11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 4 luglio 2017

RM 184


« Ms. Bontor… » ne richiamò l’attenzione il federale, dopo una decina di minuti, con la stessa fredda cortesia già dimostratale « La prego di voler attendere ancora per qualche istante: un mio collega la condurrà dagli agenti Ahlk-Ma e Udonn. » le comunicò, senza riservarsi particolari toni utili a esprimere positività o negatività attorno alla questione, per lui, probabilmente, assunta come un mero dato di fatto, inconsapevole di quanto, altresì, stesse ardendo nel cuore della propria interlocutrice, nella conoscenza dei sentimenti della quale, probabilmente, non si sarebbe dimostrato pur tanto disponibile nei suoi riguardi.
« Grazie infinite. » annuì l’investigatrice, offrendo un lieve sorriso per tutta risposta, nella più sincera gratitudine, in quel momento, per la possibilità di raggiungere i suoi due clienti, o, quantomeno, coloro che ella aveva avuto ragione di considerare qual tali, per poter esprimere direttamente a loro, e non a eventuali intermediari, tutte le proprie più violente rimostranze sull’accaduto.

Sebbene fosse già trascorso un quarto d’ora dal suo arrivo all’ingresso del Javits e, per quanto ella desiderasse ardentemente chiudere la questione il prima possibile, aspettare ancora qualche minuto non le avrebbe comportato problemi: nella autolesionistica furia che, in quel momento, la contraddistingueva, infatti, la donna avrebbe avuto a doversi considerare straordinariamente lucida, in termini che avrebbero fatto invidia a qualunque cecchino delle forze speciali o, eventualmente, a qualunque assassino seriale.
Così, quando ormai alle nove meno un quarto giunse il suo accompagnatore, consegnandole un simpatico cartellino identificativo con definito il suo ruolo di visitatrice ospite del Bureau e ritirando i suoi effetti personali con la promessa che le sarebbero stati tutti riconsegnati all’uscita, questi ebbe occasione di incontrare una donna assolutamente tranquilla, rilassata, apparentemente persino serena, per quanto, palesemente, un po’ provata, e provata, egli non avrebbe potuto saperlo, dal fatto di essere in piedi da ormai più di ventiquattro ore, venticinque ore e venticinque minuti, per amor di dettaglio, dalla quale mai avrebbe potuto attendersi quanto, di lì a breve, sarebbe successo.
Perché, dopo essere stata guidata attraverso numerosi corridoi e almeno tre diversi ascensori, Midda raggiunse una piccola sala conferenze, all’interno della quale, ad attenderla, avrebbero avuto a doversi riconoscere i suoi bersagli, i suoi obiettivi, le sue inconsapevoli vittime sacrificali, lì indossanti dei completi scuri più adeguati al proprio ruolo, in contrasto ai quali, senza troppi preamboli, ebbe immediatamente a scagliarsi con impeto ferino…

« Ms. Bontor… francamente non ci asp… » tentò di esordire Smilza Grana Federale, cercando di offrirsi quanto più possibile accogliente nei suoi confronti benché, sul suo viso, facile sarebbe stato individuare una nota di disappunto, e disappunto per quelle regole che, chiaramente, erano state lì violate a meno di due giorni dal loro precedente, nonché primo, incontro.
« Figli d’un cane rabbioso! » tuonò ella, non permettendogli neppure di concludere quanto stava dicendo, prima di muoversi con foga in direzione della coppia, in quella che, allora, senza alcuna difficoltà, avrebbe avuto a dover essere considerata un’aggressione a pubblico ufficiale « Credevate davvero che non mi sarei resa conto del vostro giochetto…?! »
E se, istintivamente, entrambi ebbero a retrocedere, e a cercare con le rispettive armi, là dove conservate, muovendo le destre, quasi in sincrono, verso le fondine poste sul retro delle cinture, fu Grossa Grana Federale a levare, contemporaneamente, la mancina verso di lei, a intimarle chiaramente di restare ferma, di non complicare ulteriormente la situazione: « Ms. Bontor… per cortesia, si calmi. » sancì, ricorrendo a uno dei consigli più inappropriati da rivolgere a una persona tutt’altro che calma e volta, semplicemente, a incrementarne ancor maggiormente l’ira.
« Il mio ex-marito? » ringhiò l’altra, del tutto disinteressata sia dalla postura difensiva dei due, sia dal fatto che, nel frattempo, il suo accompagnatore doveva aver già lanciato l’allarme e, di lì a breve, probabilmente si sarebbe ritrovata circondata da un’ampia schiera di agenti federali, armati di pistole federali pronte ad aprirle tanti bei buchi federali, se solo non si fosse dimostrata sufficientemente disponibile al dialogo « Davvero…?! » incalzò, cercando una qualche conferma a tal riguardo « Fra tutte le dannatissime persone che avreste potuto coinvolgere in questa faccenda, dovevate scegliere proprio me…?! »

Una situazione a dir poco tesa, quella così venutasi a creare all’interno della stanza, in uno stallo carico di elettricità statica, nel difficile equilibrio, pronto a esplodere, fra una donna disarmata, e pur tutt’altro che innocua, e due baldi agenti governativi altresì armati, e paradossalmente lì risultati quasi in posizione di minoranza, che non avrebbe condotto necessariamente a nulla di buono.

« Ms. Bontor… ci permetta di spiegarle come stanno le cose… » tentò di esprimersi lo Smilzo, prendendo esempio dal proprio compagno e, in ciò, attendendo a estrarre la propria arma, benché, chiaramente, più timoroso rispetto all’altro nei confronti di quella spiacevole situazione.
« Avreste potuto preoccuparvi di spiegarmi come stanno le cose nel momento in cui mi avete assunta. » escluse, tuttavia, l’altra, scuotendo il capo « Ma no… non lo avete fatto perché sapevate che, altrimenti, vi avrei mandato al diavolo, al di là di quanti schifosi soldi avreste potuto offrirmi! E così avete provato a fregarmi, a spingermi a indagare su Desmair nella speranza che, nel momento in fossi arrivata a lui… che cosa? Lo avrei ammazzato per voi?! »

E, forse ad anticipare qualunque possibilità di replica da parte dei due disgraziati federali, più probabilmente a voler porre fine a quella situazione protrattasi già per sei interventi più del necessario, fu lì una quarta voce, di natura femminile, a pretendere attenzione, imponendosi, con fredda calma su tutti loro, provenendo dalle spalle dell’investigatrice privata.

« La prego. » esclamò, con tono quasi scocciato da quanto stava lì accadendo, evidenza del fastidio che, per lei, in qualunque caso, sarebbe allor derivato dalla sfuriata della loro ospite e collaboratrice, nonché dall’incapacità a gestire la situazione da parte dei due uomini lì presenti « Noi siamo l’FBI: non commissioniamo omicidi. A quel genere di cose ci pensa tranquillamente la CIA. » ironizzò, o forse no, in riferimento all’ultima ipotesi così formulata, la cui fondatezza, in tal maniera, stava venendo drasticamente esclusa « Ora, per cortesia, ms. Bontor, se volesse accomodarsi… »

Voltandosi, a controllare la situazione venutasi a creare alle proprie spalle, e lì precedentemente del tutto ignorata, Midda poté verificare la presenza, all’interno della stanza, a meno di un metro da lei, di un’alta, ed elegante, figura femminile, seguita, subito al di fuori della porta, da non meno di una mezza dozzina di altri agenti, armati di taser, pronti a intervenire e lì in attesa di un qualche segnale, ipoteticamente proprio proveniente da lei.
Forse di qualche anno più vecchia rispetto all’investigatrice, probabilmente di qualche anno più giovane, in conseguenza di un severo, ma pesante, uso di cosmetici tali da rendere di difficile definizione tale dettaglio; quella nuova apparizione femminile appariva lì contraddistinta, prevedibilmente, da un completo scuro al di sopra del quale sembravano trovare naturale occasione di risalto i suoi chiari capelli castani, arrangiati in una complessa acconciatura, e una coppia di sfavillanti occhi di egual colore, poco sotto ai quali uno strano sorriso, quasi sarcastico, più probabilmente sardonico, sembrava porsi l’obiettivo, l’intento, di evidenziare quanto, quella donna, fosse chiaramente più abituata a dare ordini che a riceverli, e, di questo, non soltanto ne fosse perfettamente consapevole, ma ne avesse anche fatto un vero e proprio stile di vita…

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