11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 23 marzo 2012

1525


P
arole estremamente serie, quelle rese proprie dalla Figlia di Marr'Mahew, che ancora oggi non so come giudicare, incerto fra considerarle qual espressione di una forte critica in contrasto alla città e ai suoi abitanti o, forse e al contrario, dimostrazione di un amore incondizionato verso gli stessi, per quanto tutto ciò assurdo e contraddittorio sarebbe potuto apparire. Probabilmente, comunque, in simile asserzione avrebbe dovuto essere effettivamente riconosciuta la presenza di entrambe le emozioni, di entrambi i giudizi, sì condannando Kriarya e i suoi figli per tutte le proprie colpe e, ciò nonostante, non riuscendo a trovare nulla di meglio rispetto a quella città nella pur vasta terraferma, né, a tutti gli effetti, ponendosi in qualche modo interessata a cambiare, ad allontanarsi da quell'area, anche nell'eventualità di raggiungere un luogo migliore, una migliore condizione di vita rispetto a quella per lei attuale.
Dopotutto, nella vita di ognuno di noi vi sono alcune certezze, poche o molte, che amiamo considerare immutabili, e che ci garantiscono l'idea di un rifugio familiare entro il quale poter fare ritorno, bello o brutto che esso possa invero essere. Così, ove anche agli occhi di qualcun altro, la Jol'Ange non potrebbe apparire nulla di diverso da una goletta qualsiasi, ai miei occhi è solita apparire, invece, quale la sola nave sulla quale potrei avere piacere di servire e vivere, con il proprio carico di ricordi positivi e negativi. E allo stesso modo, sebbene consapevole di ogni difetto del proprio mondo, io credo che Midda Bontor non abbia desiderio alcuno di cercare una realtà diversa da quella di Kriarya, da lei non vissuta quotidianamente, da lei non occupata in maniera stabile per tutto l'anno, e pur, nella propria sporadica presenza, egualmente punto fermo, fisso, immobile e inamovibile nella sua vita, a tutti gli effetti per le divenuta tutto ciò che mai avrebbe potuto definire casa o patria non di meno rispetto al suo scudiero, lì pur nato e cresciuto.
Ovviamente, al di là di quanto da lei asserito, l'immagine allora offertami non avrebbe potuto ottenere facile o immediata smentita né, in quel momento, avrebbe potuto serbarsi un qualche valore un eventuale intervento in tal senso ove, a prescindere da tutto quello, da quanto gli abitanti della città del peccato avrebbero potuto ricordarsi o meno di quello che in quel giorno noi, e soprattutto lei, avremmo compiuto per loro e insieme a loro; il presente, il momento attuale e solo importante, avrebbe comunque accolto con braccia tese tanta collettiva e, apparentemente, irrefrenabile solidarietà, ove solo in grazia di ciò, probabilmente, ci sarebbe stata concessa una speranza per il futuro, e non per un futuro lontano, ma per il giorno seguente al quale, sgradevolmente, avremmo potuto non giungere.

Ritornando alla narrazione degli eventi di quel giorno, e posizionandoci allora sotto le mura della città, sul loro lato interno ovviamente; lo spettacolo che ci venne lì offerto apparve al tempo stesso sconvolgente, osceno e, incredibile a dirsi, eccitante, qual solo avrebbe potuto essere una simile esperienza, un'esperienza riconosciuta qual unica e irripetibile, potenzialmente letale e che pur ci avrebbe concesso l'occasione di vivere qualcosa che alcun altro avrebbe potuto permettersi di narrare qual propria storia.
Se i mahkra, visti da lontano, erano apparsi quali ammassi informi di tentacoli sovrapposti uno all'altro; da vicino non erano allora riusciti a concederci una prospettiva migliore, risultando esattamente ciò che sembravano e, anzi, probabilmente persino peggio. Ove pur, infatti, dalla nostra posizione inferiore, e in ciò speranzosamente protetta, alla base di una pesante porta chiusasi prontamente alla comparsa dei mostri, non ci sarebbe potuta essere concessa una visuale d'insieme su quell'orrida schiera; risultò immediatamente evidente come ognuno di quei mostri fosse un'entità estremamente più complicata di quanto mai avremmo potuto attenderci: un'entità costituita non solo da bocche e tentacoli, ma, ancor peggio, da iterazione degli stessi, tale da proporre su ogni tentacolo la presenza di infiniti altri tentacoli e altrettante piccole bocche, ove con questo termine intendo qualcosa di dimensioni inferiori a quelle caratteristiche dei tentacoli e delle bocche maggiori, e ancor, comunque, sufficientemente grandi da poter decapitare chiunque fra noi con un semplice morso. E, per quanto non avrei potuto avere alcuna razionale brama di avvicinarmi a essi, sarei allora stato disposto a scommettere che una tale oscenità, in termini ancor più ridotti, avrebbe potuto essere individuata anche su ogni tentacolo secondario, e ancora un'altra volta… e un'altra volta ancora, definendo quell'ipotetico dio qual pur degno di un tale attributo, ove impossibile sarebbe stato riuscire a immaginare l'esistenza in vita di una creatura mortale dotata di simili caratteristiche e di una complessità di tale livello.
Non un semplice mostro, ognuno di quelli avrebbe così potuto essere descritto, quanto un mondo intero… un piccolo universo popolato da mostri, da centinaia, migliaia di mostri. E contro un universo, per quanto relativamente piccolo, improbabile sarebbe stato per chiunque sperare di confrontarsi e vincere, così come, tuttavia, noi tre stavamo arrogandoci il diritto di pensare.
O quasi…

« Ti prego. Dimmi che hai un piano. E che questo piano preveda qualcosa di più originale del nostro suicidio… » supplicai verso la Figlia di Marr'Mahew, non per mancanza di fiducia in lei, o per critica nelle sue scelte, quanto, e piuttosto, nella sincera speranza di sentirla offrirmi quella certezza ormai non sperata e pur, ancora, desiderata.
« Non credo di poterti accontentare… » commentò ella, scuotendo lentamente il capo con fare decisamente sconsolato « Personalmente non saprei neppure da che parte iniziare per cercare di ammazzare queste… montagne. » specificò successivamente, in un'asserzione che avrebbe potuto anche ovviare dal mio personale punto di vista, ove non avrei potuto vantare alcuna necessità in tal senso, e che pur non volle rifiutarmi « Thyres… questa volta sarà dura. Decisamente dura. »
« Dannazione. » protestai, non riuscendo a distogliere lo sguardo dai mahkra e, ciò nonostante, sentendo in me crescere un incredibile senso di nausea nel confronto con quella mole inarrestabile e in costante movimento, così come da quella breve distanza appariva evidente « Avresti potuto mentirmi e rassicurarmi nel merito che andrà tutto bene e che prima ancora di accorgermene questi mostri apparterranno al passato. Senza possibilità di ritorno! »
« Non sono solita mentire nelle mie valutazioni… » premesse la mercenaria, aggrottando la fronte alla mia osservazione, forse neppur colta qual scherzosa, ammesso che fosse scherzosa ove neppure io avrei potuto definirla con esattezza « … ma se proprio insisti: non ti preoccupare, Av'Fahr. Andrà tutto bene! » ubbidì alla mia richiesta, offrendomi quanto io stesso le avevo suggerito di dirmi e dimostrando, in ciò, come ella avesse effettivamente colto il mio giuoco ancor meglio di me « E prima ancora che potrai accorgerti di qualcosa, questi mostri apparterranno al passato. Senza alcuna possibilità di ritorno! »
« Non sei molto convincente… » storsi le labbra, non ancor soddisfatto dal suo impegno nei miei riguardi.
« Sarà forse perché non sono molto convinta io stessa di questa fola?! » sorrise divertita Midda, scuotendo il capo « Ti prego, Av'Fahr… ho scelto te proprio per evitarmi i facili interventi di Howe. Non tentare di prendere il suo posto. »
« Non desideravo imitarlo o rimpiazzarlo. » negai, levando le mani in segno di resa a quelle parole « Ed ero assolutamente onesto nella mia richiesta nei tuoi confronti, dal momento che, ora come ora, l'idea di confrontarmi con uno di questi mostri mi sembra meno salubre rispetto a quella di lasciarmi cadere di petto contro la punta della mia lancia. » esplicai, argomentando le mie posizioni con toni probabilmente eccessivi, e pur allora più che giustificabili… o almeno credo.
« Ma come…?! » intervenne ella, togliendomi la parola e guardandomi con aria al contempo stupita e smarrita « Una manciata di giorni fa mi rimproveravi per possibili pensieri suicidi e ora, per così poco, sei tu ad accarezzare l'idea? Mi deludi! »
« Pensieri… suicidi?! » domandò Seem, prendendo voce in conseguenza al riferimento così accennato dalla sua signora, rimasto sino ad allora sì in silenzio, ma non per tal ragione distratto, disattento nel confronto con gli eventi a sé circostanti e con le parole da noi pronunciate per ultimo in quel breve dialogo.

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