Benché fra le desmairiane e Midda Bontor il rapporto esistente avrebbe comunque avuto a dover essere riconosciuto qual qualcosa di estremamente recente, tale da non poter giustificare occasione di grande e profonda fiducia in senso lato; il mito proprio della stessa Ultima Moglie presso le fila delle figlie di Desmair avrebbe avuto a dover essere inteso tanto forte da non permettere ad alcun senso di sfiducia di avere a prevalere sulle stesse nei riguardi delle decisioni della Figlia di Marr’Mahew, soprattutto ove ella non aveva offerto evidenza di voler minimizzare il loro valore ma, anzi, aveva voluto esprimere una positiva valutazione nel merito della sorte della loro sorellastra Pemir, e una positiva valutazione animata da una quieta fiducia nei riguardi del loro sangue divino, e di un sangue divino che non avrebbero dovuto concedersi facile occasione di avere allor a minimizzare nel proprio valore. Una valutazione, la sua, che non avrebbe potuto ovviare a trovare ragione in diversi secoli, millenni per alcune fra loro, di vita vissuta in un mondo ostile, avvelenato nella propria terra e nella propria aria, e in un mondo a confronto con il quale, necessariamente, la morte era per loro divenuta una realtà molto più della vita, in molteplici modi diversi, e tutti indubbiamente angoscianti e dolorosi.
Così, al di là della concreta evidenza di quanto Pemir fosse divenuta pietra inanimata, le desmairiane ebbero, alla fine, a mantenere fede al proprio ruolo di discepole dell’Ultima Moglie, accettando di rinnovare la propria fiducia in lei sino anche ad accettare quella decisione, e quella decisione per loro di difficile comprensione, di difficile digestione, e, pur, una decisione a confronto con la quale avrebbero potuto o dimostrare fiducia o dimostrare sfiducia, senza alcuna sfumatura di grigio. E con buona pace di ogni pur espresso malumore a tal riguardo, nessuna ebbe a esitare a mettere in atto quanto da lei indicato, recuperando con attenzione i corpi e le teste delle gorgoni e riassemblandoli dopo essersi assicurate che le loro possibilità di movimento fossero inibite e, soprattutto, i loro occhi fossero coperti.
Un’operazione, quella così posta in essere dalle figlie di Desmair, che pur non ebbe a incontrare l’approvazione di Nissa Bontor, la quale, restando altresì ferma nella propria posizione critica nel merito della scelta compiuta dalla propria gemella, non mancò di palesare il proprio dissenso, se non a parole, quantomeno con il proprio comportamento, e con un comportamento decisamente avverso a tutto ciò. Un comportamento del quale, ovviamente, Midda non mancò di prendere atto, fosse anche e soltanto come atto dovuto nei riguardi della propria gemella, e al quale, tuttavia, non ebbe a offrire alcun seguito, per ovviare a fomentare facili avversioni fra loro in una situazione nella quale, allora, non avrebbe avuto alcun senso avere ad alimentare ulteriori possibilità di problemi.
Il resto della notte, quindi, ebbe allor a trascorrere senza che, tuttavia, alcuno avesse reale possibilità di riposare, o reale desiderio di tentare di riposare, attendendo, semplicemente, l’arrivo dell’alba per avere occasione di rimettersi in cammino, chi all’inseguimento di Be’Sihl e del suo rapitore, chi, allora, altresì in direzione di Kriarya, di scorta a quelle prigioniere. E quando il nuovo giorno giunse, insieme ai primi raggi di quell’attesa alba ebbe a concretizzarsi, in maniera a dir poco provvidenziale, la profezia formulata da parte della stessa Ultima Moglie, nel veder la mutazione di Pemir in roccia trovare occasione di regressione, e nel vederla risorgere, così come se nulla, in effetti, fosse accaduto.
Non qualcosa di cui essere sorpresi, in realtà, nel ben conoscere le desmairiane e dell’averle viste, in altre occasioni, avere a riprendersi da qualunque genere di ferita o di morte in sì breve tempo, e, ciò non di meno, qualcosa che si propose, a tutti gli effetti, come dimostrazione evidente della ragionevolezza della posizione assunta dalla stessa Figlia di Marr’Mahew nel merito della questione, e di quella questione che, chiaramente, ella era stata allor in grado di affrontare con quieto controllo...
« Pemir si sta riprendendo! »
A quell’annuncio, tutte le presenti ebbero ad accorrere alla statua che un tempo era stata la loro sorella, o compagna d’armi, per poter constatare la veridicità di quelle parole. E, anche in grazia alla crescente luminosità di quel nuovo giorno, tutti ebbero a poter assistere alla trasformazione che coinvolse la pelle e la carne della desmairiana che, dalla fredda e grigia apparenza della pietra, ebbe allora a riacquistare la calda e vivace tonalità rossa per lei naturale, fino a quando anche il suo petto riprede a muoversi e, ultimo ma non meno importante, i suoi occhi tornarono a vedere, e a confrontarsi in maniera cosciente con il mondo a sé circostante.
« Ben risvegliata. » l’accolse allora Midda Bontor, la quale avrebbe avuto a dover essere intesa qual la più felice a confronto con l’evidenza propria dell’aver avuto ragione a tal riguardo « Come ti senti, bambina...?! » le domandò, non riuscendo a ovviare a quell’approccio quasi materno nei suoi riguardi, benché razionalmente fosse consapevole che quella creatura immortale esistesse da diversi secoli prima della sua stessa nascita.
« M-maestra... » esitò per un istante ella, ritrovandosi proprio malgrado ancora un po’ intorpidita nella propria mente e nei propri muscoli, in termini tali da non riuscire a esprimersi immediatamente con scioltezza « C-cosa è s-successo?! »
« Tecnicamente sei morta. » non negò la donna, stringendosi tuttavia fra le spalle quasi a minimizzare quanto accaduto, e a minimizzarlo a ragione veduta a confronto con il suo ritorno in vita « Fortunatamente per te, però, sei coriacea almeno quanto tuo padre... e neppure lo sguardo pietrificante di una gorgone è stato in grado di avere la meglio sul tuo sangue divino! »
« Ah... » commentò Pemir, accettando per fede quelle parole e quelle parole che, in quel frangente, non avrebbe potuto riconoscersi perfettamente in grado di comprendere, nel non avere neppure idea, in effetti, di che cosa potesse essere una gorgone... e nell’avere ricordi ancora un po’ confusi nel merito della dinamica di quell’ennesima morte, e di quell’ennesima morte che, tuttavia e senza ragione di sorpresa alcuna dal proprio personalissimo punto di vista, non era rimasta tale a lungo « Spero di non essere stata di intralcio per alcuno. » dichiarò poi, quasi a titolo di scuse per l’essere allor morta, manco ciò avesse a doversi intendere una sua personale mancanza « Sono stata via per molto? Be’Sihl è stato recuperato...?! »
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