La sconfitta dei due cani di fuoco coincise con la possibilità, da parte dei cinque avventurieri, di riservarsi un nuovo momento utile a riprendere fiato e a tirare le somme su quanto accaduto e, soprattutto, su come ciò potesse essere accaduto. Al di là, infatti, dell’indubbio e assoluto valore della donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, dimostratasi capace di competere, praticamente sola, con quei due terrificanti avversari; indubbio avrebbe avuto a dover essere inteso quanto quella vittoria non avrebbe potuto essere conseguita in assenza dell’ingresso in scena di quell’ascia, e di quell’ascia apparentemente tutt’altro che speciale e pur, sostanzialmente, dimostratasi in grado di compiere l’impresa.
Così, dopo essersi concessi qualche meritatissimo minuto di riposo, utile a riprendersi da quella sfida tutt’altro che banale, la prima arca a cui tutti ebbero necessariamente a dover rivolgere la propria attenzione fu l’arca delle armi così individuata da Be’Wahr, e quell’arca dalla quale aveva fatto la sua apparizione quella mirabile ascia bipenne...
« Non sembrano armi particolari... » confermò Howe, a un primo esame visivo, senza ancora neppure allungare una mano in quella direzione, là dove, conclusa la situazione d’allarme, sarebbe stato meglio per loro agire con maggiore prudenza a confronto con quelle arche e i loro contenuti, contenuti nel merito della natura e della ragione dei quali, in fondo, non avevano la benché minima idea « E’ pur vero che sono così sporche che a stento si distingue la loro stessa forma. Figurarsi quindi la loro natura... »
« Pensi che possano essere armi stregate...? » ipotizzò M’Eu a margine di quel commento, osservando con curiosità non tanto l’arca e il suo contenuto, quanto la pesante ascia lasciata a terra da Maddie al termine dello scontro.
« Potrebbe spiegare il perché siano state in grado di uccidere quei due mostri... » annuì lo shar’tiagho, purtroppo privo della competenza necessaria per esprimersi a tal riguardo « Tuttavia, ci vorrebbe qualcuno come Sha’Maech per esserne certi. »
« Che dite? Le prendiamo...?! » domandò H’Anel, chiaramente interessata ad allungare le mani su quelle armi, e su quelle armi che avrebbero potuto decisamente elevare le loro possibilità di vittoria, per così come già dimostrato in quell’ultimo conflitto.
« Ovvio che le prendiamo. » sussurrò in un filo di voce Be’Wahr, contrastando il dolore che provava nel parlare, e anche solo nel respirare, per non mancare di esprimere il proprio giudizio favorevole a tal riguardo « Va bene che passo per stupido, ma a questo ci arrivo pure io. »
In effetti, benché vi fosse un indubbio margine di rischio nell’operare con delle armi potenzialmente stregate e di natura ignota, tale da poter suggerire fosse meglio lasciar perdere anziché insistere ulteriormente in quella direzione, nessuno dei cinque avrebbe potuto in fede decidere di abbandonare lì un sì importante patrimonio bellico, non laddove, soprattutto avendo a dichiarare guerra a un’avversaria come Anmel Mal Toise, ogni qual genere di arma avrebbe potuto essere loro d’aiuto.
Così, equipaggiandosi con le armi a loro più congeniali, e raccogliendo comunque tutte le altre in una sacca, i cinque offrirono un rapido sguardo anche alle altre arche, per verificare i loro effettivi contenuti.
Contenuti che, come già preventivamente verificato, avrebbero avuto a doversi riconoscere per lo più nelle fattezze di tesori, e di tesori la cui natura e la cui storia non avrebbe potuto essere riconosciuta meglio delineata rispetto a quella delle armi, ma che, altrettanto indubbiamente, avrebbero avuto a doversi riconoscere contraddistinti da un indubbio valore economico.
« Con questa roba avremo da riempirci il carro al ritorno... » sottolineò H’Anel, a non permettere ad alcuno di ipotizzare una soluzione diversa per tali ricchezze.
« Sicuro... a Midda farà indubbiamente piacere, per risanare un po’ le finanze di Kriarya! » puntualizzò M’Eu, forse fraintendendo il desiderio della propria sorella, nel ricondurre la questione semplicemente alla necessità di fondi per la città del peccato, e nel ricordare, tuttavia e involontariamente, un dettaglio di primaria importanza a margine di qualunque loro possibile missione, per così come loro richiesto dalla loro comune amica, nonché attuale signora di quell’ex-provincia del regno di Kofreya, emancipatasi dal potere della famiglia reale e autoproclamatasi qual città-stato autonoma..
« Esatto. » confermò l’altra, storcendo appena le labbra verso il basso, là dove, evidentemente, aveva fatto un ben diverso pensiero a tal riguardo, e un pensiero un po’ più egoistico, subito, tuttavia, cancellato a fronte della consapevolezza di quanto il benessere di Kriarya sarebbe necessariamente coinciso anche con il loro, alla luce del fatto che, ormai, avevano stabilito in maniera decisamente stabile il proprio domicilio entro quelle mura.
« Secondo voi è possibile che qui in mezzo ci possa essere anche lo specchio che ci interessa...?! » esitò allora Maddie, incerta fra suggerire un’idea così banale e, ciò non di meno, non potendo ovviare a esprimerla, là dove, comunque, fra tanti tesori, difficile sarebbe stato valutare o meno la presenza della reliquia da loro ricercata a meno di non impegnarsi in un serio censimento di tutto ciò.
Nessuno, tuttavia, doveva aver preso in esame quell’eventualità, là dove, dopotutto, il percorso discendente verso il Baratro di Luce era ancora lontano dal potersi considerare completo e là dove, per abitudine e per leggerezza, erano praticamente tutti partiti dal presupposto che quanto da loro ricercato avesse a doversi intendere esattamente al termine dell’intero cammino... e non di certo mischiato in mezzo ad altre ricchezze.
Ma là dove, in fondo, anche le loro nuove armi avrebbero avuto a potersi riconoscere potenzialmente intrise di stregoneria, nulla avrebbe escluso tale possibilità. Con buona pace del lavoro che ciò avrebbe loro richiesto di essere compiuto.
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