E così, nel mentre in cui, proprio malgrado, i cinque si erano allor concessi una fugace occasione di distrazione, e di distrazione utile a riordinare le idee attorno a quanto stava lì accadendo, quella sorta di bizzarra gargolla ebbe a riproporre la propria presenza questa volta materializzandosi in un angolo cieco e, in grazia di ciò, riuscendo a scagliare il proprio attacco senza suscitare allarme fra i propri antagonisti. Un attacco che, proprio malgrado, ebbe a travolgere prima Be’Wahr e poi anche Howe, scaraventandoli a grande distanza con tutta la violenza della quale si era già dimostrato capace.
« Thyres… » gemette Maddie, sgranando gli occhi nel veder il proprio amato così travolto da quell’offensiva, e da quell’offensiva che avrebbe potuto dimostrarsi fondamentalmente letale tanto per lui, quanto per il suo amico fraterno.
Diversamente dalla donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, però, i due figli di Ebano non si fecero cogliere egualmente disorientati da quella nuova apparizione e, benché fossero anche loro sinceramente legati ai due, e a coloro i quali che più avrebbero potuto anche essere considerati dei mentori per loro, essi non ebbero a perdere quell’occasione per cercare di portare a compimento un’offensiva contro il mostro, reagendo con straordinaria prontezza di riflessi. Così, benché della creatura fosse lì presente soltanto il braccio destro, un po’ di spalla e la testa, sospese fugacemente in aria nel mentre di quella violenza, essi agirono contro tale obiettivo, e agirono nella consapevolezza di doversi confrontare non contro della carne e delle ossa, quanto e piuttosto della pietra, e della pietra che avrebbero potuto abbattere solo in grazia a tutta la propria forza bruta.
In un gesto subitaneo, così, M’Eu ebbe a lanciare l’ascia tenuta nella propria destra verso la sorella, senza alcun avviso verbale a suo favore e, ciò non di meno, non abbisognando di alcun avviso verbale, nella straordinaria intesa che li contraddistingueva, fratello e sorella cresciuti insieme, giorno dopo giorno, e da sempre insieme rimasti, affrontando ogni difficoltà. E nel mentre in cui egli si premurò di concedere alla propria sorella maggiore una delle proprie asce, non mancò egualmente di avanzare in direzione del mostro, andando a impugnare a due mani l’altra e andando a precipitare non tanto la lama, quanto e piuttosto la parte piatta sul fronte opposto, e quella superficie metallica che, così impiegata, non avrebbe avuto a riservarsi un effetto troppo diverso da quello proprio di un martello. Gesto, il suo, che quasi in contemporanea, ebbe a essere parimenti riproposto da parte di H’Anel, la quale, liberatasi della propria lancia del tutto inefficace per un conflitto del genere, ebbe ad accogliere senza esitazione l’arma condivisale e a impiegarla immediatamente, in contrasto a quel nemico.
E se il colpo inferto da M’Eu contro il polso del mostro, andando a cercare, in ciò, il punto idealmente più fragile a loro concesso, non ebbe immediatamente a palesare alcun particolare successo, l’insistenza lì imposta dall’arrivo di H’Anel ebbe a capitalizzare l’impegno del fratello, andando a frantumare la pietra lì presente e separando, in ciò, la mano dal resto del braccio, mano che, pertanto, ebbe a cadere rumorosamente a terra. E se nessun verso di dolore o di disappunto ebbe a esplodere dalla gola del mostro, questi non mancò egualmente di palesare la propria contrarietà a confronto con quell’evento, cercando di andare a colpire con quanto rimastogli del braccio i due, prima di avere a dissolversi, nuovamente, nel nulla. Un gesto, il suo, che non ebbe a incontrare collaborazione da parte loro, vedendoli balzare rapidamente indietro per sottrarsi a tutto ciò. Ma un gesto, il suo, che, soprattutto nella ritirata finale, ebbe a confermare la possibilità per loro di avere a vincere quel conflitto, laddove, pur dissolvendosi il braccio, la spalla e il capo, la mano mozzata ebbe a restare a terra.
Difficile, ovviamente, sarebbe stato avere a comprendere il perché di tutto ciò, soprattutto nella più completa ignoranza nel merito delle dinamiche proprie della sua esistenza. Quanto certo, tuttavia, avrebbe avuto a doversi riconoscere nell’evidenza di quell’insperato successo, e di quell’insperato successo che avrebbe avuto a riservare loro una reale possibilità di vittoria.
« Be’Wahr! Howe! » esclamò allora M’Eu, a dimostrare di non star ignorando la sorte dei propri amici, pur non essendosi lasciato sfuggire quell’occasione di contrattacco a discapito del mostro « Siete in gloria al vostro Lohr?! » domandò, con tono quasi canzonatorio, nel voler in tal maniera esorcizzare il timore di una conferma in senso opposto, e dell’eventualità che, effettivamente, potessero essere lì morti.
« Smettetela di poltrire! » insistette H’Anel, incalzando ancora una volta nella via già tracciata dal proprio fratello « Abbiamo bisogno di voi per fare a pezzi questa dannata gargolla, prima che sia lei a fare a pezzi noi tutti! » ribadì, storcendo gli angoli delle labbra verso il basso, tutt’altro che entusiasta all’idea di essere lì fatta a pezzi da una stupida statua animata… morte decisamente poco dignitosa per colei che, dopotutto, era la figlia primogenita dello straordinario Ebano.
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