Midda Bontor non desiderava agire come una sovrana, benché, di fatto, fosse stata eletta a furor di popolo sovrana della città del peccato, di Kriarya, in termini tali, in effetti, da contrariare fortemente, e comprensibilmente, la famiglia reale del regno di Kofreya. Ella non era solita riconoscersi in quanto tale, benché tutti si attendessero che ella, effettivamente, dimostrasse tutto il giusto polso della situazione, per ogni questione ordinaria o straordinaria relativa a quella città, e benché, ancor più, ella stesse comunque fortemente impegnandosi a dimostrare tutto il giusto polso a tal riguardo, affinché Kriarya stessa potesse prosperare, al di là di ogni possibile difficoltà, di ogni eventuale minaccia e sfida loro riservata.
Ma per quanto Midda Bontor non desiderasse agire come una sovrana, quella notte ella non ebbe esitazioni a muoversi in quanto tale. Perché a spronarla in tal senso non avrebbe avuto a dover essere frainteso un qualsivoglia egoismo personale, quanto e piuttosto, il proprio amore, e il proprio sentimento di amore verso Be’Sihl Ahvn-Qa, suo compagno, suo complice, suo confidente, suo amico e suo amante, nonché padre dei suoi figli. E se per Be’Sihl ella non avrebbe avuto esitazione alcuna a muovere guerra persino agli dei tutti, in quella sera ella non ebbe esitazione a chiedere a duecento e quarantotto semidee di volerle essere al fianco, prestando la propria cooperazione al fine di ritrovare quanto prima il suo amato. Del resto, le figlie di Desmair, che pur ancora ella non avrebbe potuto vantare di conoscere tutte per nome dato il loro numero effettivamente esagerato, conoscevano altresì perfettamente Be’Sihl, fosse anche e soltanto per la sua costante presenza accanto a Midda ogni sera che trascorrevano insieme a loro, in quell’accampamento sotto le stelle del firmamento. E, in tal senso, tutte loro avrebbero potuto essere utili per setacciare l’intera città, a tentare di individuare la posizione dell’uomo, ovunque egli potesse essere stato portato. Non come soldatesse, quindi, ella desiderava impiegare quelle semidee, quanto e piuttosto come una vera e propria squadra di ricerca, e una squadra di ricerca che avrebbe potuto speranzosamente aiutarla a fare chiarezza su cosa potesse star accadendo. Ella, dopotutto, non avrebbe mai chiesto a quelle desmairiane di avere a combattere per lei: dopo aver trascorso già un’intera eternità a vivere un imperituro stato di guerra, era giusto, era sacrosanto, che a tutte loro potesse essere concessa l’occasione di trovare la propria occasione di esprimere se stesse in qualunque modo esse avrebbero potuto avere a preferire. Ma, appunto, in quel frangente, in quel particolare momento di crisi, alla Figlia di Marr’Mahew non avrebbe avuto a occorrere della forza militare, quanto e piuttosto la cooperazione di un gruppo di amici, e di un amplio gruppo di amici in grazia al quale avere a sperare di chiudere al più presto, e in maniera più positiva possibile, quella follia.
E se di amici Midda Bontor aveva a necessitare in quel momento di crisi, amici non ebbero a mancarle. Non soltanto in relazione alle desmairiane, ma anche, e piuttosto, a tutto il proprio clan, e a quel clan che, per la prima volta dalla comparsa di Nissa, ebbe a radunarsi nuovamente attorno a lei, soltanto per il bene dello stesso Be’Sihl e senza che, in tal senso, potesse essere dimenticata la propria intima contrarietà alla scelta da lei compiuta in favore a quella tregua con la propria gemella Nissa.
« Brote...? Howe...?! » domandò sinceramente sorpresa, nel riconoscere i propri più critici detrattori fra le fila di coloro che la stavano aspettando alle porte della città, pronti a concederle tutto l’aiuto possibile.
« ... » esitarono per un istante i due, riconoscendo, accanto a lei, leggermente arretrata rispetto a lei, la figura di Nissa e, in ciò, non negandosi evidente contrarietà per quella sgradevole costante, e una costante che neppure quella crisi era riuscita a rimuovere dall’equazione.
« Questo non risolve nulla della questione fra noi... » si affrettò, quindi, a sottolineare Howe, scuotendo fermamente il capo « Tuttavia, Be’Sihl è anche un nostro amico. E se qualcuno è stato così idiota da pensare di potergli fare impunemente del male, beh... si renderà presto conto del madornale errore così commesso. »
« Grazie. » dichiarò per tutta replica la donna guerriero, annuendo appena e non aspettandosi assolutamente nulla del genere... anzi, obiettivamente non attendendosi nulla e basta, là dove la distanza venutasi a creare fra loro in quegli ultimi tempi era apparsa decisamente profonda « Davvero... grazie. » ribadì, a non permettere che il proprio sincero sentimento di gratitudine potesse essere in qualsivoglia misura minimizzato nel proprio valore.
« Per Be’Sihl. » confermò lord Brote, piegando verso il basso gli angoli delle proprie labbra, in una smorfia di incontrollato disprezzo a discapito di Nissa, assassina di sua moglie Nass’Hya, colei che, con la propria gratuita violenza, aveva reso orfano di madre suo figlio Na’Heer.
A confronto con quella formazione estesa del clan offerente riferimento a quella leggenda vivente, obiettivamente chiunque avrebbe avuto a doversi pentire della sciagurata idea di riservare torto a chiunque fra loro, dove nel “chiunque”, ovviamente, era incluso proprio lo stesso Be’Sihl, lì reale cardine di quell’estemporanea riconciliazione malgrado Nissa.
E a confronto con quella formazione estesa del clan della signora di Kriarya, quella notte, l’intera capitale ebbe, proprio malgrado, a doversi confrontare, nel mentre in cui quella sistematica ricerca per Be’Sihl ebbe a diffondere presso tutti la consapevolezza di quella scomparsa... e di quella scomparsa che improbabile, per non dire impossibile, avrebbe potuto non essere ricondotta necessariamente alla stessa Campionessa.
Una scomparsa, quindi, a confronto con la quale nessuno ebbe a dimostrare disinteresse, se non per un qualche effettivo coinvolgimento emotivo in favore di Be’Sihl, sicuramente per un indubbio senso di solidarietà con colei che, allora, era rimasta la sola a incarnare lo spirito indomito di quella città, e di quella città che, sola, si stava strenuamente opponendo a ogni minaccia... umana e non!
Nessun commento:
Posta un commento