Rimasta sola, Midda approfittò dell’occasione per spostarsi verso i propri figli, e avere a prendere parte, per il tempo di quella colazione, alla loro formazione, seguendo la lezione loro offerta da Nóirín e, almeno per qualche minuto, dimenticandosi in ciò di tutto il resto, quasi come se, in fondo, la vita stesse scorrendo in maniera consueta.
Ma la vita non stava scorrendo in maniera consueta, e, probabilmente, non vi sarebbe più stata possibilità di tornare alla consuetudine precedente, in quel giuoco di equilibri che ella aveva osato alterare, tentando di sanare su un fronte e, proprio malgrado, incrinando su un altro.
« Sbaglio, o qui qualcuno non ha ancora neppure preso in esame l’idea di fare colazione...?! » ebbe a raggiungerla, inaspettatamente, la voce di Be’Sihl, il suo amato locandiere, distraendola più dai propri pensieri che dall’effettivo ascolto delle parole con le quali Rín stava spiegando dei concetti di matematica avanzata a Tagae e Liagu, e di una matematica, in effetti, così avanzata che ella stessa non si sarebbe potuta considerare in grado di comprenderla.
E nel voltarsi verso di lui, sopraggiunto alle sue spalle, ella ebbe a ritrovarsi a confronto con un piatto di verdure artisticamente ordinate nello spazio lì a disposizione e un paio di fette fragranti di pane, espressione di quella premura che egli, da sempre, era solito rivolgerle, premurandosi che la sua dieta potesse essere quanto più possibile equilibrata e completa, e non avesse a fondarsi, unicamente, su carne secca o selvaggina, ossia quella che avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual la base di partenza, e il traguardo d’arrivo, della sua nutrizione nel corso delle proprie avventure peregrine per il mondo.
« Ti stancherai mai di viziarmi...? » domandò ella, sorridendo con dolcezza innanzi all’offerta da lui così presentatale.
« Certo. Quando sarò troppo vecchio per muovermi liberamente. » confermò egli, stringendosi appena fra le spalle « Ma il fatto che ora sia divenuto fisicamente più giovane di te mi dovrebbe garantire un certo vantaggio strategico ancora per qualche tempo... »
Già: nella follia della propria attuale quotidianità, anche la nuova, duplice e sfasata età di Be’Sihl Ahvn-Qa non avrebbe mancato di animare la complessità di quella situazione. E così, complice la dimensione primigenia conosciuta con il nome di tempo del sogno, nonché una trappola potenzialmente letale lì orchestrata da secondo-fra-tre, vicario dell’Anmel Mal Toise all’inseguimento della quale Madailéin Mont-d'Orb era giunta sino alla sua dimensione, Be’Sihl si era ritrovato a vivere mentalmente quasi tre decenni in più, pur ringiovanendo, in ciò, nel proprio corpo, sino all’età della propria più impetuosa giovinezza, in termini tali per cui, alla fine, la differenza fra gli anni in più vissuti, o rivissuti, e la propria età originale, avrebbe avuto comunque a risultare in positivo per lui, restituendolo alla realtà fisicamente più giovane di quanto non fosse al momento dell’inizio di tale disavventura, e, in ciò, anche più giovane della stessa Figlia di Marr’Mahew, benché, anzi, nella propria mente, egli ormai avrebbe potuto forse persino superare il di lei genitore.
« Mangia dai. » la invitò egli, insistendo nel sorreggerle il piatto davanti al naso, quieto invito a prendersene carico e, soprattutto, a svuotarlo il prima possibile « Non vorrai costringermi a imboccarti come con una bimba, vero?! Sei un po’ cresciuta per certi capriccetti... »
Midda era consapevole quanto, dietro a tali parole scherzose, e a tali premure affettuose, altro non avesse a doversi riconoscere se non la perfetta confidenza che lo stesso Be’Sihl avrebbe potuto vantare nei suoi riguardi, e nei riguardi, in particolare, della sua attuale difficoltà psicologica a scendere a patti con tutto quello che stava accadendo, divisa fra troppi dubbi, e troppe poche certezze, nel merito della correttezza di quanto deciso, e di quanto deciso nel gestire la questione Nissa. Una difficoltà psicologica, la sua, a confronto con la quale, purtroppo, la sua mente finiva troppo sovente per smarrirsi nei propri pensieri, nelle proprie riflessioni, finanche vedendola dimenticarsi del tutto di nutrirsi.
E benché la costituzione fisica propria della signora di Kriarya non avesse a doversi fraintendere né longilinea, né, tantomeno, esile, Be’Sihl era perfettamente consapevole di quanto ciò non avesse a significare che ella non potesse rischiare di finire a subire gli effetti più negativi della malnutrizione, se soltanto egli si fosse riservato quell’importante compito volto ad assicurarsi che avesse comunque a mangiare, e avesse a mangiare, oltretutto, quanto di più possibile utile a concederle tutto ciò di cui il di lei corpo avrebbe potuto necessitare.
« Sei conscio di quanto le battute maliziose si potrebbero sprecare a confronto con il tuo ultimo intervento, mio caro...? » sorrise ella, ammiccando verso di lui « Ti va bene che siamo troppo vicini ai nostri figli per un certo genere di argomenti. »
« Ovviamente ne sono conscio. » confermò egli, divertito da tutto ciò « Così come sono conscio, per l’appunto, dell’eccessiva vicinanza ai nostri figli, in termini tali da censurare ogni tua facile replica a tal riguardo... » puntualizzò, dimostrando quanto avesse quindi giocato con attenzione le proprie carte.
« Furbo, mio caro. » riconobbe quindi la donna, accogliendo il piatto offertole nella mancina, quasi arrendendosi, in tal senso, a tutto ciò « Davvero furbo. »
« Sarà la saggezza derivante dalla mia veneranda età... » ironizzò l’uomo, stringendosi fra le spalle, a minimizzare tutta l’astuzia così accreditatagli in tali parole.
« Non credo. Non credo proprio. » escluse tuttavia la Figlia di Marr’Mahew, osservandolo con occhi ora socchiusi « Al di là dei tuoi modi di fare, hai sempre saputo quello che volevi e come ottenerlo, e hai dimostrato di possedere tutta la pazienza e la determinazione utile affinché i tuoi piani potessero trovare occasione di concretizzarsi. » gli riconobbe ella, con un riferimento neppur troppo velato al loro passato, e alla loro stessa storia d’amore, una storia che egli aveva avuto pazienza di coltivare per quindici lunghi anni prima che ella avesse a cedere ai propri sentimenti e ad accettarlo in quel ruolo per il quale, altresì, egli non aveva mai avuto esitazione alcuna a immaginarsi « Sei in gamba, Be’Sihl Ahvn-Qa. Molto più di quanto tu non voglia dare a vedere... »
« Beh... del resto per arrivare a conquistare l’incredibile Midda Namile Bontor qualche cosa di buono dovevo avercela anche io. » ammise pertanto lo shar’tiagho, scuotendo appena il capo « Ma ora smettila di distrarti chiacchierando e fai colazione... che ancora un po’ è ora di pranzo, accidenti a te. »
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