Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
martedì 26 febbraio 2013
1864
Avventura
038 - La notte più lunga
Erano trascorsi anni dall’ultima, nonché prima e unica, volta che i loro cammini si erano incrociati, occasione nel corso della quale quello sventurato, e arrogante, spadaccino si era guadagnato il soprannome di Nessuno e aveva perduto entrambe le proprie mani, in entrambi i casi a opera della mercenaria alla quale aveva voluto porre sfida. Ciò nonostante, e benché Rimau Coser, tale il suo vero nome, non avesse da considerarsi propriamente al centro dei suoi pensieri, per la donna guerriero era stato naturale apostrofarlo con l’aggiunta di quell’avverbio, quasi quella sua ricomparsa in scena avesse a giudicarsi l’ennesima reiterazione di un evento ormai privo di qualunque possibilità di sorpresa, di qualunque originalità, qual pur, oggettivamente, non avrebbe potuto essere giudicato essere. Una reazione per la quale neppure ella avrebbe saputo formulare una spiegazione e che pur, da parte propria, era stata assolutamente spontanea, non di meno rispetto alla dichiarazione d’amore pocanzi rivolta verso Be’Sihl.
« Ancora…?! » ripeté il locandiere, aggrottando la fronte e cercando, in quel nome e nel viso di quell’uomo, di individuare chi egli potesse essere, dal momento in cui la propria amata aveva voluto in tal modo dimostrare, verso di lui, una certa confidenza, benché, alla sua memoria, non sembrava offrirsi in grado di suggerire l’immagine di alcun avversario da lei affrontato in tempi recenti… alcuno, per lo meno, del quale gli avesse offerto narrazione, aggiornandolo qual sempre nel merito dei propri viaggi, delle proprie imprese, delle proprie disfide e delle proprie conquiste.
« Non farci caso. » scosse il capo la donna guerriero, liberando la sua mano solo per potersi mantenere pronta a estrarre la propria spada, ove ve ne fosse stata necessità, provando un insolito desiderio di aggredire quell’uomo benché senza alcuna reale motivazione a giustificazione di ciò « Non so perché lo abbia detto… quello è solo un damerino del tutto privo di importanza. Tanto da non meritarsi neppure di essere ricordato con il proprio nome… »
« Eppure ti rammenti ancora di me. » osservò lo spadaccino, a commento di tali parole, con un sorriso tuttavia carico di minore soddisfazione di quanto, pur, in tali parole, ci si sarebbe potuti attendere avrebbe desiderato vantare « E non hai dimostrato la benché minima esitazione nel riconoscermi… » soggiunse, strizzando l’occhio sinistro con fare ora complice verso di lei, a dissimulare in tale apparente ironia le proprie effettive emozioni.
Tentativo vano, il suo, dal momento in cui ella non mancò di cogliere quel tanto fugace, quanto improprio, momento di imbarazzo, del resto abituata a condurre i propri duelli su un piano innanzitutto psicologico, ancor prima che fisico, non potendo solitamente vantare particolare superiorità fisica sui propri antagonisti, umani o no che essi fossero, e dovendo a ciò sopperire quindi con ogni risorsa utile, con ogni mezzo idoneo, a incominciare, innanzitutto, dalla propria stessa mente e dalla propria capacità di cogliere le emozioni proprie della controparte, con maggiore attenzione al crescere .Invero e comunque, l’esitazione da lui dimostrata nell’accogliere con soddisfazione, con divertimento e sarcasmo l’involontario tributo così offertogli dalla propria avversaria, nell’averlo tanto repentinamente identificato; avrebbe allora dovuto essere considerata non meno impropria rispetto all’impiego di quel “ancora” di troppo da parte della stessa mercenaria, per il quale, oggettivamente, non avrebbe saputo concedersi spiegazione alcuna, giustificazione di sorta. Non, quantomeno, senza spingere il proprio pensiero, la propria attenzione, al breve confronto avuto con Be’Wahr solo poco prima, e a quella sua denuncia di un ancor inspiegato déjà vu…
« Non sono solita dimostrare neppure la benché minima esitazione nel riconoscere lo sterco, quando lo trovo in mezzo alla strada… ma non per questo me ne compiaccio, né gioisco o riconosco in sua direzione una qualunque forma di rispetto. » commentò ella, per tutta risposta, a voler minimizzare il valore proprio di quell’interprestazione, in qualunque direzione egli avrebbe allora voluto sospingersi nel volgerla a proprio sostegno, a proprio supporto, fosse anche soltanto emotivo « E con questo non intendo voler negare allo sterco la propria utilità, differentemente rispetto a quanto non si possa dire di te. » concluse, senza lasciar trapelare una qualunque ironia nelle proprie parole, un qualunque intento di scherno nei propri toni, ma solo la freddezza propria di una condanna, di una sentenza inappellabile.
… possibile che le sensazioni di Be’Wahr, quel suo errore involontario e la reazione di Nessuno al medesimo, avessero allora a potersi considerare in qualche misura fra loro collegate?
Nel considerare quanto ella non fosse solita credere né nel fato, né nelle coincidenze, difficile sarebbe stato per lei evitare di impegnarsi nel cercare un’equazione comune nella quale riuscire a fare collimare quanto, in tal modo, in suo possesso, per quanto quasi vizioso avrebbe potuto essere considerato tal tentativo. Purtroppo, malgrado ogni sforzo, e senza precludersi alcuna possibilità, per quanto improbabile se non, addirittura, formalmente impossibile; alla sua attenzione non sembrarono riuscire a emergere dettagli utili a concedere una qualunque chiave di lettura idonea a correlare in maniera razionale o irrazionale simili eventi, in quadrandoli all’interno di un’interpretazione comune.
Una difficoltà che, ovviamente, non le avrebbe impedito di affrontare ancora una volta Nessuno, ove fosse stato necessario, né, tantomeno, di castigarlo nuovamente per la sua insolenza, se avesse continuato a offrirsi a lei con quei toni e quell’ardire che, in passato, gli erano già costati entrambe le mani.
« Rammentavo un vocabolario più forbito rispetto a questo, mia cara… » ironizzò lo spadaccino, dimentico delle parole con cui egli stesso si era appena presentato sulla scena, non più eleganti o raffinare rispetto a quelle in tal modo dedicategli « Evidentemente, quando non si hanno risorse migliori da impiegare, non si può ricorrere a null’altro che agli insulti. » puntualizzò, sollevando le proprie lame innanzi a sé nel mentre in cui allargò appena le gambe, apparentemente a cercare sfoggio per il proprio nuovo armamento, ma sostanzialmente a rendere propria una maggiore stabilità, in quella che, senza difficoltà avrebbe dovuto essere intesa qual una posizione di guardia.
« In verità ho già offerto ammenda allo sterco… » ribadì ella, scuotendo il capo a negare il senso proprio di quella critica, di quell’osservazione per così come formulata « E se solo tu prestassi attenzione anche a qualcosa di diverso rispetto alla tua stessa voce, Nessuno, forse potresti sperare di apprendere qualcosa e, perché no, di imparare dai tuoi errori. » gli volle consigliare, ancora senza palesare particolare sarcasmo in quela definizione « Possibile, altrimenti, che tu sia così orgoglioso per le tue nuove estremità da non riuscire a cogliere lo sfregio che esse rappresentano, nella sconfitta impietosa che, l’altra volta, ti ho imposto a fronte della tua stolida insistenza? » argomentò, a concedergli quello qual ultimo, generoso avvertimento.
Con un movimento tanto plateale quanto sostanzialmente vano a qualunque fine pratico, il biondo antagonista della Figlia di Marr’Mahew lasciò allora ridiscendere verso il suolo entrambe le proprie sciabole, strofinando rumorosamente e in maniera prolungata la lama dell’una contro quella dell’altra, a generare una superflua, ma esteticamente affascinante, pioggia di scintille dorate innanzi a sé, probabilmente nell’intetno di lasciar impressionata o, addirittura, intimorita, la propria controparte.
Suo malgrado, tuttavia, né lei, e neppure qualunque altro spettatore di quella stessa dimostrazione di forza, fra tutti gli avventori della locanda lì attorno presenti e arrestatisi nei propri impegni, nelle proprie occasioni di distrazione ricreativa alle quali, erano quietamente certi, presto sarebbero ritornati a offrire attenzione; non gli concessero la soddisfazione di palesare la benché minima evidenza di coinvolgimento per quel gesto fondamentalmente privo di qualunque significato, di qualunque valore pratico, lasciandosi incantare dal medesimo allo stesso modo in cui si sarebbero concessi di lasciarsi incantare nel potenziale confronto con un suo rigurgito… al quale, forse e addirittura, avrebbero persino offerto maggior interesse.
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