Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
domenica 5 novembre 2017
2360
Avventura
047 - Non abbassare lo sguardo
Il luogo, o la città per descriverla in accordo al termine adoperato dall’ex-mercenaria, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual un enorme agglomerato di edifici, fra loro interconnessi da corridoi di collegamento su molteplici piani.
Un ampio cartello di benvenuti, sull’ingresso, che le venne successivamente tradotto da parte del suo accompagnatore dal momento che il proprio dispositivo, pur ideale nel confronto con la lingua parlata, non avrebbe potuto compiere alcun genere di miracolo innanzi a quella scritta, si riservava il compito di informare chiunque fosse passato di lì della presenza di un “Polo Privato di Ricerca Medica-Farmacologica”, sottolineando, con una frase in calce a tale denominazione, quanto esso avesse a dover essere inteso qual “a beneficio della popolazione di Thermora”, in quella che avrebbe avuto a dover essere considerata una straordinaria copertura per qualunque genere di attività avrebbe potuto essere svolto lì dentro. Sempre su tale cartello, poi, si concedeva una posizione di particolare risalto anche una grande mappa colorata, volta a descrivere, in maniera sintetica, l’ipotetica suddivisione del complesso, e mostrandone, all’atto pratico, la straordinaria vastità. Solo il blocco centrale di edifici, in effetti, avrebbe potuto contare un totale di undici edificazioni idealmente disgiunte, nel proprio iniziale concepimento, e, successivamente, ricollegate da altre infrastrutture volte a trasformarli in un solo, unico, grande complesso, elevato, in altezza, di non meno di quindici piani nelle parti più alte. Complesso attorno al quale, poi, ben altre venti edificazioni sostanzialmente disgiunte, anche nell’attualità dei fatti, avrebbero avuto a poter essere conteggiate, quasi come satelliti attorno a tale, oscenamente esteso, blocco centrale. Nel merito della dichiarata destinazione di ogni blocco, quel cartello, non avrebbe ovviato a offrire chiara indicazione a chiunque ne avrebbe potuto necessitare, dettaglio nel merito del quale, tuttavia, la Figlia di Marr’Mahew non ebbe a domandare lumi, risparmiando, in ciò, ogni vana traduzione al proprio accompagnatore: dopotutto, certamente, alcuna di quelle scritte avrebbe mai offerto una chiave di lettura realistica nel merito di quella struttura e, in ciò, alcuna freccia rossa le avrebbe offerto la possibilità di ritrovarli, indicati in maniera inequivocabile.
Inequivocabile, purtroppo, davanti a tutto ciò non avrebbe potuto che risultare la difficoltà rappresentata dall’idea di avere meno di un giorno per riuscire a ritrovare, al suo interno, la posizione dei due pargoli... impresa che avrebbe potuto equivalere alla metaforica e, altresì, certamente folle idea di cercare un ago in un pagliaio.
« Thyres… » non poté ovviare a soggiungere, invocando, in tal maniera, il nome della propria dea prediletta, sicuramente lì coinvolta a sproposito e, ciò non di meno, in maniera assolutamente spontanea e non gratuita… non, quantomeno, nel considerare il più sincero disagio nel confronto con l’impresa folle lì propostale.
Continuando a camminare, per non destare sospetto alcuno, Reel condusse la propria compagna di ventura oltre quel cartello, posto innanzi al vasto accesso principale, per iniziare a circumnavigare quell’area, in maniera tale da poter offrire, alla donna dagli occhi color del ghiaccio una migliore idea nel merito all’effettiva estensione della medesima. E se Midda, diligentemente, continuò a seguire la propria guida, la sua mente non poté ovviare a ritrovarsi sinceramente atterrita all’idea della straordinaria vastità del numero di stanze che, quel luogo, avrebbe potuto ospitare e, in ciò, della sempre più flebile speranza di raggiungere Tagae e Liagu prima che avessero a lasciare il pianeta.
Ciò non di meno, colei che era riuscita a conquistare, per indubbio merito, il titolo di Ucciditrice di Dei, affrontando e vincendo un dio, un dio minore, certo, e pur sempre un dio, non avrebbe avuto a potersi permettere di scoraggiarsi innanzi a tutto ciò, per quanto difficile, per quanto arduo, simile compito avrebbe avuto a doversi ritenere. Così, al di là di quel pur umano, iniziale rifiuto psicologico nel confronto con non tanto quella sfida, quanto e piuttosto quel nuovo mondo, quella nuova realtà sempre maggiormente in grado di disorientarla e confonderla, con la propria enfasi, con quel continuo, costante impegno volto a tradurre ogni cosa in proporzioni sempre maggiori, sempre più schiaccianti a suo confronto; la donna guerriero volle impegnarsi a imporsi il proprio consueto autocontrollo e, in ciò, a lasciar perdere quel futile momento di disorientamento in favore di un approccio più pragmatico e, in particolare, destinato a permetterle di riportare un qualche risultato, e un qualche risultato in netto favore dei due bambini che aveva deciso di accogliere sotto la propria ala protettiva…
« Hai mai avuto accesso a questo luogo, prima…? » domandò, spinta da tal motivazione, da simile desiderio, rivolgendosi al proprio interlocutore con tono di voce moderato, a rispettare la discrezione da lui, sino a quel momento, ricercata « Quali informazioni puoi offrirmi a tal riguardo…? »
« Accesso…?! » ripeté egli, questa volta animato, proprio malgrado, da un tono di necessaria sorpresa nel confronto con tutto ciò, quasi ella gli avesse chiesto se, in qualche occasione passata, non si fosse permesso di fare una bella nuotata all’interno della superficie di uno dei loro due soli « Forse non hai compreso effettivamente il concetto che ti ho espresso prima in merito a questa gente: questo luogo, questa città, come tu l’hai voluta definire, è sostanzialmente una fortezza inespugnabile, monitorata costantemente da non saprei quantificarti quanti sistemi di allarme, e presidiata da una vera e propria guarnigione paramilitare, gente armata fino ai denti e del tutto indifferente all’idea di poter accoppare o meno qualcuno, fosse anche e solo per sbaglio. »
« Ti posso assicurare che, anche io, sfortunatamente per loro, sono del tutto indifferente all’idea di poter accoppare o meno qualcuno… e, probabilmente, a dispetto della maggior parte delle persone lì dentro, io ho anche già accoppato qualcuno. » puntualizzò ella, scuotendo appena il capo a dimostrare la propria più sincera mancanza di timore a quell’annuncio pur ipoteticamente supposto qual destinato a inquietarla, o, quantomeno, a demotivarla in quell’approccio, a quanto da lei implicitamente suggerita qual propria successiva azione, nel porre quella puntuale, e non casuale, domanda « Anzi… molti più di qualcuno, oserei dire. » ironizzò, inarcando gli angoli della bocca in un sorriso divertito « Dalla tua risposta, devo dedurre che tu non abbia avuto accesso, in passato, a queste mura… o fraintendo? »
« Non fraintendi. » scosse il capo l’uomo « Anche fossi stato pagato per farlo, cosa che, ci tengo a ricordare, in questo momento non sono, non avrei rischiato inutilmente la vita tentando di entrare lì dentro senza una vera ragione per farlo… » puntualizzò l’investigatore privato, offrendo inconsapevolmente conferma, alla propria interlocutrice, di quanto la sua professione, in fondo, non avesse a doversi considerare così distante da quella da lei esercitata fino a qualche tempo prima, nel ricorrere ad argomentazioni udite sovente da altri mercenari in passato « Quanto ho fatto, e ti assicuro che già non è poco e non è stato privo di rischi, è riuscire a ricondurre questo complesso di edifici alle attività di quell’organizzazione. E ben sapendo cosa stanno realizzando al di là di queste mura, nessuna persona sana di mente potrebbe avere la benché minima ragione per voler entrare lì dentro… »
Un momento di silenzio ebbe a seguire quel monito, quella non ambigua presa di posizione da parte di Reel nel merito dell’idea da lei suggerita, dell’iniziativa che ella avrebbe avuto rendere propria e che, in termini tutt’altro che fraintendibili, egli non stava offrendo evidenza di voler approvare… al contrario.
Ciò non di meno, quando Midda ebbe a riprendere voce, egli non avrebbe potuto riservarsi la benché minima soddisfazione, dal momento in cui, proprio malgrado, il suo parere non sembrò essere minimamente ascoltato da parte della sua interlocutrice…
« Non mi sono tirata indietro innanzi ad armate di morti viventi, non mi sono tirata indietro innanzi agli eserciti della Confraternita del Tramonto, non mi sono tirata indietro nel confronto con alcuna sfida passata… e, francamente, non intendo tirarmi indietro ora. » sancì, ferma e ora priva di qualunque inflessione scherzosa, a escludere possibilità di cattive interpretazioni da parte sua « A te decidere, poi, se ritenerti così pazzo da seguirmi o meno. »
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