Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 27 gennaio 2010
747
Avventura
017 - Memento mori
Se la presenza di Seem, al fianco dell’ex-mecenate della Figlia di Marr’Mahew, non era sfuggita all’inedita coppia formata dal locandiere e dalla mercenaria, parimenti la presenza della stessa Carsa, accanto a Be’Sihl, non avrebbe mai potuto essere ignorata da parte dello scudiero, soprattutto dal momento in cui, entrambi, si erano ritagliati un ruolo da protagonisti nel corso della rapida battaglia nella valle del Gorleheim, nell’offrir contrasto diretto contro la nera regina di quello sparuto gruppo di non morti. E se anche, una parte del suo cuore, lo avrebbe ben volentieri spinto a cercare confronto con il proprio ex-padrone, l’uomo che gli aveva offerto ospitalità quando nessun altro gliene avrebbe riconosciuta, e che, in ciò, gli aveva riservato l’incredibile occasione di incontrare Midda Bontor, nel riconoscere accanto a lui la figura di quella giovane, e terribilmente ambigua, donna, un sentimento di diffidenza, di sospetto, non poté evitare di imporsi sulla sua mente, sul suo intero animo, obbligandolo a mantenere doverose distanze da quell’insolita alleanza.
« Così credi possano essere implicati loro due nella questione? » domandò, esprimendo assoluta tranquillità nella propria voce, lord Brote, nell’ascoltare l’esposizione di simile dettaglio.
Conclusa la cerimonia funebre, tutti coloro che lì si erano radunati per assistere alla medesima e che lì erano rimasti anche dopo l’insorgere della minaccia dei non morti, per contenerla prima che potesse estendersi, che potesse avere possibilità di dar vita ad un’altra spiacevole realtà quale quella propria della palude di Grykoo proprio alle porte della capitale, si erano naturalmente dispersi, facendo ritorno a Kriarya senza concedersi particolare spirito di cameratismo, una qualche occasione di fraternità a seguito dell’impresa a cui insieme avevano tutti preso parte. Solo lo stesso Brote non aveva mancato di cogliere l’occasione di un rapido scambio di battute con il suo rivale, con il suo eterno antagonista Bugeor, nel ripromettergli di non voler considerare lì conclusa la questione degli insulti da questi rivolti alla memoria della sua defunta mercenaria: pochi convenevoli, in effetti, più retorici che pratici, dal momento in cui nessuno fra loro due avrebbe avuto ragioni concrete per arrivare ad uno scontro aperto con l’altro, non, soprattutto, alla conclusione di quel frangente di scontro in contrasto a un oscuro e negromantico potere, in conseguenza della vittoria sul quale non avrebbero, certamente, mancato di richiedere un giusto pegno ai loro pari, agli altri signori della città del peccato, invece fuggiti dalla battaglia ancor prima dell’inizio della medesima.
Fatto quindi ritorno all’interno delle mura dell’urbe, nonché delle più protettive pereti della propria torre, il mecenate aveva accompagnato la propria sposa nelle loro stanze private, ove sperava ella avrebbe potuto trovare occasione di riposo, di ripresa, da quella che per lei doveva evidentemente essere stata una prova eccessiva, per poi concedersi un breve momento di confronto con il giovane scudiero, colui eletto qual propria principale risorsa nelle indagini sulla morte della Figlia di Marr’Mahew.
« Non posso credere che il padro… che Be’Sihl possa aver complottato a discapito della mia signora. » negò, con ferma convinzione, Seem, sincero in simile valutazione « Ma Carsa Anloch non avrebbe dovuto essere in città: diversi erano stati dichiarati, da lei stessa, i propri obiettivi. E, in questo, la sua presenza in città appare eccessivamente forzata per potersi ritenere una mera coincidenza, soprattutto in un momento quale quello attuale, in conseguenza di una tragedia quale quella che si è così consumata. »
« Personalmente non ho mai avuto il piacere di incontrare questo Be’Sihl, sebbene abbia raccolto, a tempo debito, numerose informazioni sul suo conto, nell’eccezione più unica che rara che pur egli rappresenta in città e, non lo nego, in conseguenza della preferenza da sempre espressa da parte di Midda nei confronti della sua locanda. » preluse Brote, portando la propria attenzione, il proprio sguardo, a osservare il panorama offerto attraverso una finestra, nell’osservare la città del peccato dall’alto e, in questo, nel cercare di domarla quasi fosse una fiera feroce all’interno di un’arena « E, sebbene potrei anche essere concorde con il tuo giudizio nei suoi particolari confronti, credo sia giusto ricordarti quanto sia fondamentale che tu non escluda alcuna possibilità, mio caro ragazzo. In caso contrario, il giudizio pur positivo che potrei essermi riservato a tuo riguardo fino a questo momento, verrebbe seriamente compromesso da una riprova di assoluta inettitudine. »
« Comprendo. » annuì il giovane, chinando appena il capo nel naturale rispetto derivante dal confronto con una figura come quella, là dove, a differenza della propria perduta signora, egli non avrebbe mai potuto dimostrare alcun particolare carisma in sua opposizione.
« I termini del nostro accordo li conosci, Seem. » ricordò, allora, l’uomo, tornando con il proprio volto nella direzione dell’interlocutore « Mi attendo risultati meritevoli della fiducia che la stessa Midda aveva posto nei tuoi riguardi, fiducia che io ho voluto parimenti riconoscerti per l’assolvimento di questo incarico. In questo non desidero interessarmi ai modi, alle vie, che potrai preferire percorrere, ma mi riservo il diritto di avvertirti: non mi deludere, ragazzo, commettendo ingenuità indegne di quanto ti sto riservando, nonché del nome di colei che hai desiderato qual cavaliere. »
Quale uno scambio alla pari sarebbe, propriamente, dovuto essere considerato quello contrattato fra lo scudiero e il mecenate, tale da rendere la loro collaborazione assolutamente naturale, quasi retorica, là dove se il primo, al secondo, avrebbe potuto offrire tutto il proprio impeto, tutta la propria ferrea volontà di individuare il colpevole dell’omicidio della propria signora, e, in questo, vendicarla, il secondo, al primo, avrebbe potuto concedere la possibilità di sfruttare le proprie risorse, utili a potergli aprire porte altrimenti chiuse, e in questo, forse, di riuscire a raggiungere con più semplicità l’obiettivo prefissato: un’alleanza la loro, pertanto e in effetti, che non sarebbe dovuta essere interpretata quale una sorta di assunzione a tempo indeterminato da parte dell’uomo nei confronti del fanciullo, quanto, piuttosto, un’estemporanea complicità paradossalmente non diversa da quella che stava vedendo uniti anche Be’Sihl e Carsa, nel solo, comune, interesse di poter offrire il giusto compenso a chi si era macchiato le mani con il sangue di Midda Bontor.
« Non mi deludere… » ripeté egli, a enfatizzare il concetto proprio di quel consiglio, di quell’ammonimento, di quella minaccia « Perché desiderio della mia sposa, nonché mio, è quello di conoscere l’identità, quanto prima, del figlio o della figlia d’un cane che ha osato offendere anche il nostro stesso nome, nell’uccidere la tua signora. E se, nonostante la sete di vendetta che ti dovrebbe ora contraddistinguere, non sarai tu a fornircelo… beh… non potremo fare altro che ritenerti complice in tutto questo. »
Parole semplici, chiare, utili a esprimere concetti al contempo velati e pur estremamente definiti, che non avrebbero potuto riservare al giovane occasione di quiete, possibilità di indolenza, nella pur assurda ipotesi che tal sentimento avrebbe mai potuto dominarlo in quel frangente, e tali da ricordare, in ciò, quanto pur mai Seem avrebbe dovuto permettersi di considerarsi effettivamente al pari del mecenate, al suo stesso livello in quell’accordo che pur in simili termini li aveva formalmente posti l’uno nei confronti dell’altro.
Un avvertimento, quello sì formulato da lord Brote, che non avrebbe potuto comunque inquietare lo scudiero, là dove ragione della propria esistenza, in quel momento, in quel luttuoso contesto, sola sarebbe potuta essere la ricerca di vendetta per la propria signora, possibilità garantitagli dal supporto, dalla collaborazione con una figura certamente pericolosa qual sarebbe stata quella del mecenate, possibilità in assenza della quale, altresì, tutto ciò che tanto aveva lottato per poter essere, per poter diventare, non avrebbe avuto alcun significato, disonorando non solo la memoria della tanto compianta Figlia di Marr’Mahew, ma anche quella del suo mai scordato maestro Degan, del retaggio del quale si sarebbe potuto considerare l’ultimo custode, là dove ne era stato l’ultimo allievo prima del suo non meno violento assassinio.
« Lord Brote. » rispose il fanciullo, sollevando appena il proprio sguardo in direzione del mecenate « Quanto anima il mio cuore ti è noto e sai che mai potrò riservarmi occasione di requie fino a quando la mia signora non sarà vendicata. E ti posso assicurare che non intendo escludere alcuna possibilità, alcuna ipotesi, per quanto assurda, per quanto impensabile, arrivando persino, se mi concedi l’ardire a esprimermi in termini tanto forti, a porre in dubbio persino la tua sposa e te, dal momento in cui, in verità, sol verso me stesso mi è possibile offrire fiducia, nell’esser certo di non aver compiuto io questo crimine. »
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