discutibile che, almeno a confronto con il personale giudizio proprio di Pitra Zafral, avrebbe dovuto veder portato a giudizio e condannato non soltanto l’architetto responsabile, ma chiunque, prima di lui e al di sopra di lui, avesse preso una simile decisione: purtroppo, ormai, anche quell’intervento avrebbe avuto a dover essere inteso qual appartenente alla Storia… e nulla egli avrebbe potuto compiere in tal senso, anche volendo.

Dal punto di vista architetturale, agli occhi della donna guerriero, quanto lì offertole allo sguardo una volta atterrati, avrebbe avuto così a doversi intendere qual un edificio che, in qualunque altro contesto, e soprattutto nel contesto proprio di una qualunque città del proprio mondo natale, sarebbe probabilmente apparso grandioso, ma che, minimizzato nella propria imponenza dai colossi a lui circostanti, e, soprattutto, dal grattacielo al di sotto di esso, e sopra al quale esso era stato riedificato, non avrebbe potuto che ritrovarsi a essere quasi banalizzato nelle proprie dimensioni. Ma al di là di qualunque necessario giudizio di merito a riguardo delle dimensioni di tale luogo, di tale edificio, la solenne e ricercata compostezza delle sue forme, non avrebbe potuto ovviare a richiamare alla mente della propria osservatrice l’idea di un tempio, e di uno di quegli antichi e dimenticati delubri entro i confini dei quali, in più di un’occasione, nel corso della propria esistenza, ella si era voluta porre alla prova: l’alto colonnato esterno, realizzato su due diversi livelli, così come la presenza di una mirabile coppia di frontoni triangolari al di sopra di entrambe le file di colonne, o, ancora, la grande cupola ovale, posta in grande evidenza da un ottimo impianto di illuminazione in ipotetica corrispondenza dell’amplia sala centrale, non avrebbe potuto ovviare a rievocare simile paragone, a giustificare un tale confronto ideologico… e un confronto idealizzato non sì improprio, nel considerare quanto, per l’appunto, tale luogo avrebbe avuto a doversi intendere, a tutti gli effetti, un tempio, e un tempio votato alle arti musicali, riguardassero queste l’opera lirica, come in quella particolare serata, l’opera sinfonica, o la danza.
E se maestosa, già, non avrebbe potuto apparire la facciata esterna del Teatro, con tutti i propri numerosi dettagli, con le colonne riccamente elaborate, con gli eleganti capitelli di ispirazione vegetale, con i propri fregi al di sopra delle mirabili architravi, nelle tonalità proprie di marmi bianchi, grigi, gialli e rossi, e in preziosi inserti dorati che, pur arricchendo l’opera, non avrebbero potuto ovviare a involgarirla, almeno a confronto con il giudizio proprio dell’ex-mercenaria più famosa di tutta Kofreya, se non di tutto il continente di Qahr; semplicemente superba non avrebbe potuto che risultare la struttura interna, e quella struttura interna che, superato l’amplio ridotto d’ingresso, e un ridotto che, a dispetto della parola avrebbe avuto ad apparire quasi smisurato, e districatisi fra gli innumerevoli corridoi e scalinate volti a convogliare il pubblico nelle varie aree della sala centrale, avrebbe condotto fino al cuore pulsante di quel tempio, e al suo tesoro più importante. Edificata su una pianta a ferro di cavallo, la sala avrebbe avuto allora a presentare un’amplia platea, otto ordini di palchi e quattro gallerie superiori, per uno spazio complessivo di circa quattromila posti. Quattromila posti ben distribuiti in grazia a eleganti poltroncine rosse in un’ambiente che della propria opulenza non si sarebbe riservato alcuna possibilità di vergogna, impegnandosi, altresì e piuttosto, a cercare costantemente di superare se stesso, soprattutto nell’amplia varietà rappresentata dai palchi e da quei palchi quasi sempre facenti riferimento ai medesimi occupanti, e a quegli occupanti selezionati fra le famiglie più ricche e importanti di Loicare il prestigio delle quali, ineluttabilmente, non avrebbe voluto mancare d’essere riflesso nell’arredo di quegli stessi spazi, in una folle gara di ricchezza, e di ostentazione della ricchezza stessa.  Quattromila posti che, ancora, per quella particolare serata, per l’apertura della nuova stagione lirica, avrebbero avuto a doversi considerare pressoché inaccessibili a chiunque non avesse per l’appunto diritto a quei palchi, per retaggio familiare o per il ruolo ricoperto, eventualmente, all’interno dell’omni-governo o che, altresì, non si fosse impegnato a prenotarli almeno un paio di anni prima, con un notevole investimento di tipo economico.
Ma laddove, in tutto ciò, semplicemente straordinaria avrebbe avuto a dover essere intesa la possibilità di prendere parte a tale evento, in verità per ben pochi fra i presenti quell’occasione, e quell’occasione loro offerta dalla propria ricchezza, avrebbe avuto un qualche effettivo valore dal punto di vista dell’esperienza lirica in sé, quanto e piuttosto per l’evento mondano: un evento mondano che, riconoscendosi fra i più importanti della capitale, nel particolare connubio lì offerto dal prestigio proprio del luogo, dalla cerimonia inaugurale della nuova stagione e, ancora, dagli ospiti stessi lì straordinariamente presenti, non avrebbe potuto ovviare a essere uno fra i più desiderati per tutti gli abitanti di Loicare e non solo. In effetti, e proprio malgrado, anche la giovane e bella Rula Taliqua, che pur non a Loicare avrebbe avuto a dover essere grata per i propri natali, avesse potuto avrebbe fatto carte false per poter essere lei lì presente, quella sera, in luogo all’amica Midda, per rendere praticamente perfetta la quale pur tanto impegno aveva dedicato: impegno, da parte sua, quindi più che giustificato non soltanto dalla necessità di rendere irriconoscibile la propria compagna di ventura, quanto e ancor maggiormente per renderla il più possibile idonea a una simile serata, e a una simile serata che, nell’intimo del proprio cuore, non avrebbe certamente mancato di invidiarle.

« Accusatore Zafral! » salutò con simulato entusiasmo l’ennesimo perfetto sconosciuto che Midda e Be’Sihl, a seguito dello stesso Pitra, ebbero a incrociare lungo la gradinata a salire fino al terzo livello di palchi, là dove avrebbe avuto a doversi intendere anche lo spazio riservato all’importante magistrato « E’ sempre un onore incontrarla! » sorrise, falso più del braccio destro della donna guerriero, benché quantomeno impegnandosi, pur senza particolare successo, ad apparire sincero.

martedì 19 novembre 2019

3099


« Stai giocando con il fuoco, Bontor. » la pose in guardia egli, scuotendo appena il capo « Non credo che tu voglia realmente che io abbia a ricordare con chi sia dovuto scendere a patti in questo momento. » puntualizzò, storcendo appena le labbra verso il basso « Perché se pur, probabilmente, tu abbia a dover essere intesa qual il male minore; ciò non esclude il fatto che tu sia comunque un male. E che tu sia colpevole di interminabili violazioni della legge, per le quali una vita intera in carcere non potrebbe essere comunque sufficiente a redimerti. »
« E non ha ancora conosciuto mio marito… » commentò ella, con evidente ironia, in direzione di Be’Sihl, offrendo riferimento in tal senso a Desmair, fortunatamente, o sfortunatamente, assente dalla scena ormai da qualche tempo.

Ineluttabile, nel vedersi definita qual “il male minore”, e qual, di conseguenza, l’evidenza di un compromesso da parte del proprio interlocutore, non avrebbe potuto ovviare a essere, per lei, ma anche per Be’Sihl, spingere il proprio pensiero, il proprio ricordo, al semidio immortale nello scendere a patti con il quale, in più riprese nel corso di quegli ultimi quindici anni, entrambi loro avevano avuto occasione di compromettersi, e di compromettersi nell’accettare, per l’appunto, quel male minore, per quanto pur sempre ed egualmente consapevoli di quant’egli avesse a dover essere inteso un male.
Anche in occasione del loro ultimo incontro, in verità, l’ennesimo compromesso era occorso da parte di entrambi nei riguardi di Desmair, e di quello stesso Desmair pur, in ultima istanza, colpevole di aver intrappolato per mesi Midda all’interno della propria stessa mente, costringendola a vivere in una realtà alternativa, e in un’onirica realtà alternativa vagamente ispirata al mondo d’origine di Maddie e Rín, nel quale ella, nelle false vesti di Maddie, si era ritrovata convinta di aver immaginato, all’interno di un lungo, lunghissimo periodo di coma, la propria intera vita nei panni di Midda Bontor, salvo, alfine, essersi miracolosamente risvegliata e, in tal senso, aver potuto recuperare il controllo della propria effettiva realtà… e di una realtà, in effetti, sufficientemente piacevole da essere divenuta, per lei, una vera e propria trappola, e una trappola dall’interno della quale la sua mente non avrebbe avuto alcun desiderio, alcuna ragione di voler evadere. Malgrado tutto ciò, malgrado tale, ennesima colpa di Desmair a suo discapito, e malgrado anche l’iniziale desiderio di vendetta che aveva sospinto Be’Sihl a superare qualunque inibizione morale e ad abbracciare il proprio lato più oscuro, compiendo scelte e azioni il peso delle quali non avrebbe mancato di gravare per sempre sul proprio cuore; alla fine tanto lo stesso Be’Sihl, prima, quanto la risvegliata Midda, poi, si erano ritrovati ad accettare, ancora una volta, l’ipotesi di collaborare con Desmair al solo scopo di affrontare una minaccia a lui superiore, e quella minaccia rappresentata, del resto, dalla di lui genitrice e, ciò non di meno, da sempre avversaria: Anmel Mal Toise.
E così, che Pitra Zafral potesse accettarlo o meno, tanto Midda, quanto Be’Sihl avrebbero avuto a doversi giudicare ben consapevoli di cosa egli stesse vivendo in quel momento, e di quanto spiacevole avrebbe avuto a doversi riconoscere l’idea di aver a scendere a patti con “il male minore”. Per quanto, dal loro personale punto di vista, ritrovarsi a incarnare quello stesso male minore non avrebbe avuto a doversi riconoscere particolarmente edificante…

« … comunque sia io, ora, sono Rawn Dragde. » volle, comunque, ricordare al magistrato « E Rawn Dragde è una persona stupenda, con una morale impeccabile e una condotta ancor migliore… » puntualizzò, strizzando l’occhio sinistro verso l’accusatore, con fare complice « E, in questo, ti prego di non confondermi con altri… »

Pitra Zafral trattenne a stento un mugugno in reazione alle parole della donna guerriero, e di quella donna guerriero che, malgrado avesse ormai a dover essere riconosciuta qual una propria alleata, era stata per troppo tempo un’avversaria, e un’avversaria sì perfetta, nel proprio ruolo di nemico pubblico, da essersi incisa a fuoco nella parte più profonda della sua mente in associazione all’idea di tutto quanto di più sbagliato avesse a poter esistere, diventando, in tal senso, per lui, l’apoteosi stessa dell’idea di delinquente.
Tuttavia, in tal senso, ella aveva ragione. E dal momento che, sotto un certo punto di vista, era stato egli stesso a volerla coinvolgere in tutto ciò, a volerla spingere a cercare il confronto diretto con la creatura chiamata Anmel Mal Toise, e con quella creatura così impegnatasi a distruggere l’essenza più pura alla base del “suo” omni-governo, semplicemente razionale, necessariamente logico, sarebbe stato per lui dover fare pace con i propri antagonistici sentimenti nei suoi confronti e riconoscerla, con tutti i propri pregi e, pur, con tutti i propri difetti, qual una propria alleata.
In verità, poi, la realtà nota a Pitra Zafral nel merito di Anmel Mal Toise non avrebbe avuto a doversi intendere, a tutti gli effetti, qual l’effettiva realtà relativa a tale figura, giacché, nel doversi confrontare con quell’uomo, e nel dover cercare, in tal confronto, di venire incontro a una mente aliena a ogni concetto di magia, di stregoneria, e, in ciò, incapace di apprezzare l’effettiva natura della loro nemica, in quanto spirito di una strega regina vissuta secoli, millenni addietro e, per tutto questo tempo, intrappolata all’interno della propria stessa corona, in attesa di una persona tanto sciocca da giungere a liberarla; Midda aveva quindi rielaborato il concetto proprio di Anmel in diversi termini, e in termini che egli potesse meglio apprezzare, potesse meglio accettare. In ciò, quindi, e per quanto noto all’accusatore, Anmel Mal Toise non avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual la leggendaria Oscura Mietitrice delle leggende del mondo natale di Midda e Be’Sihl, quanto e piuttosto un’esponente dell’antica, e ormai dimenticata, specie dei Progenitori.
E se pur, nel parlare di una specie primigenia, risalente a quando l’universo era ancora giovane e le prime stelle avevano iniziato a fare la propria comparsa, poi evoluta in esseri praticamente divini che, sparsi nell’intero Creato, erano ascesi al ruolo di Creatori, per dare origine a ogni specie vivente, a ogni civiltà esistente, la donna guerriero avrebbe potuto sembrare obiettivamente folle; in quel del sesto pianeta del sistema di Orlhun, Midda Bontor aveva avuto occasione di entrare a contatto, effettivamente, con un Progenitore, o, per lo meno, con uno degli ultimi Primi Eredi, come essi si erano voluti riferire a se stessi nel momento in cui, lasciando la forma di pura energia e ritornando materia, avevano voluto riprendere a sperimentare la vita nella propria quotidianità più carnale, salvo, presto, stancarsi nuovamente anche di ciò e, in questo, addormentarsi sotto la superficie del loro stesso pianeta in enormi depositi, enormi depositi colmi di camere di stasi entro le quali poter nuovamente trascendere la materia e ritornare, ancora una volta, alla propria forma di pura energia, e a quella forma di pura energia propria dei divini Progenitori. Un incontro, quello proprio della donna guerriero, che non si era concluso in maniera propriamente positiva, non laddove, ancora una volta, ella aveva corso il rischio di ripetere lo stesso errore già inconsapevolmente compiuto con Anmel Mal Toise, liberando per l’universo, questa volta, non una singola creatura, ma un’intera progenie di creature pseudo-divine e, chiaramente, contraddistinte da folli manie autoritarie… rischio che, comunque, era stato speranzosamente contenuto dal violento attacco congiunto di due navi pirata, e di due navi pirata, la Jaco Milade e la Maele Libeth, che avevano bombardato quell’intero pianeta sino a ridurlo a un ammasso informe, spazzando con la violenza delle più potenti armi mai create ogni opportunità di ritorno per i Progenitori.
Una rilettura della realtà, quella così attribuita ad Anmel Mal Toise, probabilmente non meno folle rispetto all’originale e, ciò nonostante, una rilettura della realtà sufficientemente comprovabile da riscontri concreti, quali l’annientamento del sesto pianeta del sistema di Orlhun a opera di quelle due navi pirata, che aveva, in tal maniera, potuto risultare accettabile anche a confronto con il pragmatico scetticismo proprio del magistrato, e di quel magistrato che, del resto, si era poi trovato a confronto con altre riprove concrete dell’esistenza di qualcosa di marcio all’interno dell’omni-governo… e qualcosa di marcio nella misura utile, per lo meno, a permettere a un mutaforma di rimpiazzarlo con il più completo e assoluto sostegno del sistema, e di un sistema ormai divenuto corrotto.