Ma, al di là di ogni erronea presunzione in tal senso, tutte le sue discepole erano già pronte, in sola attesa della sua comparsa.
Così, mentre una metà delle trentasei desmairiane che ormai erano solite considerarla la propria maestra ebbero a essere lasciate a protezione dei suoi figli e dei suoi nipoti, le altre diciotto ebbero a seguire lei e l’immancabile Nissa verso quell’ingresso della città, e quell’ingresso ove, speranzosamente, le sarebbe stata concessa opportunità di meglio comprendere cosa fosse accaduto al suo amato.
E ove vedere avanzare quella leggendaria donna guerriero, Figlia di Marr’Mahew, Ucciditrice di Dei, Campionessa di Kriarya e di Lysiath, non fosse stato già motivo di interesse per chiunque; e ove vederla avanzare accompagnata dalla propria gemella, un tempo sua nemica giurata, nonché regina dei pirati dell’isola di Rogautt, non fosse stato un ulteriore motivo di interesse per chiunque; indubbio avrebbe avuto a dover essere inteso quanto straordinario avesse a dover essere giudicato riconoscere quella donna guerriero, e la sua gemella, intente ad avanzare seguite da una schiera di una dozzina e mezzo di enormi semidee dall’aspetto demoniaco, con lucente pelle simile a cuoio rosso e con grosse corna bianche a adornare i loro capi. Ragione per la quale, se anche fosse stato loro interesse avere a incedere senza attrarre particolari attenzioni, impossibile sarebbe stato che ciò potesse avvenire. In misura non dissimile da quanto avrebbe potuto essere ipotizzabile avesse ad avvenire per l’avanzata di un enorme drago, di un terribile ciclope o, all’occorrenza, di uno smisurato titano.
Per loro fortuna, comunque, in quel momento il solo interesse che avrebbe potuto essere inteso proprio da parte loro sarebbe stato quello di giungere a incontrare quel mercante, e avere a scoprire qual genere di informazioni egli avesse a poter condividere nel merito della sorte di Be’Sihl Ahvn-Qa.
In ciò, quindi, nessuna contrarietà avrebbe potuto suscitare la sorpresa e la curiosità che ebbe a conseguire all’arrivo, e all’arrivo concitato, di quel drappello, e di quel drappello che avrebbe avuto a dover essere inteso tanto temibile quanto affascinante.
« Lady Midda! » esclamò una delle guardie all’ingresso della città, nel non avere esitazione alcuna a riconoscerla.
« Lascia perdere il lady... e chiamami soltanto Midda. » replicò ella, scuotendo il capo a escludere l’esigenza di certi retaggi propri di un’epoca che ella non desiderava aver ad accomunare in alcun modo alla propria o, quantomeno, a quella a cui ella sperava di poter dare allor origine « Sei stato tu a mandarmi a chiamare?! »
« No, mia signora. » escluse quello, non privo di un certo imbarazzo a tal riguardo, quasi, nel risponderle negativamente, stesse mancandole di rispetto « E’ stato Noaj. Ti sta aspettando da quella parte... » soggiunse, nell’indicare l’amplio varco di ingresso alla città, e quell’arco superato il quale, speranzosamente, ella avrebbe trovato ad attenderla non soltanto quel certo Noaj ma, anche, il misterioso mercante.
« Grazie. » annuì l’altra, non avendo a riservarsi ulteriore possibilità di esitazione e rapida muovendosi nella direzione indicatale.
E se, già solo nel riconoscerla, chiunque si sarebbe levato dal suo cammino, non volendo certamente rischiare di ostacolarne l’incedere; a confronto con la peculiare composizione del gruppo al suo seguito, la gente in ingresso e in uscita dalla città già a quell’orario decisamente precoce non si concesse alcuna possibilità utile a lasciarsi trovare innanzi a lei, aprendosi rapidamente alla sua destra e alla sua mancina, per concederle possibilità di lasciarla passare, e di lasciarla passare al passo che ella avrebbe potuto preferire.
Rientrata così in città, appena dietro quelle alte mura dodecagonali ella ebbe così a individuare, spostata su un lato, una carovana in paziente attesa di quanto avrebbe avuto a dover avvenire...
« Noaj...?! » domandò la Figlia di Marr’Mahew, appellandosi a quel nome appena udito e cercando riscontro da parte di quell’unico riferimento attualmente a lei concesso.
« Lady Midda! » replicò un giovane che ebbe allor a far capolino da dietro quei carri, nel rispondere a quel richiamo e, soprattutto, nel distinguere l’immagine della signora della città.
« Mi chiamo Midda Namile Bontor. » si presentò ella, quasi il suo nome potesse non essere perfettamente noto a tutti « Puoi chiamarmi Midda. O puoi appellarmi come Campionessa. O, persino, “ehi tu!”. O anche “cagna maledetta”, come fanno in molti, se vuoi. Ma, per favore, non chiamarmi “lady” Midda. »
« ... cagna maledetta...?! » aggrottò la fronte Nissa, decisamente sorpresa da quella definizione, e, soprattutto, dal fatto che ella stesse rivolgendosela in maniera autonoma.
« E’ sempre andato molto di moda... anche e soprattutto da queste parti. » replicò l’altra, non priva di una certa autoironia a tal proposito « Altrove hanno provato anche a chiamarmi “stupida vacca”, ma, devo essere sincera, continuo a preferire “cagna maledetta”... »
« Mia signora. » la richiamò il giovane, per un momento decisamente spiazzato da quel discorso, e da quel discorso indubbiamente assurdo dal proprio personalissimo punto di vista « Perdonami se ti ho mandata a chiamare d’urgenza... ma quest’uomo ha chiesto esplicitamente di te. »
E l’uomo in questione, in effetti, non ebbe ad apparire qual un volto sconosciuto innanzi allo sguardo della Figlia di Marr’Mahew, quanto e piuttosto un volto noto, e un volto appartenente, in effetti, a un passato neppure poi così remoto, avendo avuto occasione di incontrare per la prima volta lo stesso soltanto poco tempo prima, nel corso di un’altra occasione di crisi... a dimostrazione di quanto non avessero mai a mancarle occasioni di crisi.
« Uthor... » esitò per un istante, sforzandosi di ricordare quale nome associare a quel volto « Cergi Uthor. » completò subito dopo, sufficientemente sicura di non avere a sbagliare nella propria identificazione.
« Il fatto che tu rammenti ancora il mio nome non può che onorarmi, Figlia di Marr’Mahew! » dichiarò il mercante, piegandosi in avanti in un profondo inchino carico di sincero rispetto verso di lei « Io, d’altra parte, non potrei mai dimenticarmi di chi mi ha salvato dall’oscuro fato di morte a cui, altrimenti, quella terrificante manticora avrebbe condannato me e tutti i miei compagni di viaggio! »
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