11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 14 dicembre 2021

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Il primo impegno della mattina ebbe così a essere affrontato dalla signora di Kriarya, la quale, in fede, non avrebbe saputo definire se si fosse dimostrata capace di gestire la situazione in maniera appropriata.
A conti fatti, se da un lato aveva sì accolto in maniera serena quelle duecento e quarantotto inaspettate ospiti, dall’altra parte non era riuscita ancora minimamente a inquadrarle all’interno del tessuto sociale della città, se non per quelle circa tre dozzine interessate a reinventarsi come sue apprendiste.

“Thyres... mi mancava giusto questo...”

Francamente Midda non aveva idea di come poter gestire quelle tre dozzine di potenziali apprendiste. Né, ancor meno, aveva idea di come, simile notizia, avrebbe potuto diffondersi all’interno di Kriarya e, ancor più, all’esterno. Non che, per carità, la presenza di quasi duecentocinquanta semidee all’interno della città del peccato sarebbe passata inosservata, soprattutto a confronto con i giudizi esterni, e i giudizi di coloro i quali, in ciò, non avrebbero potuto altro che interpretare l’impegno da parte della medesima di prepararsi a estendere il proprio supposto dominio ben più in là di quella singola capitale o provincia, per così come, in fondo, già la famiglia reale di Kofreya temeva. Figurarsi, quindi, cosa non sarebbe potuto succedere se ella si fosse messa a girare per il mondo accompagnata da tre dozzine di quelle stesse semidee, quasi una sorta di guardia d’onore a propria difesa, qual necessariamente sarebbe quindi stata considerata da chiunque l’avrebbe incrociata.
No: ella non avrebbe potuto permettersi di accogliere quelle desmairiane come proprie apprendiste. Ma come avrebbe potuto mai negare loro quella possibilità senza, in ciò, avere a compromettere il loro rapporto e quel rapporto, in fondo, ancora in totale definizione, per quanto più che positivamente avviato?

“Forse avrei dovuto restare sulla Kasta Hamina...” rifletté fra sé e sé, quasi rimpiangendo la propria tutt’altro che azzeccatissima scelta di fare ritorno al proprio pianeta natale, in una scelta che, se certamente aveva restituito un certo equilibrio al resto dell’universo, già sufficientemente sconvolto dalle sue azioni nei cinque anni in cui ella aveva girovagato fra le stelle del firmamento, aveva parimenti e chiaramente distrutto ogni senso di armonia all’interno del proprio stesso mondo natale, dando involontariamente origine a una serie di devastanti rivoluzioni a seguito delle quali nulla avrebbe più avuto a poter esser frainteso come prima.

Duecento e quarantotto semidee immortali nel suo mondo, in fondo, avrebbero quasi potuto essere considerate ben minima cosa rispetto a qualche decina di migliaia di ritornati, egualmente immortali e, in generale, persino più pericolosi di quanto esse non avrebbero mai potuto essere, nel lasciarsi dominare, sovente, da problemi irrisolti nei suoi stessi confronti, prima fra tutte sua sorella Nissa. Ciò non di meno, impossibile sarebbe stato minimizzare quel nuovo avvento, e quell’avvento necessariamente atto a sconvolgere nuovamente, e in maniera inderogabile, ogni equilibrio prima dominante.
E se pur Be’Wahr e M’Eu avevano dimostrato incondizionata fiducia nelle sue capacità di gestione, affidando a lei ogni decisione a tal riguardo, essi avevano in tal maniera avuto a rendere propria maggiore fiducia rispetto a quanto mai ella stessa non avrebbe potuto vantare di riservare nei propri stessi riguardi... con buona pace di ogni altra possibile elucubrazione.

« Allora...?! » la interrogò M’Eu, nel mentre in cui facevano ritorno entro le mura della città « Che te ne pare...? Sono o non sono straordinarie...?! » la incalzò, in implicito riferimento alle desmairiane « Per carità... io forse sono un po’ di parte... » sorrise poi sornione, volgendo uno sguardo adorante nei riguardi di Siggia, accanto a lui, mano nella mano con lui, quasi due fanciulli alla loro prima cotta.
« Un po’... » sorrise ella, scuotendo appena il capo a confronto con quell’ammissione da parte sua « Con quell’espressione stampata sul volto, francamente credo che riusciresti ad appoggiare anche l’idea di un colpo di stato contro la famiglia reale kofreyota, ove fosse avanzato da... dalle mie figliastre. » specificò, non potendo in ciò mancare di considerare quanto bizzarro avesse a doversi intendere il legame fra il figlio di un suo antico amante e la figlia del suo mai amato sposo.
« Il termine “figliastre” suona così negativo... » obiettò egli, storcendo appena le labbra verso il basso « Non potresti magari definirle semplicemente “figlie”...? Dopotutto da parte loro non credo troveresti alcuna opposizione a tal riguardo... anzi. »
« Ho già due figli adottivi... e due nipoti in affidamento. Dietro ai quali riesco a stare meno del minimo necessario per mantenere un qualche genere di rapporto con loro. » dichiarò la donna guerriero, non cercando di dissimulare le proprie mancanze nei riguardi di Tagae e Liagu, così come di Mera Ronae e di Namile « Davvero vorresti che mi avessi a considerare madre anche per duecento e quarantotto donne delle quali neppure conosco i nomi...?! » domandò, aggrottando la fronte « Senza contare che non sarebbe neppure particolarmente giusto per te e per tua sorella... »

Benché Midda Bontor avesse sofferto in maniera più profonda di quanto non avrebbe mai avuto ad ammettere pubblicamente per la sterilità impostale dall’affondo al ventre della sua gemella, oltre venticinque anni prima, ella non avrebbe mai voluto apparire così egoista in termini tali da definirsi madre di una simile moltitudine, non laddove, dopotutto, aveva già a dimostrare ogni giorno tutte le proprie difficoltà a confrontarsi con gli oneri propri di un ruolo genitoriale nei riguardi di coloro che già, in tal maniera, aveva legato a sé... e non laddove, ancora, aveva in passato crudelmente rifiutato tale occasione a chi, in fondo, nulla di meno avrebbe potuto desiderare.
No: figliastre, per quanto apparentemente negativo come termine, avrebbe avuto a dover essere considerato un termine più che sufficiente a definire il loro rapporto, e a definirlo, dopotutto, in maniera assolutamente accurata, in quanto ella nuova e ultima sposa del loro tutt’altro che amato padre, ruolo per il quale, quindi, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual la loro matrigna, e non, certamente, qual la loro madre.

« Va bene così, M’Eu... » ebbe a tentare di stemperare i suoi facili entusiasmi addirittura la medesima Siggia, escludendo la necessità di uno sviluppo nella direzione da lui così ipotizzata « Dopotutto è vero che siamo reciprocamente delle perfette estranee. E piuttosto che utilizzare in maniera inopportuna determinati termini, è indubbiamente meglio ovviare a troppo repentine semplificazioni. »
« Esatto. » concordò Midda, annuendo vivacemente a quelle parole « Sottoscrivo al pieno quanto detto. » insistette, approvando l’equilibrata saggezza così dimostrata dalla figlia di Desmair.

E per quanto perfettamente consapevole di come sua sorella H’Anel non avrebbe mai avuto a sopportare l’idea che Midda avesse a chiamare “figlie” le desmairiane là dove tale occasione non era mai stata loro concessa; egli non mancò di apparire insoddisfatto per quell’insuccesso, quasi in qualche misura tutto ciò avesse a nascondere un tornaconto personale.

« ... d’accordo... » sospirò, stringendosi poi appena fra le spalle « Dopotutto se va bene a voi, di certo non cambia nulla per me. » riconobbe, escludendo in tal maniera ogni possibile fraintendimento a tal riguardo.
« Ora, se mi volete perdonare, sono certa che Korl e Lora stanno aspettando che vada a dare uno sguardo al proseguo dei lavori in città. » sancì la Figlia di Marr’Mahew, approfittando dell’occasione per chiudere in tal maniera il capitolo, prima che qualcun altro decidesse di aggiungere ulteriori argomentazioni a tal riguardo « Ci vediamo più tardi...?! »
« Ci vediamo più tardi. » confermò Be’Wahr « Sempre ammesso che tu riesca a evitare di offrirti in sacrificio a qualche setta di fanatici religiosi prima della fine della giornata... » soggiunse, non risparmiandole quell’appunto scherzoso in riferimento a quanto accaduto l’ultima volta che ella aveva tentato un sopralluogo a tal riguardo.

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