11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 10 novembre 2019

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Ventotto morti: quindici uomini e tredici donne, ventidue umani e sei chimere. Tale fu il tragico conteggio delle vittime della battaglia per la Rad Dak-Wosh. Una battaglia che non ebbe a concludersi, pertanto, senza pretendere il proprio tributo in termini di vite, umane e non, tutte fra i membri dell’equipaggio stesso della nave, equipaggio che, in tal senso, ebbe, quindi e proprio malgrado, a pagare amaramente il prezzo proprio di essersi ritrovati coinvolti in un conflitto più grande di loro.
Ventotto morti… più uno: il mutaforma. Colui inizialmente presentatosi sotto le mentite spoglie dell’accusatore Pitra Zafral, e poi divenuto lo stesso capitano Potr Lomic, avrebbe avuto a doversi riconoscere, obiettivamente, responsabile diretto di tutti quei morti, nell’aver evocato, fra le schiere di coloro che, ipoteticamente, avrebbero avuto a doversi riconoscere quali uomini e donne al proprio stesso servizio, l’orrore proprio del morbo cnidariano, e di quel morbo che, in buona sostanza, prima causa avrebbe avuto a dover essere intesa per la tragedia lì consumatasi.
Paradossale, comunque, avrebbe avuto a dover essere inteso come, non fosse stato per l’intervento dello stesso mutaforma, sotto le mentite spoglie di Carsa Anloch, probabilmente quel conteggio di vittime avrebbe avuto a poter essere inteso in una misura decisamente maggiore, laddove, comunque, se sua era stata la responsabilità propria dell’aver introdotto in scena quelle creature, sua era stata anche l’azione più incisiva in loro contrasto, da solo falciandone almeno una decina. E tutto questo, obiettivamente, avrebbe avuto a dover essere annoverato fra i punti tutt’altro che chiari, tutt’altro che comprensibili, nel merito di quanto accaduto nel corso di quella stessa battaglia.
Perché porre in essere quella messinscena con il volto di Carsa Anloch, e una messinscena che, facilmente, avrebbe avuto a poter essere intuita qual volta a permettergli di infiltrarsi nelle linee nemiche, salvo, poi, concludere in maniera tanto precipitosa, tanto approssimativa, per così come, obiettivamente, avrebbe avuto a dover essere inteso l’ultimo atto di quella creatura? Forse, dietro quella maschera, il conflitto lì esistente fra le almeno due diverse personalità in lotta, quella di Carsa e quella di Anmel, stava volgendo in sfavore della stessa Anmel e, in ciò, tramite quell’ultimo, precipitoso atto, ella aveva sperato di poter portare seco quantomeno la loro antagonista principale…?!
Impossibile a discriminarsi. Impossibile a decifrarsi. Impossibile a immaginarsi in una qualunque risposta, in una qualunque spiegazione. Ragione per la quale, anche quel perché restò necessariamente privato di qualunque possibilità di chiarificazione, al pari della questione più amplia attorno a esso: perché tutto quello...?!
Perché prendere il controllo di una nave della flotta di Loicare? Perché imporre una caccia sì spietata a un piccolo mercantile e al suo equipaggio, e un equipaggio costituito anche da bambini e anziani? Perché arrivare a liberare quell’orrenda piaga fra le proprie stesse schiere? Perché quei ventotto morti…?!

A rendere il giusto merito all’equipaggio della Rad Dak-Wosh, a quel migliaio di persone molte fra le quali, proprio malgrado, legate in varia misura, a vario titolo a quei ventotto morti, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto un certo contegno, e un certo contegno utile a permettere loro di affrontare quel lutto, quelle morti, senza avere, in ciò, a scadere, nei termini più beceri, e pur più emotivamente comprensibili, in una qualche volontà di rivalsa a discapito di coloro inizialmente presentati loro quali antagonisti, quali avversari, quali nemici di catturare o, meglio ancora, da abbattere.
Un contegno, quello lì allor proprio dell’equipaggio superstite della Rad Dak-Wosh, che, aiutato certamente anche dalle parole del vero capitan Lomic, così come del vero accusatore Zafral, al fine rientrato a bordo insieme ai piloti inizialmente dispersi sul pianeta sottostante, ebbe allora a non veder imputato alcun torto, alcuna colpa, a quel piccolo gruppo di ex-prigionieri, nel riconoscerli, quindi e obiettivamente, non meno vittime delle circostanze rispetto a tutti loro. Così, anche ogni possibile attrito fra ex-antagonisti, quali pur i due schieramenti avrebbero avuto a dover essere intesi, a doversi riconoscere a vicenda, ebbe a non sfociare in facili sentimenti di rivalsa, ritrovando, al contrario, un inedito sentimento di fraternità diffondersi fra loro… anche e soprattutto fra coloro che, in quelle ultime ore, si erano ritrovati a intrecciare le proprie armi in battaglia.
Anche l’enorme tauriano, presentatosi alfine come Jogr’Elm, già antagonista della Figlia di Marr’Mahew, ebbe così a cercare un’occasione di riappacificazione con lei, per superare quietamente ogni trascorso e avere a concentrarsi, ancor prima che sul passato, sul futuro, e su quel futuro che, necessariamente, avrebbe dovuto attendere tutti loro, a confronto con quanto lì occorso.
Un futuro che, ebbe a essere loro presentato per voce dello stesso accusatore Pitra Zafral… e del vero accusatore Pitra Zafral, al termine della cerimonia funebre che vide offerto il giusto tributo ai ventotto caduti…

« Quando, ormai un anno fa, Midda Namile Bontor venne a colloquiare nel mio appartamento, sfidando ogni qual genere di pericolo conseguente a una mossa tanto ardita al solo fine di avvisarmi della presenza di qualcuno… di qualcosa all’interno del nostro omni-governo animato dal solo desiderio di rovesciare l’ordine costituito e imporre qualcosa di nuovo, e qualcosa di nuovo non soltanto per Loicare, ma per questo intero angolo di universo; la mia reazione fu, necessariamente, di critica incredulità. » esordì, con tono proprio di una pubblica ammenda, non soltanto in direzione della stessa donna da dieci miliardi di crediti, quanto e piuttosto di tutti coloro lì intenti a celebrare il ricordo di quei ventotto caduti « I nostri trascorsi non erano mai stati dei migliori… e, acciecato dalla mia stessa fiducia nel sistema, non fui in grado, almeno immediatamente, di comprendere quanto, già da tempo, qualcosa non stesse funzionando correttamente all’interno dell’omni-governo. »
« Quella visita, comunque, assolvette a un proprio scopo, a una propria funzione, facendo emergere alcune piccole contraddizioni… piccole contraddizioni che, di lì a breve, ebbero a svelare i contorni di qualcosa di enorme. E qualcosa a confronto con il quale io stesso non avrei dovuto ritrovarmi. » continuò, a tentare di offrire, seppur in maniera sicuramente nebulosa, qualche risposta alle troppe, corrette domande che, in quel momento, certamente si agitavano nei cuori e nelle menti di tutti i presenti « Per questo io stesso sarei dovuto essere posto a tacere… se pur non eliminato completamente dai giuochi. Perché, comunque, la collaborazione di un accusatore, e di un accusatore con già una lunga storia di personale conflittualità con questa particolare ricercata e i suoi compagni di latitanza, avrebbe potuto riservarsi il proprio ruolo a gestire la questione, e a gestirla in maniera quanto più possibile estranea al pubblico interesse. » sancì, scuotendo appena il capo « E così venni sostituito… venni sostituito dalla stessa creatura mutaforma che, negli ultimi mesi, avete frainteso essere me. E che in queste ultime ore tanto dolore, tanta morte, ha causato a bordo di questa stessa nave. »
« Tutti noi siamo stati impiegati quali pedine all’interno di un giuoco più grande di noi, e un giuoco all’interno del quale non avevamo neppure coscienza di essere coinvolti. E, nel momento in cui la nostra utilità è venuta meno, siamo stati divenuti sacrificabili… » prese allor voce Potr Lomic, non per mancare di rispetto all’accusatore interrompendolo in quel proprio discorso, ma perché, allora, indubbiamente frustrato dalla situazione, e dalla situazione nella quale egli stesso si era ritrovato a essere spinto a propria insaputa, con la colpevole complicità, da parte propria, dell’assenza di qualsiasi dubbio critico, e di quel genere di dubbi critici che, forse, avrebbero potuto lì impedire quella carneficina, se soltanto fosse stata loro offerta attenzione per tempo « Sacrificabili come i nostri ventotto compagni che, oggi, sono morti senza, forse, avere neppure possibilità di comprendere quanto stesse loro accadendo. Sacrificabili come le vite di coloro che, a bordo delle Kasta Hamina, sono diventati oggetto di una caccia spietata, estranea a ogni regola d’ingaggio, estranea a ogni legge… e che, soltanto per puro caso, non ci trova, oggi, a scoprirci con le mani macchiate del sangue di molti innocenti, in nulla e per nulla diversi da noi. » definì, storcendo le labbra verso il basso in quieta disapprovazione a proprio stesso discapito, e a discapito dell’ormai maturata consapevolezza di aver agito, in contrasto all’equipaggio del capitano Rolamo, qual il peggiore di tutti i pirati.

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